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E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ]
SEGNO
Umberto Ec o — SEGNO p a g . 4
Gian Paolo Caprettini — ALLEGORIA p ag.l l
Umberto Eco — CODICE pag.27
Gian Paolo Caprettini — IMMAGINE pag.47
Umberto Ec o — METAFORA pag.59
Umberto Ec o — SEGNO pag.83
Umberto Ec o — SIGNIFICATO pag.104
Umberto Eco — SIMBOLO pag.128
ambiguita ~llegoria
competenzs/eseCuaione codim
Segno fonetica ' immagine
svanglLlldis Segno
grammatica metafora classico
concetto j,. ' 'gia e metafora a lessico critica
esistenza / jtg~ na . ne lingua gpf hàto filologia bello/bruttoessere lingua/parola u/' slssbolo letteratura creatfvftàfenomeno linguaggio maniera
forma metrica
espressione
astratto jconcreto poetica fantastico
idea semanticadialettica alfabeèo retorica
identitàjdifierenza proposizione egiudizio sensojsignlficato
gusto
ascolta imitazione
traduzionemediazione gesto immaginazione anthropos
opposizione/contraddizione universali/particolari lettura progetto cultura/culture
qualità/quantità atti linguistici luogo comune 'p uzion%iproducibilità etnocentrismi
totalità dicibile/indicibile orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura
uno/moltidecisione enunciazione comunfcarione parola fimione spazialità
arti
di'stribuzione statistica presupposizione e allusione crtorc ritmo gCSICfl artigianato
dato referente informasfoáe scnttura vitigiochi narrazione/narran ' à artista
etica voce etile acculturazione
induzione statistica attribuzione
filosofia/álosofie civiltà
probabdita
tema/moiivo oggetto futuro
rappresentazione statistica
ragione antico/moderno testo produzione artistica
razionai%rrazionale catastrofi calendario selvaggio/barbir%ivilizzato
teoria/pratica soggetto/oggetto ciclo decadenza
armonia colore
uguaglianza evento escatologia escrementi
melodia
caos/cosmo valori periodizzazione età mitiche disegn%rogetto fertilità
ritmica/metrica visione
curve e superfici infinito vero/falso tempo/temporalità genesi abbigliamento nascita educarione
scala
geometria e topologia macrocosmo/microcosmo volontà passato/presente canto sensi generazioni
suon%umore coltivazione
invariante mondo progress%eazione corpo sessualità infanzia
alchimia tonale/atonale dama cultura snateriale
natura storia vecchiaia morte
astrologia atlante amore industriarurale
osservazione maschera
cabala collezione desiderio vita/morte
deduzione/phnrvtt
materiali
reale moda
elementi documento/monumento eros
equivalenza unità armi credenze ornamento prodotti
esoterico/essoterico fossile isteria clinica
difierenziale dialetto scena
formalizzazione frontiera
memoria pulsione angoscia/colpa cura/normalizzazione
fùnzlmn enigma
logica guerra
rovina/restauro soma/psiche castrazione e com Ip esso esclusion%nte grazione
infinitesimale possibilità(necessità analisi/sintesi
imperi fiaba censura farmaco/droga fuoco
locale/globale nazione lnostro cannibalismo sonno/sogno
.referenza/verità anticipazione funzione identificazione e transfert
dèi
follia/delirio homo
sistemi di riferimento ricorsività ipotesi misura tattica/strategia popolare inconscio medicina/medicalizzazione mano/manufatto
stabilità/instabilità matematiche modtdlo proverbi divino
alienazione
nevrosi/psicosi normale/anormale tecnica
eroivarimione lnctoilo Stlllttùrs • tradizioni utensile
coscienza/autocoscieienza demagogia piacere salute/malattia
iniziazionecentrato/acentrato teoria/modello
immaginazione sociale discriminazione sintomo/diagnosi
combinotmia magia
demoni alimentazione
grafo
pace repressione ateo messia agonismo
applicazioni servo/signore divinazioneterrore millennio casta animale
labirinto chierico/laico cerimoniale
assioma/postulato caso/probabilità uomo tollo eranza/intolleranza mit%ito donna cucina', chiesa persona festa
continuo/discret reteo causa/effetto utopia tortura diavolo
mythos/fognapuro/impuro endogamia/esogamia domesticamento
feticcio
diipendenza/indipendenza abaco certezza/dubbio violenza "eresia
origini
rolitdone famiglia fame
divisibilità algoritmo giococoerenza
, libertino sOgno/visione incesto
lutto
vegetale
dualità approssimazione convenzione categotie/categorizzazione ' Bbro stregoneria regalità
maschile/femminile
insieme calcolo determinat%ndeterminato conoacenua peccato matrimoniorito
razionaleial egebrico/trascendente numero empiria/esperienza coppie filosofiche sacro/profano parentela
simmetria zero esperimento
caccia/raccolta
disciplina/discipline santità borghesi/borghesia totem
donostrutture matematiche legge enciclopedia burocrazia econom,a uomo/donna
eccedentetrasformazioni natu l' '
ura i /categorie libertà/necessità innovazione/scoperta classi ormazione e 'cònomico-socialc
metafisica contadini I
pastoruia
avoro
contro11%etroazione loscgninnestonaturale/artificial invenzione consenso/dissens ideologia primitivo
modo i produzione
energia operatività gcmonia/dittatura reciprocità/ridistribuzionesul sse proprietà
analogico/digitale equilibri%quilibrio ra ppresentszionc
paradigma intellettuali
interazione rlclltcs pmletariato riproduzione
automa previsione e possibilità libertà rivoluzione transizione abbondanza/scarsità
intelligenzaartificiale ordine/disordine s stémfsfm e classificazione
riduzione maggioranza/minoranza
macchina
bisogno
organizzazione ripetizione partiti consumo
programma semplic%omplesso scienza politica accumulazione
simulazione Cisterna amministrazione imposta
spiegazione capitale lusso
strumento soglia autoregoazione/equilibrazioneà comunità
ven'ficabilità/falsificabilità cervello
vincolo confiitto oliai om e argento
comportamento
e condizionamento 'zf induzione/deduzione consuetudine costituzione élite distribuzione pesi e misure
chfltlo democrazia/dittatura fabbrica ione
controllo sociale fi mnato/acquisito l gergo produzione/distribuu
astronomia à ristato giustizia gestione ricchezza
emozione/motivazione gruppo
cosmologie atomo e molecola mente q operazioni
gravitazione conservazionc/invarianza pcrceziàne
istituzioni patto marginalità imperialismo scambio
responsabilità potere opinione impresa SPl'CCO
luce entropia quoziente intellettùale x potere/autorità
povertà mercato
materia
pubblim/privato merce
fisica propaganda
società civile
spazio-tempo atmosfera cellula ruol%tatus moneta
forza/campo abitazione stato
litosfera adattamento differenziamcnto socializzazione pianificazione
moto
oceani evoluzione immunità
acqua
società profitto
particella ambiente
pianeti mutazione/selezione individualità biologica spazio sociale rendita
plasma città
sole polimorfismo integrazione salario
propagazione clima
universo specie invecchiainento utilità
quanti ecumene valore/plusvalore
relatività
organismo
insediamento
reversibilità/irreversibilità
regolazione agricolnlm
catalisi
migrazione città/campagna
statofisico
sviluppo e morfogenesi
coloniemacromolecole paesaggio
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regione
eredità risorseorganico/inorganico spazio ccolunnlco
suolo sviiosmosi gene ' uppo/sottosviluppo
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allegoria 5 2 2 significato
Segno
Allegoria, Codice, Immagine, Metafora, Segno,
Significato, Simbolo
Pensare il +segno+ sembra essere uno dei compiti fondamentali del nostro
tempo. Ogni epoca ha avuto le sue discipline leader, la teologia per il medioevo,
la filologia per l' umanesimo, la meccanica nel Seicento, le scienze naturali per il
positivismo, e la psicologia a cavallo tra gli ultimi due secoli, la fisica e le mate
matiche che col neopositivismo hanno offerto un modello alla stessa filosofia e
alle altre scienze umane. Ma è difficile negare che la seconda metà di questo se
colo è dominata dai modelli della significazione e della comunicazione, dalla lin
guistica all'informatica, modelli che hanno permeato di sé le scienze sociali e le
stesse scienze biologiche. Si pensi alla nozione di +codice+, dalla genetica all'an
tropologia.
r. Crisi diun concetto,necessitàdi un discorso.
Tutti gli autori chehanno esplicitamente parlato di «semiotica» l'hanno de
finita come dottrina deisegni : Locke, Dalgarno, Lambert, Husserl, Peirce, Saus
sure, Morris,Jakobson e Barthes. Del +segno+ come esplicito oggetto diricerca
filosofica hanno parlato da Aristotele e Agostino, dai due Bacone e Ockham, a
l-lobbes, sino a Cassirer e oltre. Eppure la semiotica contemporanea ha messo in
questione la nozione di segno, e in due direzioni. Da un lato, giudicandola trop
po vasta e imprecisa :ha cosi dissolto il segno nel reticolo delle figure, vuoi del
l'espressione, vuoi delcontenuto ; oppure ha deciso di privilegiare la sola faccia
>>ignificante. Dall'altro, ha sciolto il segno come unità troppo ristretta nel tessuto
doli'enunciato, del testo,nel gioco degli atti linguistici, nel processo comunicati
v<>,nell'interazione conversazionale, nella pratica produttrice di senso, nella se
n>i<>si. Là dove la tradizione parlava de signis c'è oggi una ridda di discipline,
>>1>procci, suddivisioni ormai accademiche.
Il segno rimane unoggetto teorico, un termine-ombrello, un iperonimo rnas
slr>>ocome «cosa» o «sostanza»? Hanno ragione coloro che di fronte alla decisio
nesemiotica di parlare di segni visivi, verbali, gestuali, prossemici, termici, olfat
tivi, naturali e artificiali,convenzionali e motivati, indessicali o iconici — e cosi
via avanzano l'obiezione che parlare di segno sia per una parola, sia per un sin
l>n>>»atmosferico, sia per un simbolo algebrico, è mera licenza metaforica?
l.a conclusione piu realistica sarebbe che ci si trova di fronte a una ridda di
s>>n>iglianae di famiglia. E la somiglianza di famiglia è un concetto bifido, inco
t>>@dante e scoraggiante a un tempo : da un lato può indurre a cercare cosa giu
sti lichi appunto le somiglianze, ma dall'altro può indurre a riconoscerle come
Ill'>>>ioneanalogica, per cui appare piu ragionevole ritirarsi nell'ambito di indagi
lll 1>i>>specializzate,senza cercare sintesi totalizzanti.
Sistematica locale g66 S6V Segno
Fenomeno imbarazzante, storicamente la crisi del segno coincide con !a na re defi
scita della semiotica come disciplina accademica. Ma siccome è il concetto di se cetto dise no siformag aalle origini de! pensiero occidentale ma si tratta di b'
gno che fonda una scienza semiotica, ecco che la semiotica, porendo il problema lire se i se ni di cui si Ig ' '
ui si parla oggi sono gli stessi di cui parlavano li a t' h .
di una crisi del segno, mette in questione se stessa: disciplina o «campo», scien Le definizionie nizioni tradizionali del segno si riassumono di solito nella formula
za definita con la propria nomenclatura e il proprio oggetto teorico o luogo di scolasticaaliquid stat pro aliquo e Jakobson, nella sua introduzione al primo Con
una interrogazione e di imprecisate inquietudini? Perché se semiotica ha da es gresso internazionale di semiotica precisava che (
serci, dovrebbe avere un proprio oggetto, e pareva che il segno fosse il miglior
<ogni segno è una relazione di
rinvio». Ma tale concetto di rinvio (il segno sta p al d' 1
candidato a questa funzione. Quale sarà Poggetto teoricodella semiotica, un og a suo primo apparire : rinvio a un concetto, a una immagine mentale, a una astra
getto che esibisca un livello di generalità pari a quello di «spazio» o di «forza» zione, a un contenuto, a un universasale, da un lato, o..rinvio a una cosa a un t t
per altre scienze, e tale da poter essere predicato in modo univoco di fenomeni del mondo da"' 'd l , all altro. L idea è chiara sin da Platone a Aristotele, e con gli stoi
diversi quali un'emissione vocale, un dito puntato, un quadro? Oppure il segno, ci si instaura quel trian olo semiot'g ' ico che potrebbe essere ben circoscritto dalla
come l'essere aristotelico, si dice in molti modi e non può essere genus generalis definizione agostiniana: «Si num est ed fi
'
'
:
'g
s enim res, praeter speciem quam ingerit
simum di nessuna tassonomia> sensibus, aliud ali uid' b , ' q
ex se faciens in cogitationem venire» [D d t h '
Gli articoli del campo «segnico»(in particolare + Segno+, + Significato+, +Co
f
' '
[ e ocrinac ri
, z, r]. ono definizioni del genere che stanno alla ba ' d'
dice+, +Simbolo+, +Metafora+, +Allegoria+, ma anche «Analogia», «Referente»,
a a ase ai iversi trian
goli di cui si è sent
«Semantica», «Sens%ignificato», e altre ancora) appaiono in questa Enciclo
go i i cui si è sentito parlare nel corso del pensiero occidentale (cfr. tab. z).
Eppure auesti trian oli np a ' goli non sono sovrapponibili,essi non parlanotutti della
pedia come la rassegna di usi linguistici spesso contraddittori: esemplare in que stessacosa: il contenuto di H'elmsl
sto senso l'articolo «Simbolo», dove si vede che per autori diversi questa parol;>
j lev è astratta organizzazione dello spazio cul
turale e non è una entità sichica'
' p ' 'ca come il verbum mentis di Agostino entità si
si riferiscea fenomeni dalle caratteristiche opposte. E selecose stanno veramen chica è l'intellectus di A" e>ar" o'h ' ' '
i be!ardo, ma la sua sentenzia è una possibilità astratta di
te cosi, PEnciclopedia avrebbe assolto ugualmente il proprio compito: di front<. diverse definizioni; il conce tus di Op s i O ckham è a sua volta segno della cosa mentre
a termini come per esempio 'democrazia' il compito di una enciclopedia che no» 1
' p
'. in ne, in tutti questi triangoli rimane sempre im
sia di regime non è quello di tentarne anzitutto una de6nizione teorica ben>a precisato se essi si riferiscano a termini isolati o a enunciati. In t l
quello di mettere in luce i differenti usi del termine all'interno di quadri ideo1<>
ia i. n a sensoeramol
o piu esp icito Aristotele nel Dell'espressione:il termine li ' t ' I h
gici e di periodi storici diversi. Ma anche quando si affermi che ci sono modi <1>
rmine inguistico iso ato ha
cc<to un s> ficcr o un significato come evento psichico ma non ff ' '1
versi di instaurare un ordine politico — e di definirlo — non si cessa con ciò di el:>
a erma né i vero né il falso
(c quindi non è comparabile a cose o stati del m d ) h' '1 bl
borare una indagine teorica sul campo dei concetti e dei fenomeni politici. C<».:
on o), pere é i prob ema della
dicasi per il campo «segnico» : le varietà, le contraddizioni nell'uso di certi ten»i
ni non esimono dal riconoscere la necessità di un progetto di indagine che inv<
'p»bella x.
sta tutto il campo, per vago e mobile che esso sia: anzi, è proprio la rete delle s<> 'prian oli semiot' '
g ' ' ici e variazioni terminologiche e concettuali.
miglianze di famiglia che impone di cercare dei nessi tra quei problemi per risi >I
vere i quali termini come 'segno' e derivati vengono diversamente definiti o :><I Aristotele iVome Passione dell'anima Cose e fatti
dirittura negati (perché anche affermare che «non vi sono segni » signi6ca rie<»>< > Stoici Zqpe<v<»> Zq p x<vápsv<»> T <>~<><>><>>>
scere che c'è qualcosa, per impreciso che sia, a definire il quale una nozione c<»»
> Agostino Verb«m vocis Verbum mentis Res
Abelardo
quella di segno non serve o non basta).
Vo+ Intellectus/sententia Res
Ecco, l'esistenza di questo qualcosa,la necessità stessa di negarlo o di cs<>< Ockham Terminus ConcePtus Res
cizzarlo, crea lo spazio per una semiotica. Il problema della esistenza o non < :,>
Locke Nane N<>minai essen<:e Thing
stenza del segno, 'della definibilità o inde6nibilità del significato, dell'omogen<.«.>
Frege Zeichen Si.nn Bedeutung
o della disomogeneità dei processi di significazione, comunicazione, infen <»: .
Peirce Representamen Immed>at e obj ect Dyna~ical obj ect
dal noto all'ignoto, scava o circoscrive il luogo teorico per la semiotica.
Carnap Sign Sense, Intensional Nominatum, Extension
obj ect or designated object
Ogden Symbol Reference Referent
k Richards
z. U n ri n vio: ma a cosa' M<>rris Sign-eehicle Signigcatum Denotatum
Saussure Sig ni/ a n t Sig nifi
Passare in rassegna il pensiero del+segno+ nel nostro tempo significa <1;»»>
Hj elmsl ev Espressione Contenuto
lato chiedersi di quale segno si parla e dall'altro come si sia giunti storica»«»>
Sostanza? Materia
<>continuum?
Sistematica locale 568 569 Segno
verità si pone solo nel giudizio e nell'enunciato predicativo. Ma ancora, e si esa tratta né di innovazione né di sistemazione
terminologica:semplicemente, si
inerà piu avanti il problema per alcuni di questi triangoli bisogna pensare alla prende atto di una ambiguità e di una polisemia, e ci si mostra tolleranti e com
struttura del segno linguistico, per altri alla struttura del segno genera e.l. prensivi, ovvero cooperativi nei confronti del contesto filosofico in cui il termine
L'imbarazzo nel definire i rapporti fra i tre vertici del triangolo si manifesta appare.
persino nella decisione di chiamare o non chiamare segno l'apice sinistro, dato Il nodo di problemimesso in luce dalla vicenda (esemplare) della denotazio
che per molti il segno come fenomeno semiotico è l'unione dell'intero lato sini ne basta (e avanza) a dire come un pensiero semiotico faccia fatica a trovare un
stro, significato piu significante (per Saussure) o dictio per la tradizione medie consenso delle genti su questioni terminologiche vestibolari. Ma la ragione della
vale. A comprova di questa serie di incertezze varrà la pena di seguire, nell'in confusione non è casuale, né risolvibile da esperantisti volonterosi. E che il pen
trico degli usi contraddittori, la penosa situazione di un termine come 'denota siero semiotico si presenta sempre, sin dall'inizio, scisso da un dilemma, e mar
zione' che ha indotto un filosofo contemporaneo, Peter Geach, a sostenere che cato dalla scelta piu o meno implicita che guida il pensatore: si tratta di studiare
esso dovrebbe essere eliminato dal novero della corrente moneta filosofica per i linguaggi per sapere quando e come essi si riferiscono correttamente alle cose
ché non faaltro che produrre confusione. (problema della verità)o per indagare come e quando essivengano usatiper pro
Cosa denota un segno (o un significante)? I medievali erano abbastanza d'ac durre credenze? Ovvero, a monte di ogni scelta terminologica sta una scelta piu
cordo, la voce significante signi jcat il concetto corrispondente enominat (o ap profonda: tra sistemi di significazione trasparenti rispetto alle cose e sistemi di
pellat) la cosa a cui si riferisce. Ma già con Abelardo si fa strada l'ambiguo statuto significazione come produttori di realtà. Patetico sigillo di questa divisione, da
della denotazione, perché la voce signzpcat l'intellectus, denotat o designat la sen ciascun lato della barricata, quando la divisione viene in luce, si taccia l'avversa
tentia (il senso) e nominat e appellat la res.In tempi moderni sembra invece che rio di idealismo (almeno in tempi recenti ).
la designazione e la denotazione si siano spostati a definire il rapporto tra la voce
significante e la cosa a cui essa si riferisce o a cui viene riferita nell'uso linguistico
cosi che il termine 'denotazione' viene a indicare buona parte (o tutto) di ciò che 3 Verso un archeologzadezconcettz
per i medievali era la suppositio...
Oggi in filosofia del linguaggio (o almeno quella di tradizione anglosassone) Una caratteristica comune alle voci del campo «segnico» delPEnciclopedia è
la denotazione di un termine è l'insieme di oggetti a cui il termine si riferisce e la che esse di solito iniziano cercando di ricostruire gli usi dei termini chiave al mo
denotazione di un enunciato assertivo è il corrispondente stato di cose. In tal mento in cui essi si sono formati come elementi del lessico filosofico occidentale.
senso la denotazione si può identificare con il riferimento, e il denotatum di una L'operazione non ha(solo) finalità «politiche», non rappresenta cioè una mera
entitàlinguistica sarà ilsuo referente. Ma si sta parlando delreferente come og ricostruzione di genealogie, alla ricerca di qualche quarto di nobiltà. È che se si è
ge o singo o ott i n goio o come classe di oggetti> John Stuart Mill aveva deciso che «la pa oggi dominati da «crampi» terminologici o concettuali, forse i crampi si possono
rola 'bianco' denota tutte le cose bianche, come la neve, la carta, la schiuma deel sciogliere in tutto o in parte riandando all'indietro, seguendo per cosi dire i vari
mare e cosi via, e implica, o, come è stato detto dagli scolastici, connota l'attri fili, per ritrovare il momento in cui il nodo si è formato : di fronte a un gomitolo
buto bianchezza». Col che si sarebbe definita con sufficiente chiarezza la linea non si sa mai se è lo stesso filo che si è attorto molte volte e in mille volute, o se si
di frontiera tra fenomeni estensionali e fenomeni intensionali: una espressione tratta di piu fili che occorre districare.
denota una classe di individui che nomina e connota le proprietà in virtu delle La ricostruzione storica tentata nell'articolo «Segno» tende per esempio a
quali certi individui sono riconosciuti membri della classe in questione. Su que mostrare che là dove oggi si suppone ci siano molti fili male annodati, in effetti
sta base sembrano costruite le semiotiche che vedono l'estensione come funzione il filo è uno solo. Se l'ipotesi è buona, valeva forse la pena di tentare la risalita
dell'intensione. alle origini.
Ma ecco costituirsi, quasi parallelamente, la tradizione linguistico-strutturale L'equivoco linguistico. Molte delle obiezioni che si muovono al concetto di
in cui denotazione si sposta sul versante dell'intensione. In Hjelmslev (e nell'uso segno è che con essosiestende una categoria propria del linguaggio verbale (dove
che poi ne faranno Barthes e la semiologia degli ultimi decenni) denotazione è il per esempio i segni sono intenzionali e convenzionali, sono articolabili in succes
rapporto che lega un termine alla porzione di contenuto a cui è correlato e con sione lineare di unità distinte e analizzabili in componenti minori ) ad altri feno
notazione verrà riservato, sulla scia di un'altra non meno antica tradizione, a si meni che non possiedono le stesse proprietà. Se però si riconsidera la storia del
gnificati accessori e mediati. concetto di segno si scopre che è avvenuto esattamente il contrario : una nozione
R ecentemente Lyons ha proposto diusare denotazione in modo neutrale tra semiotica generale, nata per definire fenomeni naturali è stata in seguito appli
estensione e intensione, cosi da dire che la parola /cane/ denota la classe dei cani, cata ai fenomeni linguistici. Quando poi le scienze del linguaggio si sono svilup
ma che il termine (metalinguistico?) 'canino' denota la proprietà il possesso del pate e hanno approfondito le caratteristiche specifiche del segno linguistico, que
la quale è condizione per l'applicazione corretta dell'espressione /cane/. Non si ste caratteristiche sono state attribuite anche ai segni non linguistici, spesso at
Sistematica locale 57o 57r Segno
traverso forzature metaforiche. Occorreva dunque tentare una archeologia del
segni, sia pure per contestare entrambe. Questa unificazione sarà attuata defini
segno e riproporne la nozione originaria, rovesciando il paradigma linguistico che
tivamente da Agostino nel De magistro enel De doctrina christiana dris iana, ove i segni
della lin
ha dominato in gran parte la semiotica di questo secolo.
e a ingua verbalevengono considerati una specie del genere segno. Questa
La coppia oïl p.siov/zsxfi. jp iov (con accezioni variabili e spesso intercambia
unificazionedomina (giustamente) il pensiero semiotico seguente, ma lascia a
bili: prova, segno, indizio, sintomo) appare nel Corpus Hippocraticum esi riferi perto il problema di come si possano sussumere sotto la stessa categoria (signum)
sce a fatti naturali (i sintomi della moderna medicina) che per inferenza consen
un rapporto diequivalenza e un rapporto di inferenza.
tono conclusioni diagnostiche. Va quindi rilevato che in questa prospettiva il
Ovvero, Agostino intravvede la soluzione, e nell'articolo «Segno» si è detto
segno non ha col proprio significato o col proprio referente un rapporto di ugua
di come egli proceda a individuare il significato di un termine sincategorematico
glianza o equivalenza(p= q) ma un rapporto di inferenza (p a q). Anzi Ippocrate, quale /ex/: egli intravvede una semantica come sistema di istruzioni per la retta
in polemica con i medici cnidi, non pensa a un codice elementare in cui a dati
contestualizzazione di un dato termine. Ma compie l'operazione per i sincate
sintomi corrispondano certi mali, ma a un lavoro di interpretazione contestuale
gorematici e non la compie per i categorematici — ovvero si potrebbe dire che
che coinvolge l'intero corpo del malato e l'ambiente circostante. Queste nozioni
suggerisce a piu riprese la soluzione, e la mette in pratica nella sua attività di in
sono importanti per comprendere la polemica di Parmenide il quale ritiene che
terprete dei testi sacri, ma non la teorizza.
il linguaggio coi suoi òváfi,uwz dia una conoscenza falsa basata sulle illusioni del
Dopo di che si assiste a una oscillazione continua fra la ripresa di una teoria
l'esperienza,mentre lavera conoscenza dell'Essere siraggiunge attraverso oil classica dei segni naturali in quanto distinti dai segni verbali, e vari approcci piu
p.usci, i quali coinvolgono un ragionamento. Aristotele rilutta a considerare i nomi o meno espliciti al modello agostiniano. Lungo (avventuroso, eccitante, tutto da
della lingua come segni. Sembra che, seguendo la divisione posta da Platone nel
fare e a fondo) seguire questa vicenda: si può dire di trovarla compiuta in Saus
Cratilo tra ciò che è per convenzione e ciò che è per natura, egli non consideri
sure, dove si riprende l'idea agostiniana di ungenus-signum che definisce fenome
come segni le parole (convenzionali) ma solo quei fatti naturali che sono rivela
ni semiotici diversi, dalle parole della lingua alle insegne militari (si noti, lo stes
tori di un conseguente. Tra questi ailfisioi egli anzi distingue i xsxpilpix, dove
so esempio in Agostino e Saussure). Salvo che al momento di questa riproposta,
l'antecedente ha una relazione necessaria col conseguente ('Se ha la febbre allora attraverso il lavoro millenario di grammatici dalla Grecia classica all'Ott tocen o,
è malato') e altri segni piu deboli, dove la relazione non è necessaria ('Se ha il
que o che è stato piu studiato e analizzato (e per varie e ottime ragioni) è stato iluello
respiro ansimante allora ha la febbre' — ma potrebbe ansimare per altre ragioni).
segno linguistico. Al momento della unificazione finale dei segni nel progetto di
In ogni caso aqfi.sica ewsxpvlpiz sono inferenze del tipo p aq (salvo che i wsxftil
una semiologia generale, il modello per il genus generalissimum,il segno, è dato
p<x sarebbero sensibili al modus tollens,mentre i rsvp.si@consentono inferenzc
ormai dal segno linguistico. Il paradigma si è rovesciato: si estende ormai al se
piu deboli, che possiedono solo una certa efFicacia persuasiva, e la negazione del
gno naturale, fondato sul modello dell'inferenza, il modello del segno linguistico,
Pimplicatum non invalida Pimplicans). Invece le parole non consentono inferen
fondato sul modello dell' equivalenza;mentre fra gli stoici e Agostino s'era veri
ze ma intrattengono rapporti di equivalenza con la loro definizione: /uomo/ = ficato il processo inverso. Giro di boa ormai inarrestabile : persino nelle semioti
= «animale razionale mortale».
che di origine linguistica piu criticamente articolate (si pensi a Hjelmslev e alle
È vero che Aristotele dice talora che anche le lettere alfabetiche sono segni
successive analisi componenziali), anche quando non si cadeva nelle ingenuità,
dei suoni verbali e questi sono segni delle affezioni dell'anima, ma si tratta di af
puramente strumentali, dei logici che risolvevano il significato in termini di pura
fermazioni parentetiche, forse di metafore. Questa oscillazione permane anchi
sinonimia, il modello dominante rimaneva quello (ancora aristotelico) della cor
negli stoici. La relazione triangolare oqp~ztvov-oq pcc<váfisvov, wuyyávov riguar
rispondenza biunivoca tra definiens e definiendum.
da sempre espressioni verbali. Quando invece essi parlano di un antecedente
visibile che rivela un conseguente non percepibile essi parlano di oglio.6ov e <fi
Kx'rov. Il Asx'ráv è considerato dagli stoici uno degli incorporali uo<é p.x'rx (corni
Segno einterpretazione.
il vuoto, le relazioni spaziali e le relazioni temporali ) : è un esprimibile e i Latini
lo chiameranno dicibile. Sembra che tra la coppia linguistica rrrfficcivov/csq pxiv<>
Eppure questa conclusione non era affatto necessaria. Anzi la critica che oggi
p.svov e i oqfisi,u. ci sia un rapporto di connotazione : i significanti linguistici < si muove a una semantica in forma di dizionario (cfr. l'articolo +Significato+) e
sprimono dei significati lessicali e questi a loro volta si articolano in proposizioni
l'appello a una semantica in forma di enciclopedia e orientata alla inserzione con
che sono (a un secondo livello semiotico) segni delle proposizioni logicamenn
testuale dei termini di un sistema di significazione, mostra che da quell'impasse
conseguenti. In altri termini la lingua sarebbe il veicolo di una semiotica natur;ih
si doveva e si poteva uscire.
che si esprime attraverso schemi inferenziali generali, funzioni proposizion;ili.
C}1'i lo ha capito per primo è stato Peirce. La sua idea forza è che un segno
Tuttavia la tradizione seguente, primo fra tutti Sesto Empirico, tende a conf<>o
(un significante, una espressione) può essere interpretato solo da altri segni, ma
dere ~rslpciivov e ) sxwáv, e quindi a unificare la teoria della lingua con quella <hi
non una volta per tutte, bensi all'infinito — una idea che può essere rintracciata
Sistematica locale 57z
573 Segno
in Abelardo e persino in Aristotele, dove continuamente si sospetta che la defini ta la barricata su cui cadono le teorie formalizzate, i tentativi di costruire in for
zione possa non essere una e una sola (ma si tratta di rileggere i testi di filoso ma algoritmica una rappresentazione del linguaggio naturale, le ricerche che mi
che erano meno sistematici e definitivi di quanto la tradizione abbia fatto cre rano a ridurre il funzionamento linguistico a una combinatoria matematizzabile
dere).
Ora tornando a Peirce, il modello di correlazione tra segno (o representamen)
di un insieme finito di componenti universali. La metafora, la sua produzione e
e Oggetto Immediato si risolverebbe in una pura equivalenza se l interpretante
1>' il suo uso presuppongono l'enciclopedia. E sul concetto di enciclopedia, come
somma del sapere socializzato, entra in crisi ogni nozione ristretta e puramente
f 1 t
'
'nonimo. Ma non lo è, è una catena di definizioni, ciascufosse solo un termine sinonimo. meccanica di+codice+.
na delle quali corregge e amplia l'altra, per cui da un termine si può risalire a tut Postulare una enciclopedia come fondamento dei processi di interpretazione
t e le proposizioni in cui esso può legittimante inserirs' qie da ueste atutte le ar dei segni, e dunque della semiosi illimitata (postulare una enciclopedia come fon
gomentazioniche esse consentono. Ilsegno è qualcosa che faconoscere sempre
qua cosa i piu, e i1 d
'
' d' diverso in circostanze e contesti diversi. Un termine è a
damento di una fondazione del segno quale meccanismo inferenziale e non quale
mera identità), esige tecniche di rappresentazione semantica che non possono es
forma vuota di una proposizione, la semantica peirciana è dominata a a sua o sere quelle della lessicografia tradizionale né delle semantiche formali, e neppure
gica dei relativi. Per rappresentare il verbo /sposare/ occorre disporre di un ap delle semantiche componenziali in formato di dizionario. Soprattutto mette in
Le moderne semantiche casuali, là dove esse si intersecano con la pragmati
crisi la nozione quasi metafisica di codice come sistema del sapere definibile e
descrivibile nella sua totalità e una volta per tutte. Un sapere di carattere enci
ca, o dove prevedono, in appoggio al dizionario, una batteria di frames, di sce clopedico era in fondo prefigurato nell'enciclopedia medievale (cfr. gli articoli
, d' t' ' d' ione profilano ormai l'idea di una semantica a enci +Allegoria+ e + Simbolo+).
clopedia dove il semema è un testo virtuale e il testo un semema espanso. Il con
tenuto di una espressione è un sistema di istruzioni vo!to a p! ermet t ere l'uso di
Il problema del segno si lega a quello della dialettica locale/globale e induce
uella es ressione in contesti diversi. La forma canonica ded lla definizione è 'Sc
a pensare che il modo in cui ci si muove, nella comprensione e interpretazione
il tale termine nei tali contesti, allora la tale interpretazione': registrando una
dei testi, volta per volta postulando regole enciclopediche adattate alla porzione
di testo che si avvicina, non sia molto diverso da quello in cui si esplora un la
luralità di contesti e prevedendo una tipologia dei contesti piu frequenti. birinto. In effetti per elaborare a fondo una nozione di enciclopedia occorre met
Modello inferenziale, come quello del <sqp.s>.ovstoico. E ci si accorge che ess<> tere in crisi le nozioni di sapere organizzato ad albero per intravvedere strutture
vale per i segni naturali, per i termini linguistici, per la segnaletica stradale, per 1>iurizomatiche e, appunto, labirintiche: tale e non altro dovrebbe essere il for
l'+immagine+ visiva.Il segno come oggetto teorico,schema inferenziale genera" <nato(qualora si fosse in grado di descriverlo nella sua complessità) dell'universo
lissimo uguale al di sotto delle sue concrete articolazioni all'interno di sisten>i <Iella semiosi. Ma un labirinto — quando non si è Dedalo, e nessuno è il Dedalo
semiotici diversi, ricomincia a delinearsi. I n questaprospettiva ilpensiero segni <li una lingua naturale — lo si descrive solo avanzando ipotesi sulla sua struttura
co si riunisce, come era nel passato, al pensiero co g
: g'n etturale : la lo ica della sc<> n>cntre lo si percorre dal di dentro. Tale è la condizione non solo dell'utente ma
perta è una semiotica, e la teoria di un linguaggio è la descrizione di procedur< anche del teorico di ogni linguaggio naturale, costretto a usare gli elementi del
indiziarie. linguaggio oggetto per formulare ipotesi metalinguistiche.
Una volta assunta questa ipotesi, molte dovranno essere le differenze sott<>
stanti, che una semiotica deve saper individuare, perché i seg ni di diversi sisto»>i
semiotici sono certo diversi tra loro. Tranne che in un punto, in questa ossa'<> 6. Semiotiche specifiche e semiotica generale.
ra inferenziale di fondo, esile ma solida, resistente a molti acidi critici. Basta ri«>
noscere che il segno non è(solo) ciò che sta per qua cI osa d'altro: è anzitutto «1
eminentemente — ciò che sta per le sue possibili interpretazioni.È +segno+ cio« <
Il pensiero del+segno+, inteso cosi come lo si è proposto negli articoli di que
><l«I<.'nciclopedia, si regge dunque su di una propria metafisica influente, e cioè
puo essere interpretato. ><I<Ilametafisica dell'enciclopedia semiotica. Questa enciclopedia è la somma dei
n)<><li in cui le varie culture hanno ritagliato e diversamente pertinentizzato quel
I<>chc Hjelmslev chiamava il continuum,la materia che sottostà alle sostanze e
L'enciclopedia. all< forme, dell'espressione e del contenuto. Una semiotica non si riduce all'as
>«rxi<>ne, o alla confessione, di questa metafisica soggiacente — che poi è il princi
Il concetto di conoscenza enciclopedica (e dei modi della sua rappresent;>z><
1>i»<li una fisica della cultura. Deve dire e fare qualcosa di piu. Ma a questo pun
ne) domina gli articoli del campo «segnico», e mostra la sua fecondità pr<>1>« Io occorre distinguere fra semiotiche specifiche e semiotica generale.
nell'analisi della +Metafora+. La metafora ha costituito per secoli e ancora c<>:.i> I re semiotiche specifiche descrivono, organizzano (se è possibile formalizza
tuisce un banco di prova per ogni teoria del linguaggio. In particolare rappr«,«> n<>)<lci sistemi particolari di significazione, una lingua gestuale, una lingua ver
Sistematica locale 574 575 Segno
baie, un sistema segnaletico visivo, il icodice+ semplice e decifrabile (descrivi interno alla semiosi della narratività...) Ebbene, il compito di una semiotica ge
bile una volta per tutte ) che presiede alla numerazione degli autobus in una data nerale (del pensiero del segno) è proprio nell'andare al di sotto di queste diffe
città. Molte di queste semiotiche possono aspirare a dignità di scienza, elaborano renze. Esse, le differenze, sono cosi palesi che non varrebbe la pena di metterle
ipotesi falsificabili, provvedono strumenti previsionali. Possono decidere di chia in luce, se non per superarle, se non per sospettarne. Si tratta di cose troppo di
mare o non chiamare segni le entità minime o massime di cui si occupano. verse perché valga la pena di parlare della loro diversità, quindi si parli dell'aria
Ma una semiotica generale è una riflessione sulle condizioni di possibilità i amiglia che circola tra loro. È noto a tutti che c'è differenza tra il sig 'fi t.È '
'
'
i signi cao
delle semiotiche specifiche, e quindi è una riflessione sul segno, o sulla segnità, e a paro a /fumo/ e quello che viene chiamato signi6cato percettivo, quando da
o sui meccanismi profondi di ogni sistema di significazione. La molteplicità degli una serie sconnessa di dati sensoriali si costruisce il percetto fumo. È proprio
approcci semiotici (la loro apparente irreducibilità, il loro suonar scandalo per perché è noto a tutti che una semiotica generale ha il dovere di domandarsi se al
molti specialisti di sistemi signi6canti chiusi e conclusi) dice che questa semioti di sotto di questa differenza cosi palese vi sia una identità piu profonda: e se
ca generale non è una scienza:è una attività filosofica. Non ci sarebbero difficol non si risponde a questa domanda non si può fare semiotica specifica, né della
tà a identificarla con la filosofia del linguaggio se oggi la 6losofia del linguaggio parola /fumo/ né dell'immagine pittorica del fumo, né della narrazione di un fat
ammettesse che il suo problema è veramente questo, le condizioni di possibilità to in cui qualcuno risale dal fumo al fuoco. Come ogni buona filosofia, il pen
della segnità, al di là e al di qua del verbale. Quando la filosofia del linguaggio è siero del segno deve giocare al limite.
tale, dagli stoici a Peirce, essa si identifica con la semiotica generale, Ma la se L' 'dL essere si dice in molti modi: il segno in un modo solo. Ma senza accettare
miotica generale deve andare al di là delle 61osofiedel linguaggio perché di fatto q ( ' ssere) non si fa filosofia prima e senza accettare questoquesto scandalo (dell'e
cerca le condizioni della segnità anche al di là dei linguaggi naturali, talora nelle scandalo (del segno) non si fa semiotica prima. Anche perché, forse, rispondere
pieghe stesse dei processi percettivi (e cosi spiega perché si parli e di+signi6ca alla domanda «Perché il segno si dica in un modo solo» serve a rispondere alla
to+ delle parole e di significato del mondo, o dell'esperienza), al di là stesso del domanda — ancora elusa — perché l'essere si dica in molti modi, eppure si dica.
l'umano e dell'animale, nel profondo dei processi biologici (e questo spiega per U. E1.
ché qualcuno abbia parlato di codice genetico, o delle basi materiali della signi
6cazione). Una 61oso6a del linguaggio che si interroghi sulle condizioni per cui
gli enunciati (e le proposizioni che veicolano) siano veri o falsi rappresenta anco
ra solo un capitolo di una semiotica generale. Una pragmatica che esamini le con Buyssens, E.
dizioni sociali dello scambio verbale, le regole conversazionali, le condizioni di
<943 Le l angage et le discours; essai de linguistique fonctionnelle dans le cadre dela semiologiee e ans e ca re e a sem<oogive,Office e p<< icité, Bruxelles.
felicità degli enunciati (sia il suo approccio filosofico o sociologico e statistico) Carnap, R.
non è ancora una semiotica generale, anche se a una semiotica generale porta <947 Me aning and Necessity.A. St<<dy i<< Semantics and Modal Lo ic U ' '
f Cho a o g ic, n iv ersity o Chicago
lumi e le chiede di estendere alcune ipotesi al vasto universo delle pragmatichc ress, icago (tra<i. it. in Signijicato e necessità,La Nuova Italia, Firenze x 76<lz<: <97, pp.
del non-verbale, Una semiotica generale è una 61osofia dei linguaggi, nel sen
v-s~e)
Cassirer E,
so che vuole esserlo non solo delle regole dell'ápyov, ma anche dei processi <923 Ph<losoPhieder symbolischen Formen, I. Die Sprache, Bruno Cassirer, Berlin (<ra<i. i<.
dell'svápysm. Una semiotica generale è una filosofia della semiosi, e trova la sc a u ova Ita 'a, Firenze x<i6<l.
miosi anche al di là degli scambi intenzionali di informazione, nel profondo dell:< Eco, U.
natura, e al di là delle strutture convenzionali, dei rapporti codificati, nel mecca <975 Tr a t tato di semiotica r;enerale,Bompiani, Milano.
nismo stesso del pensiero inferenziale, dell'azzardo ipotetico o abduttivo. Frese, G.
Il suo rischio è diventare la forma contemporanea della filosofia. Il suo dovcn
<8<iz faberSi««und Bedeutung, in «Zeitschrift fur Philosophie un<i philosophische Kritik»,
è tentare questo azzardo, criticando (nel senso kantiano del termine) i propri co
, pp. as-so (trad. it. in Logica e aritmetica Boringhieri, Torino 77-',
Cxarro«i, E.
cessi, ovvero i propri limiti. In questo senso vanno letti gli articoli del grupp« <977 Ricognizione della semiotica,OScina, Roma.
«segnico». In questo senso una semiotica generale è aperta alla critica mort;<I<. Greimas, A.-J.
che le rivolgono i suoi timidi avversari: che voglia sapere troppo, e mettere i« <g66 sé mantique structurale,Larousse, Paris (trad. it. Rizzoli Milano <g68
).
sieme cose che vanno tenute separate, perché qualcuno (cfr. l'articolo «Segn<»>) I.Ijelmslev, L.
ha avvertito che c'è una differenza tra la parola /fum% la rappresentazione visi v:< <9$3 Omhring sprogt<!oriens grundlaggelse,Munksgaard, K<<benhavn ; nuova ed. Prolegomena
di un fil di fumo e il meccanismo inferenziale per cui dal fil di fumo (vero) si ris« to a Theory of Language,Universi<y of Wisconsin Press, Madison Wis. < 6< 'trad. it.a ison < s <g < (tra <t
le al fuoco occulto (ma si può aggiungere che c'è ancora il fil di fumo «nomin;<l<» Einaudi, Torino <s68).
da Madame Butterfly, e dunque i segni rappresentati da altri segni linguisti< i, i
l-lusserl, E,
le enunciazioni enunciate, e le inferenze raccontate, e l'universo della suo<i<>.i<
«<oo-<io< Logische U«tersuchungen, Niemeyer Halle «<az~ (< d. 't. Il S1 1 s ra . it. . aggiatore, Milano
<g68).
Sistematica locale 576
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363 Allegoria
Allegoria caso particolare di metafora continua che, propriamente, sarebbe invece «una
struttura semantica complessa» [ibid., p. i56], costituendo «in uno svolgimento
concettuale unitario una serie [un sistema] di metafore che sfruttano elementi
di un medesimo campo semico» [ibid., p. I57].
i. Fr a r e torica e mito. L'identi6cazione dell'allegorico col figurato è stata piu volte ricercata, con
nessa non di rado ad un prevalere della retorica; presupponendo un mondo or
Tanto il termine 'allegoria' (gr. xU qyoprx, lat. allegoria), quanto il suo pre dinato,la pretesa che illinguaggio si debba accordare al senso attraverso un
cursore nella lingua greca, la uirávo<x (da uno-voscv, quasi 'sotto-intendere' ), preciso sistema di regole fa concepire ogni testo come una rappresentazione
hanno designato forme di conoscenza indiretta. La urrávom corrispose all'ope fedele di questo accordo istituito. È significativo rilevare che il rapporto fra
razione del congetturare (la suspiciolatina ):apartire da un dato concreto presen retorica e allegoria dovette essere chiarito da Tommaso d'Aquino, il quale, vo
te alla percezione, si trattava di inferire l'idea o l'insegnamento teorico che in lendo distinguere il senso letterale, di cui sarebbero produttori gli uomini (che
esso si celava. ad esso possono applicare una simbolizzazione di primo grado, allegoria in
Nell'interpretazione dei miti, della poesia, dei racconti religiosi, la umávom oerbis, i cui tropi sono metafore, parabole, personificazioni ), dal senso spiritua
assunse particolare valore; i significati nascosti nei miti (o dai miti) potevano le, di cui sarebbe produttore Dio (che comporta una simbolizzazione di secon
essere di ordine fisico, teologico, morale,. o storico, Con urr6voix si definirono do grado, allegoria in factis, espressa nell'allegorico, nel tropologico, nell'ana
anche tout court i procedimenti del discorso figurato, il cosiddetto «schemati gogico), distingue insomma retorica umana da allegoria divina, prendendo po
smo», oppure, nell'allegoresi biblica, l'interpretazione tropologica. Sia la uwávoix sizione nei confronti del dilagare incontrollato del termine in questione, che
sia l'allegoria sono state legate alla dissimulazione, alla conoscenza mediata, stava addirittura (a partire da Beda, vir-viii secolo ), come «tropus quo aliud
giustificate, in certi casi, dalla necessità di trasmettere in forma non letterale, significatur quam dicitur», a rappresentare, senza piu alcuna relazione di affi
non trasparente, una verità di ordine superiore. nità analogica fra il termine «proprio» e il termine «figurato», lo scarto fra ciò
Il passaggio dalla urrávoix all'allegoria è registrato da Plutarco (i-ii secolo che è detto e ciò che si vuoi dire, assumendo la dimensione di etichetta di tutte
d. C.) che criticò chi aveva voluto, cercando a tutti i costi sensi nascosti («quelle le forme di 'alterità' e ponendosi in tal modo come definizione di tutta una parte,
che un tempo si chiamarono urcovolm ed ora si chiamano xXAqyop<x<»), far se non dell'intera retorica.
violenza ai testi omerici. L'uso del termine 'allegoria' al posto di uvtovo<x si Ben diversa la motivazione che stette alla base della presa di posizione di
affermò in epoca ellenistica col significato comunemente accettato di 6gura re César du Marsais [i73o] secondo il quale l'allegoria trovava posto nella classe
torica che consiste nel dire una cosa per fame comprendere un'altra ; il che cor dei sensi figurati (quelli «che le cose significate attraverso il senso letterale fanno
risponde al suo etimo (gr.xD.o-xyopsuu 'dico, sostengo altro'). nascere nellanostra mente» e che, essendo di facileriscontro nella pratica lin
La definizione classica si deve a Quintiliano [Institutio oratoria, VIII, vi, guistica quotidiana, non sarebbero di specifica competenza della produzione let
4g e anche IX, i, 5; n, 46; n, gz ], secondo il quale l'allegoria è una metafora teraria) ; l'«innesto» però del senso spirituale — e di quello specifico «letterale
continuata che mostra una cosa, quanto alle parole, ed un'altra cosa, quanto al figurato» — sul letterale non avverrebbe indiscriminatamente, bensi sarebbe fon
senso. Anche Cicerone, nel De oratore, riporta l'allegoria alla metafora, alla dato su una sorta dicomune «buon senso», che è una evidente sorta di san
translatio, ossia al trasferimento ad un altro termine del significato di un termine zione culturale socialmente accettata. La posizione che di volta in volta, in dif
che ha col primo un qualche rapporto (si veda il noto esempio omerico riporta ferenti situazioni storico-culturali, viene assunta nei confronti dei rapporti fra
to da Aristotele : «Achille si lancia come un leone») e considera l'allegoria sotto il senso primo e il senso secondoè un segno dell'atteggiamento complessivo nei
forma di sistema di metafore, nel senso che il dato in questione non è una coppia confronti del sapere, totalizzante o, al contrario, empirico-liberaleggiante, come
di parole (Achille/leone) ma un gruppo che forma un tutto unitario ed esplici nei casi appena citati.
tabile, per questo secondo aspetto in antitesi con Penigma,con la ricerca dell'o Il signi6cato dell'allegoria, comunque, non può stare nella sua etimologia
scuritàdel senso fine a se stessa. (non sarebbe questa un'allegoria dell'allegoria>) ; va quindi esclusa, nonostante
gli inviti dell'etimo, la possibilità di indicare con essa genericamente tutte le
Due recenti definizioni sembrano riprendere questi presupposti ; per specie dei tropi (gr. vpárcu 'volgo') o traslati (lat. transfero 'trasporto' ), secondo
Lausberg [rg67, $( gz3-z5] l'allegoria è una metafora continuata consistente cui certi termini sono trasferiti dal loro signi6cato proprio e comune ad un altro
«nella sostituzione del pensiero che si intende per mezzo di un altro pensiero che abbia con il primouna relazione. L'allegorico non è tutto l'ornato, l'impro
che si trova in un rapporto di somiglianza... con il pensiero che si vuole inten prio, il figurato, il secondo,opposto al nudo, proprio, semplice, naturale, primo.
dere»; per Henry [ I97I ] l'allegoria «è una metafora seriale [filée] che perso Allegoria può essere l'ornamento di un testo (entro un discorso per parole o per
nifica un'idea astratta» (trad. it. p. r57) : in tal modo egli la de6nisce come un immagini, ma anche per comportamenti — si pensi a certe situazioni dell'eti
Allegoria 364 365 Allegoria
chetta e del galateo), e quindi stare entro l'ordine retorico, ma può anche essere torica (si pensi alla funzione che assolve la croce nell'iconografia della Croci
la struttura narrativa, l'ordine complessivo di un discorso, oppure ancora può fissione, tratta da quei manoscritti religiosi, vere foreste simboliche, che sono
occupare una parte del testo, entrando in una combinatoria o in una lotta con gli horti deliciarum).
le altre parti del testo non allegoriche. Non tutto ciò che è espresso secondo Privilegiata per il peso delle argomentazioni implicate e i rifiessi nella storia
un certo codice semiotico ha lo stesso statuto assertorio, non tutto è circoscri del pensiero retorico e filosofico fu l'allegoria dei testi omerici che occupò un
vibile da un'unica operazione retorica; vi è una parte del messaggio con cui si lunghissimo periodo, dal vi secolo a. C. al xn d. C. (e fu seguita ancora da Era
vuole trasmettere un'informazione al destinatario, al lettore, e una parte che for smo e da Winckelmann). Una delle prime interpretazioni allegoriche dei passi
ma e ordina le condizioni del rapporto fra mittente e destinatario, e una parte, omerici (in primo luogo delle battaglie degli dèi ) è da assegnare a Teagene di
quasi da divinare, da immaginare, da rischiare, che viene lasciata al fruitore (im Reggio (53o a. C. circa) che attribui ad esse supposti significati (le uitovo<o<)
plicitamente o esplicitamente). Uno dei caratteri fondamentali di ogni langue di confiitti fra elementi fisici o forze morali. Un'altra importante corrente del
(non v'è dubbio infatti che l'allegoria si ponga in rapporto diretto, per mezzo l'allegoresi è da individuare nell'analisi delle feste e dei complessi rapporti fra i
di un codice, con una langue,sia essa scritta, visiva, gestuale, ecc.) è di costituire vari culti (ad esempio, Dioniso ed Era), connessa pertanto alle liturgie di ini
insieme l'ordine di una pratica significante (nel suo aspetto retorico-ornamenta ziazione, ai misteri e ai riti simbolici.
le e a livello delle strutture narrative ) e lo strumento di appropriazione di una L'allegoria si riferisce fin dalle sue remote origini sia ad un modo d'espres
parte della cultura, del mondo, L'allegoria, dunque, in rapporto al senso o è solo sione sia ad un modo d'interpretazione; dal punto di vista della produzione di
dei testi in cui il senso è istituzione prestabilita (essendo in tal inodo quasi la un testo l'allegoria si presenta entro il processo narrativo come una concatena
tecnica, l'ornamento appunto, con cui il senso torna all'istituzione: ideologia zione di metafore che ha lo scopo di rendere accessibile ad una immaginazione
allegoria), oppure è di tutti i testi e muta caratteristiche a seconda delle epoche concreta un concetto intellettuale astratto ; dal punto di vista, invece, della de
(ovvero a seconda della nostra periodizzazione, del rapporto che stabiliamo, codifica di un testo, essa s'identifica con la tecnica di estrarre le nozioni (meta
in un certo momento, fra storia e ideologia) ; ma si potrebbe anche pensare che fisiche) implicite in un complesso d'immagini.
in certi casi l'ideologia (intesa questa volta come occultamento di una conoscenza Nel caso specifico delle rappresentazioni mitiche, bisogna osservare che
che si pone come 'oggettiva') produca allegorie come ornamenti, mascherando, eventi storici come le guerre persiane rese in forma di battaglie fra Greci ed
con ragioni retoriche, di riorganizzazione del dire, mutamenti nepalordine delIl >
Amazzoni, l'utilizzazione di certi miti specifici, come quello di Proserpina, in
l'essere e dei rapporti reali. Al contrario l'allegoria, in altre fasi storiche, è un allusione alle avventure dell'anima nell'altro mondo (a cui ci si riferisce valen
modo per dare unità al sapere e, in tal modo, fissando certi valori, trasmettere la dosi di artifici che sottolineino similarità e diversità di quel mondo — ultrater
memoria di una cultura. Il problema sta nei rapporti fra masse sociali e gruppi reno osotterraneo — in rapporto allegorico,oltre o sotto,colnostro,terreno), la
di decisione. rappresentazione simbolica di fenomeni naturali con l'intervento di personaggi
mitici che ne sarebbero stati responsabili, tutto ciò andrà ricondotto alla produ
Le due fonti principali della tradizione dell'allegoria — e dell'allegoresi, cioè zione allegorica che viene realizzata utilizzando precise entità della mitologia.
del metodo critico di interpretazione dei testi — sono da ricercare, per quanto A questo proposito si potrebbe parlare di allegoria «impropria» [Hinks
riguarda la cultura occidentale, nella filosofia e retorica greche e nell'esegesi irl39], in quanto essa non investe l'intera struttura narrativa dei messaggi (sia
scritturale giudaico-cristiana con la prevalenza, secondo alcuni studiosi, della no scritti o visivi, e, in tal caso, pur realizzati con tecniche diverse) ; questi an
tradizione latino-cristiana, dato che nell'esegesi greco-cristiana (come d'altronde dranno riconosciuti mitici per la «forma» e allegorici per il «contenuto». L'im
in quella rabbinica) l'allegoria fu connessa esclusivamente al simbolismo lin plicito simbolico si distingue dall'esplicito simbolico, l'allegorizzante, il mythos.
guistico. L'allegoria, ponendosi come mythos, ossia come racconto, coordina mythos e lo
Per quanto concerne la tradizione dell'allegoria nella filosofia greca, una gos, perché si afferma, oltre che come ornamento del discorso, anche come strut
prima tappa fondamentale è da riconoscere nell'insegnamento pitagorico, i cui tura che li mette in relazione.
«simboli» vennero considerati come tipi di insegnamento [Giamblico, Vita pi Se il messaggio, l'espressione allegorica, traendo le sue motivazioni dal
tagorica, V, zo], ossia come allegorie. L'esempio piu noto è forse quello che si programma concettuale che intende illustrare, si vale di elementi mitici e di
riferisce al simbolo della Y, che può essere ricondotto alla nota scelta di «Er simboli, ossia di entità definite che si spiegano per mezzo di se stesse e che im
cole al bivio», narrata da Prodico e ricordata nei Memorabilia di Senofonte: plicano «un rudimento di legame naturale tra il significante e il significato»
si presentacome classificatore (a destra il bene, a sinistra il male, ecc.), come (Saussure), il significante dell'allegoria si può definire come non completamen
schema di un'argomentazione (a tesi contrapposte), come produttore di un testo te arbitrario, poiché, in quanto contiene simboli o emblemi, contiene elemen
(nel passaggio da simbolo ad allegoria che avviene nella favola di Ercole), e, ti che hanno un legame motivato col significato complessivo. La bilancia della
infine,come modello di uno spazio, schema ordinatore di una convenzione pit statua della giustizia, ad esempio, dato simbolico di un'allegoria, non può es
Allegoria 366 367 Allegoria
sere sostituita da qualcos'altro senza provocare nel messaggio trasmesso un mu miti greci, i cui principi cercò appunto di estendere all'interpretazione della
tamento di significato. Bibbia, fino ad Origene (ii-nr secolo d. C.), unendosi le istanze della Legge con
quelle della Storia, si venne attenuando il valore assoluto dell'allegoresi che,
fusa quasi con la teologia, contribui in tal modo a superare le due concezioni
z. Conoscenza e interpretazione. estreme, quella « farisaica», comportante la rigida osservanza della legge, e quel
la «profetica», fondata sul disprezzo del mondo [cfr. Melandri i968, p. xi5 ].Per gli stoici, dal momento che non vi è concetto, idea, pensiero che non Un diverso schema ermeneutico sottese la concezione tipologica che, consi
abbia un'esistenza materiale legata ad un preciso significante (configurato in derando l'Antico Testamento una prefigurazione del Nuovo, condusse all'inter
forma concretaoppure rimasto parola interiore), e che è possibile riscontrare pretazione «figurale» della Scrittura. Questa trovò una prima particolare acce
similarità fra vari significanti (connessi a gesti, poesie, nomi degli dèi ed altre zione, si potrebbe dire etnico-sacramentale, nell'opera di Paolo di Tarso; il
espressioni mitiche) ; dal momento che esiste una sorta di potere allusivo di sug fatto che l'Antico Testamento si presenti come un'«immensa allegoria»
[Pépingestione alla base dei rapporti fra i termini di diversi enunciati (che deve la sua i958], secondo Paolo si deve al fatto che il messaggio in esso contenuto è,di
esistenza non alle capacità dell'interprete ma al logosdel mondo che precede retto ai cristiani e non agli ebrei, per i quali invece continua a presentarsi rive
questa attività), si deve affermare che il linguaggio è concepito come rifiesso stito da un «velo». In tal caso l'allegoria predetermina i suoi destinatari, sele
della natura e che l'interpretazione allegorica (l'allegoresi) consiste nello svelare zionando il senso del testo : quello apparente lo attribuiscono i lettori sprovve
e mettere in evidenza quelle relazioni soggiacenti che trovano il loro supporto duti, quello profondo lo sanno riconoscere, allegorizzando, i saggi; il cristiano,
ultimo nell'ordine stesso del mondo che fonda il linguaggio, quasi che l'intel allora, può percepire le sottese realtà spirituali presenti nell'Antico Testamento
legere, il comprendere, consista nell'intus legere,nel leggere dentro, ossia in in quanto le connette analogicamente a fatti narrati nel Nuovo. Mai come in
un'operazione di decodifica compiuta a partire dalla lettura di una prima realtà questo caso l'analogia si presenta come il meccanismo conoscitivo ed erme
immanente, che è quella linguistica. neutico dell'allegoria. Adamo è la figura (surroga), l'espressione allegorica, diL'allegoria come manipolazione del significante trova uno strumento ope
rativo nell'etimologia, sia intesa come attività compiuta tenendo conto degli
Cristo ; il sacrificio di Isacco offerto dal padre Abramo è simbolo (sv rmpciPoXq)
effetti imitativi dei suoni, sia fondata sulla convinzione che il lessico è costituito
dell'immolazione e della resurrezione di Cristo, figlio anche lui, restituito dopo
il sacrificio a suo padre. Tertulliano, poi (ii-iii secolo d. C.), accentuando questoa partire da un repertorio limitato di nomi-radice, da cui per analogia è produ atteggiamento, arriva a non volere affatto considerare l'Antico Testamento co
cibile tutta una serie di parole. Mimetismo del suono, contiguità, similitudine me mera allegoria [cfr. Auerbach r 938, trad. it. p. i87 ] ; la prefigurazione in esso
fondano i rapporti reali fra nomi ed oggetti, cosicché l'etimologia è pratica contenuta avrebbe una validità letterale, storicamente concreta, al pari del
allegorica operazione che conduce a riconoscerenel significante una defini fatto contenuto nel Nuovo Testamento che la evoca. L'interpretazione figurale
zione referenziale dell'oggetto, e il nome, essendo simbolo dell oggetto a cui si)
'
1
e l'allegoresi si distinguono dunque abbastanza nettamente: la prima stabilisce
riferisce contiene la sua analisi semantica. In tal modo l'allegoria si pone fra
una retorica ed una teoria della conoscenza. È il caso dell analisi degli epiteti
una relazione analogica fra due termini 'reali', mentre l'allegoresi vera e pro
pria, mettendo in relazione un termine reale con uno fittizio, marca con la meta
degli dèi, nell'ambito della quale una convinzione siffatta porta ad assimilare il fora lo status analogico dell'allegoria (che quindi non sarà né parabolico o pro
campo d'azione del dio, l'insieme delle sue competenze, della sua infiuenza fetico, né genericamente anfibolico).sulle cose, al campo semantico di ognuno dei suoi attributi, il che ha un fonda L'opposizione fra un significato evidente, il sensus(che sottol'aspetto di
mento nell'accordo perfetto fra natura e mito, ricercato a partire da un'analisi littera, in verbis, oppure di historia, in factis, è, se cosi si può dire, la forma del
dettagliata e metodica del mondo fisico. contenuto dell'allegoria), ed un significato latente, la sententia, con cui ci parla la
Per quanto riguarda la tradizione dell'allegoria nell'esegesi scritturale, si Verità, viene illustrata sistematicamente entro la teoria semiologica di Agostino.
deve anzitutto ricordare il debito nei confronti del platonismo (la distinzione Essa prevede anzitutto una distinzione fra segni non-inténzionali e segni in
fra mondo sensibile e mondo intelligibile porta a considerare l'allegoria come tenzionali e riserva il nome di simboli ai segni determinati da un'intenzione
il vettore che mette in relazione i due mondi organizzandone i rapporti ) e, poi, umana, o divina, manifestata valendosi degli uomini. I segni sono cose in quan
dello stoicismo, non foss'altro che a riguardo dell'opposizione fra verità ed opi to hanno un'esistenza reale e sono segni in quanto significano qualcosa oltre a
nione (orXq&sia-8á(cc) e dell'esistenza di differenti modi e forme con cui la sé: sono pertanto chiamati res et signa,ovvero, piu semplicemente, signa. Ma
veritàsi presenta. «Esse, — secondo Origene, — ricevono la loro intelligibilità non tuttele cose sono segni: esistono cose che non sono che cose,restantum
soltanto dal loro reciproco rapporto, dal momento che contengono, sparso in (il legno, la pietra, ecc,). Due poi sono le categorie di res et signa(osigna). I.aesse, il principio della loro interpretazione». Da Filone (r5 a. C. — 4o d. C.), prima è costituita dai signa translata che, accanto ad un significato immediato
ebreo di Alessandria, profondo conoscitore dell'esegesi allegorica classica dei (storico, letterale), ne hanno un altro che, mediato dal primo, inerisce a qual
368
Allegoria
369 Allegoria
cos' altro (esempio, il bue quando è considerato simbolo di un evangelista
): cosa(esempio le arole). L'alle oria s»tiene Agostino, non si trova ne]le paro
questi sono i segni interpretabili, in cui l'allegoresi entra come esplicitazione di
le, bensi negli avvenimenti storici; cosicché tanto i simboli che sono in natura
quella mediazione fra significato evidente e significato latente, fra littera o hi
e a cui viene a l icato un senPP so ulteriore) quanto i personaggi prefiguranti, i
storia e sententia' la seconda categoria è costituita dai segni descrittivi o signa
«tipi» dell'Antico Testamento, sono oggetto d'i t '
. Io i n erpretazione. n altri termini
propria, quelli la cui intera significazione sta nel fatto che designano un altra
si potrebbe dire che erbb d ' p Agostino la tipologia, o interpretazione fi urale '
lgura e, è a
le oria in factis l' l!g ' ' f is , 'a legoria vera e propria, invece, allegoriain verbis.
Con Agostino, insomma, si sviluppa l'idea di un simbolismo universale,
con ivisa sostanzialmente da tutti i n eoplatonici cristiani:
«sub verborum
tegmine vera latent. Vera latent rerum variarum t t fiec a guris, nam sacra vuloari
Dio
publica iura vetat» (Giovanni di Salisbur x I 1 ); ll'ry, I seco o) ; a uomo sarebbe impedi
Res Uno
ta una visione diretta, immediata del V d 11 L ~ , pero e e a e~ , per cui siim orgigEe>p p
tantum Trinità rebbe una conoscenza se dconda, raggiunta solo — ma comunque mai tot l
q al o a mente
Grazia/ — do o un roces d'p p so di perfezionamento, di accrescimento della fede, i cui risul
/ tati ultimi nemmeno è dato per via allegorica d b
/
ve ere, ens sempre intravedere,
I
comunque schermati e mediati. Il terreno di t'i ques impostazione, per certi versi
I I comune anche a Tommaso d'A uino si tr
Sig na Sig na
q ' , si rova espresso nella speculazione dello
P d -D '
translata propria I scudo-Dioni i'l'Arco a ita sd -D' 'g" ' p g'
, econdo cui le cose, in quanto creature materiali
I lSIMBOLI
/
sono simboli di realtà sacre e in ultimo d 1 C
, lo, e reatore, a cosapura, res tantum
/ I
/
a cui tutte rinviano (cfr. fig. I).
/
I
3. «St oria» e «significanza»: ilbestiario.
La teoria dei quattro sensi, condensata nel noto distico di Agostino di Dacia
(m. Iz8z) «Littera gesta docet, quid credas all '
~ l' d
SENTENTIA
en as anagogia» ed esposta da Dante nel Convivio (il senso litterale è l'i era eè imitato
alle parole fittizie
Significato
p fi izi e, quelloallegoricorende ragione del modo di d d 'o o i p r oce ere ei
p ', quando mediante le favole insinuano in ch' l' Itoeti ulatente i i asco a «una veritade asco
(veri tas) <<T>p>» sa sotto bella menzogna» quello moral ' d fi ' leè e nito per a sua utilità, quello ana
Figurae Signa
instituta,
gogico per il suo valore spirituale), si può anche articolare '
'
1ico are, piu semp icemente,
ALLEGORIA voluntaria in una opposizionefrailLETTERALE e I ALLEGQRIc . So. i osservi a questo proposito
c e a is t inzione, fralittera e sententia, permane in qu t t
' l' des i ermini à ove
SENSUS [ onvivio, , I, z] sottolinea il passaggio dalla spiegazione letterale a
Significato
evidente
quella allegorica e vera (la «vera sentenza»).
(littera-histona),.>
A proposito di tale partizione un interessante esempio ci viene fornito dal
l'uso invalso ne a miniaturistica della «rinascita carolingia»
(vLII-I I ) d'
Signa Segni . Atti rituali, Simboli Simboli una inea marcata la scena storica da quella con valore simboli
co suggerita dalla rima in tale naturalias storici immagini sacre della poesia convenzionali, p ' ; ' modo il procedimento allegorico si manifesta
parole
(in verbis1 (in faetis) ne e sue componenti essenziali' e trova un riflesso nell operazione stessa della
Littera Historia
SEGNI DESCRITTIVI N 11
SEGNI INTERPRETABILI
ella tradizione letteraria medievale si a8' ò l' d' d'
a signifiance (si veda, ad esempio, nel Bestiaire di Gervaise del xLI secolo),
Figura I.
e precisamenteestoire (historia) e dit (littera) da, rispettivamente,fable e conte
L'esegesi allegorica cristiana.
ignif ance. L esempio piu vistoso si riscontra nei
Allegoria 37o 37~ Allegoria
bestiari e nei cicli epici con animali (una tradizione tutta particolare fu la favola sapere,laprima diascendenza (almeno nella cultura occidentale), fra l'altro, pi
esopica), complessi repertori simbolici fondati su reali e comunemente ricono tagorico-platonica, la seconda di ascendenza aristotelica. Ogni 'bestia' è un'unità
sciute proprietà degli esseri ; essi si aprono in prospettiva allegorica nel momen iscreta che occupa in esso un posto ben preciso, cosicché si stabilisce fra gli
to in cui l'immissione di una 'morale' (se si tratta di favola animale), di una 'fa elementi che costituiscono il bestiario (che sia scritto o semplicemente pensato),
)
vola' (se ci troviamo in presenza di un testo enciclopedico; primo fra tutti, si una serie di relazioni negative e differenziali che vengono a definire il carattere
può ricordare il De rerum proprietatibusdi Bartolomeo Anglico del secolo xeni), sistematico di quel repertorio. In un passo della Vita Antonii, in cui vengono
ma anche di una glossa intercalata, o di una spiegazione delle «proprietà», narrati episodi dell'esperienza di Antonio Magno (secolo tv) nel deserto, si legge
segna l'intervento dell'autore a scopo didascalico e conduce, per questa via me che «singu i harum beluarum movebantur secundum suam figuram»; il che
diata, il lettore dall'universo fisico dei fatti e delle storie, fondato su attributi significa che le bestie li i d', g 'ndividui componenti quel sistema, dovevano agire
riconosciuti realmente propri agli animali in questione, a quello moraleggiante secondo preciseregole; non diversamente nei Quindici Segni del Giudizio, oe
della signif icanza. metto escatologico toscano che sta in un manoscritto della fine del secolo xnt:
Il cammino storico, che, in rapporto da un lato al mito e alla retorica e dal «Le bestie tucte e li augelli, ~ e li grandi e li piccolelli, ( tienno bene la lor na
l'altro alla Scrittura, ci suggerisce una periodizzazione distinguendo l'allegoria tura ~ si che alcuno non dismisura». La «natura» è la misura, metro ordinatore che
della tradizione «classica» dall'interpretazione tipologico-figurale della tradi sta i isce i rapporti all'interno del sistema. Ma certo andrà messo in rilievo il
zione cristiana,potrebbe essere ripercorso tenendo conto dell'evoluzione di ivario che separa la f iguradallanatura, che non è diverso da quello che separa
una forma simbolica estremamente complessa e polivalente: quella espressa ap il bestiario 'divino' da quello 'enciclopedico'.
punto nei termini del dominio animale. L'impiego a fini simbolici o allegorici Sistematicità del mondo e sistematicità della cultura permettono un'appro
(qui la distinzione fra simbolo e allegoria potrebbe essere quella fra semplice priazione che pero può essere attuata solo attraverso una iniziazione, di cui il
'I
e complesso) degli animali è vasto e importante almeno quanto quello della per bestiario fornisce i modelli di comportamento ; sia essa attuata com iendo il per
sonificazione (cfr. oltre, ( y) ; inoltre si deve tener conto del fatto che l'animale, corso diuna scala gerarchica, per mezzo di una conoscenza delle cosiddette
uno dei temi chiave della mitologia eroica e cosmologica, passa dall'universo del «corrispondenze>), oppure esaurendo tutta una combinatoria immanent
rituale a quello dell'arte attraverso un approfondimento, una specializzazione, che sic e sia (clamoroso, fra xni e xtv secolo, il caso di Raimondo Lullo, per cui una
delle sue caratteristiche antropomorfiche, assumendo nei testi le connotazioni serie nita e ordinata di principi consente di adeguare per vie logiche i fonda
specifiche del personaggio. Sul piano della coscienza collettiva questo processo menti del sapere e delle arti alle radici dell'Ordine Cosmico, costruendo in tal
comporta una certa razionalizzazione, provocando nel destinatario differenti modo una trama in continuo accrescimento, il cui ordito è un albero di relazioni
).
tipi di reazioni: si va dall'ossessione magica alla curiosità estetica. bestiario divino' («le Bestiaire du Christ») e il bestiario enciclopedico ne
C
Alla base del fenomeno in questione può esservi uno dei principi concettuali sono i poli: l'animale è simbolo nel primo e allegoria nel secondo
(se attribuia
impiegati dal mito per assimilare la natura alla forma umana; la personificazio mo per una volta a questi due termini il significato che ha dato loro Lewis
)ne degli eventi naturali, la loro ciclicità espressa nei termini allegorici di una segno il primo — potremmo dire — di una tensione in absentia, il secondo di
vita (ma si veda, reciprocamente, l'uso delle stagioni in riferimento alla vita, alla un'argomentazione in praesentia.
storia, alle forme o alle epoche letterarie) fanno sistema con l'attribuzione agli Nell'analisi dell'allegoria dobbiamo privilegiare — nonostante le indubbie
animali di un apparato psicosensoriale di tipo umano. L'allegorizzazione ani difficoltà a formulare un netto discrimine fra i testi — il secondo tipo di bestiario.
male, o, se si vuole, l'uso dell'imagery animale a fini simbolici, è fondata su para i è già detto però che il bestiario non è un genere letterario immobile; la sua
metri in continuo processo : l'assegnazione, infatti, di caratteristiche umane agli storia si riflette nella storia dell'organizzazione del sapere, in una determinata
animali è connessa ad una demitizzazione che può diventare col tempo una ri struttura socioeconomica. L'Ordine Cosmico (a
'
d I
mitizzazione. Se è vero, infatti [cfr. Frye rg63, trad. it. p. 39], che i miti sono pro eti arabi, l'animale è, per la sua natura primordiale, piu fedele dell'uomo
)spesso impiegati come allegorie delle scienze, della religione, della morale, è e l'Ordine Umano presuppongono un'unità, una tipologia, una caratteriologia
anche vero il contrario; i miti, una volta affermatisi in situazioni culturali e degli esseri, e quindi la marcatura di un'analogia fra gli uomini e li an' l'
storiche determinate, passano a fasi successive al momento in cui sono stati rinviando d' ndo ad una sorta di fisiognomica di stampo morale
(non è forse per gli
prodotti come allegorie (o incuicerte allegorie sono stateprodotte per trasmet alessandrini Filone e Clemente fisiologia sinonimo di allegoria>
) che li acco
tere certi miti ) ; le allegorie possono allora veicolare, in una mutata situazione muna (l'intelligente, il timido, il rapace, il furbo, il vendicativo, l'autopunitivo,
storico-culturale, forme indirette di un mito, costituendo un tipo di conoscenza ecc.) : esemplare, a tale proposito, nei bestiari la casistica dei meccanismi dell'au
ideologica, ossia quasi-naturalmente appresa. Questo processo non è altro che toconservazione da parte degli animali in pericolo. I due testi, quasi archetipici
un esempio della complessità dell'evoluzione dei sistemi semiotici. (si pensi alla loro utilizzazione dal medioevo al neoplatonismo rinascimentale
),Nel bestiario sono presenti due esigenze: l'unità della natura e l'unità del risultato di una sintesi culturale della scienza greca e della religione orientale
P t
Allegoria 372 373 Allegoria
sono il Physiologus egli Hieroglyphica, maturati proprio in quell'ambiente ales che imbattendosi in un leone si inginocchi davanti a lui viene salvato, si arriva
sandrino, centro, come già si è detto, di una scuola esegetica cristiana. Il Phy a porre in analogia questo comportamento con quello del «nostro segnore po
siologus si muove fra etica e teologia, quasi preannunziando quella successi tente»: come il leone ha pietà dell'uomo che gli domanda mercede, cosi fa Dio
va ripartizione dei bestiari fra moralistica e simbolica cristiana. quando il saggio si rivolge a lui confessando «con dolore di cuore» i suoi peccati.
«Natura», simbolo, allegoria sono le tre componenti del bestiario ; la «natu L'alternarsi nel testo del bestiario delle «nature» e delle «moralità» indica che
ra a è la descrizione dei caratteri reali (considerati come tali) degli animali, veri «il rapporto fra i due livelli è esplicitato»; esso «risponde a un contenuto se
o 'fittizi' che siano (mediata, nel caso del Physiologus,dalla scienza esoterica gnico comune alla cultura duecentesca» [ibid.]. La favola, quasi livello terzo ri
alessandrina; ma sempre in continuo accrescimento, basti pensare alla comples spetto a questi primi due, funge da esempio,nel senso aristotelico del termine
sità di riferimenti dell'enciclopedia di Bartolomeo Anglico del xtt secolo), ma [Retorica, II, xx, 1393a-94a] : essa si presenta come argomentazione che può
già include, tramite suggerimenti impliciti e pertinenze attribuite agli esseri, i avere funzione dimostrativa, mettendo in atto meccanismi analogico-induttivi,
rinvii simbolici ; talora, al posto di «natura» troviamo «proprietà», con cui in certi oppure funzione probatoria e testimoniale nell'epilogo di un discorso; e l'esem
casi si intendono però quella o quelle connotazioni fondate su caratteristiche pio fornitoci a questo riguardo da Aristotele è proprio una favola esopica, quella
determinate degli esseri, quasi che «natura» fosse il termine naturale e «pro della volpe e del riccio che, come di consueto, è divisa in due parti, la prima
prietà» quello culturale, già pertinentizzato. «Natura», poi, genera «moralità», racconto tematico, la seconda «moralità», costruita analogicamente alla prima e
ovvero quella parte del testo che illustra il valore simbolico di certe caratteri diretta ai cittadini di Samo: si passa cosi dalle «parole coverte» alle «parole
stiche degli esseri. «Moralità», poi, in certi casi, genera favola: in coda al testo, overte», fungendo l'oratoria da allegoresi.
oppure in una sezione distinta, lo scrittore trasferisce nel piano deii invenzione
117C'
L'uso degli animali a fini argomentativi ha assunto un generale valore te
quei valori simbolici e costruisce un racconto che è un vero e proprio discorso matico nella produzione artistica e nella quotidiana pratica della scrittura; esso
allegorico fondato su simboli che sono a loro volta fondati su proprietà, ricono talora si arresta al primo livello, quello delle parole «coperte», non volendo o,
sciute come reali, degli esseri. (È noto, fra l'altro, che la favolistica animale per piu spesso, non potendo, per ragioni magari di censura politica, esplicitare il
eccellenza, quella esopica, ha una tradizione il piu delle volte sganciata e di livello secondo, quello delle ragioni «aperte». Proprio nella satira politica, che
stinta da quella del bestiario; nell'ipotesi però di una ricostruzione culturale spesso si è legata e si lega ad una critica corrosiva dell'organizzazione del potere,
complessiva queste due produzioni non andrebbero tenute separate). percepiamo come il bestiario si possa riconnettere al secondo importante ele
Un esempio di questa pratica accumulativa e accrescitiva si può trovare mento costitutivo (dopo la metafora) dell'allegoria: la personificazione.
nelle favole annesse a un bestiario del xtn-xtv secolo [in McKenzie x9og, pp.
4ro-tr ] : «Uno leone andando per la foresta si vide quattro grandi tori e feroci
i quali avevano fatto giura insieme d'andare sempre insieme e d'atare e di di La personificazione.
fendere l'uno l'altro, onde né lupo né altra bestia non temeano; ancora il leone
vedendoli cosi andare in lega istretti e apparecchiati insieme non ardiva d'as Nella letteratura folclorica e, piu in generale, in tutta la cultura cosiddetta
salirli né di fare loro alcuno dannaggio; ma per alcuno gruccio e misfatto si «popolare», l'allegorizzazione è una pratica corrente; essa costituisce forse il
partirono e ciascuno andava per sé, e in poco tempo poi lo leone li uccise a uno mezzo rappresentativo piu idoneo per mettere in relazione mito, ritualità, me
a uno l'uno dopo l'altro e mangiolli. Questi tori ci donano asempro che i pic moria di una cultura: un patrimonio comune di usi e credenze trasmette, in
coli uomini della città debbono istare insieme bene l'uno coli altro e atarsi
l
tal modo, unaforma coerente diappropriazione delmondo. Ma dove l'appro
insieme da' grandi e da' piu possenti. E questo facendo e tenendo a una lega e priazione del mondo è una celebrazione della ciclicità della vita, l'allegoria si
giura non saranno arditi i grandi d'oifendere i meno possenti infino a tanto che lega a forme d'iniziazione e di esorcismo. Le personificazioni piu ricorrenti
staranno bene insieme. Ma dacché fieno partiti e divisi, i grandi e i piu possenti
I
saranno quelle della morte, il piu delle volte imprigionata, chiusa in una bot
li uccideranno a uno a uno, si come fece il leone i tori. E questo veggiamo ad tiglia o legata ad un albero, e della vita, nella tradizione folclorica spesso raffi
divenire ogni die». gurata come una vecchia che porta miracolose pozioni di erbe; e poi delle forze
Questa allegorizzazione che accomuna i tori ai «minores» cittadini, la cui e degli elementi della natura, in uno sforzo di assimilazione alla sfera dell'u
forza si deve reggere sul reciproco sostegno, costituisce quasi il livello terzo mano: vento, fiumi, mari, onde, malattie; e ancora del tempo e delle sue pe
che si innesta sui «due livelli tradizionali della letteratura allegorica di impianto riodizzazioni: mesi, stagioni, anni, ecc. La festa è l'atto che piu di ogni altro,
didattico, quello tematico che riproduce realtà e proprietà dei referenti e il sim celebrando valori socialmente condivisi, costituisce un'allegorizzazione collet
bolico che si organizza su un sistema etico di vizi e di virtho [Corti t973, p. tiva, una produzione di senso controllata e gestita dalla comunità. Piu di ogni
r73]. A partire dalla «natura» o «proprietà» del leone, ricavata in tal caso pre altro tipo di rappresentazione o di spettacolo, la festa, si pensi al Carnevale e
valentemente da Bartolomeo Anglico, secondo la quale, ad esempio, l uomo alle sue lotte con la Quaresima, si vale delle personificazioni come di perso
Allegoria 374 375 Allegoria
naggi, di attori viventi : il mascheramento è la pratica piu comune che connette p, r op). È evidente che l'allegoria, soprattutto nei casi in cui la personificazione
allegoria, personificazione e festa; anche in questo caso l'immissione di una è accentuata,può comportare un'operazione di reductioad unum: sipresenta in
complessità di simboli in una strutturata produzione di senso costituisce un'al tal modo funzionale alla restaurazione di un'unità perduta o assente, sia essa
legoria. Certo è però che, nel passare alle produzioni cosiddette «colte» o «ar di ispirazione platonica oppure tendente a ricostruire quell'unità della sostan
tistiche», avvengono profondi mutamenti : altro è bruciare il fantoccio che rap za vivente prima che fosse lacerata in particelle separate (la cui forza motrice
presenta il Carnevale, altro è legare Prometeo. Freud individuò nell'istinto sessuale; e su cui il sogno svela una censura,
La personificazione è fondata su procedimenti analogici, e anche di conti segnalando il contrasto fra contenuto manifesto e contenuto latente).
guità istituita, quando i personaggi in questione sono accompagnati da attributi
T 7
L allegoria come personificazione afferma ed estende il principio dell'unità
o da elementi del microcosmo, della sfera d'azione, a cui si connettono ; la per del corpo, della persona in quanto entità ontologicamente definita, e, segnando
sonificazioneveicola idee astratte,dando loro un corpo, ma anche può rappre il primato dell'unità sulla dispersione e sulla frantumazione, contribuisce alla
sentare un tipo generale, un carattere, secondo una fisiognomica culturalmente cancellazione delle lotte nella realtà (e quindi nel testo come senso unitario e nel
codificata. Si va dai vizi e virtu della Psychomachiadi Prudenzio (v secolo d. C.) personaggio come soggetto);dal che sideve dedurre che irapporti fra la perso
alla Filosofia nel De consolationedi Boezio (vi secolo), ai personaggi degli horti nificazione, simbolizzazione di una entità astratta, e il testo in cui essa si pre
deliciarum sacri e dei giardini delle delizie cavallereschi o profani, dal Roman senta, possono avere caratteristiche di volta in volta differenziate. Le personifi
de la Rosea Chaucer, dalle personificazioni delle arti liberali («per molti aspetti cazioni possono costituire la totalità del testo o viceversa stare nel testo insieme
conformi alle regole per immagini della memoria artificiale, brutte o belle in ad elementi deflagranti e dissocianti: certe opere di Bosch e Delacroix sono
modo da impressionare,accompagnate da immagini secondarie per ricordare le al riguardo diun'evidenza esemplare.
loro suddivisioni » [Yates rg66, trad. it. p. 4g]) — le nozze di Mercurio con la Filo Per quanto riguarda il ruolo del personaggio del testo (se lo consideriamo co
logia — all'emblematica delle «imprese» rinascimentali, alle personificazioni sto me personificazione), talora esso si connota di valenze tipicamente 'antropo
rico-politiche di Spenser o di Swift, alle allusioni di Defoe. Si possono trovare: morfe, assertorie e insieme modellizzanti. Ad esempio, la forma della ricerca
r) rappresentazioni simboliche delpoRDINE NATURALE (dello Spazio: nelle o «inchiesta» (ingl. quest,a. frane. queste) —che, com'è noto, è privilegiata nei
cosmogonie e cosmografie — Opicino de' Canistri, xiv secolo — fino al ribalta racconti di avventura —, dall'ascendenza celtica verificabile nella «materia di
mento, nell'iconografia astrologica, dello scopo razionalizzante della perso Bretagna» (si veda il ciclo della Tavola Rotonda) può calare, trasformata in
nificazione in quello mitico; nel «paysage moralisé», clamorosi esempi pitto una dimensione cristiana, nello schema delle vicende di un homo viator. A que
rici, primo fra i quali quello rinascimentale di Ercole al bivio, in cui sono visua sto proposito si deve sottolineare il valore compositivo dell'allegoria. Il viaggio
7
lizzati gli elementi strutturali di un mito ; nella geografia «trasportata al morale» infatti, si presenti come puramente meraviglioso (a fini eroici o meno) op))
di un Bartoli, ecc. ; del Tempo edelle sue partizioni, endemiche nell'arte e nella pure come via crucis compiuta da un homo viator che sceglie di emulare Cristo7
poesia di ogni epoca) ; oppure ancora come catabasi, compiuta all'aldilà dall'eroe o dal personaggio mi
z) rappresentazioni simboliche dell'oRniNE soctAt.a (nella satira, nella «sto tico, oppure infine nella forma di visione fantastica, costituisce nelle sue di
ria geroglifica» barocca — fra tutte si veda quella del romeno D. Cantemir —, verse realizzazioni, a seconda della cultura, dell'epoca storica e del genere arti
nella mitologizzazione di personaggi-tipo portatori di valori generali, nei casi stico in cui si realizza, un vero e proprio modello; infatti, da un lato, a livello
di certe entità astratte, come nel Rinascimento la Fortuna; ecc. ) ; del discorso, esso si presenta con la forma di un racconto precisato in tappe inpp 7
3) rappresentazioni simboliche, infine, se cosi si può dire, dell'oRDINE MEN momenti culminanti, in stazioni', secondo una logica ripetitiva che rende piu fa(
TALE e delmicrocosmo della persona (la Memoria, il tema, strettamente con cile, con questa ricorsività, trasmettere nel ricettore certi valori, e d'altro lato,
nesso alla Riforma, della Melanconia come personificazione di una lotta nel sog a livellodel personaggio, siconfigura come un graduale processo di trasforma
getto, i Vizi e le Virtu, i demoni, l'Anima e il Corpo) ; il tutto coordinato da una zione, di perfezionamento, di un personaggio-tipo appunto, il che nel lettore
dialettica antropomorfica che, insieme all'altra componente essenziale dell'al accentua — in quanto modo allegorico che comporta una immedesimazione — il
legoria, la metafora, rende conto di due tendenze fondamentali del pensiero ruolo di partecipante.
occidentale: l'antropocentrismo ed il logocentrismo. La caratterizzazione del personaggio, in tal modo, «non corrisponde linear
«Quando gli uomini rivolsero lo sguardo verso l'interno», scrive Lewis mente alla crescita di età e di esperienza, ma segue uno sviluppo secondo uno
[ I936], l'allegoria cambiò forma e struttura: «lo sguardo volto in questa dire schema morale», al di fuori del «mimetico» e del «rappresentativo» [Scholes e
zione non vede il 'personaggio' compatto della narrativa moderna bensi delle Kellogg ig66]. L'allegoria si presenta cosi entro una bipolarità fra dinamismo
forzecontrastantiche non sipossono descriverese non permezzo dell'allegoria. (la descrizione di un processo) e staticità (le tappe simbolicamente marcate, le
Da qui segue, inevitabile, lo sviluppo di questa forma che doveva fornire alla costanti del racconto a valore strutturante) ; essa ordina taluni precisi valori e si
letteratura l'elemento soggettivo e raffigurare il mondo interiore» (trad. it. presenta, quasifabula del testo, come suo metro ordinatore.
Allegoria 376 377 Allegona
tal caso l'allegoria si colloca verticalmente come un modo per ordinare elementi
5. Dal simbolo al segno. del trascendente con elementi del percepibile.
I vizi e le virtu rappresentati invece con gli atti che li designano (attraverso
L'arte medievale ha privilegiato, fra le varie forme di rappresentazione alle una sorta di fisiognomica in cui l'uomo che li vede riconosce se stesso, ad esem
gorica, quella dei vizi e delle virtu, e della lotta che, intervenendo fra i primi e le pio, in chi ingurgita avidamente cibo ed impersona il peccato di gola) si trovano
seconde (sulla base della Psychomachia di Prudenzio), si deve risolvere nell'a invece in testi che rinviano ad una visione prettamente segnica; i segni che li
poteosi delle virtu; è vero però che talvolta la rappresentazione, nell'Occidente
costituiscono si presentano in modo dinamico, quasi «ideologemi.fondamentali
europeo, si caratterizza su matrice bizantina secondo la disposizione a 'teoria', del pensiero moderno» [cfr. Kristeva zg7o, z.3.x.], dal momento che non si rife
potendo fornire in tal modo l'impressione di una semplice presentazione de
riscono piu ad una realtà unica, Dio, bensi evocano un insieme coerente d'im
gli elementi, senza che apparentemente si stabilisca fra loro un qualche tipo
magini e d'idee attraverso una catena metonimica di scarti che comporta una
di rapporto (non si dimentichi comunque che fin dal Concilio di Nicea fu produzione di metafore; quei segni si staccano dal fondo trascendentale che pur
sanzionato il carattere di anamnesi —reminiscenza, rinvio memoriale — del ancora li regge e a cui allegoricamente alludono e si collocano in una combina
l'icona). toria per cui il valore che essi assumono rispetto agli altri segni del messaggio
La rappresentazione dei vizi e delle virtu assume una precisa veste allegori
(i 'racconti' degli altri vizi e virtu ) è correlativo ; la gola, ad esempio, non solo si
ca. La sua disposizione (in sculture inserite nelle ghiere del portale, in affreschi oppone alla virtu a lei corrispondente, ma piuttosto, se non prevalentemente,
collocati di preferenza a lato del Giudizio Universale, sulle pareti interne o nella
agli altri vizi; l'uomo, in tal modo, deve vedere rappresentati gli atti sbagliati
iconostasi, oppure ancora in vetrate) corrisponde ad un preciso percorso del della sua vita quotidiana configurati in una serie di esempi, deve riconoscere fra
fedele che viene sottoposto nell'interno della chiesa alla trasmissione di un mes tutti il suo peccato da cui si dovrà redimere col lavoro. In tal caso la rappresen
saggio mediante segnali forti che dirigono la sua attenzione. Se volessimo ripren
tazione è un racconto allegorico della vita (e semmai della relazione fra vita ter
dere la feconda distinzione, proposta dalla Kristeva, fra due tipi di produzione rena e regno di Dio) ; cosi è evidente che in questo secondo tipo di allegoria pre
discorsiva, simbolica e segnica(ovvero, si potrebbe dire, statica e dinamica, se vale la sincronia del racconto (la «storia») sul rinvio a ciò che non c'è e si deve
condo la terminologia di Lotman), il primo dei quali si riferisce ad una conce pero, per mezzo allegorico,vedere rappresentato (la «significanza»).
zione mitologica del mondo, potremmo contrapporre due serie di testi, i primi, Si può anche dare il caso che una forma 'simbolica' venga impiegata per
per cosi dire immobili, rappresentanti singole unità autosufficienti, i secondi uno scopo 'segnico' ; un esempio illustre ed eclatante ci è dato da Bosch (nei
in grado di connettersi all'attività dell'uomo e di costituire un vero e proprio Sette peccati capitali ) che utilizza la forma 'a medaglione' propria della decora
racconto. (Andrà ricordato — coincidenza questa illuminante, non priva di con zione classica e la disposizione 'a ruota' (tipica delle miniature simboliche me
seguenze per quel che riguarda i rapporti fra scuola iconologica di Warburg e
dievali, nei paradisi mistici e negli horti deliciarum), per tratteggiare poi, all'in
semiotica — che questa classificazione è stata per la prima volta ipotizzata da terno dei singoli spicchi, immagini dirompenti dei peccati umani, Il contenuto
Katzenellenbogen [I939]).
si e sviluppato indipendentemente da una forma espressiva, che è rimasta pres
I vizi e le virtu rappresentati di volta in volta con gli attributi che ad essi soché inalterata; nel caso delle figurazioni simboliche (Dio al centro, i peccati
sono propri (particolari colori, oggetti-simboli, emblemi, che rendono parzial o le virtu, o le Arti o gli apostoli o i profeti, tutt'intorno scanditi entro spazi re
mente motivate, come già si è detto, tali rappresentazioni) riflettono una visione golari) viene riprodotto, secondo uno schema memoriale, un ordine costituito
accentuatarnente simbolica; quelle personificazioni collocano, in una prospetti che è assente; nel caso di Bosch la cultura del segno trionfa, e negli spicchi, o,
va insieme mistica e gerarchica, 'feudale', l'uomo sottomesso al cospetto di Dio ;
se si vuole, fra i raggi della ruota, l'uomo celebra le proprie passioni e piaceri,
la funzione dei simboli, inoltre, non solo precede, ma anche prevale rispetto al secondo un ordine del reale presente e percepibile, che viene rinviato ad una
discorso che li veicola. In tal caso la rappresentazione è un'allegoria dell'ardua tipologia morale per mezzo delle 'etichette' dei peccati che contraddistinguono le
ascesi dell'uomo a Dio, quella stessa xC<p,c>Evou irxpx8sicrou del sogno di Gia
singole scene: ira, superbia, luxuria, accidia, gula, avaricia, invidia.
cobbe. Questa pratica semiotica allegorica ordina dei simboli, che sono unità Un interessante esempio dell'accostamento dei due tipi, il simbolico-statico
connesse in via trascendente ad altre unità inconoscibili se non per via media
ed il segnico-dinamico, ci è dato dal ciclo del Buon e Mal Governo dipinto da
ta ; l'allegoria è un modo di rappresentare e ordinare questi simboli, attraverso Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena a partire dal z34o. Sui due
enunciati e ruoli in cui si riconosce, si divina I"idea'; non si tratta però di un lati opposti della sala si fronteggiano da una parte la città del Buon Governo
reale costruito «come una combinatoria di termini (segni)» (Kristeva), di un rea e la campagna del Buon Governo, dall'altra l'allegoria del Mal Governo. Il
le (pur connotato nel testo) che si spiega da se stesso, ma di enunciati simbo termine 'allegoria' è stato riservato per indicare la rappresentazione del Mal
lici che esistono a posteriori rispetto alle entità ideologiche che li hanno pro Governo, mentre in realtà si tratta di tutto un complesso allegorico decisamen
mossi: si tratta allora non di un testo che fonda ma di un testo che spiega. In te compatto, in cui una figurazione dinamica, narrativa, quella degli effetti del
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Segno - Enciclopedia Einaudi [1982]

  • 1. E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ] SEGNO Umberto Ec o — SEGNO p a g . 4 Gian Paolo Caprettini — ALLEGORIA p ag.l l Umberto Eco — CODICE pag.27 Gian Paolo Caprettini — IMMAGINE pag.47 Umberto Ec o — METAFORA pag.59 Umberto Ec o — SEGNO pag.83 Umberto Ec o — SIGNIFICATO pag.104 Umberto Eco — SIMBOLO pag.128
  • 2. ambiguita ~llegoria competenzs/eseCuaione codim Segno fonetica ' immagine svanglLlldis Segno grammatica metafora classico concetto j,. ' 'gia e metafora a lessico critica esistenza / jtg~ na . ne lingua gpf hàto filologia bello/bruttoessere lingua/parola u/' slssbolo letteratura creatfvftàfenomeno linguaggio maniera forma metrica espressione astratto jconcreto poetica fantastico idea semanticadialettica alfabeèo retorica identitàjdifierenza proposizione egiudizio sensojsignlficato gusto ascolta imitazione traduzionemediazione gesto immaginazione anthropos opposizione/contraddizione universali/particolari lettura progetto cultura/culture qualità/quantità atti linguistici luogo comune 'p uzion%iproducibilità etnocentrismi totalità dicibile/indicibile orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura uno/moltidecisione enunciazione comunfcarione parola fimione spazialità arti di'stribuzione statistica presupposizione e allusione crtorc ritmo gCSICfl artigianato dato referente informasfoáe scnttura vitigiochi narrazione/narran ' à artista etica voce etile acculturazione induzione statistica attribuzione filosofia/álosofie civiltà probabdita tema/moiivo oggetto futuro rappresentazione statistica ragione antico/moderno testo produzione artistica razionai%rrazionale catastrofi calendario selvaggio/barbir%ivilizzato teoria/pratica soggetto/oggetto ciclo decadenza armonia colore uguaglianza evento escatologia escrementi melodia caos/cosmo valori periodizzazione età mitiche disegn%rogetto fertilità ritmica/metrica visione curve e superfici infinito vero/falso tempo/temporalità genesi abbigliamento nascita educarione scala geometria e topologia macrocosmo/microcosmo volontà passato/presente canto sensi generazioni suon%umore coltivazione invariante mondo progress%eazione corpo sessualità infanzia alchimia tonale/atonale dama cultura snateriale natura storia vecchiaia morte astrologia atlante amore industriarurale osservazione maschera cabala collezione desiderio vita/morte deduzione/phnrvtt materiali reale moda elementi documento/monumento eros equivalenza unità armi credenze ornamento prodotti esoterico/essoterico fossile isteria clinica difierenziale dialetto scena formalizzazione frontiera memoria pulsione angoscia/colpa cura/normalizzazione fùnzlmn enigma logica guerra rovina/restauro soma/psiche castrazione e com Ip esso esclusion%nte grazione infinitesimale possibilità(necessità analisi/sintesi imperi fiaba censura farmaco/droga fuoco locale/globale nazione lnostro cannibalismo sonno/sogno .referenza/verità anticipazione funzione identificazione e transfert dèi follia/delirio homo sistemi di riferimento ricorsività ipotesi misura tattica/strategia popolare inconscio medicina/medicalizzazione mano/manufatto stabilità/instabilità matematiche modtdlo proverbi divino alienazione nevrosi/psicosi normale/anormale tecnica eroivarimione lnctoilo Stlllttùrs • tradizioni utensile coscienza/autocoscieienza demagogia piacere salute/malattia iniziazionecentrato/acentrato teoria/modello immaginazione sociale discriminazione sintomo/diagnosi combinotmia magia demoni alimentazione grafo pace repressione ateo messia agonismo applicazioni servo/signore divinazioneterrore millennio casta animale labirinto chierico/laico cerimoniale assioma/postulato caso/probabilità uomo tollo eranza/intolleranza mit%ito donna cucina', chiesa persona festa continuo/discret reteo causa/effetto utopia tortura diavolo mythos/fognapuro/impuro endogamia/esogamia domesticamento feticcio diipendenza/indipendenza abaco certezza/dubbio violenza "eresia origini rolitdone famiglia fame divisibilità algoritmo giococoerenza , libertino sOgno/visione incesto lutto vegetale dualità approssimazione convenzione categotie/categorizzazione ' Bbro stregoneria regalità maschile/femminile insieme calcolo determinat%ndeterminato conoacenua peccato matrimoniorito razionaleial egebrico/trascendente numero empiria/esperienza coppie filosofiche sacro/profano parentela simmetria zero esperimento caccia/raccolta disciplina/discipline santità borghesi/borghesia totem donostrutture matematiche legge enciclopedia burocrazia econom,a uomo/donna eccedentetrasformazioni natu l' ' ura i /categorie libertà/necessità innovazione/scoperta classi ormazione e 'cònomico-socialc metafisica contadini I pastoruia avoro contro11%etroazione loscgninnestonaturale/artificial invenzione consenso/dissens ideologia primitivo modo i produzione energia operatività gcmonia/dittatura reciprocità/ridistribuzionesul sse proprietà analogico/digitale equilibri%quilibrio ra ppresentszionc paradigma intellettuali interazione rlclltcs pmletariato riproduzione automa previsione e possibilità libertà rivoluzione transizione abbondanza/scarsità intelligenzaartificiale ordine/disordine s stémfsfm e classificazione riduzione maggioranza/minoranza macchina bisogno organizzazione ripetizione partiti consumo programma semplic%omplesso scienza politica accumulazione simulazione Cisterna amministrazione imposta spiegazione capitale lusso strumento soglia autoregoazione/equilibrazioneà comunità ven'ficabilità/falsificabilità cervello vincolo confiitto oliai om e argento comportamento e condizionamento 'zf induzione/deduzione consuetudine costituzione élite distribuzione pesi e misure chfltlo democrazia/dittatura fabbrica ione controllo sociale fi mnato/acquisito l gergo produzione/distribuu astronomia à ristato giustizia gestione ricchezza emozione/motivazione gruppo cosmologie atomo e molecola mente q operazioni gravitazione conservazionc/invarianza pcrceziàne istituzioni patto marginalità imperialismo scambio responsabilità potere opinione impresa SPl'CCO luce entropia quoziente intellettùale x potere/autorità povertà mercato materia pubblim/privato merce fisica propaganda società civile spazio-tempo atmosfera cellula ruol%tatus moneta forza/campo abitazione stato litosfera adattamento differenziamcnto socializzazione pianificazione moto oceani evoluzione immunità acqua società profitto particella ambiente pianeti mutazione/selezione individualità biologica spazio sociale rendita plasma città sole polimorfismo integrazione salario propagazione clima universo specie invecchiainento utilità quanti ecumene valore/plusvalore relatività organismo insediamento reversibilità/irreversibilità regolazione agricolnlm catalisi migrazione città/campagna statofisico sviluppo e morfogenesi coloniemacromolecole paesaggio commeidometabolismo popolazione ifldUStnsomeostasi regione eredità risorseorganico/inorganico spazio ccolunnlco suolo sviiosmosi gene ' uppo/sottosviluppo terra Vita genotipo/fenotipo razza territorio sangue villaggio
  • 3. Segno 252 253 Segno Q OQ O + aO O O O O sl QON MM + O Q Qel ccl Qg N Q àlet G sl O O g OVOOOV cà cit V O ct sl el O àl O V Á sl O 0 O 4 el à0 o ++QVOV st V . cà NO Ob0 .EO E + M el v à0 el sl 4 V +» 'g N cg el Q N st OaOV el cà ™ o + Q + Q MMcà L E Pccl Q Q O O ce 4Q E '+ O O Q el O V E +V Q VV 8+' à0 '4 O, QV Cà O V O ID O O O 44Q O E vo cll elel ce Q O O Vò0 V O 4 M M Q Q + + g el el el V V V V V V V V QQ Q àl Q cl 00 b0 à0 òb allegoria 4 2 5 3 codice 3 4 3 3 3 S55 2 5 76 785 23 3 5 3 3 5 4 6 4 I 7 2 ' 4 6 5 5 immagine s s 6 4 5 6 s 7 7666 5 3 I 5 6 6 3 6 z 6 4 2 4. metafora 6 4 I 2 4 2 7876 55 5 2 I 2 3 z 5 5 ' 5 66 4 2 4 z segno 5 4 I 5 433 77 886 3 6 • 6 5 5 3 3 4 7 7 4. 4 significato 5 z S 3 5 S 6 45 6 3 5 6 4 4 4 3 s 6 7 9 6 35 4. simbolo s 6 s 6 2 3 4 4 6 4 S 2 4 • 6 4 5 4 4 3 4 S 4 6 6 6 6 Cl Ecà NOOlO E à0 M 4 O O O O Onel Q sl Iù O AVOccl Q OO E cà O OOcà cà cà O OV O ò OO 'to M Q sl OON Q E O M O u O O s l el M + Zl a N 4 Ob0 VO a el OQ4 sl E a O 4 O O4 O p el N àl 2 4 cà Q 'uO O cu el o Q Q O I Oa O 'tl b0 + Q 4 4 4 4 cà + sl O 2 M a 4 4 Q O O EO O O O O, a Q Q V allegoria z 2 4 2 codice 4 6 6 5 6 5 68 6S s 6 s 6 4 6 6 3 2 immagine 7 5 z s s 7 4 3 S 5 7 4 7 4 7 7 s 3 5 5 6 5 3 6 6 8 • 8 metafora 3 4 3 3 3 3" 7 2 22I 4 2 7 s 2 2 4 4 4 2 '5 3 3 5 3 4 2 segno 5 5 5 1 6 8 3 2 5 5 6 8 5 4 s 6 5 • 3 6 6 5 3 6 S 5 6 significato 6 6 6 6 6 4 6 9 s 6 s 8 7 5 6 • 6 6 7 4 5 5 3 6 simbolo 5 5 S 4 3 6 • • z 4 6 4677 66 S 7 3 6 5 4 5 4 S 2 3 4 5 4 5 S 66 7 segno O O O E simbQ OV simbolo 5 3 immagine segno significato 66 6 56 4 66 65S allegona codice 5 5 55 4. metafora 5 4 4533 43 immagine 5 3 I 3 SS allegoria 5 2 2 significato
  • 4. Segno Allegoria, Codice, Immagine, Metafora, Segno, Significato, Simbolo Pensare il +segno+ sembra essere uno dei compiti fondamentali del nostro tempo. Ogni epoca ha avuto le sue discipline leader, la teologia per il medioevo, la filologia per l' umanesimo, la meccanica nel Seicento, le scienze naturali per il positivismo, e la psicologia a cavallo tra gli ultimi due secoli, la fisica e le mate matiche che col neopositivismo hanno offerto un modello alla stessa filosofia e alle altre scienze umane. Ma è difficile negare che la seconda metà di questo se colo è dominata dai modelli della significazione e della comunicazione, dalla lin guistica all'informatica, modelli che hanno permeato di sé le scienze sociali e le stesse scienze biologiche. Si pensi alla nozione di +codice+, dalla genetica all'an tropologia. r. Crisi diun concetto,necessitàdi un discorso. Tutti gli autori chehanno esplicitamente parlato di «semiotica» l'hanno de finita come dottrina deisegni : Locke, Dalgarno, Lambert, Husserl, Peirce, Saus sure, Morris,Jakobson e Barthes. Del +segno+ come esplicito oggetto diricerca filosofica hanno parlato da Aristotele e Agostino, dai due Bacone e Ockham, a l-lobbes, sino a Cassirer e oltre. Eppure la semiotica contemporanea ha messo in questione la nozione di segno, e in due direzioni. Da un lato, giudicandola trop po vasta e imprecisa :ha cosi dissolto il segno nel reticolo delle figure, vuoi del l'espressione, vuoi delcontenuto ; oppure ha deciso di privilegiare la sola faccia >>ignificante. Dall'altro, ha sciolto il segno come unità troppo ristretta nel tessuto doli'enunciato, del testo,nel gioco degli atti linguistici, nel processo comunicati v<>,nell'interazione conversazionale, nella pratica produttrice di senso, nella se n>i<>si. Là dove la tradizione parlava de signis c'è oggi una ridda di discipline, >>1>procci, suddivisioni ormai accademiche. Il segno rimane unoggetto teorico, un termine-ombrello, un iperonimo rnas slr>>ocome «cosa» o «sostanza»? Hanno ragione coloro che di fronte alla decisio nesemiotica di parlare di segni visivi, verbali, gestuali, prossemici, termici, olfat tivi, naturali e artificiali,convenzionali e motivati, indessicali o iconici — e cosi via avanzano l'obiezione che parlare di segno sia per una parola, sia per un sin l>n>>»atmosferico, sia per un simbolo algebrico, è mera licenza metaforica? l.a conclusione piu realistica sarebbe che ci si trova di fronte a una ridda di s>>n>iglianae di famiglia. E la somiglianza di famiglia è un concetto bifido, inco t>>@dante e scoraggiante a un tempo : da un lato può indurre a cercare cosa giu sti lichi appunto le somiglianze, ma dall'altro può indurre a riconoscerle come Ill'>>>ioneanalogica, per cui appare piu ragionevole ritirarsi nell'ambito di indagi lll 1>i>>specializzate,senza cercare sintesi totalizzanti.
  • 5. Sistematica locale g66 S6V Segno Fenomeno imbarazzante, storicamente la crisi del segno coincide con !a na re defi scita della semiotica come disciplina accademica. Ma siccome è il concetto di se cetto dise no siformag aalle origini de! pensiero occidentale ma si tratta di b' gno che fonda una scienza semiotica, ecco che la semiotica, porendo il problema lire se i se ni di cui si Ig ' ' ui si parla oggi sono gli stessi di cui parlavano li a t' h . di una crisi del segno, mette in questione se stessa: disciplina o «campo», scien Le definizionie nizioni tradizionali del segno si riassumono di solito nella formula za definita con la propria nomenclatura e il proprio oggetto teorico o luogo di scolasticaaliquid stat pro aliquo e Jakobson, nella sua introduzione al primo Con una interrogazione e di imprecisate inquietudini? Perché se semiotica ha da es gresso internazionale di semiotica precisava che ( serci, dovrebbe avere un proprio oggetto, e pareva che il segno fosse il miglior <ogni segno è una relazione di rinvio». Ma tale concetto di rinvio (il segno sta p al d' 1 candidato a questa funzione. Quale sarà Poggetto teoricodella semiotica, un og a suo primo apparire : rinvio a un concetto, a una immagine mentale, a una astra getto che esibisca un livello di generalità pari a quello di «spazio» o di «forza» zione, a un contenuto, a un universasale, da un lato, o..rinvio a una cosa a un t t per altre scienze, e tale da poter essere predicato in modo univoco di fenomeni del mondo da"' 'd l , all altro. L idea è chiara sin da Platone a Aristotele, e con gli stoi diversi quali un'emissione vocale, un dito puntato, un quadro? Oppure il segno, ci si instaura quel trian olo semiot'g ' ico che potrebbe essere ben circoscritto dalla come l'essere aristotelico, si dice in molti modi e non può essere genus generalis definizione agostiniana: «Si num est ed fi ' ' : 'g s enim res, praeter speciem quam ingerit simum di nessuna tassonomia> sensibus, aliud ali uid' b , ' q ex se faciens in cogitationem venire» [D d t h ' Gli articoli del campo «segnico»(in particolare + Segno+, + Significato+, +Co f ' ' [ e ocrinac ri , z, r]. ono definizioni del genere che stanno alla ba ' d' dice+, +Simbolo+, +Metafora+, +Allegoria+, ma anche «Analogia», «Referente», a a ase ai iversi trian goli di cui si è sent «Semantica», «Sens%ignificato», e altre ancora) appaiono in questa Enciclo go i i cui si è sentito parlare nel corso del pensiero occidentale (cfr. tab. z). Eppure auesti trian oli np a ' goli non sono sovrapponibili,essi non parlanotutti della pedia come la rassegna di usi linguistici spesso contraddittori: esemplare in que stessacosa: il contenuto di H'elmsl sto senso l'articolo «Simbolo», dove si vede che per autori diversi questa parol;> j lev è astratta organizzazione dello spazio cul turale e non è una entità sichica' ' p ' 'ca come il verbum mentis di Agostino entità si si riferiscea fenomeni dalle caratteristiche opposte. E selecose stanno veramen chica è l'intellectus di A" e>ar" o'h ' ' ' i be!ardo, ma la sua sentenzia è una possibilità astratta di te cosi, PEnciclopedia avrebbe assolto ugualmente il proprio compito: di front<. diverse definizioni; il conce tus di Op s i O ckham è a sua volta segno della cosa mentre a termini come per esempio 'democrazia' il compito di una enciclopedia che no» 1 ' p '. in ne, in tutti questi triangoli rimane sempre im sia di regime non è quello di tentarne anzitutto una de6nizione teorica ben>a precisato se essi si riferiscano a termini isolati o a enunciati. In t l quello di mettere in luce i differenti usi del termine all'interno di quadri ideo1<> ia i. n a sensoeramol o piu esp icito Aristotele nel Dell'espressione:il termine li ' t ' I h gici e di periodi storici diversi. Ma anche quando si affermi che ci sono modi <1> rmine inguistico iso ato ha cc<to un s> ficcr o un significato come evento psichico ma non ff ' '1 versi di instaurare un ordine politico — e di definirlo — non si cessa con ciò di el:> a erma né i vero né il falso (c quindi non è comparabile a cose o stati del m d ) h' '1 bl borare una indagine teorica sul campo dei concetti e dei fenomeni politici. C<».: on o), pere é i prob ema della dicasi per il campo «segnico» : le varietà, le contraddizioni nell'uso di certi ten»i ni non esimono dal riconoscere la necessità di un progetto di indagine che inv< 'p»bella x. sta tutto il campo, per vago e mobile che esso sia: anzi, è proprio la rete delle s<> 'prian oli semiot' ' g ' ' ici e variazioni terminologiche e concettuali. miglianze di famiglia che impone di cercare dei nessi tra quei problemi per risi >I vere i quali termini come 'segno' e derivati vengono diversamente definiti o :><I Aristotele iVome Passione dell'anima Cose e fatti dirittura negati (perché anche affermare che «non vi sono segni » signi6ca rie<»>< > Stoici Zqpe<v<»> Zq p x<vápsv<»> T <>~<><>><>>> scere che c'è qualcosa, per impreciso che sia, a definire il quale una nozione c<»» > Agostino Verb«m vocis Verbum mentis Res Abelardo quella di segno non serve o non basta). Vo+ Intellectus/sententia Res Ecco, l'esistenza di questo qualcosa,la necessità stessa di negarlo o di cs<>< Ockham Terminus ConcePtus Res cizzarlo, crea lo spazio per una semiotica. Il problema della esistenza o non < :,> Locke Nane N<>minai essen<:e Thing stenza del segno, 'della definibilità o inde6nibilità del significato, dell'omogen<.«.> Frege Zeichen Si.nn Bedeutung o della disomogeneità dei processi di significazione, comunicazione, infen <»: . Peirce Representamen Immed>at e obj ect Dyna~ical obj ect dal noto all'ignoto, scava o circoscrive il luogo teorico per la semiotica. Carnap Sign Sense, Intensional Nominatum, Extension obj ect or designated object Ogden Symbol Reference Referent k Richards z. U n ri n vio: ma a cosa' M<>rris Sign-eehicle Signigcatum Denotatum Saussure Sig ni/ a n t Sig nifi Passare in rassegna il pensiero del+segno+ nel nostro tempo significa <1;»»> Hj elmsl ev Espressione Contenuto lato chiedersi di quale segno si parla e dall'altro come si sia giunti storica»«»> Sostanza? Materia <>continuum?
  • 6. Sistematica locale 568 569 Segno verità si pone solo nel giudizio e nell'enunciato predicativo. Ma ancora, e si esa tratta né di innovazione né di sistemazione terminologica:semplicemente, si inerà piu avanti il problema per alcuni di questi triangoli bisogna pensare alla prende atto di una ambiguità e di una polisemia, e ci si mostra tolleranti e com struttura del segno linguistico, per altri alla struttura del segno genera e.l. prensivi, ovvero cooperativi nei confronti del contesto filosofico in cui il termine L'imbarazzo nel definire i rapporti fra i tre vertici del triangolo si manifesta appare. persino nella decisione di chiamare o non chiamare segno l'apice sinistro, dato Il nodo di problemimesso in luce dalla vicenda (esemplare) della denotazio che per molti il segno come fenomeno semiotico è l'unione dell'intero lato sini ne basta (e avanza) a dire come un pensiero semiotico faccia fatica a trovare un stro, significato piu significante (per Saussure) o dictio per la tradizione medie consenso delle genti su questioni terminologiche vestibolari. Ma la ragione della vale. A comprova di questa serie di incertezze varrà la pena di seguire, nell'in confusione non è casuale, né risolvibile da esperantisti volonterosi. E che il pen trico degli usi contraddittori, la penosa situazione di un termine come 'denota siero semiotico si presenta sempre, sin dall'inizio, scisso da un dilemma, e mar zione' che ha indotto un filosofo contemporaneo, Peter Geach, a sostenere che cato dalla scelta piu o meno implicita che guida il pensatore: si tratta di studiare esso dovrebbe essere eliminato dal novero della corrente moneta filosofica per i linguaggi per sapere quando e come essi si riferiscono correttamente alle cose ché non faaltro che produrre confusione. (problema della verità)o per indagare come e quando essivengano usatiper pro Cosa denota un segno (o un significante)? I medievali erano abbastanza d'ac durre credenze? Ovvero, a monte di ogni scelta terminologica sta una scelta piu cordo, la voce significante signi jcat il concetto corrispondente enominat (o ap profonda: tra sistemi di significazione trasparenti rispetto alle cose e sistemi di pellat) la cosa a cui si riferisce. Ma già con Abelardo si fa strada l'ambiguo statuto significazione come produttori di realtà. Patetico sigillo di questa divisione, da della denotazione, perché la voce signzpcat l'intellectus, denotat o designat la sen ciascun lato della barricata, quando la divisione viene in luce, si taccia l'avversa tentia (il senso) e nominat e appellat la res.In tempi moderni sembra invece che rio di idealismo (almeno in tempi recenti ). la designazione e la denotazione si siano spostati a definire il rapporto tra la voce significante e la cosa a cui essa si riferisce o a cui viene riferita nell'uso linguistico cosi che il termine 'denotazione' viene a indicare buona parte (o tutto) di ciò che 3 Verso un archeologzadezconcettz per i medievali era la suppositio... Oggi in filosofia del linguaggio (o almeno quella di tradizione anglosassone) Una caratteristica comune alle voci del campo «segnico» delPEnciclopedia è la denotazione di un termine è l'insieme di oggetti a cui il termine si riferisce e la che esse di solito iniziano cercando di ricostruire gli usi dei termini chiave al mo denotazione di un enunciato assertivo è il corrispondente stato di cose. In tal mento in cui essi si sono formati come elementi del lessico filosofico occidentale. senso la denotazione si può identificare con il riferimento, e il denotatum di una L'operazione non ha(solo) finalità «politiche», non rappresenta cioè una mera entitàlinguistica sarà ilsuo referente. Ma si sta parlando delreferente come og ricostruzione di genealogie, alla ricerca di qualche quarto di nobiltà. È che se si è ge o singo o ott i n goio o come classe di oggetti> John Stuart Mill aveva deciso che «la pa oggi dominati da «crampi» terminologici o concettuali, forse i crampi si possono rola 'bianco' denota tutte le cose bianche, come la neve, la carta, la schiuma deel sciogliere in tutto o in parte riandando all'indietro, seguendo per cosi dire i vari mare e cosi via, e implica, o, come è stato detto dagli scolastici, connota l'attri fili, per ritrovare il momento in cui il nodo si è formato : di fronte a un gomitolo buto bianchezza». Col che si sarebbe definita con sufficiente chiarezza la linea non si sa mai se è lo stesso filo che si è attorto molte volte e in mille volute, o se si di frontiera tra fenomeni estensionali e fenomeni intensionali: una espressione tratta di piu fili che occorre districare. denota una classe di individui che nomina e connota le proprietà in virtu delle La ricostruzione storica tentata nell'articolo «Segno» tende per esempio a quali certi individui sono riconosciuti membri della classe in questione. Su que mostrare che là dove oggi si suppone ci siano molti fili male annodati, in effetti sta base sembrano costruite le semiotiche che vedono l'estensione come funzione il filo è uno solo. Se l'ipotesi è buona, valeva forse la pena di tentare la risalita dell'intensione. alle origini. Ma ecco costituirsi, quasi parallelamente, la tradizione linguistico-strutturale L'equivoco linguistico. Molte delle obiezioni che si muovono al concetto di in cui denotazione si sposta sul versante dell'intensione. In Hjelmslev (e nell'uso segno è che con essosiestende una categoria propria del linguaggio verbale (dove che poi ne faranno Barthes e la semiologia degli ultimi decenni) denotazione è il per esempio i segni sono intenzionali e convenzionali, sono articolabili in succes rapporto che lega un termine alla porzione di contenuto a cui è correlato e con sione lineare di unità distinte e analizzabili in componenti minori ) ad altri feno notazione verrà riservato, sulla scia di un'altra non meno antica tradizione, a si meni che non possiedono le stesse proprietà. Se però si riconsidera la storia del gnificati accessori e mediati. concetto di segno si scopre che è avvenuto esattamente il contrario : una nozione R ecentemente Lyons ha proposto diusare denotazione in modo neutrale tra semiotica generale, nata per definire fenomeni naturali è stata in seguito appli estensione e intensione, cosi da dire che la parola /cane/ denota la classe dei cani, cata ai fenomeni linguistici. Quando poi le scienze del linguaggio si sono svilup ma che il termine (metalinguistico?) 'canino' denota la proprietà il possesso del pate e hanno approfondito le caratteristiche specifiche del segno linguistico, que la quale è condizione per l'applicazione corretta dell'espressione /cane/. Non si ste caratteristiche sono state attribuite anche ai segni non linguistici, spesso at
  • 7. Sistematica locale 57o 57r Segno traverso forzature metaforiche. Occorreva dunque tentare una archeologia del segni, sia pure per contestare entrambe. Questa unificazione sarà attuata defini segno e riproporne la nozione originaria, rovesciando il paradigma linguistico che tivamente da Agostino nel De magistro enel De doctrina christiana dris iana, ove i segni della lin ha dominato in gran parte la semiotica di questo secolo. e a ingua verbalevengono considerati una specie del genere segno. Questa La coppia oïl p.siov/zsxfi. jp iov (con accezioni variabili e spesso intercambia unificazionedomina (giustamente) il pensiero semiotico seguente, ma lascia a bili: prova, segno, indizio, sintomo) appare nel Corpus Hippocraticum esi riferi perto il problema di come si possano sussumere sotto la stessa categoria (signum) sce a fatti naturali (i sintomi della moderna medicina) che per inferenza consen un rapporto diequivalenza e un rapporto di inferenza. tono conclusioni diagnostiche. Va quindi rilevato che in questa prospettiva il Ovvero, Agostino intravvede la soluzione, e nell'articolo «Segno» si è detto segno non ha col proprio significato o col proprio referente un rapporto di ugua di come egli proceda a individuare il significato di un termine sincategorematico glianza o equivalenza(p= q) ma un rapporto di inferenza (p a q). Anzi Ippocrate, quale /ex/: egli intravvede una semantica come sistema di istruzioni per la retta in polemica con i medici cnidi, non pensa a un codice elementare in cui a dati contestualizzazione di un dato termine. Ma compie l'operazione per i sincate sintomi corrispondano certi mali, ma a un lavoro di interpretazione contestuale gorematici e non la compie per i categorematici — ovvero si potrebbe dire che che coinvolge l'intero corpo del malato e l'ambiente circostante. Queste nozioni suggerisce a piu riprese la soluzione, e la mette in pratica nella sua attività di in sono importanti per comprendere la polemica di Parmenide il quale ritiene che terprete dei testi sacri, ma non la teorizza. il linguaggio coi suoi òváfi,uwz dia una conoscenza falsa basata sulle illusioni del Dopo di che si assiste a una oscillazione continua fra la ripresa di una teoria l'esperienza,mentre lavera conoscenza dell'Essere siraggiunge attraverso oil classica dei segni naturali in quanto distinti dai segni verbali, e vari approcci piu p.usci, i quali coinvolgono un ragionamento. Aristotele rilutta a considerare i nomi o meno espliciti al modello agostiniano. Lungo (avventuroso, eccitante, tutto da della lingua come segni. Sembra che, seguendo la divisione posta da Platone nel fare e a fondo) seguire questa vicenda: si può dire di trovarla compiuta in Saus Cratilo tra ciò che è per convenzione e ciò che è per natura, egli non consideri sure, dove si riprende l'idea agostiniana di ungenus-signum che definisce fenome come segni le parole (convenzionali) ma solo quei fatti naturali che sono rivela ni semiotici diversi, dalle parole della lingua alle insegne militari (si noti, lo stes tori di un conseguente. Tra questi ailfisioi egli anzi distingue i xsxpilpix, dove so esempio in Agostino e Saussure). Salvo che al momento di questa riproposta, l'antecedente ha una relazione necessaria col conseguente ('Se ha la febbre allora attraverso il lavoro millenario di grammatici dalla Grecia classica all'Ott tocen o, è malato') e altri segni piu deboli, dove la relazione non è necessaria ('Se ha il que o che è stato piu studiato e analizzato (e per varie e ottime ragioni) è stato iluello respiro ansimante allora ha la febbre' — ma potrebbe ansimare per altre ragioni). segno linguistico. Al momento della unificazione finale dei segni nel progetto di In ogni caso aqfi.sica ewsxpvlpiz sono inferenze del tipo p aq (salvo che i wsxftil una semiologia generale, il modello per il genus generalissimum,il segno, è dato p<x sarebbero sensibili al modus tollens,mentre i rsvp.si@consentono inferenzc ormai dal segno linguistico. Il paradigma si è rovesciato: si estende ormai al se piu deboli, che possiedono solo una certa efFicacia persuasiva, e la negazione del gno naturale, fondato sul modello dell'inferenza, il modello del segno linguistico, Pimplicatum non invalida Pimplicans). Invece le parole non consentono inferen fondato sul modello dell' equivalenza;mentre fra gli stoici e Agostino s'era veri ze ma intrattengono rapporti di equivalenza con la loro definizione: /uomo/ = ficato il processo inverso. Giro di boa ormai inarrestabile : persino nelle semioti = «animale razionale mortale». che di origine linguistica piu criticamente articolate (si pensi a Hjelmslev e alle È vero che Aristotele dice talora che anche le lettere alfabetiche sono segni successive analisi componenziali), anche quando non si cadeva nelle ingenuità, dei suoni verbali e questi sono segni delle affezioni dell'anima, ma si tratta di af puramente strumentali, dei logici che risolvevano il significato in termini di pura fermazioni parentetiche, forse di metafore. Questa oscillazione permane anchi sinonimia, il modello dominante rimaneva quello (ancora aristotelico) della cor negli stoici. La relazione triangolare oqp~ztvov-oq pcc<váfisvov, wuyyávov riguar rispondenza biunivoca tra definiens e definiendum. da sempre espressioni verbali. Quando invece essi parlano di un antecedente visibile che rivela un conseguente non percepibile essi parlano di oglio.6ov e <fi Kx'rov. Il Asx'ráv è considerato dagli stoici uno degli incorporali uo<é p.x'rx (corni Segno einterpretazione. il vuoto, le relazioni spaziali e le relazioni temporali ) : è un esprimibile e i Latini lo chiameranno dicibile. Sembra che tra la coppia linguistica rrrfficcivov/csq pxiv<> Eppure questa conclusione non era affatto necessaria. Anzi la critica che oggi p.svov e i oqfisi,u. ci sia un rapporto di connotazione : i significanti linguistici < si muove a una semantica in forma di dizionario (cfr. l'articolo +Significato+) e sprimono dei significati lessicali e questi a loro volta si articolano in proposizioni l'appello a una semantica in forma di enciclopedia e orientata alla inserzione con che sono (a un secondo livello semiotico) segni delle proposizioni logicamenn testuale dei termini di un sistema di significazione, mostra che da quell'impasse conseguenti. In altri termini la lingua sarebbe il veicolo di una semiotica natur;ih si doveva e si poteva uscire. che si esprime attraverso schemi inferenziali generali, funzioni proposizion;ili. C}1'i lo ha capito per primo è stato Peirce. La sua idea forza è che un segno Tuttavia la tradizione seguente, primo fra tutti Sesto Empirico, tende a conf<>o (un significante, una espressione) può essere interpretato solo da altri segni, ma dere ~rslpciivov e ) sxwáv, e quindi a unificare la teoria della lingua con quella <hi non una volta per tutte, bensi all'infinito — una idea che può essere rintracciata
  • 8. Sistematica locale 57z 573 Segno in Abelardo e persino in Aristotele, dove continuamente si sospetta che la defini ta la barricata su cui cadono le teorie formalizzate, i tentativi di costruire in for zione possa non essere una e una sola (ma si tratta di rileggere i testi di filoso ma algoritmica una rappresentazione del linguaggio naturale, le ricerche che mi che erano meno sistematici e definitivi di quanto la tradizione abbia fatto cre rano a ridurre il funzionamento linguistico a una combinatoria matematizzabile dere). Ora tornando a Peirce, il modello di correlazione tra segno (o representamen) di un insieme finito di componenti universali. La metafora, la sua produzione e e Oggetto Immediato si risolverebbe in una pura equivalenza se l interpretante 1>' il suo uso presuppongono l'enciclopedia. E sul concetto di enciclopedia, come somma del sapere socializzato, entra in crisi ogni nozione ristretta e puramente f 1 t ' 'nonimo. Ma non lo è, è una catena di definizioni, ciascufosse solo un termine sinonimo. meccanica di+codice+. na delle quali corregge e amplia l'altra, per cui da un termine si può risalire a tut Postulare una enciclopedia come fondamento dei processi di interpretazione t e le proposizioni in cui esso può legittimante inserirs' qie da ueste atutte le ar dei segni, e dunque della semiosi illimitata (postulare una enciclopedia come fon gomentazioniche esse consentono. Ilsegno è qualcosa che faconoscere sempre qua cosa i piu, e i1 d ' ' d' diverso in circostanze e contesti diversi. Un termine è a damento di una fondazione del segno quale meccanismo inferenziale e non quale mera identità), esige tecniche di rappresentazione semantica che non possono es forma vuota di una proposizione, la semantica peirciana è dominata a a sua o sere quelle della lessicografia tradizionale né delle semantiche formali, e neppure gica dei relativi. Per rappresentare il verbo /sposare/ occorre disporre di un ap delle semantiche componenziali in formato di dizionario. Soprattutto mette in Le moderne semantiche casuali, là dove esse si intersecano con la pragmati crisi la nozione quasi metafisica di codice come sistema del sapere definibile e descrivibile nella sua totalità e una volta per tutte. Un sapere di carattere enci ca, o dove prevedono, in appoggio al dizionario, una batteria di frames, di sce clopedico era in fondo prefigurato nell'enciclopedia medievale (cfr. gli articoli , d' t' ' d' ione profilano ormai l'idea di una semantica a enci +Allegoria+ e + Simbolo+). clopedia dove il semema è un testo virtuale e il testo un semema espanso. Il con tenuto di una espressione è un sistema di istruzioni vo!to a p! ermet t ere l'uso di Il problema del segno si lega a quello della dialettica locale/globale e induce uella es ressione in contesti diversi. La forma canonica ded lla definizione è 'Sc a pensare che il modo in cui ci si muove, nella comprensione e interpretazione il tale termine nei tali contesti, allora la tale interpretazione': registrando una dei testi, volta per volta postulando regole enciclopediche adattate alla porzione di testo che si avvicina, non sia molto diverso da quello in cui si esplora un la luralità di contesti e prevedendo una tipologia dei contesti piu frequenti. birinto. In effetti per elaborare a fondo una nozione di enciclopedia occorre met Modello inferenziale, come quello del <sqp.s>.ovstoico. E ci si accorge che ess<> tere in crisi le nozioni di sapere organizzato ad albero per intravvedere strutture vale per i segni naturali, per i termini linguistici, per la segnaletica stradale, per 1>iurizomatiche e, appunto, labirintiche: tale e non altro dovrebbe essere il for l'+immagine+ visiva.Il segno come oggetto teorico,schema inferenziale genera" <nato(qualora si fosse in grado di descriverlo nella sua complessità) dell'universo lissimo uguale al di sotto delle sue concrete articolazioni all'interno di sisten>i <Iella semiosi. Ma un labirinto — quando non si è Dedalo, e nessuno è il Dedalo semiotici diversi, ricomincia a delinearsi. I n questaprospettiva ilpensiero segni <li una lingua naturale — lo si descrive solo avanzando ipotesi sulla sua struttura co si riunisce, come era nel passato, al pensiero co g : g'n etturale : la lo ica della sc<> n>cntre lo si percorre dal di dentro. Tale è la condizione non solo dell'utente ma perta è una semiotica, e la teoria di un linguaggio è la descrizione di procedur< anche del teorico di ogni linguaggio naturale, costretto a usare gli elementi del indiziarie. linguaggio oggetto per formulare ipotesi metalinguistiche. Una volta assunta questa ipotesi, molte dovranno essere le differenze sott<> stanti, che una semiotica deve saper individuare, perché i seg ni di diversi sisto»>i semiotici sono certo diversi tra loro. Tranne che in un punto, in questa ossa'<> 6. Semiotiche specifiche e semiotica generale. ra inferenziale di fondo, esile ma solida, resistente a molti acidi critici. Basta ri«> noscere che il segno non è(solo) ciò che sta per qua cI osa d'altro: è anzitutto «1 eminentemente — ciò che sta per le sue possibili interpretazioni.È +segno+ cio« < Il pensiero del+segno+, inteso cosi come lo si è proposto negli articoli di que ><l«I<.'nciclopedia, si regge dunque su di una propria metafisica influente, e cioè puo essere interpretato. ><I<Ilametafisica dell'enciclopedia semiotica. Questa enciclopedia è la somma dei n)<><li in cui le varie culture hanno ritagliato e diversamente pertinentizzato quel I<>chc Hjelmslev chiamava il continuum,la materia che sottostà alle sostanze e L'enciclopedia. all< forme, dell'espressione e del contenuto. Una semiotica non si riduce all'as >«rxi<>ne, o alla confessione, di questa metafisica soggiacente — che poi è il princi Il concetto di conoscenza enciclopedica (e dei modi della sua rappresent;>z>< 1>i»<li una fisica della cultura. Deve dire e fare qualcosa di piu. Ma a questo pun ne) domina gli articoli del campo «segnico», e mostra la sua fecondità pr<>1>« Io occorre distinguere fra semiotiche specifiche e semiotica generale. nell'analisi della +Metafora+. La metafora ha costituito per secoli e ancora c<>:.i> I re semiotiche specifiche descrivono, organizzano (se è possibile formalizza tuisce un banco di prova per ogni teoria del linguaggio. In particolare rappr«,«> n<>)<lci sistemi particolari di significazione, una lingua gestuale, una lingua ver
  • 9. Sistematica locale 574 575 Segno baie, un sistema segnaletico visivo, il icodice+ semplice e decifrabile (descrivi interno alla semiosi della narratività...) Ebbene, il compito di una semiotica ge bile una volta per tutte ) che presiede alla numerazione degli autobus in una data nerale (del pensiero del segno) è proprio nell'andare al di sotto di queste diffe città. Molte di queste semiotiche possono aspirare a dignità di scienza, elaborano renze. Esse, le differenze, sono cosi palesi che non varrebbe la pena di metterle ipotesi falsificabili, provvedono strumenti previsionali. Possono decidere di chia in luce, se non per superarle, se non per sospettarne. Si tratta di cose troppo di mare o non chiamare segni le entità minime o massime di cui si occupano. verse perché valga la pena di parlare della loro diversità, quindi si parli dell'aria Ma una semiotica generale è una riflessione sulle condizioni di possibilità i amiglia che circola tra loro. È noto a tutti che c'è differenza tra il sig 'fi t.È ' ' ' i signi cao delle semiotiche specifiche, e quindi è una riflessione sul segno, o sulla segnità, e a paro a /fumo/ e quello che viene chiamato signi6cato percettivo, quando da o sui meccanismi profondi di ogni sistema di significazione. La molteplicità degli una serie sconnessa di dati sensoriali si costruisce il percetto fumo. È proprio approcci semiotici (la loro apparente irreducibilità, il loro suonar scandalo per perché è noto a tutti che una semiotica generale ha il dovere di domandarsi se al molti specialisti di sistemi signi6canti chiusi e conclusi) dice che questa semioti di sotto di questa differenza cosi palese vi sia una identità piu profonda: e se ca generale non è una scienza:è una attività filosofica. Non ci sarebbero difficol non si risponde a questa domanda non si può fare semiotica specifica, né della tà a identificarla con la filosofia del linguaggio se oggi la 6losofia del linguaggio parola /fumo/ né dell'immagine pittorica del fumo, né della narrazione di un fat ammettesse che il suo problema è veramente questo, le condizioni di possibilità to in cui qualcuno risale dal fumo al fuoco. Come ogni buona filosofia, il pen della segnità, al di là e al di qua del verbale. Quando la filosofia del linguaggio è siero del segno deve giocare al limite. tale, dagli stoici a Peirce, essa si identifica con la semiotica generale, Ma la se L' 'dL essere si dice in molti modi: il segno in un modo solo. Ma senza accettare miotica generale deve andare al di là delle 61osofiedel linguaggio perché di fatto q ( ' ssere) non si fa filosofia prima e senza accettare questoquesto scandalo (dell'e cerca le condizioni della segnità anche al di là dei linguaggi naturali, talora nelle scandalo (del segno) non si fa semiotica prima. Anche perché, forse, rispondere pieghe stesse dei processi percettivi (e cosi spiega perché si parli e di+signi6ca alla domanda «Perché il segno si dica in un modo solo» serve a rispondere alla to+ delle parole e di significato del mondo, o dell'esperienza), al di là stesso del domanda — ancora elusa — perché l'essere si dica in molti modi, eppure si dica. l'umano e dell'animale, nel profondo dei processi biologici (e questo spiega per U. E1. ché qualcuno abbia parlato di codice genetico, o delle basi materiali della signi 6cazione). Una 61oso6a del linguaggio che si interroghi sulle condizioni per cui gli enunciati (e le proposizioni che veicolano) siano veri o falsi rappresenta anco ra solo un capitolo di una semiotica generale. Una pragmatica che esamini le con Buyssens, E. dizioni sociali dello scambio verbale, le regole conversazionali, le condizioni di <943 Le l angage et le discours; essai de linguistique fonctionnelle dans le cadre dela semiologiee e ans e ca re e a sem<oogive,Office e p<< icité, Bruxelles. felicità degli enunciati (sia il suo approccio filosofico o sociologico e statistico) Carnap, R. non è ancora una semiotica generale, anche se a una semiotica generale porta <947 Me aning and Necessity.A. St<<dy i<< Semantics and Modal Lo ic U ' ' f Cho a o g ic, n iv ersity o Chicago lumi e le chiede di estendere alcune ipotesi al vasto universo delle pragmatichc ress, icago (tra<i. it. in Signijicato e necessità,La Nuova Italia, Firenze x 76<lz<: <97, pp. del non-verbale, Una semiotica generale è una 61osofia dei linguaggi, nel sen v-s~e) Cassirer E, so che vuole esserlo non solo delle regole dell'ápyov, ma anche dei processi <923 Ph<losoPhieder symbolischen Formen, I. Die Sprache, Bruno Cassirer, Berlin (<ra<i. i<. dell'svápysm. Una semiotica generale è una filosofia della semiosi, e trova la sc a u ova Ita 'a, Firenze x<i6<l. miosi anche al di là degli scambi intenzionali di informazione, nel profondo dell:< Eco, U. natura, e al di là delle strutture convenzionali, dei rapporti codificati, nel mecca <975 Tr a t tato di semiotica r;enerale,Bompiani, Milano. nismo stesso del pensiero inferenziale, dell'azzardo ipotetico o abduttivo. Frese, G. Il suo rischio è diventare la forma contemporanea della filosofia. Il suo dovcn <8<iz faberSi««und Bedeutung, in «Zeitschrift fur Philosophie un<i philosophische Kritik», è tentare questo azzardo, criticando (nel senso kantiano del termine) i propri co , pp. as-so (trad. it. in Logica e aritmetica Boringhieri, Torino 77-', Cxarro«i, E. cessi, ovvero i propri limiti. In questo senso vanno letti gli articoli del grupp« <977 Ricognizione della semiotica,OScina, Roma. «segnico». In questo senso una semiotica generale è aperta alla critica mort;<I<. Greimas, A.-J. che le rivolgono i suoi timidi avversari: che voglia sapere troppo, e mettere i« <g66 sé mantique structurale,Larousse, Paris (trad. it. Rizzoli Milano <g68 ). sieme cose che vanno tenute separate, perché qualcuno (cfr. l'articolo «Segn<»>) I.Ijelmslev, L. ha avvertito che c'è una differenza tra la parola /fum% la rappresentazione visi v:< <9$3 Omhring sprogt<!oriens grundlaggelse,Munksgaard, K<<benhavn ; nuova ed. Prolegomena di un fil di fumo e il meccanismo inferenziale per cui dal fil di fumo (vero) si ris« to a Theory of Language,Universi<y of Wisconsin Press, Madison Wis. < 6< 'trad. it.a ison < s <g < (tra <t le al fuoco occulto (ma si può aggiungere che c'è ancora il fil di fumo «nomin;<l<» Einaudi, Torino <s68). da Madame Butterfly, e dunque i segni rappresentati da altri segni linguisti< i, i l-lusserl, E, le enunciazioni enunciate, e le inferenze raccontate, e l'universo della suo<i<>.i< «<oo-<io< Logische U«tersuchungen, Niemeyer Halle «<az~ (< d. 't. Il S1 1 s ra . it. . aggiatore, Milano <g68).
  • 10. Sistematica locale 576 Jakobson, R. xg74 Coup d'ceil sur le développement de la semiotique,Research Center for Language and Se miotic Studies, Bloomington Ind. (trad. it. Bompiani, Milano x978), Lyons, J. xg77a Se mantics:r, Cambridge University Presa, London (trad. it. Laterza, Bari zgSo). xg77b Semantics: e, Cambridge University Presa, London. Morris, Ch. W. z938 Foundations of the Theory of Signs, in International Encyclopedia of Unified Science,voi. I, t, II, University of Chicago Press, Chicago (trad. it. Paravia, Torino x955). Peirce, Ch. S. xg3x-58 Co llected Papers,8 voli., Harvard University Presa, Carnbridge Mass, Prieto, L. xg66 Itfessages et signaux,Presses Universitaires de France, Paris (trad. it. Laterza, Bari zg7z). xg75 Pertinence et pratique. Essai de sémiologie, Minuit, Paris (trad. it. Feltrinelli, Milano z 976). Saussure, F. de [xgo6-zr] Cou rs de linguistique générale,Payot, Lausanne-Paris zgx6 (trad. it. Laterza, Bari z979 ) Sebeok, Th. A. xg76 Co n tributions tothe Doctrine of Signs, Indiana University Presa, Bloomington Ind. (trad. it. Feltrinelli, Milano x979 ). Segre, C. xg69 I s egni e la critica. Fra strutturalis~o e semiologia,Einaudi, Torino. Todorov, T. 1977 Théories du symbole, Seuil, Paris. Wittgenstein, L. [xg4z-49] P hilosophische Untersuchungen,Blackwell, Oxford x953 (trad. it. Einaudi, Torino z 974).
  • 11. 363 Allegoria Allegoria caso particolare di metafora continua che, propriamente, sarebbe invece «una struttura semantica complessa» [ibid., p. i56], costituendo «in uno svolgimento concettuale unitario una serie [un sistema] di metafore che sfruttano elementi di un medesimo campo semico» [ibid., p. I57]. i. Fr a r e torica e mito. L'identi6cazione dell'allegorico col figurato è stata piu volte ricercata, con nessa non di rado ad un prevalere della retorica; presupponendo un mondo or Tanto il termine 'allegoria' (gr. xU qyoprx, lat. allegoria), quanto il suo pre dinato,la pretesa che illinguaggio si debba accordare al senso attraverso un cursore nella lingua greca, la uirávo<x (da uno-voscv, quasi 'sotto-intendere' ), preciso sistema di regole fa concepire ogni testo come una rappresentazione hanno designato forme di conoscenza indiretta. La urrávom corrispose all'ope fedele di questo accordo istituito. È significativo rilevare che il rapporto fra razione del congetturare (la suspiciolatina ):apartire da un dato concreto presen retorica e allegoria dovette essere chiarito da Tommaso d'Aquino, il quale, vo te alla percezione, si trattava di inferire l'idea o l'insegnamento teorico che in lendo distinguere il senso letterale, di cui sarebbero produttori gli uomini (che esso si celava. ad esso possono applicare una simbolizzazione di primo grado, allegoria in Nell'interpretazione dei miti, della poesia, dei racconti religiosi, la umávom oerbis, i cui tropi sono metafore, parabole, personificazioni ), dal senso spiritua assunse particolare valore; i significati nascosti nei miti (o dai miti) potevano le, di cui sarebbe produttore Dio (che comporta una simbolizzazione di secon essere di ordine fisico, teologico, morale,. o storico, Con urr6voix si definirono do grado, allegoria in factis, espressa nell'allegorico, nel tropologico, nell'ana anche tout court i procedimenti del discorso figurato, il cosiddetto «schemati gogico), distingue insomma retorica umana da allegoria divina, prendendo po smo», oppure, nell'allegoresi biblica, l'interpretazione tropologica. Sia la uwávoix sizione nei confronti del dilagare incontrollato del termine in questione, che sia l'allegoria sono state legate alla dissimulazione, alla conoscenza mediata, stava addirittura (a partire da Beda, vir-viii secolo ), come «tropus quo aliud giustificate, in certi casi, dalla necessità di trasmettere in forma non letterale, significatur quam dicitur», a rappresentare, senza piu alcuna relazione di affi non trasparente, una verità di ordine superiore. nità analogica fra il termine «proprio» e il termine «figurato», lo scarto fra ciò Il passaggio dalla urrávoix all'allegoria è registrato da Plutarco (i-ii secolo che è detto e ciò che si vuoi dire, assumendo la dimensione di etichetta di tutte d. C.) che criticò chi aveva voluto, cercando a tutti i costi sensi nascosti («quelle le forme di 'alterità' e ponendosi in tal modo come definizione di tutta una parte, che un tempo si chiamarono urcovolm ed ora si chiamano xXAqyop<x<»), far se non dell'intera retorica. violenza ai testi omerici. L'uso del termine 'allegoria' al posto di uvtovo<x si Ben diversa la motivazione che stette alla base della presa di posizione di affermò in epoca ellenistica col significato comunemente accettato di 6gura re César du Marsais [i73o] secondo il quale l'allegoria trovava posto nella classe torica che consiste nel dire una cosa per fame comprendere un'altra ; il che cor dei sensi figurati (quelli «che le cose significate attraverso il senso letterale fanno risponde al suo etimo (gr.xD.o-xyopsuu 'dico, sostengo altro'). nascere nellanostra mente» e che, essendo di facileriscontro nella pratica lin La definizione classica si deve a Quintiliano [Institutio oratoria, VIII, vi, guistica quotidiana, non sarebbero di specifica competenza della produzione let 4g e anche IX, i, 5; n, 46; n, gz ], secondo il quale l'allegoria è una metafora teraria) ; l'«innesto» però del senso spirituale — e di quello specifico «letterale continuata che mostra una cosa, quanto alle parole, ed un'altra cosa, quanto al figurato» — sul letterale non avverrebbe indiscriminatamente, bensi sarebbe fon senso. Anche Cicerone, nel De oratore, riporta l'allegoria alla metafora, alla dato su una sorta dicomune «buon senso», che è una evidente sorta di san translatio, ossia al trasferimento ad un altro termine del significato di un termine zione culturale socialmente accettata. La posizione che di volta in volta, in dif che ha col primo un qualche rapporto (si veda il noto esempio omerico riporta ferenti situazioni storico-culturali, viene assunta nei confronti dei rapporti fra to da Aristotele : «Achille si lancia come un leone») e considera l'allegoria sotto il senso primo e il senso secondoè un segno dell'atteggiamento complessivo nei forma di sistema di metafore, nel senso che il dato in questione non è una coppia confronti del sapere, totalizzante o, al contrario, empirico-liberaleggiante, come di parole (Achille/leone) ma un gruppo che forma un tutto unitario ed esplici nei casi appena citati. tabile, per questo secondo aspetto in antitesi con Penigma,con la ricerca dell'o Il signi6cato dell'allegoria, comunque, non può stare nella sua etimologia scuritàdel senso fine a se stessa. (non sarebbe questa un'allegoria dell'allegoria>) ; va quindi esclusa, nonostante gli inviti dell'etimo, la possibilità di indicare con essa genericamente tutte le Due recenti definizioni sembrano riprendere questi presupposti ; per specie dei tropi (gr. vpárcu 'volgo') o traslati (lat. transfero 'trasporto' ), secondo Lausberg [rg67, $( gz3-z5] l'allegoria è una metafora continuata consistente cui certi termini sono trasferiti dal loro signi6cato proprio e comune ad un altro «nella sostituzione del pensiero che si intende per mezzo di un altro pensiero che abbia con il primouna relazione. L'allegorico non è tutto l'ornato, l'impro che si trova in un rapporto di somiglianza... con il pensiero che si vuole inten prio, il figurato, il secondo,opposto al nudo, proprio, semplice, naturale, primo. dere»; per Henry [ I97I ] l'allegoria «è una metafora seriale [filée] che perso Allegoria può essere l'ornamento di un testo (entro un discorso per parole o per nifica un'idea astratta» (trad. it. p. r57) : in tal modo egli la de6nisce come un immagini, ma anche per comportamenti — si pensi a certe situazioni dell'eti
  • 12. Allegoria 364 365 Allegoria chetta e del galateo), e quindi stare entro l'ordine retorico, ma può anche essere torica (si pensi alla funzione che assolve la croce nell'iconografia della Croci la struttura narrativa, l'ordine complessivo di un discorso, oppure ancora può fissione, tratta da quei manoscritti religiosi, vere foreste simboliche, che sono occupare una parte del testo, entrando in una combinatoria o in una lotta con gli horti deliciarum). le altre parti del testo non allegoriche. Non tutto ciò che è espresso secondo Privilegiata per il peso delle argomentazioni implicate e i rifiessi nella storia un certo codice semiotico ha lo stesso statuto assertorio, non tutto è circoscri del pensiero retorico e filosofico fu l'allegoria dei testi omerici che occupò un vibile da un'unica operazione retorica; vi è una parte del messaggio con cui si lunghissimo periodo, dal vi secolo a. C. al xn d. C. (e fu seguita ancora da Era vuole trasmettere un'informazione al destinatario, al lettore, e una parte che for smo e da Winckelmann). Una delle prime interpretazioni allegoriche dei passi ma e ordina le condizioni del rapporto fra mittente e destinatario, e una parte, omerici (in primo luogo delle battaglie degli dèi ) è da assegnare a Teagene di quasi da divinare, da immaginare, da rischiare, che viene lasciata al fruitore (im Reggio (53o a. C. circa) che attribui ad esse supposti significati (le uitovo<o<) plicitamente o esplicitamente). Uno dei caratteri fondamentali di ogni langue di confiitti fra elementi fisici o forze morali. Un'altra importante corrente del (non v'è dubbio infatti che l'allegoria si ponga in rapporto diretto, per mezzo l'allegoresi è da individuare nell'analisi delle feste e dei complessi rapporti fra i di un codice, con una langue,sia essa scritta, visiva, gestuale, ecc.) è di costituire vari culti (ad esempio, Dioniso ed Era), connessa pertanto alle liturgie di ini insieme l'ordine di una pratica significante (nel suo aspetto retorico-ornamenta ziazione, ai misteri e ai riti simbolici. le e a livello delle strutture narrative ) e lo strumento di appropriazione di una L'allegoria si riferisce fin dalle sue remote origini sia ad un modo d'espres parte della cultura, del mondo, L'allegoria, dunque, in rapporto al senso o è solo sione sia ad un modo d'interpretazione; dal punto di vista della produzione di dei testi in cui il senso è istituzione prestabilita (essendo in tal inodo quasi la un testo l'allegoria si presenta entro il processo narrativo come una concatena tecnica, l'ornamento appunto, con cui il senso torna all'istituzione: ideologia zione di metafore che ha lo scopo di rendere accessibile ad una immaginazione allegoria), oppure è di tutti i testi e muta caratteristiche a seconda delle epoche concreta un concetto intellettuale astratto ; dal punto di vista, invece, della de (ovvero a seconda della nostra periodizzazione, del rapporto che stabiliamo, codifica di un testo, essa s'identifica con la tecnica di estrarre le nozioni (meta in un certo momento, fra storia e ideologia) ; ma si potrebbe anche pensare che fisiche) implicite in un complesso d'immagini. in certi casi l'ideologia (intesa questa volta come occultamento di una conoscenza Nel caso specifico delle rappresentazioni mitiche, bisogna osservare che che si pone come 'oggettiva') produca allegorie come ornamenti, mascherando, eventi storici come le guerre persiane rese in forma di battaglie fra Greci ed con ragioni retoriche, di riorganizzazione del dire, mutamenti nepalordine delIl > Amazzoni, l'utilizzazione di certi miti specifici, come quello di Proserpina, in l'essere e dei rapporti reali. Al contrario l'allegoria, in altre fasi storiche, è un allusione alle avventure dell'anima nell'altro mondo (a cui ci si riferisce valen modo per dare unità al sapere e, in tal modo, fissando certi valori, trasmettere la dosi di artifici che sottolineino similarità e diversità di quel mondo — ultrater memoria di una cultura. Il problema sta nei rapporti fra masse sociali e gruppi reno osotterraneo — in rapporto allegorico,oltre o sotto,colnostro,terreno), la di decisione. rappresentazione simbolica di fenomeni naturali con l'intervento di personaggi mitici che ne sarebbero stati responsabili, tutto ciò andrà ricondotto alla produ Le due fonti principali della tradizione dell'allegoria — e dell'allegoresi, cioè zione allegorica che viene realizzata utilizzando precise entità della mitologia. del metodo critico di interpretazione dei testi — sono da ricercare, per quanto A questo proposito si potrebbe parlare di allegoria «impropria» [Hinks riguarda la cultura occidentale, nella filosofia e retorica greche e nell'esegesi irl39], in quanto essa non investe l'intera struttura narrativa dei messaggi (sia scritturale giudaico-cristiana con la prevalenza, secondo alcuni studiosi, della no scritti o visivi, e, in tal caso, pur realizzati con tecniche diverse) ; questi an tradizione latino-cristiana, dato che nell'esegesi greco-cristiana (come d'altronde dranno riconosciuti mitici per la «forma» e allegorici per il «contenuto». L'im in quella rabbinica) l'allegoria fu connessa esclusivamente al simbolismo lin plicito simbolico si distingue dall'esplicito simbolico, l'allegorizzante, il mythos. guistico. L'allegoria, ponendosi come mythos, ossia come racconto, coordina mythos e lo Per quanto concerne la tradizione dell'allegoria nella filosofia greca, una gos, perché si afferma, oltre che come ornamento del discorso, anche come strut prima tappa fondamentale è da riconoscere nell'insegnamento pitagorico, i cui tura che li mette in relazione. «simboli» vennero considerati come tipi di insegnamento [Giamblico, Vita pi Se il messaggio, l'espressione allegorica, traendo le sue motivazioni dal tagorica, V, zo], ossia come allegorie. L'esempio piu noto è forse quello che si programma concettuale che intende illustrare, si vale di elementi mitici e di riferisce al simbolo della Y, che può essere ricondotto alla nota scelta di «Er simboli, ossia di entità definite che si spiegano per mezzo di se stesse e che im cole al bivio», narrata da Prodico e ricordata nei Memorabilia di Senofonte: plicano «un rudimento di legame naturale tra il significante e il significato» si presentacome classificatore (a destra il bene, a sinistra il male, ecc.), come (Saussure), il significante dell'allegoria si può definire come non completamen schema di un'argomentazione (a tesi contrapposte), come produttore di un testo te arbitrario, poiché, in quanto contiene simboli o emblemi, contiene elemen (nel passaggio da simbolo ad allegoria che avviene nella favola di Ercole), e, ti che hanno un legame motivato col significato complessivo. La bilancia della infine,come modello di uno spazio, schema ordinatore di una convenzione pit statua della giustizia, ad esempio, dato simbolico di un'allegoria, non può es
  • 13. Allegoria 366 367 Allegoria sere sostituita da qualcos'altro senza provocare nel messaggio trasmesso un mu miti greci, i cui principi cercò appunto di estendere all'interpretazione della tamento di significato. Bibbia, fino ad Origene (ii-nr secolo d. C.), unendosi le istanze della Legge con quelle della Storia, si venne attenuando il valore assoluto dell'allegoresi che, fusa quasi con la teologia, contribui in tal modo a superare le due concezioni z. Conoscenza e interpretazione. estreme, quella « farisaica», comportante la rigida osservanza della legge, e quel la «profetica», fondata sul disprezzo del mondo [cfr. Melandri i968, p. xi5 ].Per gli stoici, dal momento che non vi è concetto, idea, pensiero che non Un diverso schema ermeneutico sottese la concezione tipologica che, consi abbia un'esistenza materiale legata ad un preciso significante (configurato in derando l'Antico Testamento una prefigurazione del Nuovo, condusse all'inter forma concretaoppure rimasto parola interiore), e che è possibile riscontrare pretazione «figurale» della Scrittura. Questa trovò una prima particolare acce similarità fra vari significanti (connessi a gesti, poesie, nomi degli dèi ed altre zione, si potrebbe dire etnico-sacramentale, nell'opera di Paolo di Tarso; il espressioni mitiche) ; dal momento che esiste una sorta di potere allusivo di sug fatto che l'Antico Testamento si presenti come un'«immensa allegoria» [Pépingestione alla base dei rapporti fra i termini di diversi enunciati (che deve la sua i958], secondo Paolo si deve al fatto che il messaggio in esso contenuto è,di esistenza non alle capacità dell'interprete ma al logosdel mondo che precede retto ai cristiani e non agli ebrei, per i quali invece continua a presentarsi rive questa attività), si deve affermare che il linguaggio è concepito come rifiesso stito da un «velo». In tal caso l'allegoria predetermina i suoi destinatari, sele della natura e che l'interpretazione allegorica (l'allegoresi) consiste nello svelare zionando il senso del testo : quello apparente lo attribuiscono i lettori sprovve e mettere in evidenza quelle relazioni soggiacenti che trovano il loro supporto duti, quello profondo lo sanno riconoscere, allegorizzando, i saggi; il cristiano, ultimo nell'ordine stesso del mondo che fonda il linguaggio, quasi che l'intel allora, può percepire le sottese realtà spirituali presenti nell'Antico Testamento legere, il comprendere, consista nell'intus legere,nel leggere dentro, ossia in in quanto le connette analogicamente a fatti narrati nel Nuovo. Mai come in un'operazione di decodifica compiuta a partire dalla lettura di una prima realtà questo caso l'analogia si presenta come il meccanismo conoscitivo ed erme immanente, che è quella linguistica. neutico dell'allegoria. Adamo è la figura (surroga), l'espressione allegorica, diL'allegoria come manipolazione del significante trova uno strumento ope rativo nell'etimologia, sia intesa come attività compiuta tenendo conto degli Cristo ; il sacrificio di Isacco offerto dal padre Abramo è simbolo (sv rmpciPoXq) effetti imitativi dei suoni, sia fondata sulla convinzione che il lessico è costituito dell'immolazione e della resurrezione di Cristo, figlio anche lui, restituito dopo il sacrificio a suo padre. Tertulliano, poi (ii-iii secolo d. C.), accentuando questoa partire da un repertorio limitato di nomi-radice, da cui per analogia è produ atteggiamento, arriva a non volere affatto considerare l'Antico Testamento co cibile tutta una serie di parole. Mimetismo del suono, contiguità, similitudine me mera allegoria [cfr. Auerbach r 938, trad. it. p. i87 ] ; la prefigurazione in esso fondano i rapporti reali fra nomi ed oggetti, cosicché l'etimologia è pratica contenuta avrebbe una validità letterale, storicamente concreta, al pari del allegorica operazione che conduce a riconoscerenel significante una defini fatto contenuto nel Nuovo Testamento che la evoca. L'interpretazione figurale zione referenziale dell'oggetto, e il nome, essendo simbolo dell oggetto a cui si) ' 1 e l'allegoresi si distinguono dunque abbastanza nettamente: la prima stabilisce riferisce contiene la sua analisi semantica. In tal modo l'allegoria si pone fra una retorica ed una teoria della conoscenza. È il caso dell analisi degli epiteti una relazione analogica fra due termini 'reali', mentre l'allegoresi vera e pro pria, mettendo in relazione un termine reale con uno fittizio, marca con la meta degli dèi, nell'ambito della quale una convinzione siffatta porta ad assimilare il fora lo status analogico dell'allegoria (che quindi non sarà né parabolico o pro campo d'azione del dio, l'insieme delle sue competenze, della sua infiuenza fetico, né genericamente anfibolico).sulle cose, al campo semantico di ognuno dei suoi attributi, il che ha un fonda L'opposizione fra un significato evidente, il sensus(che sottol'aspetto di mento nell'accordo perfetto fra natura e mito, ricercato a partire da un'analisi littera, in verbis, oppure di historia, in factis, è, se cosi si può dire, la forma del dettagliata e metodica del mondo fisico. contenuto dell'allegoria), ed un significato latente, la sententia, con cui ci parla la Per quanto riguarda la tradizione dell'allegoria nell'esegesi scritturale, si Verità, viene illustrata sistematicamente entro la teoria semiologica di Agostino. deve anzitutto ricordare il debito nei confronti del platonismo (la distinzione Essa prevede anzitutto una distinzione fra segni non-inténzionali e segni in fra mondo sensibile e mondo intelligibile porta a considerare l'allegoria come tenzionali e riserva il nome di simboli ai segni determinati da un'intenzione il vettore che mette in relazione i due mondi organizzandone i rapporti ) e, poi, umana, o divina, manifestata valendosi degli uomini. I segni sono cose in quan dello stoicismo, non foss'altro che a riguardo dell'opposizione fra verità ed opi to hanno un'esistenza reale e sono segni in quanto significano qualcosa oltre a nione (orXq&sia-8á(cc) e dell'esistenza di differenti modi e forme con cui la sé: sono pertanto chiamati res et signa,ovvero, piu semplicemente, signa. Ma veritàsi presenta. «Esse, — secondo Origene, — ricevono la loro intelligibilità non tuttele cose sono segni: esistono cose che non sono che cose,restantum soltanto dal loro reciproco rapporto, dal momento che contengono, sparso in (il legno, la pietra, ecc,). Due poi sono le categorie di res et signa(osigna). I.aesse, il principio della loro interpretazione». Da Filone (r5 a. C. — 4o d. C.), prima è costituita dai signa translata che, accanto ad un significato immediato ebreo di Alessandria, profondo conoscitore dell'esegesi allegorica classica dei (storico, letterale), ne hanno un altro che, mediato dal primo, inerisce a qual
  • 14. 368 Allegoria 369 Allegoria cos' altro (esempio, il bue quando è considerato simbolo di un evangelista ): cosa(esempio le arole). L'alle oria s»tiene Agostino, non si trova ne]le paro questi sono i segni interpretabili, in cui l'allegoresi entra come esplicitazione di le, bensi negli avvenimenti storici; cosicché tanto i simboli che sono in natura quella mediazione fra significato evidente e significato latente, fra littera o hi e a cui viene a l icato un senPP so ulteriore) quanto i personaggi prefiguranti, i storia e sententia' la seconda categoria è costituita dai segni descrittivi o signa «tipi» dell'Antico Testamento, sono oggetto d'i t ' . Io i n erpretazione. n altri termini propria, quelli la cui intera significazione sta nel fatto che designano un altra si potrebbe dire che erbb d ' p Agostino la tipologia, o interpretazione fi urale ' lgura e, è a le oria in factis l' l!g ' ' f is , 'a legoria vera e propria, invece, allegoriain verbis. Con Agostino, insomma, si sviluppa l'idea di un simbolismo universale, con ivisa sostanzialmente da tutti i n eoplatonici cristiani: «sub verborum tegmine vera latent. Vera latent rerum variarum t t fiec a guris, nam sacra vuloari Dio publica iura vetat» (Giovanni di Salisbur x I 1 ); ll'ry, I seco o) ; a uomo sarebbe impedi Res Uno ta una visione diretta, immediata del V d 11 L ~ , pero e e a e~ , per cui siim orgigEe>p p tantum Trinità rebbe una conoscenza se dconda, raggiunta solo — ma comunque mai tot l q al o a mente Grazia/ — do o un roces d'p p so di perfezionamento, di accrescimento della fede, i cui risul / tati ultimi nemmeno è dato per via allegorica d b / ve ere, ens sempre intravedere, I comunque schermati e mediati. Il terreno di t'i ques impostazione, per certi versi I I comune anche a Tommaso d'A uino si tr Sig na Sig na q ' , si rova espresso nella speculazione dello P d -D ' translata propria I scudo-Dioni i'l'Arco a ita sd -D' 'g" ' p g' , econdo cui le cose, in quanto creature materiali I lSIMBOLI / sono simboli di realtà sacre e in ultimo d 1 C , lo, e reatore, a cosapura, res tantum / I / a cui tutte rinviano (cfr. fig. I). / I 3. «St oria» e «significanza»: ilbestiario. La teoria dei quattro sensi, condensata nel noto distico di Agostino di Dacia (m. Iz8z) «Littera gesta docet, quid credas all ' ~ l' d SENTENTIA en as anagogia» ed esposta da Dante nel Convivio (il senso litterale è l'i era eè imitato alle parole fittizie Significato p fi izi e, quelloallegoricorende ragione del modo di d d 'o o i p r oce ere ei p ', quando mediante le favole insinuano in ch' l' Itoeti ulatente i i asco a «una veritade asco (veri tas) <<T>p>» sa sotto bella menzogna» quello moral ' d fi ' leè e nito per a sua utilità, quello ana Figurae Signa instituta, gogico per il suo valore spirituale), si può anche articolare ' ' 1ico are, piu semp icemente, ALLEGORIA voluntaria in una opposizionefrailLETTERALE e I ALLEGQRIc . So. i osservi a questo proposito c e a is t inzione, fralittera e sententia, permane in qu t t ' l' des i ermini à ove SENSUS [ onvivio, , I, z] sottolinea il passaggio dalla spiegazione letterale a Significato evidente quella allegorica e vera (la «vera sentenza»). (littera-histona),.> A proposito di tale partizione un interessante esempio ci viene fornito dal l'uso invalso ne a miniaturistica della «rinascita carolingia» (vLII-I I ) d' Signa Segni . Atti rituali, Simboli Simboli una inea marcata la scena storica da quella con valore simboli co suggerita dalla rima in tale naturalias storici immagini sacre della poesia convenzionali, p ' ; ' modo il procedimento allegorico si manifesta parole (in verbis1 (in faetis) ne e sue componenti essenziali' e trova un riflesso nell operazione stessa della Littera Historia SEGNI DESCRITTIVI N 11 SEGNI INTERPRETABILI ella tradizione letteraria medievale si a8' ò l' d' d' a signifiance (si veda, ad esempio, nel Bestiaire di Gervaise del xLI secolo), Figura I. e precisamenteestoire (historia) e dit (littera) da, rispettivamente,fable e conte L'esegesi allegorica cristiana. ignif ance. L esempio piu vistoso si riscontra nei
  • 15. Allegoria 37o 37~ Allegoria bestiari e nei cicli epici con animali (una tradizione tutta particolare fu la favola sapere,laprima diascendenza (almeno nella cultura occidentale), fra l'altro, pi esopica), complessi repertori simbolici fondati su reali e comunemente ricono tagorico-platonica, la seconda di ascendenza aristotelica. Ogni 'bestia' è un'unità sciute proprietà degli esseri ; essi si aprono in prospettiva allegorica nel momen iscreta che occupa in esso un posto ben preciso, cosicché si stabilisce fra gli to in cui l'immissione di una 'morale' (se si tratta di favola animale), di una 'fa elementi che costituiscono il bestiario (che sia scritto o semplicemente pensato), ) vola' (se ci troviamo in presenza di un testo enciclopedico; primo fra tutti, si una serie di relazioni negative e differenziali che vengono a definire il carattere può ricordare il De rerum proprietatibusdi Bartolomeo Anglico del secolo xeni), sistematico di quel repertorio. In un passo della Vita Antonii, in cui vengono ma anche di una glossa intercalata, o di una spiegazione delle «proprietà», narrati episodi dell'esperienza di Antonio Magno (secolo tv) nel deserto, si legge segna l'intervento dell'autore a scopo didascalico e conduce, per questa via me che «singu i harum beluarum movebantur secundum suam figuram»; il che diata, il lettore dall'universo fisico dei fatti e delle storie, fondato su attributi significa che le bestie li i d', g 'ndividui componenti quel sistema, dovevano agire riconosciuti realmente propri agli animali in questione, a quello moraleggiante secondo preciseregole; non diversamente nei Quindici Segni del Giudizio, oe della signif icanza. metto escatologico toscano che sta in un manoscritto della fine del secolo xnt: Il cammino storico, che, in rapporto da un lato al mito e alla retorica e dal «Le bestie tucte e li augelli, ~ e li grandi e li piccolelli, ( tienno bene la lor na l'altro alla Scrittura, ci suggerisce una periodizzazione distinguendo l'allegoria tura ~ si che alcuno non dismisura». La «natura» è la misura, metro ordinatore che della tradizione «classica» dall'interpretazione tipologico-figurale della tradi sta i isce i rapporti all'interno del sistema. Ma certo andrà messo in rilievo il zione cristiana,potrebbe essere ripercorso tenendo conto dell'evoluzione di ivario che separa la f iguradallanatura, che non è diverso da quello che separa una forma simbolica estremamente complessa e polivalente: quella espressa ap il bestiario 'divino' da quello 'enciclopedico'. punto nei termini del dominio animale. L'impiego a fini simbolici o allegorici Sistematicità del mondo e sistematicità della cultura permettono un'appro (qui la distinzione fra simbolo e allegoria potrebbe essere quella fra semplice priazione che pero può essere attuata solo attraverso una iniziazione, di cui il 'I e complesso) degli animali è vasto e importante almeno quanto quello della per bestiario fornisce i modelli di comportamento ; sia essa attuata com iendo il per sonificazione (cfr. oltre, ( y) ; inoltre si deve tener conto del fatto che l'animale, corso diuna scala gerarchica, per mezzo di una conoscenza delle cosiddette uno dei temi chiave della mitologia eroica e cosmologica, passa dall'universo del «corrispondenze>), oppure esaurendo tutta una combinatoria immanent rituale a quello dell'arte attraverso un approfondimento, una specializzazione, che sic e sia (clamoroso, fra xni e xtv secolo, il caso di Raimondo Lullo, per cui una delle sue caratteristiche antropomorfiche, assumendo nei testi le connotazioni serie nita e ordinata di principi consente di adeguare per vie logiche i fonda specifiche del personaggio. Sul piano della coscienza collettiva questo processo menti del sapere e delle arti alle radici dell'Ordine Cosmico, costruendo in tal comporta una certa razionalizzazione, provocando nel destinatario differenti modo una trama in continuo accrescimento, il cui ordito è un albero di relazioni ). tipi di reazioni: si va dall'ossessione magica alla curiosità estetica. bestiario divino' («le Bestiaire du Christ») e il bestiario enciclopedico ne C Alla base del fenomeno in questione può esservi uno dei principi concettuali sono i poli: l'animale è simbolo nel primo e allegoria nel secondo (se attribuia impiegati dal mito per assimilare la natura alla forma umana; la personificazio mo per una volta a questi due termini il significato che ha dato loro Lewis )ne degli eventi naturali, la loro ciclicità espressa nei termini allegorici di una segno il primo — potremmo dire — di una tensione in absentia, il secondo di vita (ma si veda, reciprocamente, l'uso delle stagioni in riferimento alla vita, alla un'argomentazione in praesentia. storia, alle forme o alle epoche letterarie) fanno sistema con l'attribuzione agli Nell'analisi dell'allegoria dobbiamo privilegiare — nonostante le indubbie animali di un apparato psicosensoriale di tipo umano. L'allegorizzazione ani difficoltà a formulare un netto discrimine fra i testi — il secondo tipo di bestiario. male, o, se si vuole, l'uso dell'imagery animale a fini simbolici, è fondata su para i è già detto però che il bestiario non è un genere letterario immobile; la sua metri in continuo processo : l'assegnazione, infatti, di caratteristiche umane agli storia si riflette nella storia dell'organizzazione del sapere, in una determinata animali è connessa ad una demitizzazione che può diventare col tempo una ri struttura socioeconomica. L'Ordine Cosmico (a ' d I mitizzazione. Se è vero, infatti [cfr. Frye rg63, trad. it. p. 39], che i miti sono pro eti arabi, l'animale è, per la sua natura primordiale, piu fedele dell'uomo )spesso impiegati come allegorie delle scienze, della religione, della morale, è e l'Ordine Umano presuppongono un'unità, una tipologia, una caratteriologia anche vero il contrario; i miti, una volta affermatisi in situazioni culturali e degli esseri, e quindi la marcatura di un'analogia fra gli uomini e li an' l' storiche determinate, passano a fasi successive al momento in cui sono stati rinviando d' ndo ad una sorta di fisiognomica di stampo morale (non è forse per gli prodotti come allegorie (o incuicerte allegorie sono stateprodotte per trasmet alessandrini Filone e Clemente fisiologia sinonimo di allegoria> ) che li acco tere certi miti ) ; le allegorie possono allora veicolare, in una mutata situazione muna (l'intelligente, il timido, il rapace, il furbo, il vendicativo, l'autopunitivo, storico-culturale, forme indirette di un mito, costituendo un tipo di conoscenza ecc.) : esemplare, a tale proposito, nei bestiari la casistica dei meccanismi dell'au ideologica, ossia quasi-naturalmente appresa. Questo processo non è altro che toconservazione da parte degli animali in pericolo. I due testi, quasi archetipici un esempio della complessità dell'evoluzione dei sistemi semiotici. (si pensi alla loro utilizzazione dal medioevo al neoplatonismo rinascimentale ),Nel bestiario sono presenti due esigenze: l'unità della natura e l'unità del risultato di una sintesi culturale della scienza greca e della religione orientale P t
  • 16. Allegoria 372 373 Allegoria sono il Physiologus egli Hieroglyphica, maturati proprio in quell'ambiente ales che imbattendosi in un leone si inginocchi davanti a lui viene salvato, si arriva sandrino, centro, come già si è detto, di una scuola esegetica cristiana. Il Phy a porre in analogia questo comportamento con quello del «nostro segnore po siologus si muove fra etica e teologia, quasi preannunziando quella successi tente»: come il leone ha pietà dell'uomo che gli domanda mercede, cosi fa Dio va ripartizione dei bestiari fra moralistica e simbolica cristiana. quando il saggio si rivolge a lui confessando «con dolore di cuore» i suoi peccati. «Natura», simbolo, allegoria sono le tre componenti del bestiario ; la «natu L'alternarsi nel testo del bestiario delle «nature» e delle «moralità» indica che ra a è la descrizione dei caratteri reali (considerati come tali) degli animali, veri «il rapporto fra i due livelli è esplicitato»; esso «risponde a un contenuto se o 'fittizi' che siano (mediata, nel caso del Physiologus,dalla scienza esoterica gnico comune alla cultura duecentesca» [ibid.]. La favola, quasi livello terzo ri alessandrina; ma sempre in continuo accrescimento, basti pensare alla comples spetto a questi primi due, funge da esempio,nel senso aristotelico del termine sità di riferimenti dell'enciclopedia di Bartolomeo Anglico del xtt secolo), ma [Retorica, II, xx, 1393a-94a] : essa si presenta come argomentazione che può già include, tramite suggerimenti impliciti e pertinenze attribuite agli esseri, i avere funzione dimostrativa, mettendo in atto meccanismi analogico-induttivi, rinvii simbolici ; talora, al posto di «natura» troviamo «proprietà», con cui in certi oppure funzione probatoria e testimoniale nell'epilogo di un discorso; e l'esem casi si intendono però quella o quelle connotazioni fondate su caratteristiche pio fornitoci a questo riguardo da Aristotele è proprio una favola esopica, quella determinate degli esseri, quasi che «natura» fosse il termine naturale e «pro della volpe e del riccio che, come di consueto, è divisa in due parti, la prima prietà» quello culturale, già pertinentizzato. «Natura», poi, genera «moralità», racconto tematico, la seconda «moralità», costruita analogicamente alla prima e ovvero quella parte del testo che illustra il valore simbolico di certe caratteri diretta ai cittadini di Samo: si passa cosi dalle «parole coverte» alle «parole stiche degli esseri. «Moralità», poi, in certi casi, genera favola: in coda al testo, overte», fungendo l'oratoria da allegoresi. oppure in una sezione distinta, lo scrittore trasferisce nel piano deii invenzione 117C' L'uso degli animali a fini argomentativi ha assunto un generale valore te quei valori simbolici e costruisce un racconto che è un vero e proprio discorso matico nella produzione artistica e nella quotidiana pratica della scrittura; esso allegorico fondato su simboli che sono a loro volta fondati su proprietà, ricono talora si arresta al primo livello, quello delle parole «coperte», non volendo o, sciute come reali, degli esseri. (È noto, fra l'altro, che la favolistica animale per piu spesso, non potendo, per ragioni magari di censura politica, esplicitare il eccellenza, quella esopica, ha una tradizione il piu delle volte sganciata e di livello secondo, quello delle ragioni «aperte». Proprio nella satira politica, che stinta da quella del bestiario; nell'ipotesi però di una ricostruzione culturale spesso si è legata e si lega ad una critica corrosiva dell'organizzazione del potere, complessiva queste due produzioni non andrebbero tenute separate). percepiamo come il bestiario si possa riconnettere al secondo importante ele Un esempio di questa pratica accumulativa e accrescitiva si può trovare mento costitutivo (dopo la metafora) dell'allegoria: la personificazione. nelle favole annesse a un bestiario del xtn-xtv secolo [in McKenzie x9og, pp. 4ro-tr ] : «Uno leone andando per la foresta si vide quattro grandi tori e feroci i quali avevano fatto giura insieme d'andare sempre insieme e d'atare e di di La personificazione. fendere l'uno l'altro, onde né lupo né altra bestia non temeano; ancora il leone vedendoli cosi andare in lega istretti e apparecchiati insieme non ardiva d'as Nella letteratura folclorica e, piu in generale, in tutta la cultura cosiddetta salirli né di fare loro alcuno dannaggio; ma per alcuno gruccio e misfatto si «popolare», l'allegorizzazione è una pratica corrente; essa costituisce forse il partirono e ciascuno andava per sé, e in poco tempo poi lo leone li uccise a uno mezzo rappresentativo piu idoneo per mettere in relazione mito, ritualità, me a uno l'uno dopo l'altro e mangiolli. Questi tori ci donano asempro che i pic moria di una cultura: un patrimonio comune di usi e credenze trasmette, in coli uomini della città debbono istare insieme bene l'uno coli altro e atarsi l tal modo, unaforma coerente diappropriazione delmondo. Ma dove l'appro insieme da' grandi e da' piu possenti. E questo facendo e tenendo a una lega e priazione del mondo è una celebrazione della ciclicità della vita, l'allegoria si giura non saranno arditi i grandi d'oifendere i meno possenti infino a tanto che lega a forme d'iniziazione e di esorcismo. Le personificazioni piu ricorrenti staranno bene insieme. Ma dacché fieno partiti e divisi, i grandi e i piu possenti I saranno quelle della morte, il piu delle volte imprigionata, chiusa in una bot li uccideranno a uno a uno, si come fece il leone i tori. E questo veggiamo ad tiglia o legata ad un albero, e della vita, nella tradizione folclorica spesso raffi divenire ogni die». gurata come una vecchia che porta miracolose pozioni di erbe; e poi delle forze Questa allegorizzazione che accomuna i tori ai «minores» cittadini, la cui e degli elementi della natura, in uno sforzo di assimilazione alla sfera dell'u forza si deve reggere sul reciproco sostegno, costituisce quasi il livello terzo mano: vento, fiumi, mari, onde, malattie; e ancora del tempo e delle sue pe che si innesta sui «due livelli tradizionali della letteratura allegorica di impianto riodizzazioni: mesi, stagioni, anni, ecc. La festa è l'atto che piu di ogni altro, didattico, quello tematico che riproduce realtà e proprietà dei referenti e il sim celebrando valori socialmente condivisi, costituisce un'allegorizzazione collet bolico che si organizza su un sistema etico di vizi e di virtho [Corti t973, p. tiva, una produzione di senso controllata e gestita dalla comunità. Piu di ogni r73]. A partire dalla «natura» o «proprietà» del leone, ricavata in tal caso pre altro tipo di rappresentazione o di spettacolo, la festa, si pensi al Carnevale e valentemente da Bartolomeo Anglico, secondo la quale, ad esempio, l uomo alle sue lotte con la Quaresima, si vale delle personificazioni come di perso
  • 17. Allegoria 374 375 Allegoria naggi, di attori viventi : il mascheramento è la pratica piu comune che connette p, r op). È evidente che l'allegoria, soprattutto nei casi in cui la personificazione allegoria, personificazione e festa; anche in questo caso l'immissione di una è accentuata,può comportare un'operazione di reductioad unum: sipresenta in complessità di simboli in una strutturata produzione di senso costituisce un'al tal modo funzionale alla restaurazione di un'unità perduta o assente, sia essa legoria. Certo è però che, nel passare alle produzioni cosiddette «colte» o «ar di ispirazione platonica oppure tendente a ricostruire quell'unità della sostan tistiche», avvengono profondi mutamenti : altro è bruciare il fantoccio che rap za vivente prima che fosse lacerata in particelle separate (la cui forza motrice presenta il Carnevale, altro è legare Prometeo. Freud individuò nell'istinto sessuale; e su cui il sogno svela una censura, La personificazione è fondata su procedimenti analogici, e anche di conti segnalando il contrasto fra contenuto manifesto e contenuto latente). guità istituita, quando i personaggi in questione sono accompagnati da attributi T 7 L allegoria come personificazione afferma ed estende il principio dell'unità o da elementi del microcosmo, della sfera d'azione, a cui si connettono ; la per del corpo, della persona in quanto entità ontologicamente definita, e, segnando sonificazioneveicola idee astratte,dando loro un corpo, ma anche può rappre il primato dell'unità sulla dispersione e sulla frantumazione, contribuisce alla sentare un tipo generale, un carattere, secondo una fisiognomica culturalmente cancellazione delle lotte nella realtà (e quindi nel testo come senso unitario e nel codificata. Si va dai vizi e virtu della Psychomachiadi Prudenzio (v secolo d. C.) personaggio come soggetto);dal che sideve dedurre che irapporti fra la perso alla Filosofia nel De consolationedi Boezio (vi secolo), ai personaggi degli horti nificazione, simbolizzazione di una entità astratta, e il testo in cui essa si pre deliciarum sacri e dei giardini delle delizie cavallereschi o profani, dal Roman senta, possono avere caratteristiche di volta in volta differenziate. Le personifi de la Rosea Chaucer, dalle personificazioni delle arti liberali («per molti aspetti cazioni possono costituire la totalità del testo o viceversa stare nel testo insieme conformi alle regole per immagini della memoria artificiale, brutte o belle in ad elementi deflagranti e dissocianti: certe opere di Bosch e Delacroix sono modo da impressionare,accompagnate da immagini secondarie per ricordare le al riguardo diun'evidenza esemplare. loro suddivisioni » [Yates rg66, trad. it. p. 4g]) — le nozze di Mercurio con la Filo Per quanto riguarda il ruolo del personaggio del testo (se lo consideriamo co logia — all'emblematica delle «imprese» rinascimentali, alle personificazioni sto me personificazione), talora esso si connota di valenze tipicamente 'antropo rico-politiche di Spenser o di Swift, alle allusioni di Defoe. Si possono trovare: morfe, assertorie e insieme modellizzanti. Ad esempio, la forma della ricerca r) rappresentazioni simboliche delpoRDINE NATURALE (dello Spazio: nelle o «inchiesta» (ingl. quest,a. frane. queste) —che, com'è noto, è privilegiata nei cosmogonie e cosmografie — Opicino de' Canistri, xiv secolo — fino al ribalta racconti di avventura —, dall'ascendenza celtica verificabile nella «materia di mento, nell'iconografia astrologica, dello scopo razionalizzante della perso Bretagna» (si veda il ciclo della Tavola Rotonda) può calare, trasformata in nificazione in quello mitico; nel «paysage moralisé», clamorosi esempi pitto una dimensione cristiana, nello schema delle vicende di un homo viator. A que rici, primo fra i quali quello rinascimentale di Ercole al bivio, in cui sono visua sto proposito si deve sottolineare il valore compositivo dell'allegoria. Il viaggio 7 lizzati gli elementi strutturali di un mito ; nella geografia «trasportata al morale» infatti, si presenti come puramente meraviglioso (a fini eroici o meno) op)) di un Bartoli, ecc. ; del Tempo edelle sue partizioni, endemiche nell'arte e nella pure come via crucis compiuta da un homo viator che sceglie di emulare Cristo7 poesia di ogni epoca) ; oppure ancora come catabasi, compiuta all'aldilà dall'eroe o dal personaggio mi z) rappresentazioni simboliche dell'oRniNE soctAt.a (nella satira, nella «sto tico, oppure infine nella forma di visione fantastica, costituisce nelle sue di ria geroglifica» barocca — fra tutte si veda quella del romeno D. Cantemir —, verse realizzazioni, a seconda della cultura, dell'epoca storica e del genere arti nella mitologizzazione di personaggi-tipo portatori di valori generali, nei casi stico in cui si realizza, un vero e proprio modello; infatti, da un lato, a livello di certe entità astratte, come nel Rinascimento la Fortuna; ecc. ) ; del discorso, esso si presenta con la forma di un racconto precisato in tappe inpp 7 3) rappresentazioni simboliche, infine, se cosi si può dire, dell'oRDINE MEN momenti culminanti, in stazioni', secondo una logica ripetitiva che rende piu fa( TALE e delmicrocosmo della persona (la Memoria, il tema, strettamente con cile, con questa ricorsività, trasmettere nel ricettore certi valori, e d'altro lato, nesso alla Riforma, della Melanconia come personificazione di una lotta nel sog a livellodel personaggio, siconfigura come un graduale processo di trasforma getto, i Vizi e le Virtu, i demoni, l'Anima e il Corpo) ; il tutto coordinato da una zione, di perfezionamento, di un personaggio-tipo appunto, il che nel lettore dialettica antropomorfica che, insieme all'altra componente essenziale dell'al accentua — in quanto modo allegorico che comporta una immedesimazione — il legoria, la metafora, rende conto di due tendenze fondamentali del pensiero ruolo di partecipante. occidentale: l'antropocentrismo ed il logocentrismo. La caratterizzazione del personaggio, in tal modo, «non corrisponde linear «Quando gli uomini rivolsero lo sguardo verso l'interno», scrive Lewis mente alla crescita di età e di esperienza, ma segue uno sviluppo secondo uno [ I936], l'allegoria cambiò forma e struttura: «lo sguardo volto in questa dire schema morale», al di fuori del «mimetico» e del «rappresentativo» [Scholes e zione non vede il 'personaggio' compatto della narrativa moderna bensi delle Kellogg ig66]. L'allegoria si presenta cosi entro una bipolarità fra dinamismo forzecontrastantiche non sipossono descriverese non permezzo dell'allegoria. (la descrizione di un processo) e staticità (le tappe simbolicamente marcate, le Da qui segue, inevitabile, lo sviluppo di questa forma che doveva fornire alla costanti del racconto a valore strutturante) ; essa ordina taluni precisi valori e si letteratura l'elemento soggettivo e raffigurare il mondo interiore» (trad. it. presenta, quasifabula del testo, come suo metro ordinatore.
  • 18. Allegoria 376 377 Allegona tal caso l'allegoria si colloca verticalmente come un modo per ordinare elementi 5. Dal simbolo al segno. del trascendente con elementi del percepibile. I vizi e le virtu rappresentati invece con gli atti che li designano (attraverso L'arte medievale ha privilegiato, fra le varie forme di rappresentazione alle una sorta di fisiognomica in cui l'uomo che li vede riconosce se stesso, ad esem gorica, quella dei vizi e delle virtu, e della lotta che, intervenendo fra i primi e le pio, in chi ingurgita avidamente cibo ed impersona il peccato di gola) si trovano seconde (sulla base della Psychomachia di Prudenzio), si deve risolvere nell'a invece in testi che rinviano ad una visione prettamente segnica; i segni che li poteosi delle virtu; è vero però che talvolta la rappresentazione, nell'Occidente costituiscono si presentano in modo dinamico, quasi «ideologemi.fondamentali europeo, si caratterizza su matrice bizantina secondo la disposizione a 'teoria', del pensiero moderno» [cfr. Kristeva zg7o, z.3.x.], dal momento che non si rife potendo fornire in tal modo l'impressione di una semplice presentazione de riscono piu ad una realtà unica, Dio, bensi evocano un insieme coerente d'im gli elementi, senza che apparentemente si stabilisca fra loro un qualche tipo magini e d'idee attraverso una catena metonimica di scarti che comporta una di rapporto (non si dimentichi comunque che fin dal Concilio di Nicea fu produzione di metafore; quei segni si staccano dal fondo trascendentale che pur sanzionato il carattere di anamnesi —reminiscenza, rinvio memoriale — del ancora li regge e a cui allegoricamente alludono e si collocano in una combina l'icona). toria per cui il valore che essi assumono rispetto agli altri segni del messaggio La rappresentazione dei vizi e delle virtu assume una precisa veste allegori (i 'racconti' degli altri vizi e virtu ) è correlativo ; la gola, ad esempio, non solo si ca. La sua disposizione (in sculture inserite nelle ghiere del portale, in affreschi oppone alla virtu a lei corrispondente, ma piuttosto, se non prevalentemente, collocati di preferenza a lato del Giudizio Universale, sulle pareti interne o nella agli altri vizi; l'uomo, in tal modo, deve vedere rappresentati gli atti sbagliati iconostasi, oppure ancora in vetrate) corrisponde ad un preciso percorso del della sua vita quotidiana configurati in una serie di esempi, deve riconoscere fra fedele che viene sottoposto nell'interno della chiesa alla trasmissione di un mes tutti il suo peccato da cui si dovrà redimere col lavoro. In tal caso la rappresen saggio mediante segnali forti che dirigono la sua attenzione. Se volessimo ripren tazione è un racconto allegorico della vita (e semmai della relazione fra vita ter dere la feconda distinzione, proposta dalla Kristeva, fra due tipi di produzione rena e regno di Dio) ; cosi è evidente che in questo secondo tipo di allegoria pre discorsiva, simbolica e segnica(ovvero, si potrebbe dire, statica e dinamica, se vale la sincronia del racconto (la «storia») sul rinvio a ciò che non c'è e si deve condo la terminologia di Lotman), il primo dei quali si riferisce ad una conce pero, per mezzo allegorico,vedere rappresentato (la «significanza»). zione mitologica del mondo, potremmo contrapporre due serie di testi, i primi, Si può anche dare il caso che una forma 'simbolica' venga impiegata per per cosi dire immobili, rappresentanti singole unità autosufficienti, i secondi uno scopo 'segnico' ; un esempio illustre ed eclatante ci è dato da Bosch (nei in grado di connettersi all'attività dell'uomo e di costituire un vero e proprio Sette peccati capitali ) che utilizza la forma 'a medaglione' propria della decora racconto. (Andrà ricordato — coincidenza questa illuminante, non priva di con zione classica e la disposizione 'a ruota' (tipica delle miniature simboliche me seguenze per quel che riguarda i rapporti fra scuola iconologica di Warburg e dievali, nei paradisi mistici e negli horti deliciarum), per tratteggiare poi, all'in semiotica — che questa classificazione è stata per la prima volta ipotizzata da terno dei singoli spicchi, immagini dirompenti dei peccati umani, Il contenuto Katzenellenbogen [I939]). si e sviluppato indipendentemente da una forma espressiva, che è rimasta pres I vizi e le virtu rappresentati di volta in volta con gli attributi che ad essi soché inalterata; nel caso delle figurazioni simboliche (Dio al centro, i peccati sono propri (particolari colori, oggetti-simboli, emblemi, che rendono parzial o le virtu, o le Arti o gli apostoli o i profeti, tutt'intorno scanditi entro spazi re mente motivate, come già si è detto, tali rappresentazioni) riflettono una visione golari) viene riprodotto, secondo uno schema memoriale, un ordine costituito accentuatarnente simbolica; quelle personificazioni collocano, in una prospetti che è assente; nel caso di Bosch la cultura del segno trionfa, e negli spicchi, o, va insieme mistica e gerarchica, 'feudale', l'uomo sottomesso al cospetto di Dio ; se si vuole, fra i raggi della ruota, l'uomo celebra le proprie passioni e piaceri, la funzione dei simboli, inoltre, non solo precede, ma anche prevale rispetto al secondo un ordine del reale presente e percepibile, che viene rinviato ad una discorso che li veicola. In tal caso la rappresentazione è un'allegoria dell'ardua tipologia morale per mezzo delle 'etichette' dei peccati che contraddistinguono le ascesi dell'uomo a Dio, quella stessa xC<p,c>Evou irxpx8sicrou del sogno di Gia singole scene: ira, superbia, luxuria, accidia, gula, avaricia, invidia. cobbe. Questa pratica semiotica allegorica ordina dei simboli, che sono unità Un interessante esempio dell'accostamento dei due tipi, il simbolico-statico connesse in via trascendente ad altre unità inconoscibili se non per via media ed il segnico-dinamico, ci è dato dal ciclo del Buon e Mal Governo dipinto da ta ; l'allegoria è un modo di rappresentare e ordinare questi simboli, attraverso Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena a partire dal z34o. Sui due enunciati e ruoli in cui si riconosce, si divina I"idea'; non si tratta però di un lati opposti della sala si fronteggiano da una parte la città del Buon Governo reale costruito «come una combinatoria di termini (segni)» (Kristeva), di un rea e la campagna del Buon Governo, dall'altra l'allegoria del Mal Governo. Il le (pur connotato nel testo) che si spiega da se stesso, ma di enunciati simbo termine 'allegoria' è stato riservato per indicare la rappresentazione del Mal lici che esistono a posteriori rispetto alle entità ideologiche che li hanno pro Governo, mentre in realtà si tratta di tutto un complesso allegorico decisamen mossi: si tratta allora non di un testo che fonda ma di un testo che spiega. In te compatto, in cui una figurazione dinamica, narrativa, quella degli effetti del