La pseudoartrosi congenita dell’apofisiunciforme dell’osso uncinato: descrizi...Alberto Mantovani
SUMMARY
Congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate has been described in the literature as "os hamuli proprium." However, its existence has never been correlated with other pathological conditions. We report two cases in which this congenital anomaly became symptomatic due to two different disorders related to it. In the first case, the congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate produced a pathological rupture of the flexor profundus tendon to the little finger in a 54 years old farmer. In the second case, it resulted in carpal tunnel syndrome in a 35 years old lady who was employed as mechanic worker. The first patient was treated in the emergency and the flexor digitorum superficialis tendon to the ring finger was sutured to the distal stump of the ruptured flexor profundus tendon to the little finger. The second patient was advised surgery for decompression of the median nerve but she has refused to undergo the operation. In our opinion, the pathological symptoms in both patients (ruptured flexor profundus tendon and carpal tunnel syndrome) were directly related to the congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate. We have described the diagnostic protocol adopted in the two patients and the radiological study performed in the other members of their families. The latter study revealed an asymptomatic congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate in a sister of the first patient. We have also discussed the differential diagnoses and the other possible modalities of treatment that could be utilized in these and other cases.
Trattamento dell'artrosi trapezio-metacarpale con 1/2 FCR "annodato" (2014)Alberto Mantovani
TRATTAMENTO DELL’ARTROSI TRAPEZIO-METACARPALE
CON TRAPEZIECTOMIA, LIGAMENTOPLASTICA E
INTERPOSIZIONE DI METÀ TENDINE FLEXOR CARPI
RADIALIS “ANNODATO”
Alberto Mantovani, Carmen Girardelli, Michele Trevisan, Daniele Carletti, Marco Cassini
UOC Ortopedia e Traumatologia, ULSS n. 21 Regione Veneto, Ospedale Mater Salutis, Legnago (VR)
TRAPEZIECTOMIA E TENOARTROPLASTICA CON ½ FCR “ANNODATO” (relazione SICM 2013)Alberto Mantovani
Relazione al "51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia della Mano" Rimini 03 - 05 ottobre 2013
RIASSUNTO
Scopo: Lo scopo di questo studio è di presentare e valutare in modo retrospettivo una tecnica di trattamento dell’artrosi trapezio metacarpale (TM) utilizzata dal 1995. Si tratta di un intervento di trapeziectomia, ligamentoplastica e interposizione tendinea con metà del tendine flexor carpi radialis (FCR), che viene prima bloccato in un tunnel osseo nella base del primo metacarpo e poi interposto e più volte annodato nel nuovo spazio scafo metacarpale, fino a colmarlo stabilmente. Dimostriamo inoltre che il muscolo abductor digastricus (ABD.D.) è una costante anatomica utilizzabile per la via chirurgica di accesso al trapezio.
Materiali e metodi: Sono stati valutati 78 pazienti operati dal 1995 al 2012, da 51 a 86 anni, di cui 72 donne e 6 uomini, con un follow up da 1 a 17 anni. Per la valutazione clinica abbiamo usato il Mayo Wrist Score (MWS) “adattato” per il pollice. La distanza scafo metacarpale è stata misurata all’RX di controllo del follow up ed è stata definita: invariata o ridotta di ± ½ confrontandola con l’RX postoperatorio.
Risultati: I risultati clinici con il MWS adattato al pollice sono stati: ottimi in 53 casi, buoni in 15 casi, discreti in 6 casi e negativi in 4 casi: 2 di questi sono stati rioperati dopo 1 e 2 anni rispettivamente, per dolore persistente. Il tempo medio di ripresa funzionale per il lavoro è stato di 2 mesi (range da 1 a 6 mesi) . La distanza scafo metacarpale è risultata costantemente diminuita ma non ha mai superato il valore di – ½ rispetto all’RX post operatorio e senza correlazione con il risultato clinico. Non sono state registrate complicanze.
Discussione: La tecnica descritta è risultata efficace e riproducibile. Associando la stabilizzazione metacarpale mediante plastica legamentosa con metà del tendine FCR e l’interposizione e annodamento dello stesso tendine nel nuovo spazio scafo metacarpale, si può ridurre il tempo di immobilizzazione post operatoria e anticipare il recupero funzionale del pollice. Si tratta di una tenoartroplastica biologica ottenuta solo con strutture del paziente e non richiede perciò costi aggiuntivi di altri materiali. Viene anche segnalato l’interesse chirurgico della via di accesso anteriore al trapezio, sezionando costantemente il tendine del muscolo ABD.D..
La pseudoartrosi congenita dell’apofisiunciforme dell’osso uncinato: descrizi...Alberto Mantovani
SUMMARY
Congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate has been described in the literature as "os hamuli proprium." However, its existence has never been correlated with other pathological conditions. We report two cases in which this congenital anomaly became symptomatic due to two different disorders related to it. In the first case, the congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate produced a pathological rupture of the flexor profundus tendon to the little finger in a 54 years old farmer. In the second case, it resulted in carpal tunnel syndrome in a 35 years old lady who was employed as mechanic worker. The first patient was treated in the emergency and the flexor digitorum superficialis tendon to the ring finger was sutured to the distal stump of the ruptured flexor profundus tendon to the little finger. The second patient was advised surgery for decompression of the median nerve but she has refused to undergo the operation. In our opinion, the pathological symptoms in both patients (ruptured flexor profundus tendon and carpal tunnel syndrome) were directly related to the congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate. We have described the diagnostic protocol adopted in the two patients and the radiological study performed in the other members of their families. The latter study revealed an asymptomatic congenital pseudarthrosis of the hook of the hamate in a sister of the first patient. We have also discussed the differential diagnoses and the other possible modalities of treatment that could be utilized in these and other cases.
Trattamento dell'artrosi trapezio-metacarpale con 1/2 FCR "annodato" (2014)Alberto Mantovani
TRATTAMENTO DELL’ARTROSI TRAPEZIO-METACARPALE
CON TRAPEZIECTOMIA, LIGAMENTOPLASTICA E
INTERPOSIZIONE DI METÀ TENDINE FLEXOR CARPI
RADIALIS “ANNODATO”
Alberto Mantovani, Carmen Girardelli, Michele Trevisan, Daniele Carletti, Marco Cassini
UOC Ortopedia e Traumatologia, ULSS n. 21 Regione Veneto, Ospedale Mater Salutis, Legnago (VR)
TRAPEZIECTOMIA E TENOARTROPLASTICA CON ½ FCR “ANNODATO” (relazione SICM 2013)Alberto Mantovani
Relazione al "51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia della Mano" Rimini 03 - 05 ottobre 2013
RIASSUNTO
Scopo: Lo scopo di questo studio è di presentare e valutare in modo retrospettivo una tecnica di trattamento dell’artrosi trapezio metacarpale (TM) utilizzata dal 1995. Si tratta di un intervento di trapeziectomia, ligamentoplastica e interposizione tendinea con metà del tendine flexor carpi radialis (FCR), che viene prima bloccato in un tunnel osseo nella base del primo metacarpo e poi interposto e più volte annodato nel nuovo spazio scafo metacarpale, fino a colmarlo stabilmente. Dimostriamo inoltre che il muscolo abductor digastricus (ABD.D.) è una costante anatomica utilizzabile per la via chirurgica di accesso al trapezio.
Materiali e metodi: Sono stati valutati 78 pazienti operati dal 1995 al 2012, da 51 a 86 anni, di cui 72 donne e 6 uomini, con un follow up da 1 a 17 anni. Per la valutazione clinica abbiamo usato il Mayo Wrist Score (MWS) “adattato” per il pollice. La distanza scafo metacarpale è stata misurata all’RX di controllo del follow up ed è stata definita: invariata o ridotta di ± ½ confrontandola con l’RX postoperatorio.
Risultati: I risultati clinici con il MWS adattato al pollice sono stati: ottimi in 53 casi, buoni in 15 casi, discreti in 6 casi e negativi in 4 casi: 2 di questi sono stati rioperati dopo 1 e 2 anni rispettivamente, per dolore persistente. Il tempo medio di ripresa funzionale per il lavoro è stato di 2 mesi (range da 1 a 6 mesi) . La distanza scafo metacarpale è risultata costantemente diminuita ma non ha mai superato il valore di – ½ rispetto all’RX post operatorio e senza correlazione con il risultato clinico. Non sono state registrate complicanze.
Discussione: La tecnica descritta è risultata efficace e riproducibile. Associando la stabilizzazione metacarpale mediante plastica legamentosa con metà del tendine FCR e l’interposizione e annodamento dello stesso tendine nel nuovo spazio scafo metacarpale, si può ridurre il tempo di immobilizzazione post operatoria e anticipare il recupero funzionale del pollice. Si tratta di una tenoartroplastica biologica ottenuta solo con strutture del paziente e non richiede perciò costi aggiuntivi di altri materiali. Viene anche segnalato l’interesse chirurgico della via di accesso anteriore al trapezio, sezionando costantemente il tendine del muscolo ABD.D..
L'uso delle protesi LRE nelle patologie degenerative e post-traumatiche del g...Alberto Mantovani
Summary. “Use of the LRE prosthesis for degenerative and inflammatory conditions of the elbow”. The authors
present their experience in the use of the LRE Biomet® prosthesis for lateral unicompartmental joint replacement
for the treatment of arthritis as well as fractures of the lateral condyle of the humerus. This is a series
of 7 patients, 3 of whom were women. Their ages ranged from 46 to 73 years.In 2 cases, only the humeral
component was inserted as the articular surface of the head of the radius was intact. The follow-up
ranged from 6-36 months. The results were evaluated using the Mayo Elbow Performance Score (MEPS).
The final score was excellent in 3 patients, good in 3 cases and there was one fair result. The best scores were
noted in the patients in whom both components were used and at longer periods of follow-up. The indications
and advantages of this implant will be discussed.The consistent good results and absence of complications
appear to validate the use of this prosthesis and should open the door to future expansion of indications
for partial joint replacement in the elbow.
IL TRATTAMENTO DELL’ARTROSI ISOLATA SCAFO-TRAPEZIO-TRAPEZOIDE CON TENODESI DE...Alberto Mantovani
SUMMARY
The authors report their experience in the treatment of isolated STT arthritis using a novel technique and propose a new clinico-radiological classification for the condition in four stages. In STT arthritis, the joint is rendered unstable due to the rupture of the capitotrapezium and volar scaphotrapezial ligaments. The objective of the operation is to stabilise this joint and, thus, eliminate the pain and the tenosynovitis that occurs due to the instability.
MATERIAL AND METHODOS. The technique involves deepening of the gutter for the flexor carpi radialis in the trapezium, excision of the distal part of the scaphoid and anchorage of the FCR in its fibro-osseous canal.
The hand is immobilised in a plaster for 2-3 weeks depending upon the condition of the tenosynovium and the tendon noted during surgery.
This technique has been utilised in 11 patients between 1995 and 2004 and the results have been reviewed.
RESULTS. Complete and permanent relief of pain was obtained in each of the 11 patients within an average period of 6 months. The follow-up ranged from 1-9 years. There was no loss of range of flexion nor extension as compared to the pre-operative conditions. In fact, we only noted an improvement in the mobility or it remained unchanged.
The scapho-lunate angle, too, was not affected following surgery. The increased angle noted in two patients before surgery, too, remained intact.
CONCLUSIONS. This technique of FCR tenodesis and minimal bony resection of the distal end of the scaphoid is a simple and efficient method that offers consistent results in the treatment of STT arthritis. It probably owes its success to the fact that it tackles the cause of pain i.e. the instability due to the ruptured capitotrapezium and volar scaphotrapezial ligaments.
Artrolisi del gomito a cielo aperto nella rigidità post traumaticaAlberto Mantovani
ARTROLISI A CIELO APERTO NELLA RIGIDITA’ POST TRAUMATICA DEL GOMITO: ASPETTI CONSOLIDATI E INNOVAZIONI.
SCOPO DEL LAVORO: si vuole confermare con questo lavoro il ruolo dell’artrolisi a cielo aperto nelle rigidità post traumatiche del gomito secondo le indicazioni consolidate in letteratura. Ma, in assenza di ossificazioni eterotopiche o malunion omero-ulnari, si mette in evidenza anche la possibilità di eseguire la resezione del solo fascio posteriore del legamento collaterale mediale per recuperare la flessione del gomito e di trattare con protesi laterale di rivestimento l’artrosi o la perdità di sostanza ossea del condilo omerale laterale.
MATERIALI E METODI: sono stati esaminati 8 pazienti operati di artrolisi a cielo aperto del gomito per rigidità post traumatica con follow up da 1 a 5 anni. Si sono registrati prima e dopo l’intervento il grado di rigidità secondo Morrey, il dolore con scala visuale analogica, il grado di artrosi secondo Retting & Hastings e l’instabilità con il table top relocation test. In tutti i casi si è praticata la resezione del fascio posteriore del legamento collaterale mediale e in 4 casi si è applicata una protesi laterale di rivestimento: 2 casi per artrosi e 2 casi per perdita di sostanza ossea.
RISULTATI: il miglioramento è stato molto significativo in tutti i casi operati e non si sono registrate né instabilità del gomito operato né altre complicanze.
CONCLUSIONI: il release del legamento collaterale mediale e l’applicazione della protesi laterale di rivestimento sono due gesti chirurgici innovativi e aggiuntivi nell’intervento di artrolisi del gomito per rigidità post traumatica. Si suggerisce di utilizzare la protesi laterale di rivestimento sia per l’artrosi post traumatica che per i difetti ossei del condilo omerale laterale. La resezione del solo fascio posteriore obliquo del legamento collaterale mediale consente un recupero costante della flessione senza creare instabilità.
Pinning laterale bloccato del radio distale: tecnica di LegnagoAlberto Mantovani
CORSO ANNUALE S.E.R.T.O.T. 2013, Piacenza
Fratture di polso
TRATTAMENTO CHIRURGICO MINI INVASIVO
Pinning laterale bloccato del radio distale: Tecnica di Legnago
Osteosintesi percutanea del radio distale: Tecnica di Legnago (2013)Alberto Mantovani
SUMMARY
Purpose: We have developed and used a system of percutaneous fixation of unstable distal radius fractures (DRF)
using 4 Kirschner (K) wires. These wires are passed from the lateral side of the radius and connected among themselves
using a clamp. We call this the “Legnago technique” and the objective of this study is to standardize the
method and make it safe and easily reproducible. Methods: 27 patients aged from 45 to 102, 3 men and 24 women,
were treated using this technique. The indications were strictly limited to type A2 and A3 of the AO classification,
excluding the A3.3. These were usually emergency procedures, performed under local anaesthesia and under
image intensifier control. We recommend a small incision at the entry point of each K wire and blunt dissection up
to the bone in order to avoid impalement of vessels, tendons or nerves.We follow a standard sequence of passing four
K wires, starting with a 2 mm K wire from the radial styloid into the medullary canal of the radius. This is inserted
dorsal to the tendons of the first extensor compartment. The K wire was mounted on a Jacob’s chuck handle and
was pre-bent at its leading end to around 30 degrees. This helps to control the direction of the wire within the bone
and, also, helps in achieving the reduction. The subsequent three wires of diameter 1.8 mm are passed using a motorised
drill from the lateral aspect of the lower end of the radius across the fracture site to engage the opposite cortex.
Finally, each of the wires is bent adequately in a convergent direction along the axis of the wrist on the lateral side
and held together with the help of a clamp. Results: Each patient was evaluated according to MayoWrist Score criteria,
with a follow-up ranging from 4-26 months.We noted 17 excellent results, 7 good and 3 satisfactory. Radiological
consolidation of the fracture was achieved in each patient, at an average delay of 40 days. Union occurred
with no change in the radiological parameters achieved by the operation. The complications included three cases of
superficial infection around the K wires and a partial lesion of the superficial radial nerve. The patients regained
complete autonomy in the use of the affected upper limb for activities of daily living within a week from the operation.
None of the patients underwent supervised physiotherapy. Conclusions: The Legnago technique of percutaneous
fixation of the DRF has proved efficacious in the treatment of unstable extra-articular fractures. The particular
arrangement of insertion of the K-wires and their connection using an external fixator clamp allowed early
active mobilisation of the wrist without plaster support. This concurs with recent experimental demonstrations according
to which the biomechanical stability of the percutaneous fixation of the DRF with externally connected
crossing K wires is superimposable to that obtained by volar locked plates. RivChirMano 2012; 3: 339-349
INTRODUZIONE
Il trattamento delle fratture del radio distale ha subito un’ importante evoluzione dopo l’introduzione delle placche a stabilità angolare, con vantaggio sulla precoce mobilizzazione del polso e delle dita. Questi sistemi di sintesi però sono abbastanza invasivi, sia che si usi un accesso chirurgico volare che dorsale al radio distale. Per questo è stato ideato da Orbay (1) il chiodo–placca dorsale (Dorsal Nail Plate) DNP (Hand Innovations Depuy), che può essere applicato con un piccolo accesso chirurgico dorsale e minore manipolazione dei tendini estensori rispetto alle placche dorsali.
Il DNP è un mezzo di sintesi che si può definire misto (chiodo-placca). Esso è costituito infatti da una parte a forma di chiodo che viene inserita intramidollare nel radio prossimale e una parte a forma di placca che viene avvitata con viti o pins a stabilità angolare come una mensola dorsale sul radio distale fratturato (fig. 1).
Il DNP visto di profilo ha una forma “a baionetta”. La sua porzione intramidollare a forma di chiodo presenta 3 fori che servono a bloccarlo con tre viti monocorticali alla diafisi del radio. La sua porzione extramidollare, a forma di placca, presenta 4 fori filettati in cui si bloccano viti o pins a stabilità angolare. In questa estremità del DNP vi è anche un foro in cui si avvita il suo manipolo di posizionamento.
L'uso delle protesi LRE nelle patologie degenerative e post-traumatiche del g...Alberto Mantovani
Summary. “Use of the LRE prosthesis for degenerative and inflammatory conditions of the elbow”. The authors
present their experience in the use of the LRE Biomet® prosthesis for lateral unicompartmental joint replacement
for the treatment of arthritis as well as fractures of the lateral condyle of the humerus. This is a series
of 7 patients, 3 of whom were women. Their ages ranged from 46 to 73 years.In 2 cases, only the humeral
component was inserted as the articular surface of the head of the radius was intact. The follow-up
ranged from 6-36 months. The results were evaluated using the Mayo Elbow Performance Score (MEPS).
The final score was excellent in 3 patients, good in 3 cases and there was one fair result. The best scores were
noted in the patients in whom both components were used and at longer periods of follow-up. The indications
and advantages of this implant will be discussed.The consistent good results and absence of complications
appear to validate the use of this prosthesis and should open the door to future expansion of indications
for partial joint replacement in the elbow.
IL TRATTAMENTO DELL’ARTROSI ISOLATA SCAFO-TRAPEZIO-TRAPEZOIDE CON TENODESI DE...Alberto Mantovani
SUMMARY
The authors report their experience in the treatment of isolated STT arthritis using a novel technique and propose a new clinico-radiological classification for the condition in four stages. In STT arthritis, the joint is rendered unstable due to the rupture of the capitotrapezium and volar scaphotrapezial ligaments. The objective of the operation is to stabilise this joint and, thus, eliminate the pain and the tenosynovitis that occurs due to the instability.
MATERIAL AND METHODOS. The technique involves deepening of the gutter for the flexor carpi radialis in the trapezium, excision of the distal part of the scaphoid and anchorage of the FCR in its fibro-osseous canal.
The hand is immobilised in a plaster for 2-3 weeks depending upon the condition of the tenosynovium and the tendon noted during surgery.
This technique has been utilised in 11 patients between 1995 and 2004 and the results have been reviewed.
RESULTS. Complete and permanent relief of pain was obtained in each of the 11 patients within an average period of 6 months. The follow-up ranged from 1-9 years. There was no loss of range of flexion nor extension as compared to the pre-operative conditions. In fact, we only noted an improvement in the mobility or it remained unchanged.
The scapho-lunate angle, too, was not affected following surgery. The increased angle noted in two patients before surgery, too, remained intact.
CONCLUSIONS. This technique of FCR tenodesis and minimal bony resection of the distal end of the scaphoid is a simple and efficient method that offers consistent results in the treatment of STT arthritis. It probably owes its success to the fact that it tackles the cause of pain i.e. the instability due to the ruptured capitotrapezium and volar scaphotrapezial ligaments.
Artrolisi del gomito a cielo aperto nella rigidità post traumaticaAlberto Mantovani
ARTROLISI A CIELO APERTO NELLA RIGIDITA’ POST TRAUMATICA DEL GOMITO: ASPETTI CONSOLIDATI E INNOVAZIONI.
SCOPO DEL LAVORO: si vuole confermare con questo lavoro il ruolo dell’artrolisi a cielo aperto nelle rigidità post traumatiche del gomito secondo le indicazioni consolidate in letteratura. Ma, in assenza di ossificazioni eterotopiche o malunion omero-ulnari, si mette in evidenza anche la possibilità di eseguire la resezione del solo fascio posteriore del legamento collaterale mediale per recuperare la flessione del gomito e di trattare con protesi laterale di rivestimento l’artrosi o la perdità di sostanza ossea del condilo omerale laterale.
MATERIALI E METODI: sono stati esaminati 8 pazienti operati di artrolisi a cielo aperto del gomito per rigidità post traumatica con follow up da 1 a 5 anni. Si sono registrati prima e dopo l’intervento il grado di rigidità secondo Morrey, il dolore con scala visuale analogica, il grado di artrosi secondo Retting & Hastings e l’instabilità con il table top relocation test. In tutti i casi si è praticata la resezione del fascio posteriore del legamento collaterale mediale e in 4 casi si è applicata una protesi laterale di rivestimento: 2 casi per artrosi e 2 casi per perdita di sostanza ossea.
RISULTATI: il miglioramento è stato molto significativo in tutti i casi operati e non si sono registrate né instabilità del gomito operato né altre complicanze.
CONCLUSIONI: il release del legamento collaterale mediale e l’applicazione della protesi laterale di rivestimento sono due gesti chirurgici innovativi e aggiuntivi nell’intervento di artrolisi del gomito per rigidità post traumatica. Si suggerisce di utilizzare la protesi laterale di rivestimento sia per l’artrosi post traumatica che per i difetti ossei del condilo omerale laterale. La resezione del solo fascio posteriore obliquo del legamento collaterale mediale consente un recupero costante della flessione senza creare instabilità.
Pinning laterale bloccato del radio distale: tecnica di LegnagoAlberto Mantovani
CORSO ANNUALE S.E.R.T.O.T. 2013, Piacenza
Fratture di polso
TRATTAMENTO CHIRURGICO MINI INVASIVO
Pinning laterale bloccato del radio distale: Tecnica di Legnago
Osteosintesi percutanea del radio distale: Tecnica di Legnago (2013)Alberto Mantovani
SUMMARY
Purpose: We have developed and used a system of percutaneous fixation of unstable distal radius fractures (DRF)
using 4 Kirschner (K) wires. These wires are passed from the lateral side of the radius and connected among themselves
using a clamp. We call this the “Legnago technique” and the objective of this study is to standardize the
method and make it safe and easily reproducible. Methods: 27 patients aged from 45 to 102, 3 men and 24 women,
were treated using this technique. The indications were strictly limited to type A2 and A3 of the AO classification,
excluding the A3.3. These were usually emergency procedures, performed under local anaesthesia and under
image intensifier control. We recommend a small incision at the entry point of each K wire and blunt dissection up
to the bone in order to avoid impalement of vessels, tendons or nerves.We follow a standard sequence of passing four
K wires, starting with a 2 mm K wire from the radial styloid into the medullary canal of the radius. This is inserted
dorsal to the tendons of the first extensor compartment. The K wire was mounted on a Jacob’s chuck handle and
was pre-bent at its leading end to around 30 degrees. This helps to control the direction of the wire within the bone
and, also, helps in achieving the reduction. The subsequent three wires of diameter 1.8 mm are passed using a motorised
drill from the lateral aspect of the lower end of the radius across the fracture site to engage the opposite cortex.
Finally, each of the wires is bent adequately in a convergent direction along the axis of the wrist on the lateral side
and held together with the help of a clamp. Results: Each patient was evaluated according to MayoWrist Score criteria,
with a follow-up ranging from 4-26 months.We noted 17 excellent results, 7 good and 3 satisfactory. Radiological
consolidation of the fracture was achieved in each patient, at an average delay of 40 days. Union occurred
with no change in the radiological parameters achieved by the operation. The complications included three cases of
superficial infection around the K wires and a partial lesion of the superficial radial nerve. The patients regained
complete autonomy in the use of the affected upper limb for activities of daily living within a week from the operation.
None of the patients underwent supervised physiotherapy. Conclusions: The Legnago technique of percutaneous
fixation of the DRF has proved efficacious in the treatment of unstable extra-articular fractures. The particular
arrangement of insertion of the K-wires and their connection using an external fixator clamp allowed early
active mobilisation of the wrist without plaster support. This concurs with recent experimental demonstrations according
to which the biomechanical stability of the percutaneous fixation of the DRF with externally connected
crossing K wires is superimposable to that obtained by volar locked plates. RivChirMano 2012; 3: 339-349
INTRODUZIONE
Il trattamento delle fratture del radio distale ha subito un’ importante evoluzione dopo l’introduzione delle placche a stabilità angolare, con vantaggio sulla precoce mobilizzazione del polso e delle dita. Questi sistemi di sintesi però sono abbastanza invasivi, sia che si usi un accesso chirurgico volare che dorsale al radio distale. Per questo è stato ideato da Orbay (1) il chiodo–placca dorsale (Dorsal Nail Plate) DNP (Hand Innovations Depuy), che può essere applicato con un piccolo accesso chirurgico dorsale e minore manipolazione dei tendini estensori rispetto alle placche dorsali.
Il DNP è un mezzo di sintesi che si può definire misto (chiodo-placca). Esso è costituito infatti da una parte a forma di chiodo che viene inserita intramidollare nel radio prossimale e una parte a forma di placca che viene avvitata con viti o pins a stabilità angolare come una mensola dorsale sul radio distale fratturato (fig. 1).
Il DNP visto di profilo ha una forma “a baionetta”. La sua porzione intramidollare a forma di chiodo presenta 3 fori che servono a bloccarlo con tre viti monocorticali alla diafisi del radio. La sua porzione extramidollare, a forma di placca, presenta 4 fori filettati in cui si bloccano viti o pins a stabilità angolare. In questa estremità del DNP vi è anche un foro in cui si avvita il suo manipolo di posizionamento.
Affettività e sessualità nel disabile adultopiccolorifugio
Slide di Michele Borghetto de La Nostra Famiglia a incontro con volontari dell'associazione Lucia Schiavinato di Vittorio Veneto su "approfondimenti degli aspetti della sessualità e dell'affettività nella relazione con il disabile adulto".
La sessualità e l’affettività del disabile intellettivo: percorsi possibili p...CentroMalattieRareFVG
La sessualità e l’affettività del disabile intellettivo: percorsi possibili per le famiglie
- Udine, 19 novembre 2014 - Dott.ssa Orietta Sponchiado
Psicologa-psicoterapeuta
La sessualità nelle persone diversamente abiliLelio Bizzarri
Corso di formazione 21,5 crediti ECM
8/10- 17/12 dalle 17 alle 20 - Viale Leonardo da Vinci, 309 Roma
Destinatari: psicologi, medici, infermieri, educatori,
assistenti di base, volontari, insegnanti, OSS e tutte le altre professioni socio-sanitarie
Monte ore riconosciuto avanzamento livello counseling
Relazione "Sessualità e Disabilità" presentata dalla Dr.ssa Antonella Ciccarelli al Convegno Timidezza d'amore e ansia sessuale, Ancona 20 Novembre 2010.
Dopo due decenni di ambizioni di verifica professionale, di aspirazioni di accreditamento e di mania di linee guida, l’interesse della “comunità del miglioramento della qualità” sembra si sia spostato verso il fenomeno degli indicatori”
Denosumab efficacia antifratturativa a lungo termineBonehealth
Lo studio registrativo del Denosumab, della durata di tre anni, ha dimostrato una riduzione significativa del rischio dellefratture vertebrali, o vertebrali e di femore. L’estensione del trial a 10 anni ha confermato, oltre al progressivo incremento della densità minerale ossea, l’efficacia antifratturativa con un ottimo profilo della safety.
ASPETTI EMATOLOGICI DELLA MALATTIA DI GAUCHER: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTOCentroMalattieRareFVG
Slides presentate dai relatori durante il corso avanzato "Aspetti ematologici della malattia di Gaucher: dalla diagnosi al trattamento", che si è tenuto a Udine nei giorni 25 e 26 ottobre 2017.
2. EPIDEMIOLOGIA
• In Italia le malattie reumatiche occupano il secondo
posto dopo le malattie dell ’ apparato cardio-
circolatorio e il primo posto fra le malattie cronico-
degenerative
• Piu’ di 5 milioni e mezzo di soggetti (un decimo
della popolazione) sono affetti da una malattia
reumatica: il 60-70% è rappresentato da pazienti
adulti e anziani
MALATTIE REUMATICHE
3. TRATTAMENTO DELLE
MALATTIE REUMATICHE
DIFFERENZA TRA ARTRITE E ARTROSI
Processo infiammatorio
delle articolazioni che
interessa primariamente la
membrana sinoviale
Processo degenerativo delle
articolazioni
Compromissione della
cartilagine articolare
sottoposta a maggior carico
(colonna vertebrale, ginocchia
ed anche) ginocchia)
Osteoporosi
Artrite Artrosi
4. • Dolore (spontaneo, al carico e movimento)
• Rigidità articolare ( + al mattino)
• Tumefazione articolare (versamento)
• Limitazione funzionale (versamento, contrattura
antalgica, usura articolare)
• Deformità e/o instabilità articolari (deviazione a
colpo di vento, a collo di cigno, etc.)
• Anchilosi
Quadro clinico
TRATTAMENTO
NELLE MALATTIE REUMATICHE
5. • Abolire o attenuare l’infiammazione articolare
e la sintomatologia dolorosa
• Rallentare l’evoluzione e la progressione della
malattia
• Preservare o recuperare la funzionalità
articolare
• Stabilizzare l’articolazione
Obiettivi terapeutici
TRATTAMENTO
NELLE MALATTIE REUMATICHE
6. Programma terapeutico conservativo (farmacologico e
riabilitativo) continuo
Trattamento chirurgico:
• Insuccesso della terapia conservativa
• Prevenzione di ulteriori deformità
• Recupero biomeccanico articolare
Timing
TRATTAMENTO
NELLE MALATTIE REUMATICHE
7. • Eliminare o attenuare il dolore
• Prevenire e/o correggere le lesioni e le
deformità articolari
• Migliorare la funzione articolare
• Stabilizzare l’articolazione
Rydholm U Tech In Orthop 2003
Terapia chirurgica
TERAPIA PROTESICA
NELLE MALATTIE REUMATICHE
8. • Deformità ed instabilità articolare grave
anca, ginocchio, spalla e gomito
• Instabilità del rachide
• Rotture tendinee
• Compressione nervosa
Indicazioni assolute all’intervento
TERAPIA PROTESICA
NELLE MALATTIE REUMATICHE
24. Gli interventi devono essere eseguiti nei tempi
giusti, in modo da conservare o ristabilire la
funzionalità articolare
TERAPIA PROTESICA
NELLE MALATTIE REUMATICHE
La chirurgia delle artriti deve essere considerata
complementare e non alternativa al trattamento
conservativo (farmacologico e riabilitativo)
25. EPIDEMIOLOGIA
• In Italia le malattie reumatiche occupano il secondo posto dopo le malattie
dell’apparato cardio-circolatorio e il primo posto fra le malattie cronico-degenerative
• Piu’ di 5 milioni e mezzo di soggetti (un decimo della popolazione) sono affetti da
una malattia reumatica: il 60-70% è rappresentato da
pazienti adulti e anziani
MALATTIE REUMATICHE
26. TRATTAMENTO DELLE
MALATTIE REUMATICHE
DIFFERENZA TRA ARTRITE E ARTROSI
Processo infiammatorio delle
articolazioni che interessa
primariamente la membrana
sinoviale
Processo degenerativo delle
articolazioni
Compromissione della cartilagine articolare
sottoposta a maggior carico (colonna
vertebrale, ginocchia ed anche)
ginocchia)
Osteoporosi
Artrite Artrosi
28. Il dolore è il sintomo che le persone temono di più,
soprattutto gli anziani.
un’esperienza emozionale e sensoriale spiacevole associata ad un
danno tissutale in atto, potenziale o percepito in termini di danno.
International Association for the Study of Pain (IASP)
Il dolore è definito come:
...eccetto che nelle
fratture da fragilità
DOLORE CRONICO
Neuropatico,
Durata superiore a 3 mesi
Frattura che deriva da
un evento traumatico a
bassa energia
(come il cadere dalla
posizione eretta)
che non danneggerebbe un
osso normale
Nocicettivo,
somatico
Intensità correlata
all’entità del danno subìto
DOLORE ACUTO
29. 30% dei casi la FRATTURA VERTEBRALE
Il paziente è in grado di identificare il
momento in cui si verifica l’evento traumatico
SINTOMATICA
Stravaso di cellule
(Macrofagi, Granulociti,
Linfociti, Monociti)
dovuto alla frattura, e
liberazione di citochine
pro-infiammatorie…
La liberazione massiva delle
citochine pro- infiammatorie
TGF-β, PDGF, FGF-2, VEGF,
M-CSF, IL-1, BMPs, TNF-α IL-6, IL-10
Stimolazione dei nocicettori
localizzati a livello del
PERIOSTIO e dei TESSUTI
MOLLI contigui
30. In Italia nel 2009 ci sono
stati circa 13.000 ricoveri
(dati SDO) per fratture
vertebrali tra gli over 65
Questo dato non rispecchia la reale incidenza di tali fratture che non
sempre esitano in un ricovero e sono asintomatiche in ben il 70%
Fratture vertebrali annue stimate in Italia negli over65: 190.000
"The incidence of hip forearm humeral ankle and
vertebral fragility fracture in Italy: results of 3 years
multicentric study"
Tarantino U. et al. Arthritis and Research (in press)
31. Instabilità della
UNITÀ FUNZIONALE VERTEBRALE
causa DOLORE CRONICO
Il paziente NON è in grado di identificare il MOMENTO
ESATTO in cui è iniziata la sintomatologia algica
• Perdita di competenza biomeccanica
dell’osso trabecolare
• Graduale alterazione della morfologia
vertebrale in assenza di dolore
• Frattura vertebrale da compressione
• Successive Fratture vertebrali (Effetto Domino)
• Ipercifosi dorsale
• Degenerazione dei dischi intervertebrali
• Degenerazione delle articolazioni interapofisarie
Briggs AM et al. BMC Musculoskeletal Disorders 2012
Crhonic low back pain is associated with reduced vertebral bone mineral
measures in community-dwelling adults
Nardi A., Tarantino U, et al. Clinical Cases in Mineral and Bone Metabolism 2011
Domino Effect: mechanic factors role
32. Le Fratture Vertebrali da Compressione (VCFs)
riducono sensibilmente la Qualità della Vita
del paziente anziano
Come possiamo intervenire per ridurre la sintomatologia dolorosa
ed impedirne la progressione?
Decadimento psico-fisico:
Depressione
Riduzione dell’attività fisica
Malnutrizione
Deterioramento delle
CONDIZIONI GENERALI
Peggioramento della
QUALITA’ DELL’OSSO
33. Dolore acuto
Ingaggio della frattura
da fragilità
Valutazione
diagnostica
APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO
Dolore cronico
Anamnesi ed
esame clinico
L’esame obiettivo rimane un
momento fondamentale per la
comprensione della natura dolore
La rachialgia è l’espressione più tipica
della condizione osteoporotica
RX
RM
Scintigrafia
34. Dolore acuto
Ingaggio della frattura
da fragilità
Valutazione
diagnostica
APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO
Dolore cronico
Anamnesi ed
esame clinico
Trattamento conservativo
Efficace
Va sempre tentato sia in caso di
dolore acuto che cronico perché...
...i pazienti non operati tendono
comunque a migliorare la
sintomatologia algica con il passare
del tempo (probabilmente per il
consolidare della frattura)
Non Efficace
35. Vertebroplastica
cifoplastica
Dolore acuto
Ingaggio della frattura
da fragilità
Valutazione
diagnostica
APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO
Dolore cronico
Anamnesi ed
esame clinico
Trattamento conservativo
Efficace
Non Efficace
TRATTAMENTO
ANTIOSTEOPOROTICO
Le tecniche di cementazione percutanea
dei corpi vertebrali sono trattamenti
efficaci nel management dei pazienti
con VCFs sintomatiche refrattarie alla
terapia medica
37. IL RISCHIO DI RIFRATTURA PERSISTE PER CIRCA
10 ANNI SENZA DIFFERENZE DI GENERE
38. I DATI RACCOLTI IN 3 CONTINENTI DIFFERENTI
EVIDENZIANO UN’ADERENZA ALLA TERAPIA, PER LA
PREVENZIONE SECONDARIA, ANCORA MOLTO BASSA
• CONTINENTE ASIATICO(KOREA):
– 39%
• CONTINENTE AMERICANO
– 13%
• CONTINENTE EUROPEO (SPAGNA, UK)
– 25%
41. Riduzione del rischio di fratture vertebrali
Riduzionedelrischio%
Adattato da Wells GA et al., The Cochrane Library, 2008.
0
10
20
30
40
50
Alendronato
-45%
RR0,55
Risedronato
-39%
RR0,61
0
10
20
30
40
50
Ranelato
-37%
RR0,63
0
10
20
30
40
50
Adattato da O’Donnel S et al., The Cochrane Library, 2008
Metanalisi Cochrane
42. Il DOLORE è la naturale conseguenza
dell’evento fratturativo nel paziente
ed è il principale fattore che
comporta una
RIDUZIONE DELLA QUALITA’ DI VITA
L’OSTEOPOROSI è definita
come una patologia insidiosa
finchè non mostra i suoi effetti
al momento della
FRATTURA
Conclusioni
43. La PREVENZIONE SECONDARIA nei
pazienti con FATTORI DI RISCHIO o
con pregresse fratture da fragilità
non vertebrali richiede un
APPROPRIATO APPROCCIO
DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO
La RACHIALGIA è il dolore più
frequente nel paziente affetto
da OSTEOPOROSI
Conclusioni
44. ANTICIPARE il dolore acuto
della frattura vertebrale
attraverso un appropriato
INTERVENTO TERAPEUTICO di
provata efficacia comporta un
indubbio beneficio in termini di
MIGLIORAMENTO della
QUALITA’ DI VITA e DISABILITA’
Conclusioni