1. News 29/SA/2016
Lunedì, 18 luglio 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.29 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 44 ( 6 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei lotti respinti alla frontiera comprende i seguenti casi: cattivo stato di
conservazione di olive nere naturali in salamoia provenienti dall'Egitto con la
confezione difettosa e infestate da muffe e insetti; migrazione di nichel e troppo alto
livello di migrazione globale da griglie barbecue in acciaio provenienti dalla Cina.
Allerta notificata dall’Italia per: mercurio in pesce spada sottovuoto, (Xiphias
gladius) proveniente dalla Spagna; mercurio in pesce spada a fette congelato,
proveniente dalla Spagna; troppo alto contenuto di sostanze nutritive in alimenti per
fini medici speciali destinati solo per i bambini con esigenze nutrizionali specifiche da
parte del Regno Unito, attraverso i Paesi Bassi.
Nella lista delle informative notificata dall’Italia troviamo: mercurio in lombi di pesce
spada sottovuoto scongelati provenienti dalla Spagna.
Fonte: rasff.eu
Kinder Ferrero e Lindt: l’associazione tedesca Foodwatch trova idrocarburi degli oli
minerali. La difesa dell’azienda di Alba.
L’associazione dei consumatori tedesca Foodwatch ha analizzato venti marche di
patatine fritte e snack, per verificare la presenza di oli minerali. In tre snack è stata
rilevata la presenza di idrocarburi di oli minerali (MOH). Si tratta delle barrette di
cioccolato Kinder Ferrero, dei cioccolatini alle nocciole Fioretto di Lindt e dei biscotti
al cioccolato Sun Rice di Rübezahl. La maggior concentrazione di MOH è stata
riscontrata nelle barrette Kinder, e per questo Foodwatch ha chiesto a Ferrero di
ritirare il prodotto.
2. In una mail inviata a Il Fatto Alimentare Ferrero “garantisce che tutti i suoi prodotti
sono sicuri per i consumatori. Essi sono infatti pienamente conformi ai requisiti di
sicurezza alimentare previsti in tutti i paesi in cui sono commercializzati, spesso
superandoli.
Benché il tema recentemente sollevato relativo a tracce di oli minerali nei prodotti
alimentari sia noto alle autorità competenti e all’industria alimentare già da diversi
anni, non vi è ad oggi alcuna regolamentazione specifica in materia. Il problema
concerne virtualmente tutti gli imballi alimentari: infatti, tracce minime di oli minerali
si ritrovano ovunque nell’ambiente.
Tutti gli imballi Ferrero rispettano pienamente la normativa applicabile relativa ai
materiali di contatto alimentare. Tuttavia, in linea con la sua tradizione di continuo
miglioramento, dal 2013 Ferrero è impegnata in un processo di revisione di tutti i suoi
materiali da imballaggio, al fine di garantire la più alta qualità ai propri
consumatori.”
L’associazione dei consumatori tedesca ricorda il parere emesso nel giugno 2012 e
poi aggiornato nell’agosto 2013 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare
(Efsa). Il testo individua due tipi di MOH per quanto riguarda la sicurezza alimentare:
gli idrocarburi saturi (MOSH), che possono accumularsi nei tessuti umani e provocare
effetti avversi sul fegato, e quelli aromatici (MOAH), che possono agire da
cancerogeni genotossici, ovvero possono danneggiare il DNA e provocare il
cancro.
Le possibili fonti di MOH nel cibo sono numerose: principalmente si trovano in
materiali per il confezionamento degli alimenti, in alcuni additivi alimentari, in
coadiuvanti tecnologici e contaminanti ambientali come i lubrificanti. Secondo
l’Efsa, “ci potrebbe essere un potenziale motivo di preoccupazione per alcuni
consumatori. In particolare i consumatori che sono fedeli a un marchio o che
acquistano spesso lo stesso prodotto alimentare nello stesso negozio possono essere
esposti regolarmente ad alimenti con livelli di MOH più elevati”.
Come riferito da Il Fatto Alimentare lo scorso novembre, Foodwatch aveva
condotto un’altra indagine su 120 alimenti di largo consumo confezionati in cartone
e venduti in Francia, Germania e Paesi, rilevando che l’83% era contaminato da
MOSH e il 43% da MOAH. (Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
3. Gelati in vaschetta: addio alla panna. Le grandi marche usano per l’80% dei prodotti
olio di palma, palmisto e cocco.
Uno degli elementi che caratterizza la qualità del gelato industriale è la scelta degli
ingredienti. Un conto è impiegare un concentrato di frutta pregiato, altra cosa è
optare per un semilavorato con tanti aromi. Lo stesso discorso si può fare con il tipo
di grasso: c’è chi usa la panna o comunque i grassi del latte e chi preferisce grassi
tropicali come il cocco, il palma o il palmisto che svolgono la medesima funziona
tecnologica senza però conferire il gusto tipico del gelato e permettendo un
notevole risparmio sui costi delle materie prime.
In questa prima indagine sui gelati in vaschetta o in barattolino presenti nei banchi
frigorifero dei supermercati abbiamo preso in considerazione le confezioni che
usano grassi del latte (panna e burro) e quelli che usano oli tropicali: palma,
palmisto o cocco. La rilevazione ha interessato 114 gelati per un totale di 32
marche, venduti nei supermercati Carrefour, Bennet, e Coop.
Il primo elemento che balza all’occhio è lo snaturamento degli ingredienti. I gelati
industriali ai gusti creme che usano la panna o grassi del latte sono un ricordo. Per
capire meglio stiamo parlando di gusti come: cioccolato, nocciola, torroncino,
pistacchio… che hanno abbandonato il grasso di elezione del gelato. Nella
rilevazione abbiamo visto che la panna è una prerogativa di marchi come Fiorfiore
Coop, Viviverde Coop, Haagen Dazs (fanno eccezione i gusti Cookies & Cream e
Macadamia Nut Brittle cha hanno anche l’olio di cocco), Gelato Madre (G7) e
alcuni prodotti particolari come il gelato al panettone Cremamore e il gelato fior di
ricotta Darios. In tutti gli altri casi i gelati usano oli vegetali come il palma e/o il
palmisto abbinato all’olio di cocco che conferisce una buona struttura. L’impiego
dei grassi d’altro canto è fondamentale in tutti i gelati alla crema perché conferisce
morbidezza e palatabilità e migliora la percezione degli ingredienti.
Possiamo dire che con una certa delusione che il gelato industriale ha ormai
abbandonato quasi del tutto gli ingredienti di pregio, per ripiegare su grassi tropicali
di mediocre qualità. Su 114 gelati esaminati nei tre supermercati, il 75-80% è
preparato con il mediocre palma, palmisto e cocco! È vero che ci sono alcune felici
eccezioni (vedi tabella sotto), ma questo accade quasi unicamente per i gelati alla
panna, perché il codice di autodisciplina stilato dalle aziende dell’Istituto del Gelato
4. Italiano prevede “la presenza di una quota di panna (almeno l’8%). È esclusa,
invece, la presenza di grassi e proteine che non derivino dal latte”.
L’altro elemento da considerare è che il prezzo non è correlato al tipo di grasso ma
alla ricchezza del gusto. In altre parole il gelato al cioccolato costa meno del gelato
al pistacchio indipendentemente dalla presenza di panna o oli tropicali!
Considerando il prezzo dei gelati in vaschetta o barattolo da 500 g, si è notato che
Coop è la marca più economica in assoluto (1,79 a 2,84 € a vaschetta), anche se in
generale il gelato con la marca del supermercato costa meno. Sul fronte opposto si
è visto che il prezzo più elevato spetta a Carte d’Or Affogato o a La Cremeria
Golosa (4,15 a 4,49 € a vaschetta). La differenza tra il gelato più caro e quello più
economico è ampia: il prezzo infatti raddoppia da Coop, arriva al 70% in più da
Carrefour e il 50% da Bennet. (Articolo di Valeria Torazza)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Sicurezza alimentare e lotta alle frodi, la relazione annuale al Piano Nazionale
Integrato – PNI 2015.
Il Ministero della Salute (Direzione Generale per l'Igiene e la Sicurezza degli Alimenti
e la Nutrizione -DGISAN), collaborando con il Ministero per le Politiche Agricole
Alimentari e Forestali, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare, l'Istituto Superiore di Sanità, i Laboratori Nazionali di Riferimento per alimenti,
mangimi e sanità animale, le Regioni e Province autonome, l'Agenzia delle Dogane
e dei Monopoli, i reparti specializzati del Comando Carabinieri, il Corpo Forestale
dello Stato, le Capitanerie di porto e la Guardia di Finanza – ha predisposto il Piano
Nazionale Integrato (PNI) sui controlli.
Sono stati nell’insieme svolti 639.904 controlli svolti dai servizi veterinari e di igiene
degli alimenti delle ASL, tra ispezioni e audit, con prelievo di campioni per un totale
di 107.247 analisi. Le non conformità hanno dato luogo a 59.480 provvedimenti
amministrativi e 1.028 notizie di reato.
Inoltre i 38.914 controlli mirati per la verifica di aspetti igienico sanitari e
merceologici effettuati dai Carabinieri per la tutela della salute (NAS) hanno
evidenziato 12.321 non conformità.
La relazione annuali fornisce i risultati delle attività svolte direttamente sulle
produzioni agroalimentari e zootecniche. Tale principio è alla base del Piano
5. Nazionale Integrato (PNI), che delinea l'intero Sistema dei controlli ufficiali in materia
di alimenti, mangimi, sanità e benessere animale, sanità delle piante e ambiente.
Lotta alle frodi
L’azione di contrasto alle frodi da parte del MIPAAF- ICQRF ha portato allo
svolgimento di 25.974 controlli e l'analisi di campioni 6.259. Le irregolarità riscontrate
hanno dato luogo a 59.480 provvedimenti amministrativi e 1.028 notizie di reato.
Il riparto delle attività svolte dai diversi corpi di polizia giudiziaria:
• Capitanerie di Porto: 17.504 verifiche lungo l'intera filiera dei prodotti ittici, per
2.635 illeciti relativi alla sicurezza alimentare.
• Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari – NAC, attivi
sull’agropirateria cioè la contraffazione dei prodotti agroalimentari: 586 verifiche su
imprese agricole e sequestrato oltre 720 mila chilogrammi di prodotti agroalimentari
per un controvalore di oltre 4,5 milioni di euro.
• Corpo Forestale dello Stato ha intensificato la lotta alla contraffazione dei
prodotti agroalimentari a denominazione e indicazione di origine protetta e dei
prodotti certificati made in Italy, con 8.486 controlli effettuati; 179 reati accertati;
1.589 illeciti amministrativi accertati e sanzionati.
• Guardia di Finanza, sequestri per oltre 8.800 tonnellate di prodotti
agroalimentari solidi e oltre 31 milioni di litri di generi alimentari liquidi, oggetto di
frode commerciale e/o sofisticazione.
• i Posti di Ispezione di Frontiera (PIF) hanno verificato 37.771 partite di prodotti
di origine animale destinate al consumo umano. Tutte le partite presentate sono
state sottoposte a controlli documentali e d’identità. Inoltre, per 17.699 partite sono
stati effettuati controlli fisici e 1.846 sono state sottoposte a campionamento.
Complessivamente, sono state respinte 135 partite.
• Uffici di Sanità Marittima Aerea di Frontiera (USMAF): verifiche su 139.975
partite di alimenti di origine non animale e materiali a contatto; tutte le merci sono
state controllate dal punto di vista documentale; i controlli ispettivi sono stati 7.490
con 4.919 prelievi di campioni a scopi analitici; 351 sono stati i respingimenti.
• Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: 18.003 controlli documentali e fisici su
alimenti e bevande in importazione ed effettuato campioni analitici tramite i
Laboratori chimici delle Dogane. Nello svolgimento delle attività di controllo,
nell’anno 2015, 61.699 controlli hanno riguardato i bagagli a seguito dei passeggeri
internazionali.
La focalizzazione al contrasto alle frodi va di pari passo con l’evoluzione normativa
dei regimi sanzionatori (riforma reati agroalimentari, decreto sanzioni normativa
etichettatura orizzontale, decreto legislativo 103/2016, relativo alle norme di
6. commercializzazione dell'olio di oliva e loro caratteristiche…). Una migliore
definizione giuridica delle fattispecie sanzionabili, di pari grado con l’evoluzione
delle tecniche di detection, vede il cerchio chiuso da una attività mirata e
stringente dei controlli per una crescita complessiva del vero Made in Italy.
Fonte: sicurezzaalimentare.it
7. commercializzazione dell'olio di oliva e loro caratteristiche…). Una migliore
definizione giuridica delle fattispecie sanzionabili, di pari grado con l’evoluzione
delle tecniche di detection, vede il cerchio chiuso da una attività mirata e
stringente dei controlli per una crescita complessiva del vero Made in Italy.
Fonte: sicurezzaalimentare.it