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seguire qualsiasi altro obiettivo.
Secondo Maslow e la sua piramide,
l’uomo ha bisogno di soddisfare qual-
siasi necessità fisiologica e di sicurezza,
prima di poter cercare un senso di ap-
partenenza, autostima e di realizza-
zione personale.
Quando si ha a che fare con le orga-
nizzazioni, come è possibile cambiarle
per farle divenire più efficaci, competi-
tive, dirompenti sul mercato, soste-
nendo e accompagnando le persone
impattate dal cambiamento? Come
creare fiducia e senso di sicurezza con-
siderando che spesso cambiare signi-
fica toccare proprio alcuni dei livelli
fondanti di quei bisogni?
ADKAR®
CHANGE MODEL
Uno dei modelli più famosi e utilizzati
per la gestione del cambiamento, è il
modello ADKAR®
PROSCI.
Questo modello è rivolto prevalente-
mente alla gestione del cambiamento
individuale, ma può essere facilmente
trasposto su organizzazioni complesse.
E’ molto intuitivo e facile da compren-
dere perché richiama l’ordine naturale
di come le persone sperimentino e af-
frontino il cambiamento.
La parola ADKAR è un acronimo:
• A – Awareness (consapevolezza)
• D – Desire (desiderio)
• K – Knowledge (conoscenza)
• A – Ability (abilità)
• R – Reinforcement (rinforzo)
Il modello fornisce un processo sem-
plice che aiuta a guidare le persone
nel prendere consapevolezza della ne-
cessità di un cambiamento,generando
il desiderio di esserne parte, aiutandoli
quindi a sviluppare quelle conoscenze
che nel tempo diverranno nuove abi-
lità.
L’ultimo passo del processo riguarda le
azioni che tendono a rafforzare questi
nuovi comportamenti,abitudini e com-
petenze, ancorandole ai nuovi positivi
risultati dell’organizzazione, creando, di
fatto, una nuova cultura aziendale.
AWARENESS
Cambiare significa uscire dalla zona di
comfort, agendo in contesti di incer-
tezza. Questo, con le opportune distin-
zioni, provoca stress e potrebbe impattare sensibil-
mente sul senso di sicurezza di ogni individuo.
Per aiutare le persone ad abbandonare la loro zona
di comfort, è necessario comunicare in maniera
estesa ed esaustiva il perché.Spiegare le motivazioni
del cambiamento,fornire le informazioni che ne fac-
ciano capire importanza e urgenza.
Ogni cambiamento porta con sé una perdita nel
breve periodo,ma vantaggi e benefici nel lungo pe-
riodo.E’per questa ragione che è mandatorio fornire
una visione, posizionarne all’interno il processo di
cambiamento, mettere tutto in prospettiva.
È importante comunicare frequentemente, utiliz-
zando canali diversi, e in modi differenti: meeting,
video,news.In quelle comunicazioni è fondamentale
fornire dati, statistiche e andamenti che sottolineino
la necessità del cambiamento, fornendo poi previ-
sioni e aspettative collegate alla visione di cui sopra,
a giustificazione degli sforzi richiesti.
DESIRE
Creare consapevolezza non è sufficiente.
Uno degli errori più comuni è pensare che comuni-
cando il perché e l’urgenza del cambiamento, sia
sufficiente affinché le persone decidano di cambiare
veramente.
E’invece necessario“accendere”,letteralmente,il de-
siderio di cambiare, crearne la motivazione intrin-
seca.
Per sostenere attivamente la comunicazione ad
ampio spettro iniziata nella fase“Awareness”soprac-
citata, è necessario passare ad una più specifica,
più personale, comunicando prevalentemente fac-
cia-a-faccia con gruppi limitati locali di persone
(team di lavoro, piccoli dipartimenti, uffici).
In questa stadio del processo entra in gioco la cate-
goria dei supervisori, dei manager di linea, coloro
che hanno responsabilità di coordinamento di por-
LEADERSHIP&MANAGEMENT • Marzo/Aprile 2015 19
LEADERSHIP&
MANAGEMENTML
È IL MOMENTO
DI CAMBIARE
18 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Marzo/Aprile 2015
e con una visione olistica, orientata al-
l’intero sistema.Un processo in grado di
superare l’epidermide, seppur resi-
stente, dell’organizzazione, penetrare
negli organismi vitali e, nel tempo, arri-
vare a modificarne il DNA, instaurando
così un nuovo status-quo, più efficiente
e funzionale.
Solo così potranno essere garantiti be-
nefici duraturi; almeno sino alla pros-
sima crisi.
Quanto sopra impone un’attenzione
particolare alle componenti più pre-
ziose del sistema: le persone.
Esistono diversi modelli di riferimento
per la gestione del cambiamento: il
modello Kotter (di cui abbiamo già
scritto),il modello PROSCI® ADKAR,sino
ad arrivare a modelli più snelli come il
Lean Change Management.
LE PERSONE E IL CAMBIAMENTO
La fisiologia applicata allo sport ci inse-
gna che, per apprendere una nuova
competenza atletica, potrebbero es-
sere necessarie dalle due alle quattro
settimane di allenamento intenso. Per
modificare una competenza già ap-
presa, smontandola e rimontandola
opportunamente, potrebbe essere ne-
cessario il doppio del tempo.
Cambiare non è cosa facile.
Ogni essere umano, per sua natura, ri-
cerca equilibrio, sicurezza, ripetitività,
ritmi costanti. Questa sorta di stabilità è
il presupposto dal quale partire per per-
Q
ualsiasi organizzazione vuole crescere e
svilupparsi nel tempo. Gruppi di perso-
ne,che si uniscono per raggiungere uno
o più obiettivi comuni, che individual-
mente riuscirebbero difficilmente a concretizzare.
Tanto più quelle organizzazioni riusciranno a trovare
una stabilità nella loro configurazione, nei loro pro-
cessi sociali e lavorativi,definendo regole e strumenti
opportuni,tanto più saranno efficaci e potranno pro-
sperare nel tempo.
Il mondo di oggi, così complesso, dinamico, quasi
fluido nei suoi equilibri, sfida continuamente quegli
equilibri e status-quo.
Capita, prima o poi, che quella condizione di stabi-
lità smetta di essere efficace, producendo risultati
progressivamente meno soddisfacenti e, in taluni
casi, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del-
l’intera organizzazione.
Quello è il momento di cambiare.Cambiare modelli
di riferimento, mercati, prodotti, servizi, approcci, di-
namiche, meccanismi.
Albert Einstein diceva:“Non possiamo risolvere i pro-
blemi utilizzando lo stesso tipo di pensiero che ab-
biamo utilizzato quando li abbiamo creati”.
Ogni trasformazione, cambiamento, è un processo
articolato, che richiede impegno e dedizione al di
sopra della norma. Ciò è ampiamente testimoniato
dal fatto che, mediamente, il 70% delle iniziative di
cambiamento falliscono o non raggiungono i risul-
tati sperati.Visione,comunicazione,forte sponsorship
e l’affidarsi a modelli di riferimento per la gestione del
cambiamento, innalzano sensibilmente le probabi-
lità di successo.
Il Change Management è un approccio strutturato,
che mira a produrre cambiamenti nell’organizza-
zione in maniera coordinata,graduale,consapevole
Emiliano Soldi
Agile & Lean
Coach @
Inspearit
http://www.Emiliano
SoldiPMP.info
Figura 1 - La piramide dei bisogni di Maslow
20 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Marzo/Aprile 2015
pronta ad instaurarsi nell’organizza-
zione. E’ necessario evitare distrazioni e
non commettere l’errore di pensare che
il processo di cambiamento sia termi-
nato. E’ il momento del rinforzo.
Al fine di permettere alle persone di
agire correttamente le nuove compe-
tenze, è necessario rimanere vigili, cor-
reggere eventuali disfunzionalità e,
viceversa, rafforzare qualsiasi buon
comportamento. Per accelerare il pro-
cesso è bene affidarsi all’aiuto di un
coach che sappia accompagnare,tal-
volta motivare,orientare nella giusta di-
rezione, gli sforzi delle persone
coinvolte.
Ancora una volta supervisori e mana-
ger di linea, svolgono un ruolo fonda-
mentale. Queste persone dovranno
esprimere una leadership capace di
creare ambienti in cui sia consentito
sbagliare, perché di fronte al cambia-
mento è solo sbagliando che si può im-
parare veramente.
E’ inoltre necessario che questi leader
siano pronti a celebrare i successi dei
singoli e dei gruppi di cui sono respon-
sabili.Dovranno essere studiati appositi
riconoscimenti e premi.
Concludendo, è possibile affermare
che gestire il cambiamento non è cer-
tamente cosa facile. Ciò è ancora più
vero considerando che molte delle
modifiche alla cultura aziendale av-
vengono solo al termine dell’intero pro-
cesso.
E’ bene, infine, ricordare che affrontare
la complessità sottostante a un cam-
biamento, richiede grossa adattabilità
e agilità; è necessario pianificare,certo,
ma contemporaneamente essere ca-
paci di navigare quel mare in maniera
empirica. I
zioni della popolazione che sarà influenzata dal
cambiamento. Questi professionisti dovrebbero co-
noscere le persone con cui lavorano ed essere in
grado di motivarli e corroborarne le energie per so-
stenere il cambiamento.
KNOWLEDGE
Una volta che il desiderio di cambiamento è stato
“installato”con successo,è il momento di procedere
oltre, fornendo alle persone nuove informazioni, stru-
menti e risorse appropriate, formandole adeguata-
mente aiutandole a sviluppare le loro conoscenze in
funzione delle nuove necessità.
Un buon programma di formazione dovrà essere re-
datto valutando la popolazione impattata, le attuali
competenze di ogni gruppo, incrociando poiquelle
informazioni con il livello di conoscenza desiderato.
Tale valutazione dovrebbe tener conto anche delle
capacità psicologiche,intellettuali e fisiche delle per-
sone coinvolte, per essere sicuri di indirizzare il cor-
retto il livello di formazione, per ogni gruppo
omogeneo di persone.
ABILITY
Questo è lo stadio dove avviene il reale cambia-
mento.
Nelle precedenti fase si è preparato il campo. Si è
parlato al cervello delle persone creando consape-
volezza,poi al cuore creando il desiderio e infine si è
parlato, idealmente, alle loro mani formandole alle
nuove pratiche. Ora è il momento di unire il tutto e
mettere in pratica quanto si è appreso,agendo e co-
minciando a cambiare davvero.
Per consentire che una nuova conoscenza diventi
abilità, sono necessari tempo ma, soprattutto, pra-
tica. Una delle citazioni più famose di Confucio, rife-
rita al processo di apprendimento, diceva:
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E' il momento di cambiare

  • 1. seguire qualsiasi altro obiettivo. Secondo Maslow e la sua piramide, l’uomo ha bisogno di soddisfare qual- siasi necessità fisiologica e di sicurezza, prima di poter cercare un senso di ap- partenenza, autostima e di realizza- zione personale. Quando si ha a che fare con le orga- nizzazioni, come è possibile cambiarle per farle divenire più efficaci, competi- tive, dirompenti sul mercato, soste- nendo e accompagnando le persone impattate dal cambiamento? Come creare fiducia e senso di sicurezza con- siderando che spesso cambiare signi- fica toccare proprio alcuni dei livelli fondanti di quei bisogni? ADKAR® CHANGE MODEL Uno dei modelli più famosi e utilizzati per la gestione del cambiamento, è il modello ADKAR® PROSCI. Questo modello è rivolto prevalente- mente alla gestione del cambiamento individuale, ma può essere facilmente trasposto su organizzazioni complesse. E’ molto intuitivo e facile da compren- dere perché richiama l’ordine naturale di come le persone sperimentino e af- frontino il cambiamento. La parola ADKAR è un acronimo: • A – Awareness (consapevolezza) • D – Desire (desiderio) • K – Knowledge (conoscenza) • A – Ability (abilità) • R – Reinforcement (rinforzo) Il modello fornisce un processo sem- plice che aiuta a guidare le persone nel prendere consapevolezza della ne- cessità di un cambiamento,generando il desiderio di esserne parte, aiutandoli quindi a sviluppare quelle conoscenze che nel tempo diverranno nuove abi- lità. L’ultimo passo del processo riguarda le azioni che tendono a rafforzare questi nuovi comportamenti,abitudini e com- petenze, ancorandole ai nuovi positivi risultati dell’organizzazione, creando, di fatto, una nuova cultura aziendale. AWARENESS Cambiare significa uscire dalla zona di comfort, agendo in contesti di incer- tezza. Questo, con le opportune distin- zioni, provoca stress e potrebbe impattare sensibil- mente sul senso di sicurezza di ogni individuo. Per aiutare le persone ad abbandonare la loro zona di comfort, è necessario comunicare in maniera estesa ed esaustiva il perché.Spiegare le motivazioni del cambiamento,fornire le informazioni che ne fac- ciano capire importanza e urgenza. Ogni cambiamento porta con sé una perdita nel breve periodo,ma vantaggi e benefici nel lungo pe- riodo.E’per questa ragione che è mandatorio fornire una visione, posizionarne all’interno il processo di cambiamento, mettere tutto in prospettiva. È importante comunicare frequentemente, utiliz- zando canali diversi, e in modi differenti: meeting, video,news.In quelle comunicazioni è fondamentale fornire dati, statistiche e andamenti che sottolineino la necessità del cambiamento, fornendo poi previ- sioni e aspettative collegate alla visione di cui sopra, a giustificazione degli sforzi richiesti. DESIRE Creare consapevolezza non è sufficiente. Uno degli errori più comuni è pensare che comuni- cando il perché e l’urgenza del cambiamento, sia sufficiente affinché le persone decidano di cambiare veramente. E’invece necessario“accendere”,letteralmente,il de- siderio di cambiare, crearne la motivazione intrin- seca. Per sostenere attivamente la comunicazione ad ampio spettro iniziata nella fase“Awareness”soprac- citata, è necessario passare ad una più specifica, più personale, comunicando prevalentemente fac- cia-a-faccia con gruppi limitati locali di persone (team di lavoro, piccoli dipartimenti, uffici). In questa stadio del processo entra in gioco la cate- goria dei supervisori, dei manager di linea, coloro che hanno responsabilità di coordinamento di por- LEADERSHIP&MANAGEMENT • Marzo/Aprile 2015 19 LEADERSHIP& MANAGEMENTML È IL MOMENTO DI CAMBIARE 18 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Marzo/Aprile 2015 e con una visione olistica, orientata al- l’intero sistema.Un processo in grado di superare l’epidermide, seppur resi- stente, dell’organizzazione, penetrare negli organismi vitali e, nel tempo, arri- vare a modificarne il DNA, instaurando così un nuovo status-quo, più efficiente e funzionale. Solo così potranno essere garantiti be- nefici duraturi; almeno sino alla pros- sima crisi. Quanto sopra impone un’attenzione particolare alle componenti più pre- ziose del sistema: le persone. Esistono diversi modelli di riferimento per la gestione del cambiamento: il modello Kotter (di cui abbiamo già scritto),il modello PROSCI® ADKAR,sino ad arrivare a modelli più snelli come il Lean Change Management. LE PERSONE E IL CAMBIAMENTO La fisiologia applicata allo sport ci inse- gna che, per apprendere una nuova competenza atletica, potrebbero es- sere necessarie dalle due alle quattro settimane di allenamento intenso. Per modificare una competenza già ap- presa, smontandola e rimontandola opportunamente, potrebbe essere ne- cessario il doppio del tempo. Cambiare non è cosa facile. Ogni essere umano, per sua natura, ri- cerca equilibrio, sicurezza, ripetitività, ritmi costanti. Questa sorta di stabilità è il presupposto dal quale partire per per- Q ualsiasi organizzazione vuole crescere e svilupparsi nel tempo. Gruppi di perso- ne,che si uniscono per raggiungere uno o più obiettivi comuni, che individual- mente riuscirebbero difficilmente a concretizzare. Tanto più quelle organizzazioni riusciranno a trovare una stabilità nella loro configurazione, nei loro pro- cessi sociali e lavorativi,definendo regole e strumenti opportuni,tanto più saranno efficaci e potranno pro- sperare nel tempo. Il mondo di oggi, così complesso, dinamico, quasi fluido nei suoi equilibri, sfida continuamente quegli equilibri e status-quo. Capita, prima o poi, che quella condizione di stabi- lità smetta di essere efficace, producendo risultati progressivamente meno soddisfacenti e, in taluni casi, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del- l’intera organizzazione. Quello è il momento di cambiare.Cambiare modelli di riferimento, mercati, prodotti, servizi, approcci, di- namiche, meccanismi. Albert Einstein diceva:“Non possiamo risolvere i pro- blemi utilizzando lo stesso tipo di pensiero che ab- biamo utilizzato quando li abbiamo creati”. Ogni trasformazione, cambiamento, è un processo articolato, che richiede impegno e dedizione al di sopra della norma. Ciò è ampiamente testimoniato dal fatto che, mediamente, il 70% delle iniziative di cambiamento falliscono o non raggiungono i risul- tati sperati.Visione,comunicazione,forte sponsorship e l’affidarsi a modelli di riferimento per la gestione del cambiamento, innalzano sensibilmente le probabi- lità di successo. Il Change Management è un approccio strutturato, che mira a produrre cambiamenti nell’organizza- zione in maniera coordinata,graduale,consapevole Emiliano Soldi Agile & Lean Coach @ Inspearit http://www.Emiliano SoldiPMP.info Figura 1 - La piramide dei bisogni di Maslow
  • 2. 20 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Marzo/Aprile 2015 pronta ad instaurarsi nell’organizza- zione. E’ necessario evitare distrazioni e non commettere l’errore di pensare che il processo di cambiamento sia termi- nato. E’ il momento del rinforzo. Al fine di permettere alle persone di agire correttamente le nuove compe- tenze, è necessario rimanere vigili, cor- reggere eventuali disfunzionalità e, viceversa, rafforzare qualsiasi buon comportamento. Per accelerare il pro- cesso è bene affidarsi all’aiuto di un coach che sappia accompagnare,tal- volta motivare,orientare nella giusta di- rezione, gli sforzi delle persone coinvolte. Ancora una volta supervisori e mana- ger di linea, svolgono un ruolo fonda- mentale. Queste persone dovranno esprimere una leadership capace di creare ambienti in cui sia consentito sbagliare, perché di fronte al cambia- mento è solo sbagliando che si può im- parare veramente. E’ inoltre necessario che questi leader siano pronti a celebrare i successi dei singoli e dei gruppi di cui sono respon- sabili.Dovranno essere studiati appositi riconoscimenti e premi. Concludendo, è possibile affermare che gestire il cambiamento non è cer- tamente cosa facile. Ciò è ancora più vero considerando che molte delle modifiche alla cultura aziendale av- vengono solo al termine dell’intero pro- cesso. E’ bene, infine, ricordare che affrontare la complessità sottostante a un cam- biamento, richiede grossa adattabilità e agilità; è necessario pianificare,certo, ma contemporaneamente essere ca- paci di navigare quel mare in maniera empirica. I zioni della popolazione che sarà influenzata dal cambiamento. Questi professionisti dovrebbero co- noscere le persone con cui lavorano ed essere in grado di motivarli e corroborarne le energie per so- stenere il cambiamento. KNOWLEDGE Una volta che il desiderio di cambiamento è stato “installato”con successo,è il momento di procedere oltre, fornendo alle persone nuove informazioni, stru- menti e risorse appropriate, formandole adeguata- mente aiutandole a sviluppare le loro conoscenze in funzione delle nuove necessità. Un buon programma di formazione dovrà essere re- datto valutando la popolazione impattata, le attuali competenze di ogni gruppo, incrociando poiquelle informazioni con il livello di conoscenza desiderato. Tale valutazione dovrebbe tener conto anche delle capacità psicologiche,intellettuali e fisiche delle per- sone coinvolte, per essere sicuri di indirizzare il cor- retto il livello di formazione, per ogni gruppo omogeneo di persone. ABILITY Questo è lo stadio dove avviene il reale cambia- mento. Nelle precedenti fase si è preparato il campo. Si è parlato al cervello delle persone creando consape- volezza,poi al cuore creando il desiderio e infine si è parlato, idealmente, alle loro mani formandole alle nuove pratiche. Ora è il momento di unire il tutto e mettere in pratica quanto si è appreso,agendo e co- minciando a cambiare davvero. Per consentire che una nuova conoscenza diventi abilità, sono necessari tempo ma, soprattutto, pra- tica. Una delle citazioni più famose di Confucio, rife- rita al processo di apprendimento, diceva: Ciò che sento, dimentico. Ciò che vedo, ricordo. Ma è solo ciò che faccio che capisco veramente. REINFORCEMENT Una nuova cultura sta finalmente fiorendo ed è quasi