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E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ]
RITO
Ugo Fabietti — RITO p ag .4
Antonio Ghirelli — AGONISMO pag.9
Valerio Valeri — CERIMONIALE pag.24
FESTA pag.31
F ETICCI O pag.38
GIOCO pag.46
LUTTO pag.52
REGALITÁ pag.58
RITO pag.73
Rito 242 243 Rito
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agonismo
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festa 2 4 2 ' ' ' 2 5 ' 3 S 5 3
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feticcio 2 2
4 2 2
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lutto 2 2 2
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rito 3 4 3 6 4 2
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agonismo
regalità
lutto
feticcio lutto regalità
ambiguità allegoria
competenzs/esecuzione codice
Rito fonetica immagine Ritogrammatica avanguardia
metafora
concetto analogia e metafora lessico classico
• egno
esistenza argomentazione lingua critica
significato
essere interpretazione lingua/parola filologia bello/brutto
simbolo
fenomeno linguaggio letteratura creatività
forma metrica maniera espressione
astratto/concreto
idea semantica poetica fantastico
dialettica alfabeto retorica gUSto
identità/differenza proposizione e giudizio senso/significato
traduzione ascolto imitazione
mediazione
gesto immaginazione anthropos
opposizion%ontraddizione universali/particolari
lettura progetto cultura/culture
quahtà/quantità atti linguistici luogo comune riproduzion%iproducibilità etnocentrismi
totalità dicibile/indicibile orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura
uno/molti enunciazione comunicazione
decisione parola finzione spazialità
arti
distribuzione statistica
presupposizione eallusione errore
ritmo generi
dato artigianato
referentc informazione
giochi scrittura narrazione/narratività artistaetica acculturazione
induzione statistica voce stile attribuzione
RloaoRS/fiilosoRe civiltà
probabilità tema/motivo
ragione antico/moderno oggetto futuro
rappresentazione statistica
razionai%rrazionale catastmfi calendario team produzione artistica selvaggio/bsrbar%ivilizzato
teoria/pratica
soggetto/oggetto ciclo decadenza
uguaglianza evento escatologia armonia colore escrementi
caos/cosmo valori p eriodizxazione età mitiche melodia disegno/progetto fertilità
infinitocurve e superfici vero/falso tempo/temporaiità genesi ritmica/metrica sbbiglnnnento visione nascita educazione
geometria C topologia macrocosmo/microcosmo volontà passato/presente scala canto sensi generazioni
coltivazione
mondo progress%esxione suon%umore infanziainvariante alchimia corpo sessualità
storia cultura materiale
nstUCS tonale/atonale morteastrologia atlante danza vecchiaia industria rurale
osservazione Slliofe
cabala collezione maschera vita/morte materiali
deduzione/prova reale desiderio
elementi documento/monumento moda
equivalenza unità armi eros prodotu
esoterico/essoterico fossile credenze ornamento clinica
differenziale frontiera isteria
formalizzazione memoria dialetto scena angoscia/colpa cura/normalizzazione
funzioni pulsionelogica guerra
rovina/restauro enigma esecrazione ecomplmso' esclusion%ntegrazione
infinitesimale possibilità(necessità analisi/sintesi
imperi
fiaba
sonia/psiche fuoco
sonn%ogno censura farmsoo/droga
locale/globale nazione homoreferenza/verità anticipazione funzione mostra cannibalismo identificaaione e transfert follia/delirio
sistemi di riferimento rlcorsivlts ipotesi misura tattica/strategia popolare dèi Inconscio medicina/medicalimwione mano/manufatto
stabilità/instabilità matematichc modello
alienazione proverbi divino tecnica
navmxi/psicosi norcnalc/anormale
variazione metodo struttura utensile
coscienza/autocoscienza demagogia rtlcztdfxioni crei „
' pigqecd salute/malattia
centrato/acentrato teoria/modello iniziazione
imlnaginazionc sociale . discriminazionc sintomo/diagnosi
combinatoria magia alimentazionepace repressione demoni
messia x ohtamo
applicazioni grafo serv%ignore telvol'C ateo divinazione animalecasta
labirinto millennio cer moniale
assioma/postulato caso/probabilità uomo tolleranza/intolleranza chierico/laico mit%ito donna cucina'festa
continuo/discreto rete causa/efietto utopia
persona
tortura chiesa mythos/fogna endogamla/csogamia domestieamento
I pur%mpuro feticcio
dipendenza/indipendenza abaco certezza/dubbio violenza 'xfizvolo origini famiglia fame
gioco
divisibilità algoritmo coerenza ",Cfesix religione
' lutto Il!cesto vegetale
dualità approssimazione convenzione sogno/visione
categorie/categorizzazione
f/berlino regalità maschile/femminile
insieme calcolo determinato/indeterminato
'
'; libm stregoneria
conoscenxa matrimonio
itltorazionale/algebrico/trascendente numero empiria/esperienza coppiefilosofiche PCCLxto
simmetria zero esperimento disciplina/discipline sauro/profano pnrentcla caccia/raccoltá
borghesi/borghesia totem
strutture matematiche legge santità
enciclopedia burocrazia economia uomo/donna eccedentetrasformazioni naturali / categorie libertà/necessità innovazion%coperta classi formazione economico-somale
metafisica pastoriais
controll%etroazione
insegnamento contadini lavoro
natural%rtificiale primitivo
invenzioneenergia consenso/dissenso ideologia modo di produzione
operatività reciprocità/Rdistrihuzlone
equilibrio/squilibrio'
rappresentazione
analogico/digitale
egemonia/dittatura citasse proprietà
paradigma ricerca intellettuali
automa interazione pmletariato riproduzione
previsione e possibilità sistematica e classificazione libertà transizioneintelligenzaartificiale ordine/disordine rivoluzione l' abbondanza/zcarSià
riduzione
macchina organizzazione
maggioranza/minoranza
ripetizione /
programma semplice/complesso partiti
scienza
simulazione sistema apprendimento politica accumulazione
spiegazione amministrazione
strumento soglia cervello autoregolszion%quilibrazione comunità capitale lusso I
verificabilità/falsificabilità
vincolo comportamento cognizione conflitto
Ci'lai ácò c srgcllo
e condizionamento induzione/deduzione „cbpsuécùdinc costituxione élite distribuzione peiic misure i
controllo sociale innato/acquisito diritto democrazia/dittatura fabbrica i pro duzione/disccàbtixiono /gergo
astronomia emozione/motivazione istinto giustizia nonna gestione ricchezza
gruppo /
cosmologie
atomo e molecola rncnte operazioni lilfitUIJorfi patto marginalità imperialismo i scambio
gravitazione percezioxe potere
conservazion%nvarianza :lca/lonsabilità opinione impresa l spreco l
/
luce quoziente mtellcttuale potere/autontà mercato
entropia povertàmateria Rsics
pubblico/privato propaganda
merce
spazio-tempo atmosfera cellula società civile moneta
forza/campo ruolo/status
litosfera adattamento di/ferenziamento abitazione • tsto pianiifiicazione
moto socializzazione
oceani evoluzione immunità profitto
particega
m società
pianeti mutazione/selezione individualità biologica ambiente rendita
plasma spazio sociale
sole polimorilsmo ititcgrazionc città salario
propagazione
universo SPCCIC invecchiamento clima utilità
quanti
relatività
organismo ccUrnlfic valore/plusvalore
regolazione insedhmento agricoltura
reversibilità/irreversibilità
catalisi
stato fisico
sviluppo e morfogenesi mlgraxlonc città/campagna
macromolecole pscssggto colonie
metabolismo popolazione commercio
omcostasi Cegloltn industria
eredità
organico/inorganico Ilsotsc spazioeconomico
osmosi
gene
suolo sviluppo/sottosviluppo
vita
genotipo/fenotipo
tetta
razza
territorio
sangue
vili~io
543 Rito
Rito vare aspetti che si situano tanto a livello conscio quanto a livello inconscio. l'«<
Agonismo, Cerimoniale, Festa, Feticcio, Gioco, la verità, proprio su questa opposizione fra conscio e inconscio diversi aut<><i
Lutto, Regalità, Rito hanno cercato di fondare la loro interpretazione del rito. Questi autori, pone»
dosi in una prospettiva eminentemente «psicologica», hanno particolarmente en
fatizzato la dimensione inconscia del «processo» rituale. Un tipico caso di signi
ficato inconscio del rito è ad esempio quello che potrebbe essere desunto da un
x. Int erpretare il rito. particolare rituale di cui gli attori non possiedono un'interpretazione coereni<
e compiuta, che viene invece ricostruita dall'osservatore esterno, in questo cas<>
Ogni tentativo mirante ad elaborare una teoria generale del +rito+ ha il non dall'antropologo. All'opposto, l'atteggiamento che consiste nell'accettare l'inter
trascurabile limite di attivare, il piu delle volte, categorie interpretative forte pretazione che gli stessi attori forniscono del rito, dà per scontato che il «pi<>
mente etnocentriche. L'interpretazione classica del rito che vede quest'ultimo cesso» rituale sia assolutamente trasparente agli attori rituali stessi, che questi
come un complesso di azioni prive di efficacia causale sul mondo è, per esem ultimi conoscano in modo analitico tutti i referenti empirici (sociologici) dcl
pio, costruita sull'opposizione irriducibile tra comportamento tecnico-razionale l'atto rituale. Entrambe queste prospettive fanno del rito un atto strettamente
da un lato e comportamento magico dall'altro, dove si dà per scontato che l'ef comunicativo, preposto cioè alla comunicazione di dati che hanno il loro refe
ficacia o meno di un'azione sia controllabile solo a livello strettamente materiale. rente a livello della struttura delle relazioni sociali.
Quest'interpretazione può in un certo senso apparire paradossale perché gli an
tropologi sono i primi a sapere che un'azione può avere un'efficacia diversa da
quella ottenibile per via puramente tecnica, e cioè un'efficacia di tipo simbolico. La dinamicadel rito.
Il rito è infatti un complesso di azioni materiali e simboliche dotate di un'ef
ficacia che si situa a diversi livelli dell'esperienza, Esso, si potrebbe dire, taglia La dimensione comunicativa del +rito+ (sia in forma inconscia sia in form;i
trasversalmente l'esperienza sociale strutturandola per mezzo di processi simbo consapevole e diretta) non può certamente essere negata, tuttavia essa non nc
lici che sono spesso ridondanti, estremamente complessi e, di conseguenza, ap esaurisce la multidimensionalità. Accanto alla dimensione comunicativa, quel l:<
parentemente incoerenti. cioè che consente di riprodurre in un contesto rituale rappresentazioni preesi
Porsi a livello della produzione simbolica dei significati rituali vuoi dire ten stenti in modo diretto e univoco (indipendentemente dal loro contenuto, che
tare di fornire una definizione del rito che si discosta da quella canonica (in an può essere conscio oppure inconscio), il rito possiede, da un punto di vista co
tropologia). Quest'ultima infatti, che si rifà solitamente a una tipologia delle gnitivo, una dimensione creativa. Neppure il +cerimoniale+, che in linea gene
azioni rituali, presenta il limite non indifferente di ricadere nella formulazione rale può essere distinto dal rito in quanto complesso di atti che fa riferimento
di tipi di azione definiti aprioristicamente e in maniera etnocentrica attraverso non a un'entità trascendente, soprannaturale (per esempio una divinità), ma a
la riattivazione dei postulati del senso comune caratteristici della cultura (scien una sacralità immanente alla stessa umanità (sacralità che si esprime nelle no
tifica) occidentale. Un modo per cercare di cogliere i significati prodotti in sede zioni di prestigio, di onore, di reputazione, ecc.), possiede una dimensione pu
rituale può essere quello di considerare il rito, o i riti, come dei complessi multi ramente comunicativa. Il rito non riproduce piattamente un déjà r>u, ma appor
dimensionali nei quali s'intersecano piu livelli simbolici, ciascuno dei quali cor ta un tipo d'informazione la cui natura è essenzialmente eterogenea ai contenuti
risponde a una serie di rappresentazioni combinate secondo strutture significanti. dell'esperienza quotidiana.
In linea assai generale si possono distinguere due livelli, entrambi caratteri Ciò che costituisce un elemento essenziale del processo rituale è la ridon
stici di qualunque comportamento rituale: il livello psicologico e il livello socio danza simbolica (significante) dei suoi stessi elementi (atti, nozioni ), ridondanza
logico. Questi due livelli non esauriscono la totalità dei significati prodotti ritual di cui si è detto all'inizio e che contribuisce a determinare l'inesplicabilità (ap
mente, ma è fondamentalmente ad essi che tali significati possono, per comodi parente) del rapporto fra la fenomenologia e il significato del rito. In qualunque
tà, essere ricondotti. Accanto a questo duplice livello di riferimento, è necessario tipo di rito, le dimensioni cognitiva e creativa si costituiscono infatti entrambe,
infatti considerare quelli che sono i referenti empirici del rito, o per lo meno e diversamente da quanto accade in un processo comunicativo in senso stretto,
quelli ritenuti tali, indicandoli con formule esprimenti entità rituali per cosi dire su aspettative e proiezioni relative a un sistema di segni la cui ricezione non è
«finite». Tutti gli articoli compresi in questo gruppo rimandano infatti ad al data una volta per tutte. Nonostante il suo aspetto di complesso di atti formali,
trettanti aspetti della vita sociale permeati in maniera rilevante da elementi ri codificati, prescritti (caratteristiche che si ritrovano in larga misura anche ncl
tuali; alcuni di essi poi evocano in modo esplicito e quasi immediato la dimen gioco), il rito si presenta come un universo privo di un codice interpretativ<>
sione rituale: +cerimoniale+, +festa+, +gioco+, +lutto+. dato a priori, fatto che si traduce in un'immagine di esso come di qualche cosa
In ognuna di queste «categorie» del comportamento rituale è possibile tro ora dotata, ora priva di senso.
Sistematica locale 544 545 Rito
In questa natura ridondante del significato dei segni che entrano a costituire quotidiana avverte, intuisce come contraddittori o privi di trasparenza. Tutta
il complesso rituale trova probabilmente posto la dimensione creativa del rito. via, come si è visto, il rito ha un codice formale non detto (contrariamente al
Proprio come il +gioco+, dal quale peraltro esso si distingue in quanto comples gioco), i cui confini costituiscono il limite estremo della creatività dei parteci
so di atti privo di quel segnale fondamentale che avverte i partecipanti della na panti, il limite che non può essere superato se non a condizione di annullare
tura precisa di ciò che essi stanno compiendo (per esempio : «Questo è un gio l'efficacia stessa del rito, senza farlo anzi diventare qualcos'altro. Quando la rap
co»), il rito produce uno spazio immaginativo al cui interno si rende possibile presentazione degli elementi messi in opera dal rito travalica la sua contestualiz
trascendere i dati del codice rituale stesso. Da questo punto di vista il +rito+ zazione chiamando in causa elementi appartenenti a un altro ordine di realtà, il
« funziona» come una rete di atti e di rappresentazioni ad essi collegate(quasi mai rito non è piu tale, ma può diventare lotta, conflitto aperto, addirittura «un car
in modo univoco), i cui confini sono stabiliti da un codice (il codice rituale, nevale di Romans», tanto per citare un noto esempio di come il rito della+ festa+
l'etichetta, il cerimoniale), ma al cui interno si producono accostamenti, nuove può anche trasformarsi in tragedia.
combinazioni, strutturazioni e destrutturazioni continue, tutti processi che sono Per restare veramente tale, infatti, il rito deve essere delimitato dai termini
alla base della ricezione e dell'interpretazione anche personale dell'esperienza di un codice al cui interno, ma solo al suo interno, può avvenire la riformula
rituale. zione degli elementi che costituiscono l'ordine del mondo, al fine di ritrovare
Se considerato in questa prospettiva, il rito sembra costituire l'occasione per questo stesso ordine nella coscienza di tutti i partecipanti (e degli spettatori ).
un « lavoro riflessivo», da parte dei partecipanti come degli spettatori, sugli ele Quest'ultimo fatto è particolarmente visibile in quel fenomeno rituale che è la
menti (simbolici ) che entrano a far parte di esso; tuttavia non secondo modalità festa, la quale, al di là di tutte le teorie che spiegano in modo univoco le ragioni
di tipo «oggettivo», definite una volta per tutte (come se sitrattasse cioè diun della sua esistenza (festacome socializzazione, come trasgressione, come distru
semplice processo comunicativo), bensi secondo modalità contestuali, in dipen zione, come sacrificio, ecc.), si presenta come un universo simbolico che ripro
denza della manipolazione che di tali elementi viene fatta nel corso dello stesso duce «in piccolo» la società, anche se non secondo un ordine strettamente a
«processo» rituale. Il rito può cosi venire a costituire il campo di un'attività nalogico o speculare. La festa è infatti, in primo luogo, un'attività organizza
riflessiva (piu o meno conscia) su quegli aspetti della vita sociale che esso di ta, proprio come gli altri tipi di rito. Caratteristica della festa è quella di essere
rettamente o indirettamente evoca. Qui sta in effetti il duplice portato — cogni un rito collegato eminentemente con la rappresentazione sociale (collettiva) del
tivo e creativo — del rito. Compreso entro i confini di un codice formale, carat tempo, fino a costituire in alcuni casi (per esempio i giochi agonistici dell'Olim
teristicaquesta che sembra far aderire le rappresentazioni che in esso entrano piade antica), il parametro della stessa scansione temporale (calendariale). La
alla «realtà», il rito è un universo simbolico circoscritto ma allo stesso tempo concezione ciclica e ritmica del tempo che scaturisce dalla ricorrenza periodica
caratterizzato dal movimento interno dei suoi elementi. In un certo senso questa dellafesta è da mettersi anche in relazione con leopposte categorie del sacro e
è una caratteristica che lo assimila al gioco, anche se quest'ultimo se ne distingue del profano. Questa correlazione deriva dal fatto che ognuno di questi due ter
per la consapevolezza dei partecipanti — i giocatori — di prender parte a una « fin mini si riferisce a un comportamento molto spesso di natura opposta. La festa
zione». Anzi, quando questa consapevolezza viene a perdersi in seguito all'ec infatti, come molti altri riti (per esempio quelli relativi all'espressione sociale
cessiva identificazione dei partecipanti con il gioco, quest'ultimo si trasforma del +lutto+ o anche quelli che mettono in gioco la nozione di +regalità+), si ca
in+agonismo+, con la conseguente possibilità che la regola del gioco, l'equiva ratterizza molto spesso per un comportamento inverso a quello del tempo «nor
lente adulto del messaggio infantile «Questo è un gioco», venga infranta. Nelle male» (in assenza di rito).
manifestazioni agonistiche, infatti, la dimensione ludica scompare a tratti o del Il rovesciamento dei ruoli tipico di certe feste, come ad esempio il Carnevale
tutto per lasciare il posto a istinti o a sentimenti il cui senso va ricercato in am (mascherate, travestimenti, comportamenti inversi in rapporto all'ordinario ),biti della vita sociale umana diversi da quelli del semplice gioco: ne sono un sembra in effetti il prodotto della tendenza, caratteristica del rito, che mira a
esempio tanto i giochi funerari praticati dai guerrieri achei, quanto le Olimpiadi destrutturare l'ordine del mondo. Ma tale destrutturazione, tale trasgressione
antiche, cosi come del resto alcuni aspetti del moderno tifo calcistico. dell'ordine, non avviene soltanto in vista degli effetti piacevoli o estetici che
possono derivare da una rappresentazione del mondo «alla rovescia». Esiste in
fatticertamente un aspetto trasgressivo dellafesta ma, come si è detto prima a
Il rito come creatore di trasparenze. proposito del rito in genere, l'eventuale dimensione ludica che da questa tra
sgressione può derivare deve, per essere veramente tale, restare entro un codice
Per tornare agli aspetti creativi e cognitivi del +rito+, ossia alla possibilità di comportamento definito nelle sue linee generali e, soprattutto, deve avere «un
che i suoi partecipanti hanno di riformulare attraverso la partecipazione stessa la limite». Sicché l'aspetto ludico della festa si costituisce attorno alla sua eccezio
propria rappresentazione dell'ordine del mondo (sociale), si deve osservare che nalità, quella che le deriva dal fatto di essere circoscritta temporalmente e di
il rito tende a evidenziare quegli aspetti dell'ordine del mondo che la coscienza essere opposta alla norma, anche se non sempre quest'opposizione è ottenuta
Sistematica locale 547 Rito
per una semplice simbologia dell'inversione diretta. Coloro che partecipano alla
condizione di generare livelli di senso recepibili dalla comunità dei partecipanti
festa sono cosi tenuti, come d'altra parte accade all'interno di ogni altro processo o degli spettatori. Quando la dimensione collettiva o comunitaria del rito viene
rituale, compreso il +gioco+, a oscillare tra la libertà espressiva e la regola, dal meno, quando cioè il rito s'individualizza, o meglio, si privatizza e pone l'uomo
momento che il valore del rito, ossia la sua efficacia simbolica sul piano ludico,
a contatto con oggetti che fanno riferimento a entità esterne all'ordine social
creativo e cognitivo, risiede proprio nel conformare il proprio comportamento mente appresodelmondo (appreso cioè dai membri di un gruppo), e inaccessi
a un codice di massima, ma nel poter provare, allo stesso tempo, all'interno di
bili se non a colui che li possiede, allora subentra il +feticcio+. Attraverso il fe
questo stessocodice,ilpiacere (anche estetico) dell'invenzione. ticcio l'individuo si crea delle semplici trasparenze personali, private, e quindi
Le dimensioni creativa, cognitiva, ludica, estetica, ecc. del rito convivono socialmente mistificanti dell'ordine del mondo. Egli infatti finisce per intratte
in effetti l'una accanto all'altra e utilizzano, per cosi dire, gli stessi segni per pro
nere un rapporto pressoché esclusivo con entità portatrici di significati (simbo
durre di volta in volta effetti di sensotra loro diversi. Tuttavia il+rito+ in generale lici) che fanno riferimento agli elementi residuali del sistema (oggetti unici o che
aspira per sua stessa natura alla totalità, a sintetizzare e non a segmentare, come
il feticista rende unici ) e che la comunità o la collettività non possono rendere
è invece il caso dell'esperienza riflessiva ordinaria. Il rito infatti — e la festa ne è
trasparenti per questa loro stessa irriducibilità al sistema delle rappresentazioni
un esempio evidente — trasgredisce molto spesso l'ordine del mondo esperito socialmente riconosciute.
nella quotidianità dell'esistenza (sociale), e lo trasgredisce agendo sugli elementi Se, lungo una linea immaginaria delle «possibilità» rituali, si percorre il
dell'ordine simbolico che a questo stesso mondo fa riferimento. Questo è il mo cammino che dalla+festa+ porta al suo opposto, e cioè al +lutto+, si ritrova lo
tivo per cui nella festa parecchi degli elementi che costituiscono, separatamente, stesso sistema di funzionamento del meccanismo rituale e la stessa dimensione
l'ordine oggettivo del mondo (sociale ma anche naturale) vengono confusi tra cognitiva del rito. I riti funebri hanno lo scopo, come ben vide Hertz, di rendere
loro o assimilati l'uno all'altro. Contrapponendo un'immagine del mondo «ano trasparente alla comunità il fenomeno della morte intesa soprattutto come feno
mala» a quella ordinaria, «normale», la festa tende a produrre una totalità sin
meno di natura sociale. I riti della morte esigono infatti la partecipazione della
tetica di rappresentazioni che accresce la capacità cognitiva dell'ordine oggettivo
collettività la quale, per questa via, accetta la scomparsa di un individuo, che
del mondo da parte dei partecipanti e degli stessi spettatori. Sia che esso giunga viene per questa stessa ragione reintegrato in una comunità diversa, quella dei
a produrre una rappresentazione rovesciatadel mondo, sia che esso riproduca
defunti. L'accettazione del fenomeno della morte non riguarda infatti quest'ul
una totalità simile (ma non omologa) al mondo reale, il rito (sia esso festa o, al tima solo in quanto evento «naturale». Al contrario, essa è percepita dalla co
l'opposto, rito funebre) fornisce «per contrasto» al mondo normale l'immagine
munità come evento di natura sociale, dal momento che effettivamente implica
di una totalità espressiva che ribadisce l'oggettività di quest'ultimo attestando problemi di successione (cariche, titoli, beni, prerogative sociali in genere).
ne la presenza. Questa totalità espressiva che si crea nel rito non deve essere I riti funebri hanno, come tutti gli altri riti, molteplici dimensioni. Ma è pro
considerata come avente una funzione puramente catartica (né, tanto meno, di babile che per la natura stessa del fenomeno attorno al quale si costituiscono (la
«protesta»). Le totalità espressive che si producono nel rito hanno soprattutto
morte), la loro funzione principale, o il loro effetto principale, sia di tipo cogni
l'effetto di produrre un «accrescimento di senso», il quale consiste nella presa tivo, suscettibile di produrre l'effetto di trasparenza del fenomeno «morte» agli
di coscienza dei rapporti simbolici su cui è strutturata la rappresentazione del
occhi dei membri della comunità. Questo fenomeno di trasparenza si produce
mondo reale. cosi gradualmente attraverso una serie di riti — il sistema delle doppie esequie
Poiché sintetizza, e quindi in un certo senso «semplifica», riducendole e
messo in luce da Hertz — durante i quali il defunto è sottoposto a un vero e pro
condensandole, le rappresentazioni della coscienza ordinaria, il rito sgombra per
prio «rito di passaggio». Tutti i sistemi di elaborazione sociale del lutto sem
cosi dire il campo dagli ostacoli che si frappongono a una comprensione del brano articolarsi in tre fasi rituali distinte, ciascuna delle quali rinvia a differenti
l'ordine reale del mondo da parte dei partecipanti e degli spettatori. L'unifica tipi di rappresentazione. La fenomenologia del lutto prevede in un primo mo
zione di rappresentazioni e di categorie concettuali che l'esperienza normale mento la negazione della scomparsa di un individuo ; poi la trasformazione (sim
tende a mantenere separate sembra in effetti corrispondere a questo incremento
bolica) dell'individuo scomparso; e infine l'accettazione della sua morte attra
di comprensione del mondo. Quest'ultimo fatto è soprattutto visibile nei riti
verso la reintegrazione in un altro spazio sociale (e simbolico), quello che corri
festivi e in particolare nel Carnevale, dove il rito si focalizza attorno a un «per sponde al mondo degli individui scomparsi. In questo modo la perdita può es
sonaggio centrale» il quale svela, attraverso l'apparente insensatezza del suo com
sere ri-conosciutacome tale dalla società che tuttavia, per poter attuare questo
portamento, il senso profondo del rapporto che lega rappresentazioni solo appa
riconoscimento, deve far subire all'individuo scomparso il passaggio attraverso
rentemente contraddittorie.
una serie di rappresentazioni.
Nella creazione di queste totalità significanti che sono i personaggi centrali,
Il rito funebre prevede dunque l'esistenza di una «traiettoria» simbolicadel
il rito risulta dunque essere un complesso di atti dotato di una dimensione co
defunto, il cui percorso esaurisce l'effetto traumatico della morte sul gruppo,
gnitiva. Il rito è quindi in grado di produrre «effetti di trasparenza», ma solo a
che riesce infine ad accettarne la realtà. La funzione cognitiva assolta in un con
Sistematica locale 54g 549 Rito
testo simile dal rito si rivela nei cosiddetti riti mimetici e sacrificali, nei quali la I riti funebri sono, come si e detto, dei veri e propri nti di passaggio, nti di
comunità dei vivi nega in un primo tempo la realtà della morte di un individuo cui Van Gennep analizzò la struttura tripartita che, nel caso specifico, corrispon
e poi infligge una morte «culturale», simbolica, al defunto. In un primo momen de alle tre fasi distinte della fenomenologia del processo di elaborazione del +lut
to, quello corrispondente alla prima fase dell'elaborazione sociale del lutto, la to+. I riti mimetici, con il loro meccanismo di evocazione del defunto, coincidono
morte è negata. Il comportamento dei vivi nei confronti del morto tende ad af con quella fase che potrebbe defi nirsiintermedi, durante la quale s'inizia la fa
fermare il legame che ancora sussiste fra quest'ultimo e la comunità dei viventi. se del distacco del defunto dalla comunità dei viventi. La fase successiva, quella
Tale legame è infatti ribadito attraverso espressioni e atteggiamenti che fanno che segna il definitivo distacco del defunto da tale comunità e il suo ingresso in
del morto una persona viva: lo si considera «come se stesse dormendo», lo si una comunità differente, quella dei morti, si articola in un'altra serie di rappre
lava, lo si veste, gli si parla. Tuttavia già in questa fase e a questo livello di com sentazioni e di atti rituali di cui sono un esempio i cosiddetti riti sacrificali.
portamento nei confronti del defunto emergono i primi segni del fatto che l'indi Questi comportano, come dice il loro stesso nome, il sacrificio di un animale o
viduo non appartiene piu alla comunità dei viventi. La corruzione del cadavere di un essere umano (in genere un prigioniero, uno schiavo, un individuo co
e l'impossibilità di comunicare con il defunto sono, tra questi segni, i principali. munque «estraneo» alla comunità) con il quale l'individuo defunto viene identi
Naturalmente i tempi entro i quali le differenti culture o le differenti società re ficato. Una volta uccisa, la vittima alla quale il defunto è simbolicamente assi
gistrano questi passaggi variano notevolmente. Per ragioni particolari, che pos milato costituirà la prova irrefutabile e tangibile della morte effettiva dell'indi
sono essere comprese solo attraverso un'analisi dei meccanismi e dei processi viduo, il quale viene cosi definitivamente «estromesso» dalla comunità dei vi
di simbolizzazione che presiedono alla formazione della rappresentazione sociale venti per diventare «un altro», un essere ascrivibile definitivamente a un'altra
della morte in contesti di volta in volta diversi, il tempo che scandisce le diffe categoria di individui: quella dei morti.
renti fasi del rito può andare dalle poche ore o tutt' al piu qualche giorno (come I riti funebri sono cosi, proprio come i loro opposti, le feste, creatori di tra
in effetti accade presso di noi) a periodi assai piu lunghi, come è per l'appunto sparenze, effetto quest'ultimo ch' essi raggiungono attraverso processi simbo
il caso di alcune popolazioni dell'Indonesia per le quali un individuo, anche al lici del tipo sintetico, come l'esistenza di un personaggio centrale, in questo caso
cuni mesi dopo il decesso, è considerato ancora come «dormiente». Questa dif il personaggio sacrificale, dimostra. Si è infatti già detto della funzione cui as
ferenza dei «tempi», riscontrabile in contesti culturali e sociali differenti, è pe solve, in quella particolare forma di rituale che è la +festa+, il meccanismo del
rò, dal punto di vista dell'efficacia cognitiva del rito funebre, inessenziale, dal l'accostamento degli opposti. Tale funzione, che è quella di creare delle totalità
momento che la corruzione del cadavere può essere negata attraverso la messa simboliche, rappresentanti in forma sintetica e immediata la società reale inver
in atto di tabu nei confronti del corpo in disfacimento. I tabu funzionano in tendone l'ordine naturale o semplicemente modificandolo, è ottenuta mediante
somma in questo caso come strumenti preposti al prolungamento di quella fa la presenza di personaggi rituali che sono l'incarnazione delle contraddizioni
se del lutto durante la quale, per ragioni specifiche, caratteristiche di una par del mondo ordinario. Sia esso il capro espiatorio, che simboleggia la morte e la
ticolare cultura, la società nega la morte dell'individuo. Nel processo di corru rinascita della comunità, sia esso la vittima, come nel rito sacrificale, dove at
zione del cadavere tuttavia si afferma ineluttabilmente l'evidenza della morte. testa la separazione dell'individuo del quale è il simbolo dalla comunità dei vi
Esistono alcuni riti funebri — per esempio i cosiddetti «riti mimetici» — che sin venti e la sua riaggregazione alla comunità dei defunti, sia esso infine una ma
tetizzano, proprio come accade in tutti i riti in generale, queste due fasi distinte schera come nel caso dei personaggi carnevaleschi, il personaggio centrale sim
del processo di elaborazione del lutto. Essi infatti celano e svelano allo stesso boleggia la riunione di elementi simbolici relativi alla sfera delle relazioni sociali
tempo il fatto oggettivo della morte per mezzo di oscillazioni di senso, di inver tenuti ordinariamente separati.
sioni, di «relazioni di+gioco+» o «di scherzo», che corrispondono all'oscillazione Si potrebbe infatti dire che la dimensione cognitiva del +rito+ si esprime so
del defunto tra i due mondi distinti rappresentati o anche semplicemente evo prattutto attraverso queste totalità significanti che sono appunto i personaggi at
cati nel rito, e cioè il mondo dei vivi da un lato e il mondo dei morti dall'altro. torno ai quali ruota il rituale. Elemento costitutivo di ogni società, elemento che
Cosi, quando in questo genere di riti vengono mimate le attività alle quali pren pervade la trama dei rapporti interindividuali, il potere è nondimeno un'entità
deva parte l'individuo defunto, è come se, con la messa in atto di questo pro oscura la cui natura è il piu delle volte inafferrabile concettualmente tanto da
cesso mimetico, si volesse affermare ancora la sua presenza nel mondo dei vivi. parte degli individui che lo subiscono quanto da parte di coloro che lo esercita
Ma d'altra parte questi riti sono allo stesso tempo evocativi dell'assenza dell'in no. L'esistenza di rituali i cui elementi hanno per referente il potere sono tut
dividuo defunto, dal momento che lo rappresentano solamente, In queste oscil t'altro che rari nel complesso e svariato panorama delle culture umane. Se si
lazioni di senso risiede il meccanismo del riconoscimento della morte di un indi prescinde dai casi in cui i rituali diventano uno strumento di propaganda poli
viduo da parte della comunità la quale, per questa via, rende a se stessa traspa tica, come accade per le feste, i riti funebri e gli stessi giochi agonistici (cfr. l'ar
rente una realtà, quella appunto della morte, che la reazione istintiva immedia ticolo +Agonismo+), i riti chiamano sovente in causa nozioni e rappresentazioni
tamente conseguente ad essa tenderebbe altrimenti a negare. collegate con la struttura del potere. Riti del potere per eccellenza sono ad esem
55o 55ISistematica locale Rito
pio quelli che hanno per referente principale quella figura cosi poco trasparente
nella sua essenza che è il re. Se la+regalità+ è il punto in cui si coagulano i valori
Bloch, M,
x924 Les r ois thaumaturgesi étude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance royale,
fondamentali della società, il re è un personaggio che esprime l'unità dell'intera particulièrement en France et en Angleterre, Istra, Strasbourg (trad. it. Einaudi, Torino
comunità ed è per questo fatto ritenuto sacro o addirittura divino. Il re è dunque
x974 ).
un personaggio centrale per eccellenza, al punto che nella teoria di Hocart sul
Bloch, M.
l'evoluzione del potere (dalle sue origini rituali alla sua secolarizzazione) il re è
x97z Pl a cing the Dead. Tombs, Ancestral Villages and Kinship Organization in Madagascar,
Seminar Presa, London - New York.
in origine l'attore principale di un rito mimetico attraverso il quale la comunità Geli, A.
cerca di promuovere la vita e il proprio benessere. Al di là della correttezza o x973 Metamorphosis of the Cassouiaries. Umeda Society, Language and Ritual, Athlone Press,
meno della prospettiva hocartiana relativa all'evoluzione del potere, ii re si pre
London.
senta effettivamente, in numerosi riti, come il personaggio che sintetizza princi
Giuckman, M.
pi ordinariamente opposti, rendendo in tal modo manifesta (ritualmente) la lo z963 Rituals of Rebellionin South-East Africa,in Order and Rebellion in Tribal Afr ica, Cohen
and West, London.
gica che li caratterizza come tali. Hertz, R.
La genesi del potere regale illustra il modo in cui la figura del re viene a ri [z9ob-9o6] Con t ribution à une étude sur la représentation collective de la mort, in « L ' A n n ée
vestirsi di attributi soprannaturali. Questi attributi acquistano una loro traspa
sociologique», X (z9o7), pp. 48-z37 (trad. it. in Sulla rappresentazione collettiva della
renza nel corso dei riti che hanno il re per figura centrale. In quanto individuo
morte, Savelli, Roma x978, pp. 37-zz8).
Hocart, A. M.
dotato di poteri eccezionali (taumaturgici), «pericolosi »(i tabu che lo circonda z936 Ki n gs and Councillors. An Essay in the Comparative Anatomy of Human Society, Barbey,
no nelle società dell'Oceania), assimilabili alla natura selvaggia (Zulu), il re è siro.
portatore di forze «pericolose», di forze naturali che si oppongono all'ordine Huizinga, J.
«culturale» della società, E tuttavia il re è anche, allo stesso tempo, il garante
x 938 Ho mo ludens,Tjeenk Willink, Haarlem (trad. it. Einaudi, Torino z 973).
dell'ordine sociale, la figura che incarna, come si è già detto, i valori fondamen
Leach, E.
tali della società. Nel rito dell'incoronazione queste due opposte caratteristiche
z968 «Ritual», in International Encyclopedia of the Social Sciences, voh XIII, M a cmillan,
New York, pp. bzo-z6.
del re si riconciliano nella rappresentazione di coloro che partecipano e che assi Lewis, G.
stono al rito, dal momento che attraverso una continua oscillazione di senso che z98o Da y of Shining Red. An Essay on Understanding Ritual,Cambridge University Presa
fa dell'incoronazione un vero e proprio rito di passaggio, il re viene separato dal
London.
1
mondo degli umani attraverso la sua divinizzazione, per poi essere nuovamente
Lienhardt, G.
posto a contatto con la comunità umana dopo che i suoi poteri «pericolosi », «am
z96z Di v inity and Ezperience. The Religion of the Dinka,Clarendon Press, Oxford.
Peristiany, J. G.
bigui», «estranei» sono stati sottoposti, mediante il contatto col divino, a un x963 (a cura di) Honour and Shame. The Values of Mediterranean Society, Weidenfeid and
atto di purificazione. Cosi il re, da portatore di forze potenzialmente distruttrici Nicholson, London.
(ossia «naturali» come contrapposte a «culturali»), diventa portatore di vita e Skorupski, J.
di prosperità per l'intera comunità. La natura che era penetrata con violenza x976 Sy mbol and Theory. A Philosophical Study of Theories of Religionin Social Anthropology,
nella cultura, e cioè il potere (militare) ad essa(la società ugualitaria) estraneo,
Cambridge University Presa, New York.
Turner, V. W.
viene «domesticata» come colui che l'incarna: il re. x969 Th e Ritual Processi Structure and Anti-Structure, Aldine, Chicago (trad. it. Morceliia
La dimensione cognitiva del+rito+ dell'incoronazione, ma anche di molti al na, Brescia 1972).
tri riti che hanno come personaggio centrale la figura del re, non fa che mettere in Van Gennep, A.
evidenza gli elementi che la accomunano ad altri tipi di rito, e la struttura pro
1909 I es Rites de passage,Nourry, Paris (trad. it. Boringhieri, Torino z98z).
fonda che i riti, tutti i riti, hanno a loro fondamento. Questa struttura consiste
Wilson, M.
in una continua oscillazione di senso fra gli elementi opposti del rito, i quali
x957 Rituals of Kinship among the Nyakyusa, Oxford University Presa, London.
vengono espressi in forme e tramite simboli di natura unitaria e sintetica. E tut
tavia, giunti a questo punto, è necessario riconoscere che il rito è qualcosa che
si compone di elementi la cui combinazione può produrre livelli di senso o di
mensioni di efficacia simbolica diverse l'una dall'altra: ludiche, estetiche, crea
tive, emozionali, comunicative, cognitive. Per cui il rito, qualunque rito, po
trebbe essere definito non già come un'entità dotata di un referente univoco, ma
forse come un'attività che mette in gioco di volta in volta segni diversi per creare
sempre nuovi livelli di senso. [v.p.].
alire o Agonismo
gul
è
r. U na volta che lo scià di Persia, ai primi del secolo, visitò l'Inghilterra
i funzionari addetti al cerimoniale credettero di fargli cosa gradita invitandolo
alle corse ippiche di Ascot. Con grande stupore si sentirono tuttavia opporre
un cortese ma netto rifiuto, accompagnato da questa singolare motivazione,
che lui — l'imperatore — «sapeva benissimo che un cavallo corre piu dell'altro».
L'aneddoto,degno di Voltaire,è citato da Johan Huizinga e rappresenta una
delle poche parentesi spiritose di quel saggio tremendamente serio ed inquie
tante che fu Hanno ludens.Secondo lo scrittore olandese, nella risposta dello
scià era implicito il desiderio di non «penetrare in un ambito ludico che gli
era estraneo», la decisione di non entrare nella logica del gioco, di non accet
tarne le regole e quindi di non condividerne le emozioni. Sua maestà imperiale
era perfettamente libera di farlo, ossia di disinteressarsi alla competizione ip
pica perché «la gara, come ogni altro gioco, è essenzialmente inutile», è una
funzione a sé stante il cui esito «non fa parte dell'inevitabile processo vitale
del gruppo» [Huizinga I938, trad. it. p. 59 ].
In altri termini, si può partire da due punti fermi: la piena autonomia del
gioco come valore; l'identificazione con il gioco stesso della gara, della com
petizione, del fatto agonistico. Naturalmente, occorre una dimostrazione ade
guata.
z. L a disputa sulla funzione a cui adempie il gioco è sempre aperta. In
termini biologici, è lecito pensare ad un eccesso dell'istinto vitale o anche alla
pura e semplice urgenza di istinti nocivi, per esempio quelli che determinano
l'aggressività, di cui giocando,tendiamo a sbarazzarci. In questo senso, la
guerra o ilcrimine sarebbero un surrogato,o una forma perversa,del gioco,
beninteso quando corrispondano non ad un intento materiale di potenza, di
saccheggio o di vendetta, ma ad un gusto astratto: il piacere della manovra
ben eseguita, della sorpresa, dell'elusione calcolata e beffarda della legge.
L'atto gratuito di Gide o la «guerra sola igiene del mondo» di Marinetti rien
trano abbastanza pertinentemente nella categoria, qualunque sia il giudizio
morale che se ne possa dare. Su un piano piu modesto, invece, ci si potrebbe
abbandonare al gioco soltanto per rilassarsi dalla fatica quotidiana, per dimen
ticare le leggi spietate ed assillanti della «lotta per la vita»; ma questa è un'in
terpretazionestrumentale che non soddisfa.
Si è avanzata anche l'ipotesi che l'impegno ludico possa servire come base
di preparazione per quelli, assai piu gravi e men leggiadri, di ogni giorno, at
traverso lo sviluppo indispensabile delle doti di autocontrollo senza le quali
il rispetto delle regole diventa impossibile; ma francamente questa spiega
zione èancor meno persuasiva perché contrasta con l'esperienza che attesta il
totale distacco tra l'una e l'altra attività. Semmai, risultano assai piu suggestive
due motivazioni che si ritrovano anche in Huizinga. Una è di tipo esistenziale,
Agonismo ZI6 2I7 Agonismo
e forse per questo ci appare piu vicina alla nostra sensibilità: il principio del Ancora alla maniera di Croce, il saggista olandese afferma l'esistenza di un
gioco consisterebbe «in un connaturatobisogno di causare o di essere capace «elemento immateriale» nell'essenza stessa del gioco, anche se avverte che
di qualche cosa» [Huizinga I938, trad. it. p. 4]. Una spinta di questo genere sarebbe troppo parlare di un principio spirituale.
non ha nulla a che vedere con il puro istinto vitale o con le esigenze della so C'è un'espressione del dialetto napoletano 'sbarià' o 'sbariarse' — che
pravvivenza. Viene, evidentemente, dopo che l'essere vivente abbia raggiunto forse aiuta meglio a definire il nostro argomento. Nel dizionario dell'Altamura
la certezzadi esistere come puro soggetto biologico, simanifesta nel momento si attribuiscono due significati al verbo: la forma intransitiva corrisponde a
in cui egli comincia a perseguire l'obiettivo di affermarsi come individuo di 'vaneggiare, delirare, folleggiare, divagare, sviare' ; la forma riflessiva si traduce
verso da tutti gli altri, come protagonista di un divenire, di un'invenzione, esattamente come 'distrarsi, divagarsi'. La locuzione di un popolo particolar
di una realizzazione, non importa quanto utile o necessaria, anzi tanto piu sti mente incline al gioco come quello napoletano integra i due momenti del tra
molante quanto piu disinteressata. Il gioco come happening,una visione allet sporto ludico: lo slancio verso il «vario», ossia il diverso dal serio; e il raptus
tante soprattutto in determinate epoche storiche, come per esempio quella della del delirio,.che è poi il rifiuto opposto alla logica quotidiana per accettare
rivoluzione industriale, in cui l'uomo-massa si vede negare quotidianamente invece le regole di un altro codice. Nello stesso dialetto, giocare si dice del re
il diritto alla diversità e all'originalità, sa di non poterselo conquistare nelle sto 'pazzià' e giocattolo 'pazziella', che vuoi dire anche 'cosa da burla, cosa non
attività «serie» (il processo di produzione, la distribuzione della ricchezza, la presa sul serio', dove si tratta ovviamente di una pazzia degna di Yorick, su
gestione del potere) e lo cerca perciò in quelle ludiche. prema ed amara forma di saggezza, enon di una forma demenziale da trat
I 'altra motivazione è piu banale, ma non per questo meno convincente : tamento psichiatrico. Da notare che Huizinga, quando sottolinea la contrap
alla base del gioco starebbe «l'ansia di dominare» o di «concorrere», ossia il posizione alla «serietà», aggiunge che essa non è «né conclusiva né stabile»,
gusto — sempre angoscioso —dellalotta:non è un caso, nota lo stesso scrittore nel senso che il gioco è non-serietà,ma può essere tremendamente serio:
olandese, che due termini apparentemente lontanissimi come 'agonismo' e «bambini, calciatori, scacchisti giocano con la massima serietà, senza la mini
'agonia' abbiano una radice comune. Con questo concetto, però, si entra già ma tendenza a ridere» [I938, trad. it. p. 8]. Questa osservazione conduce
nellasfera della competizione, e forse è troppo presto per arrivarci,dal mo naturalmente ad escludere ogni tipo di valutazione morale o religiosa: di
mento che non abbiamo ancora accertato in via preliminare il senso da attri per se stesso, il gioco non è un vizio né una virtu, tanto meno un peccato o una
buire al gioco come valore autonomo, o, in altri termini, il significato che il manifestazione di santità. Semmai, rientra piuttosto in una categoria estetica,
gioco ha nell'ordine della vita. ancorché atipica: gentilezza e grazia, bellezza del corpo umano, ritmo ed ar
monia sono tutti elementi a cui il gioco tende ad unirsi, pur non rappresen
3. Roger Caillois ha sottolineato, in proposito, il contrasto di fondo tra tandone beninteso la sostanza.
l'interpretazione di Huizinga e quella di uno scrittore fantastico e sensibile La sostanza sta altrove ed è, naturalmente, molto opinabile. Ciascuna delle
come Giraudoux. Per il pensatore olandese, il gioco viene prima della cultura, parti in cui si articola la celebre definizione di Huizinga è suscettibile di riserve
anzi la cultura deriva dal gioco, «perché il concetto di cultura, per quanto e di obiezioni. Il gioco, senza dubbio, è un atto libero, superfluo, disinteres
possa essere definito insufficientemente, presuppone in ogni modo una con sato, distaccato dalla «vita vera» che tuttavia adorna e completa. Può anche
vivenza umana, e gli animali non hanno aspettato che gli uomini insegnassero essere indispensabile all'individuo, nella misura in cui coincide con una fun
loro a giocare» [Huizinga I938, trad. it. p. 3]. L'idea è chiara: «si può af zione biologica (e piu che biologica) primaria; e alla collettività, nella misura
fermare senz'altro che la civiltà umana non ha aggiunto al concetto stesso di in cui crea legami sociali, ossia adempie ad una funzione culturale. Non
gioco alcuna caratteristica essenziale. Gli animali giocano proprio come gli dimeno, il suo carattere di gratuità oflre il fianco ad accuse, non infondate,
uomini» [ibid.], seguendo tutta la liturgia tradizionale, che va dall'invito ce di frivolezza e di vanità. Il gioco non esercita alcun potere repressivo sul gio
rimonioso allo scrupoloso rispetto delle regole, dalla simulazione dell'ira all'e catore, ma al tempo stesso non produce conseguenze apprezzabili nella vita
vidente abbandono al piacere, o gusto, del giocare. E proprio alla stessa stre reale,anzi non produce alcunché, né ricchezze, né opere, in altre parole è
gua degli uomini, gli animali esercitano l'attività ludica come una funzione essenzialmente sterile. Il marxista o il sociologo aggiungeranno che l'attività
completamente distaccata dall'istinto di sopravvivenza. A sollecitare gli uni ludica ha il carattere non solo del superfluo, ma del lusso: «chi ha fame, non
e gli altri non sta un interesse oggettivo, ma il gusto intrinseco del gioco: gioca»; e come per tutte le attività a cui si associa l'idea del lusso, si prospetta
Huizinga si chiede perché il giocatore si perda nella sua passione, perché una il rischio della sazietà, della noia, anche di un semplice salto di umore, che in
gara ecciti la folla degli spettatori fino al delirio; e risponde, un po' alla ma qualche modo le degrada. Altri pericoli che delinea Caillois riguardano «il
niera di Croce, che «l'intensità del gioco non è spiegata da nessuna analisi rispetto superstizioso della forma», che nel gioco si sviluppa a detrimento del
biologica» [ibid., p. 5], ossia che la sua qualità sta proprio in quell'intensità, contenuto, e ancor piu l'astrattezza del cimento a cui si sottopone il giocatore.
in quella facoltà di far delirare, insomma è una categoria primaria della vita. Il gioco «sceglie le sue diffIicoltà, le isola dal loro contesto e per cosi dire le
Agonismo zr8 2I9
Agonismo
irrealizea»: in altri termini, «si fonda senza dubbio sul piacere di superare zioni volontarie, accettate di buon grado e che stabiliscono un ordine stabile,
l'ostacolo, ma un ostacolo arbitrario, quasi fittizio, fatto a misura del giocatore talvolta una legislazione tacita in un universo senza legge» [Caillois r967,
e da lui accettato» [Caillois r967, p. xv]. Abbandonarsi all'attività ludica si pp. rx-X]. Comunque, nonostante tutte le sue riserve e la diversità radicale
gnifica dunque, in qualche modo, sottrarsi al confronto con la dura esperienza del suo punto di vista, anche lo scrittore della «Pléiade» ammette che lo spirito
di tutti i giorni per rifugiarsi in un mondo benevolo e inesistente. ludico è stato considerato da eminenti studiosi come un impulso non secon
Ma a Huizinga non pare affatto un inconveniente che al gioco non sia dario per il progresso intellettuale e morale dell'individuo, nonché per elevate
«congiunto un interesse materiale» e che non ne venga un vantaggio né per manifestazioni culturali della comunità; anche se poi Caillois obietta che il vero
chi lo gioca né per gli altri. L'idea che esclusivamente il profitto, il progresso fattore promozionale non sta nel gioco preso di per se stesso, ma nelle «atti
o la sofferenza valgano a giustificare un'attività umana gli sembra caratteristica tudini psicologiche» che esso esprime e sviluppa. Il problema è che queste at
di una certa epoca della storia, una delle meno rispettabili, quella che si col titudini andrebbero disperse o deteriorate al di fuori dei due poli, la regola e
lega al «lato peggiore» dell'Ottocento, alla sua mania di prendere «sul serio l'invenzione, la sorte e l'abilità, il calcolo e il rischio, entro cui scocca pe
se stesso etutto ilcreato». Il moto generale, segnato dal xtx secolo, «verso rennemente la scintilla del gioco.
un tono serio della cultura» appare a Huizinga tutt' altro che commendevole,
come un prodotto del liberalismo e del socialismo, cioè delle due facce della 4. Se Huizinga accenna appena di sfuggita all'ipotesi che «l'essere umano,
rivoluzione industriale, e naturalmente di tutto il corredo filosofico, scientifico giocando, ubbidisce a un gusto innato d'imitazione» [r938, trad. it. p. 4 ], per
ed estetico che le si accompagna, dall'utilitarismo al positivismo. L'eccessiva Giraudoux, invece [cit. in Caillois r967, pp. 5-6], questa è la spiegazione fon
«consapevolezza», che i protagonisti della rivoluzione industriale maturano a damentale: il gioco imita la cultura, cioè la storia, non le precede. Con l'azione
proposito dei loro interessi e delle loro aspirazioni, spegne o attenua enorme ludica mimiamo «le occupazioni corporee, e talora anche morali» a cui la vita
mente «il fattore ludico». Si tornerà su questo punto quando si passerà dal moderna ci ha costretto a rinunciare: il corridore insegue la selvaggina o un
l'analisi del gioco a quella delle competizioni sportive. immaginario nemico ; lo schermitore si batte con il duca di Guisa o con Cyrano
Per ora conviene ricordare altri due termini essenziali della definizione de Bergerac;il lanciatore di giavellotto con i Medi e con i Persiani. Il gioco sa
da cui si sono prese le mosse: il gioco è «un'azione che si svolge entro uno rebbc, insomma, la sola testimonianza superstite delle nostre antiche battaglie
spazio ed un tempo definiti di proposito»; il gioco è un'azione «che si svolge per lasopravvivenza, una rappresentazione della storia primordiale, mentre lo
con ordine secondo date regole» [Huizinga r9g8, trad. it. p. r7]. Sono due sport, pantomima di ere lontane pervase di sofferenza e di lotte, servirebbe
colpi di pennello che sistemano magistralmente il quadro, lo fanno uscire dal soprattuttoper conservare la forza originaria e l'agilità del corpo. L'interpre
vago e dall'ambiguo. La limitazione nel tempo, il cominciare ed il finire del tazione di Giraudoux è suggestiva, ma trova un ostacolo insuperabile nella con
gioco e all'interno di questo movimento l'alternarsi delle sue fasi, non ser siderazione che si applica soltanto alla nostra epoca nella quale, indubbiamente,
vono solo ad isolarlo dalla «vita ordinaria», ma lo fissano subito «come forma molti riti che un tempo erano parte integrante delle istituzioni fondamentali,
di cultura», cioè come una creazione spirituale che permane nel ricordo e può laiche o sacre, di una determinata società, sopravvivono esclusivamente come
essere perciò ripetuta a volontà, in qualunque momento. La limitazione nello gioco: «il transfert, la degradazione che hanno subito, li hanno spogliati del
spazio serve invece a circoscrivere il luogo («Barena, il tavolino da gioco, il loro significato politico o religioso», lasciando intatta solo la loro struttura lu
cerchio magico, la scena, lo schermo cinematografico, il tribunale») al cui dica. Questa è anche la tesi di Roger Caillois, che cerca di superare l'antino
interno vigono regole specifiche ed inderogabili. Ma un sistema di regole, mia. Ma è fin troppo evidente che la spiegazione si adatta male, o non si adatta
un codice, implica un ordine; e questo pare a Huizinga, nel suo sconsolato e affatto, alle epoche remote della storia, quando gli uomini inventarono il gioco
incrollabile illuminismo, «un nuovo e piu positivo segno del gioco», la capa come valoreautonomo, come azione sacra,come teatro, come lotta, in ogni caso
cità di realizzare «nel mondo imperfetto e nella vita confusa una perfezione certamente non come testimonianza o imitazione di un inesistente passato.
temporanea limitata» [ibid., p. r4]. L'aggettivo vela appena la solennità del
sostantivo, e vien fatto di chiedersi fin dove lo studioso olandese avrebbe Naturalmente, negli animali e nei bambini il gioco rivela tutte le sue
spinto il proprio elogio, se invece di trovarsi a scrivere alla fine degli anni 'go, qualità allo stato puro, in piena autonomia. «Il pavone o il tacchino mostrano
fosse vissuto abbastanza per testimoniare della sregolatezza e della confusione lo splendore delle loro piume alle femmine, ma in tale esibizione c'è già un
in cui il mondo sprofonda alle soglie degli anni '8o. voler suscitare ammirazione per la cosa insolita, eccezionale. E unendovi
Che il gioco sia una forma di cultura, lo dimostra il fatto che a violarne le l'uccellodelle mosse di danza, ecco che abbiamo una rappresentazione, un
regole si cessa di giocarlo, cioè si riapre «lo stato di natura», come lo chiama uscire dalla solita realtà, una trasposizione di quella realtà in un ordine su
Caillois. Egli usa in proposito parole quasi simili a quelle del vecchio maestro periore» [Huizinga r988, trad. it. p. r8]. Huizinga sostiene che gli animali
olandese: «Ciò che si chiama gioco, appare stavolta come un insieme di restri giocano esattamente come noi: «bastaosservare i cuccioli nel loro gioco, per
Agonismo 220 22I Agonismo
scorgere in quell'allegro ruzzare tutti questi tratti fondamentali» [ibid., p, 3],
ossia l'invito cerimonioso, il rispetto delle regole, la simulazione della collera. 6. 'Ayuv è in origine, per i Greci, il luogo per l'adunanza, la piazza,
Quanto all'infanzia degli uomini, essa rappresenta ovviamente «l'apogeo del il circo, la piazza dinanzi al tempio. Diventa quindi, per un ovvio traslato,
l'attività ludica». Come ha osservato Georges Gusdorf, nella misura in cui il l'assemblea, l'adunanza, anzi la folla che va ai giochi. Un passo piu in là e
bambino sfugge alle responsabilità che costituiscono l'ossatura del mondo degli l'zyuv si identifica con la lotta, il combattimento, la gara, i giochi (ma può
adulti, il suo universo resta incompleto e largamente fittizio, un grande vuoto intendersi anche come lotta giudiziaria, come processo, lite; e non mancano
da riempire. Impossibilitato ad agire, egli è costretto perciò a mimare le atti autoriche usano laparola per riferirsiad un pericolo, uno sforzo,un affanno,
vità altrui anche se nella sua sfera psicologica gioco e vita si confondono con e all'ansietà che ne deriva, in un'ambivalenza di significati che, come si è già
tinuamente senza precisi confini. A salvarlo, a renderlo anzi felice, interviene avuto modo di sottolineare, si ritrova anche nel termine xyuvLn, che è la
la fantasia: «la spontaneità dell'esistenza si manifesta come invenzione di un competizione, e altresf l'agitazione, l'angoscia che la gara suscita nei protago
gioco perpetuo», ed è in questa forma che s'impone al bambino anche come nisti come nel pubblico che fa corona). In latino, la trasposizione lessicale è
«senso dominante del reale» [Gusdorf trl67, pp. rr67-68]. perfetta, con questo in piu: che i Romani inventano un Agonius, il dio che
Se ne deduce che, per l'adulto, il gioco sia soltanto un mezzo per sfuggire presiede alla lotta e che è poi il vecchio Giano bifronte, organizzando annual
all'ossessione della responsabilità, dell'efficienza; che la sua gratuità, la sua mente in suo onore i Ludi agonali, una definizione di cui Mussolini si ricor
libertà, come suggerisce sempre Gusdorf, evochi un ritorno all'infanzia, col derà venti secoli piu tardi per le gare sportive dei suoi giovani fascisti.
quale l'adulto cerca di sottrarsi per un istante agli inesorabili condizionamenti Ma naturalmente la fase agonistica del gioco non è nata con la civiltà greco
della società? Ancora una volta il problema è piu complesso, la risposta di romana. Gianni Brera ha scritto che il gioco è stato fatto sport, cioè compe
Gusdorf rischia di essere riduttiva e di applicarsi esclusivamente al mondo tizione, «nop dall'arcana e immediata volontà di dio, bensi, nei millenni,
contemporaneo, angosciato dai meccanismi repressivi ed alienanti della civil dall'uomo, che ha il gioco nel sangue come qualsiasi animale e con quello
tà industriale. Ha ragione certamente Jean Cazeneuve quando rimprovera a mima la vita, dunque l'amore il lavoro la guerra eccetera». Sostiene Brera che
Huizinga di aver esagerato la «fecondità culturale» del gioco, arrivando a so
l'homo ludensha giocato «ancor prima di essere vero uomo», cioè homo sa
stenere che «la cultura, nelle sue fasi primitive, è giocata» e che gran parte piens: «ha semplicemente mimato i gesti del padre nel procacciare cibo, ga
delle istituzioni sociali si risolvono in un gioco [Cazeneuve xq67, pp. p32-33]. reggiare con i rivali e lottare cruentemente con i nemici. In questa distinzione
Il governo, la giustizia, la guerra, la religione, l'arte partecipano senza dub sta il concetto di gioco inteso come agonismo. Quando il bipede uomo ne pren
bio di notevoli elementi ludici — il rituale, la convenzionalità delle regole, la derà coscienza, il gioco eseguito e goduto secondo norme sempre meno labili
ricerca di un ordine assoluto, il transfert in un mondo diverso dal solito — ma sarà diventatosport» [in Borelli rgpz, p. 5]. Vernes approfondisce il concetto,
solo nella misura in cui queste istituzioni siano fine a se stesse, manchino di quando afferma che il primo motore dei giochi competitivi è evidentemente il
adempiere alla funzione sociale cui sono destinate o restino il monopolio di una desiderio di vincere e che proprio per determinare un vincitore e uno scon
minoranza (un «gruppo specializzato») che perda il contatto con la realtà e la fitto si sono escogitate le regole: non solo, dunque, un codice ma anche un cri
terio di valutazione.drammaticità della vita.
Ciò nondimeno, l'analisi di Huizinga rimane complessivamente insupe «Il gioco acquista il massimo di intensità e di interesse quando il successo
rata non solo per l'affermazione della pienezza culturale del gioco ma anche o la disfatta dipendono da criteri indiscutibili» [Vernes x967, p. 429]. L'esi
per l'identificazione del momento agonistico come una delle sue caratteristiche stenza e il rispetto delle regole possono servire a spiegare anche il favore di
fondamentali. Jean-René Vernes addirittura lo accusa di aver ridotto tutta cui sono state circondate le gare sin dai primordi della storia umana, per una
l'attività ludica alla sola competizione, ignorando il gioco d'azzardo. La verità ragione psicologica facilmente intuibile, e cioè che il risultato di una compe
è che, per lo studioso olandese, il carattere «antitetico» riguarda essenzial tizione sportiva è raramente turbato da quella sensazione di amara ingiustizia
mente le manifestazioni collettive, che sono poi quelle di carattere sociale, che cosi spesso accompagna l'esperienza della vita reale: «i rapporti ludici
forme superiori del fun, nel senso che «quanto piu il gioco è atto ad elevare il sono univoci, laddove quelli umani sono equivoci» [ibid.]. Beninteso, sotto
clima vitale dell'individuo o del gruppo, tanto piu intensamente si risolve in linea Vernes, se il desiderio di vincere fosse il solo oltre che il primo motore
cultura» [Huizinga tg38, trad. it. p. 57]. Mentre il fattore agonistico porta del gioco, la partecipazione alle gare si sarebbe ridotta via via ai soli campioni,
l'elemento di tensione, di incertezza, di rischio al massimo livello, coinvolgendo mentre tutti gli altri concorrenti scoraggiati si sarebbero gradualmente ritirati
irresistibilmente la folla, «nel mero gioco d'azzardo la tensione si comunica in buon ordine. In effetti il meccanismo è assai piu complesso: il giocatore
solo in misura limitata dai giocatori agli spettatori» [ibid.]: è senza dubbio sconfittostabilisce un rapporto con l'avversario o con il proprio partner che
questo elemento emotivo, drammatico, che ha fatto nei millenni la fortuna può bastare a compensarlo della delusione strettamente tecnica; può sentirsi
della gara rispetto ad ogni altro tipo di gioco. coinvolto nell'insuccesso fino ad un certo punto, per aver prevalso in una
P
Agonismo 222 223 Agonismo
serie di partite o di passaggi intermedi; può vantare sull'antagonista una su una copiosa serie di doni. La consegna avviene nel corso di una cerimonia
periorità parziale insufficiente a dargli la vittoria ma bastevole ad inorgoglirlo ; condotta con molta enfasi e grandi manifestazioni di benevolenza ma il suo
e finalmente può sempre lusingarsi di approfondire i propri errori, di non ri scopo reale è di dimostrare la superiorità dei donatori, la loro ricchezza, la
peterli la prossima volta, di aver intuito i punti deboli dell'avversario, in altri loro potenza, il loro prestigio. Nel secondo tempo del potlatch spetta all'altro
termini: di poter progredire in futuro. gruppo organizzare una nuova festa e ricambiare le cortesie della controparte,
La tesi di Huizinga è che la cultura della società arcaica, come confermano «possibilmente superandola». Ciascun gruppo si fa un punto d'onore di pa
dcl restoglistudi di etnologia, è basata su «una struttura antitetica e antago lesare la propria magnificenza in tutti i modi possibili e immaginabili, non solo
nistica» e che perciò «tutto il suo sistema di idee si ordina secondo il con moltiplicando i donativi, ma anche rivaleggiando nella distruzione dei pro
trasto di quella struttura dualistica» [Huizinga I938, trad. it. p. 63]. Alle mo pri beni piu preziosi per dimostrare uno splendido disinteresse — magari fino
tivazioni psicologiche si aggiunge, insomma, una ragione organica di fondo, il a sopprimere ferocemente un certo numero di schiavi e costringendo i rivali a
dualismo primitivo della tribu che corrisponde alla dialettica dei sessi, delle fare altrettanto. «Nascita, matrimonio, iniziazione dei giovani, morte, tatuag
generazioni, dei gruppi (o fratrie), delle convinzioni religiose, delle idee. La gio, erezione di una tomba, tutto offre occasione ad un potlatch» [Huizinga
vita sociale e filosofica nell'antica Cina si basa su «un totale dualismo cosmico», i938, trad. it. p. 69].
ben espresso dal contrasto tra il principio femminile, lo yin, che indica anche Di questo genere paradossale di gara, in cui la generosità piu splendida
la luna, il freddo, l'inverno, e quello maschile, lo yang, che indica il sole, il coincide con una folle dissipazione, un sensibile ricordo — o meglio: un evi
caldo, l'estate. In sede ideale, questo dualismo si compone in un'armonia che dentissimo riflesso psicologico — si coglie dopo millenni nel mondo moderno,
garantisce «il ritmo della vita» o anche, come in musica o a teatro, il ritmo particolarmente nelle aree dove i costumi della civiltà contadina sono ancora
dell'arte, giacché «Pantitetico in sé non comporta necessariamente un carat prevalenti. Nelle regioni meridionali d'Italia, per esempio, ci sono famiglie che
tere di lotta»; rna, in termini pratici, si traduce in un'attività competitiva che affrontano la rovina finanziaria pur di celebrare con il massimo sfarzo possibile
passa presto dalla ritualità misterica alla vita politica e, contemporaneamente, le stesse cerimonie che davano luogo al potlatch, munire di un sontuoso cor
alla rappresentazione ludica. Si organizzano gare per celebrare il trapasso redo la figlia che va a nozze o permettere al figlio di laurearsi: e proprio come
delle stagioni e propiziare la fertilità della terra; si collaudano nelle competi nel caso delle tribu indiane della Columbia britannica, alla radice del sacrificio
zioni fra tribu le qualità dei guerrieri che pretendono di guidarle; si affidano sta il desiderio di mostrare la propria superiorità non solo facendo dono dei pro
decisioni fondamentali a giochi sportivi, musicali, sessuali e a test intellettuali pri beni, ma anche, «e in modo piu stringente», annullando ciò che si pos
come l'indovinello, la sciarada, lo scioglimento dell'enigma. C'è uno stretto siede, mostrando con ostentazione di poterne fare a meno.
legame tra l'evoluzione delle istituzioni e le fortune di una competizione: il Huizinga non ha dubbi : «in tutto il complesso chiamato potlatch» l'istin
capitano Mauger,citato da Joseph Boyer [Caillois r967, pp. 4 ig-r6], sostiene to agonale è di primaria importanza. «È un gioco serio, un gioco fatale, un
che la dama ha preceduto gli scacchi in India e poi in Cina proprio per questa gioco talvolta cruento, un gioco sacro, ma nondimeno un gioco» [I938, trad.
ragione. In un primo periodo, la struttura sociale è poco differenziata, la po it. p. pz].
polazione poco numerosa, la guerra circoscritta alla conquista di un massimo
di territorio o alla cattura di prigionieri : tutti i pezzi del gioco sono uguali e Il mistero della morte, la pietà religiosa, la guerra: nasce da questi
la posta, semplicissima, consiste nell'accerchiamento del maggior numero pos sublimi pretesti, almeno nell'era classica, la celebrazione di competizioni ago
sibile di pedine e della maggiore estensione possibile di spazio nemico. Ma nistiche. Ne rappresenta un limpido e celebratissimo documento il canto
quando, in un secondo tempo, il regime feudale ha diversificato le condizioni XXIII de lPIliade,il piu tenero omaggio che si sia mai elevato, prima dei
sociali e gli stessi strumenti di guerra sotto la direzione di un generale o prin versi di Saffoe di Shakespeare, all'amore omosessuale. Le «ossa bianche»
cipe che sia, subentrano gli scacchi con pezzi di diversa forma e valore e con di Patroclosono appena composte nel monumento funebre che Achille,stra
la difesa del re come obiettivo essenziale. ziato per la perdita del diletto compagno, dà inizio ai ludi atletici allestiti in
È celebre l'esempio che Huizinga fornisce per dimostrare che, anche nelle suo onore. Sistemato il popolo «in largo cerchio», cominciano ad arrivare
società arcaiche piu primitive di quelle asiatiche, la base della vita culturale è dalle navi i preziosi premi che saranno distribuiti ai vincitori. Per la corsa dei
di tipo agonistico: il cosiddetto fenomeno del potlatch. Gli etnologi lo hanno cocchi è in palio una leggiadra schiava, esperta «d'opere belle», con l'aggiunta
individuato presso una tribu india della Columbia britannica, i Kwakiutl, di un «tripode ansato di ventidue misure». Quando comincia la corsa, passa
ma lo spirito che sta alla base di questa particolarissima competizione si ritrova sotto i nostri occhi la piu fantastica cronaca sportiva che si possa immaginare,
in tutto il mondo antico, nella Nuova Guinea come nell'Arabia preislamica, con la plastica descrizione della gara di forza, di violenza, di astuzia che si
«con maggiore o minore evidenza». Il potlatch è una festa in due tempi. Ini accende tra i nobili aurighi ed il guizzo della decisiva intrusione degli dèi.
zialmente il primo dei due gruppi in cui si scinde la tribu conferisce all'altro Apollo, tifoso di Eumelo, fa cadere di mano a Diomede la «frusta lucente»,
Agonismo 224 Agonismo
ma Atena passa alla controffensiva, restituisce la frusta al Tidide e spezza il te e forse soltanto per diplomazia, prim'ancora di dar inizio alla contesa Achil
giogo dei cavalli del suo avversario, rovinandolo. Diomede piomba sul tra le dichiara vincitore Agamennone per chiara fama: «sappiamo quanto superi
guardo come una folgore. Qui l'agonismo, per il nostro puritanesimo borghese, tutti ~ e quanto vali per potenza di lancio» [Iliade, XXIII, vv. 89o-9i].
è spinto un tantino troppo oltre, ma all'epoca di Omero e ancor piu della Le regole, come si vede, sono alquanto bizzarre ed arbitrarie ma le carat
guerra di Troia il regolamento era molto piu elastico e prevedeva non solo teristiche ed il programma dei ludi achei non sono molto diversi da quelli che,
l'intervento divino, ma anche il trucco, la scorrettezza, il sabotaggio. L'essen all'incirca sei o sette secoli piu tardi, impronteranno l'Olimpiade. Da notare
ziale era che si continuasse, secondo la definizione di Huizinga, a «riconoscere che, esattamente come accadrà nel mondo moderno, lo sportgreco sembra
il cerchio magico del gioco», come fa appunto il baro a cui i concorrenti per riservato in partenza ad una classe di sofisticatissimi aristocratici o addirittura
donano molto piu che al «guastafeste», perché «quest'ultimo infrange il loro di principi del sangue, ancora sufFicientemente barbari per assoggettarsi volen
mondo» [ ?938, trad. it. p. r5], sottraendosi al gioco «svela la relatività e la fra tieri alle rudi fatiche degli agonali. Quando il mito eroico della guerra e della
gilità» della loro illusione («Pinlusio corrisponde in realtà a l'essere nel gioco»). casta che la combatte impallidirà, nel contesto di una civiltà piu smaliziata,
Gli dèi barano ma stanno al gioco, rientrano nel sistema, anzi ne rappresen anche le competizioni sportive conosceranno un processo di democratizzazio
tano lasuprema garanzia. ne: lo conferma la storia olimpica.
In verità dopo la gara si accende una lite furibonda tra i nobili concorrenti,
proprio perché ciascuno rimprovera all'altro sconci inganni e miserevoli stra 8. L'origine di una delle piu geniali manifestazioni della classicità, che
tagemmi, ma il lettore moderno ha la sensazione che si tratti piuttosto di uno resta tale nonostante torrenti di retorica versati in suo onore, è di tipo turistico
sfogo di nervi, cosi tipico degli eroi omerici che spesso si comportano capric religioso. La documentazione storica comincia dal vn secolo a. C,, ma la leg
ciosamente. Alla fine tutto si aggiusta, si passa alla seconda competizione, che genda ci riporta indietro nel tempo di almeno un secolo, all'epoca cioè in cui
è quella del «duro pugilato»: un elegante giovanotto, Eurialo, accetta la sfida Ifito regnava sull'Elide, la provincia greca nel cui territorio era compresa la
del «nobile e forte» Epéo ma viene martellato da costui alla mascella con una città di Olimpia. La zona pullulava di memorie sacre, dai giochi d'infanzia che
serie cosi fitta di colpi da crollare a terra. Al vincitore tocca una giumenta, al Zeus vi aveva condotto tra gli uliveti alla dura sfida con cui aveva sottratto al
vinto una coppa. Ma il clou del programma arriva adesso con la gara di lot padre Cronos il dominio del mondo, dallo sprint vittorioso di Febo su Hermes
ta dove sono in lizza nientemeno che Aiace Telamonio e l'«accorto Odisseo, al successo di Eracle sui suoi quattro fratelli. La grande idea di Ifito fu di uti
esperto di inganni». Questi tenta una delle sue vecchie malizie, sferrando col lizzare l'incomparabile atmosfera mistica della località per fame un centro di
tallone un colpo proibito al ginocchio dell'onesto gigante, ma Aiace è troppo attrazione per tutti i popoli ellenici, mantenendola estranea al tempo stesso al
solido per arrendersi e alla fine, su inappellabile decisione di Achille, il match groviglio di rivalità e di conflitti che insanguinavano la Grecia. Con l'appoggio
si conclude con un brillante pareggio e il conseguente raddoppio del primo degli Spartani, l'Elide riusci a consacrare la propria neutralità in un trattato
premio, un «tripode grande da fuoco» stimato all'incirca quanto il prezzo di firmato via via da tutti gli stati greci; e quanto al modo di sfruttare il richiamo
dodici buoi. religioso della zona, la tradizione non lasciava dubbi: bisognava organizzare
Il programma dei giochi funerari in onore di Patroclo è ancora molto nu una manifestazione sportiva,ricetta che era o sarebbe stata applicata anche
trito, perché comprende la corsa veloce, la scherma, il lancio del disco, il tiro altrove — a Corinto Delfi e Nemea —, sia pure con minor successo.
con l'arco, il lancio del giavellotto. Uno stupendo cratere d'argento va ad La sostanza della invenzione di Ifito è questa, anche se non manca chi so
Ulisse che batte Aiace Oiléo sullo sprint, beninteso con l'abituale intervento di stiene che in realtà il signore dell'Flide si sia limitato a riesumare giochi assai
Minerva, che questa volta manda l'avversario a sdrucciolare sullo sterco dei piu antichi, aggiungendo di suo soltanto la clausola della tregua d'armi per tutta
buoi sacrificati per l'eroe ucciso. Un trofeo d'armi spetta a Diomede che fa la duratadellamanifestazione e la consacrazione ad Eracle. La fondazione del
zampillare con la punta della spada una goccia di sangue dalla nobile gola di l'Olimpiade risalirebbe, percio, ad epoche precedenti: quella in cui Pelope si
Aiace Telamonio. Un immenso disco di ferro tocca in premio a chi lo scaglia assicuro la mano di Ippodamia e la corona del regno, battendo il suocero
piu lontano, che è il bellicoso Polipete, vincitore ancora una volta a spese Enomao nellacorsa dei cocchi (con l'ausilio di una piccola scorrettezza: cor
del figlio di Telamone. Stupenda la gara dell'arco: Teucro dimentica di pro rotto a suon di talenti, l'auriga di Enomao ne sabotò il carro ); ovvero l'altra,
mettere un'ecatombe ad Apollo e quindi sbaglia la mira, spezzando con la successiva, in cui un altro avventuriero, Endimione, strappò il trono al re Cli
freccia la cordicella che tiene avvinta la colomba; ma Merione si guarda bene mene per assegnarlo a quello dei propri figli che avesse vinto una corsa. Nel
dal ripetere il suo errore e, mentre si accinge ad infilare l'uccello in volo, ga l'uno e nell'altro caso, come rileva Bernard Gillet [ i967, p. ir87], si adombra
rantisce tanti di quegli agnelli ad «Apollo arciero» che costui gli permette di il riferimento «ad un rito di avvento, alla designazione del migliore, sottoposta
centrare clamorosamente il bersaglio e di portarsi a casa le dieci scuri messe ad un'ordalia o giudizio di Dio»; ma è significativa l'identificazione dell'orda
in palio. Rimarrebbe, a questo punto, il giavellotto ma, abbastanza curiosamen lia con una competizione sportiva. Per gli Elleni la radice sacra è del tutto in
IO
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trinseca all'agonismo: lo affermerà esplicitamente anche Platonc, lo ribadisce
Pindaro — poetasacro per eccellenza — con l'interesse portato ai Giochi. 9. Ma non bisogna aspettare la civiltà dei consumi per scoprire che nulla
Essi assumono regolarità e periodicità soltanto a partire dal 776 a. C., vale ha piu successo del successo. La formula dell'Olimpiade suscita enorme entu
a dire ventitre anni prima della mitica fondazione di Roma, quando si comin siasmo. La sua organizzazione, maturata evidentemente in secoli e secoli di
cia a tenere un regolare registro degli olimpionici, i vincitori delle gare. La pri cultura sportiva, appare di un'insuperabile semplicità. Il recinto dei Giochi è
ma annotazione è brevissima, perché si corre soltanto lo «stadio», una distan situato ai piedi del tempio di Zeus, una del!e ottanta (ed oltre) costruzioni sa
za di circa duecento metri, e la palma tocca all'indigeno Coribeo. Da quel cre che assieme ad una foresta di statue campeggiano sull'Olimpo: è grande
momento l'Olimpiade si disputa ogni quattro anni, f ino al 39o d. C., e viene come il Partenone, anch' esso comp!etamente costruito in marmo bianco e
assumendo tale importanza nel costume nazionale da essere trasferita di peso contiene la statua del sommo dio scolpita da Fidia in oro ed avorio, una delle
nello stesso calendario, dove indica l'intervallo di quattro anni tra una manife sette meraviglie del mondo antico. Del resto il monte non è altro che un im
stazione el'altra. Quando il termine staper scadere, la tregua sacra viene pro menso santuario, quasi completamente privo di abitazioni, salvo una sorta di
clamata solennemente, mediante un annuncio affidato ad ambasciatori che si villaggio olimpico riservato agli atleti e ai loro istruttori, con servizi igienici ed
recano in ogni angolo del mondo conosciuto, dalla Crimea alla Spagna, in cui impianti tecnici attrezzati per gli allenamenti nel modo piu razionale. Per il
abitino popoli di lingua e di civiltà greca, gli unici del resto a cui sia riservata pubblico non sono previsti nemmeno alloggi di fortuna, chi vuole può portarsi
l'ammissione ai Giochi mentre i barbari ne sono tassativamente esclusi. Una la tenda, chi non soffre di reumatismi può dormire a!l'aperto nelle calde notti
delle motivazioni piu serie dell'Olimpiade sta proprio nel senso unitario che si dell'estate ellenica. Il recinto olimpico comprende lo stadio, lungo zi t metri
vuoi conferire alla comunità di cultura ellenica, talché l'ammissione alle com e largo 32, formato da una pista di sabbia e circondato su tre lati da gradini
petizioni equivale ad un ambitissimo certificato di cittadinanza ed esige, nei tagliati nella roccia e ricoperti di marmo, sui quali possono stiparsi fino a qua
casi dubbi, una scrupolosa documentazione genealogica. Agli stranieri, come rantamila spettatori. Le corse dei cavalli e quelle dei cocchi si svolgono nel
alle stesse donne greche, è vietato perfino di assistere alle gare, con l'aggravante l'ippodromo, costruito a brevissima distanza.
per le spettatrici clandestine che il loro ingresso nel sacro recinto dello stadio Sarebbe un errore sospettare, tuttavia, che le competizioni si svolgano in
viene considerato un crimine passibile di morte. uno scenario freddo e metafisico come i quadri di De Chirico: non solo gli
L'istinto agonale, che affiora vistosamente con la stessa preistoria dell'uomo, impianti sono circondati da alberi fronzuti e dalle statue che via via si erigono
si arricchisce nell'Olimpiade greca di contenuti che trascendono lo slancio in onore dei piu celebri olimpionici, ma tutta la zona è invasa da una folla va
mistico. Il gusto della lotta, anzitutto, corrisponde al senso individualistico di riopinta di venditori ambulanti, di pagliacci, giocolieri, acrobati, prestigiatori,
un tipo umano che mira ad affermare costantemente la propria personalità, cantastorie, attori girovaghi e non mancano visitatori di grande prestigio cultu
trincerandosi nel culto della libertà e della rráAu; fino a compromettere la stessa rale come Pindaro o Erodoto. Ma ovviamente tutte le attenzioni, una volta
sopravvivenza della patria. In secondo luogo, l'educazione ellenica è basata su iniziati i Giochi, sono per i loro protagonisti. L'Olimpiade si apre con il ple
una cura armoniosa dello spirito e del corpo: anche su questo concetto, che è nilunio d'agosto, che è già una rispettabile trovata poetica. Dalla pianura fitta
poi quello romano del «mens sana in corpore sano», si sono versati fiumi d'in di olivi sale al sacro recinto una processione aperta dagli 'Ekkxvo8fxyi,, i dieci
chiostro, particolarmente nelle epoche nostalgiche della civiltà classica, ma è anziani che fungono da organizzatori ma anche da giudici di gara, e formata
evidente che i contemporanei di Fidia e di Prassitele non recano alcuna re dai capi delle delegazioni cittadine, dagli atleti, dagli aurighi e, in coda, dagli
sponsabilità per gli eccessi accademici dei loro tardi imitatori. «Essi non con allenatori impegnati in vivacissime discussioni tecniche, quando beninteso non
cepivano che la bellezza morale e la bellezza fisica potessero essere dissociate. tentino di mettersi d' accordo per truccare i risultati. Celebrati il sacrificio a
Il loro valore virile e marziale, la loro eccellenza, appariva in quella xpcvq Zeus e la cerimonia del giuramento, tutta la comitiva si ritrova al grande ban
di cui nessuna dimostrazione poteva essere piu lampante della conquista di chetto, al termine del quale i dieci organizzatori sorteggiano gli accoppiamenti
una corona, soprattutto quella piu considerata, l'alloro atletico» [Gillet i967, per le ehmmatone.
p. ii89 ]. Gillet ricorda che, un secolo dopo la vittoria iniziale di Coribeo, la Inizialmente, e fino alla diciottesima edizione, l'unica specialità olimpica
gentilissima Saffo lascerà scritto che «gli dèi si volgono lontano da quelli che rimane la corsa che si articola su tre distanze: lo stadio, il 8<xukoq che è la
si presentano al loro cospetto senza corona» [ibid.]. Naturalmente, oltre gli corsa doppia e il 86) iyop che equivale a dodici giri; pressappoco i zoo, i zoo e
incentivi sacri, promozionali, estetici funzionano anche quelli materiali, tanto i 5ooo metri dell'atletica moderna, velocità, mezzofondo e fondo. Col tempo,
è vero che già dopo la sesta Olimpiade gli Elidi tornano dalla Pizia, da cui ave il programma si allarga a comprendere la discipline classiche della tradizione
vano attinto l'idea dell'organizzazione, per chiedere fino a che punto possano ellenica, dal pugilato alla lotta (con la variante del «pancrazio», che è la lotta
spingersi con i premi. La risposta dell'oracolo è molto saggia: meglio non in libera), dalle corse degli aurighi a quelle dei fantini, dal pentathlon alla corsa
coraggiare il professionismo, basta una semplice corona. con le armi. Gli sport ippici sono i piu eleganti; il pentathlon è una superba
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sintesi di capacità perché esige dai concorrenti una attitudine di alto livello gara» [Huizinga r938, trad. it. p. 86 ], dalla ginnastica alla musica, dalla solu
medio, nel salto in lungo, nel lancio del giavellotto e del disco, nella corsa ve zione dei rebus alla massiccia degustazione di vini, dal canto alle piu bizzarre
loce e nella lotta. «Se ne attribuiva l'invenzione agli argonauti, i cinquanta eroi scommesse: qualcosa di molto simile alla passione degli Inglesi nostri contem
che al comando di Giasone erano andati alla conquista del vello d'oro» [Bo poranei per ogni tipo di competizione. Come gli Italiani di oggi, invece, gli
relli i97z, p. 3i ]. La corsa con le armi è una manifestazione piu folcloristi antichi Romani preferivano assistere dalla tribuna alle manifestazioni sportive
ca che sportiva, cui segue l'indomani la cerimonia di chiusura con il conferi piuttosto che prendervi parte. Huizinga sostiene che questo curioso sposta
mento del premio, la corona «di rametti intrecciati, tolti dall'ulivo sacro, che mento, questo transfert, «si ricollega al fatto che presso i Romani il carattere
si diceva fosse stato piantato da Eracle». Per ogni olimpionico, l'araldo cita a sacrale delle competizioni si è mantenuto molto forte; difatti proprio nel culto
gran voce il suo nome e la città di provenienza, ed è proprio in questo nesso esiste da tempi remoti l'azione sostituente» [ibid., pp. 86-87]. In realtà, si po
tra l'affermazione individuale c l'orgoglio della rro)«q che si nasconde un serio trebbe anche sospettare che questo gusto accentuato per lo spettacolo, e natu
pericolo per l'ideale olimpico, anche se naturalmente l'insidia maggiore sta ralmente per uno spettacolo sempre piu eccitante, adulterato e crudele, riveli
"eli'inevitabile evoluzione della società greca verso la democrazia borghese e, una lacerazione schizofrenica nel cuore stesso della cultura romana, la preva
piu tardi, verso la perdita della indipendenza. lenza del momento repressivo e degli istinti sado-masochistici rispetto a quello
Cogliere l'alloro olimpico è un tale motivo di prestigio cittadino che il ri di un'armoniosa sintesi tra «bellezza morale e bellezza fisica».
chiamo dei Giochi si allarga presto a tutto il bacino del Mediterraneo. Nelle I circensi sono un'altra cosa, nascono da un'altra mentalità. Il circo ini
prime venti edizioni, tutti i vincitori sono nativi del Peloponneso. Dal 688 al zialmente, è il luogo deputato per le corse dei cavalli e dei cocchi: piu tardi
672 si cominciano ad incontrare Ateniesi, Smirnioti, Tebani ; poi Samo e i ospita le nenationes,le cacce, e le lotte dei gladiatori : è il posto in cui gli spet
centri piu fiorenti della Magna Grecia, Crotone e Sibari, fanno da battistrada tatori romani sfogano il loro istinto feroce di voyeurs e la classe dirigente eser
agli altri paesi ellenici di ogni latitudine. Non è esatto dire che in principio cita la sua paziente opera di corruzione clientelare. Il Circo Massimo sorge tra
l'Olimpiade è aperta soltanto agli aristocratici ma piuttosto che essi, ancora Aventino e Palatino già nell'epoca regia. Cesare ne cura il restauro, portando
legatiad una certa epoca storica,tengono a partecipare allegare, soprattutto a xgo mila spettatori la capienza che piu tardi toccherà la sbalorditiva cifra di
ad alcune specialità, per esempio quelle ippiche. I.a reputazione che viene dalla 38g mila. IL collegamento con l'Olimpiade è puramente meccanico. Quando
vittoria inorgoglisce i concittadini dell'olimpionico, tanto piu segnatamente Silla si proclama dittatore, compra in blocco i migliori campioni olimpici per
quanto piu la iráAtp è lontana e provinciale. Con un atto simbolico, si apre una offrire ai suoi sudditi romani uno spettacolo magnifico ed alienante. Scade di
breccia nelle mura cittadine per consentire al glorioso concittadino di passarvi riflesso anche il tono del pubblico assiepato nel sacro recinto dell'Elide: come
come un conquistatore, e, come se ciò non bastasse, ci sono amministrazioni al Colosseo, che è stato inaugurato nell'8o d. C. dall'imperatore Tito, reclama
locali che lo esentano dal pagamento delle tasse, lo nutrono a spese del comune emozioni sempre piu violente e grossolane.
e gli conferiscono lauti sussidi. I tempi cambiano, cambia il sistema dei valori: L avvento di una società approssimativamente cristiana, ma impietosamente
intorno al v secolo spariscono poeti e idealisti, si affievolisce lo spirito religioso, intollerante, condanna a morte l'Olimpiade, ridotta ormai a qualcosa di mezzo
è umano che l'olimpionico sostituisca alla lirica di Pindaro vantaggi piu so tra il grande spettacolo e il festival. Dopo due secoli di confusa sopravvivenza,
stanziosi. Due secoli piu tardi, la vittoria di Cheronea consente a Filippo il Ma essa viene soppressa alla fine del 393 come «manifestazione orgiastica e sedi
cedone di schiacciare la libertà delle irá) cq imponendo un regime fortemente ziosa» dall'imperatore Teodosio, indotto a farlo dalla tenace predicazione di
centralizzato: è un altro colpo all'individualismo greco, all'impegno disinteres sant Ambrogio contro quello che il vescovo milanese considera un avanzo del
)
sato degli atleti olimpici, al mistico fervore delle cerimonie. I contadini dell'Ar piu corrotto paganesimo. I Giochi si sono articolati in 293 edizioni e sono du
cadia e della Tessaglia, i coloni di Calabria e di Sicilia, sul celebre esempio del rati complessivamente almeno undici secoli: primato difFicilmente uguaglia
leader crotonese Milone, diventano professionisti a tutti gli effetti, al punto bile per qualsiasi tipo di manifestazione collettiva in qualsiasi epoca della sto
che non possonoaccettareun'altra occupazione fin quando restano sullabreccia. ria. Pochi anni dopo, i Visigoti di Alarico devastano Olimpia e lasciano che le
sue gloriose rovine siano ricoperte dalle acque del Clades.
io. Professionismo esasperato,proliferazione delle gare in programma,
accentuazione dello spirito nazionalistico saranno anche le costanti dell'Olim ir, C onclusa la parabola dei giochi olimpici e dei ludi romani, il cristia
piade moderna. Per quella antica, il colpo di grazia viene dall'invasione roma nesimo rompe risolutamente con il culto per la bellezza, la pulizia, la cura
na. I conquistatori non condividono, ovviamente, l'ispirazione panellenistica del corpo e la sua armonizzazione con lo spirito. Non si tratta solo dell'eredità
dei Giochi e li aprono gradualmente al concorso di tutti gli stranieri, compresi di un costume austero, ascetico, sessuofobico (e misogino) come quello ebraico
Armeni ed Egiziani. Roma manca altresi in larga parte dello spirito agonistico rispecchiato dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, quanto di una comprensi
che ha indotto i Greci a «gareggiare in tutto ciò che potesse prestarsi ad una bile reazione morale di fronte allo spettacolo di decomposizione che offre la
Agonismo 230 23 I Agonismo
società pagana: in ogni caso, è una rigida scelta che impedirà alla Chiesa di quella clettata cla Balclesal Castlgllolle e citata claJacomuzzl [ I964, I, p. I77 ]
riconciliarsi con l'educazione fisica per molti secoli, fino all'era industriale, a proposito delle prove atletiche: «Essendo adunque il nostro cortegiano in
quando l'attività sportiva si rivelerà un prezioso strumento di pressione sulla questi esercizipiu che mediocremente esperto, penso che debba lasciare gli
gioventu e diventerà quindi un'esigenza politica assicurarsene il controllo, «ad altri da canto; come volteggiar in terra, andar in su la corda e tai cose che hanno
maiorem Dei gloriam». quasi del giocolare e poco sono a gentilomo convenienti». Armi, caccia, caval
Ma, in termini di energia vitale, la forza nuova che emerge in coincidenza care sono naturalmente consoni alla condizione patrizia, ma tuttavia «conve
con il tracollo dell'impero romano non è ovviamente la Chiesa, è il mondo bar niente è ancor saper nuotare, saltare, correre, gittar pietre, perché, oltre all'uti
barico,anch'esso a suo modo «arcaico» come quello rappresentato nei poemi lità che di questo si po avere alla guerra, molte volte occorre far prove di sé
omerici e anch' esso produttore a suo modo di cultura originale in ogni campo, in tai cose». È dunque vivo tra i primi del Seicento e la rivoluzione francese il
agonismo compreso. Le nostalgie classiche o l'ispirazione ecclesiastica, come senso agonistico di competizioni che pure hanno un valore essenzialmente mi
osserva ancora Huizinga, non possono avere in questo periodo effetto creativo ; litare o mondano, come la scherma, l'equitazione, la caccia, il tiro con l'arco
ne hanno invece, e poderoso, gli elementi celtici e germanici che i conquista e con la pistola. Neppure il perfezionamento delle armi da fuoco diminuisce,
tori custodiscono gelosamente anche quando si sono lasciati evangelizzare. Di almeno fino ai primi dell'Ottocento, la passione per la, pratica schermistica,
conseguenza, si crea un ambiente ludico totalmente diverso, perché feudalesimo nella quale alla metà del secolo xvii la scuola francese subentra a quella italiana,
e cavalleria sono claustrofobici: rifiutano lo stadio, la palestra, il circo per ri anche se fa scalpore nel i763 la pubblicazione del celebre trattato di Angelo
trovarsi piuttosto all'aria aperta, nelle foreste, sui fiumi, in campagna, sulle Tremamondo dei conti Malavolti, un nobile avventuriero livornese che stampa
piazze, in tutti i posti in cui l'uomo — a piedi o a cavallo — può misurarsi con il suo saggio in francese a Londra. Del resto, il duello all'arma bianca permarrà
la natura, con l'avventura, con il nemico a caccia, a pesca, in combattimento. tra le consuetudini cavalleresche piu tenaci fino al nostro secolo.
Lo sport è soprattutto una palestra per il guerriero. Perciò si sublima soprat Accanto agli esercizi che si ispirano soprattutto alle esigenze della guerra,
tutto nel torneo o nella giostra, con tutte le implicazioni di forza, di destrezza, l'aristocrazia continua o intraprende a coltivare nei tre secoli che precedono
di coraggio, di prestigio e anche di amor cortese che la psicologia del sistema
1>
1 epopea napoleonica altri diporti: il jeu de paume o «palla soda con racchetta»
comporta. Il dominio del destriero e l'uso delle armi rappresentano inizial che diventerà piu tardi p rimail court poi il la«entennis; i tornei di lotta; il golf.
mente la migliore prova non solo della vigoria fisica, ma della nobiltà del ca Ai primi del Settecento, Londra vanta già almeno una dozzina di scuole di
valiere. Piu tardi, con gli insediamenti stabiliti sui territori conquistati, con la pugilato e pochi decenni piu tardi, nel i77g, si disputa per la prima volta sul
rifondazione e il ripopolamento della città, verranno le specialità spettacolari Tamigi la «English regatta», antenata della famosa sfida tra Oxford e Cambridge.
per un pubblico piu vasto e grossolano: torneranno le corse ippiche; i giochi Verso la metà dello stesso secolo i pedagoghi tedeschi avviano, con l'apertu
di palla già noti all'antichità come l'episciro o l'arpasto saranno reinventati ra della «scuola modello» di Dessau, che è impiantata ad imitazione della
come soule o hurling at goal o «calcio alla fiorentina», in forme molto piu vio «Casa giocosa» di Vittorino da Feltre, il grande recupero della ginnastica.
lente e con mobilitazione di interi villaggi; pugilatori e lottatori torneranno ad Contemporaneamente, la crociata di Ilousseau e degli altri romantici per il
azzuffarsima senza regolamenti e senza fairplay. ritorno alla natura favorisce la diffusione dell'alpinismo, che celebra la sua
In verità,per tutto ilmedioevo l'agonismo deflagraallo stato puro, senza prima conquista nel i787 con l'ascesa sul Monte Bianco del nobile Horace
cornici organizzative e senza miti, come una furia di sangue, una rozza e in Benédict de Saussure.
contenibile gioia di vivere. È quando giunge il tempo piu soave della riflessione
rinascimentale o umanistica, che comincia la decadenza: escono stupendi trat I2. C'è chi sostiene che 'sport' sarebbe «parola inglese di ritorno» deri
tati come quelli scritti dallo Scaino e dal Mercuriali, si creano esemplari acca vata dall'italiano diporto e dal francese meridionale sedesporter. Il ragionamento
demie ginniche come quella di Vittorino da Feltre, ma la passione agonistica non è dissimile da quello che riallaccia il football ai precedenti del calcio fio
si avvia ormai ad essere soprattutto un gioco intellettuale, in cui prevale la no rentino odellasoule ;e,naturalmente, come quelloregge fino ad un certo punto.
stalgia per l'epoca classica. Accade anche in Francia dove, come ricorda Gillet Il messaggio semantico è radicalmente diverso; il costume a cui corrisponde la
[ I967, p. I196], tl a l pi imi. lavoll clell Acaclemle, fonclata cla Colbelt ilei I663, parola, la società in cui si organizza, si affronta e si segue la competizione, sono
si conta un gran numero «di memorie e dissertazioni relative agli esercizi fisici radicalmente nuovi. Lo sport, come il football, nasce e si afferma nell'ambito
e ai grandi giochi dei Greci», senza che peraltro nei contemporanei si risvegli della civiltà industriale : è la borghesia capitalistica che lo inventa ed è il comu
il gusto per un'attività cosi essenziale nella civiltà ellenica. nismo anticapitalistico che lo recepisce come uno dei molti prodotti della ri
Ciò non significa, ovviamente, che nell'età del barocco e del rococò la clas voluzione tecnologica a cui si deve (o si dovrebbe) cambiare di segno, senza
se dominante, la sola che fosse in grado di farlo, non si abbandonasse ai loisirs tuttavia rinunciarvi. Anche se « le forme essenziali della gara sportiva sono ne
tradizionali e a quelli venuti di moda negli ultimi tempi. La regola aurea resta cessariamente costanti e antichissime» [Huizinga i938, trad. it. p. 23o], l'ap
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Rito - Enciclopedia Einaudi [1982]

  • 1. E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ] RITO Ugo Fabietti — RITO p ag .4 Antonio Ghirelli — AGONISMO pag.9 Valerio Valeri — CERIMONIALE pag.24 FESTA pag.31 F ETICCI O pag.38 GIOCO pag.46 LUTTO pag.52 REGALITÁ pag.58 RITO pag.73
  • 2. Rito 242 243 Rito O O O O rù Il O ca O O OO O N al ICC O cá ra N al Cù Vca ca O F> O alcl O al o v VON O Q Q ò0Cl O u V O p 4 al O O E ccl N • g + V O . al N v ò0alca V + III Q Q I g Cl V + '4 N al ál N Q P o g cd al ca O O+ «l0 O O • E 00 E E O P a v O cd O P ar .V E O Cl E O ca V al al O Q O O O O 4 rù o o oal M tù Cl O O al a! Ca V V V V V V O O V O V V • O IU rù Cu C4 ò0 ò0 00 «0 C E agonismo cerimoniale 3 5 3 5 3 3 ' 3 3 2 festa 2 4 2 ' ' ' 2 5 ' 3 S 5 3 ' 3 2 3 feticcio 2 2 4 2 2 glOCO 3 4 4 3 5 3 2 4 6 4 3 5 5 7 2 2 • 2 • 5 • 3 • 5 6 2 5 4 lutto 2 2 2 regalità 3 rito 3 4 3 6 4 2 4 3 3 ' 4 4 O al P o OQ O + + O v O4 al v ca+ .Ia IU O O 'v al AO u p Q O Oal rù 4 Q O O N O O I Oa r o N a ca N O ccl O aI V4O c t M o H O H .ca cd al 4 E O al N rù Q c Ea O ca O O V V O 00 4 Q O 4 O 0! l l v 4 ccl O 4 cá O 4 al O al O O a! I Q Q O O a a c O V 01 Pù O OCrl a! V V V V + V agonismo cerimoniale 4 3 4 2 ' ' 3 4 festa I 4 2 2 6 6 4. ' 5 3 2 6 6 • 2 feticcio 4 3 glO C O 4 2 3 ' 5 7 33 3 4 4 4 5 7 3 S 5 4 4 4 4 4 3 2 5 S 4 S lutto 3 3 2 3 2 6 regalità 3 3 3 rito 4 ' 4 6 2 8 7 5 • 3 S 2 6 3 3 3 5 3 4 feticcio Cl glOCO O 2 EO E OVV O CO ca 4 v + VV 4 O«0 V agonismo fes festa 3 5 3 cerimoniale 3 ' 3 rito 2 4 5 glOCO 3 S 6 O agonismo regalità lutto feticcio lutto regalità
  • 3. ambiguità allegoria competenzs/esecuzione codice Rito fonetica immagine Ritogrammatica avanguardia metafora concetto analogia e metafora lessico classico • egno esistenza argomentazione lingua critica significato essere interpretazione lingua/parola filologia bello/brutto simbolo fenomeno linguaggio letteratura creatività forma metrica maniera espressione astratto/concreto idea semantica poetica fantastico dialettica alfabeto retorica gUSto identità/differenza proposizione e giudizio senso/significato traduzione ascolto imitazione mediazione gesto immaginazione anthropos opposizion%ontraddizione universali/particolari lettura progetto cultura/culture quahtà/quantità atti linguistici luogo comune riproduzion%iproducibilità etnocentrismi totalità dicibile/indicibile orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura uno/molti enunciazione comunicazione decisione parola finzione spazialità arti distribuzione statistica presupposizione eallusione errore ritmo generi dato artigianato referentc informazione giochi scrittura narrazione/narratività artistaetica acculturazione induzione statistica voce stile attribuzione RloaoRS/fiilosoRe civiltà probabilità tema/motivo ragione antico/moderno oggetto futuro rappresentazione statistica razionai%rrazionale catastmfi calendario team produzione artistica selvaggio/bsrbar%ivilizzato teoria/pratica soggetto/oggetto ciclo decadenza uguaglianza evento escatologia armonia colore escrementi caos/cosmo valori p eriodizxazione età mitiche melodia disegno/progetto fertilità infinitocurve e superfici vero/falso tempo/temporaiità genesi ritmica/metrica sbbiglnnnento visione nascita educazione geometria C topologia macrocosmo/microcosmo volontà passato/presente scala canto sensi generazioni coltivazione mondo progress%esxione suon%umore infanziainvariante alchimia corpo sessualità storia cultura materiale nstUCS tonale/atonale morteastrologia atlante danza vecchiaia industria rurale osservazione Slliofe cabala collezione maschera vita/morte materiali deduzione/prova reale desiderio elementi documento/monumento moda equivalenza unità armi eros prodotu esoterico/essoterico fossile credenze ornamento clinica differenziale frontiera isteria formalizzazione memoria dialetto scena angoscia/colpa cura/normalizzazione funzioni pulsionelogica guerra rovina/restauro enigma esecrazione ecomplmso' esclusion%ntegrazione infinitesimale possibilità(necessità analisi/sintesi imperi fiaba sonia/psiche fuoco sonn%ogno censura farmsoo/droga locale/globale nazione homoreferenza/verità anticipazione funzione mostra cannibalismo identificaaione e transfert follia/delirio sistemi di riferimento rlcorsivlts ipotesi misura tattica/strategia popolare dèi Inconscio medicina/medicalimwione mano/manufatto stabilità/instabilità matematichc modello alienazione proverbi divino tecnica navmxi/psicosi norcnalc/anormale variazione metodo struttura utensile coscienza/autocoscienza demagogia rtlcztdfxioni crei „ ' pigqecd salute/malattia centrato/acentrato teoria/modello iniziazione imlnaginazionc sociale . discriminazionc sintomo/diagnosi combinatoria magia alimentazionepace repressione demoni messia x ohtamo applicazioni grafo serv%ignore telvol'C ateo divinazione animalecasta labirinto millennio cer moniale assioma/postulato caso/probabilità uomo tolleranza/intolleranza chierico/laico mit%ito donna cucina'festa continuo/discreto rete causa/efietto utopia persona tortura chiesa mythos/fogna endogamla/csogamia domestieamento I pur%mpuro feticcio dipendenza/indipendenza abaco certezza/dubbio violenza 'xfizvolo origini famiglia fame gioco divisibilità algoritmo coerenza ",Cfesix religione ' lutto Il!cesto vegetale dualità approssimazione convenzione sogno/visione categorie/categorizzazione f/berlino regalità maschile/femminile insieme calcolo determinato/indeterminato ' '; libm stregoneria conoscenxa matrimonio itltorazionale/algebrico/trascendente numero empiria/esperienza coppiefilosofiche PCCLxto simmetria zero esperimento disciplina/discipline sauro/profano pnrentcla caccia/raccoltá borghesi/borghesia totem strutture matematiche legge santità enciclopedia burocrazia economia uomo/donna eccedentetrasformazioni naturali / categorie libertà/necessità innovazion%coperta classi formazione economico-somale metafisica pastoriais controll%etroazione insegnamento contadini lavoro natural%rtificiale primitivo invenzioneenergia consenso/dissenso ideologia modo di produzione operatività reciprocità/Rdistrihuzlone equilibrio/squilibrio' rappresentazione analogico/digitale egemonia/dittatura citasse proprietà paradigma ricerca intellettuali automa interazione pmletariato riproduzione previsione e possibilità sistematica e classificazione libertà transizioneintelligenzaartificiale ordine/disordine rivoluzione l' abbondanza/zcarSià riduzione macchina organizzazione maggioranza/minoranza ripetizione / programma semplice/complesso partiti scienza simulazione sistema apprendimento politica accumulazione spiegazione amministrazione strumento soglia cervello autoregolszion%quilibrazione comunità capitale lusso I verificabilità/falsificabilità vincolo comportamento cognizione conflitto Ci'lai ácò c srgcllo e condizionamento induzione/deduzione „cbpsuécùdinc costituxione élite distribuzione peiic misure i controllo sociale innato/acquisito diritto democrazia/dittatura fabbrica i pro duzione/disccàbtixiono /gergo astronomia emozione/motivazione istinto giustizia nonna gestione ricchezza gruppo / cosmologie atomo e molecola rncnte operazioni lilfitUIJorfi patto marginalità imperialismo i scambio gravitazione percezioxe potere conservazion%nvarianza :lca/lonsabilità opinione impresa l spreco l / luce quoziente mtellcttuale potere/autontà mercato entropia povertàmateria Rsics pubblico/privato propaganda merce spazio-tempo atmosfera cellula società civile moneta forza/campo ruolo/status litosfera adattamento di/ferenziamento abitazione • tsto pianiifiicazione moto socializzazione oceani evoluzione immunità profitto particega m società pianeti mutazione/selezione individualità biologica ambiente rendita plasma spazio sociale sole polimorilsmo ititcgrazionc città salario propagazione universo SPCCIC invecchiamento clima utilità quanti relatività organismo ccUrnlfic valore/plusvalore regolazione insedhmento agricoltura reversibilità/irreversibilità catalisi stato fisico sviluppo e morfogenesi mlgraxlonc città/campagna macromolecole pscssggto colonie metabolismo popolazione commercio omcostasi Cegloltn industria eredità organico/inorganico Ilsotsc spazioeconomico osmosi gene suolo sviluppo/sottosviluppo vita genotipo/fenotipo tetta razza territorio sangue vili~io
  • 4. 543 Rito Rito vare aspetti che si situano tanto a livello conscio quanto a livello inconscio. l'«< Agonismo, Cerimoniale, Festa, Feticcio, Gioco, la verità, proprio su questa opposizione fra conscio e inconscio diversi aut<><i Lutto, Regalità, Rito hanno cercato di fondare la loro interpretazione del rito. Questi autori, pone» dosi in una prospettiva eminentemente «psicologica», hanno particolarmente en fatizzato la dimensione inconscia del «processo» rituale. Un tipico caso di signi ficato inconscio del rito è ad esempio quello che potrebbe essere desunto da un x. Int erpretare il rito. particolare rituale di cui gli attori non possiedono un'interpretazione coereni< e compiuta, che viene invece ricostruita dall'osservatore esterno, in questo cas<> Ogni tentativo mirante ad elaborare una teoria generale del +rito+ ha il non dall'antropologo. All'opposto, l'atteggiamento che consiste nell'accettare l'inter trascurabile limite di attivare, il piu delle volte, categorie interpretative forte pretazione che gli stessi attori forniscono del rito, dà per scontato che il «pi<> mente etnocentriche. L'interpretazione classica del rito che vede quest'ultimo cesso» rituale sia assolutamente trasparente agli attori rituali stessi, che questi come un complesso di azioni prive di efficacia causale sul mondo è, per esem ultimi conoscano in modo analitico tutti i referenti empirici (sociologici) dcl pio, costruita sull'opposizione irriducibile tra comportamento tecnico-razionale l'atto rituale. Entrambe queste prospettive fanno del rito un atto strettamente da un lato e comportamento magico dall'altro, dove si dà per scontato che l'ef comunicativo, preposto cioè alla comunicazione di dati che hanno il loro refe ficacia o meno di un'azione sia controllabile solo a livello strettamente materiale. rente a livello della struttura delle relazioni sociali. Quest'interpretazione può in un certo senso apparire paradossale perché gli an tropologi sono i primi a sapere che un'azione può avere un'efficacia diversa da quella ottenibile per via puramente tecnica, e cioè un'efficacia di tipo simbolico. La dinamicadel rito. Il rito è infatti un complesso di azioni materiali e simboliche dotate di un'ef ficacia che si situa a diversi livelli dell'esperienza, Esso, si potrebbe dire, taglia La dimensione comunicativa del +rito+ (sia in forma inconscia sia in form;i trasversalmente l'esperienza sociale strutturandola per mezzo di processi simbo consapevole e diretta) non può certamente essere negata, tuttavia essa non nc lici che sono spesso ridondanti, estremamente complessi e, di conseguenza, ap esaurisce la multidimensionalità. Accanto alla dimensione comunicativa, quel l:< parentemente incoerenti. cioè che consente di riprodurre in un contesto rituale rappresentazioni preesi Porsi a livello della produzione simbolica dei significati rituali vuoi dire ten stenti in modo diretto e univoco (indipendentemente dal loro contenuto, che tare di fornire una definizione del rito che si discosta da quella canonica (in an può essere conscio oppure inconscio), il rito possiede, da un punto di vista co tropologia). Quest'ultima infatti, che si rifà solitamente a una tipologia delle gnitivo, una dimensione creativa. Neppure il +cerimoniale+, che in linea gene azioni rituali, presenta il limite non indifferente di ricadere nella formulazione rale può essere distinto dal rito in quanto complesso di atti che fa riferimento di tipi di azione definiti aprioristicamente e in maniera etnocentrica attraverso non a un'entità trascendente, soprannaturale (per esempio una divinità), ma a la riattivazione dei postulati del senso comune caratteristici della cultura (scien una sacralità immanente alla stessa umanità (sacralità che si esprime nelle no tifica) occidentale. Un modo per cercare di cogliere i significati prodotti in sede zioni di prestigio, di onore, di reputazione, ecc.), possiede una dimensione pu rituale può essere quello di considerare il rito, o i riti, come dei complessi multi ramente comunicativa. Il rito non riproduce piattamente un déjà r>u, ma appor dimensionali nei quali s'intersecano piu livelli simbolici, ciascuno dei quali cor ta un tipo d'informazione la cui natura è essenzialmente eterogenea ai contenuti risponde a una serie di rappresentazioni combinate secondo strutture significanti. dell'esperienza quotidiana. In linea assai generale si possono distinguere due livelli, entrambi caratteri Ciò che costituisce un elemento essenziale del processo rituale è la ridon stici di qualunque comportamento rituale: il livello psicologico e il livello socio danza simbolica (significante) dei suoi stessi elementi (atti, nozioni ), ridondanza logico. Questi due livelli non esauriscono la totalità dei significati prodotti ritual di cui si è detto all'inizio e che contribuisce a determinare l'inesplicabilità (ap mente, ma è fondamentalmente ad essi che tali significati possono, per comodi parente) del rapporto fra la fenomenologia e il significato del rito. In qualunque tà, essere ricondotti. Accanto a questo duplice livello di riferimento, è necessario tipo di rito, le dimensioni cognitiva e creativa si costituiscono infatti entrambe, infatti considerare quelli che sono i referenti empirici del rito, o per lo meno e diversamente da quanto accade in un processo comunicativo in senso stretto, quelli ritenuti tali, indicandoli con formule esprimenti entità rituali per cosi dire su aspettative e proiezioni relative a un sistema di segni la cui ricezione non è «finite». Tutti gli articoli compresi in questo gruppo rimandano infatti ad al data una volta per tutte. Nonostante il suo aspetto di complesso di atti formali, trettanti aspetti della vita sociale permeati in maniera rilevante da elementi ri codificati, prescritti (caratteristiche che si ritrovano in larga misura anche ncl tuali; alcuni di essi poi evocano in modo esplicito e quasi immediato la dimen gioco), il rito si presenta come un universo privo di un codice interpretativ<> sione rituale: +cerimoniale+, +festa+, +gioco+, +lutto+. dato a priori, fatto che si traduce in un'immagine di esso come di qualche cosa In ognuna di queste «categorie» del comportamento rituale è possibile tro ora dotata, ora priva di senso.
  • 5. Sistematica locale 544 545 Rito In questa natura ridondante del significato dei segni che entrano a costituire quotidiana avverte, intuisce come contraddittori o privi di trasparenza. Tutta il complesso rituale trova probabilmente posto la dimensione creativa del rito. via, come si è visto, il rito ha un codice formale non detto (contrariamente al Proprio come il +gioco+, dal quale peraltro esso si distingue in quanto comples gioco), i cui confini costituiscono il limite estremo della creatività dei parteci so di atti privo di quel segnale fondamentale che avverte i partecipanti della na panti, il limite che non può essere superato se non a condizione di annullare tura precisa di ciò che essi stanno compiendo (per esempio : «Questo è un gio l'efficacia stessa del rito, senza farlo anzi diventare qualcos'altro. Quando la rap co»), il rito produce uno spazio immaginativo al cui interno si rende possibile presentazione degli elementi messi in opera dal rito travalica la sua contestualiz trascendere i dati del codice rituale stesso. Da questo punto di vista il +rito+ zazione chiamando in causa elementi appartenenti a un altro ordine di realtà, il « funziona» come una rete di atti e di rappresentazioni ad essi collegate(quasi mai rito non è piu tale, ma può diventare lotta, conflitto aperto, addirittura «un car in modo univoco), i cui confini sono stabiliti da un codice (il codice rituale, nevale di Romans», tanto per citare un noto esempio di come il rito della+ festa+ l'etichetta, il cerimoniale), ma al cui interno si producono accostamenti, nuove può anche trasformarsi in tragedia. combinazioni, strutturazioni e destrutturazioni continue, tutti processi che sono Per restare veramente tale, infatti, il rito deve essere delimitato dai termini alla base della ricezione e dell'interpretazione anche personale dell'esperienza di un codice al cui interno, ma solo al suo interno, può avvenire la riformula rituale. zione degli elementi che costituiscono l'ordine del mondo, al fine di ritrovare Se considerato in questa prospettiva, il rito sembra costituire l'occasione per questo stesso ordine nella coscienza di tutti i partecipanti (e degli spettatori ). un « lavoro riflessivo», da parte dei partecipanti come degli spettatori, sugli ele Quest'ultimo fatto è particolarmente visibile in quel fenomeno rituale che è la menti (simbolici ) che entrano a far parte di esso; tuttavia non secondo modalità festa, la quale, al di là di tutte le teorie che spiegano in modo univoco le ragioni di tipo «oggettivo», definite una volta per tutte (come se sitrattasse cioè diun della sua esistenza (festacome socializzazione, come trasgressione, come distru semplice processo comunicativo), bensi secondo modalità contestuali, in dipen zione, come sacrificio, ecc.), si presenta come un universo simbolico che ripro denza della manipolazione che di tali elementi viene fatta nel corso dello stesso duce «in piccolo» la società, anche se non secondo un ordine strettamente a «processo» rituale. Il rito può cosi venire a costituire il campo di un'attività nalogico o speculare. La festa è infatti, in primo luogo, un'attività organizza riflessiva (piu o meno conscia) su quegli aspetti della vita sociale che esso di ta, proprio come gli altri tipi di rito. Caratteristica della festa è quella di essere rettamente o indirettamente evoca. Qui sta in effetti il duplice portato — cogni un rito collegato eminentemente con la rappresentazione sociale (collettiva) del tivo e creativo — del rito. Compreso entro i confini di un codice formale, carat tempo, fino a costituire in alcuni casi (per esempio i giochi agonistici dell'Olim teristicaquesta che sembra far aderire le rappresentazioni che in esso entrano piade antica), il parametro della stessa scansione temporale (calendariale). La alla «realtà», il rito è un universo simbolico circoscritto ma allo stesso tempo concezione ciclica e ritmica del tempo che scaturisce dalla ricorrenza periodica caratterizzato dal movimento interno dei suoi elementi. In un certo senso questa dellafesta è da mettersi anche in relazione con leopposte categorie del sacro e è una caratteristica che lo assimila al gioco, anche se quest'ultimo se ne distingue del profano. Questa correlazione deriva dal fatto che ognuno di questi due ter per la consapevolezza dei partecipanti — i giocatori — di prender parte a una « fin mini si riferisce a un comportamento molto spesso di natura opposta. La festa zione». Anzi, quando questa consapevolezza viene a perdersi in seguito all'ec infatti, come molti altri riti (per esempio quelli relativi all'espressione sociale cessiva identificazione dei partecipanti con il gioco, quest'ultimo si trasforma del +lutto+ o anche quelli che mettono in gioco la nozione di +regalità+), si ca in+agonismo+, con la conseguente possibilità che la regola del gioco, l'equiva ratterizza molto spesso per un comportamento inverso a quello del tempo «nor lente adulto del messaggio infantile «Questo è un gioco», venga infranta. Nelle male» (in assenza di rito). manifestazioni agonistiche, infatti, la dimensione ludica scompare a tratti o del Il rovesciamento dei ruoli tipico di certe feste, come ad esempio il Carnevale tutto per lasciare il posto a istinti o a sentimenti il cui senso va ricercato in am (mascherate, travestimenti, comportamenti inversi in rapporto all'ordinario ),biti della vita sociale umana diversi da quelli del semplice gioco: ne sono un sembra in effetti il prodotto della tendenza, caratteristica del rito, che mira a esempio tanto i giochi funerari praticati dai guerrieri achei, quanto le Olimpiadi destrutturare l'ordine del mondo. Ma tale destrutturazione, tale trasgressione antiche, cosi come del resto alcuni aspetti del moderno tifo calcistico. dell'ordine, non avviene soltanto in vista degli effetti piacevoli o estetici che possono derivare da una rappresentazione del mondo «alla rovescia». Esiste in fatticertamente un aspetto trasgressivo dellafesta ma, come si è detto prima a Il rito come creatore di trasparenze. proposito del rito in genere, l'eventuale dimensione ludica che da questa tra sgressione può derivare deve, per essere veramente tale, restare entro un codice Per tornare agli aspetti creativi e cognitivi del +rito+, ossia alla possibilità di comportamento definito nelle sue linee generali e, soprattutto, deve avere «un che i suoi partecipanti hanno di riformulare attraverso la partecipazione stessa la limite». Sicché l'aspetto ludico della festa si costituisce attorno alla sua eccezio propria rappresentazione dell'ordine del mondo (sociale), si deve osservare che nalità, quella che le deriva dal fatto di essere circoscritta temporalmente e di il rito tende a evidenziare quegli aspetti dell'ordine del mondo che la coscienza essere opposta alla norma, anche se non sempre quest'opposizione è ottenuta
  • 6. Sistematica locale 547 Rito per una semplice simbologia dell'inversione diretta. Coloro che partecipano alla condizione di generare livelli di senso recepibili dalla comunità dei partecipanti festa sono cosi tenuti, come d'altra parte accade all'interno di ogni altro processo o degli spettatori. Quando la dimensione collettiva o comunitaria del rito viene rituale, compreso il +gioco+, a oscillare tra la libertà espressiva e la regola, dal meno, quando cioè il rito s'individualizza, o meglio, si privatizza e pone l'uomo momento che il valore del rito, ossia la sua efficacia simbolica sul piano ludico, a contatto con oggetti che fanno riferimento a entità esterne all'ordine social creativo e cognitivo, risiede proprio nel conformare il proprio comportamento mente appresodelmondo (appreso cioè dai membri di un gruppo), e inaccessi a un codice di massima, ma nel poter provare, allo stesso tempo, all'interno di bili se non a colui che li possiede, allora subentra il +feticcio+. Attraverso il fe questo stessocodice,ilpiacere (anche estetico) dell'invenzione. ticcio l'individuo si crea delle semplici trasparenze personali, private, e quindi Le dimensioni creativa, cognitiva, ludica, estetica, ecc. del rito convivono socialmente mistificanti dell'ordine del mondo. Egli infatti finisce per intratte in effetti l'una accanto all'altra e utilizzano, per cosi dire, gli stessi segni per pro nere un rapporto pressoché esclusivo con entità portatrici di significati (simbo durre di volta in volta effetti di sensotra loro diversi. Tuttavia il+rito+ in generale lici) che fanno riferimento agli elementi residuali del sistema (oggetti unici o che aspira per sua stessa natura alla totalità, a sintetizzare e non a segmentare, come il feticista rende unici ) e che la comunità o la collettività non possono rendere è invece il caso dell'esperienza riflessiva ordinaria. Il rito infatti — e la festa ne è trasparenti per questa loro stessa irriducibilità al sistema delle rappresentazioni un esempio evidente — trasgredisce molto spesso l'ordine del mondo esperito socialmente riconosciute. nella quotidianità dell'esistenza (sociale), e lo trasgredisce agendo sugli elementi Se, lungo una linea immaginaria delle «possibilità» rituali, si percorre il dell'ordine simbolico che a questo stesso mondo fa riferimento. Questo è il mo cammino che dalla+festa+ porta al suo opposto, e cioè al +lutto+, si ritrova lo tivo per cui nella festa parecchi degli elementi che costituiscono, separatamente, stesso sistema di funzionamento del meccanismo rituale e la stessa dimensione l'ordine oggettivo del mondo (sociale ma anche naturale) vengono confusi tra cognitiva del rito. I riti funebri hanno lo scopo, come ben vide Hertz, di rendere loro o assimilati l'uno all'altro. Contrapponendo un'immagine del mondo «ano trasparente alla comunità il fenomeno della morte intesa soprattutto come feno mala» a quella ordinaria, «normale», la festa tende a produrre una totalità sin meno di natura sociale. I riti della morte esigono infatti la partecipazione della tetica di rappresentazioni che accresce la capacità cognitiva dell'ordine oggettivo collettività la quale, per questa via, accetta la scomparsa di un individuo, che del mondo da parte dei partecipanti e degli stessi spettatori. Sia che esso giunga viene per questa stessa ragione reintegrato in una comunità diversa, quella dei a produrre una rappresentazione rovesciatadel mondo, sia che esso riproduca defunti. L'accettazione del fenomeno della morte non riguarda infatti quest'ul una totalità simile (ma non omologa) al mondo reale, il rito (sia esso festa o, al tima solo in quanto evento «naturale». Al contrario, essa è percepita dalla co l'opposto, rito funebre) fornisce «per contrasto» al mondo normale l'immagine munità come evento di natura sociale, dal momento che effettivamente implica di una totalità espressiva che ribadisce l'oggettività di quest'ultimo attestando problemi di successione (cariche, titoli, beni, prerogative sociali in genere). ne la presenza. Questa totalità espressiva che si crea nel rito non deve essere I riti funebri hanno, come tutti gli altri riti, molteplici dimensioni. Ma è pro considerata come avente una funzione puramente catartica (né, tanto meno, di babile che per la natura stessa del fenomeno attorno al quale si costituiscono (la «protesta»). Le totalità espressive che si producono nel rito hanno soprattutto morte), la loro funzione principale, o il loro effetto principale, sia di tipo cogni l'effetto di produrre un «accrescimento di senso», il quale consiste nella presa tivo, suscettibile di produrre l'effetto di trasparenza del fenomeno «morte» agli di coscienza dei rapporti simbolici su cui è strutturata la rappresentazione del occhi dei membri della comunità. Questo fenomeno di trasparenza si produce mondo reale. cosi gradualmente attraverso una serie di riti — il sistema delle doppie esequie Poiché sintetizza, e quindi in un certo senso «semplifica», riducendole e messo in luce da Hertz — durante i quali il defunto è sottoposto a un vero e pro condensandole, le rappresentazioni della coscienza ordinaria, il rito sgombra per prio «rito di passaggio». Tutti i sistemi di elaborazione sociale del lutto sem cosi dire il campo dagli ostacoli che si frappongono a una comprensione del brano articolarsi in tre fasi rituali distinte, ciascuna delle quali rinvia a differenti l'ordine reale del mondo da parte dei partecipanti e degli spettatori. L'unifica tipi di rappresentazione. La fenomenologia del lutto prevede in un primo mo zione di rappresentazioni e di categorie concettuali che l'esperienza normale mento la negazione della scomparsa di un individuo ; poi la trasformazione (sim tende a mantenere separate sembra in effetti corrispondere a questo incremento bolica) dell'individuo scomparso; e infine l'accettazione della sua morte attra di comprensione del mondo. Quest'ultimo fatto è soprattutto visibile nei riti verso la reintegrazione in un altro spazio sociale (e simbolico), quello che corri festivi e in particolare nel Carnevale, dove il rito si focalizza attorno a un «per sponde al mondo degli individui scomparsi. In questo modo la perdita può es sonaggio centrale» il quale svela, attraverso l'apparente insensatezza del suo com sere ri-conosciutacome tale dalla società che tuttavia, per poter attuare questo portamento, il senso profondo del rapporto che lega rappresentazioni solo appa riconoscimento, deve far subire all'individuo scomparso il passaggio attraverso rentemente contraddittorie. una serie di rappresentazioni. Nella creazione di queste totalità significanti che sono i personaggi centrali, Il rito funebre prevede dunque l'esistenza di una «traiettoria» simbolicadel il rito risulta dunque essere un complesso di atti dotato di una dimensione co defunto, il cui percorso esaurisce l'effetto traumatico della morte sul gruppo, gnitiva. Il rito è quindi in grado di produrre «effetti di trasparenza», ma solo a che riesce infine ad accettarne la realtà. La funzione cognitiva assolta in un con
  • 7. Sistematica locale 54g 549 Rito testo simile dal rito si rivela nei cosiddetti riti mimetici e sacrificali, nei quali la I riti funebri sono, come si e detto, dei veri e propri nti di passaggio, nti di comunità dei vivi nega in un primo tempo la realtà della morte di un individuo cui Van Gennep analizzò la struttura tripartita che, nel caso specifico, corrispon e poi infligge una morte «culturale», simbolica, al defunto. In un primo momen de alle tre fasi distinte della fenomenologia del processo di elaborazione del +lut to, quello corrispondente alla prima fase dell'elaborazione sociale del lutto, la to+. I riti mimetici, con il loro meccanismo di evocazione del defunto, coincidono morte è negata. Il comportamento dei vivi nei confronti del morto tende ad af con quella fase che potrebbe defi nirsiintermedi, durante la quale s'inizia la fa fermare il legame che ancora sussiste fra quest'ultimo e la comunità dei viventi. se del distacco del defunto dalla comunità dei viventi. La fase successiva, quella Tale legame è infatti ribadito attraverso espressioni e atteggiamenti che fanno che segna il definitivo distacco del defunto da tale comunità e il suo ingresso in del morto una persona viva: lo si considera «come se stesse dormendo», lo si una comunità differente, quella dei morti, si articola in un'altra serie di rappre lava, lo si veste, gli si parla. Tuttavia già in questa fase e a questo livello di com sentazioni e di atti rituali di cui sono un esempio i cosiddetti riti sacrificali. portamento nei confronti del defunto emergono i primi segni del fatto che l'indi Questi comportano, come dice il loro stesso nome, il sacrificio di un animale o viduo non appartiene piu alla comunità dei viventi. La corruzione del cadavere di un essere umano (in genere un prigioniero, uno schiavo, un individuo co e l'impossibilità di comunicare con il defunto sono, tra questi segni, i principali. munque «estraneo» alla comunità) con il quale l'individuo defunto viene identi Naturalmente i tempi entro i quali le differenti culture o le differenti società re ficato. Una volta uccisa, la vittima alla quale il defunto è simbolicamente assi gistrano questi passaggi variano notevolmente. Per ragioni particolari, che pos milato costituirà la prova irrefutabile e tangibile della morte effettiva dell'indi sono essere comprese solo attraverso un'analisi dei meccanismi e dei processi viduo, il quale viene cosi definitivamente «estromesso» dalla comunità dei vi di simbolizzazione che presiedono alla formazione della rappresentazione sociale venti per diventare «un altro», un essere ascrivibile definitivamente a un'altra della morte in contesti di volta in volta diversi, il tempo che scandisce le diffe categoria di individui: quella dei morti. renti fasi del rito può andare dalle poche ore o tutt' al piu qualche giorno (come I riti funebri sono cosi, proprio come i loro opposti, le feste, creatori di tra in effetti accade presso di noi) a periodi assai piu lunghi, come è per l'appunto sparenze, effetto quest'ultimo ch' essi raggiungono attraverso processi simbo il caso di alcune popolazioni dell'Indonesia per le quali un individuo, anche al lici del tipo sintetico, come l'esistenza di un personaggio centrale, in questo caso cuni mesi dopo il decesso, è considerato ancora come «dormiente». Questa dif il personaggio sacrificale, dimostra. Si è infatti già detto della funzione cui as ferenza dei «tempi», riscontrabile in contesti culturali e sociali differenti, è pe solve, in quella particolare forma di rituale che è la +festa+, il meccanismo del rò, dal punto di vista dell'efficacia cognitiva del rito funebre, inessenziale, dal l'accostamento degli opposti. Tale funzione, che è quella di creare delle totalità momento che la corruzione del cadavere può essere negata attraverso la messa simboliche, rappresentanti in forma sintetica e immediata la società reale inver in atto di tabu nei confronti del corpo in disfacimento. I tabu funzionano in tendone l'ordine naturale o semplicemente modificandolo, è ottenuta mediante somma in questo caso come strumenti preposti al prolungamento di quella fa la presenza di personaggi rituali che sono l'incarnazione delle contraddizioni se del lutto durante la quale, per ragioni specifiche, caratteristiche di una par del mondo ordinario. Sia esso il capro espiatorio, che simboleggia la morte e la ticolare cultura, la società nega la morte dell'individuo. Nel processo di corru rinascita della comunità, sia esso la vittima, come nel rito sacrificale, dove at zione del cadavere tuttavia si afferma ineluttabilmente l'evidenza della morte. testa la separazione dell'individuo del quale è il simbolo dalla comunità dei vi Esistono alcuni riti funebri — per esempio i cosiddetti «riti mimetici» — che sin venti e la sua riaggregazione alla comunità dei defunti, sia esso infine una ma tetizzano, proprio come accade in tutti i riti in generale, queste due fasi distinte schera come nel caso dei personaggi carnevaleschi, il personaggio centrale sim del processo di elaborazione del lutto. Essi infatti celano e svelano allo stesso boleggia la riunione di elementi simbolici relativi alla sfera delle relazioni sociali tempo il fatto oggettivo della morte per mezzo di oscillazioni di senso, di inver tenuti ordinariamente separati. sioni, di «relazioni di+gioco+» o «di scherzo», che corrispondono all'oscillazione Si potrebbe infatti dire che la dimensione cognitiva del +rito+ si esprime so del defunto tra i due mondi distinti rappresentati o anche semplicemente evo prattutto attraverso queste totalità significanti che sono appunto i personaggi at cati nel rito, e cioè il mondo dei vivi da un lato e il mondo dei morti dall'altro. torno ai quali ruota il rituale. Elemento costitutivo di ogni società, elemento che Cosi, quando in questo genere di riti vengono mimate le attività alle quali pren pervade la trama dei rapporti interindividuali, il potere è nondimeno un'entità deva parte l'individuo defunto, è come se, con la messa in atto di questo pro oscura la cui natura è il piu delle volte inafferrabile concettualmente tanto da cesso mimetico, si volesse affermare ancora la sua presenza nel mondo dei vivi. parte degli individui che lo subiscono quanto da parte di coloro che lo esercita Ma d'altra parte questi riti sono allo stesso tempo evocativi dell'assenza dell'in no. L'esistenza di rituali i cui elementi hanno per referente il potere sono tut dividuo defunto, dal momento che lo rappresentano solamente, In queste oscil t'altro che rari nel complesso e svariato panorama delle culture umane. Se si lazioni di senso risiede il meccanismo del riconoscimento della morte di un indi prescinde dai casi in cui i rituali diventano uno strumento di propaganda poli viduo da parte della comunità la quale, per questa via, rende a se stessa traspa tica, come accade per le feste, i riti funebri e gli stessi giochi agonistici (cfr. l'ar rente una realtà, quella appunto della morte, che la reazione istintiva immedia ticolo +Agonismo+), i riti chiamano sovente in causa nozioni e rappresentazioni tamente conseguente ad essa tenderebbe altrimenti a negare. collegate con la struttura del potere. Riti del potere per eccellenza sono ad esem
  • 8. 55o 55ISistematica locale Rito pio quelli che hanno per referente principale quella figura cosi poco trasparente nella sua essenza che è il re. Se la+regalità+ è il punto in cui si coagulano i valori Bloch, M, x924 Les r ois thaumaturgesi étude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance royale, fondamentali della società, il re è un personaggio che esprime l'unità dell'intera particulièrement en France et en Angleterre, Istra, Strasbourg (trad. it. Einaudi, Torino comunità ed è per questo fatto ritenuto sacro o addirittura divino. Il re è dunque x974 ). un personaggio centrale per eccellenza, al punto che nella teoria di Hocart sul Bloch, M. l'evoluzione del potere (dalle sue origini rituali alla sua secolarizzazione) il re è x97z Pl a cing the Dead. Tombs, Ancestral Villages and Kinship Organization in Madagascar, Seminar Presa, London - New York. in origine l'attore principale di un rito mimetico attraverso il quale la comunità Geli, A. cerca di promuovere la vita e il proprio benessere. Al di là della correttezza o x973 Metamorphosis of the Cassouiaries. Umeda Society, Language and Ritual, Athlone Press, meno della prospettiva hocartiana relativa all'evoluzione del potere, ii re si pre London. senta effettivamente, in numerosi riti, come il personaggio che sintetizza princi Giuckman, M. pi ordinariamente opposti, rendendo in tal modo manifesta (ritualmente) la lo z963 Rituals of Rebellionin South-East Africa,in Order and Rebellion in Tribal Afr ica, Cohen and West, London. gica che li caratterizza come tali. Hertz, R. La genesi del potere regale illustra il modo in cui la figura del re viene a ri [z9ob-9o6] Con t ribution à une étude sur la représentation collective de la mort, in « L ' A n n ée vestirsi di attributi soprannaturali. Questi attributi acquistano una loro traspa sociologique», X (z9o7), pp. 48-z37 (trad. it. in Sulla rappresentazione collettiva della renza nel corso dei riti che hanno il re per figura centrale. In quanto individuo morte, Savelli, Roma x978, pp. 37-zz8). Hocart, A. M. dotato di poteri eccezionali (taumaturgici), «pericolosi »(i tabu che lo circonda z936 Ki n gs and Councillors. An Essay in the Comparative Anatomy of Human Society, Barbey, no nelle società dell'Oceania), assimilabili alla natura selvaggia (Zulu), il re è siro. portatore di forze «pericolose», di forze naturali che si oppongono all'ordine Huizinga, J. «culturale» della società, E tuttavia il re è anche, allo stesso tempo, il garante x 938 Ho mo ludens,Tjeenk Willink, Haarlem (trad. it. Einaudi, Torino z 973). dell'ordine sociale, la figura che incarna, come si è già detto, i valori fondamen Leach, E. tali della società. Nel rito dell'incoronazione queste due opposte caratteristiche z968 «Ritual», in International Encyclopedia of the Social Sciences, voh XIII, M a cmillan, New York, pp. bzo-z6. del re si riconciliano nella rappresentazione di coloro che partecipano e che assi Lewis, G. stono al rito, dal momento che attraverso una continua oscillazione di senso che z98o Da y of Shining Red. An Essay on Understanding Ritual,Cambridge University Presa fa dell'incoronazione un vero e proprio rito di passaggio, il re viene separato dal London. 1 mondo degli umani attraverso la sua divinizzazione, per poi essere nuovamente Lienhardt, G. posto a contatto con la comunità umana dopo che i suoi poteri «pericolosi », «am z96z Di v inity and Ezperience. The Religion of the Dinka,Clarendon Press, Oxford. Peristiany, J. G. bigui», «estranei» sono stati sottoposti, mediante il contatto col divino, a un x963 (a cura di) Honour and Shame. The Values of Mediterranean Society, Weidenfeid and atto di purificazione. Cosi il re, da portatore di forze potenzialmente distruttrici Nicholson, London. (ossia «naturali» come contrapposte a «culturali»), diventa portatore di vita e Skorupski, J. di prosperità per l'intera comunità. La natura che era penetrata con violenza x976 Sy mbol and Theory. A Philosophical Study of Theories of Religionin Social Anthropology, nella cultura, e cioè il potere (militare) ad essa(la società ugualitaria) estraneo, Cambridge University Presa, New York. Turner, V. W. viene «domesticata» come colui che l'incarna: il re. x969 Th e Ritual Processi Structure and Anti-Structure, Aldine, Chicago (trad. it. Morceliia La dimensione cognitiva del+rito+ dell'incoronazione, ma anche di molti al na, Brescia 1972). tri riti che hanno come personaggio centrale la figura del re, non fa che mettere in Van Gennep, A. evidenza gli elementi che la accomunano ad altri tipi di rito, e la struttura pro 1909 I es Rites de passage,Nourry, Paris (trad. it. Boringhieri, Torino z98z). fonda che i riti, tutti i riti, hanno a loro fondamento. Questa struttura consiste Wilson, M. in una continua oscillazione di senso fra gli elementi opposti del rito, i quali x957 Rituals of Kinship among the Nyakyusa, Oxford University Presa, London. vengono espressi in forme e tramite simboli di natura unitaria e sintetica. E tut tavia, giunti a questo punto, è necessario riconoscere che il rito è qualcosa che si compone di elementi la cui combinazione può produrre livelli di senso o di mensioni di efficacia simbolica diverse l'una dall'altra: ludiche, estetiche, crea tive, emozionali, comunicative, cognitive. Per cui il rito, qualunque rito, po trebbe essere definito non già come un'entità dotata di un referente univoco, ma forse come un'attività che mette in gioco di volta in volta segni diversi per creare sempre nuovi livelli di senso. [v.p.].
  • 9. alire o Agonismo gul è r. U na volta che lo scià di Persia, ai primi del secolo, visitò l'Inghilterra i funzionari addetti al cerimoniale credettero di fargli cosa gradita invitandolo alle corse ippiche di Ascot. Con grande stupore si sentirono tuttavia opporre un cortese ma netto rifiuto, accompagnato da questa singolare motivazione, che lui — l'imperatore — «sapeva benissimo che un cavallo corre piu dell'altro». L'aneddoto,degno di Voltaire,è citato da Johan Huizinga e rappresenta una delle poche parentesi spiritose di quel saggio tremendamente serio ed inquie tante che fu Hanno ludens.Secondo lo scrittore olandese, nella risposta dello scià era implicito il desiderio di non «penetrare in un ambito ludico che gli era estraneo», la decisione di non entrare nella logica del gioco, di non accet tarne le regole e quindi di non condividerne le emozioni. Sua maestà imperiale era perfettamente libera di farlo, ossia di disinteressarsi alla competizione ip pica perché «la gara, come ogni altro gioco, è essenzialmente inutile», è una funzione a sé stante il cui esito «non fa parte dell'inevitabile processo vitale del gruppo» [Huizinga I938, trad. it. p. 59 ]. In altri termini, si può partire da due punti fermi: la piena autonomia del gioco come valore; l'identificazione con il gioco stesso della gara, della com petizione, del fatto agonistico. Naturalmente, occorre una dimostrazione ade guata. z. L a disputa sulla funzione a cui adempie il gioco è sempre aperta. In termini biologici, è lecito pensare ad un eccesso dell'istinto vitale o anche alla pura e semplice urgenza di istinti nocivi, per esempio quelli che determinano l'aggressività, di cui giocando,tendiamo a sbarazzarci. In questo senso, la guerra o ilcrimine sarebbero un surrogato,o una forma perversa,del gioco, beninteso quando corrispondano non ad un intento materiale di potenza, di saccheggio o di vendetta, ma ad un gusto astratto: il piacere della manovra ben eseguita, della sorpresa, dell'elusione calcolata e beffarda della legge. L'atto gratuito di Gide o la «guerra sola igiene del mondo» di Marinetti rien trano abbastanza pertinentemente nella categoria, qualunque sia il giudizio morale che se ne possa dare. Su un piano piu modesto, invece, ci si potrebbe abbandonare al gioco soltanto per rilassarsi dalla fatica quotidiana, per dimen ticare le leggi spietate ed assillanti della «lotta per la vita»; ma questa è un'in terpretazionestrumentale che non soddisfa. Si è avanzata anche l'ipotesi che l'impegno ludico possa servire come base di preparazione per quelli, assai piu gravi e men leggiadri, di ogni giorno, at traverso lo sviluppo indispensabile delle doti di autocontrollo senza le quali il rispetto delle regole diventa impossibile; ma francamente questa spiega zione èancor meno persuasiva perché contrasta con l'esperienza che attesta il totale distacco tra l'una e l'altra attività. Semmai, risultano assai piu suggestive due motivazioni che si ritrovano anche in Huizinga. Una è di tipo esistenziale,
  • 10. Agonismo ZI6 2I7 Agonismo e forse per questo ci appare piu vicina alla nostra sensibilità: il principio del Ancora alla maniera di Croce, il saggista olandese afferma l'esistenza di un gioco consisterebbe «in un connaturatobisogno di causare o di essere capace «elemento immateriale» nell'essenza stessa del gioco, anche se avverte che di qualche cosa» [Huizinga I938, trad. it. p. 4]. Una spinta di questo genere sarebbe troppo parlare di un principio spirituale. non ha nulla a che vedere con il puro istinto vitale o con le esigenze della so C'è un'espressione del dialetto napoletano 'sbarià' o 'sbariarse' — che pravvivenza. Viene, evidentemente, dopo che l'essere vivente abbia raggiunto forse aiuta meglio a definire il nostro argomento. Nel dizionario dell'Altamura la certezzadi esistere come puro soggetto biologico, simanifesta nel momento si attribuiscono due significati al verbo: la forma intransitiva corrisponde a in cui egli comincia a perseguire l'obiettivo di affermarsi come individuo di 'vaneggiare, delirare, folleggiare, divagare, sviare' ; la forma riflessiva si traduce verso da tutti gli altri, come protagonista di un divenire, di un'invenzione, esattamente come 'distrarsi, divagarsi'. La locuzione di un popolo particolar di una realizzazione, non importa quanto utile o necessaria, anzi tanto piu sti mente incline al gioco come quello napoletano integra i due momenti del tra molante quanto piu disinteressata. Il gioco come happening,una visione allet sporto ludico: lo slancio verso il «vario», ossia il diverso dal serio; e il raptus tante soprattutto in determinate epoche storiche, come per esempio quella della del delirio,.che è poi il rifiuto opposto alla logica quotidiana per accettare rivoluzione industriale, in cui l'uomo-massa si vede negare quotidianamente invece le regole di un altro codice. Nello stesso dialetto, giocare si dice del re il diritto alla diversità e all'originalità, sa di non poterselo conquistare nelle sto 'pazzià' e giocattolo 'pazziella', che vuoi dire anche 'cosa da burla, cosa non attività «serie» (il processo di produzione, la distribuzione della ricchezza, la presa sul serio', dove si tratta ovviamente di una pazzia degna di Yorick, su gestione del potere) e lo cerca perciò in quelle ludiche. prema ed amara forma di saggezza, enon di una forma demenziale da trat I 'altra motivazione è piu banale, ma non per questo meno convincente : tamento psichiatrico. Da notare che Huizinga, quando sottolinea la contrap alla base del gioco starebbe «l'ansia di dominare» o di «concorrere», ossia il posizione alla «serietà», aggiunge che essa non è «né conclusiva né stabile», gusto — sempre angoscioso —dellalotta:non è un caso, nota lo stesso scrittore nel senso che il gioco è non-serietà,ma può essere tremendamente serio: olandese, che due termini apparentemente lontanissimi come 'agonismo' e «bambini, calciatori, scacchisti giocano con la massima serietà, senza la mini 'agonia' abbiano una radice comune. Con questo concetto, però, si entra già ma tendenza a ridere» [I938, trad. it. p. 8]. Questa osservazione conduce nellasfera della competizione, e forse è troppo presto per arrivarci,dal mo naturalmente ad escludere ogni tipo di valutazione morale o religiosa: di mento che non abbiamo ancora accertato in via preliminare il senso da attri per se stesso, il gioco non è un vizio né una virtu, tanto meno un peccato o una buire al gioco come valore autonomo, o, in altri termini, il significato che il manifestazione di santità. Semmai, rientra piuttosto in una categoria estetica, gioco ha nell'ordine della vita. ancorché atipica: gentilezza e grazia, bellezza del corpo umano, ritmo ed ar monia sono tutti elementi a cui il gioco tende ad unirsi, pur non rappresen 3. Roger Caillois ha sottolineato, in proposito, il contrasto di fondo tra tandone beninteso la sostanza. l'interpretazione di Huizinga e quella di uno scrittore fantastico e sensibile La sostanza sta altrove ed è, naturalmente, molto opinabile. Ciascuna delle come Giraudoux. Per il pensatore olandese, il gioco viene prima della cultura, parti in cui si articola la celebre definizione di Huizinga è suscettibile di riserve anzi la cultura deriva dal gioco, «perché il concetto di cultura, per quanto e di obiezioni. Il gioco, senza dubbio, è un atto libero, superfluo, disinteres possa essere definito insufficientemente, presuppone in ogni modo una con sato, distaccato dalla «vita vera» che tuttavia adorna e completa. Può anche vivenza umana, e gli animali non hanno aspettato che gli uomini insegnassero essere indispensabile all'individuo, nella misura in cui coincide con una fun loro a giocare» [Huizinga I938, trad. it. p. 3]. L'idea è chiara: «si può af zione biologica (e piu che biologica) primaria; e alla collettività, nella misura fermare senz'altro che la civiltà umana non ha aggiunto al concetto stesso di in cui crea legami sociali, ossia adempie ad una funzione culturale. Non gioco alcuna caratteristica essenziale. Gli animali giocano proprio come gli dimeno, il suo carattere di gratuità oflre il fianco ad accuse, non infondate, uomini» [ibid.], seguendo tutta la liturgia tradizionale, che va dall'invito ce di frivolezza e di vanità. Il gioco non esercita alcun potere repressivo sul gio rimonioso allo scrupoloso rispetto delle regole, dalla simulazione dell'ira all'e catore, ma al tempo stesso non produce conseguenze apprezzabili nella vita vidente abbandono al piacere, o gusto, del giocare. E proprio alla stessa stre reale,anzi non produce alcunché, né ricchezze, né opere, in altre parole è gua degli uomini, gli animali esercitano l'attività ludica come una funzione essenzialmente sterile. Il marxista o il sociologo aggiungeranno che l'attività completamente distaccata dall'istinto di sopravvivenza. A sollecitare gli uni ludica ha il carattere non solo del superfluo, ma del lusso: «chi ha fame, non e gli altri non sta un interesse oggettivo, ma il gusto intrinseco del gioco: gioca»; e come per tutte le attività a cui si associa l'idea del lusso, si prospetta Huizinga si chiede perché il giocatore si perda nella sua passione, perché una il rischio della sazietà, della noia, anche di un semplice salto di umore, che in gara ecciti la folla degli spettatori fino al delirio; e risponde, un po' alla ma qualche modo le degrada. Altri pericoli che delinea Caillois riguardano «il niera di Croce, che «l'intensità del gioco non è spiegata da nessuna analisi rispetto superstizioso della forma», che nel gioco si sviluppa a detrimento del biologica» [ibid., p. 5], ossia che la sua qualità sta proprio in quell'intensità, contenuto, e ancor piu l'astrattezza del cimento a cui si sottopone il giocatore. in quella facoltà di far delirare, insomma è una categoria primaria della vita. Il gioco «sceglie le sue diffIicoltà, le isola dal loro contesto e per cosi dire le
  • 11. Agonismo zr8 2I9 Agonismo irrealizea»: in altri termini, «si fonda senza dubbio sul piacere di superare zioni volontarie, accettate di buon grado e che stabiliscono un ordine stabile, l'ostacolo, ma un ostacolo arbitrario, quasi fittizio, fatto a misura del giocatore talvolta una legislazione tacita in un universo senza legge» [Caillois r967, e da lui accettato» [Caillois r967, p. xv]. Abbandonarsi all'attività ludica si pp. rx-X]. Comunque, nonostante tutte le sue riserve e la diversità radicale gnifica dunque, in qualche modo, sottrarsi al confronto con la dura esperienza del suo punto di vista, anche lo scrittore della «Pléiade» ammette che lo spirito di tutti i giorni per rifugiarsi in un mondo benevolo e inesistente. ludico è stato considerato da eminenti studiosi come un impulso non secon Ma a Huizinga non pare affatto un inconveniente che al gioco non sia dario per il progresso intellettuale e morale dell'individuo, nonché per elevate «congiunto un interesse materiale» e che non ne venga un vantaggio né per manifestazioni culturali della comunità; anche se poi Caillois obietta che il vero chi lo gioca né per gli altri. L'idea che esclusivamente il profitto, il progresso fattore promozionale non sta nel gioco preso di per se stesso, ma nelle «atti o la sofferenza valgano a giustificare un'attività umana gli sembra caratteristica tudini psicologiche» che esso esprime e sviluppa. Il problema è che queste at di una certa epoca della storia, una delle meno rispettabili, quella che si col titudini andrebbero disperse o deteriorate al di fuori dei due poli, la regola e lega al «lato peggiore» dell'Ottocento, alla sua mania di prendere «sul serio l'invenzione, la sorte e l'abilità, il calcolo e il rischio, entro cui scocca pe se stesso etutto ilcreato». Il moto generale, segnato dal xtx secolo, «verso rennemente la scintilla del gioco. un tono serio della cultura» appare a Huizinga tutt' altro che commendevole, come un prodotto del liberalismo e del socialismo, cioè delle due facce della 4. Se Huizinga accenna appena di sfuggita all'ipotesi che «l'essere umano, rivoluzione industriale, e naturalmente di tutto il corredo filosofico, scientifico giocando, ubbidisce a un gusto innato d'imitazione» [r938, trad. it. p. 4 ], per ed estetico che le si accompagna, dall'utilitarismo al positivismo. L'eccessiva Giraudoux, invece [cit. in Caillois r967, pp. 5-6], questa è la spiegazione fon «consapevolezza», che i protagonisti della rivoluzione industriale maturano a damentale: il gioco imita la cultura, cioè la storia, non le precede. Con l'azione proposito dei loro interessi e delle loro aspirazioni, spegne o attenua enorme ludica mimiamo «le occupazioni corporee, e talora anche morali» a cui la vita mente «il fattore ludico». Si tornerà su questo punto quando si passerà dal moderna ci ha costretto a rinunciare: il corridore insegue la selvaggina o un l'analisi del gioco a quella delle competizioni sportive. immaginario nemico ; lo schermitore si batte con il duca di Guisa o con Cyrano Per ora conviene ricordare altri due termini essenziali della definizione de Bergerac;il lanciatore di giavellotto con i Medi e con i Persiani. Il gioco sa da cui si sono prese le mosse: il gioco è «un'azione che si svolge entro uno rebbc, insomma, la sola testimonianza superstite delle nostre antiche battaglie spazio ed un tempo definiti di proposito»; il gioco è un'azione «che si svolge per lasopravvivenza, una rappresentazione della storia primordiale, mentre lo con ordine secondo date regole» [Huizinga r9g8, trad. it. p. r7]. Sono due sport, pantomima di ere lontane pervase di sofferenza e di lotte, servirebbe colpi di pennello che sistemano magistralmente il quadro, lo fanno uscire dal soprattuttoper conservare la forza originaria e l'agilità del corpo. L'interpre vago e dall'ambiguo. La limitazione nel tempo, il cominciare ed il finire del tazione di Giraudoux è suggestiva, ma trova un ostacolo insuperabile nella con gioco e all'interno di questo movimento l'alternarsi delle sue fasi, non ser siderazione che si applica soltanto alla nostra epoca nella quale, indubbiamente, vono solo ad isolarlo dalla «vita ordinaria», ma lo fissano subito «come forma molti riti che un tempo erano parte integrante delle istituzioni fondamentali, di cultura», cioè come una creazione spirituale che permane nel ricordo e può laiche o sacre, di una determinata società, sopravvivono esclusivamente come essere perciò ripetuta a volontà, in qualunque momento. La limitazione nello gioco: «il transfert, la degradazione che hanno subito, li hanno spogliati del spazio serve invece a circoscrivere il luogo («Barena, il tavolino da gioco, il loro significato politico o religioso», lasciando intatta solo la loro struttura lu cerchio magico, la scena, lo schermo cinematografico, il tribunale») al cui dica. Questa è anche la tesi di Roger Caillois, che cerca di superare l'antino interno vigono regole specifiche ed inderogabili. Ma un sistema di regole, mia. Ma è fin troppo evidente che la spiegazione si adatta male, o non si adatta un codice, implica un ordine; e questo pare a Huizinga, nel suo sconsolato e affatto, alle epoche remote della storia, quando gli uomini inventarono il gioco incrollabile illuminismo, «un nuovo e piu positivo segno del gioco», la capa come valoreautonomo, come azione sacra,come teatro, come lotta, in ogni caso cità di realizzare «nel mondo imperfetto e nella vita confusa una perfezione certamente non come testimonianza o imitazione di un inesistente passato. temporanea limitata» [ibid., p. r4]. L'aggettivo vela appena la solennità del sostantivo, e vien fatto di chiedersi fin dove lo studioso olandese avrebbe Naturalmente, negli animali e nei bambini il gioco rivela tutte le sue spinto il proprio elogio, se invece di trovarsi a scrivere alla fine degli anni 'go, qualità allo stato puro, in piena autonomia. «Il pavone o il tacchino mostrano fosse vissuto abbastanza per testimoniare della sregolatezza e della confusione lo splendore delle loro piume alle femmine, ma in tale esibizione c'è già un in cui il mondo sprofonda alle soglie degli anni '8o. voler suscitare ammirazione per la cosa insolita, eccezionale. E unendovi Che il gioco sia una forma di cultura, lo dimostra il fatto che a violarne le l'uccellodelle mosse di danza, ecco che abbiamo una rappresentazione, un regole si cessa di giocarlo, cioè si riapre «lo stato di natura», come lo chiama uscire dalla solita realtà, una trasposizione di quella realtà in un ordine su Caillois. Egli usa in proposito parole quasi simili a quelle del vecchio maestro periore» [Huizinga r988, trad. it. p. r8]. Huizinga sostiene che gli animali olandese: «Ciò che si chiama gioco, appare stavolta come un insieme di restri giocano esattamente come noi: «bastaosservare i cuccioli nel loro gioco, per
  • 12. Agonismo 220 22I Agonismo scorgere in quell'allegro ruzzare tutti questi tratti fondamentali» [ibid., p, 3], ossia l'invito cerimonioso, il rispetto delle regole, la simulazione della collera. 6. 'Ayuv è in origine, per i Greci, il luogo per l'adunanza, la piazza, Quanto all'infanzia degli uomini, essa rappresenta ovviamente «l'apogeo del il circo, la piazza dinanzi al tempio. Diventa quindi, per un ovvio traslato, l'attività ludica». Come ha osservato Georges Gusdorf, nella misura in cui il l'assemblea, l'adunanza, anzi la folla che va ai giochi. Un passo piu in là e bambino sfugge alle responsabilità che costituiscono l'ossatura del mondo degli l'zyuv si identifica con la lotta, il combattimento, la gara, i giochi (ma può adulti, il suo universo resta incompleto e largamente fittizio, un grande vuoto intendersi anche come lotta giudiziaria, come processo, lite; e non mancano da riempire. Impossibilitato ad agire, egli è costretto perciò a mimare le atti autoriche usano laparola per riferirsiad un pericolo, uno sforzo,un affanno, vità altrui anche se nella sua sfera psicologica gioco e vita si confondono con e all'ansietà che ne deriva, in un'ambivalenza di significati che, come si è già tinuamente senza precisi confini. A salvarlo, a renderlo anzi felice, interviene avuto modo di sottolineare, si ritrova anche nel termine xyuvLn, che è la la fantasia: «la spontaneità dell'esistenza si manifesta come invenzione di un competizione, e altresf l'agitazione, l'angoscia che la gara suscita nei protago gioco perpetuo», ed è in questa forma che s'impone al bambino anche come nisti come nel pubblico che fa corona). In latino, la trasposizione lessicale è «senso dominante del reale» [Gusdorf trl67, pp. rr67-68]. perfetta, con questo in piu: che i Romani inventano un Agonius, il dio che Se ne deduce che, per l'adulto, il gioco sia soltanto un mezzo per sfuggire presiede alla lotta e che è poi il vecchio Giano bifronte, organizzando annual all'ossessione della responsabilità, dell'efficienza; che la sua gratuità, la sua mente in suo onore i Ludi agonali, una definizione di cui Mussolini si ricor libertà, come suggerisce sempre Gusdorf, evochi un ritorno all'infanzia, col derà venti secoli piu tardi per le gare sportive dei suoi giovani fascisti. quale l'adulto cerca di sottrarsi per un istante agli inesorabili condizionamenti Ma naturalmente la fase agonistica del gioco non è nata con la civiltà greco della società? Ancora una volta il problema è piu complesso, la risposta di romana. Gianni Brera ha scritto che il gioco è stato fatto sport, cioè compe Gusdorf rischia di essere riduttiva e di applicarsi esclusivamente al mondo tizione, «nop dall'arcana e immediata volontà di dio, bensi, nei millenni, contemporaneo, angosciato dai meccanismi repressivi ed alienanti della civil dall'uomo, che ha il gioco nel sangue come qualsiasi animale e con quello tà industriale. Ha ragione certamente Jean Cazeneuve quando rimprovera a mima la vita, dunque l'amore il lavoro la guerra eccetera». Sostiene Brera che Huizinga di aver esagerato la «fecondità culturale» del gioco, arrivando a so l'homo ludensha giocato «ancor prima di essere vero uomo», cioè homo sa stenere che «la cultura, nelle sue fasi primitive, è giocata» e che gran parte piens: «ha semplicemente mimato i gesti del padre nel procacciare cibo, ga delle istituzioni sociali si risolvono in un gioco [Cazeneuve xq67, pp. p32-33]. reggiare con i rivali e lottare cruentemente con i nemici. In questa distinzione Il governo, la giustizia, la guerra, la religione, l'arte partecipano senza dub sta il concetto di gioco inteso come agonismo. Quando il bipede uomo ne pren bio di notevoli elementi ludici — il rituale, la convenzionalità delle regole, la derà coscienza, il gioco eseguito e goduto secondo norme sempre meno labili ricerca di un ordine assoluto, il transfert in un mondo diverso dal solito — ma sarà diventatosport» [in Borelli rgpz, p. 5]. Vernes approfondisce il concetto, solo nella misura in cui queste istituzioni siano fine a se stesse, manchino di quando afferma che il primo motore dei giochi competitivi è evidentemente il adempiere alla funzione sociale cui sono destinate o restino il monopolio di una desiderio di vincere e che proprio per determinare un vincitore e uno scon minoranza (un «gruppo specializzato») che perda il contatto con la realtà e la fitto si sono escogitate le regole: non solo, dunque, un codice ma anche un cri terio di valutazione.drammaticità della vita. Ciò nondimeno, l'analisi di Huizinga rimane complessivamente insupe «Il gioco acquista il massimo di intensità e di interesse quando il successo rata non solo per l'affermazione della pienezza culturale del gioco ma anche o la disfatta dipendono da criteri indiscutibili» [Vernes x967, p. 429]. L'esi per l'identificazione del momento agonistico come una delle sue caratteristiche stenza e il rispetto delle regole possono servire a spiegare anche il favore di fondamentali. Jean-René Vernes addirittura lo accusa di aver ridotto tutta cui sono state circondate le gare sin dai primordi della storia umana, per una l'attività ludica alla sola competizione, ignorando il gioco d'azzardo. La verità ragione psicologica facilmente intuibile, e cioè che il risultato di una compe è che, per lo studioso olandese, il carattere «antitetico» riguarda essenzial tizione sportiva è raramente turbato da quella sensazione di amara ingiustizia mente le manifestazioni collettive, che sono poi quelle di carattere sociale, che cosi spesso accompagna l'esperienza della vita reale: «i rapporti ludici forme superiori del fun, nel senso che «quanto piu il gioco è atto ad elevare il sono univoci, laddove quelli umani sono equivoci» [ibid.]. Beninteso, sotto clima vitale dell'individuo o del gruppo, tanto piu intensamente si risolve in linea Vernes, se il desiderio di vincere fosse il solo oltre che il primo motore cultura» [Huizinga tg38, trad. it. p. 57]. Mentre il fattore agonistico porta del gioco, la partecipazione alle gare si sarebbe ridotta via via ai soli campioni, l'elemento di tensione, di incertezza, di rischio al massimo livello, coinvolgendo mentre tutti gli altri concorrenti scoraggiati si sarebbero gradualmente ritirati irresistibilmente la folla, «nel mero gioco d'azzardo la tensione si comunica in buon ordine. In effetti il meccanismo è assai piu complesso: il giocatore solo in misura limitata dai giocatori agli spettatori» [ibid.]: è senza dubbio sconfittostabilisce un rapporto con l'avversario o con il proprio partner che questo elemento emotivo, drammatico, che ha fatto nei millenni la fortuna può bastare a compensarlo della delusione strettamente tecnica; può sentirsi della gara rispetto ad ogni altro tipo di gioco. coinvolto nell'insuccesso fino ad un certo punto, per aver prevalso in una P
  • 13. Agonismo 222 223 Agonismo serie di partite o di passaggi intermedi; può vantare sull'antagonista una su una copiosa serie di doni. La consegna avviene nel corso di una cerimonia periorità parziale insufficiente a dargli la vittoria ma bastevole ad inorgoglirlo ; condotta con molta enfasi e grandi manifestazioni di benevolenza ma il suo e finalmente può sempre lusingarsi di approfondire i propri errori, di non ri scopo reale è di dimostrare la superiorità dei donatori, la loro ricchezza, la peterli la prossima volta, di aver intuito i punti deboli dell'avversario, in altri loro potenza, il loro prestigio. Nel secondo tempo del potlatch spetta all'altro termini: di poter progredire in futuro. gruppo organizzare una nuova festa e ricambiare le cortesie della controparte, La tesi di Huizinga è che la cultura della società arcaica, come confermano «possibilmente superandola». Ciascun gruppo si fa un punto d'onore di pa dcl restoglistudi di etnologia, è basata su «una struttura antitetica e antago lesare la propria magnificenza in tutti i modi possibili e immaginabili, non solo nistica» e che perciò «tutto il suo sistema di idee si ordina secondo il con moltiplicando i donativi, ma anche rivaleggiando nella distruzione dei pro trasto di quella struttura dualistica» [Huizinga I938, trad. it. p. 63]. Alle mo pri beni piu preziosi per dimostrare uno splendido disinteresse — magari fino tivazioni psicologiche si aggiunge, insomma, una ragione organica di fondo, il a sopprimere ferocemente un certo numero di schiavi e costringendo i rivali a dualismo primitivo della tribu che corrisponde alla dialettica dei sessi, delle fare altrettanto. «Nascita, matrimonio, iniziazione dei giovani, morte, tatuag generazioni, dei gruppi (o fratrie), delle convinzioni religiose, delle idee. La gio, erezione di una tomba, tutto offre occasione ad un potlatch» [Huizinga vita sociale e filosofica nell'antica Cina si basa su «un totale dualismo cosmico», i938, trad. it. p. 69]. ben espresso dal contrasto tra il principio femminile, lo yin, che indica anche Di questo genere paradossale di gara, in cui la generosità piu splendida la luna, il freddo, l'inverno, e quello maschile, lo yang, che indica il sole, il coincide con una folle dissipazione, un sensibile ricordo — o meglio: un evi caldo, l'estate. In sede ideale, questo dualismo si compone in un'armonia che dentissimo riflesso psicologico — si coglie dopo millenni nel mondo moderno, garantisce «il ritmo della vita» o anche, come in musica o a teatro, il ritmo particolarmente nelle aree dove i costumi della civiltà contadina sono ancora dell'arte, giacché «Pantitetico in sé non comporta necessariamente un carat prevalenti. Nelle regioni meridionali d'Italia, per esempio, ci sono famiglie che tere di lotta»; rna, in termini pratici, si traduce in un'attività competitiva che affrontano la rovina finanziaria pur di celebrare con il massimo sfarzo possibile passa presto dalla ritualità misterica alla vita politica e, contemporaneamente, le stesse cerimonie che davano luogo al potlatch, munire di un sontuoso cor alla rappresentazione ludica. Si organizzano gare per celebrare il trapasso redo la figlia che va a nozze o permettere al figlio di laurearsi: e proprio come delle stagioni e propiziare la fertilità della terra; si collaudano nelle competi nel caso delle tribu indiane della Columbia britannica, alla radice del sacrificio zioni fra tribu le qualità dei guerrieri che pretendono di guidarle; si affidano sta il desiderio di mostrare la propria superiorità non solo facendo dono dei pro decisioni fondamentali a giochi sportivi, musicali, sessuali e a test intellettuali pri beni, ma anche, «e in modo piu stringente», annullando ciò che si pos come l'indovinello, la sciarada, lo scioglimento dell'enigma. C'è uno stretto siede, mostrando con ostentazione di poterne fare a meno. legame tra l'evoluzione delle istituzioni e le fortune di una competizione: il Huizinga non ha dubbi : «in tutto il complesso chiamato potlatch» l'istin capitano Mauger,citato da Joseph Boyer [Caillois r967, pp. 4 ig-r6], sostiene to agonale è di primaria importanza. «È un gioco serio, un gioco fatale, un che la dama ha preceduto gli scacchi in India e poi in Cina proprio per questa gioco talvolta cruento, un gioco sacro, ma nondimeno un gioco» [I938, trad. ragione. In un primo periodo, la struttura sociale è poco differenziata, la po it. p. pz]. polazione poco numerosa, la guerra circoscritta alla conquista di un massimo di territorio o alla cattura di prigionieri : tutti i pezzi del gioco sono uguali e Il mistero della morte, la pietà religiosa, la guerra: nasce da questi la posta, semplicissima, consiste nell'accerchiamento del maggior numero pos sublimi pretesti, almeno nell'era classica, la celebrazione di competizioni ago sibile di pedine e della maggiore estensione possibile di spazio nemico. Ma nistiche. Ne rappresenta un limpido e celebratissimo documento il canto quando, in un secondo tempo, il regime feudale ha diversificato le condizioni XXIII de lPIliade,il piu tenero omaggio che si sia mai elevato, prima dei sociali e gli stessi strumenti di guerra sotto la direzione di un generale o prin versi di Saffoe di Shakespeare, all'amore omosessuale. Le «ossa bianche» cipe che sia, subentrano gli scacchi con pezzi di diversa forma e valore e con di Patroclosono appena composte nel monumento funebre che Achille,stra la difesa del re come obiettivo essenziale. ziato per la perdita del diletto compagno, dà inizio ai ludi atletici allestiti in È celebre l'esempio che Huizinga fornisce per dimostrare che, anche nelle suo onore. Sistemato il popolo «in largo cerchio», cominciano ad arrivare società arcaiche piu primitive di quelle asiatiche, la base della vita culturale è dalle navi i preziosi premi che saranno distribuiti ai vincitori. Per la corsa dei di tipo agonistico: il cosiddetto fenomeno del potlatch. Gli etnologi lo hanno cocchi è in palio una leggiadra schiava, esperta «d'opere belle», con l'aggiunta individuato presso una tribu india della Columbia britannica, i Kwakiutl, di un «tripode ansato di ventidue misure». Quando comincia la corsa, passa ma lo spirito che sta alla base di questa particolarissima competizione si ritrova sotto i nostri occhi la piu fantastica cronaca sportiva che si possa immaginare, in tutto il mondo antico, nella Nuova Guinea come nell'Arabia preislamica, con la plastica descrizione della gara di forza, di violenza, di astuzia che si «con maggiore o minore evidenza». Il potlatch è una festa in due tempi. Ini accende tra i nobili aurighi ed il guizzo della decisiva intrusione degli dèi. zialmente il primo dei due gruppi in cui si scinde la tribu conferisce all'altro Apollo, tifoso di Eumelo, fa cadere di mano a Diomede la «frusta lucente»,
  • 14. Agonismo 224 Agonismo ma Atena passa alla controffensiva, restituisce la frusta al Tidide e spezza il te e forse soltanto per diplomazia, prim'ancora di dar inizio alla contesa Achil giogo dei cavalli del suo avversario, rovinandolo. Diomede piomba sul tra le dichiara vincitore Agamennone per chiara fama: «sappiamo quanto superi guardo come una folgore. Qui l'agonismo, per il nostro puritanesimo borghese, tutti ~ e quanto vali per potenza di lancio» [Iliade, XXIII, vv. 89o-9i]. è spinto un tantino troppo oltre, ma all'epoca di Omero e ancor piu della Le regole, come si vede, sono alquanto bizzarre ed arbitrarie ma le carat guerra di Troia il regolamento era molto piu elastico e prevedeva non solo teristiche ed il programma dei ludi achei non sono molto diversi da quelli che, l'intervento divino, ma anche il trucco, la scorrettezza, il sabotaggio. L'essen all'incirca sei o sette secoli piu tardi, impronteranno l'Olimpiade. Da notare ziale era che si continuasse, secondo la definizione di Huizinga, a «riconoscere che, esattamente come accadrà nel mondo moderno, lo sportgreco sembra il cerchio magico del gioco», come fa appunto il baro a cui i concorrenti per riservato in partenza ad una classe di sofisticatissimi aristocratici o addirittura donano molto piu che al «guastafeste», perché «quest'ultimo infrange il loro di principi del sangue, ancora sufFicientemente barbari per assoggettarsi volen mondo» [ ?938, trad. it. p. r5], sottraendosi al gioco «svela la relatività e la fra tieri alle rudi fatiche degli agonali. Quando il mito eroico della guerra e della gilità» della loro illusione («Pinlusio corrisponde in realtà a l'essere nel gioco»). casta che la combatte impallidirà, nel contesto di una civiltà piu smaliziata, Gli dèi barano ma stanno al gioco, rientrano nel sistema, anzi ne rappresen anche le competizioni sportive conosceranno un processo di democratizzazio tano lasuprema garanzia. ne: lo conferma la storia olimpica. In verità dopo la gara si accende una lite furibonda tra i nobili concorrenti, proprio perché ciascuno rimprovera all'altro sconci inganni e miserevoli stra 8. L'origine di una delle piu geniali manifestazioni della classicità, che tagemmi, ma il lettore moderno ha la sensazione che si tratti piuttosto di uno resta tale nonostante torrenti di retorica versati in suo onore, è di tipo turistico sfogo di nervi, cosi tipico degli eroi omerici che spesso si comportano capric religioso. La documentazione storica comincia dal vn secolo a. C,, ma la leg ciosamente. Alla fine tutto si aggiusta, si passa alla seconda competizione, che genda ci riporta indietro nel tempo di almeno un secolo, all'epoca cioè in cui è quella del «duro pugilato»: un elegante giovanotto, Eurialo, accetta la sfida Ifito regnava sull'Elide, la provincia greca nel cui territorio era compresa la del «nobile e forte» Epéo ma viene martellato da costui alla mascella con una città di Olimpia. La zona pullulava di memorie sacre, dai giochi d'infanzia che serie cosi fitta di colpi da crollare a terra. Al vincitore tocca una giumenta, al Zeus vi aveva condotto tra gli uliveti alla dura sfida con cui aveva sottratto al vinto una coppa. Ma il clou del programma arriva adesso con la gara di lot padre Cronos il dominio del mondo, dallo sprint vittorioso di Febo su Hermes ta dove sono in lizza nientemeno che Aiace Telamonio e l'«accorto Odisseo, al successo di Eracle sui suoi quattro fratelli. La grande idea di Ifito fu di uti esperto di inganni». Questi tenta una delle sue vecchie malizie, sferrando col lizzare l'incomparabile atmosfera mistica della località per fame un centro di tallone un colpo proibito al ginocchio dell'onesto gigante, ma Aiace è troppo attrazione per tutti i popoli ellenici, mantenendola estranea al tempo stesso al solido per arrendersi e alla fine, su inappellabile decisione di Achille, il match groviglio di rivalità e di conflitti che insanguinavano la Grecia. Con l'appoggio si conclude con un brillante pareggio e il conseguente raddoppio del primo degli Spartani, l'Elide riusci a consacrare la propria neutralità in un trattato premio, un «tripode grande da fuoco» stimato all'incirca quanto il prezzo di firmato via via da tutti gli stati greci; e quanto al modo di sfruttare il richiamo dodici buoi. religioso della zona, la tradizione non lasciava dubbi: bisognava organizzare Il programma dei giochi funerari in onore di Patroclo è ancora molto nu una manifestazione sportiva,ricetta che era o sarebbe stata applicata anche trito, perché comprende la corsa veloce, la scherma, il lancio del disco, il tiro altrove — a Corinto Delfi e Nemea —, sia pure con minor successo. con l'arco, il lancio del giavellotto. Uno stupendo cratere d'argento va ad La sostanza della invenzione di Ifito è questa, anche se non manca chi so Ulisse che batte Aiace Oiléo sullo sprint, beninteso con l'abituale intervento di stiene che in realtà il signore dell'Flide si sia limitato a riesumare giochi assai Minerva, che questa volta manda l'avversario a sdrucciolare sullo sterco dei piu antichi, aggiungendo di suo soltanto la clausola della tregua d'armi per tutta buoi sacrificati per l'eroe ucciso. Un trofeo d'armi spetta a Diomede che fa la duratadellamanifestazione e la consacrazione ad Eracle. La fondazione del zampillare con la punta della spada una goccia di sangue dalla nobile gola di l'Olimpiade risalirebbe, percio, ad epoche precedenti: quella in cui Pelope si Aiace Telamonio. Un immenso disco di ferro tocca in premio a chi lo scaglia assicuro la mano di Ippodamia e la corona del regno, battendo il suocero piu lontano, che è il bellicoso Polipete, vincitore ancora una volta a spese Enomao nellacorsa dei cocchi (con l'ausilio di una piccola scorrettezza: cor del figlio di Telamone. Stupenda la gara dell'arco: Teucro dimentica di pro rotto a suon di talenti, l'auriga di Enomao ne sabotò il carro ); ovvero l'altra, mettere un'ecatombe ad Apollo e quindi sbaglia la mira, spezzando con la successiva, in cui un altro avventuriero, Endimione, strappò il trono al re Cli freccia la cordicella che tiene avvinta la colomba; ma Merione si guarda bene mene per assegnarlo a quello dei propri figli che avesse vinto una corsa. Nel dal ripetere il suo errore e, mentre si accinge ad infilare l'uccello in volo, ga l'uno e nell'altro caso, come rileva Bernard Gillet [ i967, p. ir87], si adombra rantisce tanti di quegli agnelli ad «Apollo arciero» che costui gli permette di il riferimento «ad un rito di avvento, alla designazione del migliore, sottoposta centrare clamorosamente il bersaglio e di portarsi a casa le dieci scuri messe ad un'ordalia o giudizio di Dio»; ma è significativa l'identificazione dell'orda in palio. Rimarrebbe, a questo punto, il giavellotto ma, abbastanza curiosamen lia con una competizione sportiva. Per gli Elleni la radice sacra è del tutto in IO
  • 15. Agonismo zz6 227 Agonismo trinseca all'agonismo: lo affermerà esplicitamente anche Platonc, lo ribadisce Pindaro — poetasacro per eccellenza — con l'interesse portato ai Giochi. 9. Ma non bisogna aspettare la civiltà dei consumi per scoprire che nulla Essi assumono regolarità e periodicità soltanto a partire dal 776 a. C., vale ha piu successo del successo. La formula dell'Olimpiade suscita enorme entu a dire ventitre anni prima della mitica fondazione di Roma, quando si comin siasmo. La sua organizzazione, maturata evidentemente in secoli e secoli di cia a tenere un regolare registro degli olimpionici, i vincitori delle gare. La pri cultura sportiva, appare di un'insuperabile semplicità. Il recinto dei Giochi è ma annotazione è brevissima, perché si corre soltanto lo «stadio», una distan situato ai piedi del tempio di Zeus, una del!e ottanta (ed oltre) costruzioni sa za di circa duecento metri, e la palma tocca all'indigeno Coribeo. Da quel cre che assieme ad una foresta di statue campeggiano sull'Olimpo: è grande momento l'Olimpiade si disputa ogni quattro anni, f ino al 39o d. C., e viene come il Partenone, anch' esso comp!etamente costruito in marmo bianco e assumendo tale importanza nel costume nazionale da essere trasferita di peso contiene la statua del sommo dio scolpita da Fidia in oro ed avorio, una delle nello stesso calendario, dove indica l'intervallo di quattro anni tra una manife sette meraviglie del mondo antico. Del resto il monte non è altro che un im stazione el'altra. Quando il termine staper scadere, la tregua sacra viene pro menso santuario, quasi completamente privo di abitazioni, salvo una sorta di clamata solennemente, mediante un annuncio affidato ad ambasciatori che si villaggio olimpico riservato agli atleti e ai loro istruttori, con servizi igienici ed recano in ogni angolo del mondo conosciuto, dalla Crimea alla Spagna, in cui impianti tecnici attrezzati per gli allenamenti nel modo piu razionale. Per il abitino popoli di lingua e di civiltà greca, gli unici del resto a cui sia riservata pubblico non sono previsti nemmeno alloggi di fortuna, chi vuole può portarsi l'ammissione ai Giochi mentre i barbari ne sono tassativamente esclusi. Una la tenda, chi non soffre di reumatismi può dormire a!l'aperto nelle calde notti delle motivazioni piu serie dell'Olimpiade sta proprio nel senso unitario che si dell'estate ellenica. Il recinto olimpico comprende lo stadio, lungo zi t metri vuoi conferire alla comunità di cultura ellenica, talché l'ammissione alle com e largo 32, formato da una pista di sabbia e circondato su tre lati da gradini petizioni equivale ad un ambitissimo certificato di cittadinanza ed esige, nei tagliati nella roccia e ricoperti di marmo, sui quali possono stiparsi fino a qua casi dubbi, una scrupolosa documentazione genealogica. Agli stranieri, come rantamila spettatori. Le corse dei cavalli e quelle dei cocchi si svolgono nel alle stesse donne greche, è vietato perfino di assistere alle gare, con l'aggravante l'ippodromo, costruito a brevissima distanza. per le spettatrici clandestine che il loro ingresso nel sacro recinto dello stadio Sarebbe un errore sospettare, tuttavia, che le competizioni si svolgano in viene considerato un crimine passibile di morte. uno scenario freddo e metafisico come i quadri di De Chirico: non solo gli L'istinto agonale, che affiora vistosamente con la stessa preistoria dell'uomo, impianti sono circondati da alberi fronzuti e dalle statue che via via si erigono si arricchisce nell'Olimpiade greca di contenuti che trascendono lo slancio in onore dei piu celebri olimpionici, ma tutta la zona è invasa da una folla va mistico. Il gusto della lotta, anzitutto, corrisponde al senso individualistico di riopinta di venditori ambulanti, di pagliacci, giocolieri, acrobati, prestigiatori, un tipo umano che mira ad affermare costantemente la propria personalità, cantastorie, attori girovaghi e non mancano visitatori di grande prestigio cultu trincerandosi nel culto della libertà e della rráAu; fino a compromettere la stessa rale come Pindaro o Erodoto. Ma ovviamente tutte le attenzioni, una volta sopravvivenza della patria. In secondo luogo, l'educazione ellenica è basata su iniziati i Giochi, sono per i loro protagonisti. L'Olimpiade si apre con il ple una cura armoniosa dello spirito e del corpo: anche su questo concetto, che è nilunio d'agosto, che è già una rispettabile trovata poetica. Dalla pianura fitta poi quello romano del «mens sana in corpore sano», si sono versati fiumi d'in di olivi sale al sacro recinto una processione aperta dagli 'Ekkxvo8fxyi,, i dieci chiostro, particolarmente nelle epoche nostalgiche della civiltà classica, ma è anziani che fungono da organizzatori ma anche da giudici di gara, e formata evidente che i contemporanei di Fidia e di Prassitele non recano alcuna re dai capi delle delegazioni cittadine, dagli atleti, dagli aurighi e, in coda, dagli sponsabilità per gli eccessi accademici dei loro tardi imitatori. «Essi non con allenatori impegnati in vivacissime discussioni tecniche, quando beninteso non cepivano che la bellezza morale e la bellezza fisica potessero essere dissociate. tentino di mettersi d' accordo per truccare i risultati. Celebrati il sacrificio a Il loro valore virile e marziale, la loro eccellenza, appariva in quella xpcvq Zeus e la cerimonia del giuramento, tutta la comitiva si ritrova al grande ban di cui nessuna dimostrazione poteva essere piu lampante della conquista di chetto, al termine del quale i dieci organizzatori sorteggiano gli accoppiamenti una corona, soprattutto quella piu considerata, l'alloro atletico» [Gillet i967, per le ehmmatone. p. ii89 ]. Gillet ricorda che, un secolo dopo la vittoria iniziale di Coribeo, la Inizialmente, e fino alla diciottesima edizione, l'unica specialità olimpica gentilissima Saffo lascerà scritto che «gli dèi si volgono lontano da quelli che rimane la corsa che si articola su tre distanze: lo stadio, il 8<xukoq che è la si presentano al loro cospetto senza corona» [ibid.]. Naturalmente, oltre gli corsa doppia e il 86) iyop che equivale a dodici giri; pressappoco i zoo, i zoo e incentivi sacri, promozionali, estetici funzionano anche quelli materiali, tanto i 5ooo metri dell'atletica moderna, velocità, mezzofondo e fondo. Col tempo, è vero che già dopo la sesta Olimpiade gli Elidi tornano dalla Pizia, da cui ave il programma si allarga a comprendere la discipline classiche della tradizione vano attinto l'idea dell'organizzazione, per chiedere fino a che punto possano ellenica, dal pugilato alla lotta (con la variante del «pancrazio», che è la lotta spingersi con i premi. La risposta dell'oracolo è molto saggia: meglio non in libera), dalle corse degli aurighi a quelle dei fantini, dal pentathlon alla corsa coraggiare il professionismo, basta una semplice corona. con le armi. Gli sport ippici sono i piu eleganti; il pentathlon è una superba
  • 16. Agonismo zz8 229 Agonismo sintesi di capacità perché esige dai concorrenti una attitudine di alto livello gara» [Huizinga r938, trad. it. p. 86 ], dalla ginnastica alla musica, dalla solu medio, nel salto in lungo, nel lancio del giavellotto e del disco, nella corsa ve zione dei rebus alla massiccia degustazione di vini, dal canto alle piu bizzarre loce e nella lotta. «Se ne attribuiva l'invenzione agli argonauti, i cinquanta eroi scommesse: qualcosa di molto simile alla passione degli Inglesi nostri contem che al comando di Giasone erano andati alla conquista del vello d'oro» [Bo poranei per ogni tipo di competizione. Come gli Italiani di oggi, invece, gli relli i97z, p. 3i ]. La corsa con le armi è una manifestazione piu folcloristi antichi Romani preferivano assistere dalla tribuna alle manifestazioni sportive ca che sportiva, cui segue l'indomani la cerimonia di chiusura con il conferi piuttosto che prendervi parte. Huizinga sostiene che questo curioso sposta mento del premio, la corona «di rametti intrecciati, tolti dall'ulivo sacro, che mento, questo transfert, «si ricollega al fatto che presso i Romani il carattere si diceva fosse stato piantato da Eracle». Per ogni olimpionico, l'araldo cita a sacrale delle competizioni si è mantenuto molto forte; difatti proprio nel culto gran voce il suo nome e la città di provenienza, ed è proprio in questo nesso esiste da tempi remoti l'azione sostituente» [ibid., pp. 86-87]. In realtà, si po tra l'affermazione individuale c l'orgoglio della rro)«q che si nasconde un serio trebbe anche sospettare che questo gusto accentuato per lo spettacolo, e natu pericolo per l'ideale olimpico, anche se naturalmente l'insidia maggiore sta ralmente per uno spettacolo sempre piu eccitante, adulterato e crudele, riveli "eli'inevitabile evoluzione della società greca verso la democrazia borghese e, una lacerazione schizofrenica nel cuore stesso della cultura romana, la preva piu tardi, verso la perdita della indipendenza. lenza del momento repressivo e degli istinti sado-masochistici rispetto a quello Cogliere l'alloro olimpico è un tale motivo di prestigio cittadino che il ri di un'armoniosa sintesi tra «bellezza morale e bellezza fisica». chiamo dei Giochi si allarga presto a tutto il bacino del Mediterraneo. Nelle I circensi sono un'altra cosa, nascono da un'altra mentalità. Il circo ini prime venti edizioni, tutti i vincitori sono nativi del Peloponneso. Dal 688 al zialmente, è il luogo deputato per le corse dei cavalli e dei cocchi: piu tardi 672 si cominciano ad incontrare Ateniesi, Smirnioti, Tebani ; poi Samo e i ospita le nenationes,le cacce, e le lotte dei gladiatori : è il posto in cui gli spet centri piu fiorenti della Magna Grecia, Crotone e Sibari, fanno da battistrada tatori romani sfogano il loro istinto feroce di voyeurs e la classe dirigente eser agli altri paesi ellenici di ogni latitudine. Non è esatto dire che in principio cita la sua paziente opera di corruzione clientelare. Il Circo Massimo sorge tra l'Olimpiade è aperta soltanto agli aristocratici ma piuttosto che essi, ancora Aventino e Palatino già nell'epoca regia. Cesare ne cura il restauro, portando legatiad una certa epoca storica,tengono a partecipare allegare, soprattutto a xgo mila spettatori la capienza che piu tardi toccherà la sbalorditiva cifra di ad alcune specialità, per esempio quelle ippiche. I.a reputazione che viene dalla 38g mila. IL collegamento con l'Olimpiade è puramente meccanico. Quando vittoria inorgoglisce i concittadini dell'olimpionico, tanto piu segnatamente Silla si proclama dittatore, compra in blocco i migliori campioni olimpici per quanto piu la iráAtp è lontana e provinciale. Con un atto simbolico, si apre una offrire ai suoi sudditi romani uno spettacolo magnifico ed alienante. Scade di breccia nelle mura cittadine per consentire al glorioso concittadino di passarvi riflesso anche il tono del pubblico assiepato nel sacro recinto dell'Elide: come come un conquistatore, e, come se ciò non bastasse, ci sono amministrazioni al Colosseo, che è stato inaugurato nell'8o d. C. dall'imperatore Tito, reclama locali che lo esentano dal pagamento delle tasse, lo nutrono a spese del comune emozioni sempre piu violente e grossolane. e gli conferiscono lauti sussidi. I tempi cambiano, cambia il sistema dei valori: L avvento di una società approssimativamente cristiana, ma impietosamente intorno al v secolo spariscono poeti e idealisti, si affievolisce lo spirito religioso, intollerante, condanna a morte l'Olimpiade, ridotta ormai a qualcosa di mezzo è umano che l'olimpionico sostituisca alla lirica di Pindaro vantaggi piu so tra il grande spettacolo e il festival. Dopo due secoli di confusa sopravvivenza, stanziosi. Due secoli piu tardi, la vittoria di Cheronea consente a Filippo il Ma essa viene soppressa alla fine del 393 come «manifestazione orgiastica e sedi cedone di schiacciare la libertà delle irá) cq imponendo un regime fortemente ziosa» dall'imperatore Teodosio, indotto a farlo dalla tenace predicazione di centralizzato: è un altro colpo all'individualismo greco, all'impegno disinteres sant Ambrogio contro quello che il vescovo milanese considera un avanzo del ) sato degli atleti olimpici, al mistico fervore delle cerimonie. I contadini dell'Ar piu corrotto paganesimo. I Giochi si sono articolati in 293 edizioni e sono du cadia e della Tessaglia, i coloni di Calabria e di Sicilia, sul celebre esempio del rati complessivamente almeno undici secoli: primato difFicilmente uguaglia leader crotonese Milone, diventano professionisti a tutti gli effetti, al punto bile per qualsiasi tipo di manifestazione collettiva in qualsiasi epoca della sto che non possonoaccettareun'altra occupazione fin quando restano sullabreccia. ria. Pochi anni dopo, i Visigoti di Alarico devastano Olimpia e lasciano che le sue gloriose rovine siano ricoperte dalle acque del Clades. io. Professionismo esasperato,proliferazione delle gare in programma, accentuazione dello spirito nazionalistico saranno anche le costanti dell'Olim ir, C onclusa la parabola dei giochi olimpici e dei ludi romani, il cristia piade moderna. Per quella antica, il colpo di grazia viene dall'invasione roma nesimo rompe risolutamente con il culto per la bellezza, la pulizia, la cura na. I conquistatori non condividono, ovviamente, l'ispirazione panellenistica del corpo e la sua armonizzazione con lo spirito. Non si tratta solo dell'eredità dei Giochi e li aprono gradualmente al concorso di tutti gli stranieri, compresi di un costume austero, ascetico, sessuofobico (e misogino) come quello ebraico Armeni ed Egiziani. Roma manca altresi in larga parte dello spirito agonistico rispecchiato dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, quanto di una comprensi che ha indotto i Greci a «gareggiare in tutto ciò che potesse prestarsi ad una bile reazione morale di fronte allo spettacolo di decomposizione che offre la
  • 17. Agonismo 230 23 I Agonismo società pagana: in ogni caso, è una rigida scelta che impedirà alla Chiesa di quella clettata cla Balclesal Castlgllolle e citata claJacomuzzl [ I964, I, p. I77 ] riconciliarsi con l'educazione fisica per molti secoli, fino all'era industriale, a proposito delle prove atletiche: «Essendo adunque il nostro cortegiano in quando l'attività sportiva si rivelerà un prezioso strumento di pressione sulla questi esercizipiu che mediocremente esperto, penso che debba lasciare gli gioventu e diventerà quindi un'esigenza politica assicurarsene il controllo, «ad altri da canto; come volteggiar in terra, andar in su la corda e tai cose che hanno maiorem Dei gloriam». quasi del giocolare e poco sono a gentilomo convenienti». Armi, caccia, caval Ma, in termini di energia vitale, la forza nuova che emerge in coincidenza care sono naturalmente consoni alla condizione patrizia, ma tuttavia «conve con il tracollo dell'impero romano non è ovviamente la Chiesa, è il mondo bar niente è ancor saper nuotare, saltare, correre, gittar pietre, perché, oltre all'uti barico,anch'esso a suo modo «arcaico» come quello rappresentato nei poemi lità che di questo si po avere alla guerra, molte volte occorre far prove di sé omerici e anch' esso produttore a suo modo di cultura originale in ogni campo, in tai cose». È dunque vivo tra i primi del Seicento e la rivoluzione francese il agonismo compreso. Le nostalgie classiche o l'ispirazione ecclesiastica, come senso agonistico di competizioni che pure hanno un valore essenzialmente mi osserva ancora Huizinga, non possono avere in questo periodo effetto creativo ; litare o mondano, come la scherma, l'equitazione, la caccia, il tiro con l'arco ne hanno invece, e poderoso, gli elementi celtici e germanici che i conquista e con la pistola. Neppure il perfezionamento delle armi da fuoco diminuisce, tori custodiscono gelosamente anche quando si sono lasciati evangelizzare. Di almeno fino ai primi dell'Ottocento, la passione per la, pratica schermistica, conseguenza, si crea un ambiente ludico totalmente diverso, perché feudalesimo nella quale alla metà del secolo xvii la scuola francese subentra a quella italiana, e cavalleria sono claustrofobici: rifiutano lo stadio, la palestra, il circo per ri anche se fa scalpore nel i763 la pubblicazione del celebre trattato di Angelo trovarsi piuttosto all'aria aperta, nelle foreste, sui fiumi, in campagna, sulle Tremamondo dei conti Malavolti, un nobile avventuriero livornese che stampa piazze, in tutti i posti in cui l'uomo — a piedi o a cavallo — può misurarsi con il suo saggio in francese a Londra. Del resto, il duello all'arma bianca permarrà la natura, con l'avventura, con il nemico a caccia, a pesca, in combattimento. tra le consuetudini cavalleresche piu tenaci fino al nostro secolo. Lo sport è soprattutto una palestra per il guerriero. Perciò si sublima soprat Accanto agli esercizi che si ispirano soprattutto alle esigenze della guerra, tutto nel torneo o nella giostra, con tutte le implicazioni di forza, di destrezza, l'aristocrazia continua o intraprende a coltivare nei tre secoli che precedono di coraggio, di prestigio e anche di amor cortese che la psicologia del sistema 1> 1 epopea napoleonica altri diporti: il jeu de paume o «palla soda con racchetta» comporta. Il dominio del destriero e l'uso delle armi rappresentano inizial che diventerà piu tardi p rimail court poi il la«entennis; i tornei di lotta; il golf. mente la migliore prova non solo della vigoria fisica, ma della nobiltà del ca Ai primi del Settecento, Londra vanta già almeno una dozzina di scuole di valiere. Piu tardi, con gli insediamenti stabiliti sui territori conquistati, con la pugilato e pochi decenni piu tardi, nel i77g, si disputa per la prima volta sul rifondazione e il ripopolamento della città, verranno le specialità spettacolari Tamigi la «English regatta», antenata della famosa sfida tra Oxford e Cambridge. per un pubblico piu vasto e grossolano: torneranno le corse ippiche; i giochi Verso la metà dello stesso secolo i pedagoghi tedeschi avviano, con l'apertu di palla già noti all'antichità come l'episciro o l'arpasto saranno reinventati ra della «scuola modello» di Dessau, che è impiantata ad imitazione della come soule o hurling at goal o «calcio alla fiorentina», in forme molto piu vio «Casa giocosa» di Vittorino da Feltre, il grande recupero della ginnastica. lente e con mobilitazione di interi villaggi; pugilatori e lottatori torneranno ad Contemporaneamente, la crociata di Ilousseau e degli altri romantici per il azzuffarsima senza regolamenti e senza fairplay. ritorno alla natura favorisce la diffusione dell'alpinismo, che celebra la sua In verità,per tutto ilmedioevo l'agonismo deflagraallo stato puro, senza prima conquista nel i787 con l'ascesa sul Monte Bianco del nobile Horace cornici organizzative e senza miti, come una furia di sangue, una rozza e in Benédict de Saussure. contenibile gioia di vivere. È quando giunge il tempo piu soave della riflessione rinascimentale o umanistica, che comincia la decadenza: escono stupendi trat I2. C'è chi sostiene che 'sport' sarebbe «parola inglese di ritorno» deri tati come quelli scritti dallo Scaino e dal Mercuriali, si creano esemplari acca vata dall'italiano diporto e dal francese meridionale sedesporter. Il ragionamento demie ginniche come quella di Vittorino da Feltre, ma la passione agonistica non è dissimile da quello che riallaccia il football ai precedenti del calcio fio si avvia ormai ad essere soprattutto un gioco intellettuale, in cui prevale la no rentino odellasoule ;e,naturalmente, come quelloregge fino ad un certo punto. stalgia per l'epoca classica. Accade anche in Francia dove, come ricorda Gillet Il messaggio semantico è radicalmente diverso; il costume a cui corrisponde la [ I967, p. I196], tl a l pi imi. lavoll clell Acaclemle, fonclata cla Colbelt ilei I663, parola, la società in cui si organizza, si affronta e si segue la competizione, sono si conta un gran numero «di memorie e dissertazioni relative agli esercizi fisici radicalmente nuovi. Lo sport, come il football, nasce e si afferma nell'ambito e ai grandi giochi dei Greci», senza che peraltro nei contemporanei si risvegli della civiltà industriale : è la borghesia capitalistica che lo inventa ed è il comu il gusto per un'attività cosi essenziale nella civiltà ellenica. nismo anticapitalistico che lo recepisce come uno dei molti prodotti della ri Ciò non significa, ovviamente, che nell'età del barocco e del rococò la clas voluzione tecnologica a cui si deve (o si dovrebbe) cambiare di segno, senza se dominante, la sola che fosse in grado di farlo, non si abbandonasse ai loisirs tuttavia rinunciarvi. Anche se « le forme essenziali della gara sportiva sono ne tradizionali e a quelli venuti di moda negli ultimi tempi. La regola aurea resta cessariamente costanti e antichissime» [Huizinga i938, trad. it. p. 23o], l'ap