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News 33/SA/2016
Lunedì, 15 Agosto 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.33 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 59 ( 7 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera l’Italia segnala: sostanza non autorizzata acefate in
fagioli secchi con l'occhio provenienti dal Brasile.
Allerta notificata dall’Italia per: mercurio in lombi di pesce spada fresco ( Xiphias
gladius ) provenienti dalla Spagna; mercurio in pesce spada scongelato ( Xiphias
gladius ) proveniente dalla Spagna; mercurio in pesce spada congelato ( Xiphias
gladius ) proveniente dalla Spagna;
Allerta notificato dalla Germania per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla
Turchia; allerta notificato dall’Olanda per sostanza non autorizzata verde
leucomalachite in trota coltivata proveniente dalla Danimarca.
Nella lista delle informative notificata dall’Italia troviamo: infestazione da parassiti
con Anisakis di sgombro fresco proveniente dalla Norvegia; mercurio in lombi marlin
congelati ( Makaira indica) provenienti dal Vietnam.
Fonte: rasff.eu
I 13 rischi emergenti nella catena alimentare in Europa: batteri, virus e sostanze
chimiche. Pubblicato il rapporto annuale dell’Efsa.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato il Rapporto
annuale sui rischi emergenti nella catena alimentare, che ha lo scopo di assistere i
gestori del rischio nel prevedere i potenziali rischi e adottare efficaci e tempestive
misure di prevenzione, a tutela dei consumatori. Il Rapporto riguarda 22 paesi
dell’Unione europea, più Svizzera e Norvegia.
Nel 2015, sono stati identificati 12 rischi emergenti:
1. Casi di intossicazione legati al consumo di barbabietole crude in Francia;
2. Crescita del batterio Vibrio spp nelle acque del Nord e rilevamento della
tetrodotossina (TTX), una neurotossina, nei molluschi bivalvi nel Regno Unito;
3. Identificazione di un nuovo virus influenzale putativo in bovini e suini in Belgio;
4. Aumento dei livelli delle micotossine deossinivalenolo e zearalenone in Italia nel
2014;
5. Dermatite dovuta al consumo di funghi shiitake crudi o poco cotti in Francia;
6. Aumento dell’incidenza di Salmonella infantis nella carne di pollo in Croazia;
7. Diffusione di enterobatteri zoonotici produttori di carbapenemasi in Finlandia;
8. Riso artificiale con plastica;
9. Focolaio di pseudotubercolosi dal batterio Yersinia pseudotuberculosis in latte
crudo in Finlandia;
10. Fieno come alimento o additivo alimentare in Austria;
11. Acido ossalico in frullati verdi in Germania;
12. Presenza di bisfenolo F nella senape in Svizzera. Su questo caso, l’Efsa ha sospeso
la decisione se considerarlo o meno un rischio emergente.
Per quanto riguarda l’aumento della presenza delle micotossine deossinivalenolo e
zearalenone rilevato in Italia nel 2014, il fenomeno riguarda il mais e alimenti per
animali, con effetti negativi sulla loro salute, in particolare tra i maiali. La novità
registrata nel 2014 è che la presenza di micotossine non è stata rilevata solo nelle
coltivazioni in quota, con clima umido a fresco, ma anche nelle pianure del Nord
Italia, dove si produce la maggior quantità di granoturco. Il fatto è probabilmente
dovuto alle temperature più basse e alla maggior umidità che hanno caratterizzato
l’estate 2014, rispetto agli anni precedenti.
La preoccupazione indicata dall’Efsa è che condizioni estive più fresche e umide
possano favorire lo sviluppo di altre micotossine, la cui tossicità è poco nota e che
potrebbero essere difficilmente rilevabili con gli attuali metodi. (Articolo di
Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Data di scadenza o termine minimo di conservazione? Quando conviene anticipare
e quando si può posticipare senza problemi il consumo.
La nuova legge contro lo spreco alimentare prevede la possibilità di donare il cibo
anche dopo la data del termine minimo di conservazione indicato sull’etichetta (da
non confondere con la scadenza). Un’analoga iniziativa era stata adottata
in Grecia nel settembre 2013, in piena crisi economica. Com’è possibile? Prima di
tutto va detto che il termine minimo di conservazione (Tmc) non è un limite
invalicabile ma indica una data approssimativa di consumo. Significa che nel
periodo successivo gli alimenti sono ancora commestibili, ma registrano in modo
progressivo un lento decadimento nutrizionale e organolettico.
Stiamo parlando di prodotti come: pasta, riso, salsa di pomodoro, marmellata,
sottaceti… che riportano sull’etichetta l’indicazione del termine minimo di
conservazione. L’intervallo (variabile da 3-6 mesi sino a oltre 2 anni) viene stabilito da
ogni azienda in relazione alla qualità delle materie prime, alla merceologia, al
trattamento industriale e al sistema di confezionamento. In questo periodo il
produttore si impegna a garantire il mantenimento delle caratteristiche nutrizionali e
organolettiche. La data ha quindi per questi alimenti un valore orientativo e il
consumo posticipato di qualche settimana o qualche mese non determina
problemi per la salute, anche se vale la pena considerare con attenzione i singoli
casi.
Il Fatto Alimentare ha esaminato le criticità del termine minimo di conservazione
(Tmc) riportato sugli alimenti confezionati. Se in alcuni casi la data è troppo
dilazionata nel tempo, per altri prodotti il consumo posticipato di 1-2 mesi non
comporta quasi nessuna differenza.
I succhi di frutta hanno un intervallo variabile da 6 a 12 mesi, da molti considerato
troppo generoso. Conviene consumarli prima, visto che dopo 6 mesi le bevande
perdono sapore. La stessa cosa vale per l’olio extravergine di oliva e il caffè
macinato, di solito il Tmc è di 12-24 mesi, ma dopo un anno il cibo perde parte
dell’aroma, che per questi alimenti ha un’importanza rilevante.
Pomodori pelati, salsa di pomodoro, tonno sottolio, cetrioli, cipolle, conserve
vegetali sottaceto e altri cibi in scatola, sono alimenti sterilizzati e possono
tranquillamente essere consumati 3-4 mesi dopo la data sulla confezione.
Conserve sottaceto (Tmc 2-3 anni) non ci sono problemi anche se vengono portate
a tavola 1-2 mesi dopo.
Per i vegetali sottolio come carciofini, funghi… (Tmc 18-24 mesi), bisogna stare
attenti, perchè quando si consumano conserve “preparate in casa” c’è sempre il
rischio botulino che può rappresentare un serio problema.
Anche per biscotti, cracker… (Tmc 6 -8 mesi) qualche settimana di ritardo non
comporta problemi, al massimo risultano meno croccanti.
Panettone, pandoro e colomba (Tmc: 4-5 mesi) se vengono consumati con un
ritardo di 1-2 settimane possono essere meno morbidi e fragranti, ma non ci sono
problemi.
La pasta secca e il riso hanno una scadenza variabile (Tmc 24-30 mesi), ma non
succede niente se vengono cucinati qualche mese dopo.
Pesce e piatti pronti surgelati non creano problemi anche se consumati 1-2 mesi
dopo la data visto che vengono sottoposti a cottura. Al massimo si registra una
perdita di sapore. Quando si tratta di gamberetti surgelati crudi e destinati ad essere
mangiati tal quali in un cocktail con salsa rosa, conviene rispettare il termine minimo
di conservazione (il rischio è un’eventuale crescita indesiderata di Listeria). Se invece
verranno cotti, si possono consumare tranquillamente con 1-2 mesi di ritardo sulla
data. In ogni caso lo scongelamento deve avvenire in frigorifero e non a
temperatura ambiente.
(**) Indicazioni valide per prodotti confezionati non aperti e conservati correttamente in ambiente asciutto e
non esposti al sole.
Cosa fare dopo l’apertura? Quando si apre la scatola di pelati, di tonno, il succo di
frutta e sulla confezione compaiono scritte del tipo “dopo l’apertura consumare
entro … giorni” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero”. In questi casi
conviene seguire l’indicazione, perchè il decadimento organolettico così come
l’incremento della carica microbica può essere molto rapido.
Un discorso a parte merita la presenza di muffe nel vasetto di marmellata aperto o
nella bottiglia di passata di pomodoro conservata in frigorifero. La regola dice di
buttare via tutto, anche se lo strato di muffa è superficiale, perché tracce di muffa
possono nascondersi in profondità e non sono visibili ad occhio nudo.
Un’ultima nota: i prodotti scongelati tenuti in frigorifero vanno cucinati entro 24 ore,
mentre il pane fresco si conserva per settimane, ma va messo in freezer subito dopo
l’acquisto, quando è ancora croccante, solo così nella fase di rinvenimento
mantiene una buona fragranza. (Articolo di Roberto La Pira)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Cosa fare dopo l’apertura? Quando si apre la scatola di pelati, di tonno, il succo di
frutta e sulla confezione compaiono scritte del tipo “dopo l’apertura consumare
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Un’ultima nota: i prodotti scongelati tenuti in frigorifero vanno cucinati entro 24 ore,
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  • 1. News 33/SA/2016 Lunedì, 15 Agosto 2016 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.33 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 59 ( 7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i lotti respinti alla frontiera l’Italia segnala: sostanza non autorizzata acefate in fagioli secchi con l'occhio provenienti dal Brasile. Allerta notificata dall’Italia per: mercurio in lombi di pesce spada fresco ( Xiphias gladius ) provenienti dalla Spagna; mercurio in pesce spada scongelato ( Xiphias gladius ) proveniente dalla Spagna; mercurio in pesce spada congelato ( Xiphias gladius ) proveniente dalla Spagna; Allerta notificato dalla Germania per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; allerta notificato dall’Olanda per sostanza non autorizzata verde leucomalachite in trota coltivata proveniente dalla Danimarca. Nella lista delle informative notificata dall’Italia troviamo: infestazione da parassiti con Anisakis di sgombro fresco proveniente dalla Norvegia; mercurio in lombi marlin congelati ( Makaira indica) provenienti dal Vietnam. Fonte: rasff.eu I 13 rischi emergenti nella catena alimentare in Europa: batteri, virus e sostanze chimiche. Pubblicato il rapporto annuale dell’Efsa. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato il Rapporto annuale sui rischi emergenti nella catena alimentare, che ha lo scopo di assistere i gestori del rischio nel prevedere i potenziali rischi e adottare efficaci e tempestive misure di prevenzione, a tutela dei consumatori. Il Rapporto riguarda 22 paesi dell’Unione europea, più Svizzera e Norvegia.
  • 2. Nel 2015, sono stati identificati 12 rischi emergenti: 1. Casi di intossicazione legati al consumo di barbabietole crude in Francia; 2. Crescita del batterio Vibrio spp nelle acque del Nord e rilevamento della tetrodotossina (TTX), una neurotossina, nei molluschi bivalvi nel Regno Unito; 3. Identificazione di un nuovo virus influenzale putativo in bovini e suini in Belgio; 4. Aumento dei livelli delle micotossine deossinivalenolo e zearalenone in Italia nel 2014; 5. Dermatite dovuta al consumo di funghi shiitake crudi o poco cotti in Francia; 6. Aumento dell’incidenza di Salmonella infantis nella carne di pollo in Croazia; 7. Diffusione di enterobatteri zoonotici produttori di carbapenemasi in Finlandia; 8. Riso artificiale con plastica; 9. Focolaio di pseudotubercolosi dal batterio Yersinia pseudotuberculosis in latte crudo in Finlandia; 10. Fieno come alimento o additivo alimentare in Austria; 11. Acido ossalico in frullati verdi in Germania; 12. Presenza di bisfenolo F nella senape in Svizzera. Su questo caso, l’Efsa ha sospeso la decisione se considerarlo o meno un rischio emergente. Per quanto riguarda l’aumento della presenza delle micotossine deossinivalenolo e zearalenone rilevato in Italia nel 2014, il fenomeno riguarda il mais e alimenti per animali, con effetti negativi sulla loro salute, in particolare tra i maiali. La novità registrata nel 2014 è che la presenza di micotossine non è stata rilevata solo nelle coltivazioni in quota, con clima umido a fresco, ma anche nelle pianure del Nord Italia, dove si produce la maggior quantità di granoturco. Il fatto è probabilmente dovuto alle temperature più basse e alla maggior umidità che hanno caratterizzato l’estate 2014, rispetto agli anni precedenti. La preoccupazione indicata dall’Efsa è che condizioni estive più fresche e umide possano favorire lo sviluppo di altre micotossine, la cui tossicità è poco nota e che potrebbero essere difficilmente rilevabili con gli attuali metodi. (Articolo di Beniamino Bonardi) Fonte: ilfattoalimentare.it
  • 3. Data di scadenza o termine minimo di conservazione? Quando conviene anticipare e quando si può posticipare senza problemi il consumo. La nuova legge contro lo spreco alimentare prevede la possibilità di donare il cibo anche dopo la data del termine minimo di conservazione indicato sull’etichetta (da non confondere con la scadenza). Un’analoga iniziativa era stata adottata in Grecia nel settembre 2013, in piena crisi economica. Com’è possibile? Prima di tutto va detto che il termine minimo di conservazione (Tmc) non è un limite invalicabile ma indica una data approssimativa di consumo. Significa che nel periodo successivo gli alimenti sono ancora commestibili, ma registrano in modo progressivo un lento decadimento nutrizionale e organolettico. Stiamo parlando di prodotti come: pasta, riso, salsa di pomodoro, marmellata, sottaceti… che riportano sull’etichetta l’indicazione del termine minimo di conservazione. L’intervallo (variabile da 3-6 mesi sino a oltre 2 anni) viene stabilito da ogni azienda in relazione alla qualità delle materie prime, alla merceologia, al trattamento industriale e al sistema di confezionamento. In questo periodo il produttore si impegna a garantire il mantenimento delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche. La data ha quindi per questi alimenti un valore orientativo e il consumo posticipato di qualche settimana o qualche mese non determina problemi per la salute, anche se vale la pena considerare con attenzione i singoli casi. Il Fatto Alimentare ha esaminato le criticità del termine minimo di conservazione (Tmc) riportato sugli alimenti confezionati. Se in alcuni casi la data è troppo dilazionata nel tempo, per altri prodotti il consumo posticipato di 1-2 mesi non comporta quasi nessuna differenza. I succhi di frutta hanno un intervallo variabile da 6 a 12 mesi, da molti considerato troppo generoso. Conviene consumarli prima, visto che dopo 6 mesi le bevande perdono sapore. La stessa cosa vale per l’olio extravergine di oliva e il caffè macinato, di solito il Tmc è di 12-24 mesi, ma dopo un anno il cibo perde parte dell’aroma, che per questi alimenti ha un’importanza rilevante. Pomodori pelati, salsa di pomodoro, tonno sottolio, cetrioli, cipolle, conserve vegetali sottaceto e altri cibi in scatola, sono alimenti sterilizzati e possono tranquillamente essere consumati 3-4 mesi dopo la data sulla confezione. Conserve sottaceto (Tmc 2-3 anni) non ci sono problemi anche se vengono portate a tavola 1-2 mesi dopo.
  • 4. Per i vegetali sottolio come carciofini, funghi… (Tmc 18-24 mesi), bisogna stare attenti, perchè quando si consumano conserve “preparate in casa” c’è sempre il rischio botulino che può rappresentare un serio problema. Anche per biscotti, cracker… (Tmc 6 -8 mesi) qualche settimana di ritardo non comporta problemi, al massimo risultano meno croccanti. Panettone, pandoro e colomba (Tmc: 4-5 mesi) se vengono consumati con un ritardo di 1-2 settimane possono essere meno morbidi e fragranti, ma non ci sono problemi. La pasta secca e il riso hanno una scadenza variabile (Tmc 24-30 mesi), ma non succede niente se vengono cucinati qualche mese dopo. Pesce e piatti pronti surgelati non creano problemi anche se consumati 1-2 mesi dopo la data visto che vengono sottoposti a cottura. Al massimo si registra una perdita di sapore. Quando si tratta di gamberetti surgelati crudi e destinati ad essere mangiati tal quali in un cocktail con salsa rosa, conviene rispettare il termine minimo di conservazione (il rischio è un’eventuale crescita indesiderata di Listeria). Se invece verranno cotti, si possono consumare tranquillamente con 1-2 mesi di ritardo sulla data. In ogni caso lo scongelamento deve avvenire in frigorifero e non a temperatura ambiente. (**) Indicazioni valide per prodotti confezionati non aperti e conservati correttamente in ambiente asciutto e non esposti al sole.
  • 5. Cosa fare dopo l’apertura? Quando si apre la scatola di pelati, di tonno, il succo di frutta e sulla confezione compaiono scritte del tipo “dopo l’apertura consumare entro … giorni” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero”. In questi casi conviene seguire l’indicazione, perchè il decadimento organolettico così come l’incremento della carica microbica può essere molto rapido. Un discorso a parte merita la presenza di muffe nel vasetto di marmellata aperto o nella bottiglia di passata di pomodoro conservata in frigorifero. La regola dice di buttare via tutto, anche se lo strato di muffa è superficiale, perché tracce di muffa possono nascondersi in profondità e non sono visibili ad occhio nudo. Un’ultima nota: i prodotti scongelati tenuti in frigorifero vanno cucinati entro 24 ore, mentre il pane fresco si conserva per settimane, ma va messo in freezer subito dopo l’acquisto, quando è ancora croccante, solo così nella fase di rinvenimento mantiene una buona fragranza. (Articolo di Roberto La Pira) Fonte: ilfattoalimentare.it
  • 6. Cosa fare dopo l’apertura? Quando si apre la scatola di pelati, di tonno, il succo di frutta e sulla confezione compaiono scritte del tipo “dopo l’apertura consumare entro … giorni” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero”. In questi casi conviene seguire l’indicazione, perchè il decadimento organolettico così come l’incremento della carica microbica può essere molto rapido. Un discorso a parte merita la presenza di muffe nel vasetto di marmellata aperto o nella bottiglia di passata di pomodoro conservata in frigorifero. La regola dice di buttare via tutto, anche se lo strato di muffa è superficiale, perché tracce di muffa possono nascondersi in profondità e non sono visibili ad occhio nudo. Un’ultima nota: i prodotti scongelati tenuti in frigorifero vanno cucinati entro 24 ore, mentre il pane fresco si conserva per settimane, ma va messo in freezer subito dopo l’acquisto, quando è ancora croccante, solo così nella fase di rinvenimento mantiene una buona fragranza. (Articolo di Roberto La Pira) Fonte: ilfattoalimentare.it