L'operatore socio-assistenziale è un operatore che, in possesso di adeguata preparazione culturale e professionale, svolge la sua attività prevalentemente nell'assistenza diretta e di cura dell'ambiente di vita, sia a domicilio dell'utente che nelle strutture di cura residenziali. Opera al fine di favorire l'autonomia personale dell'utente nel rispetto della sua autodeterminazione. Svolge la sua attività in strutture pubbliche e private e/o convenzionate, in maniera organizzata in cooperative sociali o in modo autonomo.
L'operatore socio-assistenziale è un operatore che, in possesso di adeguata preparazione culturale e professionale, svolge la sua attività prevalentemente nell'assistenza diretta e di cura dell'ambiente di vita, sia a domicilio dell'utente che nelle strutture di cura residenziali. Opera al fine di favorire l'autonomia personale dell'utente nel rispetto della sua autodeterminazione. Svolge la sua attività in strutture pubbliche e private e/o convenzionate, in maniera organizzata in cooperative sociali o in modo autonomo.
La normativa nazionale sulle prestazioni sociosanitarie. La gestione dell'integrazione sociosanitaria . Le regole per farla funzionare. Chi non riuscisse a scaricare il file, in subordine, può scaricarlo quì: https://mega.nz/fm/hzA2XICK
Le ipotesi di riforma nazionale e le leggi regionali approvate per il sostegno dell'attività dei caregiver familiari. Il lavoro è inserito (cap. 7) all'interno del volume "L'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia" a cura di NNA, Maggioli Editore, 2021.
La normativa nazionale sulle prestazioni sociosanitarie. La gestione dell'integrazione sociosanitaria . Le regole per farla funzionare. Chi non riuscisse a scaricare il file, in subordine, può scaricarlo quì: https://mega.nz/fm/hzA2XICK
Le ipotesi di riforma nazionale e le leggi regionali approvate per il sostegno dell'attività dei caregiver familiari. Il lavoro è inserito (cap. 7) all'interno del volume "L'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia" a cura di NNA, Maggioli Editore, 2021.
Dopo due decenni di ambizioni di verifica professionale, di aspirazioni di accreditamento e di mania di linee guida, l’interesse della “comunità del miglioramento della qualità” sembra si sia spostato verso il fenomeno degli indicatori”
L'Health 2.0 si riferisce all'uso di strumenti e risorse digitali, come applicazioni mobili, dispositivi indossabili, intelligenza artificiale e piattaforme online, per migliorare la prestazione dei servizi sanitari, la gestione della salute personale e la promozione di comportamenti salutari.
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Dispensa simonetto mg1 ud1 14 15
1. OPERA ARMIDA
BARELLI
PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
CORSO PER OPERATORE SOCIO SANITARIO
SEDE DI LEVICO TERME
PRINCIPI ASSISTENZIALI
(Modulo Generale 1 – Unità Didattica n° 1)
A cura di: Maria Cristina Simonetto
Docente: Maria Cristina Simonetto
Data di pubblicazione: 06 ottobre 2014
Materiale didattico ad uso interno
2. Opera Armida Barelli
Corso per Operatore Socio sanitario
Sede di Levico Terme
2
INDICE
1. L’ ASSISTENZA pagina 3-4
2. LA SALUTE pagina 5
3. LA MALATTIA pagina 5-6
4. ASSISTENZA CENTRATA SULLA PERSONA (OLISMO) pagina 7-8
5. IL BISOGNO pagina 9-13
6. IL PROBLEMA pagina 13
7. L’AUTONOMIA pagina 14
8. LA RILEVAZIONE DEI BISOGNI/PROBLEMI DELLA PERSONA
ASSISTITA pagina 15-16
9. IL PROCESSO ASSISTENZIALE pagina 17-19
10.LA PROCEDURA pagina 19-21
11.TEST AUTOVALUTAZIONE pagina 21
3. Opera Armida Barelli
Corso per Operatore Socio sanitario
Sede di Levico Terme
3
I PRINCIPI ASSISTENZIALI
Obiettivi didattici:
Al termine di questo capitolo sarete in grado di:
- Identificare gli elementi necessari per svolgere con competenza il ruolo di O.S.S.
- Riconoscere i bisogni fondamentali della persona
- Identificare gli elementi dell’assistenza centrata sulla persona
- Conoscere ed utilizzare gli strumenti che consentono di erogare un’assistenza mirata al
bisogno della persona
L’ASSISTENZA
La parola assistenza nelle persone evoca molte immagini, ad alcune ricorda divise bianche,
infermiere con aghi e padelle; ad altre ricorda gentilezza , abilità, intelligenza e competenza. Molti
sono i fattori che influenzano il modo in cui l’assistenza è percepita dal pubblico, dagli operatori,
dai colleghi e da chi sta iniziando la professione.
Consultando il dizionario la definizione di assistenza data è:
“stare vicino a qualcuno per soccorrerlo, per aiutarlo”
Guardando allo storico non è sbagliato affermare che l’assistenza alla persona è un’attività antica
quanto l’essere umano. Ancora prima di capire cosa fossero le malattie o come si potessero curare,
esseri umani si occupavano di aiutare i loro simili in quelle attività che erano necessarie per
mantenere o recuperare l’autonomia.
Alcune definizioni di assistenza di infermiere studiose del settore;
Nel 1924 Harmer afferma: “il nursing affonda le sue radici nei bisogni dell’umanità e si basa
sull’ideale dell’offerta di un servizio. Suo oggetto non è solo curare il malato e far cicatrizzare le
ferite, ma portare salute, riposo e benessere allo spirito e al corpo, nutrire e proteggere quanti sono
privi di risorse o handicappati, siano essi giovani , anziani o immaturi. Il suo obiettivo è prevenire la
malattia e preservare la salute…”
Nel 1938 Frederick e Northam affermano: “il nursing moderno è ben lungi dall’essere limitato al
fatto di fornire un’esperta assistenza fisica ai malati, per quanto importante possa essere. Esso è
molto di più, poiché dà al paziente un aiuto per adattarsi a situazioni irreversibili; esso insegna al
paziente e ai suoi famigliari come assistere sé stessi, li guida a prevenire la malattia vivendo
secondo norme igieniche…”
Rogers afferma: “il nursing ha lo scopo di aiutare la gente a realizzare il proprio massimo potenziale
di salute.”
4. Opera Armida Barelli
Corso per Operatore Socio sanitario
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4
L’assistenza è impegno nel soddisfare i bisogni fisiologici, psicologici e socioculturali delle
persone. Gli operatori sono individui impegnati a identificare e rispondere alle necessità di
assistenza di altri soggetti, famiglie, comunità e gruppi. Con il progresso della tecnologia e i
cambiamenti sociosanitari continua ad aumentare la richiesta di operatori ben preparati e aggiornati
in tutti gli aspetti teorico-pratici della professione.
Da una forma di amore verso il prossimo, praticata da religiosi e volontari, si è passati ad una
assistenza pensata come destrezza manuale, fatta da donne di qualsiasi estrazione sociale e
culturale per arrivare all’attuale sistema basato sull’ approfondimento del PERCHE’ sono svolte
certe attività, oltre che considerare cosa viene fatto, cioè la tecnica usata (fare assistenza con
professionalità e non solo buona volontà).
Molte attività assistenziali sono semplici fino a che la loro applicazione ai bisogni di “ quella “
persona non le rende complesse.
S’intende quindi che:
nelle attività assistenziali non c’è solo capacità tecnico-operative ( SAPER FARE ),
ma anche conoscenze di base, riflessione e capacità decisionale (SAPERE),
capacità relazionali e di ascolto della persona assistita (SAPER ESSERE).
In fine non dimentichiamo, per un’assistenza competente, la necessità di mantenersi aggiornati su
tecniche e procedure per crescere insieme al progresso scientifico e tecnologico (SAPER
DIVENIRE).
Importante ricordare che la capacità decisionale e tecnica deve essere limitata alle competenze della
figura professionale che assiste ( OSS, Infermiere, Fisioterapista, etc.).
Le infermiere hanno sempre dato grande valore al principio di assistere con cura le persone.
Talvolta purtroppo chi assiste perde di vista questo obiettivo. Gli studenti stessi, che sono all’inizio
degli studi o gli infermieri alle prime esperienze, sono così presi dalla messa in pratica della
prestazione, da dimenticare che la persona che stanno assistendo può provare uno stato di ansia.
Anche operatori esperti possono essere sopraffatti dalla complessità della nuova tecnologia (nuovi
strumenti, nuove apparecchiature, nuove procedure…), da perdere di vista la persona, che è invece
il SOGGETTO della loro attività.
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5
LA SALUTE
Nel 1978, l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS)1
, ha cercato di dare una definizione al
significato di salute, considerando la persona come insieme di fattori fisici, psichici, spirituali e
sociali. Successivamente il concetto di salute coniato dall’OMS, che parla di completo benessere
fisico psichico e sociale, è stato rivisto e ridimensionato da Antonio Seppilli che ne creò uno più
vicino alla realtà:
“La salute è una condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico dell’individuo
dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”
La persona è dinamicamente inserita in un ambiente che non è solo fisico(aria, acqua, casa…), ma
anche psichico (tranquillità, ansia, silenzio, rumore..) e sociale (cultura, tradizioni, ceto di
appartenenza). Se la persona è cosciente di essere in un continuo rapporto con ciò che la circonda
(ecosistema), può partecipare attivamente a tutte queste interazioni che le permettono di adattarsi al
ininterrotto mutamento delle situazioni di vita, che derivano dalle diverse età e condizioni.
Possiamo quindi affermare che se una persona si sente bene, ed il sentirsi bene è molto soggettivo,
può essere considerata in buona salute anche se affetta da disturbi e persino invalidità.
LA MALATTIA
La malattia insorge quando una o più parti che determinano l’equilibrio psico-fisico-sociale di
una persona vengono a mancare.
Nel corso dei secoli l’uomo ha cercato di darsi delle spiegazioni relative agli eventi negativi che si
manifestavano in lui. Nell’antichità alla malattia era dato un significato magico, si pensava che
derivasse da comportamenti trasgressivi di cui l’uomo era colpevole, che suscitavano l’ira degli dei.
Si pensava quindi che questi eventi fossero al di sopra dell’uomo e che esso non potesse difendersi
dai castighi delle divinità. Col passare degli anni si è potuto osservare come l’essere umano fosse
invece il diretto responsabile di quanto avveniva nel proprio corpo.
Si è compreso che esistono dei fattori che possono favorire se non causare direttamente l’insorgenza
delle malattie. Essi sono i
“Fattori di rischio”
In altre parole sono gli eventi o le circostanze di varia origine che aumentano la probabilità di
rischio per l’individuo di contrarre malattia.
Essi possono essere:
- comportamentali
- ambientali
- professionali
- psico-socio-economici
1
Nota: l’OMS è un organismo istituito dall’O.N.U. (organizzazione delle Nazioni Unite), nel 1946 che ha la funzione di
affrontare i problemi sanitari in modo umanitario mantenendo una visione il più complessiva possibile degli abitanti
della terra.
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“L’educazione alla salute”
Consiste nel dare informazioni relative ai comportamenti che favoriscono, rafforzano, mantengono
e proteggono la salute. L’educazione è una delle tante attività nell’ambito della
“Prevenzione”
che può essere:
- Primaria, che ricerca i fattori di rischio
- Secondaria, che tende all’accertamento della malattia prima che questa si manifesti (detta
anche diagnosi precoce)
- Terziaria, che evita le complicazioni nelle persone già ammalate, cioè l’aggravamento o la
riacutizzazione di malattie ormai stabilizzate.
Non sempre però con la prevenzione si riesce a mantenere lo stato di salute, anche perché spesso
non è presa in seria considerazione. Quando la malattia diventa realtà, interviene la
“Cura o terapia”
Essa ha lo scopo di riportare la persona al miglior stato di salute possibile. Ha l’obiettivo di
restituire all’individuo la massima autonomia possibile; può portare a riacquistare la funzionalità
completa oppure può aiutare la persona a convivere con le proprie disfunzioni, come dopo un
infarto del miocardio, una paralisi, un incidente stradale o sul lavoro … Se questo non è possibile,
essa può alleviare la sofferenza anche negli stadi terminali della malattia (terapie palliative).
La terapia può essere di varia natura:
- medica
- chirurgica
- dietetica
- fisioterapica
- psicologica
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OLISMO: ASSISTENZA CENTRATA SULLA PERSONA
Olismo deriva dal greco holon, che significa "tutto", nel senso di "intero".
Con il concetto di Olismo si intende la concezione dell’organismo nella sua globalità che non può
essere ridotta alla sola dimensione anatomo-fisiologica.
L’assistenza olistica vede l’uomo nella sua totalità e lo pone al centro dell’assistenza, del proprio
pensiero e delle proprie azioni, nella sua correlazione CORPO-ANIMA-MENTE, con l’
AMBIENTE circostante, in cui ognuno è inserito.
L’operatore nel fornire assistenza, riconosce che le persone possiedono bisogni e forze, e che vale la
pena di favorire la crescita di queste ultime perché in esse è racchiusa la potenzialità di crescita.
L’operatore capace rispetta la personalità e i diritti e l’assiste con l’obiettivo di incoraggiarne
l’autonomia.
Gli operatori sanitari la cui assistenza è centrata sulla persona debbono tener presente alcuni
principi:
- riconoscere che ogni persona è unica, è in altre parole il prodotto irripetibile di ereditarietà,
ambiente e cultura; il che significa che l’operatore deve interagire su una base individuale,
anche se i bisogni di assistenza sanitaria possono sembrare analoghi;
- essere convinti che ogni persona cerca di raggiungere il proprio massimo potenziale;
funzione dell’assistenza è quello di aiutare la persona a realizzare una crescita proporzionale
ai suoi bisogni di salute;
- rispettare il valore di ogni individuo; rendersi conto del potenziale che esiste in ogni
persona, per quanto essa sia malata; infatti, tutte le persone possiedono forze che possono
essere mobilitate per soddisfare i bisogni;
- riconoscere la propria umanità; anche l’operatore è una persona, con forze e bisogni
individuali; per assistere gli altri in modo efficace, occorre essere consapevoli e riconoscere
cosa si è in grado di offrire agli altri e quali sono i propri limiti;
- consentire alla persona di mantenere il controllo (principio dell’autodeterminazione),
permettergli di essere una persona ben distinta; non far pesare l’autorità, consentirgli di
esprimere liberamente i suoi bisogni, stabilire con lei gli obiettivi per l’assistenza;
- riconoscere che ogni persona ha dei bisogni fondamentali ed è motivata a soddisfarli, per cui
il comportamento della persona è determinato dai suoi bisogni. Questo è un concetto
importante, in quanto implica che il comportamento di ogni persona ha un suo preciso
significato, per quanto strano o sbagliato esso possa apparire. I buoni operatori dovrebbero
rendersi conto che le azioni di una persona trasmettono messaggi relativi alle sue credenze,
ai suoi sentimenti o alla sua funzionalità psicofisica. Chi assiste deve chiedersi quale può
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essere il messaggio che la persona ci sta inviando ed evitare di etichettarlo come “sbagliato”,
“cattivo”, “bizzarro”, anche se alcune manifestazioni possono lasciare perplessi o possono
creare delle difficoltà.
Questi principi sono importanti per chi decide di intraprendere una professione di assistenza alla
persona sia che lavorino in ospedale, al domicilio oppure in istituzioni di comunità.
L’assistenza alla persona può essere erogata a gruppi di qualsiasi età,dalla prima infanzia alla
vecchiaia, dalla nascita alla morte.
ASSISTENZA EROGATA DAL SERVIZIO DOMICILIARE (SAD)
L’attivazione di questo servizio viene effettuata dopo un’analisi del bisogno della persona e della
possibilità che la stessa ha di essere curata a domicilio. Una valutazione del contesto abitativo e
relazionale completa l’osservazione del caso in esame. Il SAD, nella maggior parte dei casi, assiste
persone in condizioni di cronicità e talvolta in stadi terminali. L’obiettivo di questo servizio è quello
di mantenere la persona nel proprio ambiente sociale, culturale, relazionale il più a lungo possibile,
evitando o procrastinando la sua istituzionalizzazione.
L’attività dell’OSS in ambito domiciliare può essere rivolta direttamente al singolo individuo
oppure essere di supporto alla famiglia. L’operatore segue dei piani assistenziali che sono stati
definiti e concordati con l’assistente sociale; egli contribuisce alla raccolta delle informazioni
necessarie per definire il piano di assistenza e il suo continuo monitoraggio.
Nell’operatività concreta al domicilio dell’utente l’operatore agisce nello spazio privato del cliente
ed è quindi tenuto al massimo rispetto delle sue abitudini, regole e desideri.
ASSISTENZA IN RESIDENZA (APSP, Strutture protette, comunità)
L’accoglienza presso queste strutture si rende necessaria quando, per ragioni diverse, non è più
possibile curare la persona in ambito familiare. L’inserimento in queste strutture ha tra gli obiettivi
di cura quello di favorire il più possibile i contatti con l’esterno per evitare l’isolamento della
persona dalla situazione sociale in cui ha sempre vissuto.
Per accedere alla struttura deve essere fatta richiesta all’U.V.M. (Unità Valutativa
Multidisciplinare) da parte del soggetto interessato, di un famigliare, dal medico di base,
dall’assistente sociale o dal medico ospedaliero che, valutato il caso, assegna un punteggio sulla
base dei bisogni e stila una graduatoria, la persona con bisogni maggiormente compromessi avrà il
primo posto che si libera in una struttura della zona (es. Bassa Valsugana e Tesino)
ASSISTENZA IN OSPEDALE
In questo luogo l’obiettivo principale è fare diagnosi, cioè capire la malattia che colpisce
l’individuo e quindi procedere ad impostare una terapia. In seguito la persona è dimessa presso la
propria abitazione o, se questo non è possibile, trasferita in strutture assistenziali o centri per la
riabilitazione funzionale. In ospedale i bisogni della persona possono cambiare soprattutto in
termini di priorità, legati cioè all’evento acuto che ha causato il ricovero.
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IL BISOGNO
In tempi abbastanza recenti molti studiosi, soprattutto dell’area umanistica, si sono occupati dei
bisogni umani. Tutti gli autori concordano sul fatto che vi sono alcuni bisogni, definiti
fondamentali, che sono comuni a tutti gli uomini, indipendentemente dalle loro basi culturali e
sociali. Il bisogno è la condizione in cui la persona avverte la mancanza totale o parziale di uno o
più elementi che costituiscono il benessere della persona; se un bisogno non viene soddisfatto si può
verificare un problema fisico, uno squilibrio psicologico, un disagio sociale o la morte.
Il teorico che maggiormente si è focalizzato sui bisogni umani è stato A. Maslow.
La piramide di Maslow
Tra il 1943 e il 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow concepì il concetto di "Hierarchy
of Needs" (gerarchia dei bisogni o necessità) e la divulgò nel libro Motivation and Personality del
1954.
Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla
sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo si realizza
passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è
internazionalmente conosciuta come "La piramide di Maslow". I livelli di bisogno concepiti sono:
1. Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)
2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)
4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo
5. Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e
occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).
La piramide dei bisogni di Maslow
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Questi bisogni sono elencati in ordine di importanza da quelli essenziali per la sopravvivenza fisica
a quelli necessari per sviluppare pienamente il potenziale umano.
Allo stesso modo in cui una piramide deve essere costruita dalla base all’apice, le persone devono
soddisfare fino a un certo grado i bisogni di livello inferiore, prima di poter soddisfare quelli di
livello superiore. Alla base della piramide troviamo i bisogni fisici, vale a dire quelli legati alla
sopravvivenza, per poi descrivere quelli che interessano la sfera psicologica, spirituale e sociale.
Il soddisfacimento dei bisogni fisici (acqua, cibo, aria), fa affiorare nell’uomo il desiderio di
soddisfarne altri più complessi, come quelli della sfera spirituale e sociale; ecco perché l’aggettivo
“fondamentale” per un bisogno è relativo alla situazione che l’individuo vive in quel momento.
Una persona non è motivata da tutte e cinque le categorie di bisogni umani contemporaneamente.
I BISOGNI FISIOLOGICI sono la forza motivazionale dell’esistenza umana, si riferiscono a
processi fisio - biologici, sono indispensabili alla sopravvivenza e all’omeostasi2
, sono innati e
acquisiti, molti di essi vengono soddisfatti automaticamente senza quasi mai interferire sul
comportamento quotidiano della persona.
CURA DI SE’
Comprende tutte le azioni per mantenere pulito il corpo, ma anche per presentare un buon aspetto
fisico (fare il bagno, lavarsi i denti, indossare vestiti puliti e adatti al clima, etc.)
RESPIRO
L’ossigeno è essenziale per i processi metabolici del corpo; Soddisfare questo bisogno richiede il
funzionamento appropriato degli apparati respiratorio e cardiocircolatorio.
MOVIMENTO
Comprende tutte le azioni che compiamo per mantenere in efficienza il nostro apparato locomotore
(ossa, muscoli e articolazioni) e in genere tutto l’organismo. Non è legato solo alle attività ginniche
o sportive, ma anche alla normale attività fisica che svolgiamo più o meno intensamente durante la
cura di noi stessi, il lavoro o lo studio e in ogni momento della giornata (camminare, manipolare
oggetti, mantenere una postura corretta durante il lavoro o lo studio, etc.)
NUTRIZIONE
Consiste in un’adeguata introduzione di elementi nutritivi (solidi e liquidi) per la produzione di
energia, per i processi metabolici e l’omeostasi dell’organismo: Soddisfare questo bisogno richiede
il buon funzionamento dell’apparato gastrointestinale e comprende tutte le azioni che si svolgono
per garantire l’introduzione del cibo: mangiare, bere, scegliere i cibi più idonei alle proprie esigenze
(dieta) o al tipo di attività fisica che si svolge. Comprende la capacità di masticare, deglutire,
preparare i cibi.
2
Omeostasi: facoltà di autoregolazione degli organismi viventi, capacità di mantenere un equilibrio stabile nonostante il
variare delle condizioni esterne (queste funzioni sono controllate dal S.N.C.)
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ELIMINAZIONE
Permette al nostro corpo di eliminare i prodotti di scarto e di mantenere un buon bilancio idrico e
salino, comprende la capacità di urinare e defecare, e quindi il buon funzionamento dell’apparato
urinario e gastrointestinale.
SONNO E RIPOSO
Sono necessari al corpo per recuperare le energie; comprendono,oltre al dormire, anche il consentire
una giusta quantità di riposo all’organismo, evitando l’eccessivo affaticamento e un’adeguata
distribuzione fra attività e inattività. La quantità e frequenza di sonno e riposo necessarie
all’organismo sono molto soggettive, inoltre le variazioni connesse con l’età del soggetto sono
fisiologiche. Un insufficiente riposo e sonno provoca irritabilità, cambiamenti di umore e di
comportamento, difficoltà di concentrazione fino a forme di esaurimento.
COMUNICAZIONE
Comprende tutte quelle azioni verbali e non verbali che ci permettono una interazione con gli altri.
Comprende la capacità di parlare, ascoltare, scrivere, toccare, sentire, ma anche la gestualità,
l’atteggiamento, lo stato d’animo.
TERMOREGOLAZIONE
Il mantenimento della temperatura corporea è indispensabile alla vita; situazioni estreme in un
senso o nell’altro possono provocare la morte. Il mantenimento della temperatura corporea avviene
attraverso i sensori cutanei, l’ipotalamo e il centro termoregolatore. Ogni alterazione di una di
queste strutture influenza la regolazione.
BISOGNO DI SICUREZZA (evitare pericoli e minacce)
Dopo aver soddisfatto i bisogni fisiologici la persona si orienta verso quelli di sicurezza. Gli esseri
umani hanno bisogno di essere fisicamente sicuri e liberi da paure e ansie,che possono essere
causate da mancanza di sicurezza e di protezione.
La sicurezza può essere un bisogno dominante. In un paese in guerra essa diventa la motivazione
primaria, mentre i bisogni fisiologici vengono soddisfatti a livello minimo. Lo stesso si può dire
durante un disastro naturale come un’alluvione o un terremoto; tali eventi alterano la routine
personale, familiare e sociale e possono portare al caos. Un aspetto della sicurezza è il bisogno di
prevenzione e di routine: cioè bisogno di stabilità, protezione, struttura, ordine, leggi, limiti al
comportamento, assicurazioni, lavoro sicuro, poter risparmiare, dare la preferenza alle cose
familiari e a quelle conosciute.
BISOGNO DI AMORE E APPARTENENZA ( amare ed essere amato)
Dopo aver soddisfatto il bisogno di sicurezza, le persone necessitano di sentire che appartengono a
qualcuno e che sono amate per evitare isolamento e solitudine. Per rispondere a questo bisogno la
persona deve dare e ricevere amore, calore, affetto e amicizia. Le relazioni affettive possono
abbracciare varie tipologie: un posto in famiglia, nel gruppo sociale, avere un partner, dei figli,
degli amici, avere radici in un luogo particolare o tra vicini particolari. Si deve prendere in
considerazione anche il desiderio di soddisfazione sessuale. L’impulso sessuale può essere
considerato come un bisogno puramente biologico ma, oltre a ciò può essere una via attraverso la
quale è soddisfatto il bisogno di amore e di appartenenza.
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BISOGNO DI STIMA (valutazione di sé, rispetto di sé, stima degli altri)
Secondo Maslow esistono due tipi di bisogno di stima: la stima che deriva dagli altri e l’autostima
(alta valutazione di sé e rispetto di sé). Le persone necessitano di sapere che gli altri pensano bene
di loro, che le ammirano e le rispettano. L’autostima è invece un senso intimo della propria
adeguatezza e del proprio valore, desiderio di forza, di successo, di padronanza, di competenza e
indipendenza. Se il bisogno di stima non viene soddisfatto, la persona conduce una vita
caratterizzata da dubbi e sentimenti di impotenza e mancanza di valore. Ciò che gli altri apprezzano
in una persona e ciò che essa apprezza di se stessa sono cose diverse, poiché entrano in gioco fattori
culturali, sociali e psicologici. Coloro che riescono a soddisfare il bisogno di autostima affrontano il
mondo con fiducia, consapevolezza del proprio valore, capacità e utilità. Coloro che sono frustrati
nei bisogni di stima, appaiono deboli, scoraggiati e sfiduciati anche nell’affrontare le attività di vita
quotidiana. Avere dagli altri la considerazione che si merita è gratificante, ma la vera stima viene
dall’interno della persona stessa.
BISOGNO DI AUTOREALIZZAZIONE (tradurre in effetto i propri desideri e le proprie
aspettative)
Secondo Maslow il bisogno di autorealizzazione è quello innato di realizzarsi pienamente attraverso
tutte le proprie abilità e qualità, sviluppando al massimo il proprio potenziale. E’ la necessità di
tradurre in effetto i propri desideri e le proprie aspettative, il bisogno di raggiungere quello che uno
è capace di diventare. Maslow descrive la persona auto realizzata come una persona che ha una
gamma di caratteristiche: spontaneità, creatività, capacità di porre l’accento sui problemi più che su
se stessi, capacità di godere della solitudine e della privacy,capacità di sviluppare salde e profonde
relazioni interpersonali.
Maslow descrive anche altri due livelli superiori di bisogni fondamentali: il desiderio di conoscere e
capire, che viene soddisfatto con l’acquisizione di conoscenze attraverso la curiosità,
l’apprendimento e la sperimentazione; i bisogni estetici e di bellezza, specificamente bellezza in ciò
che ci circonda.
BISOGNO SPIRITUALE
La persona manifesta bisogni associati alla sfera spirituale che comprendono il bisogno di credere in
un Essere superiore o in uno speciale ordine dell’Universo, il bisogno di credere di avere un posto
in questo ordine e che la vita abbia un significato, la necessità di sperare in un futuro.
Questi bisogni non hanno una collocazione precisa nella piramide, alcuni ritengono che emergano
dopo il soddisfacimento di tutti gli altri, altri ritengono che precedano anche i bisogni fisiologici.
Possiamo quindi considerarli uniti a tutti gli altri bisogni.
BISOGNO DI LIBERTA’
Maslow ritiene che per soddisfare uno qualsiasi dei bisogni fondamentali debbano esistere
determinate condizioni che egli elenca come una serie di libertà: libertà di parlare, libertà di fare
quello che si vuole (finché ciò non danneggi gli altri), libertà di indagare, libertà di difendersi,
libertà di cercare giustizia, la lealtà, l’onestà e l’ordine.
13. Opera Armida Barelli
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VISIONE DEL SE’
Per aiutare la persona assistita si deve prima cercare di capire la concezione che ognuno ha di sé
stesso. Per concetto di sé si intende un insieme di sensazioni e convinzioni in cui ci si identifica e
per mezzo del quale si interagisce e si comunica con gli altri e con l’ambiente. L’individuo sviluppa
questo ideale di sé sotto l’influenza della struttura familiare, dei valori educativi scolastici, delle
proprie capacità e delle proprie aspettative. Un importante aspetto del concetto di sé è l’autostima, il
giudizio che ognuno ha del proprio valore.
Un’altra componente del concetto di sé è l’immagine del proprio corpo. Essa è il modo in cui una
persona vede la parte fisica del proprio sé o quello che ne pensa. In genere le persone che si sentono
a proprio agio con il loro corpo, che amano il proprio aspetto, possiedono un forte senso di stima di
sé. Quando invece una persona si accorge che la visione del sé fisico non corrisponde più alla realtà,
si verifica spesso una diminuzione dell’autostima. Questo è stato rilevato in persone che hanno
subito interventi chirurgici più o meno mutilanti.
Molte persone possono sentirsi a disagio anche quando sono costrette a portare gli occhiali o
l’apparecchio acustico. Altre hanno difficoltà nel comunicare quando hanno i capelli sporchi o fuori
taglio o quando non sono contenti degli abiti che indossano.
I concetti che seguono (Maslow 1970) possono aiutarvi ad applicare nell’esercizio professionale la
teoria dei bisogni fondamentali:
- I bisogni fondamentali di una persona possono essere considerati dei diritti non solo dei
bisogni;
- Allorché viene soddisfatto un gruppo di bisogni ne emerge un altro di ordine superiore;
- Tutti gli esseri umani hanno gli stessi bisogni, ma il modo in cui li soddisfano e il punto in
cui essi devono essere soddisfatti varia notevolmente da un individuo all’altro
(individualità);
- I bisogni fisiologici agiscono come canale per tutti gli altri bisogni;
- I bisogni sono talvolta consapevoli e talvolta inconsapevoli;
- La soddisfazione dei bisogni può, in una certa misura, essere influenzata dalla cultura alla
quale appartiene la persona.
IL PROBLEMA
Quando una persona per ragioni diverse, da sempre o ad un certo momento della propria esistenza,
temporaneamente o definitivamente, non è più in grado di soddisfare da sola un suo bisogno, questo
si trasforma in problema, che può essere risolto da soli con le proprie risorse ( AUTONOMIA ) o
si dovrà avvalere dell’aiuto d’altre persone ( DIPENDENZA ).
Il problema dovrà essere risolto più o meno rapidamente a seconda delle ripercussioni che esso
determina sulla vita della persona, non solo a livello fisico, ma anche a livello psichico e sociale.
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AUTONOMIA
Per autonomia si intende il governo di sé, la capacità di una persona di assolvere da sola a ogni
Attività della Vita Quotidiana (A.V.Q.) per vivere nel suo ambiente e soddisfare i suoi bisogni.
Essa dipende da tre variabili:
- Capacità (fare la spesa,cucinare, mangiare da soli)
- Volontà (aver voglia di fare la spesa, cucinare, mangiare da soli)
- Conoscenze (saper fare la spesa, gestire il denaro, leggere le scadenze, cucinare da soli)
Può capitare che una stessa persona si trovi contemporaneamente verso il massimo livello di
autonomia per un’attività di vita e verso il massimo livello di dipendenza riguardo a un'altra.
Molte possono essere le cause che riducono o annullano l’autonomia, queste solitamente aumentano
con il passare degli anni e possono presentarsi in modo temporaneo o definitivo.
Uno degli obiettivi più importanti dell’assistenza è quello di mantenere o rendere la persona il più
autonoma possibile e ciò si realizza:
- Attuando una corretta analisi della situazione
- Intervenendo soltanto quando sia necessario e nei dovuti modi
- Stimolando le abilità che la persona ancora possiede
-
La non adesione univoca del personale d’assistenza a questi comportamenti può generare nella
persona assistita bisogni che in realtà non esistono, aggravando ulteriormente la condizione di
dipendenza.
Ad ogni grado di compromissione dell’autonomia corrisponde una diversa valutazione,
pianificazione ed attuazione dell’intervento che:
- Sostituisce la persona nelle AVQ quando questa è incapace di agire
- Aiuta la persona quando questa non è in grado di agire in modo completamente autonomo o
fa molta fatica
- Stimola quando la persona per varie ragioni non vuole essere attiva nella risoluzione dei
suoi bisogni
- Informa per fornire alla persona strumenti cognitivi atti ad affrontare una determinata
situazione.
Il compito di chi si occupa di assistenza è quello di accompagnare la persona, non lasciarla sola,
comprenderla, aiutarla nel percorso dal polo della dipendenza al polo della massima autonomia
possibile (richiede una grande capacità di relazione/comunicazione).
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LA RILEVAZIONE DEI BISOGNI/PROBLEMI DELLA PERSONA
ASSISTITA
Non sempre una persona in stato di bisogno è in grado o vuole manifestare palesemente la propria
condizione. L’operatore formato deve essere in grado di capire anche le cose non dette
esplicitamente. Queste capacità percettive possono essere innate in una persona, ma possono anche
essere sviluppate da un adeguato esercizio.
L’operatore ha a disposizione dei mezzi che gli consentono di rilevare i bisogni e il livello di
autonomia della persona:
- L’osservazione, è considerata l’attività principale per raccogliere dati, richiede qualcosa in
più della semplice capacità di vedere; osservare vuol dire guardare con attenzione,
esaminare con cura. In assistenza essa concorre attivamente alla visualizzazione dei
problemi della persona, dei suoi rapporti con i familiari, delle caratteristiche dell’ambiente
in cui essa vive.
- Il colloquio, con la persona stessa, con i suoi familiari, attraverso lo scambio di
informazioni all’interno dell’équipe.
- Griglie di rilevazione prestabilite, disponibili in vari modelli, noi analizzeremo la scala di
Chrichton che serve ad osservare il comportamento della persona nelle più indicative AVQ.
Ad ogni livello di abilità è dato un punteggio da 0 a 4. La somma finale di tutti i punteggi
indica il grado di autonomia della persona osservata, più elevato è il punteggio ottenuto
maggiore è la compromissione dell’autonomia e la situazione bisognosa di aiuto.
Requisiti dell’osservatore
L’osservazione richiede qualcosa di più della capacità di << vedere >>la persona da parte
dell’operatore attraverso i sensi (vista, olfatto, udito e tatto). L’operatore osserva costantemente la
persona, quando la incontra mentre cammina, si siede o si alza dalla sedia o è assistita a letto.
E’ importante l’impegno di evitare, per quanto possibile, che l’osservazione sia alterata da
pregiudizi e distorsioni. Risulta importante l’impegno ad evitare la prima impressione; si corre il
rischio di non vedere le cose come realmente stanno (essendo legati a quanto noi crediamo, ai nostri
pregiudizi), diminuisce la possibilità di cogliere sfumature e modificazioni importanti nella persona
assistita.
Influenze legate all’ambiente
Contemporaneità di più stimoli: uno solo può mobilizzare l’attenzione a svantaggio di altri,
generando così interpretazioni e interventi non pertinenti alle necessità reali. E’ necessario valutare
complessivamente il contesto e la situazione.
Ripetitività di uno stimolo: ripetizione dello stimolo agisce in modo ambiguo; può aumentare la
sensibilità dell’osservatore nei sui confronti ma può anche generare un’abitudine che blocca,
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diminuisce la percezione dell’osservatore impedendo di raccogliere le informazioni necessarie
(pazienti cronici o in fase terminale).
Novità di uno stimolo: rompe un’osservazione automatica, risveglia l’attenzione dell’osservatore
che è portato a una lettura più accurata del fenomeno.
Quando si osserva
Vi sono occasioni privilegiate di osservazione, a cominciare dal momento in cui l’operatore e
l’assistito vengono in contatto la prima volta. L’osservazione iniziale è fondamentale per giungere
alla formulazione del Piano Assistenziale Individualizzato ( PAI ).
Un’altra occasione particolare di osservazione può essere rappresentata, per esempio,
dall’aggravarsi delle condizioni di una persona, in questo caso il rilievo frequente di segni e sintomi
assume importanza vitale.
Vi è poi un’osservazione continua, necessaria per adattare il PAI ai cambiamenti che via via si
possono verificare.
Come abbiamo già detto l’osservazione si effettua attraverso tutti gli organi di senso:
- Vista Con la vista si rileva come appare la persona, se è bassa o alta, se è in sovrappeso o
obesa, se è normopeso o denutrita, quale posizione preferisce assumere, se quando cammina
ha movimenti anomali, se è ben curata, se indossa vestiti puliti e adatti alla stagione, quali
sono le condizioni della sua pelle, se presenta ferite, contusioni,cicatrici. Durante
l’interazione con la persona vanno osservati gli atteggiamenti, la comunicazione non
verbale, se ha un aspetto preoccupato, impaurito, gioviale, etc.
- Udito Abilità di ascoltare e sentire cosa dice la persona, il tono di voce può comunicare lo
stato emotivo (ansia, serenità, etc.). Con l’udito si può sentire un respiro difficoltoso, un
lamento, etc.
- Tatto La stretta di mano usata per salutare la persona, per rassicurarla o comunicare non
verbalmente permette una prima valutazione della temperatura e dell’umidità cutanea (zona
calda o fredda, la presenza di traspirazione, la forza della stretta di mano). Attenzione, con il
tocco si invade la privacy della persona.
- Olfatto La rilevazione degli odori può dare indicazioni assistenziali assai utili. L’odore della
pelle può indicare la necessità di una più accurata igiene personale, l’odore del respiro- alito
l’abuso di alcool, tabacco, vomito, acetone, l’odore delle feci la presenza di melena, diarrea,
l’odore delle urine la presenza di infezioni o scompensi metabolici.
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IL PROCESSO ASSISTENZIALE
L’attività assistenziale accoglie come propri i principi che correlano l’uomo ad un sistema aperto e
dinamico che percepisce, monitorizza e ricerca aspetti significativi del proprio ambiente, collega le
informazioni raccolte per guidare il proprio comportamento, individua eventuali deviazioni ai
comportamenti ed infine mette in atto le azioni appropriate al problema riscontrato.
Un caposaldo dell’assistenza moderna è senza dubbio la metodologia del “problem solving”, nata
nel mondo industriale per introdurre elementi di razionalità nelle decisioni intraprese in ogni fase
dei momenti produttivi; questo metodo si articola in un procedimento logico e sistematico per
risolvere i problemi.
Principi basilari dell’assistenza appartenenti a tutti i moderni modelli assistenziali:
- L’assistenza è per definizione individualizzata
- Ogni assistito è considerato in maniera olistica, considerata nella sua totalità
- La persona è al centro dell’agire professionale
COS’E’ IL PROCESSO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO?
Il processo assistenziale è una serie definita di fasi che permettono di valutare i bisogni/problemi
della persona e di raggiungere gli obiettivi dell’assistenza.
Considerando le caratteristiche di ogni persona, il processo assistenziale facilita lo sviluppo di
un’assistenza individualizzata/personalizzata in cui la persona assistita partecipa alle decisioni sulla
propria salute. Il piano assistenziale ha le sue radici nel metodo scientifico, che richiede
l’applicazione di sei fasi per risolvere il problema.
ACCERTAMENTO
IDENTIFICAZIONE
DEGLI OBIETTIVI
VALUTAZIONE
ATTUAZIONE
PIANIFICAZIONE
DEGLI
INTERVENTI
DIAGNOSI
ANALISI
DEI DATI
INDIVIDUO
FAMIGLIA
COMUNITA’
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1 - Accertamento o fase informativa
E’ la raccolta sistemica di dati soggettivi (quelli riferiti dalla persona) e obiettivi (oggettivi, quelli
rilevati dall’operatore). Durante la valutazione complessiva dell’assistito, l’operatore considera i
fattori fisici, psicologici, emotivi che possono influenzare lo stato di salute. La raccolta dati avviene
durante ogni interazione con la persona assistita e da altre risorse disponibili.
L’assistito è la fonte primaria delle informazioni, fonte secondaria sono i familiari, altre persone
significative, professionisti sanitari e sociali, documentazione sanitaria
I dati dell’accertamento sono raccolti attraverso l’osservazione, l’intervista, l’esame della persona e
permettono di evidenziare i bisogni compromessi della persona e il suo grado di autonomia.
2 - Diagnosi (interpretazione o analisi dei dati)
La diagnosi è l’identificazione dei problemi e la priorità con cui devono essere affrontati, significa
analizzare le informazioni dell’accertamento e derivarne un senso.
3 - Identificazione degli obiettivi
E’ una fase che porta ad individuare gli obiettivi che la persona dovrà raggiungere attraverso le
prestazioni assistenziali e ad usare i rimanenti punti di forza della persona nella pianificazione degli
interventi. Gli obiettivi devono essere osservabili e misurabili ma soprattutto realistici, per essere
valutabili. In una persona terminale non è realistico porsi come obiettivo il raggiungimento
dell’autonomia nel gestire la propria cura di se, di fatto la valutazione sarà sempre negativa. In
questo caso è più opportuno avere come obiettivo una corretta igiene quotidiana da parte degli
operatori.
4 - Pianificazione
Tutto il gruppo assistenziale lavora insieme alla persona per identificare le strategie di intervento
per ridurre i problemi individuati. La fase di pianificazione riguarda la preparazione di un piano
assistenziale (PAI) che stabilisca le priorità assistenziali e che coordini le attività dell’equipe
nell’erogazione dell’assistenza. Una volta scritto il piano (le azioni, le persone coinvolte, il
programma che consentirà di raggiungere l’obiettivo), questo deve essere attuato da tutti per il bene
della persona.
5 – Attuazione
E’ la fase di applicazione/attuazione degli interventi pianificati e può includere anche l’indicazione
di chi fa che cosa (operatore e persona assistita). Le azioni sono orientate al raggiungimento degli
obiettivi, risolvendo o riducendo i problemi e devono aiutare la persona a raggiungere il massimo
livello funzionale di salute e di autonomia possibile.
Per unificare le modalità di intervento, in questa fase vanno collocate Procedure e Protocolli.
6 - Valutazione
E’ il momento in cui viene valutato il raggiungimento degli obiettivi o analizzati i motivi per un
eventuale non raggiungimento, si valuta inoltre la correttezza nell’esecuzione degli interventi e il
grado di soddisfazione della persona. A seconda dell’obiettivo dato la valutazione può essere a
breve o lungo termine.
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COLLABORAZIONE DELL’OSS AL PROCESSO ASSISTENZIALE
In ciascuna specifica fase l’OSS parteciperà in relazione al proprio profilo ed in relazione al
contesto lavorativo. Egli non lavorerà solo, opererà e farà parte di una equipe all’interno di una
organizzazione sanitaria (ospedale), sociale (Servizio Assistenza Domiciliare e Strutture Protette),
socio-sanitaria (APSP). In ognuno di questi ambiti dovrà collaborare ed integrarsi. L’OSS
partecipa in maniera attiva in ogni fase, dall’accertamento iniziale, alla cooperazione nella
pianificazione, agli interventi stessi attraverso l’esecuzione di alcune procedure in collaborazione o
in autonomia su indicazione da parte dell’operatore professionalmente preposto, fino alla
valutazione stessa.
LA PROCEDURA
La procedura è uno strumento che consente di operare utilizzando un metodo rigoroso che fa
riferimento a principi scientifici e assistenziali accreditati e sperimentati; essa si colloca all’interno
della fase di attuazione del processo assistenziale.
Spesso gli operatori procedono nel proprio lavoro utilizzando il “buon senso” piuttosto che un
metodo rigoroso che possa essere seguito da tutti in modo preciso e che abbia come obiettivo il
miglioramento del livello qualitativo dell’assistenza erogata.
La procedura è un modo di lavorare organizzato che permette di:
- Acquisire nuove conoscenze, lavorare con minor dispendio di energie, di tempo e materiale;
- Ottenere una migliore garanzia di sicurezza per gli utenti e per gli operatori;
- Standardizzare i comportamenti degli operatori all’interno di un’organizzazione;
- Garantire un’assistenza basata su principi scientifici;
- Rendere i comportamenti osservabili e valutabili.
Una procedura è efficace quando risponde a queste caratteristiche:
- È condivisa dal gruppo di lavoro
- È applicabile nel contesto nel quale si lavora
- È scritta e comprensibile a tutti
- È modificabile.
Le procedure possono interessare vari compiti e riguardare quindi:
- La persona assistita (cure igieniche, alimentazione, mobilizzazione,…)
- L’ambiente ( sanificazione, smaltimento dei rifiuti,…)
- Il materiale (utilizzo, decontaminazione, imballaggio,…)
- L’operatore (lavaggio delle mani, uso dei guanti,..)
E’ importante ricordare che una procedura deve essere collegata con altre procedure, così come una
stessa procedura può essere parte integrante di un’altra. Se prendiamo ad esempio quando al
mattino si alza una persona, vediamo come la procedura di igiene personale sia collegata ad altre
procedure quali la mobilizzazione della persona, l’applicazione della padella, il lavaggio delle mani
dell’operatore, l’uso dei guanti, la disinfezione e la pulizia dell’ambiente, il riordino e la
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decontaminazione del materiale utilizzato, lo smaltimento dei rifiuti e il trattamento della biancheria
sporca, il tutto per raggiungere l’obiettivo di preparare in ordine la persona per la colazione.
La procedura scompone tutte le azioni in quattro fasi o momenti:
Momento Informativo
Momento Valutativo Momento Organizzativo
Momento Esecutivo
Fase Informativa:
sono raccolte le informazioni che riguardano il compito da eseguire e che sono indispensabili per
procedere nelle fasi successive;
- Rispetto alla persona: se ci sono prescrizioni particolari, il grado di collaborazione, se ci
sono abitudini particolari
- Rispetto all’ambiente: osservare se il microclima è adeguato (temperatura, odori,
luminosità), se esistono condizioni che potrebbero ostacolare l’intervento (presenza di
persone, rumori,etc.)
- Rispetto al materiale occorrente o a disposizione: informarsi se esistono ausili che
potrebbero favorire l’autonomia, se si osservare che siano puliti ed efficienti, accertarsi che
gli apparecchi elettrici (rasoio, phon) siano in regola con le norme di sicurezza.
- Rispetto agli operatori coinvolti: informarsi quanti operatori servono e verificare chi
potrebbe aiutare in caso di bisogno (colleghi, familiari e, a domicilio, vicini di casa).
Fase Organizzativa:
equivale alla preparazione della persona (informarla per concordare tempi e modi), del materiale
occorrente, dell’ambiente (garantire uno spazio libero per potersi muovere con tranquillità, evitare
correnti d’aria, controllare il microclima e la privacy), degli operatori (lavaggio mani dopo aver
tolto anelli, bracciali, orologio e raccolto i capelli, assicurarsi di indossare calzature e divisa
adeguate), procurare al bisogno altre risorse come presidi vari (sollevatori, teli anti attrito,
carrozzina, etc…)
Fase Esecutiva:
equivale all’esecuzione della tecnica nel rispetto dei principi assistenziali, igienici, etici,
ergonomici, di sicurezza e della centralità della persona, che deve essere attentamente osservata
durante tutto l’intervento. Al termine si smaltiscono rifiuti e biancheria, l’operatore si lava le mani e
rifornisce le scorte in modo tale che tutto sia pronto per l’intervento successivo.
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Fase Valutativa:
in questa fase l’operatore riflette su ciò che ha fatto;
- rispetto all’assistito: se ha gradito, se ha collaborato, se è tranquillo o ha provato disagio, se
la posizione è comoda e gradita, se è stanco, se la cute presenta delle anomalie, etc..
- a sé stesso: verificare se si sono adottate le corrette norme igieniche come il lavaggio mani
per evitare le infezioni crociate o di biomeccanica del corpo al fine di evitare rischi da
movimentazione dei carichi
- al materiale utilizzato, all’ambiente: controllare se gli ausili utilizzati erano idonei e se
sono stati usati correttamente, valutare se il materiale utilizzato è stato lavato disinfettato,
controllare se rifiuti e biancheria sono stati smaltiti correttamente, verificare se gli ausili
utilizzati necessitano di manutenzione, se l’ambiente era confortevole e che la privacy sia
stata rispettata.
- alla tecnica utilizzata: verificare se la procedura è stata eseguita correttamente, con
delicatezza, evitando prese pericolose o dolorose e tenendo conto della capacità residua
dell’assistito, valutare se si è lavorato in sincronia e se nel complesso la tecnica è stata
efficace oppure se è possibile identificarne una di più vantaggiosa.
Fa parte di questa fase anche la trasmissione scritta e/o orale delle osservazioni rilevate
durante l’esecuzione del compito, utili per la continuità assistenziale; è importante
segnalare tutto ciò che non è ordinario, in modo preciso e sintetico.
TEST D’AUTO VALUTAZIONE
1. Che cosa si intende per salute e malattia?
2. Che cosa sono i fattori di rischio?
3. Descrivi le fasi del processo assistenziale.
4. Descrivi il principio dell’assistenza basata sulla persona.
5. Che cosa si intende per bisogno/problema?
6. Quali sono gli strumenti utilizzati per la rilevazione dei bisogni dell’assistito?
7. Come viene definito il concetto di autonomia e da cosa dipende?
8. Quali sono i livelli di intervento assistenziale?
9. Spiega che cos’è una procedura e quali sono gli scopi di questo strumento operativo.
10. Descrivi le quattro fasi della procedura.
11. Dove si colloca la procedura all’interno del processo assistenziale?
12. Cos’è il processo assistenziale?
13. Quali sono i vantaggi di tale strumento operativo?
14. Descrivi le fasi del processo assistenziale.
15. Qual è la partecipazione dell’OSS al processo assistenziale?
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BIBLIOGRAFIA
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Nursing: “L’assistenza infermieristica centrata sulla persona”, J. Lindberg-M., Hunter-A.
Kruszewski giugno 1988;
“Nursing di base” principi psicofisiologici, K.C.Sorensen, J. Luckmann dicembre 1985;
“Elementi di nursing” attività quotidiane della vita e assistenza infermieristica, N. Roper,
Winifred W. Logan, Alison J.Tierney settembre 1983;
“Manuale per l’operatore socio sanitario- sanitario-principi e tecniche”, P. Casson, A.
Cavicchioli, M. Morello, A. Pomes, G. Zanella; Casa Editrice Ambrosiana 2001;
“Assistenza geriatrica oggi” F. Cavazzuti, G. Cremonini, con la collaborazione di P. Di
Giulio, E. Zanetti; Casa Editrice Ambrosiana 2002;
“L’assistenza infermieristica di base” L.Juchli; Rosini Editrice s.r.l. – Firenze 1994.