Nell'ambito del tema generale "Costruzione del territorio, condizioni ambientali e rischi naturali", la lezione sui principali aspetti geologici e fisici dei terremoti.
Il contesto è il laboratorio tenuto dal 29 febbraio al 4 marzo 2016 presso il Politecnico di Milano: "Conoscenza e tecnologie appropriate per la sostenibilità e la resilienza in urbanistica - Knowledge and Appropriate Technologies for Sustainability and Resilience in Planning".
Attività di
formazione - informazione
rivolta agli allievi del
Liceo Artistico ed ISA
dell’ Istituto Superiore “A.M.Maffucci” di Calitri
svolta entro il seminario:
la Sicurezza nei luoghi di lavoro ai sensi del D.Lg.vo 81/08 e succ.ve int.ni
a cura dell’ Arch. Antonio Iannece
Introduzione sui concetti base della sismologia (terremoto, tipi di faglie, scale sismiche, distribuzione dei terremoti in Italia); il terremoto del'Italia centrale 2016: distribuzione spazio-temporale della sequenza, lo scuotimento, effetti di sito (amplificazione e liquefazione), le strutture tettoniche, cause tettoniche regionali;
Tettonica Regionale della Pianura Padana Emiliano-RomagnolaPaolo Balocchi
Presentazione della conferenza 2016 ad Alberone di Cento dal titolo: Il "Terremoto dell’Emilia e le aree più pericolose dell’Italia". Sono intervenuti Giulio Riga e Paolo Balocchi
Attività di
formazione - informazione
rivolta agli allievi del
Liceo Artistico ed ISA
dell’ Istituto Superiore “A.M.Maffucci” di Calitri
svolta entro il seminario:
la Sicurezza nei luoghi di lavoro ai sensi del D.Lg.vo 81/08 e succ.ve int.ni
a cura dell’ Arch. Antonio Iannece
Introduzione sui concetti base della sismologia (terremoto, tipi di faglie, scale sismiche, distribuzione dei terremoti in Italia); il terremoto del'Italia centrale 2016: distribuzione spazio-temporale della sequenza, lo scuotimento, effetti di sito (amplificazione e liquefazione), le strutture tettoniche, cause tettoniche regionali;
Tettonica Regionale della Pianura Padana Emiliano-RomagnolaPaolo Balocchi
Presentazione della conferenza 2016 ad Alberone di Cento dal titolo: Il "Terremoto dell’Emilia e le aree più pericolose dell’Italia". Sono intervenuti Giulio Riga e Paolo Balocchi
lavoro svolto per un esame master del dol le slide sono di proprietà altrui ma trattandosi di lo pubblici li ho utilizzati al mio scopo senza assumermene la paternità
Classificazione, descrizione e genesi delle rocce ignee, sedimentarie e metamorfiche. (Fonte per il materiale fotografico: "La Terra: ritratto di un pianeta." di S. Marshak)
Lo sviluppo storico e la definizione del concetto di mole. L'applicazione del concetto di mole nella stechiometria e per esprimere la concentrazione delle soluzioni.
Massimo Compagnoni
Principali aspetti geologici e fisici dei terremoti: alcune osservazioni sui recenti terremoti italiani
Geodinamica e tettonica globale
Main geological and physical aspects of earthquakes: some observations on recent earthquakes in Italy. Geodynamics and global tectonics
Risposta sismica locale della stazione accelerometrica AQAMichele D'angelo
Nel caso di studio affrontato si è
sviluppata un’analisi di risposta sismica locale (RSL) nel centro della valle del fiume
Aterno; in termini di valori di picco, misure spettrali e misure integrali; ottenute
utilizzando input sismici selezionati da database nazionali, spettro compatibili ed da
relazioni numeriche. Infine, i risultati dell’analisi di RSL sono stati confrontati con i
segnali ottenuti dalle registrazioni relative il mainshock del 6 aprile 2009, in termini di
storie temporali, spettri di risposta
presentazione realizzata dal geologo Daniele Cinti, ricercatore presso l'INGV, nell'abito del progetto eTwinning "Nous et le tremblement de terre" 2016-17
Il caso Messina - la gestione dell’emergenza a due mesi dal disastro del 1 ot...Ricercazione
Geol. Gian Vito Graziano (Presidente dell’Ordine dei Geologi della Sicilia)
“Difesa del Suolo e Valorizzazione delle Aree Montane:
prevenzione del rischio idrogeologico e cooperazione istituzionale per un territorio fragile”
Urbino, 18 dicembre 2009
Some issues about air-water-soil from the 3rd chapter of Città Tecnologie Ambiente (reference book). Human environmental impact.
Updated April 17 2015.
Use of advanced Technologies to support Planning in
hazardous Areas: an Introduction / Vulnerability vs urban and regional Resilience.
Lesson 2: How Spatial Planning can contribute to Prevention Policies. L'uso delle innovazioni tecnologiche per supportare la pianificazione nelle regioni con elevati rischi di catastrofi naturali: un'introduzione / La vulnerabilità in rapporto alla resilienza urbana e territoriale.
Lezione 2: Come la pianificazione territoriale e urbana possono rafforzare le politiche di prevenzione.
Scira Menoni: Vulnerabilità e resilienza urbana e territoriale: come l’urbanistica e la pianificazione territoriale possono contribuire a politiche di prevenzione.- Urban vulnerability and resilience: how planning may contribute to mitigation policies. Lesson 1: unfortunately negative examples.
What can be done to mitigate risks? Risk assessment / Risk mitigation measures: structural and non structural, long and
short term / Implementation tools: laws, regulations, directives, economic tools –insurance, incentives, taxes- voluntary….
Ulrich Beck reminds us of the fact the in risks imply a tightly coupled combination of “facts” and “values” that make any risk related decision neither purely technical nor purely political.
The complexity of risk conditions requires a suitable approach for a world of infrastructures and settlements built as a sole system.
Che cosa abbiamo tra le mani, quando vediamo una cartografia di un piano urbanistico, un GIS, una pagina di Google Maps? O Street View?
[Mauro Salvemini, professore Università La sapienza Roma, presidente AMFM Gis Italia.]
Alcuni approfondimenti su:
Planetary Boundaries, The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB), e discussione in classe sui corsi. 13-16-20 giugno 2016.
11 Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica - Etica scienza tecnica: il dominio dell'etica in una teoria generale / Science and land use planning theory - Ethics techniques science: the ethical foundation of a general theory. Leggere e rileggere le commemorazioni nei calendari non solo l'importanza delle memorie civili (del proprio paese come il 25 aprile o il 2 giugno e quelle di tutti i paesi), ma anche le ricorrenze “mondiali” istituite per dare al futuro possibilità di esistere: il giorno dell'Acqua (Water Day 22 marzo), il giorno della Terra (Earth Day 22 aprile), il giorno dell'ambiente (World Environment Day 5 giugno). In una delle prime lezioni abbiamo accennato alle esercitazioni per l'emergenza della piena della Senna e ora in questi giorni si assiste alla gestione reale dell'emergenza; nella lezione precedente abbiamo discusso di cinque postulati alla base di una teoria generale e ora vedremo l'importanza dell'etica (ricordate l'etica per gli eletti?) nell'impegno politico e scientifico per l'urbanistica vedendo l'attualità dei dipinti di Ambrogio Lorenzetti a Siena.
10 Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica - Etica scienza tecnica: per una teoria generale / Science and land use planning theory - Ethics techniques science: for a general theory. Nelle lezioni precedenti abbiamo visto come i limiti della prassi, che impediscono la costruzione di una teoria generale (le tre costanti), impediscano di comprendere i limiti dello sviluppo e i rischi di questo modello in un pianeta sempre più urbano. L'aumentare dei rischi dipende della crescita demografica e della maggior esposizione di popolazione a eventi catastrofici e sistemici. In questa lezione si parlerà dei modelli giuridici e di cinque postulati necessari per impostare una teoria urbanistica in ambito ecologico. Rafforzare teoreticamente l’urbanistica significa conoscere il processo e il suo controllo: dunque, saper amministrare l’urbanistica? AMMINISTRARE significa valutare e controllare il processo “pianificazione-attuazione-gestione” nella sua interezza e complessità, significa quindi possedere anche la capacità di spiegazione e controllo degli effetti indotti, e quindi anche la capacità di entrare nel merito delle questioni sociali e ambientali ben consci che queste dipendono largamente dalle caratteristiche politiche degli Stati. La contiguità con il mondo sociale rende evidente che l'urbanistica e le opere pubbliche non sono solo opere materiali.
12 Scienze e tecnologie nel governo delle trasformazioni - Le potenzialità dell'urbanistica come scienza / Science and technology for the governance of land use transformations - The potential of planning as a science La produzione di territorio e le tecnologie di prodotto dalle infrastrutture come condizioni generali per trasformare e sfruttare le risorse naturali agli insediamenti. Le infrastrutture sono mezzo e strumento per trasformare l’ambiente naturale in ambiente antropico, per produrre cibo e ricavare materie prime. Tra gli obiettivi principali stanno innovazione e sicurezza: le innovazioni tecnologiche nelle reti infrastrutturali, necessarie su tutte le infrastrutture, dagli impianti elettrici alle fognature o all’approvvigionamento idrico per le coltivazioni e per l’energia, non sono simbolo di ricchezza, ma di sicurezza, efficienza e affidabilità dei servizi; non sono un’opzione facoltativa, ma una necessità per fornire le condizioni generali adeguate e sostenibili allo sviluppo sociale e economico di un paese. Al termine si afferma che solo una cultura che combina coscienza collettiva e conoscenza delle relazioni reciproche tra organismi, oggetti e ambiente, potrà affrontare criticamente i temi dell’equità, del benessere e dei valori, per risolvere problemi generali, per mantenere il rapporto tra teoria e prassi nell’urbanistica, per ricostruire l’agire umano in armonia con l’ambiente.
Scienze e tecnologie nel governo delle trasformazioni Esercitazione sull'applicazione degli studi sui servizi ambientali nella pianificazione. In questa esercitazione si parlerà su come mappare e
valutare i servizi svolti dagli ecosistemi
EEA Mapping and assessing the condition of Europe's ecosystems & The Economics of Ecoservices and iosphere TEEB & Common International Classification of Ecosystem Services CICES.
MOVIMENTO PER LA DIGNITA’ DELLA DOCENZA
UNIVERSITARIA: le motivazioni dello scipopero del 20 maggio 2016. Le risorse del sistema pubblico universitario italiano.
Introduzione al Piano di Governo del territorio. Le relazioni tra urbanistica e ambiente e la Vas come strumento della pianificazione (cioè dell'urbanistica come tecnologia di processo). Il governo del territorio
coinvolge una molteplicità di azioni, si deve
legare alla programmazione -economica e temporale- delle opere pubbliche, per realizzare infrastrutture adeguate,
per valutare disponibilità di risorse ambientali e gli impatti.
2016 Science, Technology and Governance in Land Use Change. Exercise on a case study: the Municipality of Vigevano
Per una teoria della pianificazione urbana e territoriale in ambito ecologico. È possibile trovare elementi di validazione o falsificazione della teoria? Le relazioni tra urbanistica e ambiente La Vas come strumento urbanistico per valutare impatti e disponibilità di risorse ambientali.
2016 Science and technology in land use and governance 2. The importance of p...Luca Marescotti
Per una teoria della pianificazione urbana e territoriale in ambito ecologico. È possibile trovare elementi di validazione o falsificazione della teoria? Le relazioni tra urbanistica e ambiente La Vas come strumento urbanistico per valutare impatti e disponibilità di risorse ambientali.
2016 Science and technology to govern the land uses. 2 The importance of land...Luca Marescotti
Science and technology to govern the land uses. The importance of land use planning as a science. Scienze e tecnologie nel governo delle trasformazioni: l'importanza dell'urbanistica come scienza. Le forti contraddizioni tra i diversi aspetti che caratterizzano la vita sul pianeta Terra, aiutano a rafforzare posizioni così ideologiche da far rinnegare i più evidenti benefici delle molte rivoluzioni (agronomiche, industriali, sanitarie e sociali) a favore di inesistenti passati arcadici, con il risultato di mettere a rischio molti processi politici e conoscitivi. [ma che cosa vuol dire: DECRESCITA FELICE?]. Per affrontare correttamente il rapporto tra scienze e tecnologie nel governo del territorio bisogna sciogliere il groviglio di luoghi comuni che stanno alla base di queste apparenti contraddizioni e indeboliscono ogni capacità di azione.
2016 Environmental Technologies: Fundamentals in the biosphere knowledge. The...Luca Marescotti
Come le Carte Europee dell'ARia, del suolo e dell'acqua hanno imposto regole ai paesi membri. Le caratteristiche fisiche dell'acqua, le quantità nel ciclo delle acque fino ai metodi di uso - sfruttamento - distruzione della risorsa. Alcuni esempi. I bacini idrografici: misure non strutturali (come la pianificazione territoriale) e misure strutturali (le opere).
2016 Science and urban planning theory. Learning from ecology and reality Luca Marescotti
[revised: slide 10 has been changed]
2016 Science and urban planning theory. Learning from ecology and reality.
Il contesto dell'urbanistica è fornito dall'analisi degli squilibri dell'urbanisimo mondiale e dalla discussine sui limiti dello sviluppo o della crescita demografica. La costruzione di una teoria in ambito ecologico privilegia le analisi della capacità di carico di una regione, dei fattori limitanti la crescita di una popolazione (anche umana), del metabolismo urbano e dell'impronta ecologica, esplicitando i legami tra i metodi. Il caso degli studi sull'impronta ecologica di Londra è utile per vedere quattro aspetti: l'esigenza di protocolli trasparenti, la questione etica della responsabilità disciplinare e politica, i rapporti con la politica, le scelte in condizioni di incertezza.
2016 An Ecological Planning Theory 1 Science and land use planning theory. Le...Luca Marescotti
2016 Science and land use planning theory. Learning from ecology and reality. Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica: imparare dall'ecologia e dalla realtà. Tra tutti i documenti disponibili abbiamo selezionato nei fondamenti quelli che maggiormente permettevano di individuare i principi guida dell'urbanistica, ma abbiamo trovato definizioni contrastanti (una disciplina o un insieme di discipline complementari? oppure tecniche operative senza autonomia disciplinare?) Nonostante vi fosse un unico oggetto di interesse (le città, le loro espansioni e trasformazioni), l'urbanistica appare deformata da una visione classica e convenzionale che non tiene conto di condizioni generali, indirizzi giuridici, questione ambientale. Da qui si inizia per fondare una visione scientifica e una teoria in ambito ecologico.
2016 Science and urban planning theory 5. Economy and planning, interesting b...Luca Marescotti
Science and urban planning theory. Economy and planning, interesting but threatening marriage. Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica. Economia e urbanistica, un'unione interessante ma pericolosa. L'originalità del caso italiano negli studi e nelle polemiche sui rapporti tra l'urbanistica moderna e l'impegno politico. Gli studi degli economisti sul valore-prezzo della terra: dalla rendita fondiaria agricola assoluta e differenziale a quella urbana. Dall'idea del libero mercato e della sua forza di regolatore allo sviluppo dei concetti di rendita quasi-rendita, monopolio, oligopolio collusivo.
2016 Fundamentals of Planning. 4 - The history of urbanism and the protection...Luca Marescotti
La storia dell'urbanistica e la difesa del patrimonio storico urbano come transizione verso consapevolezza e formulazione scientifica. La storia dell'urbanistica e la difesa del patrimonio storico urbano come transizione verso consapevolezza e formulazione scientifica. La sequenza dei nomi (come questi per esempio: Numa Denis Fustel de Coulange, Werner Hegemann, Lewis Mumford, Pierre Lavedan e Marcel Poete fine alle storie di Leonardo Benevolo, Michel Ragon, Ernst Egli, Paolo Sica, Erwin Gutkind, fino a Emanuele Greco e Mario Liverani) non è una storia lineare, si combinano le diverse definizioni di urbanistica con le visioni politiche e con l'impegno politico.
2016 Fundamentals of Planning. 4 - The history of urbanism and the protection...
Massimo Compagnoni: Principali aspetti geologici e fisici dei terremoti
1. Costruzione del territorio, condizioni ambientali e rischi naturali
Principali aspetti geologici e fisici dei terremoti
01 marzo 2016
Massimo Compagnoni
2016 Workshop
Conoscenza e tecnologie appropriate per la sostenibilità e la
resilienza in urbanistica
Knowledge and Appropriate Technologies for Sustainability and
Resilience in Planning
Lisa Astolfi, Funda Atun, Maria Pia Boni, Annapaola Canevari, Massimo Compagnoni, Luca
Marescotti, Maria Mascione, Scira Menoni, Pierluigi Paolillo, Floriana Pergalani, Mauro
Salvemini
2. • Modello sismogenetico
• Faglia
• Faglia attiva e capace
• Meccanismo Focale
• Intensità macrosismica
• Magnitudo
• Accelerogramma
• Spettro di risposta
PAROLE CHIAVE
3. PERICOLOSITÀ x VULNERABILITÀ x ESPOSIZIONE
RISCHIO
Office of the United Nations Disaster Relief Coordinator (UNDRO) (1980)
Natural disasters and vulnerability analysis: report of Expert Group Meeting (9-12 July 1979) by Office of the United Nations
Disaster Relief Co-ordinator (UNDRO); Expert Group Meeting on Vulnerability Analysis, 1980
INTRODUZIONE RISCHIO SISMICO
5. OBIETTIVO ed ARGOMENTI
Conoscenza dei meccanismi geologici e geodinamici che governano il fenomeno
del TERREMOTO e relativi effetti sull’ambiente
MODULO I
Cenni di geodinamica e tettonica globale
Il terremoto
Cenni di sismologia
Effetti sismici locali
Fenomeni precursori
MODULO II
Alcune osservazioni sismologiche dei terremoti
de L’Aquila 2009 e Emilia 2012
8. GEODINAMICA – TETTONICA GLOBALE
Flusso geotermico
Liberazione del calore interno che causa la
convezione nel mantello motore della tettonica a
placche – controlla la velocità e l’ubicazione delle
deformazioni crostali
9. GEODINAMICA – TETTONICA GLOBALE
MARGINI DI PLACCA:
DIVERGENTI (DORSALI OCEANICHE)
CONVERGENTI (ZONE DI SUBDUZIONE)
TRASFORMI
10. GEODINAMICA – TETTONICA GLOBALE
Subduzione di placca oceanica sotto
placca continentale
Subduzione di placca oceanica sotto
placca oceanica
Collisione tra due placche continentali
11. Velocità relative in cm/a e direzioni di separazione e convergenza tra le placche
GEODINAMICA – TETTONICA GLOBALE
12. La distribuzione spaziale e caratteristiche dei terremoti non è casuale ma
inquadrata in un contesto geodinamico ben preciso
GEODINAMICA – TETTONICA GLOBALE
Epicentri di terremoti 0-700 km di profondità in un intervallo di 6 anni
13. La distribuzione spaziale dei terremoti con ipocentro > 100 km evidenzia le zone di
subduzione
GEODINAMICA – TETTONICA GLOBALE
Epicentri di terremoti > 100 km di profondità in un intervallo di 6 anni
22. ORIGINE DEL FENOMENO
Disomogeneità delle rocce costituenti l’interno della Terra
Sviluppo di forze che tendono a riequilibrare il sistema fisico- chimico
Movimenti a carico degli strati più superficiali e rigidi della Terra: litosfera
Sviluppo ed accumulo di deformazioni a carico delle masse rocciose in reciproco
movimento
Liberazione quasi “istantanea” dell’energia elastica sotto forma di onde sismiche
che si propagano in tutte le direzioni
23. TEORIA DEL RIMBALZO ELASTICO
Le aree sismicamente attive sono sottoposte a campi di stress variabili che inducono un
accumulo di deformazione: quando questa è tale da vincere la resistenza delle rocce si
genera rottura nel punto più debole la quale si sviluppa fino al raggiungimento di una
nuova posizione di equilibrio; la deformazione permanente “incassata” è massima in
vicinanza della rottura e diminuisce allontanandosi – il riequilibrio delle strutture è
detto RIMBALZO ELASTICO:
24. PIANI DI DEBOLEZZA
I punti di maggior debolezza si collocano in corrispondenza di piani di rottura detti
“faglie” ove si verifica movimento reciproco tra masse rocciose
25. FAGLIE ATTIVE E CAPACI
DEFINIZIONE (ICMS, 2015): è considerata ATTIVA una faglia che si è attivata
almeno una volta negli ultimi 40000 anni (parte
alta del Pleistocene Superiore-Olocene)
è considerata CAPACE una faglia attiva, il cui
piano di rottura principale raggiunge la superficie
topografica, producendo una frattura/dislocazione
del terreno
è considerata POTENZIALMENTE ATTIVA e
CAPACE una faglia che da studi paleosismici ha
coinvolto materiali del Pleistocene medio-
superiore non necessariamente più recenti di 40000
anni
Zona di trasferimento: area ove manca la continuità fisica del piano di faglia ma
può essere interessata da deformazioni secondarie cosismiche di tipo fragile
(fratture, dislocazioni etc..) e/o plastico (piegamenti, rigonfiamenti etc..)
26. TIPI DI TERREMOTI
VULCANICI
SPROFONDAMENTI SOTTERRANEI
SERBATOI ARTIFICIALI
INIEZIONI PROFONDE
IMPATTO DI METEORITI o GRANDI FENOMENI FRANOSI
TETTONICI (funzione della quantità e velocità di accumulo energetico e della tipologia di rilascio)
Zone di dorsale medio-oceanica: crosta sottile con ridotti volumi di accumulo
energetico, componente tensionale di tipo estensionale con ridotta resistenza a
rottura della roccia, roccia calda e duttile con meccanismo di rilascio non
improvviso
Zone di subduzione: crosta terrestre spessa con grandi volumi di accumulo
energetico, componente tensionale di tipo comprensivo con alta resistenza a
rottura della roccia, roccia fredda e fragile con meccanismo di rilascio improvviso
Faglie trasformi: volumi di roccia ridotti, componente di spostamento strike-slipe,
roccia relativamente fredda e fragile con rilascio energetico improvviso
27. TIPI DI TERREMOTI TETTONICI
In funzione della distanza tra epicentro e stazione di registrazione:
-Terremoti locali: entro i 1000 km (10° = angolo compreso tra congiungente
centro terra-ipocentro e centro terra-stazione)
-Terremoti regionali: entro i 2000-3000 km (20°)
-Telesismi: oltre i 2000-3000 km
In funzione della profondità dell’ipocentro:
-Terremoti superficiali: minore di 60-70 km
-Terremoti intermedi: entro 70 e 300 km
-Terremoti profondi: oltre 300 km fino ad un massimo di 600-700 km (a causa
delle proprietà reologiche della terra)
28. IL FENOMENO
SISMA: Vibrazione del suolo prodotta dalla propagazione delle onde sismiche
generatesi per liberazione dell’energia elastica in occasione della rottura di masse
rocciose deformate sottoposte a campi di stress
29. IL FENOMENO
LOCALIZZAZIONE
MISURAZIONE ENTITA’
MODELLAZIONE
In assenza di registrazioni di un evento sismico l’unica azione possibile è quella di
misurarne gli effetti sull’ambiente naturale ed antropico
Il primo passo per la conoscenza del fenomeno è la registrazione attraverso
strumenti sempre più efficienti
30. LA LOCALIZZAZIONE
INDIVIDUAZIONE SPEDITIVA DELL’EPICENTRO
Si ipotizza un modello crostale omogeneo in cui il rapporto Vp/Vs è costante rendendo
sufficiente il calcolo del ritardo tra P e S (tp-ts) su almeno 3 stazioni di registrazione ed
ipotizzando trascurabile la profondità dell’ipocentro rispetto alla distanza dall’epicentro (tsp
x 8 km/s) - altrimenti si utilizza il diagramma dei tempi di tragitto
Utile ai fini della protezione civile data la rapidità con cui si calcola
31. LA LOCALIZZAZIONE
La localizzazione più precisa si effettua con procedure iterattive utilizzando modelli
crostali molto complessi 3D fino alla convergenza dei dati forniti da numerose
stazioni
Si cerca la coerenza tra i valori di:
ubicazione dell’epicentro
tempo di inizio terremoto
profondità dell’ipocentro
La qualità della localizzazione dipende fortemente dalla geometria della rete di
acquisizione che dovrà essere tale da racchiudere al suo interno l’epicentro del
terremoto da localizzare
32. LA RETE NAZIONALE - velocimetrica
RSN collegate in tempo reale 24h con il
centro operativo INGV a Roma: conta più
di 350 stazioni comprese reti collegate
Esempio di stazione sismica RSN
33. LA RETE NAZIONALE - accelerometrica
19 Rete Basilicata (UNIBAS)
15 Rete Enea
3 Rete Italia Occidentale (di cui 1 permanente)
637 Rete DPC (di cui 528 permanenti)
227 Rete INGV
23 Rete Irpinia
7 Rete Mediterraneo INGV
17 Rete OGS
20 Rete Friuli Venezia Giulia Università Trieste
8 Rete Provinciale Trentino
16 Rete sperimentale Emilia INGV
3 Rete Valle d’Aosta (SISMOVALP)
TOTALE 1210
215 RETI STRANIERE
995 RETI NAZIONALI
34. LA MISURAZIONE
INTENSITA’
Misura gli effetti del terremoto attraverso scale di osservazione sui danni al
costruito e all’ambiente antropico (M, MM, MSK, MCS, EMS98) o all’ambiente
naturale (ESI)
MAGNITUDO
Misura indirettamente l’energia liberata da un terremoto attraverso il rapporto tra la
grandezza in esame e una grandezza campione ad essa omogenea misurate su scala
logaritmica
M = log (A/T) + f(D, h) + Cs + Cr
A = ampiezza della fase sismica in esame
T = periodo della fase sismica esaminata
f = correzione per distanza dall’epicentro (D) e profondità dell’ipocentro (h)
Cs = correzione tipo di suolo
Cr = correzione tipo di sorgente
35. LA MISURAZIONE
ML Magnitudo locale o Richter: usata per terremoti che avvengono entro i 600 km
ML = log A + 3·log D – 2,92
Errore sistematico e casuale di determinazione
della magnitudo da ogni stazione
Carattere troppo locale della formula che include
costanti calibrate da Richter per la California
Meridionale
Dipendenza dallo strumento Wood-Anderson
dotato di amplificazione di 2800 volte e periodo
proprio di 0.8 s
Necessità di calibrazione locale attraverso
definizione di un modello crostale, di una
legge di attenuazione specifica e di
correzioni strumentali opportune.
36. LA MISURAZIONE
Mb Magnitudo onde di volume: adatta per terremoti con distanze epicentrali di 600-
2000 km (25°<D<90°); legge la fase P con T di 1-3 s; satura a 6.0-6.5:
Mb = log (A/T) + 0,01 D + 5,9
Ms Magnitudo onde di superficie: adatta per terremoti con distanze epicentrali
superiori a 2000 km (20°<D<160°); legge le onde superficiali e sottostima i
terremoti profondi; fasi con T di 20 s; satura a 6.0-6.5:
Ms = log (A/T) + 1,66 D + 3,3
Md Magnitudo di durata: adatta per terremoti locale e strumentali e si basa sulla
durata dell’evento
Esistono numerose correlazioni empiriche tra le diverse scale
Ms = -3.2 + 1.45 ML
Mb = 2.94 + 0.55 Ms
37. LA MISURAZIONE
Mw Magnitudo momento: fa riferimento al significato fisico di momento sismico Mo
Mw = 2/3 log Mo – 6.0 (non valida per eventi di maggiore magnitudo)
Mw = (log Mo – 16.1)/1.5
Il momento sismico non dipende dal tipo di onda o dalla collocazione di uno certo
strumento – l’ampiezza delle onde emesse in tutte le direzione è ad esso
proporzionale e satura solo per eventi molto forti
Mo = µ ∆u A
µ = modulo di rigidità o di scorrimento
A = area della superficie di rottura
∆u = spostamento lungo la faglia
Si analizzano le componenti di bassa
frequenza delle onde sismiche
38. MECCANISMO FOCALE
Utilizzato per ricavare il tipo di faglia e
l’orientazione del piano di faglia:
-Primo impulso (onde P) giunge alla
stazione verso l’alto: compressione P
-Primo impulso (onde P) giunge alla
stazione verso il basso: trazione T
Necessarie molte stazioni circostanti
l’ipocentro in modo da meglio definire i
piani nodali, ovvero il piano di faglia e il
piano ausiliario
Il meccanismo coppia doppia evita la formazione di un momento angolare non nullo nel piano parallelo alla
faglia che dovrebbe pertanto ruotare, ciò che non si verifica nei terremoti tettonici
39. MECCANISMO FOCALE
Per distinguere il piano di faglia dal
piano ausiliario è necessario
conoscere a fondo la struttura
geologica della regione: inoltre le
numerose repliche sono spesso
disposte lungo il piano di faglia e quindi
è necessario registrarle (rete fissa e
reti mobili).
Sfera focale: rappresentazione
stereografica ovvero su un piano
orizzontale viene proiettata la parte
inferiore di un guscio sferico e con una
linea l’intersezione tra il piano di faglia
e il guscio: dall’orientazione del campo
tensionale si identifica il tipo di
scorrimento sul piano di faglia
Bech Ball: zone scure (trazione)
zone chiare (compressione)
40. MECCANISMO FOCALE
STRIKE: angolo misurato in senso orario dal nord geografico e
l’intersezione del piano di faglia con la superficie topografica
DIP: angolo tra la superficie topografica e il piano di faglia (immersione)
RAKE: angolo che indica la direzione di scorrimento sul piano di faglia
rispetto all’orizzontale di una porzione di roccia (tetto) rispetto all’altra (letto)
43. SCHEMA SEMPLIFICATO – DIRETTIVITA’
Quando si semplifica l’ipocentro in un punto
non si tiene conto del fenomeno di direttività.
Essendo la rottura estesa su un piano è più
corretto parlare di enucleazione della rottura e
conseguente sua propagazione:
Direttività in avanti: impulso elevato per sovrapposizione in fase delle onde
rilasciate dai diversi punti di faglia in rottura
Direttività inversa: impulso attenuato in ampiezza con pronunciati effetti di
dispersione e conseguente allungamento in durata
Abrahamson, 2000
44. ∫=
5.0
1.0
5.0-1.0 )dTPSV(T,)( ξPSVSIIntensità
spettrale (m)
Ia
g
a t dt
tf
= ∫
π
2
2
0
( )
Intensità di
Arias (m/s)
pd
g
a t dt
n a
tf
=
∫2
2
2
0π ( )
. .
Potenziale
distruttivo (m)
Pga (m/s2) max [a(t)]
valore massimo dell'accelerazione dell'intera registrazione
Pgv (m/s) = max [v(t)]
valore massimo della velocità dell'intera registrazione
Pgd (m)= max [d(t)]
valore massimo dello spostamento dell'intera registrazione
Principali parametri del moto
46. Psa(g)
0.2 1.40.4 0.80.6 1.0 1.2
0.2
0.1
0.3
0.5
0.4
T (s)
Oscillatore
elementare ad 1
grado di libertà
Equazione del moto: x’’+2νωx’+ω2x=-a(t)
x=spostamento spettrale
x’=velocità spettrale
x’’=accelerazione spettrale
ν=b/2ωm fattore di smorzamento
ω2=k/m pulsazione naturale oscillatore
ω=2πf ove f frequenza propria
Massa mCoefficiente
smorzamento b
Costante
elastica k
Applicando l’accelerogramma di input ad
oscillatori con ν assegnato (convenzionalmente
0.05 o 5%) e T variabile e riportando il valore
massimo di x, x’ o x’’ si ottengono gli spettri in
spostamento, in velocità e in accelerazione
Spettro di risposta
47. 0.000
0.050
0.100
0.150
0.200
0.250
0.300
0.350
0.400
0.450
0.500
0 0.5 1 1.5 2 2.5
Periodo (s)
PSA(g)
Accelerazione
0.000
0.050
0.100
0.150
0.200
0.250
0 0.5 1 1.5 2 2.5
Periodo (s)
PSV(m/s)
Velocità
0.000
0.005
0.010
0.015
0.020
0.025
0.030
0.035
0.040
0 0.5 1 1.5 2 2.5
Periodo (s)
PSD(m)
Spostamento
Spettro di risposta
48. SISMA liberazione di energia sotto forma di onde elastiche di volume
Fronti d’onda sferici:
• radiation damping (attenuazione geometrica)
• scattering damping (attenuazione legata ai fenomeni di riflessione e rifrazione)
• material damping (smorzamento interno dei materiali)
EFFETTI LOCALI
49. Progressiva attenuazione dell’energia contenuta nelle onde sismiche
con la distanza R dall’ipocentro – epicentro
SUOLO IDEALE
Suolo duro (Vs > 800 m/s)
Morfologia pianeggiante
SUOLO REALE
Suolo più o meno compatto (Vs < 800 m/s)
Eterogeneità laterali e geometrie sepolte
Morfologia articolata
Legati essenzialmente a:
SORGENTE (A)
PERCORSO DI
PROPAGAZIONE (P)
E = f (A , P)
EFFETTI IN SUPERFICIE (E)
Legati anche alle condizioni geologiche e
morfologiche del sito (S)
E = f (A , P , S)
EFFETTI LOCALI
51. SISMICITA’ ITALIANA - 2015
14973 terremoti (mediamente 40 terremoti al giorno) di cui:
13000 con magnitudo minore di 2.0
1700 con magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9 di cui 593 con magnitudo > 2.5 (comunicazione al DPC)
180 con magnitudo compresa tra 3.0 e 3.9
18 con magnitudo compresa tra 4.0 e 4.8
0 con magnitudo maggiore di 5.0 https://ingvterremoti.wordpress.com/2016/02/04/speciale-2015-un-anno-di-terremoti/
52. SISMICITA’ ITALIANA - 2015
18 con magnitudo compresa tra 4.0 e 4.8
La maggior parte della sismicità si è manifestata
attraverso sequenze sismiche
Circa 30 sequenze di durata diversa:
Tra le sequenze individuate ricordiamo:
Appennino bolognese
Firenze
Bacino di Gubbio
53. SISMICITA’ ITALIANA - 2015
23 gennaio 06:51 Mw 4.3 Castiglione dei Popoli (BO)
Eventi sequenza: 301
22 luglio 12:57 Mw 3.7 Lizzano in Belvedere (BO)
Eventi sequenza: 1140
9 gennaio 09:34 ML 3.0 Bacino di Gubbio
Eventi sequenza: circa 2000
54. EVENTI DI INTENSITA’ X-XI
NEGLI ULTIMI 100 ANNI IN ITALIA
20.05.2012 Emilia –Lombardia
55. TERREMOTO DEL 6 APRILE 2009 – L’AQUILA
ML 5.8 – Mw 6.3 – Profondità 8.8 km
60. GEOLOGIA DELL’AREA
BACINO FLUVIO-LACUSTRE QUATERNARIO DI ORIGINE TETTONICA
CICLO ANTICO (> 800 ka): oltre 100 m di limi lacustri bianchi passanti verso l’alto a ghiaie e
sabbie di ambiente deltizio intercalati nelle zone bordiere del bacino con brecce carbonatiche di
versante o depositi di conoide alluvionale
CICLO INTERMEDIO (600-300 ka): presente solo nel settore più occidentale del bacino – depositi
ghiaioso sabbiosi e subordinatamente argillosi di ambiente fluviale e lacustre
CICLO SUPERIORE (< 300 ka): ghiaie di conoide alluvionale
3 sistemi di faglie normali subparallele ad andamento appenninico lunghezza max di 20 km
L’attività delle faglie più orientali sono responsabili della formazione del bacino e i
movimenti si sono man mano trasferiti verso le faglie più occidentali
SLIPE RATE circa 0.5-0.6 mm/a
62. GEOLOGIA DELL’AREA
Report for Web Dissemination
Geotechnical Earthquake Engineering Reconnaissance
GEER Association Report No. GEER-016
Version 1. May 6, 2009
63. GEOLOGIA DELL’AREA
SUPERSINTEMA DI AIELLI – PESCINA DEL PLIOCENE E PLEISTOCENE MEDIO: in discordanza angolare
sul substrato costituiti da depositi lacustrisabbioso-limosi a composizione prevalentemente carbonatica, depositi
palustri siltoso argillosi, depositi alluvionali prevalentemente ciottoloso-sabbioso
SINTEMA DI CATIGNANO DEL PLEISTOCENE MEDIO FINALE: in discordanza con il sintema più antico e
costituito da alluvioni ghiaioso-ciottolose, depositi lacustri e diamicton di origine glaciale
DEPOSITI ALLUVIONALI OLOCENICI
DEPOSITI PLIOCENICI – PLEISTOCENICI - OLOCENICI
64. SISMICITA’ STORICA DELL’AREA
Rovida et al, 2009
(http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/; Stucchi et. al., 2007)
Da CPTI04 - Fonte www.INGV.it
A.Rovida, V. Castelli, R. Camassi, M. Stucchi, 2009
67. Annual deformation rates in
central Italy determined from
GPS data acquired from the RING
GPS Network
(Modified from D'Agostino, 2009).
DEFORMAZIONE ANNUALE
71. EVENTI SIGNIFICATIVI DELLA SEQUENZA
Report for Web Dissemination
Geotechnical Earthquake Engineering
Reconnaissance
GEER Association Report No. GEER-016
Version 1. May 6, 2009
Con la stella sono indicati alcuni terremoti di
magnitudo momento > 4.0 avvenuti durante la
recente sequenza sismica.
72. Campo macrosismico eventi sismici del 6, 7 e 9 aprile - http://www.mi.ingv.it/eq/090406/quest.html
CAMPO MACROSISMICO SEQUENZA
73. Fonte www.ingv.it
SOLUZIONE FOCALE
I meccanismi focali delle scosse principali indicano che le faglie attivate sono di tipo estensionale
con direzione NO-SE e asse di estensione NE-SO. La distribuzione delle repliche in
profondità individua un andamento consistente con le strutture responsabili degli eventi principali
e quindi piani a direzione appenninica ed immersione SO.
74. SOLUZIONE FOCALE
Date Hour (UTC) Lat. (N) Long. (E) Depth (kM) Mw
2009/03/30 13:38:38 42.326 13.362 10.6 4.4
2009/04/06 01:32:39 42.334 13.334 8.8 6.3
2009/04/07 17:47:37 42.275 13.464 15.1 5.6
2009/04/09 00:52:59 42.484 13.343 15.4 5.4
Coordinat
es of the
corners of
the
rectangul
ar fault
plane
A
Lat. (N): 42 22,71'
Lon. (E): 13 17,14'
B
Lat. (N): 42 26,36'
Lon. (E): 13 23'
C
Lat. (N): 42 15,64'
Lon. (E): 13 35,14'
D
Lat. (N): 42 11,90'
Lon. (E): 13 29,14'
Length 26 km
Width 11 km
Strike 140 deg
Dip 43 deg
Piatanesi and Cirella, 2009
75. Interferogramma ENVISAT calcolato a
partire da una coppia di immagini 1
Febbraio 2009 – 12 Aprile 2009. Le
frange definiscono il campo di
spostamento (quasi verticale) indotto
dal terremoto. Il Massimo
abbassamento è di circa 25 cm tra
L’Aquila e Fossa (ogni frangia
corrisponde a circa 2.5 cm).
I quadratini verdi indicano il mainshock
(identificato anche dal meccanismo
focale fornito da INGV-BO) e gli
aftershocks con Mw > 5; la linea gialla
indica le fratture superficiali osservate;
i triangoli marcano la posizione dei
caposaldi GPS utilizzati per il
confronto con il SAR.
Il modello è in buon accordo con i dati
di soluzione focale a conferma che il
sisma è stato generato da una faglia
normale con strike 144° e dip verso
SW.
INTERFEROGRAMMA
77. Reconnaissance
GEER Association Report
No. GEER-016
Version 1. May 6, 2009
L’area di massimo
abbassamento verticale è
posta a circa 3-4 km dalla
faglia di Paganica e
comunque all’esterno del
Graben di Onna
SISMICITA’ STORICA DELL’AREA
78. DIRETTIVITA’ DELL’EVENTO
Direttività della rottura associata all’evento: da NW a SE e dal basso verso l’alto
Aspetto legato al fenomeno: presenza nelle tracce in velocità di un impulso a
bassa frequenza nelle zone con distanza dalla faglia non superiore alla
dimensioni della sorgente (near field)
79. Salvi et al. 2009
IPOTESI
La faglia di Paganica è una faglia sismogenetica e capace, responsabile
del basso spostamento superficiale la cui area di massima
deformazione è posta a 3-4 km
80. Reconnaissance GEER Association Report No. GEER-016 Version 1. May 6, 2009
Stazione della rete italiana che hanno registrato l’evento
REGISTRAZIONI DEL MAIN SHOCK
106. TERREMOTI DEL 20 MAGGIO 2012 – EMILIA
ML 5.9 – Mw 6.1 – Profondità 6.3 km
TERREMOTI DEL 29 MAGGIO 2012 – EMILIA
ML 5.8 – Mw 5.9 – Profondità 10.2 km
107. GEOLOGIA DELL’AREA
Da Bordoni et al, 2012
5 : sabbie medie e fini
(depositi di argine prossimali e
di canale)
6 : limi sabbiosi
(depositi di argine distali)
9 : Argille limose
(depositi palustri)
10 : Sabbie
(depositi di meandro)
108. GEOLOGIA DELL’AREA
1 : Rocce del basso e medio Triassico (circa 240 Ma)
2 : Successione carbonatica Meso-Cenozoica (fino a circa 25 Ma)
3 : Miocene (5-25 Ma)
4 : Tardo Messiniano – Pliocene (3-5 Ma)
5 : Tardo Pliocene – Olocene (fino ad oggi)
Da Bordoni et al, 2012
109. SISMOTETTONICA DELL’AREA
Da Burrato et al,
2012
Linee rosse: principali fronti di sovrascorrimento o sistemi di faglia Nord Appennino – Sud Alpino
ISS: Sorgenti sismogenetiche individuali (DISS 3.1.1)
CSS: Sorgenti sismogenetiche complesse
112. SISMOTETTONICA DELL’AREA
Fronte esterno del sovrascorrimento dell’Arco di Ferrara con documentata sismicità storica e
strumentale e l’area ove ricadono gli aftershocks tra il 19-5 e il 16-6 2012
Da Lavecchia et al, 2012
113. Da Lavecchia et al, 2012
SISMOTETTONICA DELL’AREA
Sezione regionale SSW-NNE (fonte ENI) con evidenziata la distribuzione dei terremoti di ML > di 4
della sequenza Emiliana del maggio 2012
114. CRONOLOGIA DELLA SEQUENZA
Da Scognamiglio et al, 2012
Mappa della sismicità nel periodo compreso tra 20 maggio e 21 giugno 2012 e tracce sezioni