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E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ]
MYTHOS LOGOS
Gian Paolo Caprettini e Guido Ferraro — MYTHOS/LOGOS p ag .4
Marcel Détienne — DEMONI p a g . l l
J eanni e C a rl i e r — DIVINAZZONE p a g . l 8
Marcel Détienne — MITO/RITO p a g . 2 5
Gian Paolo Caprettini, Guido Ferraro e Giovanni Filoramo
— MYTHOS/LOGOS pag.33
Alfonso Di Noia — ORIGINI pag.48
Mythos/logos I8o I8I Mythos/logos
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concetto analogia e metafora lessico avanguardia
metafora
Mythos/1ogos
esistenza argomentazione lingua classicosegno
essere interpretazione lingua/parola critica
significato
fenomeno linguaggio filologia
simbolo bello/brutto
formaastratto/concreto metrica letteratura
idea semantica maniera
dialettica espressione
identità/differenza proposizionee giudizio sens%ignificato poetica fantastico
traduzione alfabeto retorica
mediazione girato
ascolto
opposizion%ontraddizione universali /particolan imitazione l
qualità/quantità gesto immaginazione l anthropos
atti linguistici lettura
totalità dicibile/indicibile
progetta c ultura/culture 1
luogo comune I etnocentrismi Iuno/molti nproduzion%iprodumbihtà
decisione enunciazione comumcazlone
orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura
distribuzione statistica presupposizione e allusione errore
parola
dato finzione
referente informazione spazisfità arti /
giochi ritmo
etica generi
induzione statistica scrittura
artigianato
filosoáa/filosofie narrazione/narratività artista
probabilità acculturazione
ragione antico/moderno voce stile attri uzionen 'b
rappresentazione statistica
razionale/irrazionale catastrofi civiltàcalendario .temajtnotivo
teoria/pratica
oggetto
futuro
soggetto/oggetto ciclo decadenza Sèlthz produzione artistica
selvaggio/barbaro/civilizzato
uguaglianza evento escatologia
caos/cosmo valori periodizzazione età mitiche armonia colore
escrementi
curve esuperlici infinito vero/falso tenlpo/tcmporalità genesi melodia disegno/progetto
fertilità
geometria e topologia macrocosmo/microcosmo volontà passatojpresente ritmica/metrica abbigliamento visione
nascita educazione
invarianie mondo progresso/reazione scala
a/chimia canto sensi generazioni
natura storia suono/rumore
astrologia atlante corpo sessualità infanzia coltivazione
osservazione cabala collezione
tonale/atonale danza vecchiaia morte cultura materiale
deduzione/prova reale elementi documento/monumento maschera amore
vita/morte industriarurale
equivalenza unita armi desiderio
esoterico/essoterico fossile moda materiali
difierenziale formaqizzazione frontiera
memoria credenze ornamento eros prodotti
funzioni clinicalogica guerra isteria
rovina/restaura dialetto scelta
infinitesimale possibilità/necessità analisi/sintesi imperi enigma pulsione angoscia/colpa cura/normalizzazione
locale/globale referenza/ventà funzione nazioneanticipazione fiaba soma/psiche castrazione e complesso esclusione/integrazione'
sistemi di riferimento ricorsivita ipotesi misura tattica/strategia fuoco
Inostro cannibalismo sanno/sogno censura farmaco/droga
homo
stabilità/instabilità matematiche modello identificazione e transfert follia/delirio
alienazione popolare dèi
variazione metodo struttura inconscio medicina/medicalizzazione mano/manufatto
coscienza/autocoscienza demagogia proverbi divino tecnica
centrat%centrato teoria/modello nb//fpsifps/Cosi normale/anormale
immaginazione sociale discriminazione tzcdim~ crei utensile
combinatoria l iniziazionc
à ' jtlscere salute/malattia
grafo
PSCC repressione sintomo/diagnosi
applicazioni
labirinto
serv%ignore terrore magia demoni
ahmentanoncassioma/postulato caso/probabilità uomo tolleranza/intolleranza atea messia divinarione agonismo
animalecontinuo/discreto rete causa/effetto utopia tortura chierico/laico millennio mit%ito cerimoniale casta
cucinadipendenza/indipendenza abaco certezza/dubbio violenza ChlCSfl persona festa donna
domesticamentodivisibilità
màithos/logosalgoritmo coerenza diavolo puro/impuro feticcio endogamia/e ogamia
famedualità approssimazione convenzione eresiacategori%ategorizzazione religione ongmi famigliagioco
insieme calcolo determinata/indeterminato libertino lutto incesto vegetale
conoscenza sogno/visione
razionale/algebric%rascendente numero empiria/esperienza stregoneria' maschile/femminile
coppie filosofiche , libro regalità
simmetria zero esperimento disciplina/discipline peccato rito matrimonio
strutture matematiche legge sacrnfprofano pare ntela
enciclopedia caccia/raccolta
trasformazioni naturali / categorie libertà/necessità santità
borghesi/borghesia totem
innovazion%coperta donoburocrazia
metafisica economia uomo/donna
control1%etroazione insegnamento eccedente
classinatura1%rtiifiiciale formazione economico somale
invenzioneenergia contadini pastorizia
operatività lavoro
analogico/digitale equilibrio/squilibrio rappresentazione consenso/dissenso primitivo
paradigma ideologia lnodo di produzione
ricercaautoma interazione egemonia/dittatura rempronta/rldlstnbuzlone
previsione e possibilità masse proprietà
intelligenza artificiale ordine/disordine sistematicae classificazione intellettuali
riduzione proletariato nproduzione
macchina organizzazione libertà rivoluzioneripetizione transizione abbondanza/scarsità
pfogmtmns semplic%omplesso maggioranza /minoranza
scienza bisogno
simulazione sistema apprendimento partiti
spiegazione consumo
strumento soglia cervello autoregolazion%quilibrazione politica
verificabilità/falsificabilità amministrazione accumulazione imposta
vincolo comportamento cognizione
comunità capitale lusso
e condizionamento induzione/deduzione
conflitto elisi oro e argento
controllo sociale innat%cquisito
consuetudine costituzione
élite distribuzione pesie misure
astronomia emozione/motivazione istinto
diritto democrazia/dittatura fabbrica produzione/distribuzione
cosmologie gergo
atomo e molecola mente operazioni
giustizia norma gestione ricchezza
gravitazione percezione
gruppo
conservazion%nvarianza istituzioni patto imperialismo scambio
luce entropia quoziente intellettuale
marginalità
responsabilità potere opinione impresa spreco
materia fisica potere/autorità mercato
spazio-tempo atmosfera cellula
povertà
forza/campo pubbfico/privsto merce
litosfera adattamento differenziamento
propaganda
società civilemoto moneta
oceani evoluzione immunità
ruolo/status
particella
abitazione stato pianificazione
pianeti mutazione/selezione socializzazione
individualità biologica
plasma acqua società proiltto
sole polimorfismo integrazione
universo
propagazione ambiente rendita
SPCCIC invecchiamento
spazia sociale
quanti città salario
relatività
organismo clima utilità
regolazione
reversibilità/irreversibilità ecumene valore/plusvalore
catalisi
stato fisico
sviluppo e morfogenesi insediamento agricoltura
macromolocole' migrazione città/csmpagna
metabolismo paesaggio colonie
omcostasi'
eredità
popolazione commercio
organico/inorganico regione industria
OSllloal
gene
risorse spazio economico
vita
genotipo/fenotipo
suolo
razza
sviluppo/sottosviluppo
terra
sangue
territorio
villaggio
42I Mythos/logos
Mythos/logos privilegiata in questo gruppo, esse potranno indicare il luogo di manifestazione
Dexnoni, Divinazione, Mito/rito,
di una primigenia differenziazione che poi si estende: e allora il mito si oppone
l
Mythos/logos, Origini
a non-mito, l'eroe al non-eroe, gli dèi ai non-dèi : ed è evidente che sono gli ele
menti «positivi » a produrre la differenziazione e a dominare il rapporto con quel
li «negativi » che ad essi si oppongono. (Vernant ha di recente tratteggiato assai
lucidamente la condizione comune all'Occidente, e di eredità greca, secondo la
r. La v arietà dei rapporti. quale il mitico si definisce attraverso ciò che mitico non è, opponendosi dunque,
in quanto « finzione», al reale e, in quanto «assurdo», al razionale).
Il gruppo di articoli di cui in queste pagine si traccia un percorso di collega Una cultura si identifica distinguendosi, opponendosi rispetto alla sua non
mento è costituito da distinti sottogruppi, individuabili entro il profilo di termi cultura (Lotman e Uspenskij) : dèi ed eroi fanno appunto parte del «proprio»
ni — d'agente (+demoni+), azione (+divinazione+), luogo come spazio-tempo di una cultura, sono i garanti della sua autonomia; essi, nel pantheon a cui ap
(+origini+) — e di polarità concettuali (+mit%ito+, +mythos/logos+) : queste ul partengono, occupano una precisa porzione di spazio, hanno un limitato cam
time costituiscono in effetti il nucleo centrale dell'assieme. po d azione che essi rispettano o magari sfidano, ma che è definito dagli «uo
Tali coppie possono essere pensate: a) come elementi di una successione mini», cioè da chi li riconosce come tali. Paradossalmente, ma forse nemmeno
(dal mito al rito, dal mythos al logos), dotata di una, almeno potenziale, reversi troppo, questi tipi di personaggi (e di proprietà loro attribuite ) — simili a segni
bilità (dal rito al mito, dal logos al mythos) ; b) come espressioni gerarchizzate dotati di tratti distintivi — sono fatti esistere dalle pratiche che li chiamano in
sostenute dal legame causa-effetto, che implica la preminenza del primo termi azione (la divinazione, per esempio). Ma è vero, d'altronde, che chi li invoca o
ne: niente rito senza mito, niente logos senza mythos;c) come polarità classifi li evoca non è cosciente di questo processo e li pensa «già esistenti » in uno spa
catorie : esiste un universo in cui mito e rito, da un lato, mythos e logos dall'altro, zio-tempo fuori dal corso dei mutamenti : il luogo genetico, che è dappertutto e
si ripartiscono distinte aree di competenza; ciò non esclude che queste aree pos in nessun luogo, che sempre è stato e sempre sarà. Il mito ne racconta l'insorge
sano esseredidiversa ampiezza (e allora si avranno condizioni di tipo b)) oppure re, attribuisce ad essi un posto nel «mondo», ma la loro ragion d'essere, per im
che vi siano sovrapposizioni: esisterà allora un'intersezione fra mito e rito e fra plicata che sia nelle sorti degli uomini, ha la forma di una «leggenda», legata a
mythos elogos;se poi a questa intersezione si applicano criteri di tipo a), si potrà motivi eziologici, al bisogno d'ordine, ma anche alla casualità di un meraviglioso
avere una preminenza prima del mito e poi del rito, prima del mythos e poi del incontro : il loro principio è il loro fondamento (e viceversa).
logos. In ultimo, se si volesse riassumere in termini rigidi di struttura-storia, si Quello del mito è pertanto un discorso che presenta un modello, non ideale
dovrebbe dire che i modelli con cui pensare questo gruppo, a partire dalle sue ma prescrittivo, dell'universo : posto al di fuori del giudizio e della verificabilità,
polarità, sono sostanzialmente due : uno che implica la distinzione (sotto forma esso costituisce indiscutibilmente l'unico modo corretto di concepire l'universo.
di opposizione,contrasto, ecc.) fra i termini di ciascuna coppia, l'altro che de In questi brevi e densi cenni di prospezione si è finora taciuto il ruolo fonda
scrive il passaggio dall'uno all'altro, in una direzione o nell'altra, o, piu precisa mentale del punto di vista; vale a dire non ci si è espressi sul fatto che queste en
mente, che li pensa come momenti distinti della formazione di un sapere, o come tità o relazioni siano considerate dall'interno della cultura a cui appartengono o
le modalità prevalenti o le prospettive tendenziali di una cultura e del suo svi da un suo esterno. In un progetto enciclopedico come quello presente si è tenta
luppo storico. to di realizzare una partitura intrecciata, dall'esterno e dall'interno, badando a
Se poi si vuoi delineare un parallelismo fra le coppie in questione, si vedrà non porre un «centro», ossia a non focalizzare il materiale in analisi postulando
che frarito e logos viè (o è stata posta) una precisa analogia: con questi due ter un punto di vista rispetto al quale realizzare l'osservazione. Si è privilegiato cosi
mini si sono voluti indicare i mezzi di trasmissione, le modalità applicative ed il dialogo entro una trama di relazioni, la nostra, e l'omogeneità o organicità del
esplicative del mito, considerato in generale o piu specificamente con l'ambiguità materiale osservato, omogeneità d'altronde spesso soltanto apparente, che tanto
(sacralità e/o narrazione>) che ha nella tradizione di origine greca. Per tornare piu sembra tale quanto piu lontana è (o si crede che sia) dal nostro modo di con
ai termini d'agente, con questi si potranno individuare gli «operatori» del pas cepire, dalle nostre ipotesi o spiegazioni.
saggio fra un polo e l'altro, i tramiti «personali » del collegamento fra le due sfere. In questo gruppo di articoli sono in questione talune radici del nostro sapere,
È chiaro che se rito e logos si pongono in successione rispetto a mito-mythos, si non i suoi esiti e le sue formule piu recenti. Ma è chiaro che ciò di cui si parla è
avrà una concezione distinta degli «agenti», prima legati al primo termine, poi ancora, in termini mutati, pronto ad essere interrogato, intatto nella sua capacità
al secondo. E quindi: gli dèi del mito e quelli del rito, gli dèi del mythos e quelli di produrre senso, e se proprio non è chiamato direttamente in causa, quanto
del logos, e cosi per i demoni e per gli eroi. E, almeno in linea astratta, è evidente meno resiste, piu o meno sommerso, in una condizione di «sopravvivenza». Le
che non si devono escludere altre proposte di legami e di appartenenze. mitologie, le deificazioni non sono di pertinenza di una presunta irrazionalità ma
Quanto alle +origini+, che costituiscono la localizzazione spazio-temporale costituiscono, anche in forma non esplicita, forme e basi concettùali della rappre
Sistematica locale 422 4z3 Mythos/logos
sentazione; basti rinviare ai «miti personali» della psicanalisi o alle Mythologies dell'ordine come era accaduto in Eschilo e Sofocle. A quel punto si è ormai in
della vita quotidiana su cui ha riflettuto, fra il rclg4 e il '56, Roland Barthes, che sinuata nel mito e nei suoi strumenti sia l'esperienza « laica» e rinnovatrice della
chiuse i suoi «miti d' oggi» mirando a una «riconciliazione» fra il reale e gli uo «ricerca scientifica» nella filosofia, promossa dagli ionici, il cui scopo non sono i
mini, fra gli oggetti e il sapere. principi come origini ma i principi come cause, sia l'interpretazione allegorica,
È vero : non c'è tema piu controverso del mito, ancor oggi quando si pretende almeno nel suo tentativo di contemperare scienza e tradizione mitico-religiosa.
di opporlo a vecchi o nuovi razionalismi, come se questi non avessero i loro miti In tale quadro di «laicizzazione» del mito ha avuto gran peso, nella civiltà
e non producessero illusioni e storture. greca, l'estensione dell'accesso al mondo spirituale e politico a una cerchia sociale
sempre piu larga, accesso di cui l'uyopá è indice chiarissimo : la Verità (u) é&scu,
ciò che non si dimentica) è ormai intelligibile al di fuori di un sistema di rappre
z. Al l e origini delle origini. sentazione religiosa (Detienne) ; il logos si carica di efficacia, sia quello «ambi
guo» del poeta, come Esiodo, che ha la coscienza orgogliosa di portare un mes
Il mito istituisce, si è detto, una differenza, un'opposizione, espressa di volta saggio di verità (Vernant), sia quello disincantato della retorica. È il logos a poter
in volta, a seconda delle epoche e dei luoghi, da una serie di polarità, contraddi essere veritiero o ingannevole costituendosi tanto come forma di rappresenta
stinte da fattori duali, alternativi o complementari, e anche reversibili nel loro zione, di conoscenza, quanto come strumento di comunicazione.
rispettivo valore nel corso dei tempi : da una parte la storia, dall'altra il mito ; da A questo punto i termini della coppia+ mythos/logos+ costituiscono dellefun
una parte il prosastico-logico, dall'altra il poetico-mitico ; da una parte il raccon zioni della parola e non piu degli universi separati e impermeabili l'uno all'altro ;
to profano, scritto, dall'altra il racconto sacro, orale ; si arriva cosi a tracciare dei sotto questo profilo il passaggio da Platone ad Aristotele non va oltremodo marca
campi oppositivi (verità/mito, azione/parola, ecc.) che corrisponderebbero a tipi to. Il mito è strumento pedagogico, illustrativo, per una « filosofia», e anche per
distinti di esperienza, una superiore all'altra, senza però che si debba automati una «letteratura», che utilizza ormai gli strumenti di trasmissione scritta. Il mi
camente concludere che il mito si identifica con la fase arcaica della religione af to viene «logicizzato», la parola non è piu l'omerico Xáyoc irotqi«xác;,magico,
fidata alla trasmissione orale. superno esacerdotale,ma è«poietico» perché può parlarediun'esperienza quo
Dalle sue prime testimonianze sino ed oltre la tradizione greca, il mito ha ca tidiana o sovramondana senza compromettersi con delle rigide cosmologie: è
rattere sovramondano (si pensi alle dichiarazioni di Platone nel libro III della affidato alla scrittura, è «ridotto» a evento, a materia narrativa. Nella tragedia gre
Repubblica), sia che tratti dell'aldilà superno degli dèi o di quello sotterraneo dei ca, generalmente considerata, non vi è mito sottratto a una logica, non vi sono
morti a cui solo l'eroe (o il poeta) può accedere. Il mito indica pertanto da un lato dèi ed eroi irrelati dal mondo, ineffabili : la parola, il discorso, il racconto pongo
una competenza territoriale su un aldilà spazio-temporale, ponendo come neces no diversi tipi di tecnica.
sario il superamento di unafrontiera, e dall'altro indica una competenza pragmati Pur in questa tensione fra rinnovamento e continuità, dovuta anche al con
ca caratterizzata dal superamento di prove, e quindi dalle trasformazioni avviate tattoframondo ateniese e greco e altre culture, non siperde un certo desiderio
dagli eroi che lo agiscono. di rivolgersi o di ricongiungersi a modelli archetipici, nonostante si cerchi di
Il mito prevede una rappresentazione globale i cui criteri di lettura della real mondanizzare il mitico, di considerare la vita umana iuxta propria principia:
tà affondano in quest'ultima le loro radici. La natura viene sacralizzata e pertan Eros è il piu fascinoso di questi mediatori.
to si rende necessario porre un caos primigenio e una lotta di principi e domini È spiegabile pertanto come il mito, anche nelle sue radici greche, benché sia
opposti, il freddo e il caldo, l'umido e il secco, il pesante e l'imponderabile, il vi stato opposto alla storia, come «leggenda» a «testimonianza» diretta, non abbia
sibile e l'invisibile. Quello che dice il pensiero mitologico, ivi comprese le nostre cessato di fornire canoni stilistici o codici di comportamento alla storiografia,
mitologie, piu o meno «classiche», è che esso può agevolmente percorrere l'e
com'è il caso del rapporto fra epica e biografia.
stensione del sapere attraverso un rapporto speculare fra uomo e mondo (media Certo, ricorrentemente il mito viene considerato e/o utilizzato per idealizzare
to genealogicamente da stirpi divine, +demoni+ ed eroi), fra corpo e terra co un passato, non è piu soltanto il racconto imitazione della realtà di cui parlò Ari
nosciuta, ponendo l'uomo in una dimensione di illusoria continuità affidata a rit stotele distinguendolo appunto dalla f,,ciwop/cc,la trama osservata e interpretata
mi ciclici, in cui egli ritrova il suo tempo perché impara a perderlo e parla — oggi dei fatti accaduti.
di un sapere originario perché teme di dover dichiarare delle sconfitte in ordine È in questione il rapporto fra mondi possibili (quelli realizzati dal racconto
alle proprie elaborazioni concettuali. e quelli per cui lottano oratori e guerrieri) e istituzioni ; è in questione la coscien
L'eroe può rappresentare la norma ideale, e allora istituzionalizza gli scarti za dell'utilizzazione di «schemi drammatici» (Dumézil) nella mitologia, nell'e
fra reale e razionale, ovvero può, con un atto di coraggio e dismisura, disatten popea, nella storia; per quanto siano, come appunto osservava Durnézil, chiama
derla o sfidarla; quest'eroe sarà quello euripideo, che oppone in qualche modo la ti a una «carriera letteraria propria», i miti non sono pensabili al di fuori del qua
sua volontà al caso degli dèi ormai capricciosi, non piu paladini della giustizia e dro sociale che essi giustificano.
Sistematica locale 424 4z5 Mythos/logos
La complessità, la ricchezza, talora le contraddizioni e la disomogeneità dei
corpus mitologici spesso soggetti a contaminazione, hanno fatto sostenere con Mito e rito, discorso e azione.
una certa asprezza che i miti per molte culture non fanno «sistema», quando in
vece possono sembrare « insiemi sporadici »(Kirk) perché formano un coagulo Indicativa è senza dubbio la stessa abitudine scientifica ad associare insieme
di distinti e diversi stati sincronici. due oggetti che pure potrebbero apparire cosi distanti, e tali sono incontestabil
Una volta chiarito che per mito si possono intendere oggetti molto diversi : mente quanto meno nei modi della loro manifestazione materiale. Una conside
una storiasacra o religiosa, una falsacredenza o perfinogeneralmente un rac razione sia pur non approfondita della sterminata letteratura prodotta intorno
conto tradizionale, e che secondo alcuni esso è, a livello concettuale, l'aspetto a alla coppia+ mit%ito+ rende evidente quanto del suo potere d'attrazione su pen
cui corrisponde il rituale a livello di azione, ci si renderà conto della difficoltà di satori e studiosi d'ogni tempo sia dovuto ad una anomala capacità di neutralizza
procedere a una definizione assoluta. È questo uno dei motivi che hanno fatto si re differenze e opposizioni altrove ineluttabilmente decisive. Vi è un'area, intui
che in questa Enciclopedia il mito sia entrato sotto forma di relazioni :+mit %ito+ tivamente definita nella mappa dei fenomeni culturali, in cui la comunicazione
e + mythos/logos+. verbale, quasi potesse venir realmente «fraintesa» dai soggetti stessi della sua
Molti hanno insistito sulla particolare «qualità» o «natura» dei miti greci, e produzione (lo si vedrà tra poco), viene vista come atto autonomo che sfugge alla
una decina d'anni or sono Marcel Detienne ha tra il serio e il faceto polemizzato griglia dei possibili valori perlocutivi, proprio perché sottratta agli effetti e alle
con chi pensa che i «Greci non sono come gli altri » e non possono essere profa regole dello scambio comunicativo, dunque all'assunzione illocutoria del discor
nati da una commistione con il pensiero allo stato selvaggio. Ma se si riflette sul so. Filosofi, etnologi, sociologi, semiologi si sono impegnati con ogni strumento di
la mito-logia (questo apparente binomio di «opposti»! ) come collezione tradi cui potessero disporre a separare quanto si dice «mitico» dall'universo dei di
zionale di racconti, affidati alle leggi dei «cambiamenti» e delle «persistenze», scorsi comuni. Vi hanno rinvenuto proprietà non soltanto specifiche ma quasi
vale a dire dei continui rifacimenti e riconnotazioni che su di esse esercita, come contraddittorie con l'idea stessa del parlare. Non è sufficiente allora notare i mil
su ogni specie di linguaggio, la cultura, ciò non si potrà correttamente valutare le modi in cui nella recitazione di un mito il discorso viene «ritualizzato», come
senza rivendicare l'«autonomia della tradizione mitologica» (Detienne). l'uso di certe formule definite o di un lessico e di una sintassi inusuali, come il
Il mito non mette in gioco soltanto sistemi classificatori ma anche espressioni tono e la cadenza della voce o il controllo anomalo sugli elementi deittici, come
categoriali e interpretazioni del mondo, e non può semplicemente essere misu la rigidità delle situazioni e dei rapporti comunicativi fra le parti. Ciò che ha gui
rato come scarto o ricalco della realtà; torna qui il problema del rapporto con le dato, da differenti punti di vista ma con poche eccezioni, l'interpretazione scien
istituzioni (si pensi alla tormentata, affascinante ricerca di Dumézil ) che i miti tifica dei fenomeni mitici è stata la possibilità di assimilarli a prodotti sociali
non si incaricano sempre e soltanto di rappresentare fedelmente o di proteggere astraibili dallo svolgimento dei processi interattivi. Come un arnese da scavo o
servilmente, ma con cui intrecciano relazioni indirette e mediate: il contesto con un dipinto su corteccia, il mito può essere «raccolto», catalogato e inserito in un
cui è in rapporto il mito, anche quello greco, non è né fotografato né eluso dal repertorio il cui modello di riferimento è, a conti fatti, il museo.
mito ma, al pari di ciò che accade per ogni linguaggio, è reso possibile mentre se Allo stesso modo, è chiaro, il rito appare sottrarsi alle condizioni comuni del
ne parla, è interpretato nell'atto stesso di rappresentarlo. l'azione. Significativamente, fino ad anni recenti — e forse fino all'istituzione, con
Proprio in quanto linguaggio, sottoponibile alle leggi della continua rifonda le prospettive etologiche, di possibilità di confronto con i comportamenti rituali
zione, il mito e i sistemi mitologici sono entrati e usciti, sommersi e riemersi dal (sostanzialmente preculturali, s'intende) di altre specie zoologiche — si aveva del
la tradizione culturale: basti pensare alle diverse epoche «classiche», alla «so la ritualità una concezione che era assiologicamente laudativa ma che poi nei
pravvivenza degli antichi dèi », alla «rinascita del paganesimo antico» riconosciu fatti riduceva le stesse possibilità di riconoscimento e descrizione. Se il rito è atto
ta caratteristica di certi secoli che il senso comune si ostina a definire oscuri o, sacro, culmine della vita della collettività, esso allora è assente dalla trama quoti
peggio, corrotti ; o ancora, se si vuole, alla pervicacia di ogni enciclopedismo, da diana della vita sociale. Come il mito viene raccontato di rado, cosi il rito viene
Plinio il Vecchio a Vincenzo di Beauvais e oltre, nel ripercorrere o nel fondare agito di rado. Non è dunque sufficiente indicare i mille segnali con cui il rito è
delle origini assolutamente inattendibili come sono anche quelle prodotte dalle separato dall'azione comune, trasformato da un fare in un dire, assimilato a un
antichità immaginarie fra xvi e xvir secolo; o ancora all'etimologia come forma discorso. Se del mito si sottolinea il suo essere tradizione, letteratura, quasi testo
di pensiero che, da Esiodo a Isidoro di Siviglia a Heidegger, o indica un podero «scritto» in società che non conoscono la scrittura, si riconosce il rito solo all'in
so disegno ecumenico o tradisce un'angoscia della perdita delle origini, vale a terno di un apparato rituale che, essendo dotato per definizione di vistose di
dire di quei tempi in cui tutto era possibile e tutto giustificato, cosi come ora lo scontinuità nella sua realizzazione temporale (riti stagionali, riti per i grandi mo
potrebbe essere da un gioco mirabolante di etimi, veri, falsi o verisimili. inenti della vita, ecc.), vale a sancirne l'eccentricità sociologica.
Questo atteggiamento che isola la sfera mitica e rituale in un universo a parte,
ila un lato enfatizza, almeno a un primo livello, le scansioni'soggettive proclama
Sistematica locale 4z6 4z7 Mythos/logos
te dai membri stessi delle culture in esame, dall'altro lato conduce all'elabora teriale dei testi in una prospettiva non museografica appare quanto mai ardua ;
zione di teorie che cercano la spiegazione dei fenomeni in ipotesi di derivazioni quali e quante versioni raccogliere, in quali condizioni di naturalezza o d'artifi
reciproche (la narrazione mitica traduce l'azione rituale, o è il rito a trasporre in cialità (ma ci sono popolazioni le cui mitologie vengono raccontate troppo ra
un simbolismo gestuale le configurazioni di significato elaborate dalla mitolo ramente per accontentare l'etnografo, o magari si dicono soltanto in segreto... ),
gia?) Poiché lo si nega alla concretezza quotidiana della storia, l'universo mitico che cosa registrare della situazione comunicativa in cui la narrazione ha luogo, e
rituale diventa campo privilegiato per una temporalità anomala : l'oggettiva ripe cosi via?
titività delle esecuzioni viene interpretata nel senso di una fedeltà alla fissazione
ossessiva. È questo il luogo deputato delle+origini+, ove non solo l'indigeno tro
va la storia dell'origine del mondo o la rappresentazione dell'origine cianica dal I codicideirapporti sociali.
la specie eponima, ma lo studioso l'origine delle forme narrative o quella della
rappresentazione teatrale. Di piu, vi sarebbe in questi fenomeni la traccia indele Si capisce facilmente per quali ragioni, a partire da un certo momento, gli
bile di una condizione primordiale : la testimonianza, ad esempio, di un'anteriore studiosi si siano impegnati a ricucire la separazione fra il mito e gli altri aspetti
costituzione matriarcale cancellata dalla storia. della vita sociale, ma si capisce anche il loro imbarazzo, data la crescente consa
In un celebre articolo del t856, Max Mùller faceva della produzione mitolo pevolezza di una insufficienza dei dati di fatto disponibili. La connessione dei
gica l'effetto di una malattia del linguaggio. L'ipotesi è oggi insostenibile, ma il sistemi simbolici con la rete dei rapporti sociali non può valere come interpreta
suo fondamento logico è interessante : nel momento in cui i segni linguistici non zione: semmai, come ipotesi di partenza per l'etnografo. Le nuove strade d'ap
vengono piu visti nella loro funzionalità comunicativa ma considerati quali og procciosociologico che siaprono intorno aglianni 'zo offrono piu promesse ac
getti a sé stanti, si scatena una patologia sacralizzante (i nomina tramutati in nu cattivanti che convincenti sistemazioni. In primo luogo e soprattutto, esse val
mina) che converte la relativa convenzione linguistica in assoluto ontologico. gono a rendere evidente lo psicologismo ch' esse denunziano nelle grandi teoriz
Non vi è problema finché la parola viene impiegata come mezao per far riferimen zazioni precedenti, Di contro, si constata che non vi è interpretazione comples
to al reale, ma il mito nasce là ove la parola si trova defunzionalizzata, e quindi siva del fenomeno che non passi per un'interpretazione psicologica.
aperta a tutte le potenzialità di produzione fantasmatica contenute nel nocciolo Operazioni quali quelle di Lévy-Bruhl salvano la coerenza di un disegno cul
del suo etimo. turale che non andrebbe ignorato. Rispondendo a quello che ormai si pone come
Il mito, dunque, non è discorso, ma magia della parola. Il mondo primitivo nocciolo fondamentale del problema, egli rifiuta l'interpretazione del campo sim
può forsepossedere sul piano operativo una scienza embrionale,ma non può bolico in termini di azioni sociali per fare dello stesso pensiero mitico una cate
averne la consapevolezza perché le manca questo dominio sul linguaggio. Pro goria d'interpretazione sociologica. La decisione di considerare irrilevanti le con
dotto di una umanità ancora non uscita dallo stadio della sua fanciullezza, il mito nessioni che egli intravide tra modelli di pensiero e modelli di azione sociale
è l'espressione di una condizione psicologica: anzi, di una inevitabile aporia del non aiutò certo gli antropologi piu attenti alle regole della ricerca scientifica a
pensiero. L'analogia fra i miti provenienti dalle piu disparate popolazioni testi giungere auna chiarificazione del problema. Ciò che continua a mancare è una
monierebbe la loro astoricità, radicandoli in leggi mentali universali, in strutture nozione di mito come fatto sociale totale, capace di legare insieme i livelli delle
costitutive della mente umana (posizione di Tylor, poi passata in qualche misura rappresentazioni religiose e delle strategie politiche, teso fra l'interpretazione del
anche nello strutturalismo di Lévi-Strauss). reale e la promozione di tecniche proprie della+divinazione+.
Non diversamente Lévy-Bruhl, il teorico del prelogismo primitivo, definisce Nel medesimo contesto culturale di Lévy-Bruhl, i massimi rappresentanti
la produzione mitica tramite la via, ancora, di una pur raffinata irrazionalità. Po del gruppo dell'«Année sociologique» proponevano in effetti una lettura della
co preoccupato della verisimiglianza, però, egli estende questa categoria residua religione, del mito e del rituale che offriva un'interpretazione globale dei feno
le (il mito relitto, errore, insufficienza gnoseologica), generalizzandola a una real meni sulla base di una conversione di certe forme di pensiero in fatti di natura
tà primitiva tutta dominata dalle associazioni affettive che una «legge di parteci collettiva, in prodotti di determinate strutture sociali. Sotto un certo punto di
pazione mistica» disseminerebbe tra i fenomeni. Il mito cessa di essere testo, og vista, neanche Durkheim vuoi rompere con la tradizione, che si può dire fraze
getto distinto o distinguibile, per divenire modo di pensiero capace di determi riana, del rito analizzato come testo. Ad esempio, nell'uccisione rituale del re
nare un'esperienza della realtà radicalmente diversa. Piu che mai, a questo pun sacerdote, che deve venir sostituito prima che le sue forze incomincino a decli
to, l'interpretazione della mitologia assume un posto decisivo nella costruzione di nare, Frazer già aveva scorto la realizzazione di una struttura di validità molto
una teoria antropologica globale. piu generale, in cui i principi della gerarchia sociale sposano quelli della trama
La ricerca sul terreno muta la percezione dei dati stessi del problema, ma è simbolica. Ma in Frazer la connessione fra le parti è affidata a un meccanismo in
un fatto che i ricercatori sul terreno non sempre sono in grado di connettere que fondo non spiegato, vale a dire al ruolo centrale di una magia vista ancora una
sti dati in una soddisfacente teoria d'insieme. D'altro canto, la stessa raccolta ma volta come effetto di una originaria insufficienza intellettuak. Il rito esprime non
Sistematica locale 4z8 4z9 Mythos/Iogos
soltanto valori sociali ma anche una volontà umana d'agire sulla natura, e però struzione del sistema sociale. Esso sancisce la validità e l'autorità delle istituzio
al di là di questa espressione esso in realtà non sembra fare nulla, eccezion fatta ni, l'articolazione dei gruppi e degli strati sociali, l'esistenza di gerarchie, privi
per il suo fare illusorio. Gli uomini credono che i loro riti propiziatori determini legi, costitutive disuguaglianze di potere. Piu che elemento del costume, esso è
no il corso delle stagioni, ma nulla muterebbe in effetti se questi riti non fossero norma del costume e del comportamento individuale: non si inserisce in un si
compiuti. stema organizzato perché è esso stesso chiamato a organizzarlo. Dunque, il mito
La nozione di un pensiero collettivo, espressione diretta delle forze di coesio non è dato, non è un testo leggibile : non ha valori simbolici, ma effetti sull'agire
ne sociale, consente a Durkheim di superare i limiti di una visione tanto intellet collettivo.
tualistica. I simboli che sono oggetto di credenze e di atti religiosi non sono altro In questa scena dinamica, il mito perde la sua supposta fissità. Se esso non
che rappresentazioni in forma concretizzata, visibile, dell'esistenza e dell'unita riflette una realtà o un pensiero formati prima, se istituisce piu che riconoscere,
rietà dei gruppi sociali. Per esempio, il clan si proietta nel suo totem, e con tanta se trasforma piu che accompagnare, è chiaro che qualsiasi contrasto si verifichi
intensità da fare di questa specie vegetale o animale il destinatario primario di un tra divergenti pretese d'autorità, qualsiasi processo di mutamento conduca nuo
culto che ha per vero oggetto le forze astratte — ma di natura sociologica — che vi gruppi ad ambire privilegi istituzionalizzati, questo si riflette in contraddizio
reggono la forma strutturale e la coesione omogenea del clan stesso. Il rito non si ni che si formano al livello della narrazione mitologica. Il contrasto con altri mo
pone genericamente all'interno della vita sociale ma ha nel disegno organizzativo di di guardare alle mitologie primitive è tanto piu forte in quanto, all'interno di
della società il suo presupposto, la sua sorgente e il suo tema. L'azione rituale un quadro teorico come quello del funzionalismo tipico delle scienze sociali an
non è piu vista come metafora dal referente illusorio ma ha scopi precisi nel man glosassoni — ove gli elementi della struttura sociale tendono a venire immobiliz
tenimento di certi stati mentali da parte dei membri del gruppo: attraverso la zati quali parti d'un armonico disegno d'insieme — il mito apre una falla, inter
loro celebrazione, i valori della collettività si rafforzano, si trasmettono, si radi rompendo il monolitismo dell'immagine globale, costituendosi come luogo della
cano nel sentimento e nell'immaginazione delle singole coscienze. mobilità, come campo d'esercizio d'ogni contrasto tra le forze sociali,
Ciò che fa l'interesse maggiore di questa prospettiva è non solo il fatto che Il rifiuto d'una concezione intellettualistica del mito trova poi il suo corri
qui sia assegnata al rito un'efficacia specifica, ma anche il riconoscimento ch' essa spondente nella negazione d'un modo di considerare il rituale come fenomeno
implica della presenza d'una componente rituale in ogni forma d'aggregazione essenzialmente espressivo, come asseverazione illusoriamente fattuale d'un si
collettiva.Non vi può essere società senza lastandardizzazione mentale e com stema di pensiero; anche se, ovviamente, non nel senso delle attese soggettive
portamentale delle reazioni fornite dagli individui. In qualche modo ritualizzati, che in esso si proiettano, il compimento del rito muta la realtà. La pratica magi
addirittura, appaiono gli stessi sentimenti personali, attraverso l'obbligatorietà ca, ad esempio, denunzia o definisce rapporti di consonanza o di ostilità (Evans
e la regolamentazione codificata delle loro forme espressive (si pensi al caso ti Pritchard) ; la cerimonia religiosa — com'è il caso fra i Tikopia — richiedendo una
pico del lutto ). disponibilità straordinaria di certi tipi di beni, indirizza, incentiva e coordina
La nozione di «codice», quasi esplicita e comunque evidentissima nella teo l'attività produttiva; in moltissimi casi lo scambio rituale, o anche solo il sistema
rizzazione di Durkheim (e che di qui, del resto, sarebbe rapidamente passata nel dei vincoli, delle proibizioni e delle prerogative legate alle opposizioni rituali
progetto linguistico e semiologico saussuriano ), muta radicalmente i termini del pur%mpuro o sacro/profano, garantisce una posizione economica privilegiata
la questione: non sono allora gli individui a compiere le azioni rituali o ad elabo ai capi o alle persone di rango.
rare i racconti mitici, sulla base di loro esigenze o di loro ipotesi sui meccanismi I riti di passaggio, tanto piu se in società ove questi scandiscono una transi
della natura, ma è la società a costituirsi e a mantenersi, e quasi a «creare», in un zione multipla fra i vari livelli della gerarchia sociale (sistemi «a classi di età»),
certo senso, i propri membri, tramite la ripetizione obbligata di comportamenti costituiscono un esempio del tutto evidente di come il complesso delle azioni ri
e di credenze solidificate in formule mitiche. tuali dia forma alla struttura sociale. Il rito non esprime simbolicamente la ma
Inserendosi in questo quadro, le posizioni dell'antropologia sociale inglese turazione degli iniziandi o la raggiunta consapevolezza dei legami solidali fra i
assumono il senso non di un banale richiamo alla socialità dei valori mitico-ritua membri del gruppo, ma determina e realizza esso stesso la maturazione psicolo
li, del+mito /rito+ — ciò che già, appunto, non era certo estraneo ad altre correnti gica nello stesso momento in cui instaura una indelebile solidarietà di gruppo.
di studio — quanto della rivendicazione del carattere fondamentalmente proces Come poterne cancellare la natura di processo sociale, per ridurlo alla semplice
suale di questi fenomeni. La narrazione del mito, cosi come l'atto con cui il rito emissione di un testo strutturato in funzione di determinate configurazioni sim
viene compiuto, si colloca non in un sistema sociale indipendentemente costi boliche?
tuito bensi in un agire organicamente funzionante: non in un reticolo spaziale E, tuttavia, pressoché nessuno dei sostenitori di questa visione «attiva» dei fe
incernierato su valori cognitivi ma in un flusso temporale materiato di eventi e nomeni mitico-rituali giunge a cancellarne realmente la dimensione espressiva.
sorretto da equilibri dinamici. Comunque, si riconosce come fondamentale il fatto che nel rituale le relazioni so
Nella classica visione di Malinowski, il mito non segue ma determina la co ciali vengano rappresentate, vale a dire messe in campo secondo moduli che si
Sistematica locale 4.30 43r Mythos/lo go s
potrebbero dire non immediatamente diretti e naturali : proiettate, insomma, se li producono, li attivano e li organizzano. È l'universo che si carica di senso, di
condo le regole di un linguaggio che le traduce in qualcosa di altro da ciò che programmi d'interpretazione che sono immediatamente programmi di compor
esse «oggettivamente» sono. Caso limite, reso celebre dalle analisi di Max Gluck tamento (si pensi ad esempio al carattere pragmatico che assume perlopiu la di
man, quello dei «riti di ribellione», ove al contrario s'esprimono valori di natura vinazione).
solidaristicae cooperativa, che talora fungono addirittura da sostegno all'auto Nella visione piu recente, mito e rito non utilizzano i loro codici simbolici per
rità costituita. mascherare la realtà, non costruiscono territori separati nello spazio sociale : al
contrario, lavorano a elaborare una trama connettiva, a moltiplicare le mediazio
ni, si da ridurre il mondo a un organismo pensabile. Il bisogno di teorie interpre
Dalle strutture narrative alle tipologie culturali. tative che siano piu capaci d'una visione d'insieme si riaffaccia pertanto al di là
delle letture parziali e specialistiche. Da un lato, si può dire di nuovo che il pen
La rilettura dell'universo mitico-rituale in termini in qualche modo cognitivi, siero mitico mima quello concettuale (Lévi-Strauss), riconoscendo però in esso
ma non per questo volti a una riduzione intellettualizzante, necessitava della no tutt'altra funzionalità, tutt'altra logica interna. Nello stesso momento in cui si
zione di «codice», vero mediatore teorico fra il livello del sociale e dell'individua decide che dèi, +demoni+ ed eroi vadano considerati essenzialmente quali «ope
le, del modello e della replica, dunque della strutturazione cognitiva e dell'atto ratori concettuali», si approfondisce anche tutta la natura «concettuale» di atti
che viene compiuto, del sistema dato e del processo da attivare. Vero è che già come sposarsi,concludere scambi economici o magari consumare un pasto. Rac
nel sgotta Van Gennep elaborava per i riti di passaggio un preciso codice morfo conto mitico e azione rituale sono dappertutto, o in nessun luogo.
logico-strutturale che anticipava lo spirito di quanto Propp avrebbe poi fatto Dall'altro lato, le strategie interpretative sono costrette ad arricchirsi intrec
nel campo della fiaba, aprendo la strada per un'analisi dei sistemi di codificazione ciando prospettive, metodi e livelli d'analisi che fino a poco prima potevano ap
dei vari tipi di racconto folclorico. Ma la consapevolezza della presenza di un co parire del tutto incompatibili. Lo strutturalismo semiotico francese penetra cosi
dice (quanto meno nel senso di un modello strutturale profondo cui corrispon nel funzionalismo sociologico dell'antropologia inglese. Nelle sue analisi di certi
dono certi modi di concreta superficializzazione) ha valore, ancora, molto piu riti africani, ad esempio, Victor Turner reinterpreta i fenomeni simbolici come
descrittivo che esplicativo. luoghi d'interscambio tra valori collettivi ed emozioni individuali, tra «significati
È la indubbia forza esplicativa posseduta, o forse meglio esibita, dall'indagine esegetici » legati alla visione indigena dei cicli vitali e funzionalità operative con
psicanalitica a giustificarne la suggestione permanente ch' essa ha esercitato su nesse alla dinamica delle collocazioni nella struttura sociale. Il senso del rito non
quanti si sono accostati a questo campo di studio. Dopo una prima fase di inter si coglie altro che in questa polivalenza, in questa sorta di ipercontestualizzazio
pretazione del mito in termini fantasiosamente fattuali (uccisione del padre, ban ne. In un certo senso, lo studio dei fenomeni relativi alle coppie+mythos /logos+
chetto totemico, ecc.), Freud si sposta su una linea interpretativa sostanzialmen +mito/rito+ diventa studio delle interconnessioni tra le diverse componenti del
te acronica che coglie nei racconti sacri configurazioni psichiche permanenti. sistema, elaborazione di modelli e di tipologie culturali prima ancora che propo
Azioni e personaggi sono letti come rappresentazioni di forze e di processi che sta d'interpretazioni specifiche. [c.r.c. e G.F.].
hanno la loro esistenza effettiva a livello mentale. Per chi muove da queste ipo
tesi, le analogie esistenti non solo fra i vari sistemi mitologici ma anche fra mito
e sogno,frarito e maturazione infantileindividuale, possono aprire lastrada a
salti qualitativi che sostituiscono la scoperta di effettive permanenze strutturali Detienne, M.
a ipotesi di partenza spesso solo banalmente eziologiche. xg67 Le s mmtresde vérité dans la Grèce archaique, Maspero, Paris (trad. it. Laterza, Bari
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cognitiva. Nello sfaldarsi della contrapposizione fra ragione moderna e ingenui xg6o Iv e ur et matheur du guerrier. Aspects mythiques dela foncaon guerrière che~les Indo-Eu
tà del pensiero mitico si apre la strada a un'indagine dei valori razionali di cui i
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racconti simbolici sono produttori operativi. Non racchiudono, i miti, un sapere Durkheim, E.
ingenuamente stilizzato, un contenuto curiosamente messo in cifra; non ripro Les formes elementaires de la vie retigieuse,Alcan, Paris (trad. it. Comunità, Milano
ducono, i riti, un disegno della struttura sociale : gli uni e gli altri sono luoghi ove z963).
costitutiva è la polivalenza dei significati, l'omologazione dei livelli, la traducibi Lliade, M.
lità reciproca fra le rappresentazioni sociologiche, psicologiche, naturalistiche e zg63 As pectsdu mythe, Gallimard, Paris.
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Demoni
', Utec,
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Scegliere il demone come una categoria del pensiero occidentale — quando
la parolastessa sembra esserescomparsa daldiscorso del cristianesimo di oggi
è privilegiare una storia costitutiva, il cui spazio si estende dalla Grecia all'Oc
cidente cristiano, nel cui divenire s'intrecciano pensiero mitico, filosofia e re
ligione, e il cui tracciato rivela, al termine di spostamenti da un sistema all'al
tro, come si elabori la categoria filosofica della mediazione; mentre il pensiero
cristiano, separando radicalmente il demoniaco da qualsiasi funzione d'inter
mediario, attribuisce al demone l'immenso dominio delle figure dell'Altro. Ed
è nello svolgimento di questa nuova separazione che si presentano, sullo stesso
orizzonte, i segni molteplici di una storia dell'io, del corpo e dello spirito, i
cui prolegomeni hanno ricevuto una prima forma nel campo del pensiero greco
arcaico.
r. Classificazionigreche e problematica dei moderni.
Fra la tradizione cristiana e la riflessione dei Greci sul demonico, la soli
darietà si manifesta fin nella problematica della disciplina che il x?x secolo po
sitivistico ha battezzato «scienza delle religioni». (Si veda, ad esempio, la gran
de opera in dieci volumi di Wilhelm Wundt [ I900-2oj, oggi quasi dimenti
cata, che si proponeva di edificare una teoria della Volkerpsychologie'psicolo
gia dei popoli' ). Per classificare l'insieme dei fenomeni, dal mito prodotto dal
l'immaginazione fino alla religione nascente dalla mitologia, lo studioso tede
sco, in accordo con la maggior parte dei suoi contemporanei, si serve di un
modello gerarchizzato delle potenze, andando dalla piu elementare alla piu com
piuta. Tra l'anima, questo doppio informe, fatto di bruma, e il dio trascendente
del cielo monoteista, il demone definisce una categoria di potenze a mezza
strada tra la sfera delle anime e quella degli eroi. Il demonico comincia al di là
delle potenze vaghe e senza funzioni proprie, quando appaiono degli esseri
permanenti, provvisti di attribuzioni determinate e regolari, ma s'arresta al di
qua degli eroi, i superuomini che non sono ancora esseri spirituali e che resta
no solidali con la storia degli uomini. Il vertice di questa gerarchia è riservato
agli esseri ideali, soprasensibili, dotati di immortalità e provvisti di volontà;
sono gli dèi della natura, la cui forma compiuta è il dio salvatore del mono
teismo cristiano.
Due tratti dominano la problematica di Wundt. Da una parte, nella pro
spettiva di un progresso di cui il dio personale dei cristiani definisce il punto
culminante, la teoria dichiara la sua dipendenza nei confronti di un sistema
religioso che implica di credere all'esistenza di una prima coppia umana mo
noteista, all'alba della sua verità senza riserve. Dall'altra, tutto il procedimento
si rinchiude nello spazio che una certa storia delle religioni ridurrà 'all'alter
Demoni Demoni)6o 56r
nanza di una duplice questione : gli dèi, tutti gli dèi, sono degli antichi demoni uomini, che si nutrono del sangue e della carne. Non esiste invece alcun rituale
che hanno fatto carriera, oppure bisogna riconoscere nei demoni degli dèi de specificamente demonico : mentre gli dèi sono oggetto di un rituale sancito dal
caduti e spogliati della loro antica potenzar' In ogni caso, però, la scienza delle la collettività politica, e mentre, dal canto suo, la categoria degli eroi trova nella
religioni non riesce a staccarsi da un'ideologia venuta dai lontani apologeti che, solidarietà con il culto civico una delle ragioni principali della sua coerenza,
per pensare la confutazione dei falsi dèi del paganesimo, prendevano dai loro la categoria dei demoni non è definita da nessuna liturgia nel quadro della città,
avversari la categoria del demonico, imponendogli però gli attributi dell'inferio e neppure dall'una o dall'altra di quelle feste o di quei drammi cosi favorevoli
rità e i segni della soggezione. alla rappresentazione, nel senso teatrale, di storie, di gesta, o di tipi di azione
senza i quali gli esseri soprannaturali non otterrebbero né leggenda né mitologia.
Lo status particolare dei demoni si trova raflorzato da un altro aspetto an
z. An o nimi, senza miti né culti. cora: l'assenza di figurazione, che concorda con l'inesistenza del rituale. Né
nella scultura, né nella pittura, i demoni hanno ricevuto una forma corporea,
E nell'economia del pensiero religioso che bisogna cercare di delineare, se un aspetto fisico, una immagine, in modo tale che il loro tipo possa venire
condo la prospettiva che si è tracciata, la configurazione di quello che chia fissato come avviene per i principali personaggi della mitologia degli dèi e de
meremo il demonico,per evitare le connotazioni spesso negative di demoniaco. gli eroi. La sola espressione plastica che i demoni potevano ricevere, e che i
La via piu sicura è riconoscere il posto limitato e preciso che un sistema reli Greci hanno riservato loro in maniera implicita, è la maschera, la figura del
gioso accorda a ogni personaggio divino, come del resto a ogni rito o pratica l'equivoco, il segno dell'apparenza polimorfa.
cultuale, in nome del principio che il loro concorso rivela con tutta evidenza
l'apparato che li sostiene e li dispone gli uni con gli altri.
Appena si tratta di applicare questa regola alle potenze che i Greci chiama 3. In margine al mondo politico-religioso.
no «demoni», ci s'imbatte in una difficoltà che è in stretta relazione con la po
sizione assegnata al demonico in questo pensiero religioso. Una delle classifi Sembra dunque che i demoni, al contrario degli dèi e degli eroi, non costi
cazioni che sarà accreditata a Esiodo dalla maggior parte dei suoi esegeti — e tuiscano una categoria ben delimitata del pensiero religioso dei Greci. Senza
senza dubbio anche prima delle Storie di Erodoto — è la divisione in tre specie dubbio bisogna vedere una stretta relazione fra lo status concettuale e la posi
di potenze: gli dèi, gli eroi e i demoni. Le prime due hanno in comune l'essere zione marginale di queste potenze nel quadro sociale e mentale della città. In
composte da una serie limitata di figure tutte diverse fra loro, almeno per il fatti, è al confine del mondo politico-religioso o negli interstizi della sua rete
nome. Per quanto riguarda gli dèi e la loro definizione per mezzo di un nome di pratiche che s'incontrano le potenze demoniche. Due esempi permettono di
proprio, Erodoto, nei suoi racconti sull'Egitto, attribuisce all'influenza dei piu essere piu precisi. Il primo rivela uno stato sociale molto arcaico, senza dub
religiosi degli uomini l'introduzione in Grecia dei nomi sotto i quali i Greci bio uno di quelli che i rapporti sociali della città hanno votato al decadimento.
incominciarono a distinguere le potenze divine le une dalle altre: col chiamarle, Il secondo, che un posto nella città lo ha trovato, ma nel chiuso della dimora,
assegnando loro un nome proprio, essi nello stesso tempo riconoscevano loro concerne il Buon Demone del gruppo familiare. Nelle Memorie Pitagoriche,
una forma quasi individuale, grazie alla quale gli dèi ricevettero poi altari, sta citate da Alessandro Polistore, si trovano delle strane credenze condivise da
tue e templi distinti. Non altrimenti avviene per gli eroi, che sono concepiti alcuni discepoli di Pitagora: tutta l'aria è piena di anime, chiamate demoni,
come uomini vissuti un tempo sulla terra, ma che tutti portano un nome, a che inviano agli uomini i sogni, i segni e le malattie, e non solo agli uomini,
volte funzionale,a volte strettamente associato a una località. ma anche alle pecore e al resto del bestiame di piccola taglia. È a questi demo
Al contrario di queste potenze individualizzate, la cui «personalità» piu ni che si rivolgono le purificazioni, i riti di allontanamento e tutta la mantica,
o meno marcata le differenzia all'interno di ogni specie, i demoni si distinguo le sorti e le cose dello stesso genere. Il quadro sociale è quello di una piccola co
no per un anonimato per cosi dire costante. Essi formano un'entità collettiva, munità agricola in cui bestie e persone formano un'unità compatta, quasi sotto
di cui non si possono reperire né definire le differenze e neppure specificare lo stesso tetto, in uno spazio che sembra loro assegnato dalle anime dei mor
le modalità di azione all'interno della specie stessa. In compenso, la colletti ti, dislocate nella porzione del cielo che copre le greggi e gli uomini. I morti
vità dei demoni trova in questa mancanza di individualità e in questo silenzio e i vivi sono tanto strettamente solidali quanto gli animali e i loro pastori. I
dei nomi propri uno dei suoi tratti caratteristici, che altri, solidali col primo, sogni e le malattie li opprimono quando le anime dei morti sono irritate; e
vengono a confermare e sviluppare. Anzitutto, sul piano del culto e delle pra proprio i demoni sono per il gruppo dei vivi al tempo stesso gli emittenti di se
tiche rituali, i demoni sono assenti; gli eroi, invece, ricevono spesso un culto gni e le potenze invisibili di cui bisogna scongiurare la malevolenza o solleci
notturno, con combustione delle offerte, mentre gli dèi esigono sacrifici in pie tare il favore. Si tratta certamente di una rappresentazione che taluni pitagorici
na luce, le cui vittime sono divise fra loro stessi, che ne respirano l'aroma, e gli avevano incontrato nelle regioni da poco urbanizzate dell'Italia meridionale,
Demoni 56z 563 Demoni
ma essa è tanto piu significativa in quanto l'idea di una riserva di anime in Eracle : malgrado le apparenze, l'eroe non è nell'Ade ; solo la sua ombra(zf8ukov)
numero limitato, da cui nascerà la nozione del ciclo delle nascite, sembra es vi vegeta, mentre egli stesso (au<op) si trova sull'Olimpo, perché il suo cor
sersi formata in un'unità sociale di questo tipo, lontano dallo spazio politico po vi ha trovato accoglienza [Odissea,XI, 6oz]. Alcuni secoli piu tardi, Platone
religioso in cui si eserciterà l'azione riformatrice di Pitagora, verso la fine del afferma nelle Leggi [g5gb] : «Ciò che dà a ciascuno di noi la sua individualità
vr secolo. non è altro se non l'anima». In Omero, è il corpo (o@p.u) che definisce l'essere
di Eracle, mentre, in Platone, l'io di Socrate è la sua anima, la sua $uyq, di
cui il corpo non è ormai che la veste. Tra i due testimoni, il misticismo inven
Il Buon Demone in casa. ta l'essere spirituale interiore all'uomo, o l'anima-demone. E questo sorgere del
l'io spirituale, di un principio divino per una parte interiore all'essere umano,
Il secondo esempio ci riconduce verso la città, una città però che ha inte s'iscrive in una storia in cui i valori dell'anima e del corpo si sono trasformati
grato nel suo sistema di credenze taluni dei culti che portano l'impronta del solidalmente.
gruppo familiare, e i simboli di una religione contadina che storici come Nils
son definiscono, con compiacenza, immemorabile. Questi simboli si organiz
zano intorno a una potenza protettrice della casa che ha il volto doppio: Zeus 6. L'i o tra il corpoe l'anima.
Procacciatore (Zsùq Kapok,oq) e Buon Demone ('Ayx&o8af,p,c@v). Il primo si
presenta sotto la forma di un serpente, e ha il suo posto nel magazzino delle Da lunga data, almeno da quando l'antropologia ingloba l'epopea omerica,
provviste,da dove esercita,peraccrescere lericchezze delgruppo familiare,una si è riconosciuto che l'uomo greco arcaico non conosceva il corpo nella sua for
vigilante sorveglianza. È sotto la stessa apparenza di un serpente familiare che ma unitaria. Il corpo dell'uomo vivo appare frazionato in una pluralità di orga
il Buon Demone si vede invocato quotidianamente dai commensali che gli of ni che sono nello stesso tempo funzioni psicologiche : cuore, diaframma, Sup,áq,
frono, dopo aver mangiato, una libagione di vino puro, della bevanda simile voug, ecc.;come se ilcorpo animato sidisperdesse attraverso una seriedi im
al fuoco e al veleno che solo le potenze piu che umane possono inghiottire sen pulsi e di attività frammentate e anarchiche. Tuttavia, vi è un ambito in cui
za pericolo. Ma ilBuon Demone può anche occupare un posto omologo a il corpo omerico realizza la sua unità: in quanto corpo inanimato, ridotto al
quello proprio degli altari domestici: durante una festa venuta nella città dal lo stato cadaverico, il corpo diviene oggetto per mezzo delle pratiche funebri
mondo contadino, le Antesterie della Beozia, il sesto giorno del mese prosta che lo avviano nella sua integrità alla cremazione o alla inumazione. La )ugo,
terio, non si poteva assaggiare il vino nuovo dell'anno se non dopo aver offerto essa stessa, non è che l'ombra o il doppio del corpo unificato dalla morte, è
un sacrificio al Buon Demone, al principio genetico, transfuga della commensa un fumo inconsistente, un fantasma senza forza. Per Eracle, l'io, o piuttosto
lità familiare. il sé, non può essere che il suo corpo di eroe dato alla fiamma del rogo, nel
momento stesso in cui s'annullano le forze e le tensioni che gli davano vita
attraversandolo.
5. Categoria disponibile. Perché l'anima, la $uyq, divenga a sua volta il sé dell'individuo, e l'abbozzo
di un io vivente, bisognerà che essa cessi di apparire come il puro fantasma
Il carattere indefinito della nozione di demone e la sua situazione marginale del corpo, che si separi prendendo le distanze da questo corpo immobile e ir
nel pensiero religioso della città hanno una contropartita: si tratta della dispo rigidito nella morte, e piu ancora bisognerà che l'anima si definisca in opposi
nibilità del termine e di questa classe di potenze a tradurre bisogni nuovi e a zione al corpo-cadavere. Ma nello stesso tempo, nel suo nuovo divenire di for
favorire l'approccio di forme inedite del sentimento religioso. La storia della za spirituale, l'anima conserverà, della sua relazione con il doppio corporale,
setta pitagorica conferma in questo punto la riflessione che lega intorno al de un orientamento verso la realtà e verso l'obiettività. Questo capovolgimento
monico i valori nuovi dell'anima e le ideologie della salvezza individuale. Non è di valore però non è tale da impedire di trovare alcuni dei suoi presupposti nella
certo un caso se l'ambiente sociale che favorisce l'incontro fra l'anima e il de tradizione di natura epica. Si è potuto cosi suggerire che due significati della
mone si distingue per la sua ambiguità di setta e di città riformata: a un tempo parola $uyq ne abbiano prefigurato la fortuna ulteriore: quello di 'forza, prin
gruppo religioso, che si allontana dal mondo per assicurare la salvezza dei suoi cipio vitale' e quello di 'soffio'. A partire dal primo, l'anima prenderà nel vt
membri, e confraternita a vocazione politica rispondente alla crisi aperta della secolo il senso di anima immortale, la cui prima attestazione è data da Seno
città nel vt secolo. fane di Colofone,nel frammento dove prende in giro Pitagora, riconoscendo
Dai poemi omerici al pensiero platonico, si opera un capovolgimento di nei gemiti di un cane bastonato la voce di un'anima una volta incarnata nel
prospettiva riguardo a quello che costituisce il «se stesso» dell'uomo, il suo io. corpo di un uomo che era statosuo amico.
Si prendano, ad esempio, i versi dell'undicesimo canto dell'Odissearelativi a
Demoni S6S Demoni
ticolo che permette alla forza vitale di comunicare con tale o talaltra parte del
Anima individuale e so@o respiratorio. corpo per esercitarvi le sue funzioni. In un certo modo, l'anima, come doppio
spirituale dell'uomo, non può esistere che diventando la somma spirituale della
In molti episodi della sua vita, Pitagora è messo in relazione con individui pluralità delle anime somatiche. E quello che sembra a volte compiersi nel
che hanno un interesse in qualche modo professionale per la speculazione sonno del corpo per vie misteriose e incontrollabili, una serie di persone sa
sull'anima, come Abari lo Scita, Aristea di Proconneso e Ermotimo di Cla realizzarlo con un'azione volontaria e per mezzo di tecniche diverse.
zomene. Tutti questi personaggi hanno in comune degli strani poteri, il piu Si è voluto spiegare l'incontro di quei contemporanei di Pitagora sviluppan
singolare dei quali è di far uscire l'anima dal loro corpo e di farvela rientrare do la tesi che l'apertura della Grecia alla colonizzazione del Mar Nero aveva
di nuovo. La loro anima si può dunque allontanare per il tempo che desiderano, deciso la sorte della $uyq greca, legandola allo sciamanismo venuto dal pae
essendo la volontà a fissare la durata dell'estasi. Mentre nella possessione l'a se degli Sciti. Ma si può obiettare che, se le tecniche del corpo adoperate nei
nima è rapita e per cosi dire sottratta, in queste vere esperienze estatiche è l'ani fenomeni di catalessi sembrano essere state una disciplina assai estranea al mon
ma che conduce il gioco sfuggendo a quello che non è ormai piu che un con do greco tradizionale, la riflessione sull'anima, come la crisi della temporalità
tenitore,e prestosarà una prigione di cui vorrà forzare le porte.Pitagora, come che le è connessa, è intelligibile solo attraverso la storia interna della società
i suoi contemporanei, dispone dello stesso potere, al termine di un'ascesi senza greca, le crisi agrarie e i disordini sociali del vi secolo. In altri termini, lo «scia
la quale tutta questa tradizione di specialisti dell'anima non avrebbe lasciato manismo greco» è piu un problema di struttura della società greca che un
traccia cosi profonda nella storia della )ugo. Il Fedonetestimonia quest'atti aspetto della storia della colonizzazione.
vità ascetica, ricordando il suo debito verso una vecchia tradizione, secondo
la quale purificarsi è «adoperarsi in ogni modo di tenere separata l'anima dal
corpo, e abituarla a raccogliersi e a racchiudersi in se medesima fuori da ogni 8. Allenarsi amorire, ovvero come diventare un buon demone.
elemento corporeo, e a restarsene, per quanto è possibile, anche nella vita pre
sente, come nella futura, tutta solitaria in se stessa, intesa a questa sua libera L'esperienza pitagorica domina tutta questa nuova riflessione orientandola
zione dalcorpo come da catene» [67c-d]. Le tecniche del corpo sembrano avere vigorosamente nella direzione di un «esercizio di morte», per cui l'anima è le
svolto qui un ruolo determinante; almeno ne abbiamo la prova per il filosofo gata al corpo per scontare certe colpe ed è seppellita nell'involucro corporale
di Samo, venuto in Magna Grecia per riformare la città. Empedocle parla di come in una tomba, di cui deve cercare di liberarsi spezzando le catene di
Pitagora come di un uomo dal sapere prodigioso, che acquistò una grandissima questa sua prigione, al fine di sviluppare, come nell'itinerario seguito da Pita
ricchezza di «diaframma-pensiero», e divenne capace di atti sapienti di ogni gora, la memoria che permette di contemplare facilmente ogni parte della realtà
specie. Infatti quando Pitagora tendeva tutte le parti del suo «diaframma-pen di una serie innumerevole di vite umane, in modo da raggiungere in tale mo
siero», poteva facilmente contemplare ogni parte della realtà, come pure ogni do, al termine delle metensomatosi, il potere di sentire l'armonia delle sfere,
parte di dieci e di venti vite umane. L'espressione « tendere il proprio diafram questa musica del numero che regge l'ordine del mondo. Questa purificazione
ma», che significa anche «tendere il proprio pensiero», allude verosimilmente dell'anima, il pitagorismo l'ha chiamata @0 ooop<x, e le ha assegnato il compito
a una tecnica di tipo yoga, che permette di controllare il soffio respiratorio, e di ispirare un genere di vita il cui obiettivo è la felicità, o, piu precisamente,
di fare del diaframma il punto nodale in cui tutte le forze di natura psichica l'su8x<p.ov<u, cioè la via al buon demone, quella che incontrano gli uomini
confluiscono e vengono a concentrarsi. Si tratta di recuperare le forze diffuse quando hanno un'anima volta verso il bene.
della $uyq, che è la parte divina nell'uomo, di fissarla in un punto fisiologico È infatti la nozione di demone, piu che quella di dio o di eroe, che serve
del corpo — un corpo che non è in questo caso, in nessun momento, il supporto a formulare quest'elemento divino, una volta che l'anima è liberata dal corpo.
dell'io —, e di separarla poi dal corpo attraverso uno sforzo di concentrazione. Vi sono molte ragioni per spiegare questa scelta. Anzitutto Bmpmv, nella sua
Il trattato ippocratico Della dieta precisa il meccanismo della concentrazione polivalenza, è principio di elezione per taluni individui eccezionali; per esem
insistendo su quello della dispersione. L'anima, quando è al servizio del corpo pio, nel rapporto che mantiene con la funzione regale secondo Esiodo, il cui
sveglio,sidivide fra molte occupazioni :essa non è a tu per tu con se stessa mito delle razze racconta la metamorfosi degli uomini dell'Età dell'oro, dei
ma dà una certa parte della sua attività a ciascuna funzione del corpo; quando Reali, in demoni benevoli, sparsi sulla Terra e incaricati tanto di accrescere le
il corpo si riposa, l'anima si desta allora alla conoscenza: vede, sente, cammi ricchezze quanto di vegliare sul rispetto della giustizia. Nel 8ccipmv c'è come
na, tocca, si ricorda, compie nel piccolo spazio in cui è durante il sonno tutte un principio aristocratico e individuale.
le funzioni dell'anima e del corpo. C'è dunque come una pluralità di anime È poi nel pensiero tragico, che veicola tanti arcaismi, che appare una secon
funzionali, che sono tanto piu disperse in quanto i loro legami si confondono da ragione: è il Bxipoiv che personalizza a metà la famiglia medesima espri
con elementi fisiologici, come le vene, le arterie e i tendini, che formano il re mendo l unità di uno stesso essere attraverso le generazioni. È il demone dei
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Plistenidi, dai pesanti artigli, quello che non cessa di pesaresull'Orestiade, Ma, nel
prolungamento di queste due ragioni, la fortuna del demone di Pitagora ha senza io. Da « a vere» a «essere», le traversie della persona.
dubbio largamente contribuito a rafforzare la confusione fra l'anima e il demonico.
Il cammino da avere a esserenon deve solo la sua importanza al tracciato
che esso apre nella storia del principio psichico e della categoria dell'io. La
9. Pitagora, demone lunare. figura demonica di Pitagora, in cui si compie questo itinerario esemplare, de
limita il punto in cui la categoria di Baffo.oiv, sollecitata dal pensiero filosofico,
Agli occhi dei discepoli, Pitagora passava per un personaggio di natura piu riceve dei valori nuovi, inseparabili dal nuovo quadro di pensiero che li for
che umana: oraper una incarnazione dell'Apollo Iperboreo, ora per un uomo mula. Nelle sue opere sulla filosofia pitagorica, Aristotele racconta che gli am
divino. E molte indicazioni fornite da quell'antico documento noto, dopo De bienti pitagorici mantenevano nel piu grande segreto la dottrina affermando
latte, come Catechismo degli acusmatici precisano che quest'uomo era un buon che, tra gli esseri ragionevoli, ci sono l'uomo, il dio, e, in terzo luogo, la specie
demone; o ancora, che questo buon demone, pieno d'amore per gli uomini, di tipo Pitagora. Né dio, né uomo, Pitagora apparteneva dunque ad una terza
era uno di quelli che abitavano la Luna. Venuto di conseguenza da quest'altra specie, la cui identificazione è tanto piu facile in quanto, se Pitagora non è
terra chiamata dai pitagorici «Isole dei Beati», Pitagora è un essere demonico, mai qualificato eroe, passa in compenso per essere un demone, la cui bene
che mostra agli uomini un genere di vita il cui scopo è di riconoscere in sé volenza verso gli uomini non è senza rapporto con la sua origine ultraterrestre.
una parte demonica e di svilupparla fino al momento in cui essa conquista la Attraverso le credenze e le definizioni che sono di uso corrente nella setta e
sua autonomia, e secondo il quale colui che possiedeun demone in sé diviene tra i fedeli di Pitagora, si compie una classificazione dei viventi ragionevoli
egli stesso un essere demonico, sull'esempio di Pitagora. Questo passaggio da che dispone in un ordine verticale gli uomini, i demoni e gli dèi, e che accorda
avere a essereconcerne direttamente la storia della persona. Perciò bisogna alla specie demonica una posizione intermedia, a mezza strada fra i mortali e
esporne nei dettagli le circostanze. gli immortali, da una parte, e, dall'altra, fra la terra e l'Olimpo degli astri.
La nostra categoria della persona integra nella sua natura complessa un Questa categoria della mediazione applicata al demone si enuncia tanto piu
gran numero di elementi: l'io sociale, l'originalità, il concetto di continuità
facilmente in questo ambiente di filosofi, in quanto parallelamente vi si formano
personalee quello di essere sorgente di atti,ecc.Ilpensiero greco ne offre solo delle teorie della proporzione e dell'armonia, nelle quali l'analogia o la propor
degli abbozzi, continuamente compromessi, spesso minacciati. Cosi, dal prin zione sono dette medietà, mentre il termine medio della proporzione porta il
cipio individuale trae origine la rappresentazione di un demone che, compagno nome tecnico di medio (páooq). Cosi, per il pitagorico Filolao, è il ii.sooq il
distinto dell'individuo, cammina al suo fianco e lo spinge ora ad agir bene, ora punto di partenza dell'armonia. La mediazione è allora un concetto operatore
a commettere qualche colpa; il demone può anche prendere la figura del ven della razionalità nuova. E se si fa ritorno al sistema religioso sull'orizzonte del
dicatore, di uno spirito di possessione che turba la sua vittima suscitando in quale si presenta il pensiero pitagorico, si può constatare che gli eroi, cosi net
essa desideri, pulsioni di morte e distruzione, fantasie insensate. In questo tamente distinti dalle potenze divine, non svolgono in nessun momento il ruo
caso, il demone «personale» invade la sfera dell'io, investe l'individuo colpe lo di intermediari e che solo le esigenze nuove del pensiero filosofico, ponendo
vole e lo possiede interamente, facendo scomparire le frontiere stesse di un il problema di una mediazione fra il divino e l'umano, hanno condotto a distin
soggetto. Al contrario, la stessa potenza, prendendo la forma di buon demone, guere un piano intermedio, riservato alla nozione piu aperta di 8xip,oiv.
come nel caso di Pitagora, può incitare l'individuo che ne riceve la compagnia
ad esercitarsi a morire, il che si riduce a fargli raccogliere in lui stesso il demo
nico, a costituirlo in anima sciolta dalle catene del corpo e a permettergli cosi
i i. Med iazione.
di fare fondere in un sé, chiamato demone, quello che viene dal suo essere
interiore e quello che proviene dal suo compagno demonico. Cosi si scoprono Con molta probabilità è dall'eredità pitagorica che il Simposiodi Platone
i limiti del processo d'individualizzazione avviato in questa storia. Né que trae la definizione messa in bocca a Diotima per rivelarne piu sicuramen
st'anima, né questo demone, proprio nella misura in cui sono divini, possono te la fonte d'ispirazione. «Ogni essere demonico sta in mezzo fra il dio e il mor
esprimere la singolarità dei soggetti umani. Essi sono votati a oltrepassare l'in tale» ; esso svolge la funzione «di interpretare e di trasmettere agli dèi qualun
dividuale: anche il demonico resta fondamentalmente, per il pensiero greco, que cosa degli uomini, e agli uomini qualunque cosa degli dèi ; e di quelli cioè
una specie del divino indeterminato e largamente diffuso. Cosi, per Aristotele, reca le preghiere e i sacrifici, di questi invece i voleri e i premi per i sacrifici,
la natura non è divina, è demonica, e il demone, che sembra a volte definire In mezzo fra i due, colma l'intervallo sicché il tutto risulti seco stesso unito.
ai nostri occhi il soggetto nella sua dimensione di uomo interiore, s'apparenta Attraverso di lui passa tutta la mantica, e l'arte sacerdotale concernente i sa
sempre alla potenza di vita, misteriosa, che anima tutta la natura. crifici, le iniziazioni e gli incantesimi e ogni specie di divinazione e di magia.
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Gli dèi non si mischiano con l'uomo, ma per mezzo di Amore è loro possibile
ogni comunione e colloquio con gli uomini, in veglia o in sonno» [zoze-zo3a]. i3, (<Cadute» per spirito di malizia.
Con questa formula Platone trovò il modo di integrare nel suo sistema le rela
zioni tradizionali fra i demoni e la divinazione, ed i valori solidali di questo ti Il sistema del trattato Dei principi, scritto da Origene fra gli anni zzo e 23I,
po di uomo divino con il quale il suo filosofo come tipo di uomo ambiva a riva ordina l'universo a partire da un Dio creatore e provvidente, che concepisce
leggiare nella città nuova, dalla Repubblica fino alle Leggi. per ogni creatura una materia suscettibile di ricevere tutte le «qualità», e di
trasformarsi dal piu spesso al piu sottile, in modo da sviluppare lo spettro
completo delle forme della corporeità, convenienti ai gradi di caduta propri di
iz. Lo spazio eil tempo. ciascuna delle creature, piu o meno allontanatesi da Dio. Per Origene, le dif
ferenti «cadute», che sono anteriori alla presente organizzazione del mondo,
All'interno della tradizione pitagorica, tutta una serie di racconti vengono giustificano la distribuzione dei diversi ordini di creature, la cui gerarchia co
a confermare lo status intermedio della specie demonica, iscrivendolo in un manda l'orientamento dello spazio : corpi degli angeli, corpi degli uomini, corpi
quadro spaziale e temporale che partecipa del mondo degli dèi quanto di quel dei demoni e forse, in fondo alla scala, corpi di animali. Evidentemente, se il
lo degli uomini. Queste speculazioni sembrano avere occupato Aristotele nelle modello spaziale di Origene si sviluppa secondo la stessa verticalità che s'in
sue opere giovanili, ed anche l'Antica Accademia. Si tratta dei viventi delle re contra in taluni sistemi neoplatonici, l'accento è ormai posto sulla caduta, una
gioni superiori, che risiedono nella sfera della Luna, dove sono nati. Dotati di caduta di cui i demoni sono a un tempo i testimoni irrefutabili, e, in un certo
ragione, eterei, presentano delle strane particolarità: non mangiano e non be senso, le prime vittime. I corpi dei demoni sono ancora piu pesanti di quelli
vono e la loro sola attività è di ordine visivo e contemplativo. La loro durata degli uomini ; altro destino non hanno che quello di essere decaduti : potenze
sembra calcolata su quella delle ninfe o degli esseri «dalla lunga vita»: né effi avverse, che Origene chiama «governatori del mondo delle tenebre», «spiriti
meri né immortali, vivono pressappoco tremila anni. La loro alimentazione, di perversità», «demoni immondi », hanno ricevuto in retaggio questi gradi
ugualmente, è insolita: non si nutrono alla maniera dei mortali, a loro bastano nella malizia secondo i loro progressi nel misfatto.
gli odori, o la rugiada, o i raggi del sole. Quanto alle loro occupazioni, si può
congetturare che lo sviluppo esclusivo dei due sensi della vista e dell'udito li
qualificassero in modo tutto particolare, come i demoni lunari di Plutarco, per r4. Ibr idi, anziché mediatori.
contemplare il movimento degli astri e sentire l'armonia celeste. Piu che l'aria
o l'etere, la Luna, che i pitagorici pensavano come una Terra diversa da quella Dalla Genesi [3, 6] al Libro di Enoch [6, 9], il sorgere di uno spirito di mali
degli uomini, ha contribuito a spazializzare lo status intermedio della specie zia si rivela sulla traiettoria di una caduta. In una versione del Diluvio, la Ge
demonica. E l'immagine del mondo che ne deriva è quella di un cosmo di cui nesi racconta come Èlohim — e non Yahweh —, irritato dalla corruzione della
ogni piano è occupato da una specie particolare di viventi, ma secondo una ge Terra, volle distruggere ogni essere vivente, uomini e bestie. È questo il mito
rarchia che conferisce allo spettacolo del mondo la perfezione di un ordine dei figli di Èlohim, che s'invaghiscono delle figlie degli uomini, e generano dei
perfettamente intelligibile. Il principio non ne sarà rimesso in causa, da Porfi figli ibridi, da cui nasceranno gli spiriti di perversità e le potenze avverse. Il
rio a Psello, malgrado le differenze sottili introdotte dai neoplatonici, che ri desiderio sessuale, la seduzione dei corpi sono i motivi che tutta una tradizio
partiscono i demoni combinando la natura della loro sfera e quella della loro ne giudaico-cristiana sviluppa: appena i figli di Èlohim insegnano alle figlie
sostanza. È del resto su questo modello che s'imporrà, attraverso l'opera di degli uomini l'arte dell'abbellimento, soccombono al desiderio, e, in contrac
Tommaso d'Aquino, un sistema del mondo in cui le gerarchie, angeliche questa cambio, cedono alle donne i mezzi della seduzione; e ancora, appena le figlie
volta e non piu demoniche, saranno distribuite secondo l'ottenebramento pro degli uomini prendono l'aspetto di vacche che pascolano, gli angeli discendono,
gressivo dell'illuminazione intellettuale. Come ha sottolineato Gilson, fra la sotto forma di stelle, si trasformano in tori e generano quindi elefanti, cammelli
pura attualità di Dio e la conoscenza razionale fondata sul sensibile che carat e asini; infine, in una terza versione, dalla stessa unione nascono i Giganti,
terizza l'uomo, gli angeli introducono un'infinità di gradi intermedi, lungo i chiamati ancora «quelli che sono caduti», esseri gonfi d'orgoglio e di tracotanza,
quali si degradano parallelamente un'azione dell'intelletto sempre meno sem la cui colpa essenziale è di avere una natura ibrida. Come ha notato Cassin
plice e un essere la cui attualità si fa sempre meno pura. [i975], dopo l'unione esogama dei figli di Dio con le figlie degli uomini, i figli
Ma questa funzione degli angeli nel sistema tomistico, che sembra trasporre non assomigliano piu al loro padre né alla loro madre, perché si dice che questi
quella dei demoni nel pensiero greco dall'Antica Accademia e forse dai pita angeli possono anche introdursi nelle alcove, insinuarsi tra le coppie, e generare
gorici, non può nascondere le differenze che separano profondamente il mondo un essere che non assomiglia piu ai suoi genitori.
cristianodal pensiero greco, per quanto concerne ilproblema del demonico. Potenze decadute, i demoni giudaico-cristiani sono votati a far decadere,
Demoni 57o
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e questa appartenenza inespiabile al male e alla malizia li differenzia radical
mente da tutta la tradizione greca del demone inseparabile dal principio spi Cassin, E.
rituale ; ché anche se, nella tradizione greca, il demone di ognuno di noi è sdop xgyS Le semblable et le dijférentx Babylone et Israel,in L. Poliskov (a cura di), Hommes et
piato, i doni funesti del demone malefico non l'apparentano mai a un principio betes: entretiens sur le racisme, Mouton, Paris - Ls Haye.
del male che implicherebbe un dualismo di tipo manicheo. C'è infatti, in un Foucault, M.
certo pensiero greco, almeno dal xv secolo a. C., una distinzione fra buoni e
xg68 Le s déoiations religieuses et le sauoir médical,in J. Le Gofi' (a cura di), Hérésiesetsociétés
dans l'Europe pré-industrielle, Mouton, Paris - La Haye.
cattivi demoni, perfino nella concezione del compagno dell'anima; come ci Wundt, W..
sono due Spiriti secondo il Manuale di disciplina, trovato fra i manoscritti del xgoo-zo Vò l herpsychologiex cine Untersuchung der Entscichlungsgesetze non Sprache, Mythus
Mar Morto, due demoni sono attribuiti ad ogni uomo ; ma le loro voci sono per und Sitte, Engelmann, Leipzig.
cosi dire confuse, senza che si sappia sempre nettamente distinguere l'ispira
zione che viene da uno da quella che viene dall'altro. Ma perfino nello smarri
mento passeggero di un cattivo demone che incita al vizio o all'empietà, la
funzione mediatrice del demonico non è mai rimessa in causa dal pensiero
Nel ripercorrere lo sviluppo dei miti (cfr. mito/rito), delleorigini e della religione
greco. La potenza demonica diEros è per pistone ciò che congiunge le due
dell'antica Grecia, si nota che i demoni erano considerati, dopo gli dèi e gli eroi, delle
potenze senza una precisa individualità la cui unica espressione era la maschera, il
nature dell'uomo, ciò che lo porta dall'esperienza terrestre verso il divino tra polimorfismo. L'indeterminatezza del demone è visibile nella figura del Buon Demone
scendente, e anche ciò che lo attira dalla parte delle bestie e del desiderio ani protettore della famiglia arcaica, che ha trasferito i vari tipi di rito delle età mitiche
male. e propri delle società agricole nelle città. Nella dicotomia soma/psiche il secondo ter
mine tende atrovare una sua autonomia, non apparendo piu come un fantasma del di
vino. La nozione di demone identifica questa capacità dell'anima di staccarsi volonta
x 5. De moniaco efantasia. riamente dal corpo, ma gradualmente tale aspetto della persona finisce con il costi
tuire un tutt' uno con l'individuo che si sottrae al suo essere normale per divenire di
In linea di massima, al modello greco della mediazione assicurata dal de
una specie diversa, La mediazione rappresenta l'attività peculiare del demone e del
l uomo-demone che riempie lo spazio tra gli dèi e i mortali e si manifesta con la divi
P
moxle tra la sfera dell'umano e quella del divino, il cristianesimo sostituisce, nazione, con la magia e con gli incantesimi, con i sogni (cfr. sonno/sogno, sogno/vi
fin dall'inizio, un sistema in cui non solo i demoni sono privati dello status di sione), partecipando della natura divina e umana contemporaneamente. Questo senso
intermediari, ma in cui la funzione di mediazione è essa stessa decaduta dai della qualità demonica viene trasfigurato dal cristianesimo collegato con il sistema del
suoi privilegi. Il solo mediatore autentico, nel cristianesimo, almeno in una peccato. Lo spazio del mondo viene ordinato in maniera decrescente a partire da Dio.
parte della sua storia, è il Cristo incarnato e salvatore, ben al di là degli inviati, Il demone, che poteva spingere al bene e al male per i Greci, si sdoppia nelle sue qualità
messaggeri e angeli diversi, che il piu delle volte sono ridotti a ruoli di compar e identifica il nuovo manicheismo religioso, portando ad angeli e demoni, a bene e male.
se piu o meno attive. Un nuovo impero si apre però davanti al demonico, di La funzione mediatrice viene esclusa e i demoni, il Maligno, si identificano nel diavo
venuto lo Spirito di malizia: esso comincia tra il desiderio e l'immaginario, lo, nelle pulsioni del desiderio, nella tentazione del fantastico e della immaginazio
nel cerchio che sarà quello delle possessioni e che per il momento è solo quello
ne e, soprattutto, dei sensi.
degli incitamenti e delle alterazioni. Ingannatore e tentatore, il demone, sotto
la maschera del diavolo, si riconosce per le sue seduzioni e per il potere di agire
sugli spiriti per la via delle apparenze. Il «Maligno» minaccia il mondo e gli/
uomini attraverso gli esseri piu fragili: le donne, i melanconici, gli insensati.
Senza cambiar nulla all'ordine delle cose esteriori, esso sconvolge tutto grazie
a un'azione che si insinua — come ha osservato Foucault [xx)68] — fra il mondo
e l'uomo, lungo la superficie della fantasia e dei sensi, là dove la natura si tra
sforma in immagini. Lo Spirito di malizia sceglie di operare sulla piu materiale
delle facoltà dell'anima, là dove, attraverso i nervi e gli umori, avviene in ogni
momento il passaggio dal corpo all'anima e dall'anima al corpo. La sua sfera
è l'immaginario, ma un immaginario che costruisce e sommerge il reale, e in
cui il sapere medico del xxv secolo smaschera senza farsi trarre in inganno il
demoniaco in sé. [M. D.].
I227 Divinazione
Divinazione cina. A questo fa riferimento il magistrale studio di Jean Bottero, Symptomes,
signes, écritures [rg7y], che bisognerebbe citare qui di continuo.
Nelle nostre società la sola parola 'divinazione' evoca, al pari dell'astro x.i. I fondamenti teologici e intellettuali della divinazione deduttiva.
logia, l'idea di un sapere falso e ripudiato dalla ragione, in cui si mescolano Come il re è il giudice e il padrone del destino dei suoi sudditi, cosi, a
resti del discorso scientifico e speculazioni esoteriche. Ma l'importanza stessa un livello in6nitamente superiore, gli dèi dei Mesopotamici decidono da so
del fenomeno sociologico per cui nelle società «post-industriali» si verifica vrani circa il destino degli uomini e degli imperi; e allo stesso modo che il
un continuo incremento della domanda di astrologia invita a chiedersi se l'an re, come testimonia la sua abbondante corrispondenza, fa conoscere la pro
tica problematica convogliata dal senso comune nella parola 'divinazione' non pria volontà medianteordini scritti, cosi gli dèi scrivono i destini che hanno
sia oggi un ostacolo alla formulazione dei problemi designati o occultati da fissato per gli uomini; ma l'unica tavoletta a loro misura è l'universo intero.
ciò che per convenzione si chiama «mantica». In un certo modo, l'eredità Questi i fondamenti teologici inseparabili dalla scienza divinatoria mesopo
greco-romana ci porta a vedere la divinazione solo dal punto di vista del tamica, che non è se non un'arte, lentamente elaborata, di decifrare la Verità
la ragione illuminata, quella dei medici o dei sofisti dell'Atene di Pericle, del messaggio divino, iscritto nell'universo e in tutte le sue parti, universo
quale fu confermata dal xviii secolo che assegnò all'errore e all'infanziadel classificato, codificato, diventato cosi una gigantesca collezione di presagi.
l'umanità lo sviluppo mostruoso di scienze volte verso le sorti, l'anatomia di
Parlare di una scrittura degli dèi non è una metafora. I Babilonesi stessi
un fegato o la mancanza di appetito di un pollo, senza di che nulla di quanto concepiscono la divinazione secondo questo modello: la disposizione degli astri
hanno deciso gli dèi può essere conosciuto. Per lo stesso etnocentrismo ab è chiamata «scrittura del cielo»; uno dei nomi piu usati del presagio è tertu,
biamo misconosciuto per tanto tempo i sistemi che ubbidiscono a una razio di fatto in ultima analisi «messaggio» scritto, l'ordine redatto dagli dèi per
nalità diversa dalla nostra, e cosi pure abbiamo adottato come altrettanti con segnare la sorte dell'interessato; le preghiere che accompagnano la divina
cetti immediati le categorie pervenuteci dal mondo greco-romano attraverso zione supplicano il dio Samas «di iscriverel'oracolo e di porre la sentenza
la nostra storia, a partire dal Rinascimento in poi. divinatoria nelle viscere del montone»; e accade che un presagio non sia nien
Vi sono certamente nelle società arcaiche numerosi tentativi per conoscere te altro che un vero carattere di scrittura, tracciato sulla fronte di un uomo
ogni evenienza incerta o rischiosa, che non sono da confondere con una se o sul fegato di un animale. Ma i Mesopotamici non fanno qui che spiegare
dicente capacità di predire l'avvenire. Ma l'importanza dei fenomeni intel coscientemente unacaratteristica essenziale del loro sistema divinatorio. Il fat
lettuali e sociologici che la divinazione comporta dipende dal fatto che essi to che essi immaginino che i loro dèi possano comunicare agli uomini le loro
mettono in evidenza modelli dell'azione umana e tipi di conoscenza piu o meno volontà iscritiendole nell'universo — anziché esprimerle attraverso la parola pro
complessi, la cui configurazione può tanto nascondere la massima razionalità fetica, come fanno di buon grado gli dèi dei popoli vicini — dipende dalla
di una società quanto metterne in evidenza, per contrasto, le deviazioni e le natura stessa della scrittura mesopotamica, e dall'uso che ne viene fatto.
forme sottili. Tre esempi: la Mesopotamia, la Grecia, Roma, bastano a porre Questa scrittura è, in origine, pittogra6ca; sistema semplice in apparenza,
il duplice problema del tipo di sapere messo in opera nella divinazione e delle poiché il disegno di una cosa designa quella cosa; ma che implica in effetti
sue articolazioni con le modalità del potere. tutto un gioco di complesse associazioni, una specie di ginnastica intellettuale,
per legare il significato al significante : il disegno di un piede significa non solo
'piede', ma anche 'camminare', 'andare', 'portare via'; unito a quello dell'oc
r. L' an tica MesoPotamia. chio, il segno dell'acquasigni6ca 'lacrime', a quello del cielo, significa 'piog
gia'. A questa «scrittura di cose», i Mesopotamici erano cosi legati che non
Se la natura della nostra documentazione non permette di seguirecon pre l'abbandonarono del tutto neppure dopo che ebbero inventato la scrittura sil
cisione l'evoluzione dei rapporti tra la scienza divinatoria e il potere nell'an labica, infinitamente piu economica. Ora, la scrittura pittogra6ca tesse «tra
tica Mesopotamia, gli eventuali conflitti, l'influenza — certamente grande — del le cose una quantità di rapporti piu o meno imprevedibili o sottili: essa abi
l'indovino sui processi decisionali, la sua situazione particolare fra gli alti tua lo spirito a vedere e a percepire quei legami segreti esistenti tra loro»;
funzionari, in compenso la documentazione mesopotamica fornisce, per l'am come sottolinea Bottero [r974, p. rg7], «tutto il principio fondamentale della
piezza degli scritti teorici — i trattati divinatori — e il loro scaglionarsi nel tem divinazione deduttiva sta in questo : anch' essa vede le cose(l'oracolo) attraverso
po, un caso esemplare per studiare attraverso quali procedimenti intellettuali altre cose(il presagio)».
si forma una «scienza» della previsione e per precisare le articolazioni di que
sta scienza con le altre scienze della società, in particolare il diritto e la medi
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Mythos_Logos - Enciclopedia Einaudi [1982]

  • 1. E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ] MYTHOS LOGOS Gian Paolo Caprettini e Guido Ferraro — MYTHOS/LOGOS p ag .4 Marcel Détienne — DEMONI p a g . l l J eanni e C a rl i e r — DIVINAZZONE p a g . l 8 Marcel Détienne — MITO/RITO p a g . 2 5 Gian Paolo Caprettini, Guido Ferraro e Giovanni Filoramo — MYTHOS/LOGOS pag.33 Alfonso Di Noia — ORIGINI pag.48
  • 2. Mythos/logos I8o I8I Mythos/logos 4! 4l QONcé 4! 4! i O OO O V O 4! 4 ctl O NN Cl O Cl OON + CC G Ct O Vca O V O O O + NON Q a! O 4l V +Vcé cé OCl O N O O O O O P O +, cé O cé òòCt NN 4! N V ùò V v 4 N CQ Cl N alQ V ctlN O Cl O Ct 4 'V O g 45 '4 A O O N i E E O a ttl + O ~ v O O O O V Cl àò Cl O V cl a! Cl O O O O O O N O O V O O O . g al al al V O O O V V O O O O O V4V O O 4 cé él V Oà0 òò 5 O Q Q Cl Cl V ál cl c o cn òò àò V O E E demoni 3 2 4 2 divinazione S mito/rito 5 4 5 4 . 5 S 2 3 4 2 3 5 S 3 6 6 2 6 • 4 • 6 S 5 6 4 2 5 3 mythos/logos 4 • 2 2 4 6 5 5 4 4 3 origini 5 4 4 4 2 2 5 I ' 4 ' 3 4 4 4 4 3 S S 2 5 5 I I 6 6 4 3 S 4 3 4 E 45 8 EQ O él O O O O Oà0 O O O + i .C5 Cl O V al +' VN Cl 45 QO, O, Q Cl + 4 Cl E o é5 O tù O VCl O V O V é5 G N OCt O ctl E E O O, E ò o E .cé.V Q ctl O4N4 V4O E B O 00 al ò0 + Cl Cl O EO O O + Q E i i cé à0 4 O Q bò V O4 cà Q E P, 55 O it V O à0V Cl O 4 caO O O Q O. V V 4! O O 4 2 O cé N +f i-I i N N N él V V V V 'F demoni 3 2 3 I divinazione 4 3 mito /rito 6 z 2 8 6 6 7 3 5 S 448 6 6 4 z 3 3 3 3 3 2 3 45 6 7 3 6 6 6 8 3 5 2 3 S 5 8 mythos/logos 2 5 2 6 • 3 3 5 3 3 2 4 73 4 85 origini 6 6 6 6 6 2 I 4 6 7 3 6 3 5 5 3 6 6 6 5 4 3 4 6 4 5 6 Qòò O O origini cé Q ONal o E E 4 origini 5 I 2 d ivinazione m i t%ito myth os/ mito/rito 5 7 mythos/logos 3 4 demoni I divinazione demoni
  • 3. ambiguità competenza/esecuzione Mythos/logos allegoria fonetica cotfice grammatica immagine concetto analogia e metafora lessico avanguardia metafora Mythos/1ogos esistenza argomentazione lingua classicosegno essere interpretazione lingua/parola critica significato fenomeno linguaggio filologia simbolo bello/brutto formaastratto/concreto metrica letteratura idea semantica maniera dialettica espressione identità/differenza proposizionee giudizio sens%ignificato poetica fantastico traduzione alfabeto retorica mediazione girato ascolto opposizion%ontraddizione universali /particolan imitazione l qualità/quantità gesto immaginazione l anthropos atti linguistici lettura totalità dicibile/indicibile progetta c ultura/culture 1 luogo comune I etnocentrismi Iuno/molti nproduzion%iprodumbihtà decisione enunciazione comumcazlone orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura distribuzione statistica presupposizione e allusione errore parola dato finzione referente informazione spazisfità arti / giochi ritmo etica generi induzione statistica scrittura artigianato filosoáa/filosofie narrazione/narratività artista probabilità acculturazione ragione antico/moderno voce stile attri uzionen 'b rappresentazione statistica razionale/irrazionale catastrofi civiltàcalendario .temajtnotivo teoria/pratica oggetto futuro soggetto/oggetto ciclo decadenza Sèlthz produzione artistica selvaggio/barbaro/civilizzato uguaglianza evento escatologia caos/cosmo valori periodizzazione età mitiche armonia colore escrementi curve esuperlici infinito vero/falso tenlpo/tcmporalità genesi melodia disegno/progetto fertilità geometria e topologia macrocosmo/microcosmo volontà passatojpresente ritmica/metrica abbigliamento visione nascita educazione invarianie mondo progresso/reazione scala a/chimia canto sensi generazioni natura storia suono/rumore astrologia atlante corpo sessualità infanzia coltivazione osservazione cabala collezione tonale/atonale danza vecchiaia morte cultura materiale deduzione/prova reale elementi documento/monumento maschera amore vita/morte industriarurale equivalenza unita armi desiderio esoterico/essoterico fossile moda materiali difierenziale formaqizzazione frontiera memoria credenze ornamento eros prodotti funzioni clinicalogica guerra isteria rovina/restaura dialetto scelta infinitesimale possibilità/necessità analisi/sintesi imperi enigma pulsione angoscia/colpa cura/normalizzazione locale/globale referenza/ventà funzione nazioneanticipazione fiaba soma/psiche castrazione e complesso esclusione/integrazione' sistemi di riferimento ricorsivita ipotesi misura tattica/strategia fuoco Inostro cannibalismo sanno/sogno censura farmaco/droga homo stabilità/instabilità matematiche modello identificazione e transfert follia/delirio alienazione popolare dèi variazione metodo struttura inconscio medicina/medicalizzazione mano/manufatto coscienza/autocoscienza demagogia proverbi divino tecnica centrat%centrato teoria/modello nb//fpsifps/Cosi normale/anormale immaginazione sociale discriminazione tzcdim~ crei utensile combinatoria l iniziazionc à ' jtlscere salute/malattia grafo PSCC repressione sintomo/diagnosi applicazioni labirinto serv%ignore terrore magia demoni ahmentanoncassioma/postulato caso/probabilità uomo tolleranza/intolleranza atea messia divinarione agonismo animalecontinuo/discreto rete causa/effetto utopia tortura chierico/laico millennio mit%ito cerimoniale casta cucinadipendenza/indipendenza abaco certezza/dubbio violenza ChlCSfl persona festa donna domesticamentodivisibilità màithos/logosalgoritmo coerenza diavolo puro/impuro feticcio endogamia/e ogamia famedualità approssimazione convenzione eresiacategori%ategorizzazione religione ongmi famigliagioco insieme calcolo determinata/indeterminato libertino lutto incesto vegetale conoscenza sogno/visione razionale/algebric%rascendente numero empiria/esperienza stregoneria' maschile/femminile coppie filosofiche , libro regalità simmetria zero esperimento disciplina/discipline peccato rito matrimonio strutture matematiche legge sacrnfprofano pare ntela enciclopedia caccia/raccolta trasformazioni naturali / categorie libertà/necessità santità borghesi/borghesia totem innovazion%coperta donoburocrazia metafisica economia uomo/donna control1%etroazione insegnamento eccedente classinatura1%rtiifiiciale formazione economico somale invenzioneenergia contadini pastorizia operatività lavoro analogico/digitale equilibrio/squilibrio rappresentazione consenso/dissenso primitivo paradigma ideologia lnodo di produzione ricercaautoma interazione egemonia/dittatura rempronta/rldlstnbuzlone previsione e possibilità masse proprietà intelligenza artificiale ordine/disordine sistematicae classificazione intellettuali riduzione proletariato nproduzione macchina organizzazione libertà rivoluzioneripetizione transizione abbondanza/scarsità pfogmtmns semplic%omplesso maggioranza /minoranza scienza bisogno simulazione sistema apprendimento partiti spiegazione consumo strumento soglia cervello autoregolazion%quilibrazione politica verificabilità/falsificabilità amministrazione accumulazione imposta vincolo comportamento cognizione comunità capitale lusso e condizionamento induzione/deduzione conflitto elisi oro e argento controllo sociale innat%cquisito consuetudine costituzione élite distribuzione pesie misure astronomia emozione/motivazione istinto diritto democrazia/dittatura fabbrica produzione/distribuzione cosmologie gergo atomo e molecola mente operazioni giustizia norma gestione ricchezza gravitazione percezione gruppo conservazion%nvarianza istituzioni patto imperialismo scambio luce entropia quoziente intellettuale marginalità responsabilità potere opinione impresa spreco materia fisica potere/autorità mercato spazio-tempo atmosfera cellula povertà forza/campo pubbfico/privsto merce litosfera adattamento differenziamento propaganda società civilemoto moneta oceani evoluzione immunità ruolo/status particella abitazione stato pianificazione pianeti mutazione/selezione socializzazione individualità biologica plasma acqua società proiltto sole polimorfismo integrazione universo propagazione ambiente rendita SPCCIC invecchiamento spazia sociale quanti città salario relatività organismo clima utilità regolazione reversibilità/irreversibilità ecumene valore/plusvalore catalisi stato fisico sviluppo e morfogenesi insediamento agricoltura macromolocole' migrazione città/csmpagna metabolismo paesaggio colonie omcostasi' eredità popolazione commercio organico/inorganico regione industria OSllloal gene risorse spazio economico vita genotipo/fenotipo suolo razza sviluppo/sottosviluppo terra sangue territorio villaggio
  • 4. 42I Mythos/logos Mythos/logos privilegiata in questo gruppo, esse potranno indicare il luogo di manifestazione Dexnoni, Divinazione, Mito/rito, di una primigenia differenziazione che poi si estende: e allora il mito si oppone l Mythos/logos, Origini a non-mito, l'eroe al non-eroe, gli dèi ai non-dèi : ed è evidente che sono gli ele menti «positivi » a produrre la differenziazione e a dominare il rapporto con quel li «negativi » che ad essi si oppongono. (Vernant ha di recente tratteggiato assai lucidamente la condizione comune all'Occidente, e di eredità greca, secondo la r. La v arietà dei rapporti. quale il mitico si definisce attraverso ciò che mitico non è, opponendosi dunque, in quanto « finzione», al reale e, in quanto «assurdo», al razionale). Il gruppo di articoli di cui in queste pagine si traccia un percorso di collega Una cultura si identifica distinguendosi, opponendosi rispetto alla sua non mento è costituito da distinti sottogruppi, individuabili entro il profilo di termi cultura (Lotman e Uspenskij) : dèi ed eroi fanno appunto parte del «proprio» ni — d'agente (+demoni+), azione (+divinazione+), luogo come spazio-tempo di una cultura, sono i garanti della sua autonomia; essi, nel pantheon a cui ap (+origini+) — e di polarità concettuali (+mit%ito+, +mythos/logos+) : queste ul partengono, occupano una precisa porzione di spazio, hanno un limitato cam time costituiscono in effetti il nucleo centrale dell'assieme. po d azione che essi rispettano o magari sfidano, ma che è definito dagli «uo Tali coppie possono essere pensate: a) come elementi di una successione mini», cioè da chi li riconosce come tali. Paradossalmente, ma forse nemmeno (dal mito al rito, dal mythos al logos), dotata di una, almeno potenziale, reversi troppo, questi tipi di personaggi (e di proprietà loro attribuite ) — simili a segni bilità (dal rito al mito, dal logos al mythos) ; b) come espressioni gerarchizzate dotati di tratti distintivi — sono fatti esistere dalle pratiche che li chiamano in sostenute dal legame causa-effetto, che implica la preminenza del primo termi azione (la divinazione, per esempio). Ma è vero, d'altronde, che chi li invoca o ne: niente rito senza mito, niente logos senza mythos;c) come polarità classifi li evoca non è cosciente di questo processo e li pensa «già esistenti » in uno spa catorie : esiste un universo in cui mito e rito, da un lato, mythos e logos dall'altro, zio-tempo fuori dal corso dei mutamenti : il luogo genetico, che è dappertutto e si ripartiscono distinte aree di competenza; ciò non esclude che queste aree pos in nessun luogo, che sempre è stato e sempre sarà. Il mito ne racconta l'insorge sano esseredidiversa ampiezza (e allora si avranno condizioni di tipo b)) oppure re, attribuisce ad essi un posto nel «mondo», ma la loro ragion d'essere, per im che vi siano sovrapposizioni: esisterà allora un'intersezione fra mito e rito e fra plicata che sia nelle sorti degli uomini, ha la forma di una «leggenda», legata a mythos elogos;se poi a questa intersezione si applicano criteri di tipo a), si potrà motivi eziologici, al bisogno d'ordine, ma anche alla casualità di un meraviglioso avere una preminenza prima del mito e poi del rito, prima del mythos e poi del incontro : il loro principio è il loro fondamento (e viceversa). logos. In ultimo, se si volesse riassumere in termini rigidi di struttura-storia, si Quello del mito è pertanto un discorso che presenta un modello, non ideale dovrebbe dire che i modelli con cui pensare questo gruppo, a partire dalle sue ma prescrittivo, dell'universo : posto al di fuori del giudizio e della verificabilità, polarità, sono sostanzialmente due : uno che implica la distinzione (sotto forma esso costituisce indiscutibilmente l'unico modo corretto di concepire l'universo. di opposizione,contrasto, ecc.) fra i termini di ciascuna coppia, l'altro che de In questi brevi e densi cenni di prospezione si è finora taciuto il ruolo fonda scrive il passaggio dall'uno all'altro, in una direzione o nell'altra, o, piu precisa mentale del punto di vista; vale a dire non ci si è espressi sul fatto che queste en mente, che li pensa come momenti distinti della formazione di un sapere, o come tità o relazioni siano considerate dall'interno della cultura a cui appartengono o le modalità prevalenti o le prospettive tendenziali di una cultura e del suo svi da un suo esterno. In un progetto enciclopedico come quello presente si è tenta luppo storico. to di realizzare una partitura intrecciata, dall'esterno e dall'interno, badando a Se poi si vuoi delineare un parallelismo fra le coppie in questione, si vedrà non porre un «centro», ossia a non focalizzare il materiale in analisi postulando che frarito e logos viè (o è stata posta) una precisa analogia: con questi due ter un punto di vista rispetto al quale realizzare l'osservazione. Si è privilegiato cosi mini si sono voluti indicare i mezzi di trasmissione, le modalità applicative ed il dialogo entro una trama di relazioni, la nostra, e l'omogeneità o organicità del esplicative del mito, considerato in generale o piu specificamente con l'ambiguità materiale osservato, omogeneità d'altronde spesso soltanto apparente, che tanto (sacralità e/o narrazione>) che ha nella tradizione di origine greca. Per tornare piu sembra tale quanto piu lontana è (o si crede che sia) dal nostro modo di con ai termini d'agente, con questi si potranno individuare gli «operatori» del pas cepire, dalle nostre ipotesi o spiegazioni. saggio fra un polo e l'altro, i tramiti «personali » del collegamento fra le due sfere. In questo gruppo di articoli sono in questione talune radici del nostro sapere, È chiaro che se rito e logos si pongono in successione rispetto a mito-mythos, si non i suoi esiti e le sue formule piu recenti. Ma è chiaro che ciò di cui si parla è avrà una concezione distinta degli «agenti», prima legati al primo termine, poi ancora, in termini mutati, pronto ad essere interrogato, intatto nella sua capacità al secondo. E quindi: gli dèi del mito e quelli del rito, gli dèi del mythos e quelli di produrre senso, e se proprio non è chiamato direttamente in causa, quanto del logos, e cosi per i demoni e per gli eroi. E, almeno in linea astratta, è evidente meno resiste, piu o meno sommerso, in una condizione di «sopravvivenza». Le che non si devono escludere altre proposte di legami e di appartenenze. mitologie, le deificazioni non sono di pertinenza di una presunta irrazionalità ma Quanto alle +origini+, che costituiscono la localizzazione spazio-temporale costituiscono, anche in forma non esplicita, forme e basi concettùali della rappre
  • 5. Sistematica locale 422 4z3 Mythos/logos sentazione; basti rinviare ai «miti personali» della psicanalisi o alle Mythologies dell'ordine come era accaduto in Eschilo e Sofocle. A quel punto si è ormai in della vita quotidiana su cui ha riflettuto, fra il rclg4 e il '56, Roland Barthes, che sinuata nel mito e nei suoi strumenti sia l'esperienza « laica» e rinnovatrice della chiuse i suoi «miti d' oggi» mirando a una «riconciliazione» fra il reale e gli uo «ricerca scientifica» nella filosofia, promossa dagli ionici, il cui scopo non sono i mini, fra gli oggetti e il sapere. principi come origini ma i principi come cause, sia l'interpretazione allegorica, È vero : non c'è tema piu controverso del mito, ancor oggi quando si pretende almeno nel suo tentativo di contemperare scienza e tradizione mitico-religiosa. di opporlo a vecchi o nuovi razionalismi, come se questi non avessero i loro miti In tale quadro di «laicizzazione» del mito ha avuto gran peso, nella civiltà e non producessero illusioni e storture. greca, l'estensione dell'accesso al mondo spirituale e politico a una cerchia sociale sempre piu larga, accesso di cui l'uyopá è indice chiarissimo : la Verità (u) é&scu, ciò che non si dimentica) è ormai intelligibile al di fuori di un sistema di rappre z. Al l e origini delle origini. sentazione religiosa (Detienne) ; il logos si carica di efficacia, sia quello «ambi guo» del poeta, come Esiodo, che ha la coscienza orgogliosa di portare un mes Il mito istituisce, si è detto, una differenza, un'opposizione, espressa di volta saggio di verità (Vernant), sia quello disincantato della retorica. È il logos a poter in volta, a seconda delle epoche e dei luoghi, da una serie di polarità, contraddi essere veritiero o ingannevole costituendosi tanto come forma di rappresenta stinte da fattori duali, alternativi o complementari, e anche reversibili nel loro zione, di conoscenza, quanto come strumento di comunicazione. rispettivo valore nel corso dei tempi : da una parte la storia, dall'altra il mito ; da A questo punto i termini della coppia+ mythos/logos+ costituiscono dellefun una parte il prosastico-logico, dall'altra il poetico-mitico ; da una parte il raccon zioni della parola e non piu degli universi separati e impermeabili l'uno all'altro ; to profano, scritto, dall'altra il racconto sacro, orale ; si arriva cosi a tracciare dei sotto questo profilo il passaggio da Platone ad Aristotele non va oltremodo marca campi oppositivi (verità/mito, azione/parola, ecc.) che corrisponderebbero a tipi to. Il mito è strumento pedagogico, illustrativo, per una « filosofia», e anche per distinti di esperienza, una superiore all'altra, senza però che si debba automati una «letteratura», che utilizza ormai gli strumenti di trasmissione scritta. Il mi camente concludere che il mito si identifica con la fase arcaica della religione af to viene «logicizzato», la parola non è piu l'omerico Xáyoc irotqi«xác;,magico, fidata alla trasmissione orale. superno esacerdotale,ma è«poietico» perché può parlarediun'esperienza quo Dalle sue prime testimonianze sino ed oltre la tradizione greca, il mito ha ca tidiana o sovramondana senza compromettersi con delle rigide cosmologie: è rattere sovramondano (si pensi alle dichiarazioni di Platone nel libro III della affidato alla scrittura, è «ridotto» a evento, a materia narrativa. Nella tragedia gre Repubblica), sia che tratti dell'aldilà superno degli dèi o di quello sotterraneo dei ca, generalmente considerata, non vi è mito sottratto a una logica, non vi sono morti a cui solo l'eroe (o il poeta) può accedere. Il mito indica pertanto da un lato dèi ed eroi irrelati dal mondo, ineffabili : la parola, il discorso, il racconto pongo una competenza territoriale su un aldilà spazio-temporale, ponendo come neces no diversi tipi di tecnica. sario il superamento di unafrontiera, e dall'altro indica una competenza pragmati Pur in questa tensione fra rinnovamento e continuità, dovuta anche al con ca caratterizzata dal superamento di prove, e quindi dalle trasformazioni avviate tattoframondo ateniese e greco e altre culture, non siperde un certo desiderio dagli eroi che lo agiscono. di rivolgersi o di ricongiungersi a modelli archetipici, nonostante si cerchi di Il mito prevede una rappresentazione globale i cui criteri di lettura della real mondanizzare il mitico, di considerare la vita umana iuxta propria principia: tà affondano in quest'ultima le loro radici. La natura viene sacralizzata e pertan Eros è il piu fascinoso di questi mediatori. to si rende necessario porre un caos primigenio e una lotta di principi e domini È spiegabile pertanto come il mito, anche nelle sue radici greche, benché sia opposti, il freddo e il caldo, l'umido e il secco, il pesante e l'imponderabile, il vi stato opposto alla storia, come «leggenda» a «testimonianza» diretta, non abbia sibile e l'invisibile. Quello che dice il pensiero mitologico, ivi comprese le nostre cessato di fornire canoni stilistici o codici di comportamento alla storiografia, mitologie, piu o meno «classiche», è che esso può agevolmente percorrere l'e com'è il caso del rapporto fra epica e biografia. stensione del sapere attraverso un rapporto speculare fra uomo e mondo (media Certo, ricorrentemente il mito viene considerato e/o utilizzato per idealizzare to genealogicamente da stirpi divine, +demoni+ ed eroi), fra corpo e terra co un passato, non è piu soltanto il racconto imitazione della realtà di cui parlò Ari nosciuta, ponendo l'uomo in una dimensione di illusoria continuità affidata a rit stotele distinguendolo appunto dalla f,,ciwop/cc,la trama osservata e interpretata mi ciclici, in cui egli ritrova il suo tempo perché impara a perderlo e parla — oggi dei fatti accaduti. di un sapere originario perché teme di dover dichiarare delle sconfitte in ordine È in questione il rapporto fra mondi possibili (quelli realizzati dal racconto alle proprie elaborazioni concettuali. e quelli per cui lottano oratori e guerrieri) e istituzioni ; è in questione la coscien L'eroe può rappresentare la norma ideale, e allora istituzionalizza gli scarti za dell'utilizzazione di «schemi drammatici» (Dumézil) nella mitologia, nell'e fra reale e razionale, ovvero può, con un atto di coraggio e dismisura, disatten popea, nella storia; per quanto siano, come appunto osservava Durnézil, chiama derla o sfidarla; quest'eroe sarà quello euripideo, che oppone in qualche modo la ti a una «carriera letteraria propria», i miti non sono pensabili al di fuori del qua sua volontà al caso degli dèi ormai capricciosi, non piu paladini della giustizia e dro sociale che essi giustificano.
  • 6. Sistematica locale 424 4z5 Mythos/logos La complessità, la ricchezza, talora le contraddizioni e la disomogeneità dei corpus mitologici spesso soggetti a contaminazione, hanno fatto sostenere con Mito e rito, discorso e azione. una certa asprezza che i miti per molte culture non fanno «sistema», quando in vece possono sembrare « insiemi sporadici »(Kirk) perché formano un coagulo Indicativa è senza dubbio la stessa abitudine scientifica ad associare insieme di distinti e diversi stati sincronici. due oggetti che pure potrebbero apparire cosi distanti, e tali sono incontestabil Una volta chiarito che per mito si possono intendere oggetti molto diversi : mente quanto meno nei modi della loro manifestazione materiale. Una conside una storiasacra o religiosa, una falsacredenza o perfinogeneralmente un rac razione sia pur non approfondita della sterminata letteratura prodotta intorno conto tradizionale, e che secondo alcuni esso è, a livello concettuale, l'aspetto a alla coppia+ mit%ito+ rende evidente quanto del suo potere d'attrazione su pen cui corrisponde il rituale a livello di azione, ci si renderà conto della difficoltà di satori e studiosi d'ogni tempo sia dovuto ad una anomala capacità di neutralizza procedere a una definizione assoluta. È questo uno dei motivi che hanno fatto si re differenze e opposizioni altrove ineluttabilmente decisive. Vi è un'area, intui che in questa Enciclopedia il mito sia entrato sotto forma di relazioni :+mit %ito+ tivamente definita nella mappa dei fenomeni culturali, in cui la comunicazione e + mythos/logos+. verbale, quasi potesse venir realmente «fraintesa» dai soggetti stessi della sua Molti hanno insistito sulla particolare «qualità» o «natura» dei miti greci, e produzione (lo si vedrà tra poco), viene vista come atto autonomo che sfugge alla una decina d'anni or sono Marcel Detienne ha tra il serio e il faceto polemizzato griglia dei possibili valori perlocutivi, proprio perché sottratta agli effetti e alle con chi pensa che i «Greci non sono come gli altri » e non possono essere profa regole dello scambio comunicativo, dunque all'assunzione illocutoria del discor nati da una commistione con il pensiero allo stato selvaggio. Ma se si riflette sul so. Filosofi, etnologi, sociologi, semiologi si sono impegnati con ogni strumento di la mito-logia (questo apparente binomio di «opposti»! ) come collezione tradi cui potessero disporre a separare quanto si dice «mitico» dall'universo dei di zionale di racconti, affidati alle leggi dei «cambiamenti» e delle «persistenze», scorsi comuni. Vi hanno rinvenuto proprietà non soltanto specifiche ma quasi vale a dire dei continui rifacimenti e riconnotazioni che su di esse esercita, come contraddittorie con l'idea stessa del parlare. Non è sufficiente allora notare i mil su ogni specie di linguaggio, la cultura, ciò non si potrà correttamente valutare le modi in cui nella recitazione di un mito il discorso viene «ritualizzato», come senza rivendicare l'«autonomia della tradizione mitologica» (Detienne). l'uso di certe formule definite o di un lessico e di una sintassi inusuali, come il Il mito non mette in gioco soltanto sistemi classificatori ma anche espressioni tono e la cadenza della voce o il controllo anomalo sugli elementi deittici, come categoriali e interpretazioni del mondo, e non può semplicemente essere misu la rigidità delle situazioni e dei rapporti comunicativi fra le parti. Ciò che ha gui rato come scarto o ricalco della realtà; torna qui il problema del rapporto con le dato, da differenti punti di vista ma con poche eccezioni, l'interpretazione scien istituzioni (si pensi alla tormentata, affascinante ricerca di Dumézil ) che i miti tifica dei fenomeni mitici è stata la possibilità di assimilarli a prodotti sociali non si incaricano sempre e soltanto di rappresentare fedelmente o di proteggere astraibili dallo svolgimento dei processi interattivi. Come un arnese da scavo o servilmente, ma con cui intrecciano relazioni indirette e mediate: il contesto con un dipinto su corteccia, il mito può essere «raccolto», catalogato e inserito in un cui è in rapporto il mito, anche quello greco, non è né fotografato né eluso dal repertorio il cui modello di riferimento è, a conti fatti, il museo. mito ma, al pari di ciò che accade per ogni linguaggio, è reso possibile mentre se Allo stesso modo, è chiaro, il rito appare sottrarsi alle condizioni comuni del ne parla, è interpretato nell'atto stesso di rappresentarlo. l'azione. Significativamente, fino ad anni recenti — e forse fino all'istituzione, con Proprio in quanto linguaggio, sottoponibile alle leggi della continua rifonda le prospettive etologiche, di possibilità di confronto con i comportamenti rituali zione, il mito e i sistemi mitologici sono entrati e usciti, sommersi e riemersi dal (sostanzialmente preculturali, s'intende) di altre specie zoologiche — si aveva del la tradizione culturale: basti pensare alle diverse epoche «classiche», alla «so la ritualità una concezione che era assiologicamente laudativa ma che poi nei pravvivenza degli antichi dèi », alla «rinascita del paganesimo antico» riconosciu fatti riduceva le stesse possibilità di riconoscimento e descrizione. Se il rito è atto ta caratteristica di certi secoli che il senso comune si ostina a definire oscuri o, sacro, culmine della vita della collettività, esso allora è assente dalla trama quoti peggio, corrotti ; o ancora, se si vuole, alla pervicacia di ogni enciclopedismo, da diana della vita sociale. Come il mito viene raccontato di rado, cosi il rito viene Plinio il Vecchio a Vincenzo di Beauvais e oltre, nel ripercorrere o nel fondare agito di rado. Non è dunque sufficiente indicare i mille segnali con cui il rito è delle origini assolutamente inattendibili come sono anche quelle prodotte dalle separato dall'azione comune, trasformato da un fare in un dire, assimilato a un antichità immaginarie fra xvi e xvir secolo; o ancora all'etimologia come forma discorso. Se del mito si sottolinea il suo essere tradizione, letteratura, quasi testo di pensiero che, da Esiodo a Isidoro di Siviglia a Heidegger, o indica un podero «scritto» in società che non conoscono la scrittura, si riconosce il rito solo all'in so disegno ecumenico o tradisce un'angoscia della perdita delle origini, vale a terno di un apparato rituale che, essendo dotato per definizione di vistose di dire di quei tempi in cui tutto era possibile e tutto giustificato, cosi come ora lo scontinuità nella sua realizzazione temporale (riti stagionali, riti per i grandi mo potrebbe essere da un gioco mirabolante di etimi, veri, falsi o verisimili. inenti della vita, ecc.), vale a sancirne l'eccentricità sociologica. Questo atteggiamento che isola la sfera mitica e rituale in un universo a parte, ila un lato enfatizza, almeno a un primo livello, le scansioni'soggettive proclama
  • 7. Sistematica locale 4z6 4z7 Mythos/logos te dai membri stessi delle culture in esame, dall'altro lato conduce all'elabora teriale dei testi in una prospettiva non museografica appare quanto mai ardua ; zione di teorie che cercano la spiegazione dei fenomeni in ipotesi di derivazioni quali e quante versioni raccogliere, in quali condizioni di naturalezza o d'artifi reciproche (la narrazione mitica traduce l'azione rituale, o è il rito a trasporre in cialità (ma ci sono popolazioni le cui mitologie vengono raccontate troppo ra un simbolismo gestuale le configurazioni di significato elaborate dalla mitolo ramente per accontentare l'etnografo, o magari si dicono soltanto in segreto... ), gia?) Poiché lo si nega alla concretezza quotidiana della storia, l'universo mitico che cosa registrare della situazione comunicativa in cui la narrazione ha luogo, e rituale diventa campo privilegiato per una temporalità anomala : l'oggettiva ripe cosi via? titività delle esecuzioni viene interpretata nel senso di una fedeltà alla fissazione ossessiva. È questo il luogo deputato delle+origini+, ove non solo l'indigeno tro va la storia dell'origine del mondo o la rappresentazione dell'origine cianica dal I codicideirapporti sociali. la specie eponima, ma lo studioso l'origine delle forme narrative o quella della rappresentazione teatrale. Di piu, vi sarebbe in questi fenomeni la traccia indele Si capisce facilmente per quali ragioni, a partire da un certo momento, gli bile di una condizione primordiale : la testimonianza, ad esempio, di un'anteriore studiosi si siano impegnati a ricucire la separazione fra il mito e gli altri aspetti costituzione matriarcale cancellata dalla storia. della vita sociale, ma si capisce anche il loro imbarazzo, data la crescente consa In un celebre articolo del t856, Max Mùller faceva della produzione mitolo pevolezza di una insufficienza dei dati di fatto disponibili. La connessione dei gica l'effetto di una malattia del linguaggio. L'ipotesi è oggi insostenibile, ma il sistemi simbolici con la rete dei rapporti sociali non può valere come interpreta suo fondamento logico è interessante : nel momento in cui i segni linguistici non zione: semmai, come ipotesi di partenza per l'etnografo. Le nuove strade d'ap vengono piu visti nella loro funzionalità comunicativa ma considerati quali og procciosociologico che siaprono intorno aglianni 'zo offrono piu promesse ac getti a sé stanti, si scatena una patologia sacralizzante (i nomina tramutati in nu cattivanti che convincenti sistemazioni. In primo luogo e soprattutto, esse val mina) che converte la relativa convenzione linguistica in assoluto ontologico. gono a rendere evidente lo psicologismo ch' esse denunziano nelle grandi teoriz Non vi è problema finché la parola viene impiegata come mezao per far riferimen zazioni precedenti, Di contro, si constata che non vi è interpretazione comples to al reale, ma il mito nasce là ove la parola si trova defunzionalizzata, e quindi siva del fenomeno che non passi per un'interpretazione psicologica. aperta a tutte le potenzialità di produzione fantasmatica contenute nel nocciolo Operazioni quali quelle di Lévy-Bruhl salvano la coerenza di un disegno cul del suo etimo. turale che non andrebbe ignorato. Rispondendo a quello che ormai si pone come Il mito, dunque, non è discorso, ma magia della parola. Il mondo primitivo nocciolo fondamentale del problema, egli rifiuta l'interpretazione del campo sim può forsepossedere sul piano operativo una scienza embrionale,ma non può bolico in termini di azioni sociali per fare dello stesso pensiero mitico una cate averne la consapevolezza perché le manca questo dominio sul linguaggio. Pro goria d'interpretazione sociologica. La decisione di considerare irrilevanti le con dotto di una umanità ancora non uscita dallo stadio della sua fanciullezza, il mito nessioni che egli intravide tra modelli di pensiero e modelli di azione sociale è l'espressione di una condizione psicologica: anzi, di una inevitabile aporia del non aiutò certo gli antropologi piu attenti alle regole della ricerca scientifica a pensiero. L'analogia fra i miti provenienti dalle piu disparate popolazioni testi giungere auna chiarificazione del problema. Ciò che continua a mancare è una monierebbe la loro astoricità, radicandoli in leggi mentali universali, in strutture nozione di mito come fatto sociale totale, capace di legare insieme i livelli delle costitutive della mente umana (posizione di Tylor, poi passata in qualche misura rappresentazioni religiose e delle strategie politiche, teso fra l'interpretazione del anche nello strutturalismo di Lévi-Strauss). reale e la promozione di tecniche proprie della+divinazione+. Non diversamente Lévy-Bruhl, il teorico del prelogismo primitivo, definisce Nel medesimo contesto culturale di Lévy-Bruhl, i massimi rappresentanti la produzione mitica tramite la via, ancora, di una pur raffinata irrazionalità. Po del gruppo dell'«Année sociologique» proponevano in effetti una lettura della co preoccupato della verisimiglianza, però, egli estende questa categoria residua religione, del mito e del rituale che offriva un'interpretazione globale dei feno le (il mito relitto, errore, insufficienza gnoseologica), generalizzandola a una real meni sulla base di una conversione di certe forme di pensiero in fatti di natura tà primitiva tutta dominata dalle associazioni affettive che una «legge di parteci collettiva, in prodotti di determinate strutture sociali. Sotto un certo punto di pazione mistica» disseminerebbe tra i fenomeni. Il mito cessa di essere testo, og vista, neanche Durkheim vuoi rompere con la tradizione, che si può dire fraze getto distinto o distinguibile, per divenire modo di pensiero capace di determi riana, del rito analizzato come testo. Ad esempio, nell'uccisione rituale del re nare un'esperienza della realtà radicalmente diversa. Piu che mai, a questo pun sacerdote, che deve venir sostituito prima che le sue forze incomincino a decli to, l'interpretazione della mitologia assume un posto decisivo nella costruzione di nare, Frazer già aveva scorto la realizzazione di una struttura di validità molto una teoria antropologica globale. piu generale, in cui i principi della gerarchia sociale sposano quelli della trama La ricerca sul terreno muta la percezione dei dati stessi del problema, ma è simbolica. Ma in Frazer la connessione fra le parti è affidata a un meccanismo in un fatto che i ricercatori sul terreno non sempre sono in grado di connettere que fondo non spiegato, vale a dire al ruolo centrale di una magia vista ancora una sti dati in una soddisfacente teoria d'insieme. D'altro canto, la stessa raccolta ma volta come effetto di una originaria insufficienza intellettuak. Il rito esprime non
  • 8. Sistematica locale 4z8 4z9 Mythos/Iogos soltanto valori sociali ma anche una volontà umana d'agire sulla natura, e però struzione del sistema sociale. Esso sancisce la validità e l'autorità delle istituzio al di là di questa espressione esso in realtà non sembra fare nulla, eccezion fatta ni, l'articolazione dei gruppi e degli strati sociali, l'esistenza di gerarchie, privi per il suo fare illusorio. Gli uomini credono che i loro riti propiziatori determini legi, costitutive disuguaglianze di potere. Piu che elemento del costume, esso è no il corso delle stagioni, ma nulla muterebbe in effetti se questi riti non fossero norma del costume e del comportamento individuale: non si inserisce in un si compiuti. stema organizzato perché è esso stesso chiamato a organizzarlo. Dunque, il mito La nozione di un pensiero collettivo, espressione diretta delle forze di coesio non è dato, non è un testo leggibile : non ha valori simbolici, ma effetti sull'agire ne sociale, consente a Durkheim di superare i limiti di una visione tanto intellet collettivo. tualistica. I simboli che sono oggetto di credenze e di atti religiosi non sono altro In questa scena dinamica, il mito perde la sua supposta fissità. Se esso non che rappresentazioni in forma concretizzata, visibile, dell'esistenza e dell'unita riflette una realtà o un pensiero formati prima, se istituisce piu che riconoscere, rietà dei gruppi sociali. Per esempio, il clan si proietta nel suo totem, e con tanta se trasforma piu che accompagnare, è chiaro che qualsiasi contrasto si verifichi intensità da fare di questa specie vegetale o animale il destinatario primario di un tra divergenti pretese d'autorità, qualsiasi processo di mutamento conduca nuo culto che ha per vero oggetto le forze astratte — ma di natura sociologica — che vi gruppi ad ambire privilegi istituzionalizzati, questo si riflette in contraddizio reggono la forma strutturale e la coesione omogenea del clan stesso. Il rito non si ni che si formano al livello della narrazione mitologica. Il contrasto con altri mo pone genericamente all'interno della vita sociale ma ha nel disegno organizzativo di di guardare alle mitologie primitive è tanto piu forte in quanto, all'interno di della società il suo presupposto, la sua sorgente e il suo tema. L'azione rituale un quadro teorico come quello del funzionalismo tipico delle scienze sociali an non è piu vista come metafora dal referente illusorio ma ha scopi precisi nel man glosassoni — ove gli elementi della struttura sociale tendono a venire immobiliz tenimento di certi stati mentali da parte dei membri del gruppo: attraverso la zati quali parti d'un armonico disegno d'insieme — il mito apre una falla, inter loro celebrazione, i valori della collettività si rafforzano, si trasmettono, si radi rompendo il monolitismo dell'immagine globale, costituendosi come luogo della cano nel sentimento e nell'immaginazione delle singole coscienze. mobilità, come campo d'esercizio d'ogni contrasto tra le forze sociali, Ciò che fa l'interesse maggiore di questa prospettiva è non solo il fatto che Il rifiuto d'una concezione intellettualistica del mito trova poi il suo corri qui sia assegnata al rito un'efficacia specifica, ma anche il riconoscimento ch' essa spondente nella negazione d'un modo di considerare il rituale come fenomeno implica della presenza d'una componente rituale in ogni forma d'aggregazione essenzialmente espressivo, come asseverazione illusoriamente fattuale d'un si collettiva.Non vi può essere società senza lastandardizzazione mentale e com stema di pensiero; anche se, ovviamente, non nel senso delle attese soggettive portamentale delle reazioni fornite dagli individui. In qualche modo ritualizzati, che in esso si proiettano, il compimento del rito muta la realtà. La pratica magi addirittura, appaiono gli stessi sentimenti personali, attraverso l'obbligatorietà ca, ad esempio, denunzia o definisce rapporti di consonanza o di ostilità (Evans e la regolamentazione codificata delle loro forme espressive (si pensi al caso ti Pritchard) ; la cerimonia religiosa — com'è il caso fra i Tikopia — richiedendo una pico del lutto ). disponibilità straordinaria di certi tipi di beni, indirizza, incentiva e coordina La nozione di «codice», quasi esplicita e comunque evidentissima nella teo l'attività produttiva; in moltissimi casi lo scambio rituale, o anche solo il sistema rizzazione di Durkheim (e che di qui, del resto, sarebbe rapidamente passata nel dei vincoli, delle proibizioni e delle prerogative legate alle opposizioni rituali progetto linguistico e semiologico saussuriano ), muta radicalmente i termini del pur%mpuro o sacro/profano, garantisce una posizione economica privilegiata la questione: non sono allora gli individui a compiere le azioni rituali o ad elabo ai capi o alle persone di rango. rare i racconti mitici, sulla base di loro esigenze o di loro ipotesi sui meccanismi I riti di passaggio, tanto piu se in società ove questi scandiscono una transi della natura, ma è la società a costituirsi e a mantenersi, e quasi a «creare», in un zione multipla fra i vari livelli della gerarchia sociale (sistemi «a classi di età»), certo senso, i propri membri, tramite la ripetizione obbligata di comportamenti costituiscono un esempio del tutto evidente di come il complesso delle azioni ri e di credenze solidificate in formule mitiche. tuali dia forma alla struttura sociale. Il rito non esprime simbolicamente la ma Inserendosi in questo quadro, le posizioni dell'antropologia sociale inglese turazione degli iniziandi o la raggiunta consapevolezza dei legami solidali fra i assumono il senso non di un banale richiamo alla socialità dei valori mitico-ritua membri del gruppo, ma determina e realizza esso stesso la maturazione psicolo li, del+mito /rito+ — ciò che già, appunto, non era certo estraneo ad altre correnti gica nello stesso momento in cui instaura una indelebile solidarietà di gruppo. di studio — quanto della rivendicazione del carattere fondamentalmente proces Come poterne cancellare la natura di processo sociale, per ridurlo alla semplice suale di questi fenomeni. La narrazione del mito, cosi come l'atto con cui il rito emissione di un testo strutturato in funzione di determinate configurazioni sim viene compiuto, si colloca non in un sistema sociale indipendentemente costi boliche? tuito bensi in un agire organicamente funzionante: non in un reticolo spaziale E, tuttavia, pressoché nessuno dei sostenitori di questa visione «attiva» dei fe incernierato su valori cognitivi ma in un flusso temporale materiato di eventi e nomeni mitico-rituali giunge a cancellarne realmente la dimensione espressiva. sorretto da equilibri dinamici. Comunque, si riconosce come fondamentale il fatto che nel rituale le relazioni so Nella classica visione di Malinowski, il mito non segue ma determina la co ciali vengano rappresentate, vale a dire messe in campo secondo moduli che si
  • 9. Sistematica locale 4.30 43r Mythos/lo go s potrebbero dire non immediatamente diretti e naturali : proiettate, insomma, se li producono, li attivano e li organizzano. È l'universo che si carica di senso, di condo le regole di un linguaggio che le traduce in qualcosa di altro da ciò che programmi d'interpretazione che sono immediatamente programmi di compor esse «oggettivamente» sono. Caso limite, reso celebre dalle analisi di Max Gluck tamento (si pensi ad esempio al carattere pragmatico che assume perlopiu la di man, quello dei «riti di ribellione», ove al contrario s'esprimono valori di natura vinazione). solidaristicae cooperativa, che talora fungono addirittura da sostegno all'auto Nella visione piu recente, mito e rito non utilizzano i loro codici simbolici per rità costituita. mascherare la realtà, non costruiscono territori separati nello spazio sociale : al contrario, lavorano a elaborare una trama connettiva, a moltiplicare le mediazio ni, si da ridurre il mondo a un organismo pensabile. Il bisogno di teorie interpre Dalle strutture narrative alle tipologie culturali. tative che siano piu capaci d'una visione d'insieme si riaffaccia pertanto al di là delle letture parziali e specialistiche. Da un lato, si può dire di nuovo che il pen La rilettura dell'universo mitico-rituale in termini in qualche modo cognitivi, siero mitico mima quello concettuale (Lévi-Strauss), riconoscendo però in esso ma non per questo volti a una riduzione intellettualizzante, necessitava della no tutt'altra funzionalità, tutt'altra logica interna. Nello stesso momento in cui si zione di «codice», vero mediatore teorico fra il livello del sociale e dell'individua decide che dèi, +demoni+ ed eroi vadano considerati essenzialmente quali «ope le, del modello e della replica, dunque della strutturazione cognitiva e dell'atto ratori concettuali», si approfondisce anche tutta la natura «concettuale» di atti che viene compiuto, del sistema dato e del processo da attivare. Vero è che già come sposarsi,concludere scambi economici o magari consumare un pasto. Rac nel sgotta Van Gennep elaborava per i riti di passaggio un preciso codice morfo conto mitico e azione rituale sono dappertutto, o in nessun luogo. logico-strutturale che anticipava lo spirito di quanto Propp avrebbe poi fatto Dall'altro lato, le strategie interpretative sono costrette ad arricchirsi intrec nel campo della fiaba, aprendo la strada per un'analisi dei sistemi di codificazione ciando prospettive, metodi e livelli d'analisi che fino a poco prima potevano ap dei vari tipi di racconto folclorico. Ma la consapevolezza della presenza di un co parire del tutto incompatibili. Lo strutturalismo semiotico francese penetra cosi dice (quanto meno nel senso di un modello strutturale profondo cui corrispon nel funzionalismo sociologico dell'antropologia inglese. Nelle sue analisi di certi dono certi modi di concreta superficializzazione) ha valore, ancora, molto piu riti africani, ad esempio, Victor Turner reinterpreta i fenomeni simbolici come descrittivo che esplicativo. luoghi d'interscambio tra valori collettivi ed emozioni individuali, tra «significati È la indubbia forza esplicativa posseduta, o forse meglio esibita, dall'indagine esegetici » legati alla visione indigena dei cicli vitali e funzionalità operative con psicanalitica a giustificarne la suggestione permanente ch' essa ha esercitato su nesse alla dinamica delle collocazioni nella struttura sociale. Il senso del rito non quanti si sono accostati a questo campo di studio. Dopo una prima fase di inter si coglie altro che in questa polivalenza, in questa sorta di ipercontestualizzazio pretazione del mito in termini fantasiosamente fattuali (uccisione del padre, ban ne. In un certo senso, lo studio dei fenomeni relativi alle coppie+mythos /logos+ chetto totemico, ecc.), Freud si sposta su una linea interpretativa sostanzialmen +mito/rito+ diventa studio delle interconnessioni tra le diverse componenti del te acronica che coglie nei racconti sacri configurazioni psichiche permanenti. sistema, elaborazione di modelli e di tipologie culturali prima ancora che propo Azioni e personaggi sono letti come rappresentazioni di forze e di processi che sta d'interpretazioni specifiche. [c.r.c. e G.F.]. hanno la loro esistenza effettiva a livello mentale. Per chi muove da queste ipo tesi, le analogie esistenti non solo fra i vari sistemi mitologici ma anche fra mito e sogno,frarito e maturazione infantileindividuale, possono aprire lastrada a salti qualitativi che sostituiscono la scoperta di effettive permanenze strutturali Detienne, M. a ipotesi di partenza spesso solo banalmente eziologiche. xg67 Le s mmtresde vérité dans la Grèce archaique, Maspero, Paris (trad. it. Laterza, Bari '977). Strutture mentali, archetipi, simboli che proiettano o riproducono esperien 1977 Dionysos mis à mort, Gallimard, Paris (trad. it. Laterza, Bari ry8x ). ze psichiche : ipotesi diverse, certamente, ma che tutte sottraggono questi feno Dumézil, G. meni alla congettura di un'infanzia etnica, di un'insufficienza o di un'illusione I968-73 My t he etépopée, s voli., Gallimard, Paris(trad. it. parziale Einaudi, Torino zg8zl. cognitiva. Nello sfaldarsi della contrapposizione fra ragione moderna e ingenui xg6o Iv e ur et matheur du guerrier. Aspects mythiques dela foncaon guerrière che~les Indo-Eu tà del pensiero mitico si apre la strada a un'indagine dei valori razionali di cui i ropéens, Presses Universitaires de France, Paris (trad. ie Rosenberg e Sellier, Torino r 974). racconti simbolici sono produttori operativi. Non racchiudono, i miti, un sapere Durkheim, E. ingenuamente stilizzato, un contenuto curiosamente messo in cifra; non ripro Les formes elementaires de la vie retigieuse,Alcan, Paris (trad. it. Comunità, Milano ducono, i riti, un disegno della struttura sociale : gli uni e gli altri sono luoghi ove z963). costitutiva è la polivalenza dei significati, l'omologazione dei livelli, la traducibi Lliade, M. lità reciproca fra le rappresentazioni sociologiche, psicologiche, naturalistiche e zg63 As pectsdu mythe, Gallimard, Paris. ig6o tb c Q uest. History and Meaning in Religion,University of ch i cago Press, chicago cosi via. Piu che fissare un sapere, dei valori, dei modelli di rapporti sociali, essi (trad. it. Morcelliana, Brescia zv7r).
  • 10. Sistematica locale 43~ 433 Mythos/iogos Evans-Pritchard, E. E. Unterstemer, M. 1937 IFFitchcraft, Oracles and Magie among the Azande, Clarendon Presa, Oxford (trad. it. t97z La f i s iologi del mito,La Nuova Italia, Firenze t97zt. Angeli, Milano tg76). Van Gennep, A. Frankel, H. F. r gag Le s Rites de passage,Nourry, Paris (trad. it. Boringhieri, Torino tggt ).tg6z Di c htung und Philosophie desfrùhen Griechentums, Beck, Mùnchen s96zs. Vernant, J.-P. Frazer, J. G. rg74a Mythe et société en Grèce ancienne, Maspero, Paris (trad. it. Einaudi, Torino rg8t). 1911-15 Th e Golden Bough. A Study in Ma gie and Religion, tz voli., Macmillan, London rg74b (a cura di) Divination et rationalité, Seuil, Paris (trad. it. Einaudi, Torino rg8z ).1911 —r ga (trad. it., condotta sull'ed. ridotta del rgzz, Boringhieri, Torino tg65 ). Warburg, A. Freud, S. [ tgg3-tgzo] Gesammelte Schriften,voi. Il, T e ubner, Leipzig-Berlin tg3z (trad. it. La rina I g t z-13 To t em und Tabu,Heller, Leipzig-Wien 1913 (trad. it. in Opere,voi. Vll, Boringhie scita del paganesimo antico. Contributi alla storia della cultura, La Nuova Italia, Firenze ri, Torino tg75, pp. 7-t64). 19 Gentili, B., e Paioni, G. [t973] (a cura di) Il mito greco. Atti del convegno internazionale (Urbino, 7-rz maggio r973), Ateneo e Bizzarri, Roma tg77. Gluckman, M. t965 Po litics, Lato and Ritual in Tribal Society,Blackwell, Oxford (trad. it. Boringhieri, Torino tg77 ). Jung, C. G., e Kerényi, K. tg4o-4t Ei nfuhrung in das Wesen der Mytholo ie: Gottkindmythosi eleusinische Mysterien, Rascher, Zùrich (trad. it. Boringhieri, Torino t97z). Kerényi, K. I955 Die Mythologie der Griechen, Rhein Verlag, Zùrich to55 ( trad. it. Garzanti, Milano t976). Kirk, G. S. t97o My th , Its Meaning and Function in Anctent and Other Cultures,Cambridge University Press, Cambridge (trad. it. Liguori, Napoli r98o). 1974 The Nature of Greek Myths, Penguin Books, Harmondsworth (trad. it. Laterza, Bari t977). Kluckhohn, C. tg4z My th s and rituals: a generai theory,in «The Harvard Theological Review», XXXV, PP 45-79. Lévi-Strauss, C. 1964-7I My th o logiques,4 voli., Plon, l'aria (trad. it. Il Saggiatore, Milano t964-75 ). Lévy-Bruhl, L. 1935 La mythologie primitive. Le monde mythique des Australiens et des Papous, Alcan, Paris r935 (trad. it. Newton Compton, Roma t973), Malinowski, B. tgz6 My th i n Primitive Psychology,Doubleday, New York (trad. it. Newton Compton, Roma r 976). Meletinskij, E. M. t976 Poetika mifa, Nauka, Moskva. Pépin, J. tg58 My th e et allegorie. I es origines grecques et les contestations judeo-chrétiennes,Aubier, Paris. Rahner, H. Ig57 Griechische Mythen in christlicher Deutung, Rhein Verlag, Zùrich 1957s (trad. it. Il Mulino, Bologna t971 ). Seznec, J. t94o La survivance des dieux antiques. Essai sur!t role de la tradition mythologique dans l'hu manisme et dans l'art de la Renaissance, Warburg Institute, London; ed. Flammarion, Paris tg8o (trad. it. Boringhieri, Torino tg8t). Turner, V. W. r969 The Ritual Process: Structure and Anti-Structure,Aldine, Chicago (trad. it. Morcellia na, Brescia t972 ).
  • 11. ssg Demoni ', Utec, iI1S Scegliere il demone come una categoria del pensiero occidentale — quando la parolastessa sembra esserescomparsa daldiscorso del cristianesimo di oggi è privilegiare una storia costitutiva, il cui spazio si estende dalla Grecia all'Oc cidente cristiano, nel cui divenire s'intrecciano pensiero mitico, filosofia e re ligione, e il cui tracciato rivela, al termine di spostamenti da un sistema all'al tro, come si elabori la categoria filosofica della mediazione; mentre il pensiero cristiano, separando radicalmente il demoniaco da qualsiasi funzione d'inter mediario, attribuisce al demone l'immenso dominio delle figure dell'Altro. Ed è nello svolgimento di questa nuova separazione che si presentano, sullo stesso orizzonte, i segni molteplici di una storia dell'io, del corpo e dello spirito, i cui prolegomeni hanno ricevuto una prima forma nel campo del pensiero greco arcaico. r. Classificazionigreche e problematica dei moderni. Fra la tradizione cristiana e la riflessione dei Greci sul demonico, la soli darietà si manifesta fin nella problematica della disciplina che il x?x secolo po sitivistico ha battezzato «scienza delle religioni». (Si veda, ad esempio, la gran de opera in dieci volumi di Wilhelm Wundt [ I900-2oj, oggi quasi dimenti cata, che si proponeva di edificare una teoria della Volkerpsychologie'psicolo gia dei popoli' ). Per classificare l'insieme dei fenomeni, dal mito prodotto dal l'immaginazione fino alla religione nascente dalla mitologia, lo studioso tede sco, in accordo con la maggior parte dei suoi contemporanei, si serve di un modello gerarchizzato delle potenze, andando dalla piu elementare alla piu com piuta. Tra l'anima, questo doppio informe, fatto di bruma, e il dio trascendente del cielo monoteista, il demone definisce una categoria di potenze a mezza strada tra la sfera delle anime e quella degli eroi. Il demonico comincia al di là delle potenze vaghe e senza funzioni proprie, quando appaiono degli esseri permanenti, provvisti di attribuzioni determinate e regolari, ma s'arresta al di qua degli eroi, i superuomini che non sono ancora esseri spirituali e che resta no solidali con la storia degli uomini. Il vertice di questa gerarchia è riservato agli esseri ideali, soprasensibili, dotati di immortalità e provvisti di volontà; sono gli dèi della natura, la cui forma compiuta è il dio salvatore del mono teismo cristiano. Due tratti dominano la problematica di Wundt. Da una parte, nella pro spettiva di un progresso di cui il dio personale dei cristiani definisce il punto culminante, la teoria dichiara la sua dipendenza nei confronti di un sistema religioso che implica di credere all'esistenza di una prima coppia umana mo noteista, all'alba della sua verità senza riserve. Dall'altra, tutto il procedimento si rinchiude nello spazio che una certa storia delle religioni ridurrà 'all'alter
  • 12. Demoni Demoni)6o 56r nanza di una duplice questione : gli dèi, tutti gli dèi, sono degli antichi demoni uomini, che si nutrono del sangue e della carne. Non esiste invece alcun rituale che hanno fatto carriera, oppure bisogna riconoscere nei demoni degli dèi de specificamente demonico : mentre gli dèi sono oggetto di un rituale sancito dal caduti e spogliati della loro antica potenzar' In ogni caso, però, la scienza delle la collettività politica, e mentre, dal canto suo, la categoria degli eroi trova nella religioni non riesce a staccarsi da un'ideologia venuta dai lontani apologeti che, solidarietà con il culto civico una delle ragioni principali della sua coerenza, per pensare la confutazione dei falsi dèi del paganesimo, prendevano dai loro la categoria dei demoni non è definita da nessuna liturgia nel quadro della città, avversari la categoria del demonico, imponendogli però gli attributi dell'inferio e neppure dall'una o dall'altra di quelle feste o di quei drammi cosi favorevoli rità e i segni della soggezione. alla rappresentazione, nel senso teatrale, di storie, di gesta, o di tipi di azione senza i quali gli esseri soprannaturali non otterrebbero né leggenda né mitologia. Lo status particolare dei demoni si trova raflorzato da un altro aspetto an z. An o nimi, senza miti né culti. cora: l'assenza di figurazione, che concorda con l'inesistenza del rituale. Né nella scultura, né nella pittura, i demoni hanno ricevuto una forma corporea, E nell'economia del pensiero religioso che bisogna cercare di delineare, se un aspetto fisico, una immagine, in modo tale che il loro tipo possa venire condo la prospettiva che si è tracciata, la configurazione di quello che chia fissato come avviene per i principali personaggi della mitologia degli dèi e de meremo il demonico,per evitare le connotazioni spesso negative di demoniaco. gli eroi. La sola espressione plastica che i demoni potevano ricevere, e che i La via piu sicura è riconoscere il posto limitato e preciso che un sistema reli Greci hanno riservato loro in maniera implicita, è la maschera, la figura del gioso accorda a ogni personaggio divino, come del resto a ogni rito o pratica l'equivoco, il segno dell'apparenza polimorfa. cultuale, in nome del principio che il loro concorso rivela con tutta evidenza l'apparato che li sostiene e li dispone gli uni con gli altri. Appena si tratta di applicare questa regola alle potenze che i Greci chiama 3. In margine al mondo politico-religioso. no «demoni», ci s'imbatte in una difficoltà che è in stretta relazione con la po sizione assegnata al demonico in questo pensiero religioso. Una delle classifi Sembra dunque che i demoni, al contrario degli dèi e degli eroi, non costi cazioni che sarà accreditata a Esiodo dalla maggior parte dei suoi esegeti — e tuiscano una categoria ben delimitata del pensiero religioso dei Greci. Senza senza dubbio anche prima delle Storie di Erodoto — è la divisione in tre specie dubbio bisogna vedere una stretta relazione fra lo status concettuale e la posi di potenze: gli dèi, gli eroi e i demoni. Le prime due hanno in comune l'essere zione marginale di queste potenze nel quadro sociale e mentale della città. In composte da una serie limitata di figure tutte diverse fra loro, almeno per il fatti, è al confine del mondo politico-religioso o negli interstizi della sua rete nome. Per quanto riguarda gli dèi e la loro definizione per mezzo di un nome di pratiche che s'incontrano le potenze demoniche. Due esempi permettono di proprio, Erodoto, nei suoi racconti sull'Egitto, attribuisce all'influenza dei piu essere piu precisi. Il primo rivela uno stato sociale molto arcaico, senza dub religiosi degli uomini l'introduzione in Grecia dei nomi sotto i quali i Greci bio uno di quelli che i rapporti sociali della città hanno votato al decadimento. incominciarono a distinguere le potenze divine le une dalle altre: col chiamarle, Il secondo, che un posto nella città lo ha trovato, ma nel chiuso della dimora, assegnando loro un nome proprio, essi nello stesso tempo riconoscevano loro concerne il Buon Demone del gruppo familiare. Nelle Memorie Pitagoriche, una forma quasi individuale, grazie alla quale gli dèi ricevettero poi altari, sta citate da Alessandro Polistore, si trovano delle strane credenze condivise da tue e templi distinti. Non altrimenti avviene per gli eroi, che sono concepiti alcuni discepoli di Pitagora: tutta l'aria è piena di anime, chiamate demoni, come uomini vissuti un tempo sulla terra, ma che tutti portano un nome, a che inviano agli uomini i sogni, i segni e le malattie, e non solo agli uomini, volte funzionale,a volte strettamente associato a una località. ma anche alle pecore e al resto del bestiame di piccola taglia. È a questi demo Al contrario di queste potenze individualizzate, la cui «personalità» piu ni che si rivolgono le purificazioni, i riti di allontanamento e tutta la mantica, o meno marcata le differenzia all'interno di ogni specie, i demoni si distinguo le sorti e le cose dello stesso genere. Il quadro sociale è quello di una piccola co no per un anonimato per cosi dire costante. Essi formano un'entità collettiva, munità agricola in cui bestie e persone formano un'unità compatta, quasi sotto di cui non si possono reperire né definire le differenze e neppure specificare lo stesso tetto, in uno spazio che sembra loro assegnato dalle anime dei mor le modalità di azione all'interno della specie stessa. In compenso, la colletti ti, dislocate nella porzione del cielo che copre le greggi e gli uomini. I morti vità dei demoni trova in questa mancanza di individualità e in questo silenzio e i vivi sono tanto strettamente solidali quanto gli animali e i loro pastori. I dei nomi propri uno dei suoi tratti caratteristici, che altri, solidali col primo, sogni e le malattie li opprimono quando le anime dei morti sono irritate; e vengono a confermare e sviluppare. Anzitutto, sul piano del culto e delle pra proprio i demoni sono per il gruppo dei vivi al tempo stesso gli emittenti di se tiche rituali, i demoni sono assenti; gli eroi, invece, ricevono spesso un culto gni e le potenze invisibili di cui bisogna scongiurare la malevolenza o solleci notturno, con combustione delle offerte, mentre gli dèi esigono sacrifici in pie tare il favore. Si tratta certamente di una rappresentazione che taluni pitagorici na luce, le cui vittime sono divise fra loro stessi, che ne respirano l'aroma, e gli avevano incontrato nelle regioni da poco urbanizzate dell'Italia meridionale,
  • 13. Demoni 56z 563 Demoni ma essa è tanto piu significativa in quanto l'idea di una riserva di anime in Eracle : malgrado le apparenze, l'eroe non è nell'Ade ; solo la sua ombra(zf8ukov) numero limitato, da cui nascerà la nozione del ciclo delle nascite, sembra es vi vegeta, mentre egli stesso (au<op) si trova sull'Olimpo, perché il suo cor sersi formata in un'unità sociale di questo tipo, lontano dallo spazio politico po vi ha trovato accoglienza [Odissea,XI, 6oz]. Alcuni secoli piu tardi, Platone religioso in cui si eserciterà l'azione riformatrice di Pitagora, verso la fine del afferma nelle Leggi [g5gb] : «Ciò che dà a ciascuno di noi la sua individualità vr secolo. non è altro se non l'anima». In Omero, è il corpo (o@p.u) che definisce l'essere di Eracle, mentre, in Platone, l'io di Socrate è la sua anima, la sua $uyq, di cui il corpo non è ormai che la veste. Tra i due testimoni, il misticismo inven Il Buon Demone in casa. ta l'essere spirituale interiore all'uomo, o l'anima-demone. E questo sorgere del l'io spirituale, di un principio divino per una parte interiore all'essere umano, Il secondo esempio ci riconduce verso la città, una città però che ha inte s'iscrive in una storia in cui i valori dell'anima e del corpo si sono trasformati grato nel suo sistema di credenze taluni dei culti che portano l'impronta del solidalmente. gruppo familiare, e i simboli di una religione contadina che storici come Nils son definiscono, con compiacenza, immemorabile. Questi simboli si organiz zano intorno a una potenza protettrice della casa che ha il volto doppio: Zeus 6. L'i o tra il corpoe l'anima. Procacciatore (Zsùq Kapok,oq) e Buon Demone ('Ayx&o8af,p,c@v). Il primo si presenta sotto la forma di un serpente, e ha il suo posto nel magazzino delle Da lunga data, almeno da quando l'antropologia ingloba l'epopea omerica, provviste,da dove esercita,peraccrescere lericchezze delgruppo familiare,una si è riconosciuto che l'uomo greco arcaico non conosceva il corpo nella sua for vigilante sorveglianza. È sotto la stessa apparenza di un serpente familiare che ma unitaria. Il corpo dell'uomo vivo appare frazionato in una pluralità di orga il Buon Demone si vede invocato quotidianamente dai commensali che gli of ni che sono nello stesso tempo funzioni psicologiche : cuore, diaframma, Sup,áq, frono, dopo aver mangiato, una libagione di vino puro, della bevanda simile voug, ecc.;come se ilcorpo animato sidisperdesse attraverso una seriedi im al fuoco e al veleno che solo le potenze piu che umane possono inghiottire sen pulsi e di attività frammentate e anarchiche. Tuttavia, vi è un ambito in cui za pericolo. Ma ilBuon Demone può anche occupare un posto omologo a il corpo omerico realizza la sua unità: in quanto corpo inanimato, ridotto al quello proprio degli altari domestici: durante una festa venuta nella città dal lo stato cadaverico, il corpo diviene oggetto per mezzo delle pratiche funebri mondo contadino, le Antesterie della Beozia, il sesto giorno del mese prosta che lo avviano nella sua integrità alla cremazione o alla inumazione. La )ugo, terio, non si poteva assaggiare il vino nuovo dell'anno se non dopo aver offerto essa stessa, non è che l'ombra o il doppio del corpo unificato dalla morte, è un sacrificio al Buon Demone, al principio genetico, transfuga della commensa un fumo inconsistente, un fantasma senza forza. Per Eracle, l'io, o piuttosto lità familiare. il sé, non può essere che il suo corpo di eroe dato alla fiamma del rogo, nel momento stesso in cui s'annullano le forze e le tensioni che gli davano vita attraversandolo. 5. Categoria disponibile. Perché l'anima, la $uyq, divenga a sua volta il sé dell'individuo, e l'abbozzo di un io vivente, bisognerà che essa cessi di apparire come il puro fantasma Il carattere indefinito della nozione di demone e la sua situazione marginale del corpo, che si separi prendendo le distanze da questo corpo immobile e ir nel pensiero religioso della città hanno una contropartita: si tratta della dispo rigidito nella morte, e piu ancora bisognerà che l'anima si definisca in opposi nibilità del termine e di questa classe di potenze a tradurre bisogni nuovi e a zione al corpo-cadavere. Ma nello stesso tempo, nel suo nuovo divenire di for favorire l'approccio di forme inedite del sentimento religioso. La storia della za spirituale, l'anima conserverà, della sua relazione con il doppio corporale, setta pitagorica conferma in questo punto la riflessione che lega intorno al de un orientamento verso la realtà e verso l'obiettività. Questo capovolgimento monico i valori nuovi dell'anima e le ideologie della salvezza individuale. Non è di valore però non è tale da impedire di trovare alcuni dei suoi presupposti nella certo un caso se l'ambiente sociale che favorisce l'incontro fra l'anima e il de tradizione di natura epica. Si è potuto cosi suggerire che due significati della mone si distingue per la sua ambiguità di setta e di città riformata: a un tempo parola $uyq ne abbiano prefigurato la fortuna ulteriore: quello di 'forza, prin gruppo religioso, che si allontana dal mondo per assicurare la salvezza dei suoi cipio vitale' e quello di 'soffio'. A partire dal primo, l'anima prenderà nel vt membri, e confraternita a vocazione politica rispondente alla crisi aperta della secolo il senso di anima immortale, la cui prima attestazione è data da Seno città nel vt secolo. fane di Colofone,nel frammento dove prende in giro Pitagora, riconoscendo Dai poemi omerici al pensiero platonico, si opera un capovolgimento di nei gemiti di un cane bastonato la voce di un'anima una volta incarnata nel prospettiva riguardo a quello che costituisce il «se stesso» dell'uomo, il suo io. corpo di un uomo che era statosuo amico. Si prendano, ad esempio, i versi dell'undicesimo canto dell'Odissearelativi a
  • 14. Demoni S6S Demoni ticolo che permette alla forza vitale di comunicare con tale o talaltra parte del Anima individuale e so@o respiratorio. corpo per esercitarvi le sue funzioni. In un certo modo, l'anima, come doppio spirituale dell'uomo, non può esistere che diventando la somma spirituale della In molti episodi della sua vita, Pitagora è messo in relazione con individui pluralità delle anime somatiche. E quello che sembra a volte compiersi nel che hanno un interesse in qualche modo professionale per la speculazione sonno del corpo per vie misteriose e incontrollabili, una serie di persone sa sull'anima, come Abari lo Scita, Aristea di Proconneso e Ermotimo di Cla realizzarlo con un'azione volontaria e per mezzo di tecniche diverse. zomene. Tutti questi personaggi hanno in comune degli strani poteri, il piu Si è voluto spiegare l'incontro di quei contemporanei di Pitagora sviluppan singolare dei quali è di far uscire l'anima dal loro corpo e di farvela rientrare do la tesi che l'apertura della Grecia alla colonizzazione del Mar Nero aveva di nuovo. La loro anima si può dunque allontanare per il tempo che desiderano, deciso la sorte della $uyq greca, legandola allo sciamanismo venuto dal pae essendo la volontà a fissare la durata dell'estasi. Mentre nella possessione l'a se degli Sciti. Ma si può obiettare che, se le tecniche del corpo adoperate nei nima è rapita e per cosi dire sottratta, in queste vere esperienze estatiche è l'ani fenomeni di catalessi sembrano essere state una disciplina assai estranea al mon ma che conduce il gioco sfuggendo a quello che non è ormai piu che un con do greco tradizionale, la riflessione sull'anima, come la crisi della temporalità tenitore,e prestosarà una prigione di cui vorrà forzare le porte.Pitagora, come che le è connessa, è intelligibile solo attraverso la storia interna della società i suoi contemporanei, dispone dello stesso potere, al termine di un'ascesi senza greca, le crisi agrarie e i disordini sociali del vi secolo. In altri termini, lo «scia la quale tutta questa tradizione di specialisti dell'anima non avrebbe lasciato manismo greco» è piu un problema di struttura della società greca che un traccia cosi profonda nella storia della )ugo. Il Fedonetestimonia quest'atti aspetto della storia della colonizzazione. vità ascetica, ricordando il suo debito verso una vecchia tradizione, secondo la quale purificarsi è «adoperarsi in ogni modo di tenere separata l'anima dal corpo, e abituarla a raccogliersi e a racchiudersi in se medesima fuori da ogni 8. Allenarsi amorire, ovvero come diventare un buon demone. elemento corporeo, e a restarsene, per quanto è possibile, anche nella vita pre sente, come nella futura, tutta solitaria in se stessa, intesa a questa sua libera L'esperienza pitagorica domina tutta questa nuova riflessione orientandola zione dalcorpo come da catene» [67c-d]. Le tecniche del corpo sembrano avere vigorosamente nella direzione di un «esercizio di morte», per cui l'anima è le svolto qui un ruolo determinante; almeno ne abbiamo la prova per il filosofo gata al corpo per scontare certe colpe ed è seppellita nell'involucro corporale di Samo, venuto in Magna Grecia per riformare la città. Empedocle parla di come in una tomba, di cui deve cercare di liberarsi spezzando le catene di Pitagora come di un uomo dal sapere prodigioso, che acquistò una grandissima questa sua prigione, al fine di sviluppare, come nell'itinerario seguito da Pita ricchezza di «diaframma-pensiero», e divenne capace di atti sapienti di ogni gora, la memoria che permette di contemplare facilmente ogni parte della realtà specie. Infatti quando Pitagora tendeva tutte le parti del suo «diaframma-pen di una serie innumerevole di vite umane, in modo da raggiungere in tale mo siero», poteva facilmente contemplare ogni parte della realtà, come pure ogni do, al termine delle metensomatosi, il potere di sentire l'armonia delle sfere, parte di dieci e di venti vite umane. L'espressione « tendere il proprio diafram questa musica del numero che regge l'ordine del mondo. Questa purificazione ma», che significa anche «tendere il proprio pensiero», allude verosimilmente dell'anima, il pitagorismo l'ha chiamata @0 ooop<x, e le ha assegnato il compito a una tecnica di tipo yoga, che permette di controllare il soffio respiratorio, e di ispirare un genere di vita il cui obiettivo è la felicità, o, piu precisamente, di fare del diaframma il punto nodale in cui tutte le forze di natura psichica l'su8x<p.ov<u, cioè la via al buon demone, quella che incontrano gli uomini confluiscono e vengono a concentrarsi. Si tratta di recuperare le forze diffuse quando hanno un'anima volta verso il bene. della $uyq, che è la parte divina nell'uomo, di fissarla in un punto fisiologico È infatti la nozione di demone, piu che quella di dio o di eroe, che serve del corpo — un corpo che non è in questo caso, in nessun momento, il supporto a formulare quest'elemento divino, una volta che l'anima è liberata dal corpo. dell'io —, e di separarla poi dal corpo attraverso uno sforzo di concentrazione. Vi sono molte ragioni per spiegare questa scelta. Anzitutto Bmpmv, nella sua Il trattato ippocratico Della dieta precisa il meccanismo della concentrazione polivalenza, è principio di elezione per taluni individui eccezionali; per esem insistendo su quello della dispersione. L'anima, quando è al servizio del corpo pio, nel rapporto che mantiene con la funzione regale secondo Esiodo, il cui sveglio,sidivide fra molte occupazioni :essa non è a tu per tu con se stessa mito delle razze racconta la metamorfosi degli uomini dell'Età dell'oro, dei ma dà una certa parte della sua attività a ciascuna funzione del corpo; quando Reali, in demoni benevoli, sparsi sulla Terra e incaricati tanto di accrescere le il corpo si riposa, l'anima si desta allora alla conoscenza: vede, sente, cammi ricchezze quanto di vegliare sul rispetto della giustizia. Nel 8ccipmv c'è come na, tocca, si ricorda, compie nel piccolo spazio in cui è durante il sonno tutte un principio aristocratico e individuale. le funzioni dell'anima e del corpo. C'è dunque come una pluralità di anime È poi nel pensiero tragico, che veicola tanti arcaismi, che appare una secon funzionali, che sono tanto piu disperse in quanto i loro legami si confondono da ragione: è il Bxipoiv che personalizza a metà la famiglia medesima espri con elementi fisiologici, come le vene, le arterie e i tendini, che formano il re mendo l unità di uno stesso essere attraverso le generazioni. È il demone dei
  • 15. Demoni 566 567 Demoni Plistenidi, dai pesanti artigli, quello che non cessa di pesaresull'Orestiade, Ma, nel prolungamento di queste due ragioni, la fortuna del demone di Pitagora ha senza io. Da « a vere» a «essere», le traversie della persona. dubbio largamente contribuito a rafforzare la confusione fra l'anima e il demonico. Il cammino da avere a esserenon deve solo la sua importanza al tracciato che esso apre nella storia del principio psichico e della categoria dell'io. La 9. Pitagora, demone lunare. figura demonica di Pitagora, in cui si compie questo itinerario esemplare, de limita il punto in cui la categoria di Baffo.oiv, sollecitata dal pensiero filosofico, Agli occhi dei discepoli, Pitagora passava per un personaggio di natura piu riceve dei valori nuovi, inseparabili dal nuovo quadro di pensiero che li for che umana: oraper una incarnazione dell'Apollo Iperboreo, ora per un uomo mula. Nelle sue opere sulla filosofia pitagorica, Aristotele racconta che gli am divino. E molte indicazioni fornite da quell'antico documento noto, dopo De bienti pitagorici mantenevano nel piu grande segreto la dottrina affermando latte, come Catechismo degli acusmatici precisano che quest'uomo era un buon che, tra gli esseri ragionevoli, ci sono l'uomo, il dio, e, in terzo luogo, la specie demone; o ancora, che questo buon demone, pieno d'amore per gli uomini, di tipo Pitagora. Né dio, né uomo, Pitagora apparteneva dunque ad una terza era uno di quelli che abitavano la Luna. Venuto di conseguenza da quest'altra specie, la cui identificazione è tanto piu facile in quanto, se Pitagora non è terra chiamata dai pitagorici «Isole dei Beati», Pitagora è un essere demonico, mai qualificato eroe, passa in compenso per essere un demone, la cui bene che mostra agli uomini un genere di vita il cui scopo è di riconoscere in sé volenza verso gli uomini non è senza rapporto con la sua origine ultraterrestre. una parte demonica e di svilupparla fino al momento in cui essa conquista la Attraverso le credenze e le definizioni che sono di uso corrente nella setta e sua autonomia, e secondo il quale colui che possiedeun demone in sé diviene tra i fedeli di Pitagora, si compie una classificazione dei viventi ragionevoli egli stesso un essere demonico, sull'esempio di Pitagora. Questo passaggio da che dispone in un ordine verticale gli uomini, i demoni e gli dèi, e che accorda avere a essereconcerne direttamente la storia della persona. Perciò bisogna alla specie demonica una posizione intermedia, a mezza strada fra i mortali e esporne nei dettagli le circostanze. gli immortali, da una parte, e, dall'altra, fra la terra e l'Olimpo degli astri. La nostra categoria della persona integra nella sua natura complessa un Questa categoria della mediazione applicata al demone si enuncia tanto piu gran numero di elementi: l'io sociale, l'originalità, il concetto di continuità facilmente in questo ambiente di filosofi, in quanto parallelamente vi si formano personalee quello di essere sorgente di atti,ecc.Ilpensiero greco ne offre solo delle teorie della proporzione e dell'armonia, nelle quali l'analogia o la propor degli abbozzi, continuamente compromessi, spesso minacciati. Cosi, dal prin zione sono dette medietà, mentre il termine medio della proporzione porta il cipio individuale trae origine la rappresentazione di un demone che, compagno nome tecnico di medio (páooq). Cosi, per il pitagorico Filolao, è il ii.sooq il distinto dell'individuo, cammina al suo fianco e lo spinge ora ad agir bene, ora punto di partenza dell'armonia. La mediazione è allora un concetto operatore a commettere qualche colpa; il demone può anche prendere la figura del ven della razionalità nuova. E se si fa ritorno al sistema religioso sull'orizzonte del dicatore, di uno spirito di possessione che turba la sua vittima suscitando in quale si presenta il pensiero pitagorico, si può constatare che gli eroi, cosi net essa desideri, pulsioni di morte e distruzione, fantasie insensate. In questo tamente distinti dalle potenze divine, non svolgono in nessun momento il ruo caso, il demone «personale» invade la sfera dell'io, investe l'individuo colpe lo di intermediari e che solo le esigenze nuove del pensiero filosofico, ponendo vole e lo possiede interamente, facendo scomparire le frontiere stesse di un il problema di una mediazione fra il divino e l'umano, hanno condotto a distin soggetto. Al contrario, la stessa potenza, prendendo la forma di buon demone, guere un piano intermedio, riservato alla nozione piu aperta di 8xip,oiv. come nel caso di Pitagora, può incitare l'individuo che ne riceve la compagnia ad esercitarsi a morire, il che si riduce a fargli raccogliere in lui stesso il demo nico, a costituirlo in anima sciolta dalle catene del corpo e a permettergli cosi i i. Med iazione. di fare fondere in un sé, chiamato demone, quello che viene dal suo essere interiore e quello che proviene dal suo compagno demonico. Cosi si scoprono Con molta probabilità è dall'eredità pitagorica che il Simposiodi Platone i limiti del processo d'individualizzazione avviato in questa storia. Né que trae la definizione messa in bocca a Diotima per rivelarne piu sicuramen st'anima, né questo demone, proprio nella misura in cui sono divini, possono te la fonte d'ispirazione. «Ogni essere demonico sta in mezzo fra il dio e il mor esprimere la singolarità dei soggetti umani. Essi sono votati a oltrepassare l'in tale» ; esso svolge la funzione «di interpretare e di trasmettere agli dèi qualun dividuale: anche il demonico resta fondamentalmente, per il pensiero greco, que cosa degli uomini, e agli uomini qualunque cosa degli dèi ; e di quelli cioè una specie del divino indeterminato e largamente diffuso. Cosi, per Aristotele, reca le preghiere e i sacrifici, di questi invece i voleri e i premi per i sacrifici, la natura non è divina, è demonica, e il demone, che sembra a volte definire In mezzo fra i due, colma l'intervallo sicché il tutto risulti seco stesso unito. ai nostri occhi il soggetto nella sua dimensione di uomo interiore, s'apparenta Attraverso di lui passa tutta la mantica, e l'arte sacerdotale concernente i sa sempre alla potenza di vita, misteriosa, che anima tutta la natura. crifici, le iniziazioni e gli incantesimi e ogni specie di divinazione e di magia.
  • 16. Demoni 568 569 Demoni Gli dèi non si mischiano con l'uomo, ma per mezzo di Amore è loro possibile ogni comunione e colloquio con gli uomini, in veglia o in sonno» [zoze-zo3a]. i3, (<Cadute» per spirito di malizia. Con questa formula Platone trovò il modo di integrare nel suo sistema le rela zioni tradizionali fra i demoni e la divinazione, ed i valori solidali di questo ti Il sistema del trattato Dei principi, scritto da Origene fra gli anni zzo e 23I, po di uomo divino con il quale il suo filosofo come tipo di uomo ambiva a riva ordina l'universo a partire da un Dio creatore e provvidente, che concepisce leggiare nella città nuova, dalla Repubblica fino alle Leggi. per ogni creatura una materia suscettibile di ricevere tutte le «qualità», e di trasformarsi dal piu spesso al piu sottile, in modo da sviluppare lo spettro completo delle forme della corporeità, convenienti ai gradi di caduta propri di iz. Lo spazio eil tempo. ciascuna delle creature, piu o meno allontanatesi da Dio. Per Origene, le dif ferenti «cadute», che sono anteriori alla presente organizzazione del mondo, All'interno della tradizione pitagorica, tutta una serie di racconti vengono giustificano la distribuzione dei diversi ordini di creature, la cui gerarchia co a confermare lo status intermedio della specie demonica, iscrivendolo in un manda l'orientamento dello spazio : corpi degli angeli, corpi degli uomini, corpi quadro spaziale e temporale che partecipa del mondo degli dèi quanto di quel dei demoni e forse, in fondo alla scala, corpi di animali. Evidentemente, se il lo degli uomini. Queste speculazioni sembrano avere occupato Aristotele nelle modello spaziale di Origene si sviluppa secondo la stessa verticalità che s'in sue opere giovanili, ed anche l'Antica Accademia. Si tratta dei viventi delle re contra in taluni sistemi neoplatonici, l'accento è ormai posto sulla caduta, una gioni superiori, che risiedono nella sfera della Luna, dove sono nati. Dotati di caduta di cui i demoni sono a un tempo i testimoni irrefutabili, e, in un certo ragione, eterei, presentano delle strane particolarità: non mangiano e non be senso, le prime vittime. I corpi dei demoni sono ancora piu pesanti di quelli vono e la loro sola attività è di ordine visivo e contemplativo. La loro durata degli uomini ; altro destino non hanno che quello di essere decaduti : potenze sembra calcolata su quella delle ninfe o degli esseri «dalla lunga vita»: né effi avverse, che Origene chiama «governatori del mondo delle tenebre», «spiriti meri né immortali, vivono pressappoco tremila anni. La loro alimentazione, di perversità», «demoni immondi », hanno ricevuto in retaggio questi gradi ugualmente, è insolita: non si nutrono alla maniera dei mortali, a loro bastano nella malizia secondo i loro progressi nel misfatto. gli odori, o la rugiada, o i raggi del sole. Quanto alle loro occupazioni, si può congetturare che lo sviluppo esclusivo dei due sensi della vista e dell'udito li qualificassero in modo tutto particolare, come i demoni lunari di Plutarco, per r4. Ibr idi, anziché mediatori. contemplare il movimento degli astri e sentire l'armonia celeste. Piu che l'aria o l'etere, la Luna, che i pitagorici pensavano come una Terra diversa da quella Dalla Genesi [3, 6] al Libro di Enoch [6, 9], il sorgere di uno spirito di mali degli uomini, ha contribuito a spazializzare lo status intermedio della specie zia si rivela sulla traiettoria di una caduta. In una versione del Diluvio, la Ge demonica. E l'immagine del mondo che ne deriva è quella di un cosmo di cui nesi racconta come Èlohim — e non Yahweh —, irritato dalla corruzione della ogni piano è occupato da una specie particolare di viventi, ma secondo una ge Terra, volle distruggere ogni essere vivente, uomini e bestie. È questo il mito rarchia che conferisce allo spettacolo del mondo la perfezione di un ordine dei figli di Èlohim, che s'invaghiscono delle figlie degli uomini, e generano dei perfettamente intelligibile. Il principio non ne sarà rimesso in causa, da Porfi figli ibridi, da cui nasceranno gli spiriti di perversità e le potenze avverse. Il rio a Psello, malgrado le differenze sottili introdotte dai neoplatonici, che ri desiderio sessuale, la seduzione dei corpi sono i motivi che tutta una tradizio partiscono i demoni combinando la natura della loro sfera e quella della loro ne giudaico-cristiana sviluppa: appena i figli di Èlohim insegnano alle figlie sostanza. È del resto su questo modello che s'imporrà, attraverso l'opera di degli uomini l'arte dell'abbellimento, soccombono al desiderio, e, in contrac Tommaso d'Aquino, un sistema del mondo in cui le gerarchie, angeliche questa cambio, cedono alle donne i mezzi della seduzione; e ancora, appena le figlie volta e non piu demoniche, saranno distribuite secondo l'ottenebramento pro degli uomini prendono l'aspetto di vacche che pascolano, gli angeli discendono, gressivo dell'illuminazione intellettuale. Come ha sottolineato Gilson, fra la sotto forma di stelle, si trasformano in tori e generano quindi elefanti, cammelli pura attualità di Dio e la conoscenza razionale fondata sul sensibile che carat e asini; infine, in una terza versione, dalla stessa unione nascono i Giganti, terizza l'uomo, gli angeli introducono un'infinità di gradi intermedi, lungo i chiamati ancora «quelli che sono caduti», esseri gonfi d'orgoglio e di tracotanza, quali si degradano parallelamente un'azione dell'intelletto sempre meno sem la cui colpa essenziale è di avere una natura ibrida. Come ha notato Cassin plice e un essere la cui attualità si fa sempre meno pura. [i975], dopo l'unione esogama dei figli di Dio con le figlie degli uomini, i figli Ma questa funzione degli angeli nel sistema tomistico, che sembra trasporre non assomigliano piu al loro padre né alla loro madre, perché si dice che questi quella dei demoni nel pensiero greco dall'Antica Accademia e forse dai pita angeli possono anche introdursi nelle alcove, insinuarsi tra le coppie, e generare gorici, non può nascondere le differenze che separano profondamente il mondo un essere che non assomiglia piu ai suoi genitori. cristianodal pensiero greco, per quanto concerne ilproblema del demonico. Potenze decadute, i demoni giudaico-cristiani sono votati a far decadere,
  • 17. Demoni 57o 57x Demoni e questa appartenenza inespiabile al male e alla malizia li differenzia radical mente da tutta la tradizione greca del demone inseparabile dal principio spi Cassin, E. rituale ; ché anche se, nella tradizione greca, il demone di ognuno di noi è sdop xgyS Le semblable et le dijférentx Babylone et Israel,in L. Poliskov (a cura di), Hommes et piato, i doni funesti del demone malefico non l'apparentano mai a un principio betes: entretiens sur le racisme, Mouton, Paris - Ls Haye. del male che implicherebbe un dualismo di tipo manicheo. C'è infatti, in un Foucault, M. certo pensiero greco, almeno dal xv secolo a. C., una distinzione fra buoni e xg68 Le s déoiations religieuses et le sauoir médical,in J. Le Gofi' (a cura di), Hérésiesetsociétés dans l'Europe pré-industrielle, Mouton, Paris - La Haye. cattivi demoni, perfino nella concezione del compagno dell'anima; come ci Wundt, W.. sono due Spiriti secondo il Manuale di disciplina, trovato fra i manoscritti del xgoo-zo Vò l herpsychologiex cine Untersuchung der Entscichlungsgesetze non Sprache, Mythus Mar Morto, due demoni sono attribuiti ad ogni uomo ; ma le loro voci sono per und Sitte, Engelmann, Leipzig. cosi dire confuse, senza che si sappia sempre nettamente distinguere l'ispira zione che viene da uno da quella che viene dall'altro. Ma perfino nello smarri mento passeggero di un cattivo demone che incita al vizio o all'empietà, la funzione mediatrice del demonico non è mai rimessa in causa dal pensiero Nel ripercorrere lo sviluppo dei miti (cfr. mito/rito), delleorigini e della religione greco. La potenza demonica diEros è per pistone ciò che congiunge le due dell'antica Grecia, si nota che i demoni erano considerati, dopo gli dèi e gli eroi, delle potenze senza una precisa individualità la cui unica espressione era la maschera, il nature dell'uomo, ciò che lo porta dall'esperienza terrestre verso il divino tra polimorfismo. L'indeterminatezza del demone è visibile nella figura del Buon Demone scendente, e anche ciò che lo attira dalla parte delle bestie e del desiderio ani protettore della famiglia arcaica, che ha trasferito i vari tipi di rito delle età mitiche male. e propri delle società agricole nelle città. Nella dicotomia soma/psiche il secondo ter mine tende atrovare una sua autonomia, non apparendo piu come un fantasma del di vino. La nozione di demone identifica questa capacità dell'anima di staccarsi volonta x 5. De moniaco efantasia. riamente dal corpo, ma gradualmente tale aspetto della persona finisce con il costi tuire un tutt' uno con l'individuo che si sottrae al suo essere normale per divenire di In linea di massima, al modello greco della mediazione assicurata dal de una specie diversa, La mediazione rappresenta l'attività peculiare del demone e del l uomo-demone che riempie lo spazio tra gli dèi e i mortali e si manifesta con la divi P moxle tra la sfera dell'umano e quella del divino, il cristianesimo sostituisce, nazione, con la magia e con gli incantesimi, con i sogni (cfr. sonno/sogno, sogno/vi fin dall'inizio, un sistema in cui non solo i demoni sono privati dello status di sione), partecipando della natura divina e umana contemporaneamente. Questo senso intermediari, ma in cui la funzione di mediazione è essa stessa decaduta dai della qualità demonica viene trasfigurato dal cristianesimo collegato con il sistema del suoi privilegi. Il solo mediatore autentico, nel cristianesimo, almeno in una peccato. Lo spazio del mondo viene ordinato in maniera decrescente a partire da Dio. parte della sua storia, è il Cristo incarnato e salvatore, ben al di là degli inviati, Il demone, che poteva spingere al bene e al male per i Greci, si sdoppia nelle sue qualità messaggeri e angeli diversi, che il piu delle volte sono ridotti a ruoli di compar e identifica il nuovo manicheismo religioso, portando ad angeli e demoni, a bene e male. se piu o meno attive. Un nuovo impero si apre però davanti al demonico, di La funzione mediatrice viene esclusa e i demoni, il Maligno, si identificano nel diavo venuto lo Spirito di malizia: esso comincia tra il desiderio e l'immaginario, lo, nelle pulsioni del desiderio, nella tentazione del fantastico e della immaginazio nel cerchio che sarà quello delle possessioni e che per il momento è solo quello ne e, soprattutto, dei sensi. degli incitamenti e delle alterazioni. Ingannatore e tentatore, il demone, sotto la maschera del diavolo, si riconosce per le sue seduzioni e per il potere di agire sugli spiriti per la via delle apparenze. Il «Maligno» minaccia il mondo e gli/ uomini attraverso gli esseri piu fragili: le donne, i melanconici, gli insensati. Senza cambiar nulla all'ordine delle cose esteriori, esso sconvolge tutto grazie a un'azione che si insinua — come ha osservato Foucault [xx)68] — fra il mondo e l'uomo, lungo la superficie della fantasia e dei sensi, là dove la natura si tra sforma in immagini. Lo Spirito di malizia sceglie di operare sulla piu materiale delle facoltà dell'anima, là dove, attraverso i nervi e gli umori, avviene in ogni momento il passaggio dal corpo all'anima e dall'anima al corpo. La sua sfera è l'immaginario, ma un immaginario che costruisce e sommerge il reale, e in cui il sapere medico del xxv secolo smaschera senza farsi trarre in inganno il demoniaco in sé. [M. D.].
  • 18. I227 Divinazione Divinazione cina. A questo fa riferimento il magistrale studio di Jean Bottero, Symptomes, signes, écritures [rg7y], che bisognerebbe citare qui di continuo. Nelle nostre società la sola parola 'divinazione' evoca, al pari dell'astro x.i. I fondamenti teologici e intellettuali della divinazione deduttiva. logia, l'idea di un sapere falso e ripudiato dalla ragione, in cui si mescolano Come il re è il giudice e il padrone del destino dei suoi sudditi, cosi, a resti del discorso scientifico e speculazioni esoteriche. Ma l'importanza stessa un livello in6nitamente superiore, gli dèi dei Mesopotamici decidono da so del fenomeno sociologico per cui nelle società «post-industriali» si verifica vrani circa il destino degli uomini e degli imperi; e allo stesso modo che il un continuo incremento della domanda di astrologia invita a chiedersi se l'an re, come testimonia la sua abbondante corrispondenza, fa conoscere la pro tica problematica convogliata dal senso comune nella parola 'divinazione' non pria volontà medianteordini scritti, cosi gli dèi scrivono i destini che hanno sia oggi un ostacolo alla formulazione dei problemi designati o occultati da fissato per gli uomini; ma l'unica tavoletta a loro misura è l'universo intero. ciò che per convenzione si chiama «mantica». In un certo modo, l'eredità Questi i fondamenti teologici inseparabili dalla scienza divinatoria mesopo greco-romana ci porta a vedere la divinazione solo dal punto di vista del tamica, che non è se non un'arte, lentamente elaborata, di decifrare la Verità la ragione illuminata, quella dei medici o dei sofisti dell'Atene di Pericle, del messaggio divino, iscritto nell'universo e in tutte le sue parti, universo quale fu confermata dal xviii secolo che assegnò all'errore e all'infanziadel classificato, codificato, diventato cosi una gigantesca collezione di presagi. l'umanità lo sviluppo mostruoso di scienze volte verso le sorti, l'anatomia di Parlare di una scrittura degli dèi non è una metafora. I Babilonesi stessi un fegato o la mancanza di appetito di un pollo, senza di che nulla di quanto concepiscono la divinazione secondo questo modello: la disposizione degli astri hanno deciso gli dèi può essere conosciuto. Per lo stesso etnocentrismo ab è chiamata «scrittura del cielo»; uno dei nomi piu usati del presagio è tertu, biamo misconosciuto per tanto tempo i sistemi che ubbidiscono a una razio di fatto in ultima analisi «messaggio» scritto, l'ordine redatto dagli dèi per nalità diversa dalla nostra, e cosi pure abbiamo adottato come altrettanti con segnare la sorte dell'interessato; le preghiere che accompagnano la divina cetti immediati le categorie pervenuteci dal mondo greco-romano attraverso zione supplicano il dio Samas «di iscriverel'oracolo e di porre la sentenza la nostra storia, a partire dal Rinascimento in poi. divinatoria nelle viscere del montone»; e accade che un presagio non sia nien Vi sono certamente nelle società arcaiche numerosi tentativi per conoscere te altro che un vero carattere di scrittura, tracciato sulla fronte di un uomo ogni evenienza incerta o rischiosa, che non sono da confondere con una se o sul fegato di un animale. Ma i Mesopotamici non fanno qui che spiegare dicente capacità di predire l'avvenire. Ma l'importanza dei fenomeni intel coscientemente unacaratteristica essenziale del loro sistema divinatorio. Il fat lettuali e sociologici che la divinazione comporta dipende dal fatto che essi to che essi immaginino che i loro dèi possano comunicare agli uomini le loro mettono in evidenza modelli dell'azione umana e tipi di conoscenza piu o meno volontà iscritiendole nell'universo — anziché esprimerle attraverso la parola pro complessi, la cui configurazione può tanto nascondere la massima razionalità fetica, come fanno di buon grado gli dèi dei popoli vicini — dipende dalla di una società quanto metterne in evidenza, per contrasto, le deviazioni e le natura stessa della scrittura mesopotamica, e dall'uso che ne viene fatto. forme sottili. Tre esempi: la Mesopotamia, la Grecia, Roma, bastano a porre Questa scrittura è, in origine, pittogra6ca; sistema semplice in apparenza, il duplice problema del tipo di sapere messo in opera nella divinazione e delle poiché il disegno di una cosa designa quella cosa; ma che implica in effetti sue articolazioni con le modalità del potere. tutto un gioco di complesse associazioni, una specie di ginnastica intellettuale, per legare il significato al significante : il disegno di un piede significa non solo 'piede', ma anche 'camminare', 'andare', 'portare via'; unito a quello dell'oc r. L' an tica MesoPotamia. chio, il segno dell'acquasigni6ca 'lacrime', a quello del cielo, significa 'piog gia'. A questa «scrittura di cose», i Mesopotamici erano cosi legati che non Se la natura della nostra documentazione non permette di seguirecon pre l'abbandonarono del tutto neppure dopo che ebbero inventato la scrittura sil cisione l'evoluzione dei rapporti tra la scienza divinatoria e il potere nell'an labica, infinitamente piu economica. Ora, la scrittura pittogra6ca tesse «tra tica Mesopotamia, gli eventuali conflitti, l'influenza — certamente grande — del le cose una quantità di rapporti piu o meno imprevedibili o sottili: essa abi l'indovino sui processi decisionali, la sua situazione particolare fra gli alti tua lo spirito a vedere e a percepire quei legami segreti esistenti tra loro»; funzionari, in compenso la documentazione mesopotamica fornisce, per l'am come sottolinea Bottero [r974, p. rg7], «tutto il principio fondamentale della piezza degli scritti teorici — i trattati divinatori — e il loro scaglionarsi nel tem divinazione deduttiva sta in questo : anch' essa vede le cose(l'oracolo) attraverso po, un caso esemplare per studiare attraverso quali procedimenti intellettuali altre cose(il presagio)». si forma una «scienza» della previsione e per precisare le articolazioni di que sta scienza con le altre scienze della società, in particolare il diritto e la medi