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URBANISTICA
PROGETTAZIONE URBANA SOSTENIBILE
Luca Marescotti
Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica.
Imparare dall'ecologia e dalla realtà
DOI: 10.13140/RG.2.1.1545.3045
2015-2016 2° semestre
Luca Marescotti 2 / 73
IL SENSO DELLE PAROLE
THE MEANING OF WORDS
Le lezioni seguono il libro di testo:
Luca Marescotti, Urbanistica. Fondamenti e teoria.
Nelle diapositive sono riportati estratti del testo
Luca Marescotti 3 / 73
Nelle lezioni precedenti
FONDAMENTI DELL’URBANISTICA
APPLICAZIONI PRATICHE
FORMULAZIONI TEORICHE
RICERCHE STORICHE
VALUTAZIONI CRITICHE
URBANISTICA: i fondamenti scientifici
Luca Marescotti 4 / 73
Tra tutti i documenti disponibili sono stati selezionati quelli che maggiormente
permettevano di individuare i principi guida seguiti nelle trasformazioni delle
città e del territorio
MAABBIAMO TROVATO.
Definizioni contrastanti = una disciplina o insieme di discipline
(complementari?) o tecniche operative senza autonomia disciplinare? elemento
nonostante un UNICO oggetto di interesse = le città, le loro espansioni e
trasformazioni
Urbanistica deformata da una visione classica e convenzionale
che non tiene conto di
condizioni generali, indirizzi giuridici, questione ambientale.
URBANISTICA: i fondamenti scientifici
Luca Marescotti 5 / 73
EPPURE
riscontri oggettivi nella logica e nell’osservazione
L’urbanistica produce territorio, trasforma il mondo esistente per adattarlo alle
necessità umane del futuro; questo processo inarrestabile di trasformazioni
conduce per necessità a condividere un postulato d’oggettività della natura.
Il metodo scientifico osserva quindi l’ambiente: la natura e la sua
antropizzazione, l’uso delle risorse naturali, il loro sfruttamento, la costruzione
delle città.
Le trasformazioni del pianeta non accadono più solo perché rette da finalità
imperscrutabili o sollecitate da violente dinamiche naturali, ma che possono
essere modificate dalla crescente pressione antropica.
URBANISTICA: i fondamenti scientifici
Luca Marescotti 6 / 73
PLANNING THEORY
Il quarto capitolo riguarda
“TEORIA DELL'URBANISTICA”
[ovviamente teoria all'interno di una visione scientifica urbanistica]
PER UNA TEORIA DELL’URBANISTICA IN AMBITO
ECOLOGICO
Luca Marescotti 7 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
Nel libro Città Tecnologie Ambiente, quarto capitolo,
si introduce la teoria dell'urbanistica in ambito ecologico da un
altro punto di vista
TECNOLOGIE DI PROCESSO, TECNOLOGIE DI
PRODOTTO, sottolineando l'importanza dei sistemi informativi
territoriali (GIS Geographical Information Service) e del Catasto
Luca Marescotti 8 / 73
AVREI TRE DOMANDE
CHE COSA HA LIMITATO LA DIMENSIONE SCIENTIFICA
DELL'URBANISTICA?
CHE RAPPORTI CI SONO TRA ECOLOGIA, ECONOMIA E
URBANISTICA?
COME STUDIARE DATI E STIME SULLA CRESCITA
DEMOGRAFICA E URBANA MONDIALE?
IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA
Luca Marescotti 9 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
URBANISTICA, le difficoltà di una scienza
urbanistica e opere pubbliche
In primo luogo, nella formazione scientifica e professionale: la visione unitaria non
appare condivisa.
In secondo luogo, sottovalutazione teorica e operativa del riduzionismo urbanistico
(tecnica amministrativa) e separazione delle competenze: difficoltà di strategie territoriali
In terzo luogo, nella prassi amministrativa (discrezionalità arbitrarietà di tecnici e politici)
ha portato verso criteri e norme per omogeneizzare i singoli comportamenti e migliorare
l’efficienza.
Di riflesso, questi aspetti hanno dominato la visione scientifica e teorica e hanno portato a
formalizzare i bilanci di previsione degli Stati (Inghilterra, e unità amministrativa
dell’Unità d’Italia).
Ciononostante, opere pubbliche e urbanistica sono rimaste a lungo separate, spesso
perché gestite da enti diversi
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TEORIA DELL'URBANISTICA
URBANISTICA, le difficoltà di una scienza
L’urbanistica produce territorio, trasforma il mondo esistente per adattarlo alle necessità
umane del futuro; questo processo inarrestabile di trasformazioni conduce per necessità a
condividere un postulato d’oggettività della natura. Il metodo scientifico osserva quindi
l’ambiente: la natura e la sua antropizzazione, l’uso delle risorse naturali, il loro
sfruttamento, la costruzione delle città.
Ci si rende conto che le trasformazioni del pianeta non accadono più solo perché rette da
finalità imperscrutabili o sollecitate da violente dinamiche naturali, ma che possono
essere modificate dalla crescente pressione antropica.
Luca Marescotti 11 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
URBANISTICA, le difficoltà di una scienza
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le definizioni, le storie, gli esempi citati...
Luca Marescotti 12 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
URBANISTICA, le difficoltà di una scienza
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …
Nel confrontare le ipotesi di Choay con quelle di Mumford, di Sager, di Astengo, di
Campos Venuti o di Secchi è possibile costatare la forte dipendenza di ciascuna dalla
cultura locale (francese o statunitense o italiana) e l’assoluta disomogeneità dei
punti di vista.
Luca Marescotti 13 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …Choay
Progresso tecnico scientifico/spazio urbano e funzioni = preurbanistica progressista.
Mantenimento e recuperare del passato = preurbanistica culturalista.
DA preurbanistica, episodica e politica A urbanistica tecnica “depoliticizzata” = Cerdá:
(regolazione, vincoli e norme)
modello progressista = città industriale di Garnier e Carta di Atene
modello culturalista = Sitte e Howard e Unwin
modello naturalista = Broadacre City di Wright.
correnti critiche alla città del Novecento = critica operativa, critica epistemologica, analisi
strutturale della percezione urbana
nuovi orizzonti culturali = tecnotopia e anthropopoli.
l’urbanistica come rimedio ai mali della città (vedi Mumford)
Luca Marescotti 14 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …Mumford, ricordate?
piano autoritario, piano utilitario, piano utopistico, piano romantico e piano organico
Luca Marescotti 15 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …Tore Sager
Tore Sager 1994 = planning theories vedi: American Planning Association e la formazione
professionale
Sager coglie nelle teorie urbanistiche la sovrapposizione di più modelli, in parte ordinabili
cronologicamente, salvo alcuni come l’utopia urbanistica (utopianism di Burnham, Wright e Le
Corbusier) che sembra essere indipendente e trasversale, riaffiorando con una certa costanza
nel corso del tempo. Sono chiari due tipi di matrici all’origine delle diverse ipotesi teoriche. La
matrice economica è la base del metodo tecnico (rationalism) derivato da Herbert A. Simon,
che individua i migliori strumenti per conseguire il successo o di quello realistico del
miglioramento progressivo (incrementalism), con cui Charles Lindbloom individuava la
possibilità di conseguire obiettivi parziali per passi sequenziali. La matrice politica è alla base
della pianificazione partecipata (advocacy planning e radical planning) con Paul Davidoff,
Alan Altshuler e John Friedmann, presente anche nei processi di pianificazione basati sul
confronto tra diversi attori o gruppi sociali caratterizzati dalla contrattazione e dalla
concertazione (transactive planning).
Luca Marescotti 16 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …modelli di crescita (… da Burgess a ...) Hoyt e Harris & Ullman
Luca Marescotti 17 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …e a Waugh
Luca Marescotti 18 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …Campos Venuti
Secondo quest’interpretazione (indubbiamente soggettiva, anche se non priva di
argomentazioni generali) i piani italiani dal dopoguerra agli anni Novanta si possono collocare
nella successione di tre generazioni: i piani di prima generazione, che furono messi a punto per
la ricostruzione; i piani di seconda generazione, che servirono a sostenere l’accelerazione
dell’urbanesimo; i piani di terza generazione, mirati agli interventi di trasformazione della città
esistente, per promuovere la qualità del tessuto urbano più che la quantità edilizia.
Luca Marescotti 19 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA Milano 1945
Luca Marescotti 20 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA Milano 1953
(capacità insediativa 4,5 milioni – tesi di laurea ~1972)
Luca Marescotti 21 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA Milano 1953
(capacità insediativa 4,5 milioni – tesi di laurea ~1972)
Luca Marescotti 22 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA Bologna 1969
Luca Marescotti 23 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA Bologna 1985
Luca Marescotti 24 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA Roma 2000
Luca Marescotti 25 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA
ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI
Le classificazioni …Campos Venuti
Luca Marescotti 26 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico.
Opera maggiormente a livello teorico e concettuale, spostando l’attenzione alla domanda
locale. Come l’unità del territorio e dell’ambiente sono frammentate in ambiti amministrativi
separati, così l’unità conoscitiva dell’urbanistica è frammentata in settori disciplinari
incomunicanti. Il riduzionismo scientifico opera attraverso modalità empiriche destrutturate,
artificialmente rese complesse, evitando di monitorare e documentare le trasformazioni.
PREFERISCE LA QUALITÀ DEI PROGETTI URBANI E TERRITORIALI O GLI
ACCORDI POLITICI
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TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico.
NEOLIBERISMO e DEREGULATION (semplificazione?)
La legittimità di un simile adeguamento alle esigenze sarebbe stata del tutto accettabile se si
fossero mantenuti gli interessi generali, la volontà di governare, la capacità di coordinamento e
di controllo degli uffici e degli enti a guida dei processi.
Meno accettabile sarebbe se prevalesse il singolo episodio in assenza o nell’indifferenza di
interessi generali e di strategie, dando così spazio all’agire discrezionale e al law shopping,
cioè alla scelta del luogo dove si danno meno regole e controlli. In questo modo, infatti, ogni
procedimento sarebbe retto da una visione essenzialmente contingente.
Luca Marescotti 28 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
Luca Marescotti 29 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
Luca Marescotti 30 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
Luca Marescotti 31 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico.
OSSERVAZIONE 1
necessità di un quadro generale a cui riferire il processo di pianificazione e programmazione
delle singole opere,
verifica della compatibilità (o fattibilità) ambientale, economica, sociale e tecnica
quadro generale con gli indirizzi di mitigazione e compensazione degli eventuali impatti
negativi.
LA PIANIFICAZIONE A VASTA SCALA È UN’ESIGENZAAMBIENTALE
Luca Marescotti 32 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico.
OSSERVAZIONE 2
esercizio positivo della governance
non sul modello delle società per azioni
ma sul modello di processi decisionali pubblici concordati su più livelli
eterogeneità dei soggetti (enti decisionali, enti amministrativi, uffici o settori, enti privati)
&
complessità delle opere
può richiedere l’istituzione di un ente apposito per coordinare le attività progettuali ed
esecutive.
Il processo di pianificazione e di progettazione delle opere pubbliche richiede il concorso
di visioni politiche (gli obiettivi per quale assetto territoriale e per quale società) e di
capacità organizzative e progettuali.
Luca Marescotti 33 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico.
OSSERVAZIONE 3
sistemi e processi a supporto della pianificazione e della
programmazione
(sistemi informativi geografici in quanto tecnologie di processo)
GIS
necessità per controllo, trasparenza e efficienza
Luca Marescotti 34 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico.
SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO
La valutazione degli effetti di un piano è un problema di misura e un problema di
giudizio, questo basato e articolato su quello
Sono due aspetti inscindibili che valgono per il passato e per il futuro, per il giudizio
storico su ciò che fu e per il giudizio presente su ciò che sarà
L’essenza del problema di misura e di giudizio riveste una questione centrale della
disciplina e della politica, per non parlare di quanto la sua assenza incide
sull’ambiente e sulla qualità delle città.
Luca Marescotti 35 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO
Le trasformazioni territoriali implicano l’alterazione delle relazioni ambientali nel
sistema “aria-acqua-suolo”, implicano il suo consumo oltre a quello dell’energia; si
riflettono nella mobilità, nell’azzonamento funzionale e sociale, nella qualità della
vita di tutti i sistemi viventi.
Si tratta di aspetti che sono presenti solo in alcuni recenti processi di valutazione
ambientale e che, non a caso, fanno riferimento ad una letteratura internazionale e a
direttive o indirizzi sovranazionali.
Si tratta di processi non applicati sistematicamente e ancor più raramente riferiti a
sistemi codificati di informazioni geografiche.
Luca Marescotti 36 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO
In generale, quindi, la debolezza delle formulazioni teoriche, rende evidente una
debolezza “scientifica” congenita della disciplina. Vi è una gran diffusione di
comunicazioni su piani o su atti urbanistici, sul loro contenuto e sulla loro bontà e
sulla capacità innovativa, ma non possono essere assunte come valutazioni
urbanistiche.
Le comunicazioni urbanistiche risultano, infatti, intrinsecamente “soggettive” per la
loro stessa natura, poiché sono state predisposte in genere dagli stessi committenti o
dagli esecutori con la finalità di rafforzare il consenso e di migliorare la propria
immagine.
Luca Marescotti 37 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO
Le analisi devono affrontare una visione di processo per permettere inizialmente la
definizione qualitativa e quantitativa del problema (ex-ante, ante operam) e
successivamente la verifica dell’efficacia delle soluzioni (ex-post, post operam, ex-
built), ma sarebbe assai più utile se potessero monitorare l’intero processo di
trasformazione per controllare il procedere, l’efficacia delle azioni rispetto allo stato
di raggiungimento degli obiettivi, la soddisfazione delle parti, le possibili azioni
correttive, il livello di efficienza (on-going).
Luca Marescotti 38 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
Nella disamina delle definizioni dell’urbanistica è stato trattato ampiamente il
rapporto tra urbanistica e architettura, presentato spesso come identità e spiegato
dimostrando come la qualità di un intervento urbanistico del passato si percepisca
nella bellezza degli spazi urbani realizzati e nelle eccezionalità delle sue architetture.
Con l’identificazione dell’urbanistica con l’architettura, l’interesse è tutto nel
progetto, facendo convergere risorse e valutazioni su singole parti fortemente
simboliche: il centro direzionale, la residenza nella natura, il villaggio turistico di
eccellenza.
Luca Marescotti 39 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
Bruno Zevi / trattati di estetica, rifiutandosi «di considerare l’architettura come
un’arte a sé, dominata da leggi particolari», difendendone l’autonomia artistica e
dilatandone il campo fino ad assorbire gli spazi urbani:
«Il termine “urbanistica” è ambiguo e polivalente. Coinvolge infatti: la programmazione
economica del territorio, l’assetto regolamentato degli abitati in zone residenziali e industriali,
maglie viarie, nuclei direzionali, parchi; la costruzione concreta, plano-volumetrica e perciò
spaziale della città. Anche il processo architettonico può essere scisso in fasi analoghe,
nell’impostazione economico-sociale dell’edificio, nella distribuzione funzionale dei suoi
ambienti e nella loro effettiva configurazione. Ma è chiaro che, in urbanistica come in
architettura, le prime due fasi riguardano le intenzioni progettuali –certo essenziali per intendere
la genesi del prodotto. L’ipotesi umana che lo sottende- mentre solo la terza fornisce l’oggetto
storico reale, fruibile, da “saper vedere”.»
Luca Marescotti 40 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
La centralità dell’architettura in Aldo Rossi,
incipit di L'architettura della città = una teoria urbana dilatata nel territorio,
implicitamente coinvolgendo l’urbanistica:
«La città, oggetto di questo libro, viene qui intesa come un’architettura. Parlando di
architettura non intendo riferirmi solo all’immagine visibile della città e all’insieme
delle sue architetture; ma piuttosto all’architettura come costruzione. Mi riferisco
alla costruzione della città nel tempo.»
Luca Marescotti 41 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
Rossi cita il Palazzo della Ragione a Padova, per dimostrare come l’individualità
dell’architettura dipenda dalla forma e dalla materia, oltre che dal tempo e dal luogo
in cui è stata realizzata, oltre che dal modo con cui nel tempo si sono mantenute o
succedute le funzioni, oltre che, ancora, dalle relazioni che quel Palazzo ha stabilito
con la città e la città con il territorio.
Luca Marescotti 42 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
Luca Marescotti 43 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
Aldo Rossi con una citazione tratta da Carlo Cattaneo afferma la dimensione storica e
l’unità del territorio e allo stesso tempo afferma l’interesse per una dimensione vasta
dell’intervento umano. Proprio l’estensione dell’intervento e quindi la sua influenza
sull’ambiente servono per motivare un richiamo alle responsabilità dell’architetto e
della politica verso il territorio «patria artificiale», fine ultimo:
«(…) “quella terra adunque per nove decimi non è opera della natura; è opera delle
nostre mani; è una patria artificiale”. La città e la regione, la terra agricola e i boschi
diventano la cosa umana perché sono un immenso deposito di fatiche, sono opera
delle nostre mani; ma in quanto patria artificiale e cosa costruita sono anche la
testimonianza di valori, sono permanenza e memoria. La città è nella sua storia.»
Luca Marescotti 44 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
L’enfasi della forma urbana e architettonica, della città come opera d’arte rimanda ai
temi della bellezza, alle memorie in rapporto al monumento che celebra e rinnova un
patto sociale, si accompagna alla sottovalutazione dei processi di pianificazione e di
controllo delle trasformazioni.
Pare quasi di intendere che non solo la pianificazione possa assumere una funzione
marginale, ma che la misurazione delle trasformazioni territoriali e ambientali
appartengano ad altre discipline. La riduzione dell’urbanistica al prodotto,
all’architettura e agli spazi urbani corre il rischio di porre la bellezza come metro di
giudizio e di promuovere la discrezionalità e il gusto al centro dell’azione e della
discussione.
Luca Marescotti 45 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA
URBANA
In una visione unitaria del processo, che lega la pianificazione alla progettazione e
all’esecuzione delle opere, si possono però combinare i diversi punti di vista, fino a
rafforzare la stessa pianificazione anticipando la progettazione di spazi e di
architetture significative, individuando progetti piloti, promuovendo culture agricole
ed energie sostenibili, in modo che la realizzazione di opere significative possa
comunicare la concretezza della pianificazione ed accelerane l’attuazione
complessiva.
Luca Marescotti 46 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano
urbanistico.
Si presenta nella formazione disciplinare e professionale e nella pratica amministrativa e
politica. La visione locale tende a respingere decisioni prese ai livelli superiori, ritenute
interferenze intrusioni o ingerenze.
Luca Marescotti 47 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano
urbanistico.
La seconda costante dipende ancora dalla prassi, in cui la dimensione locale del piano
urbanistico è stata ed è dominante. La dimensione locale del piano in termini amministrativi e
politici, elude o ignora l’esigenza di coordinare le competenze dei governi territoriali di area
vasta, rifiutando atti di pianificazione e di programmazione condivisi. Il riduzionismo
scientifico ha teso a limitare la disciplina al piano regolatore locale, la dimensione locale esalta
gli aspetti architettonici e le scelte infrastrutturali, ma non è interessato a governare le
interazioni tra le pubbliche amministrazioni.
Luca Marescotti 48 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano
urbanistico.
Con alcuni esempi ormai classici, si ricordano alcuni passi fondamentali dell’urbanistica
italiana: il piano regolatore di Roma del 1936, che permise di sperimentare alcuni l’impianto
della “Legge Urbanistica” italiana del 1942; la pianificazione per il centro storico di Bologna
tra 1968 e 1972, che fu l’apice delle sperimentazioni italiane degli anni Sessanta e l’inizio di un
processo riformistico che si diffuse, com’è noto, come urbanistica alternativa per oltre un
decennio espandendosi a livello internazionale.
L’interesse suscitato dall’intervento pubblico in Bologna si estese in Italia ed ebbe una
risonanza internazionale, forse unica nella storia dell’urbanistica per ampiezza e durata.
Luca Marescotti 49 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
Luca Marescotti 50 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano
urbanistico.
Le potenzialità di Agenda Locale LA 21 e delle buone pratiche promosse da UN-Habitat si
indirizza nel sensibilizzare l’opinione pubblica, nel diffondere la condivisione di nuovi valori,
nell’attirare capitali privati in interventi pubblici, nel coordinare azioni di livelli di governo
eterogenei: ancora una volta torna il concetto di saper governare più livelli decisionali secondo
obiettivi e strategie comuni.
Il successo dell’azione pubblica locale può però essere limitato dal riduzionismo, che ne
impedisce valutazioni complesse e soprattutto la loro generalizzazione ovvero la
trasformazione dei modelli locali in modelli generali, rafforzati dalla legislazione nazionale;
anzi, se è corretto affermare e sostenere le potenzialità, bisogna anche ammetterne i limiti: per
quanto numerose e diffuse simili applicazioni siano, non possono essere sufficienti a coprire le
esigenze dell’intero pianeta.
Luca Marescotti 51 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
Luca Marescotti 52 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano
urbanistico.
tre principali modalità: government, governing e governance.
Difficoltà della pianificazione = modalità di esercitare il governo, di ripartire le competenze e di
assumere le responsabilità in azioni di lunga durata e la capacità di “agire insieme” nel tempo.
L’esasperata accentuazione delle autonomie locali ha una parziale giustificazione quando le
relazioni di governo (government) sono rigorosamente ripartite per ordini gerarchici nei diversi
livelli esecutivi, in modo che l’autonomia garantisca l’uso territoriale ai cittadini che lo abitano.
Nella maturazione degli stati democratici e per qualche riflesso anche in altre situazioni
politiche caratterizzate da maggiori interazioni sociali, diviene più evidente l’agire politico
Luca Marescotti 53 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano
urbanistico.
Il governare (governing) si attua attraverso processi gerarchici che coinvolgono i diversi livelli
esecutivi, ma che sono dominati dall’esercizio dell’autorità sovrana dello Stato sui cittadini e
sui gruppi d’interesse della società civile.
La globalizzazione delle relazioni tra gli Stati ha ridotto il concetto di “sovranità”, o di
“sovranità economica” dei singoli Stati. Nello stesso tempo agli Stati si sono affiancati
organismi non statali e società private, dotate di risorse e poteri tali da divenire soggetti
operativi del tutto paragonabili agli Stati.
Il processo di governare in forza di queste trasformazioni tuttora in corso si sviluppa in rapporti
di rete non gerarchici, il governare diviene una politica di continui bilanciamenti e assetti, è
governance.
Luca Marescotti 54 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle
trasformazioni.
Si genera dalla pratica urbanistica locale, possibilmente integrata, o nobilitata, da approcci di
economia territoriale. Le risorse economiche e finanziarie e la redditività degli investimenti
sono gli unici strumenti di valutazione che sostengono e indirizzano le trasformazioni
territoriali, riducendo il valore di bene pubblico a mera affermazione di principio. Il tema della
rendita fondiaria e della privatizzazione dei processi di accumulazione basate sulla
valorizzazione economica dei beni pubblici diviene l’elemento motore dello sviluppo.
Luca Marescotti 55 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle
trasformazioni.
Per ottenere un’ampia libertà di manovra, i capitali finanziari devono sminuire il valore del
territorio e dell’ambiente, devono sottovalutare il ruolo dell’organizzazione territoriale
nell’economia complessiva e devono sottovalutare le risorse ambientali
nello stesso tempo
devono evitare o banalizzare i processi partecipativi.
Luca Marescotti 56 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle
trasformazioni.
Per quanto riguarda LA CENTRALITÀ DELL’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE
NELL’ECONOMIA E NELLO SVILUPPO SOCIALE, bisogna sottolineare che la
costruzione di nuovi insediamenti e la ristrutturazione di parti della città è solo una parte
dell’organizzazione territoriale, composta da insediamenti, da aree vaste dedicate a fini
produttivi agricoli, forestali e pastorali, da infrastrutture con strade, ferrovie, stazioni, porti,
centri logistici.
L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE ATTIVITÀ UMANE
contribuisce in maniera fondamentale alla crescita economica e sociale, anzi si può affermare
che nei processi economici assume una funzione essenziale, ma, in quanto possibile strumento
di concentrazione o di accumulazione del capitale attraverso la rendita fondiaria, può essere
manipolato come mero fattore interno ai flussi monetari, perdendo la funzione principale e
reale.
Luca Marescotti 57 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle
trasformazioni.
Se il territorio non edificato non è considerato elemento essenziale per l’umanità, le foreste, i
boschi e l’agricoltura, le coste e i litoranei sono esposti a regole di mercato dominate dal breve
periodo, senza alcuna visione d’insieme, senza alcuna visione strategica. In una simile
concezione i parchi non assumono la funzione esemplare di diffusione di valori ambientali, ma
una funzione riduttiva di aree da salvaguardare o proteggere. In tal senso, secondo tale
posizione riduttivistica, il patrimonio ambientale non è più un bene collettivo, limitato e non
rinnovabile, ma una risorsa utilizzabile in base al diritto e alle norme che regolano e
proteggono la proprietà privata.
Lo stesso soggetto pubblico secondo tale posizione non riguarda la collettività nella sua
interezza, né lo Stato è garante degli interessi collettivi, ma solo degli interessi che hanno la
rappresentanza più forte.
Luca Marescotti 58 / 73
TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
URBANISTICA, tre costanti
La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle
trasformazioni.
Il dominio della rendita fondiaria si manifesta nell’indurre minori controlli nel processo
urbanistico sotto qualsiasi forma sia gestito, sia tramite pianificazione e programmazione sia
tramite singoli atti di governo capaci di stabilire o modificare le regole di intervento
territoriale, di gestione e manutenzione delle opere, di trasformazione degli insediamenti.
Per potere operare liberamente sulla rendita fondiaria occorre indurre una costante
sottovalutazione economica delle megalopoli e delle strutture architettoniche, i cui costi
energetici di costruzione e di gestione potrebbe essere tale da squilibrare intere economie
sociali, ma che trovano giustificazione sia in una stima dei profitti realizzabili, sia nel fatto di
diventare luoghi di dominio economico planetario.
La dimensione delle metropoli moderne, il raggio di influenza della loro economia urbana,
la loro impronta ecologica implica il superamento dei confini amministrativi locali,
attraendo risorse e inducendo trasformazioni sulle regioni circostanti.
Luca Marescotti 59 / 73
LIMITI DELLO SVILUPPO: VERSO UN PIANETA URBANO
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 60 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
L’incremento demografico e le migrazioni internazionali
modificano rapidamente la distribuzione della popolazione nel
mondo, instaurando circoli viziosi che rafforzano di continuo
l’urbanesimo mondiale, anche se con ritmi diversi da paese a
paese, da continente a continente
Luca Marescotti 61 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
L’incremento demografico e le migrazioni internazionali
modificano rapidamente la distribuzione della popolazione nel
mondo, instaurando circoli viziosi che rafforzano di continuo
l’urbanesimo mondiale, anche se con ritmi diversi da paese a
paese, da continente a continente
Luca Marescotti 62 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 63 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 64 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Indifferenza agli effetti ambientali diretti e indiretti
●
rimuneratività immediata degli investimenti attrae superando la
dimensione locale
●
incremento degli squilibri e incentivazione delle rendite fondiarie
●
indeboliscono le risorse produttive,
●
abbandono delle aree agricole periferiche
Attesa dell’edificabilità come fonte di guadagno a sua volta riduce le
possibilità di azioni ambientali.
Luca Marescotti 65 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
In questi processi sono coinvolti Stati, gruppi privati nazionali e
multinazionali, organizzazioni non governative, gruppi sociali e individui
con risorse e opportunità molto diverse; su di essi interagiscono politiche
apparentemente estranee, come il protezionismo agricolo dei paesi ricchi o la
gestione dei debiti internazionali, ma per governarli sarebbe necessario
interpretarne gli effetti in termini ambientali e territoriali prima che nei
termini astratti dell’economia.
Questo è il quadro entro cui collocare l’aumento del numero di
grandi città ed aree metropolitane.
Luca Marescotti 66 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Nell’intreccio globale delle risorse lo sviluppo economico è più sostenuto nei paesi con minori
risorse e con leggi più permissive, come dimostra l’urbanesimo.
La velocità di formazione delle megalopoli è proporzionale alla lentezza con cui si
promuovono adeguate formazioni culturali o appropriati sviluppi produttivi, si adottano
criteri di sostenibilità e si mettono in pratica politiche positive.
Gli squilibri tra ricchezze e opportunità di lavoro si misuravano nel passato essenzialmente
nella contrapposizione tra città e campagna; più recentemente si sono misurati all’interno di
una nazione, tra regioni sviluppate e regioni povere, attraverso le grandi ondate migratorie
verso terre relativamente poco abitate.
Questo è il quadro entro cui collocare l’aumento del numero di
grandi città ed aree metropolitane.
Luca Marescotti 67 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Le grandi migrazioni connesse all’urbanesimo influenzano i comportamenti,
rallentano il tasso di crescita della popolazione mondiale, aumentano i bisogni di
beni di prima necessità e di beni voluttuari indotti: alla fine del XX secolo gli
squilibri erano espressione di un mondo relativamente piccolo, segnato dalla
consapevolezza dalla contrapposizione tra nord e sud del mondo per conquistare o
mantenere il possesso di risorse naturali; nel XXI secolo gli squilibri sono misurati
in termini di disponibilità di energia e di estensione delle impronte ecologiche.
Questo è il quadro entro cui collocare l’aumento del numero di
grandi città ed aree metropolitane.
Luca Marescotti 68 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 69 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 70 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 71 / 73
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 72 / 73
NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
DON'T FORGET
We live in complex social-ecological systems
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 73 / 73
TRE DOMANDE
CHE COSA HA LIMITATO LA DIMENSIONE SCIENTIFICA
DELL'URBANISTICA?
CHE RAPPORTI CI SONO TRA ECOLOGIA, ECONOMIA E
URBANISTICA?
COME STUDIARE DATI E STIME SULLA CRESCITA
DEMOGRAFICA E URBANA MONDIALE?
IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA

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2016 An Ecological Planning Theory 1 Science and land use planning theory. Learning from ecology and reality

  • 1. URBANISTICA PROGETTAZIONE URBANA SOSTENIBILE Luca Marescotti Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica. Imparare dall'ecologia e dalla realtà DOI: 10.13140/RG.2.1.1545.3045 2015-2016 2° semestre
  • 2. Luca Marescotti 2 / 73 IL SENSO DELLE PAROLE THE MEANING OF WORDS Le lezioni seguono il libro di testo: Luca Marescotti, Urbanistica. Fondamenti e teoria. Nelle diapositive sono riportati estratti del testo
  • 3. Luca Marescotti 3 / 73 Nelle lezioni precedenti FONDAMENTI DELL’URBANISTICA APPLICAZIONI PRATICHE FORMULAZIONI TEORICHE RICERCHE STORICHE VALUTAZIONI CRITICHE URBANISTICA: i fondamenti scientifici
  • 4. Luca Marescotti 4 / 73 Tra tutti i documenti disponibili sono stati selezionati quelli che maggiormente permettevano di individuare i principi guida seguiti nelle trasformazioni delle città e del territorio MAABBIAMO TROVATO. Definizioni contrastanti = una disciplina o insieme di discipline (complementari?) o tecniche operative senza autonomia disciplinare? elemento nonostante un UNICO oggetto di interesse = le città, le loro espansioni e trasformazioni Urbanistica deformata da una visione classica e convenzionale che non tiene conto di condizioni generali, indirizzi giuridici, questione ambientale. URBANISTICA: i fondamenti scientifici
  • 5. Luca Marescotti 5 / 73 EPPURE riscontri oggettivi nella logica e nell’osservazione L’urbanistica produce territorio, trasforma il mondo esistente per adattarlo alle necessità umane del futuro; questo processo inarrestabile di trasformazioni conduce per necessità a condividere un postulato d’oggettività della natura. Il metodo scientifico osserva quindi l’ambiente: la natura e la sua antropizzazione, l’uso delle risorse naturali, il loro sfruttamento, la costruzione delle città. Le trasformazioni del pianeta non accadono più solo perché rette da finalità imperscrutabili o sollecitate da violente dinamiche naturali, ma che possono essere modificate dalla crescente pressione antropica. URBANISTICA: i fondamenti scientifici
  • 6. Luca Marescotti 6 / 73 PLANNING THEORY Il quarto capitolo riguarda “TEORIA DELL'URBANISTICA” [ovviamente teoria all'interno di una visione scientifica urbanistica] PER UNA TEORIA DELL’URBANISTICA IN AMBITO ECOLOGICO
  • 7. Luca Marescotti 7 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Nel libro Città Tecnologie Ambiente, quarto capitolo, si introduce la teoria dell'urbanistica in ambito ecologico da un altro punto di vista TECNOLOGIE DI PROCESSO, TECNOLOGIE DI PRODOTTO, sottolineando l'importanza dei sistemi informativi territoriali (GIS Geographical Information Service) e del Catasto
  • 8. Luca Marescotti 8 / 73 AVREI TRE DOMANDE CHE COSA HA LIMITATO LA DIMENSIONE SCIENTIFICA DELL'URBANISTICA? CHE RAPPORTI CI SONO TRA ECOLOGIA, ECONOMIA E URBANISTICA? COME STUDIARE DATI E STIME SULLA CRESCITA DEMOGRAFICA E URBANA MONDIALE? IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA
  • 9. Luca Marescotti 9 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA URBANISTICA, le difficoltà di una scienza urbanistica e opere pubbliche In primo luogo, nella formazione scientifica e professionale: la visione unitaria non appare condivisa. In secondo luogo, sottovalutazione teorica e operativa del riduzionismo urbanistico (tecnica amministrativa) e separazione delle competenze: difficoltà di strategie territoriali In terzo luogo, nella prassi amministrativa (discrezionalità arbitrarietà di tecnici e politici) ha portato verso criteri e norme per omogeneizzare i singoli comportamenti e migliorare l’efficienza. Di riflesso, questi aspetti hanno dominato la visione scientifica e teorica e hanno portato a formalizzare i bilanci di previsione degli Stati (Inghilterra, e unità amministrativa dell’Unità d’Italia). Ciononostante, opere pubbliche e urbanistica sono rimaste a lungo separate, spesso perché gestite da enti diversi
  • 10. Luca Marescotti 10 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA URBANISTICA, le difficoltà di una scienza L’urbanistica produce territorio, trasforma il mondo esistente per adattarlo alle necessità umane del futuro; questo processo inarrestabile di trasformazioni conduce per necessità a condividere un postulato d’oggettività della natura. Il metodo scientifico osserva quindi l’ambiente: la natura e la sua antropizzazione, l’uso delle risorse naturali, il loro sfruttamento, la costruzione delle città. Ci si rende conto che le trasformazioni del pianeta non accadono più solo perché rette da finalità imperscrutabili o sollecitate da violente dinamiche naturali, ma che possono essere modificate dalla crescente pressione antropica.
  • 11. Luca Marescotti 11 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA URBANISTICA, le difficoltà di una scienza ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le definizioni, le storie, gli esempi citati...
  • 12. Luca Marescotti 12 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA URBANISTICA, le difficoltà di una scienza ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni … Nel confrontare le ipotesi di Choay con quelle di Mumford, di Sager, di Astengo, di Campos Venuti o di Secchi è possibile costatare la forte dipendenza di ciascuna dalla cultura locale (francese o statunitense o italiana) e l’assoluta disomogeneità dei punti di vista.
  • 13. Luca Marescotti 13 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …Choay Progresso tecnico scientifico/spazio urbano e funzioni = preurbanistica progressista. Mantenimento e recuperare del passato = preurbanistica culturalista. DA preurbanistica, episodica e politica A urbanistica tecnica “depoliticizzata” = Cerdá: (regolazione, vincoli e norme) modello progressista = città industriale di Garnier e Carta di Atene modello culturalista = Sitte e Howard e Unwin modello naturalista = Broadacre City di Wright. correnti critiche alla città del Novecento = critica operativa, critica epistemologica, analisi strutturale della percezione urbana nuovi orizzonti culturali = tecnotopia e anthropopoli. l’urbanistica come rimedio ai mali della città (vedi Mumford)
  • 14. Luca Marescotti 14 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …Mumford, ricordate? piano autoritario, piano utilitario, piano utopistico, piano romantico e piano organico
  • 15. Luca Marescotti 15 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …Tore Sager Tore Sager 1994 = planning theories vedi: American Planning Association e la formazione professionale Sager coglie nelle teorie urbanistiche la sovrapposizione di più modelli, in parte ordinabili cronologicamente, salvo alcuni come l’utopia urbanistica (utopianism di Burnham, Wright e Le Corbusier) che sembra essere indipendente e trasversale, riaffiorando con una certa costanza nel corso del tempo. Sono chiari due tipi di matrici all’origine delle diverse ipotesi teoriche. La matrice economica è la base del metodo tecnico (rationalism) derivato da Herbert A. Simon, che individua i migliori strumenti per conseguire il successo o di quello realistico del miglioramento progressivo (incrementalism), con cui Charles Lindbloom individuava la possibilità di conseguire obiettivi parziali per passi sequenziali. La matrice politica è alla base della pianificazione partecipata (advocacy planning e radical planning) con Paul Davidoff, Alan Altshuler e John Friedmann, presente anche nei processi di pianificazione basati sul confronto tra diversi attori o gruppi sociali caratterizzati dalla contrattazione e dalla concertazione (transactive planning).
  • 16. Luca Marescotti 16 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …modelli di crescita (… da Burgess a ...) Hoyt e Harris & Ullman
  • 17. Luca Marescotti 17 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …e a Waugh
  • 18. Luca Marescotti 18 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …Campos Venuti Secondo quest’interpretazione (indubbiamente soggettiva, anche se non priva di argomentazioni generali) i piani italiani dal dopoguerra agli anni Novanta si possono collocare nella successione di tre generazioni: i piani di prima generazione, che furono messi a punto per la ricostruzione; i piani di seconda generazione, che servirono a sostenere l’accelerazione dell’urbanesimo; i piani di terza generazione, mirati agli interventi di trasformazione della città esistente, per promuovere la qualità del tessuto urbano più che la quantità edilizia.
  • 19. Luca Marescotti 19 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Milano 1945
  • 20. Luca Marescotti 20 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Milano 1953 (capacità insediativa 4,5 milioni – tesi di laurea ~1972)
  • 21. Luca Marescotti 21 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Milano 1953 (capacità insediativa 4,5 milioni – tesi di laurea ~1972)
  • 22. Luca Marescotti 22 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Bologna 1969
  • 23. Luca Marescotti 23 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Bologna 1985
  • 24. Luca Marescotti 24 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA Roma 2000
  • 25. Luca Marescotti 25 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA ETEROGENEITÀ DEI CONTRIBUTI Le classificazioni …Campos Venuti
  • 26. Luca Marescotti 26 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico. Opera maggiormente a livello teorico e concettuale, spostando l’attenzione alla domanda locale. Come l’unità del territorio e dell’ambiente sono frammentate in ambiti amministrativi separati, così l’unità conoscitiva dell’urbanistica è frammentata in settori disciplinari incomunicanti. Il riduzionismo scientifico opera attraverso modalità empiriche destrutturate, artificialmente rese complesse, evitando di monitorare e documentare le trasformazioni. PREFERISCE LA QUALITÀ DEI PROGETTI URBANI E TERRITORIALI O GLI ACCORDI POLITICI
  • 27. Luca Marescotti 27 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico. NEOLIBERISMO e DEREGULATION (semplificazione?) La legittimità di un simile adeguamento alle esigenze sarebbe stata del tutto accettabile se si fossero mantenuti gli interessi generali, la volontà di governare, la capacità di coordinamento e di controllo degli uffici e degli enti a guida dei processi. Meno accettabile sarebbe se prevalesse il singolo episodio in assenza o nell’indifferenza di interessi generali e di strategie, dando così spazio all’agire discrezionale e al law shopping, cioè alla scelta del luogo dove si danno meno regole e controlli. In questo modo, infatti, ogni procedimento sarebbe retto da una visione essenzialmente contingente.
  • 28. Luca Marescotti 28 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
  • 29. Luca Marescotti 29 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
  • 30. Luca Marescotti 30 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
  • 31. Luca Marescotti 31 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico. OSSERVAZIONE 1 necessità di un quadro generale a cui riferire il processo di pianificazione e programmazione delle singole opere, verifica della compatibilità (o fattibilità) ambientale, economica, sociale e tecnica quadro generale con gli indirizzi di mitigazione e compensazione degli eventuali impatti negativi. LA PIANIFICAZIONE A VASTA SCALA È UN’ESIGENZAAMBIENTALE
  • 32. Luca Marescotti 32 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico. OSSERVAZIONE 2 esercizio positivo della governance non sul modello delle società per azioni ma sul modello di processi decisionali pubblici concordati su più livelli eterogeneità dei soggetti (enti decisionali, enti amministrativi, uffici o settori, enti privati) & complessità delle opere può richiedere l’istituzione di un ente apposito per coordinare le attività progettuali ed esecutive. Il processo di pianificazione e di progettazione delle opere pubbliche richiede il concorso di visioni politiche (gli obiettivi per quale assetto territoriale e per quale società) e di capacità organizzative e progettuali.
  • 33. Luca Marescotti 33 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico. OSSERVAZIONE 3 sistemi e processi a supporto della pianificazione e della programmazione (sistemi informativi geografici in quanto tecnologie di processo) GIS necessità per controllo, trasparenza e efficienza
  • 34. Luca Marescotti 34 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico. SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO La valutazione degli effetti di un piano è un problema di misura e un problema di giudizio, questo basato e articolato su quello Sono due aspetti inscindibili che valgono per il passato e per il futuro, per il giudizio storico su ciò che fu e per il giudizio presente su ciò che sarà L’essenza del problema di misura e di giudizio riveste una questione centrale della disciplina e della politica, per non parlare di quanto la sua assenza incide sull’ambiente e sulla qualità delle città.
  • 35. Luca Marescotti 35 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO Le trasformazioni territoriali implicano l’alterazione delle relazioni ambientali nel sistema “aria-acqua-suolo”, implicano il suo consumo oltre a quello dell’energia; si riflettono nella mobilità, nell’azzonamento funzionale e sociale, nella qualità della vita di tutti i sistemi viventi. Si tratta di aspetti che sono presenti solo in alcuni recenti processi di valutazione ambientale e che, non a caso, fanno riferimento ad una letteratura internazionale e a direttive o indirizzi sovranazionali. Si tratta di processi non applicati sistematicamente e ancor più raramente riferiti a sistemi codificati di informazioni geografiche.
  • 36. Luca Marescotti 36 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO In generale, quindi, la debolezza delle formulazioni teoriche, rende evidente una debolezza “scientifica” congenita della disciplina. Vi è una gran diffusione di comunicazioni su piani o su atti urbanistici, sul loro contenuto e sulla loro bontà e sulla capacità innovativa, ma non possono essere assunte come valutazioni urbanistiche. Le comunicazioni urbanistiche risultano, infatti, intrinsecamente “soggettive” per la loro stessa natura, poiché sono state predisposte in genere dagli stessi committenti o dagli esecutori con la finalità di rafforzare il consenso e di migliorare la propria immagine.
  • 37. Luca Marescotti 37 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza SOTTOVALUTAZIONE DEL PROCESSO E DEL CONTROLLO Le analisi devono affrontare una visione di processo per permettere inizialmente la definizione qualitativa e quantitativa del problema (ex-ante, ante operam) e successivamente la verifica dell’efficacia delle soluzioni (ex-post, post operam, ex- built), ma sarebbe assai più utile se potessero monitorare l’intero processo di trasformazione per controllare il procedere, l’efficacia delle azioni rispetto allo stato di raggiungimento degli obiettivi, la soddisfazione delle parti, le possibili azioni correttive, il livello di efficienza (on-going).
  • 38. Luca Marescotti 38 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La prima costante si concreta nel riduzionismo scientifico ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA Nella disamina delle definizioni dell’urbanistica è stato trattato ampiamente il rapporto tra urbanistica e architettura, presentato spesso come identità e spiegato dimostrando come la qualità di un intervento urbanistico del passato si percepisca nella bellezza degli spazi urbani realizzati e nelle eccezionalità delle sue architetture. Con l’identificazione dell’urbanistica con l’architettura, l’interesse è tutto nel progetto, facendo convergere risorse e valutazioni su singole parti fortemente simboliche: il centro direzionale, la residenza nella natura, il villaggio turistico di eccellenza.
  • 39. Luca Marescotti 39 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA Bruno Zevi / trattati di estetica, rifiutandosi «di considerare l’architettura come un’arte a sé, dominata da leggi particolari», difendendone l’autonomia artistica e dilatandone il campo fino ad assorbire gli spazi urbani: «Il termine “urbanistica” è ambiguo e polivalente. Coinvolge infatti: la programmazione economica del territorio, l’assetto regolamentato degli abitati in zone residenziali e industriali, maglie viarie, nuclei direzionali, parchi; la costruzione concreta, plano-volumetrica e perciò spaziale della città. Anche il processo architettonico può essere scisso in fasi analoghe, nell’impostazione economico-sociale dell’edificio, nella distribuzione funzionale dei suoi ambienti e nella loro effettiva configurazione. Ma è chiaro che, in urbanistica come in architettura, le prime due fasi riguardano le intenzioni progettuali –certo essenziali per intendere la genesi del prodotto. L’ipotesi umana che lo sottende- mentre solo la terza fornisce l’oggetto storico reale, fruibile, da “saper vedere”.»
  • 40. Luca Marescotti 40 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA La centralità dell’architettura in Aldo Rossi, incipit di L'architettura della città = una teoria urbana dilatata nel territorio, implicitamente coinvolgendo l’urbanistica: «La città, oggetto di questo libro, viene qui intesa come un’architettura. Parlando di architettura non intendo riferirmi solo all’immagine visibile della città e all’insieme delle sue architetture; ma piuttosto all’architettura come costruzione. Mi riferisco alla costruzione della città nel tempo.»
  • 41. Luca Marescotti 41 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA Rossi cita il Palazzo della Ragione a Padova, per dimostrare come l’individualità dell’architettura dipenda dalla forma e dalla materia, oltre che dal tempo e dal luogo in cui è stata realizzata, oltre che dal modo con cui nel tempo si sono mantenute o succedute le funzioni, oltre che, ancora, dalle relazioni che quel Palazzo ha stabilito con la città e la città con il territorio.
  • 42. Luca Marescotti 42 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
  • 43. Luca Marescotti 43 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA Aldo Rossi con una citazione tratta da Carlo Cattaneo afferma la dimensione storica e l’unità del territorio e allo stesso tempo afferma l’interesse per una dimensione vasta dell’intervento umano. Proprio l’estensione dell’intervento e quindi la sua influenza sull’ambiente servono per motivare un richiamo alle responsabilità dell’architetto e della politica verso il territorio «patria artificiale», fine ultimo: «(…) “quella terra adunque per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani; è una patria artificiale”. La città e la regione, la terra agricola e i boschi diventano la cosa umana perché sono un immenso deposito di fatiche, sono opera delle nostre mani; ma in quanto patria artificiale e cosa costruita sono anche la testimonianza di valori, sono permanenza e memoria. La città è nella sua storia.»
  • 44. Luca Marescotti 44 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA L’enfasi della forma urbana e architettonica, della città come opera d’arte rimanda ai temi della bellezza, alle memorie in rapporto al monumento che celebra e rinnova un patto sociale, si accompagna alla sottovalutazione dei processi di pianificazione e di controllo delle trasformazioni. Pare quasi di intendere che non solo la pianificazione possa assumere una funzione marginale, ma che la misurazione delle trasformazioni territoriali e ambientali appartengano ad altre discipline. La riduzione dell’urbanistica al prodotto, all’architettura e agli spazi urbani corre il rischio di porre la bellezza come metro di giudizio e di promuovere la discrezionalità e il gusto al centro dell’azione e della discussione.
  • 45. Luca Marescotti 45 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza ENFASI DEL PRODOTTO: L’ARCHITETTURA E LA FORMA URBANA In una visione unitaria del processo, che lega la pianificazione alla progettazione e all’esecuzione delle opere, si possono però combinare i diversi punti di vista, fino a rafforzare la stessa pianificazione anticipando la progettazione di spazi e di architetture significative, individuando progetti piloti, promuovendo culture agricole ed energie sostenibili, in modo che la realizzazione di opere significative possa comunicare la concretezza della pianificazione ed accelerane l’attuazione complessiva.
  • 46. Luca Marescotti 46 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano urbanistico. Si presenta nella formazione disciplinare e professionale e nella pratica amministrativa e politica. La visione locale tende a respingere decisioni prese ai livelli superiori, ritenute interferenze intrusioni o ingerenze.
  • 47. Luca Marescotti 47 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano urbanistico. La seconda costante dipende ancora dalla prassi, in cui la dimensione locale del piano urbanistico è stata ed è dominante. La dimensione locale del piano in termini amministrativi e politici, elude o ignora l’esigenza di coordinare le competenze dei governi territoriali di area vasta, rifiutando atti di pianificazione e di programmazione condivisi. Il riduzionismo scientifico ha teso a limitare la disciplina al piano regolatore locale, la dimensione locale esalta gli aspetti architettonici e le scelte infrastrutturali, ma non è interessato a governare le interazioni tra le pubbliche amministrazioni.
  • 48. Luca Marescotti 48 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano urbanistico. Con alcuni esempi ormai classici, si ricordano alcuni passi fondamentali dell’urbanistica italiana: il piano regolatore di Roma del 1936, che permise di sperimentare alcuni l’impianto della “Legge Urbanistica” italiana del 1942; la pianificazione per il centro storico di Bologna tra 1968 e 1972, che fu l’apice delle sperimentazioni italiane degli anni Sessanta e l’inizio di un processo riformistico che si diffuse, com’è noto, come urbanistica alternativa per oltre un decennio espandendosi a livello internazionale. L’interesse suscitato dall’intervento pubblico in Bologna si estese in Italia ed ebbe una risonanza internazionale, forse unica nella storia dell’urbanistica per ampiezza e durata.
  • 49. Luca Marescotti 49 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
  • 50. Luca Marescotti 50 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano urbanistico. Le potenzialità di Agenda Locale LA 21 e delle buone pratiche promosse da UN-Habitat si indirizza nel sensibilizzare l’opinione pubblica, nel diffondere la condivisione di nuovi valori, nell’attirare capitali privati in interventi pubblici, nel coordinare azioni di livelli di governo eterogenei: ancora una volta torna il concetto di saper governare più livelli decisionali secondo obiettivi e strategie comuni. Il successo dell’azione pubblica locale può però essere limitato dal riduzionismo, che ne impedisce valutazioni complesse e soprattutto la loro generalizzazione ovvero la trasformazione dei modelli locali in modelli generali, rafforzati dalla legislazione nazionale; anzi, se è corretto affermare e sostenere le potenzialità, bisogna anche ammetterne i limiti: per quanto numerose e diffuse simili applicazioni siano, non possono essere sufficienti a coprire le esigenze dell’intero pianeta.
  • 51. Luca Marescotti 51 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza
  • 52. Luca Marescotti 52 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano urbanistico. tre principali modalità: government, governing e governance. Difficoltà della pianificazione = modalità di esercitare il governo, di ripartire le competenze e di assumere le responsabilità in azioni di lunga durata e la capacità di “agire insieme” nel tempo. L’esasperata accentuazione delle autonomie locali ha una parziale giustificazione quando le relazioni di governo (government) sono rigorosamente ripartite per ordini gerarchici nei diversi livelli esecutivi, in modo che l’autonomia garantisca l’uso territoriale ai cittadini che lo abitano. Nella maturazione degli stati democratici e per qualche riflesso anche in altre situazioni politiche caratterizzate da maggiori interazioni sociali, diviene più evidente l’agire politico
  • 53. Luca Marescotti 53 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La seconda costante si esplicita nell’egemonia della dimensione locale del piano urbanistico. Il governare (governing) si attua attraverso processi gerarchici che coinvolgono i diversi livelli esecutivi, ma che sono dominati dall’esercizio dell’autorità sovrana dello Stato sui cittadini e sui gruppi d’interesse della società civile. La globalizzazione delle relazioni tra gli Stati ha ridotto il concetto di “sovranità”, o di “sovranità economica” dei singoli Stati. Nello stesso tempo agli Stati si sono affiancati organismi non statali e società private, dotate di risorse e poteri tali da divenire soggetti operativi del tutto paragonabili agli Stati. Il processo di governare in forza di queste trasformazioni tuttora in corso si sviluppa in rapporti di rete non gerarchici, il governare diviene una politica di continui bilanciamenti e assetti, è governance.
  • 54. Luca Marescotti 54 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle trasformazioni. Si genera dalla pratica urbanistica locale, possibilmente integrata, o nobilitata, da approcci di economia territoriale. Le risorse economiche e finanziarie e la redditività degli investimenti sono gli unici strumenti di valutazione che sostengono e indirizzano le trasformazioni territoriali, riducendo il valore di bene pubblico a mera affermazione di principio. Il tema della rendita fondiaria e della privatizzazione dei processi di accumulazione basate sulla valorizzazione economica dei beni pubblici diviene l’elemento motore dello sviluppo.
  • 55. Luca Marescotti 55 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle trasformazioni. Per ottenere un’ampia libertà di manovra, i capitali finanziari devono sminuire il valore del territorio e dell’ambiente, devono sottovalutare il ruolo dell’organizzazione territoriale nell’economia complessiva e devono sottovalutare le risorse ambientali nello stesso tempo devono evitare o banalizzare i processi partecipativi.
  • 56. Luca Marescotti 56 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle trasformazioni. Per quanto riguarda LA CENTRALITÀ DELL’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE NELL’ECONOMIA E NELLO SVILUPPO SOCIALE, bisogna sottolineare che la costruzione di nuovi insediamenti e la ristrutturazione di parti della città è solo una parte dell’organizzazione territoriale, composta da insediamenti, da aree vaste dedicate a fini produttivi agricoli, forestali e pastorali, da infrastrutture con strade, ferrovie, stazioni, porti, centri logistici. L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE ATTIVITÀ UMANE contribuisce in maniera fondamentale alla crescita economica e sociale, anzi si può affermare che nei processi economici assume una funzione essenziale, ma, in quanto possibile strumento di concentrazione o di accumulazione del capitale attraverso la rendita fondiaria, può essere manipolato come mero fattore interno ai flussi monetari, perdendo la funzione principale e reale.
  • 57. Luca Marescotti 57 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle trasformazioni. Se il territorio non edificato non è considerato elemento essenziale per l’umanità, le foreste, i boschi e l’agricoltura, le coste e i litoranei sono esposti a regole di mercato dominate dal breve periodo, senza alcuna visione d’insieme, senza alcuna visione strategica. In una simile concezione i parchi non assumono la funzione esemplare di diffusione di valori ambientali, ma una funzione riduttiva di aree da salvaguardare o proteggere. In tal senso, secondo tale posizione riduttivistica, il patrimonio ambientale non è più un bene collettivo, limitato e non rinnovabile, ma una risorsa utilizzabile in base al diritto e alle norme che regolano e proteggono la proprietà privata. Lo stesso soggetto pubblico secondo tale posizione non riguarda la collettività nella sua interezza, né lo Stato è garante degli interessi collettivi, ma solo degli interessi che hanno la rappresentanza più forte.
  • 58. Luca Marescotti 58 / 73 TEORIA DELL'URBANISTICA: le difficoltà di una scienza URBANISTICA, tre costanti La terza costante si manifesta nell’egemonia degli interessi privati nelle trasformazioni. Il dominio della rendita fondiaria si manifesta nell’indurre minori controlli nel processo urbanistico sotto qualsiasi forma sia gestito, sia tramite pianificazione e programmazione sia tramite singoli atti di governo capaci di stabilire o modificare le regole di intervento territoriale, di gestione e manutenzione delle opere, di trasformazione degli insediamenti. Per potere operare liberamente sulla rendita fondiaria occorre indurre una costante sottovalutazione economica delle megalopoli e delle strutture architettoniche, i cui costi energetici di costruzione e di gestione potrebbe essere tale da squilibrare intere economie sociali, ma che trovano giustificazione sia in una stima dei profitti realizzabili, sia nel fatto di diventare luoghi di dominio economico planetario. La dimensione delle metropoli moderne, il raggio di influenza della loro economia urbana, la loro impronta ecologica implica il superamento dei confini amministrativi locali, attraendo risorse e inducendo trasformazioni sulle regioni circostanti.
  • 59. Luca Marescotti 59 / 73 LIMITI DELLO SVILUPPO: VERSO UN PIANETA URBANO VERSO UN PIANETA URBANO
  • 60. Luca Marescotti 60 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO L’incremento demografico e le migrazioni internazionali modificano rapidamente la distribuzione della popolazione nel mondo, instaurando circoli viziosi che rafforzano di continuo l’urbanesimo mondiale, anche se con ritmi diversi da paese a paese, da continente a continente
  • 61. Luca Marescotti 61 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO L’incremento demografico e le migrazioni internazionali modificano rapidamente la distribuzione della popolazione nel mondo, instaurando circoli viziosi che rafforzano di continuo l’urbanesimo mondiale, anche se con ritmi diversi da paese a paese, da continente a continente
  • 62. Luca Marescotti 62 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO
  • 63. Luca Marescotti 63 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO
  • 64. Luca Marescotti 64 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO Indifferenza agli effetti ambientali diretti e indiretti ● rimuneratività immediata degli investimenti attrae superando la dimensione locale ● incremento degli squilibri e incentivazione delle rendite fondiarie ● indeboliscono le risorse produttive, ● abbandono delle aree agricole periferiche Attesa dell’edificabilità come fonte di guadagno a sua volta riduce le possibilità di azioni ambientali.
  • 65. Luca Marescotti 65 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO In questi processi sono coinvolti Stati, gruppi privati nazionali e multinazionali, organizzazioni non governative, gruppi sociali e individui con risorse e opportunità molto diverse; su di essi interagiscono politiche apparentemente estranee, come il protezionismo agricolo dei paesi ricchi o la gestione dei debiti internazionali, ma per governarli sarebbe necessario interpretarne gli effetti in termini ambientali e territoriali prima che nei termini astratti dell’economia. Questo è il quadro entro cui collocare l’aumento del numero di grandi città ed aree metropolitane.
  • 66. Luca Marescotti 66 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO Nell’intreccio globale delle risorse lo sviluppo economico è più sostenuto nei paesi con minori risorse e con leggi più permissive, come dimostra l’urbanesimo. La velocità di formazione delle megalopoli è proporzionale alla lentezza con cui si promuovono adeguate formazioni culturali o appropriati sviluppi produttivi, si adottano criteri di sostenibilità e si mettono in pratica politiche positive. Gli squilibri tra ricchezze e opportunità di lavoro si misuravano nel passato essenzialmente nella contrapposizione tra città e campagna; più recentemente si sono misurati all’interno di una nazione, tra regioni sviluppate e regioni povere, attraverso le grandi ondate migratorie verso terre relativamente poco abitate. Questo è il quadro entro cui collocare l’aumento del numero di grandi città ed aree metropolitane.
  • 67. Luca Marescotti 67 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO Le grandi migrazioni connesse all’urbanesimo influenzano i comportamenti, rallentano il tasso di crescita della popolazione mondiale, aumentano i bisogni di beni di prima necessità e di beni voluttuari indotti: alla fine del XX secolo gli squilibri erano espressione di un mondo relativamente piccolo, segnato dalla consapevolezza dalla contrapposizione tra nord e sud del mondo per conquistare o mantenere il possesso di risorse naturali; nel XXI secolo gli squilibri sono misurati in termini di disponibilità di energia e di estensione delle impronte ecologiche. Questo è il quadro entro cui collocare l’aumento del numero di grandi città ed aree metropolitane.
  • 68. Luca Marescotti 68 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO
  • 69. Luca Marescotti 69 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO
  • 70. Luca Marescotti 70 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO
  • 71. Luca Marescotti 71 / 73 VERSO UN PIANETA URBANO
  • 72. Luca Marescotti 72 / 73 NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA? DON'T FORGET We live in complex social-ecological systems VERSO UN PIANETA URBANO
  • 73. Luca Marescotti 73 / 73 TRE DOMANDE CHE COSA HA LIMITATO LA DIMENSIONE SCIENTIFICA DELL'URBANISTICA? CHE RAPPORTI CI SONO TRA ECOLOGIA, ECONOMIA E URBANISTICA? COME STUDIARE DATI E STIME SULLA CRESCITA DEMOGRAFICA E URBANA MONDIALE? IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA