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2022 - 1
Quando ci troviamo di fronte ad un problema parti-
l’ennesimo vano tentativo, tendiamo a scegliere ri-
sposte semplici o familiari utilizzate in altri contesti
piuttosto che continuare nella ricerca di alternative;
nella maggior parte dei casi questo avviene senza ne-
anche renderci conto di questa “sostituzione cogniti-
va” (Attribute substitution bias).
comprensione di un fenomeno; se ci troviamo a par-
lare per la prima volta con una persona, giudicarne
intelligenza ed acume è un processo piuttosto dispen-
dioso.
Ecco allora che il nostro cervello richiama informa-
zioni parziali, spesso distorte, riguardo al colore della
pelle, al genere, alla nazionalità, al modo di vestire,
condizionando il processo di valutazione e il seguen-
-
di risentimento a chi ci fa notare il contrario, che il
nostro giudizio sia stato del tutto onesto e scevro da
qualsiasi azienda un argomento estremamente am-
pio e multiforme, sottovalutato per anni e che, per
convenienza, per ignoranza, e anche a causa delle
fallacie cognitive che possediamo in generosa quanti-
tà ( ), con-
tinuiamo a derubricare producendo risposte spesso
E’ necessario agire e cambiare passo.
I diciassette goal dello sviluppo sostenibile compon-
pianeta e della prosperità dei suoi esseri viventi.
Quei diciassette obiettivi sono un riferimento per
ogni organizzazione a adoperarsi urgentemente
nell’ambito delle proprie attività, a favore della scon-
delle diseguaglianze, consumo e produzione respon-
sabili, protezione della vita nei mari e sulla terra, so-
stenibilità per città e comunità, lotta al cambiamento
climatico ed energia pulita accessibile a tutti.
Per un’azienda formulare oggi il proprio pensiero
strategico non si limita “solo” al ragionare su come
sia possibile incrementare o proteggere i propri pro-
-
toriamente includere i temi della sostenibilità e il
recepimento di tutti o alcuni dei goal sopra citati,
complicando ulteriormente un esercizio già molto
articolato, oneroso e carico di incertezze.
65
AGILEITALIA
2022 - 1
-
portante, se non epocale, cambio strategico.
Alcune licenze e brevetti applicati a prodotti di punta
erano in scadenza nel corso dei mesi a venire; questo
imponeva un ripensamento di quei prodotti, grandi
investimenti su altri in rampa di lancio ed una forte
spinta verso l’innovazione.
L’azienda aveva deciso inoltre di impegnarsi concre-
tamente verso i propri azionisti nel raggiungimento
di alcuni dei goal per la sostenibilità; situazione che
andava ad aggiungere ulteriore complessità al pro-
blema.
Avendo l’azienda vissuto per anni la forte spinta eco-
nomica derivante dai prodotti di punta i cui brevetti
sarebbero divenuti di pubblico dominio a breve, la
sua capacità innovativa era stata minata severamente
dalla forte dipartimentalizzazione, con le conseguen-
-
los.
-
cuni programmi strategici per dare delle risposte a
quei problemi ma, a parte pochi e timidi risultati,
non esisteva un vero e proprio piano strategico e di
azione.
Il Top Management si rese conto che doveva cambia-
re, e in fretta, il suo approccio applicato alla strategia:
un problema di quelle dimensioni non poteva essere
risolto in autonomia da poco più di una dozzina di
individui in quanto la mole di dati necessari, il nu-
mero di idee da produrre e le capacità analitiche per
ricercare soluzioni praticabili, sarebbero stati tali da
impegnarne invece numerose decine per un periodo
di tempo importante.
In realtà, il problema non era ascrivibile alla sola “po-
tenza computazionale” (numero di menti attive coin-
volte nel processo) ma riguardava anche qualità e
varietà delle informazioni raccolte, oltre che la diver-
sità di approccio e forma mentis dei gruppi coinvolti
nell’analisi del problema e nella formulazione di idee.
Si pensò di applicare l’approccio della Open Strategy.
Open Strategy è un paradigma di gestione del proces-
so decisionale strategico e della realizzazione dei re-
lativi piani di esecuzione che poggia su trasparenza,
collaborazione e diversità.
Vennero elaborati cinque temi strategici che riassu-
di alto livello che le proposte avrebbero dovuto soddi-
-
mento di un numero minimo di obiettivi di sviluppo
sostenibile, tempistiche, ecc.).
Per ognuno di quei cinque temi strategici venne for-
mato un team: una piccola parte dei membri venne
selezionata dal Management in funzione di compe-
-
zioni, furono aperte le candidature che dovevano ade-
del dominio di business, competenze tecnologiche o
comunicati In maniera trasparente anche i criteri di
formazione dei team stessi (cross-funzionalità, spic-
cata diversità di genere, di posizione gerarchica e di
appartenenza organizzativa).
-
lizzare. A testa bassa si cominciò a lavorare al proget-
to.
66 AGILEITALIA
2022 - 1
team secondo i criteri sopra riportati, comunicando a
tutta l’azienda la decisione presa nel rispetto dei crite-
ri iniziali e chiedendo al middle management di esse-
re parte attiva nel processo di ingaggio e on-boarding.
Vennero erogate sessioni di formazione rispetto a
prendendo spunto da approcci come e Agile
Inception Deck, furono lanciati i cinque team.
Alla formazione presero parte anche i top leader che
maggiormente erano investiti dalla portata del cam-
biamento in atto, in modo che potessero comprende-
re e supportare le squadre nel migliore dei modi.
Arrivò poi la fase di disegno del modello di lavoro.
Al di là delle “meccaniche” di esecuzione del lavoro
stesso, era di primaria importanza che si tenessero
debitamente in conto le fasi iniziali di ascolto dei pro-
blemi sperimentati sul campo, della necessaria em-
patia per comprenderne le radici più profonde, oltre
che dell’esigenza continua di socializzare qualsiasi
intuizione o idea emergente dei team con le persone
che conoscevano maggiormente il contesto di riferi-
mento.
Il modello di Design Thinking di Ideo ispirò quel di-
segno.
-
shop in cui le squadre raccolsero, per ogni tema stra-
tegico, osservazioni, problemi, impedimenti, punti di
forza e debolezza della situazione attuale e, in alcuni
casi, anche alcuni primi spunti di risoluzione.
facendo leva su Hyper-Sprint di Scrum della durata
di quattro giorni in cui il team, ispirandosi appunto
agli eventi Scrum, portava a termine dei micro-com-
velocemente e attivamente socializzati anche con un
campione del gruppo di persone che avevano parteci-
pato alla fase iniziale di raccolta dei problemi.
Questi feedback portarono alcuni team a rivedere e
ripercorrere nuovamente una o tutte le fasi del pro-
cesso di Design Thinking sopraccitato.
La sincronizzazione tra i cinque gruppi era assicurata
da meccanismi derivanti da Scrum-of-Scrums.
Eseguiti alcuni Hyper-Sprint, i team sono quindi arri-
-
lidate, che vennero quindi introdotte nel portfolio
delle iniziative aziendali per procedere con il proces-
so di maturazione della comprensione e di assegna-
zione dei budget e della capacity necessarie alla loro
implementazione.
I temi della sostenibilità pervasero tutto il processo:
dalla raccolta dei problemi, alla ricerca delle soluzio-
ni, diventando conditio sine qua non per poter passa-
-
zione di canali tematici e forum di discussione aperti
a tutti, hanno garantito la massima trasparenza e in-
formazione sul programma.
relativi alla sostenibilità, dove alcune azioni possono
da un lato risolvere problemi ma, contemporanea-
mente, aprirne di nuovi dall’altro (un esempio tra tut-
ti sono i biocarburanti provenienti da agricoltura che
sembra possano ridurre i gas serra - obiettivi
- ma sottraggono terreno all’agricoltura – obiet-
tivi ), non è certamente un esercizio che
Fare leva su metodi fondati sulla saggezza della folla
attivare contemporaneamente decine, se non centi-
naia, di occhi, menti, cuori e mani che si muovono
all’unisono verso obiettivi comuni. Questi sono otti-
mi strumenti in grado non solo di accelerarne la ri-
soluzione, ma grazie alla diversità e soggettività delle
persone coinvolte, riescono a ridurre drasticamente i
processo creativo virtuoso.
Alcuni potrebbero pensare che aprire il processo di
sostenibilità o di economia circolare, a tutta l’azienda
-
zialità di alcune informazioni o del pericolo di cadere
nel caos dovuto a decisioni prese in maniera “troppo
democratica”.
-
sensibili, laddove invece il ruolo del Top Management
rimane l’unico cui spetta prioritizzare e prendere le
maggiore quantità e qualità di possibilità a disposi-
zione.
-
ci agili, aperti, collaborativi e trasparenti, assicura
-
strategici (OKR e Lean Portfolio Management) e mag-
giore velocità nella fase implementativa delle soluzio-
anche al coinvolgimento diretto e trasparente di tutta
67
AGILEITALIA
2022 - 1

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  • 2. Quando ci troviamo di fronte ad un problema parti- l’ennesimo vano tentativo, tendiamo a scegliere ri- sposte semplici o familiari utilizzate in altri contesti piuttosto che continuare nella ricerca di alternative; nella maggior parte dei casi questo avviene senza ne- anche renderci conto di questa “sostituzione cogniti- va” (Attribute substitution bias). comprensione di un fenomeno; se ci troviamo a par- lare per la prima volta con una persona, giudicarne intelligenza ed acume è un processo piuttosto dispen- dioso. Ecco allora che il nostro cervello richiama informa- zioni parziali, spesso distorte, riguardo al colore della pelle, al genere, alla nazionalità, al modo di vestire, condizionando il processo di valutazione e il seguen- - di risentimento a chi ci fa notare il contrario, che il nostro giudizio sia stato del tutto onesto e scevro da qualsiasi azienda un argomento estremamente am- pio e multiforme, sottovalutato per anni e che, per convenienza, per ignoranza, e anche a causa delle fallacie cognitive che possediamo in generosa quanti- tà ( ), con- tinuiamo a derubricare producendo risposte spesso E’ necessario agire e cambiare passo. I diciassette goal dello sviluppo sostenibile compon- pianeta e della prosperità dei suoi esseri viventi. Quei diciassette obiettivi sono un riferimento per ogni organizzazione a adoperarsi urgentemente nell’ambito delle proprie attività, a favore della scon- delle diseguaglianze, consumo e produzione respon- sabili, protezione della vita nei mari e sulla terra, so- stenibilità per città e comunità, lotta al cambiamento climatico ed energia pulita accessibile a tutti. Per un’azienda formulare oggi il proprio pensiero strategico non si limita “solo” al ragionare su come sia possibile incrementare o proteggere i propri pro- - toriamente includere i temi della sostenibilità e il recepimento di tutti o alcuni dei goal sopra citati, complicando ulteriormente un esercizio già molto articolato, oneroso e carico di incertezze. 65 AGILEITALIA 2022 - 1
  • 3. - portante, se non epocale, cambio strategico. Alcune licenze e brevetti applicati a prodotti di punta erano in scadenza nel corso dei mesi a venire; questo imponeva un ripensamento di quei prodotti, grandi investimenti su altri in rampa di lancio ed una forte spinta verso l’innovazione. L’azienda aveva deciso inoltre di impegnarsi concre- tamente verso i propri azionisti nel raggiungimento di alcuni dei goal per la sostenibilità; situazione che andava ad aggiungere ulteriore complessità al pro- blema. Avendo l’azienda vissuto per anni la forte spinta eco- nomica derivante dai prodotti di punta i cui brevetti sarebbero divenuti di pubblico dominio a breve, la sua capacità innovativa era stata minata severamente dalla forte dipartimentalizzazione, con le conseguen- - los. - cuni programmi strategici per dare delle risposte a quei problemi ma, a parte pochi e timidi risultati, non esisteva un vero e proprio piano strategico e di azione. Il Top Management si rese conto che doveva cambia- re, e in fretta, il suo approccio applicato alla strategia: un problema di quelle dimensioni non poteva essere risolto in autonomia da poco più di una dozzina di individui in quanto la mole di dati necessari, il nu- mero di idee da produrre e le capacità analitiche per ricercare soluzioni praticabili, sarebbero stati tali da impegnarne invece numerose decine per un periodo di tempo importante. In realtà, il problema non era ascrivibile alla sola “po- tenza computazionale” (numero di menti attive coin- volte nel processo) ma riguardava anche qualità e varietà delle informazioni raccolte, oltre che la diver- sità di approccio e forma mentis dei gruppi coinvolti nell’analisi del problema e nella formulazione di idee. Si pensò di applicare l’approccio della Open Strategy. Open Strategy è un paradigma di gestione del proces- so decisionale strategico e della realizzazione dei re- lativi piani di esecuzione che poggia su trasparenza, collaborazione e diversità. Vennero elaborati cinque temi strategici che riassu- di alto livello che le proposte avrebbero dovuto soddi- - mento di un numero minimo di obiettivi di sviluppo sostenibile, tempistiche, ecc.). Per ognuno di quei cinque temi strategici venne for- mato un team: una piccola parte dei membri venne selezionata dal Management in funzione di compe- - zioni, furono aperte le candidature che dovevano ade- del dominio di business, competenze tecnologiche o comunicati In maniera trasparente anche i criteri di formazione dei team stessi (cross-funzionalità, spic- cata diversità di genere, di posizione gerarchica e di appartenenza organizzativa). - lizzare. A testa bassa si cominciò a lavorare al proget- to. 66 AGILEITALIA 2022 - 1
  • 4. team secondo i criteri sopra riportati, comunicando a tutta l’azienda la decisione presa nel rispetto dei crite- ri iniziali e chiedendo al middle management di esse- re parte attiva nel processo di ingaggio e on-boarding. Vennero erogate sessioni di formazione rispetto a prendendo spunto da approcci come e Agile Inception Deck, furono lanciati i cinque team. Alla formazione presero parte anche i top leader che maggiormente erano investiti dalla portata del cam- biamento in atto, in modo che potessero comprende- re e supportare le squadre nel migliore dei modi. Arrivò poi la fase di disegno del modello di lavoro. Al di là delle “meccaniche” di esecuzione del lavoro stesso, era di primaria importanza che si tenessero debitamente in conto le fasi iniziali di ascolto dei pro- blemi sperimentati sul campo, della necessaria em- patia per comprenderne le radici più profonde, oltre che dell’esigenza continua di socializzare qualsiasi intuizione o idea emergente dei team con le persone che conoscevano maggiormente il contesto di riferi- mento. Il modello di Design Thinking di Ideo ispirò quel di- segno. - shop in cui le squadre raccolsero, per ogni tema stra- tegico, osservazioni, problemi, impedimenti, punti di forza e debolezza della situazione attuale e, in alcuni casi, anche alcuni primi spunti di risoluzione. facendo leva su Hyper-Sprint di Scrum della durata di quattro giorni in cui il team, ispirandosi appunto agli eventi Scrum, portava a termine dei micro-com- velocemente e attivamente socializzati anche con un campione del gruppo di persone che avevano parteci- pato alla fase iniziale di raccolta dei problemi. Questi feedback portarono alcuni team a rivedere e ripercorrere nuovamente una o tutte le fasi del pro- cesso di Design Thinking sopraccitato. La sincronizzazione tra i cinque gruppi era assicurata da meccanismi derivanti da Scrum-of-Scrums. Eseguiti alcuni Hyper-Sprint, i team sono quindi arri- - lidate, che vennero quindi introdotte nel portfolio delle iniziative aziendali per procedere con il proces- so di maturazione della comprensione e di assegna- zione dei budget e della capacity necessarie alla loro implementazione. I temi della sostenibilità pervasero tutto il processo: dalla raccolta dei problemi, alla ricerca delle soluzio- ni, diventando conditio sine qua non per poter passa- - zione di canali tematici e forum di discussione aperti a tutti, hanno garantito la massima trasparenza e in- formazione sul programma. relativi alla sostenibilità, dove alcune azioni possono da un lato risolvere problemi ma, contemporanea- mente, aprirne di nuovi dall’altro (un esempio tra tut- ti sono i biocarburanti provenienti da agricoltura che sembra possano ridurre i gas serra - obiettivi - ma sottraggono terreno all’agricoltura – obiet- tivi ), non è certamente un esercizio che Fare leva su metodi fondati sulla saggezza della folla attivare contemporaneamente decine, se non centi- naia, di occhi, menti, cuori e mani che si muovono all’unisono verso obiettivi comuni. Questi sono otti- mi strumenti in grado non solo di accelerarne la ri- soluzione, ma grazie alla diversità e soggettività delle persone coinvolte, riescono a ridurre drasticamente i processo creativo virtuoso. Alcuni potrebbero pensare che aprire il processo di sostenibilità o di economia circolare, a tutta l’azienda - zialità di alcune informazioni o del pericolo di cadere nel caos dovuto a decisioni prese in maniera “troppo democratica”. - sensibili, laddove invece il ruolo del Top Management rimane l’unico cui spetta prioritizzare e prendere le maggiore quantità e qualità di possibilità a disposi- zione. - ci agili, aperti, collaborativi e trasparenti, assicura - strategici (OKR e Lean Portfolio Management) e mag- giore velocità nella fase implementativa delle soluzio- anche al coinvolgimento diretto e trasparente di tutta 67 AGILEITALIA 2022 - 1