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INVECCHIAMENTO E
DETERIORAMENTO
COGNITIVO
Uno strumento di previsione e di
programmazione di intervento (IQCODE)
Dott.ssa Annapaola PRESTIA
Psicologa – Neuropsicologa – Psicologa Forense –
Coordinatrice del centro diurno per Alzheimer “F.Candussi” Romans
d’Isonzo (GO)
STUDIO: Via San Maurizio,2
34129 Trieste
Tel: 331/4933554
E-mail: annapaolaprestia@annapaolaprestia.it
www.obiettivopsicologia.it
INTRODUZIONE
E’ diffusa l’opinione che
l’invecchiamento si accompagni
inesorabilmente alla perdita di
numerose funzioni, sia fisiche che
mentali
SENECTUS IPSA
MORBUS
Secondo Shakespeare sono numerosi i
tributi che si devono pagare alla vecchiaia:
“senza memoria, senza denti, senza occhi,
senza tutto”.
www.obiettivopsicologia.it
INTRODUZIONE
Recentemente, è stato dimostrato che,
accanto a fenomeni di perdita, di cellule e di
collegamenti, nel cervello senescente sono
conservate capacità riparative e rigenerative;
questa proprietà, nota col termine di
“plasticità neuronale”, potremmo immaginarla
come quella di un orologiaio che intervenga a
riparare alcuni danni.
www.obiettivopsicologia.it
UNA PANORAMICA
L’anziano sano presenta delle modificazioni
delle funzioni cognitive che si differenziano da
quelle di carattere PROGRESSIVO che
intervengono nelle demenze. La diffusione
delle demenze, che in Italia colpisce circa il
5% degli uomini e il 7% delle donne con più di
65 anni, riducendo sensibilmente le
aspettative di vita, è legata al mutato scenario
demografico.
www.obiettivopsicologia.it
INVECCHIAMENTO
Perche’ si invecchia?
Invecchiamento
cerebrale con
modifiche anatomo-
strutturali nel cervello e
anatomo-funzionali nel
metabolismo
energetico, modifiche
nella barriera emato-
encefalica, modifiche ai
neurotrasmettitori
Fattori ambientali che
compromettono la
funzionalità
dell’organismo
???
Studi su gemelli omozigoti ultraottantenni non
danno risposte univoche sul peso di questi due
fattori
www.obiettivopsicologia.it
L’ANZIANO CON DECLINO
COGNITIVO
Quali rapporti tra invecchiamento e demenza?
La demenza va intesa come una fase terminale di un
processo inesorabile di esaurimento funzionale del
cervello (Drachman, 1994) o si tratta piuttosto di
una patologia a tutti gli effetti, distinta
dall’invecchiamento, sebbene quest’ultimo ne
rappresenti un fattore di rischio (Khachaturinan,
2000)?
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L’ANZIANO CON DECLINO COGNITIVO
Chi è?
VALUTAZIONE
MULTIDIMENSIONALE PAZIENTE
CON DEMENZA
STRATEGIE D’INTERVENTO
SMALL GAINS
Saute mentale
(cognitività, affettività,
comportamento)
1) Farmacoterapia;
2) Riabilitazione cognitiva;
Salute fisica
(malattie)
Ottimizzazione della terapia;
Stato funzionale
(grado di disabilità)
1) Riabilitazione;
2) Protesizzazione;
Stato socio-ambientale
(struttura familiare, barriere
architettonche, condizioni
economiche)
1) Assistenza;
2) Interventi sull’ambiente;
3) Informazione caregiver
OBIETTIVO: qualità della vita di paziente e caregiver
www.obiettivopsicologia.it
LE DEMENZE
DEMENZA=malattia del cervello che comporta la compromissione
delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio) tale da
pregiudicare la possibilità di una vita autonoma.
N.B: LA DEMENZA NON
COSTITUISCE UNA
CONSEGUENZA
INESORABILE, UN
DESTINO INELUTTABILE
DI CHI INVECCHIA!
La demenza è una
sindrome, cioè un insieme
di sintomi; circa il 10%
degli ultra 65enni e il 20%
degli ultra 80enni che
risiedono al domicilio
manifestano un grado
variabile di
deterioramento delle
funzioni cognitive.
www.obiettivopsicologia.it
DEPRESSIONE E DEMENZA
Soggetti con diagnosi di depressione sviluppano nel 72% dei casi la
demenza! (Jost et al., 1996) e questi risultati sono stati confermati
da studi longitudinali e trasversali.
Ma…CHI VIENE PRIMA? Non si sa, anche se gli squilibri
neurotrasmettitoriali a carico del sistema serotoninergico e
noradrenergico nei pazienti depressi e in quelli dementi coesistono
(Zubenko et al., 1988).
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CLASSIFICAZIONE DELLE
DEMENZECLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA:
1. Demenze primarie su base degenerativa
2. Demenze secondarie legate a patologie di varia natura e a patologie neurologiche (es. Parkinson)
che secondariamente portano allo sviluppo di un quadro dementigeno
DEMENZE PRIMARIE CORTICALI
-AD
-FTD
-Pick
SOTTOCORTICALI
-LBD
-Idrocefalo
-Corea di Huntington
-PSN
-Degenerazione cortico basale
DEMENZE SECONDARIE VASCOLARI STATI CARENZIALI
SOSTANZE TOSSICHE
DISTURBI ENDOCRINO-METABOLICI
-tiroide
-insufficienza renale
Disidratazione
PROCESSI ESPANSIVI INTRACRANICI
-neoplasie
-ematomi o ascessi cerebrali
MALATTIE INFETTIVE E
INFIAMMATORIE DEL SNC
-meningiti e encefaliti
-sclerosi multipla
Creutzfeld-Jacob
-AIDS
MISCELLANEA
-traumi cranici
Malattie cardiovascolari e respiratorie
CLASSIFICAZIONE DELLE
DEMENZECLASSIFICAZIONE NEUROPATOLOGICA:
1. Demenze CORTICALI caratterizzate da disturbi di
apprendimento, deficit corticali, afasia, disinibizione o
indifferenza, motilità normale fino negli stadi avanzati
2. Demenze SOTTOCORTICALI (Parkinson) caratterizzate da
disturbi del richiamo del materiale menstico,
apprendimento relativamente conservato, disartria,
ipofonia, bradifrenia, apatia, sintomi extrapiramidali
(rigidità, tremore, paralisi dello sguardo).
CLASSIFICAZIONE PROGNOSTICA:
1. Demenze IRREVERSIBILI ad esempio VAD o PSP
2. Demenze REVERSIBILI perché trattabili con interventi
chirurgici o farmacologici
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LA MALATTIA DI ALZHEIMER
ESORDIO: Clinicamente è caratterizzata da un deterioramento
ingravescente delle capacità cognitive e dalla comparsa di
disturbi comportamentali e dell’affettività che portano il
malato ad una perdita dell’autonomia funzionale e
all’impossibilità di mantenere rapporti con altre persone e
con l’ambiente.
DECORSO: La durata media della malattia è pari a 7-10 anni
(dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso)
SINTOMI: L’AD è caratterizzata da disturbi cognitivi,
comportamentali e perdita progressiva dell’autonomia
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LA MALATTIA DI ALZHEIMER
EZIOLOGIA:
L’ipotesi eziopatogenetica più accreditata, la CASCATA
DELL’AMILOIDE, indica la deposizione extracellulare
dell’amiloide non fibrillare come causa dell’AD, sottoforma
di placche diffuse o immature che, maturando, assumono
la forma di un’area di neuroni distrofici ricchi di grovigli
neurofibrillari. Questo processo è mediato dall’incremento
della produzione di radicali liberi, dalla presenza di
alluminio, di ferro…Si va quindi affermando l’idea che
l’accumulo di beta amiloide sia un fattore necessario ma
non sufficiente nel determinare la comparsa dei sintomi
dell’Alzheimer.
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PERCHE’ CI SI AMMALA DI ALZHEIMER?
L’amiloide come neurotossinaL’amiloide come neurotossina
Aβ
Aβ
Aβ
AβAβ
Aβ
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IL DANNO CEREBRALE NELLA MALATTIA DI
ALZHEIMER
Cervello normale:
non atrofico
Cervello Alzheimer:
atrofico
Gomitoli neurofibrillariPlacche di beta amiloide
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DIAGNOSI PRECOCE
Marcatori di malattia
Alzheimer Risonanza
Magnetica
a alta definizione
Alzheimer
Normal
CSFtotaltau
CSF Abeta42
Puntura
Lombare
PET: Tomografia
a Emissione di
Positroni con Glucosio
IPOTESI:
La malattia di Alzheimer rappresenta la conseguenza dell’eccessivo
accumulo di frammenti insolubili della proteina beta-amiloide,
principale costituente delle placche senili; il problema starebbe nella
sua eccessiva produzione oppure nel suo difettoso smaltimento. Tutte
le mutazioni genetiche associate alla comparsa di malattia di
Alzheimer (3-5% dei casi) comportano un eccessivo accumulo di beta-
amiloide.
PROSPETTIVE TERAPEUTICHE:
Risiedono fondamentalmente nella possibilità di impedire l’eccessivo
accumulo di proteina beta-amiloide, oppure favorendone lo
smaltimento; gli sforzi proseguono in questa direzione.
PROSPETTIVE PREVENTIVE:
I fattori di rischio noti per l’arteriosclerosi quali l’ipertensione arteriosa, il
diabete, l’ipercolesterolemia, il fumo e le aritmie cardiache, sono stati
dimostrati rilevanti anche per l’Alzheimer. Interventi preventivi su
questi fattori di rischio potrebbero influenzare positivamente anche la
diffusione della malattia di Alzheimer.
ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO
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RIABILITAZIONE COGNITIVA
L’IPOTESI DELLA RISERVA CEREBRALE (Scarmeas et al.
Neurology,2001, 12; 2236-42):
“LE ATTIVITA’ PIACEVOLI CON CUI UNA PERSONA SI TIENE
OCCUPATA NEL TEMPO LIBERO HANNO UN EFFETTO
POSITIVO NEL PROTEGGERE DALLO SVILUPPO DI
DECADIMENTO COGNITIVO”
probabilmente perché ciò fornisce una “RISERVA” che ritarda
l’inizio delle manifestazioni cliniche del disturbo.
Tenere impegnata unaTenere impegnata una
persona in un compitopersona in un compito
gradevole è comunquegradevole è comunque
positivo ed ha un valorepositivo ed ha un valore
protettivo e terapeuticoprotettivo e terapeutico
scientificamentescientificamente
dimostratodimostrato
Tenersi cognitivamente impegnatiTenersi cognitivamente impegnati
ha unha un VALORE PROTETTIVOVALORE PROTETTIVO;;
infatti persone con livello diinfatti persone con livello di
educazione maggiore sonoeducazione maggiore sono
soggette a minor rischio disoggette a minor rischio di
sviluppare demenza (o lasviluppare demenza (o la
sviluppano più tardi)sviluppano più tardi)
LE DEMENZE
INTERVENTI RIABILITATIVI
Sono strategie finalizzate a ridurre l’impatto della malattia sul
livello di autosufficienza, permettono di mantenere il più
elevato livello di autonomia e di qualità della vita compatibile
con una determinata condizione clinica. L’obiettivo è quello di
RALLENTARE LA PROGRESSIONE DEI DEFICIT COGNITIVI
E FUNZIONALI
SEBBENE LA
POSSIBILITA’ DI
OTTENERE DEI
MIGLIORAMENTI NELLE
PERFORMANCES
MNESICHE SIA RIDOTTA,
ESSA NON E’
COMPLETAMENTE
COMPROMESSA!
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La Riabilitazione Cognitiva è un
processo terapeutico volto a migliorare
la capacità dell’individuo di percepire ed
elaborare le informazioni provenienti
dall’ambiente che lo circonda.
Per la persona con diagnosi di
demenza, esistono interventi
riabilitativi specifici per i diversi stadi di
malattia.
LA RIABILITAZIONE COGNITIVA
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Reality Orientation Therapy (ROT)
La ROT è una terapia che attraverso RIPETUTE stimolazioni
multimodali si prefigge di rafforzare e potenziare l’orientamento nello
spazio, nel tempo e personale del paziente.
Fu ideata da FOLSTON circa 40 anni fa e inizialmente utilizzata con i
reduci del Vietnam;
L’intervento è rivolto a pazienti con AD e decadimento cognitivo
medio/lieve.
Può essere FORMALE e INFORMALE. Quella FORMALE consiste in
sedute riabilitative di piccolo gruppo. Quella INFORMALE è il
complesso di stimolazioni che durano l’arco di una giornata e sono
utili a riorientare il paziente nella sua quotidianità.
E’ la più diffusa terapia cognitiva utilizzata con pazienti con
decadimento cognitivo.
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Validation Therapy o Terapia di
Valorizzazione
Consiste in una serie di interventi destinati ad anziani
affetti da diversi gradi di deterioramento mentale ed è
particolarmente indicata per persone con decadimento
cognitivo moderato o moderato severo, grandemente
disorientati e con disturbi del comportamento e del
linguaggio. E’ un intervento riabilitativo basato sulla
relazione tra l’operatore ed il paziente, influenzato da
un approccio di tipo umanistico che attribuisce
maggior importanza all’ottica personale del soggetto
rispetto alla realtà dei fatti.
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Chi è il principale
caregiver?
Da un recente studio del Gruppo italiano di
gerontologia e geriatria (GSIC-SIGG) è
emerso che sono soprattutto le donne a
fornire assistenza (la figlia o la moglie),
soggetti in età lavorativa con un’età
inferiore ai 60 anni nel 56% dei casi, e che
il 76% dei caregivers coabita con il malato.
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I fattori di stress principali per il
caregivers:
Psicologia del caregiver
Tipo di rapporto con il malato
Modo in cui la demenza si manifesta (i disturbi
comportamentali aggravano fortemente il peso del
caregiver  il maggior punteggio ottenuto alla scala
del di stress NPI sono l’apatia nel 61% dei casi
intervistati e l’agitazione nel 44%)
Presenza di una rete di supporto
Fatica fisica, stimata in 60/70 ore settimanali di
assistenza senza possibilità di tregua
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L’AMBIENTE E GLI AUSILI PER LE ATTIVITA’
QUOTIDIANE
In ogni fase della malattia, l’ambiente può compensare o accentuare le
conseguenze del deficit cognitivo; lo spazio e l’ambiente possono
rappresentare, per la persona affetta da demenza, da un lato una risorsa
terapeutica, dall’altro il motivo scatenante di alterazioni comportamentali
apparentemente ingiustificate.
SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:
 Eliminare le fonti di pericolo;
 Semplificare al massimo l’ambiente e la disposizione degli oggetti,
 Evitare o ridurre al minino i cambiamenti (cambiare disposizione ai mobili
o ai quadri può comportare problemi; lo spostamento del letto può favorire
la comparsa di incontinenza perché il paziente non riesce a trovare la via
per il bagno;
 Fornire indicazioni segnaletiche per orientarsi nelle varie stanze;
 Fare in modo che le stanze siano ben illuminate ed evitare la presenza di
rumori o suoni disturbanti;
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Il ruolo del professionista
Dovrebbe garantire un rapporto di continuità con la famiglia,
costituendo per essa un punto di riferimento e al fine di
fornire un aiuto adeguato dovrebbe valutare:
- il livello di conoscenza della malattia da parte del
caregiver,
- dei servizi territoriali,
- il livello e il tipo di cultura della famiglia per poter fornire
un’informazione il più possibile utile e rispondente alle
sue esigenze
-Esistenza di una rete sociale e disponibilità a fornire
aiuto
-Conflitti intra-familiari
www.obiettivopsicologia.it
L’IQCODE – QUESTIONARIO INFORMATIVO SUL
DECADIMENTO COGNITIVO - IT
La possibilità di investigare il grado di compromissione cognitiva nel caso di
pazienti non collaboranti per qualsiasi motivo (afasia, disturbi
comportamentali eccetera) può rivelarsi utile nella pratica clinica.
La maggior parte dei test di screening attualmente in uso (MMSE, MODA,
MOCA eccetera) si è rivelata inadeguata per forme moderate di
deterioramento cognitivo in pazienti non collaboranti.
E' stato, quindi, sviluppato un questionario informativo denominato Informant
questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly (IQCODE), che viene
somministrato ad un parente che vive a stretto contatto con il soggetto in
esame (e non al soggetto stesso) e che lo conosca da almeno 10 anni
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L’IQCODE – QUESTIONARIO INFORMATIVO SUL
DECADIMENTO COGNITIVO - IT
L’IQCODE si differenzia dagli altri strumenti somministrati ai caregivers
perché tende a misurare il CAMBIAMENTO di prestazione cognitiva e
funzionale piuttosto che l’attuale funzionamento. Lo strumento è stato
sviluppato originariamente come intervista (Jorm AF e Korten AE, 1988)
di 39 items, successivamente ridotti prima a 26 e poi a 16 (versione
breve) (Jorm AF, Psychol Med 1994).
L’IQCODE non è influenzato né dall’intelligenza premorbosa né dal livello
educativo o occupazionale del soggetto, ma è influenzato dallo stato
affettivo, dalla personalità e dalla qualità della relazione tra paziente e
caregiver, oltre che dall’età del soggetto stesso.
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L’IQCODE – QUESTIONARIO INFORMATIVO SUL
DECADIMENTO COGNITIVO - IT
Durata della somministrazione: al massimo 5-10 minuti.
Punteggio: ogni item è valutato in 5 gradi su una scala di gravità crescente
che va da 1 (molto meglio) a 5 (molto peggio). Il punteggio finale
(punteggio medio o score) è dato dalla somma dei punti attribuiti a ogni
domanda divisa per il numero delle domande a cui il caregiver ha
risposto. Se il punteggio così ottenuto è pari o superiore a 3,313,31 si può
sospettare un processo di natura demenziale.
L’IQ code ha valori di sensibilità e specificità sovrapponibili a quelli del
MMSE, ma con un potere diagnostico superiore e, soprattutto, ha il
vantaggio di poter essere impiegato anche in soggetti non collaboranti
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COSA SI PUO’ APPRENDERE CON GLI ALTRI
CORSI
Le competenze che si sviluppano con gli altri corsi dedicati
all’anziano sono le seguenti:
1. Fondamenti e teoria dell’invecchiamento
2. Diagnosi differenziale
3. Valutazione sommaria di esami di neuroimaging
4. Valutazione del tono dell’umore
5. Tecniche di riabilitazione cognitiva per pazienti affetti da
demenza
6. Tecniche di stimolazione cognitiva per anziani sani
7. Consulenze ai familiari/caregiver/operatori che si occupano di
demenza
8. Stesura di progetti inerenti la gestione/riabilitazione di pazienti
con demenza
9. Valutazione neuropsicologica di screening e approfondita
www.obiettivopsicologia.it
GRAZIE
per la cortese attenzione!!!
www.obiettivopsicologia.it
- Alla ricerca del Tempo perduto: tecniche e strumenti di Time Management
- Come prendere una decisione. Tecniche e strumenti di decision making
- Come scrivere il proprio curriculum, la lettera di motivazione e la lettera di 
presentazione
Docente: Dott. Edoardo Ercoli
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Da rivedere in qualsiasi momento e
ogni volta che si desidera
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Webinar | Invecchiamento e deterioramento cognitivo: uno strumento di previsione e programmazione di intervento (IQCODE)

  • 1. INVECCHIAMENTO E DETERIORAMENTO COGNITIVO Uno strumento di previsione e di programmazione di intervento (IQCODE) Dott.ssa Annapaola PRESTIA Psicologa – Neuropsicologa – Psicologa Forense – Coordinatrice del centro diurno per Alzheimer “F.Candussi” Romans d’Isonzo (GO) STUDIO: Via San Maurizio,2 34129 Trieste Tel: 331/4933554 E-mail: annapaolaprestia@annapaolaprestia.it www.obiettivopsicologia.it
  • 2. INTRODUZIONE E’ diffusa l’opinione che l’invecchiamento si accompagni inesorabilmente alla perdita di numerose funzioni, sia fisiche che mentali SENECTUS IPSA MORBUS Secondo Shakespeare sono numerosi i tributi che si devono pagare alla vecchiaia: “senza memoria, senza denti, senza occhi, senza tutto”. www.obiettivopsicologia.it
  • 3. INTRODUZIONE Recentemente, è stato dimostrato che, accanto a fenomeni di perdita, di cellule e di collegamenti, nel cervello senescente sono conservate capacità riparative e rigenerative; questa proprietà, nota col termine di “plasticità neuronale”, potremmo immaginarla come quella di un orologiaio che intervenga a riparare alcuni danni. www.obiettivopsicologia.it
  • 4. UNA PANORAMICA L’anziano sano presenta delle modificazioni delle funzioni cognitive che si differenziano da quelle di carattere PROGRESSIVO che intervengono nelle demenze. La diffusione delle demenze, che in Italia colpisce circa il 5% degli uomini e il 7% delle donne con più di 65 anni, riducendo sensibilmente le aspettative di vita, è legata al mutato scenario demografico. www.obiettivopsicologia.it
  • 5. INVECCHIAMENTO Perche’ si invecchia? Invecchiamento cerebrale con modifiche anatomo- strutturali nel cervello e anatomo-funzionali nel metabolismo energetico, modifiche nella barriera emato- encefalica, modifiche ai neurotrasmettitori Fattori ambientali che compromettono la funzionalità dell’organismo ??? Studi su gemelli omozigoti ultraottantenni non danno risposte univoche sul peso di questi due fattori www.obiettivopsicologia.it
  • 6. L’ANZIANO CON DECLINO COGNITIVO Quali rapporti tra invecchiamento e demenza? La demenza va intesa come una fase terminale di un processo inesorabile di esaurimento funzionale del cervello (Drachman, 1994) o si tratta piuttosto di una patologia a tutti gli effetti, distinta dall’invecchiamento, sebbene quest’ultimo ne rappresenti un fattore di rischio (Khachaturinan, 2000)? www.obiettivopsicologia.it
  • 7. L’ANZIANO CON DECLINO COGNITIVO Chi è? VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE PAZIENTE CON DEMENZA STRATEGIE D’INTERVENTO SMALL GAINS Saute mentale (cognitività, affettività, comportamento) 1) Farmacoterapia; 2) Riabilitazione cognitiva; Salute fisica (malattie) Ottimizzazione della terapia; Stato funzionale (grado di disabilità) 1) Riabilitazione; 2) Protesizzazione; Stato socio-ambientale (struttura familiare, barriere architettonche, condizioni economiche) 1) Assistenza; 2) Interventi sull’ambiente; 3) Informazione caregiver OBIETTIVO: qualità della vita di paziente e caregiver www.obiettivopsicologia.it
  • 8. LE DEMENZE DEMENZA=malattia del cervello che comporta la compromissione delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio) tale da pregiudicare la possibilità di una vita autonoma. N.B: LA DEMENZA NON COSTITUISCE UNA CONSEGUENZA INESORABILE, UN DESTINO INELUTTABILE DI CHI INVECCHIA! La demenza è una sindrome, cioè un insieme di sintomi; circa il 10% degli ultra 65enni e il 20% degli ultra 80enni che risiedono al domicilio manifestano un grado variabile di deterioramento delle funzioni cognitive. www.obiettivopsicologia.it
  • 9. DEPRESSIONE E DEMENZA Soggetti con diagnosi di depressione sviluppano nel 72% dei casi la demenza! (Jost et al., 1996) e questi risultati sono stati confermati da studi longitudinali e trasversali. Ma…CHI VIENE PRIMA? Non si sa, anche se gli squilibri neurotrasmettitoriali a carico del sistema serotoninergico e noradrenergico nei pazienti depressi e in quelli dementi coesistono (Zubenko et al., 1988). www.obiettivopsicologia.it
  • 10. CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZECLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA: 1. Demenze primarie su base degenerativa 2. Demenze secondarie legate a patologie di varia natura e a patologie neurologiche (es. Parkinson) che secondariamente portano allo sviluppo di un quadro dementigeno DEMENZE PRIMARIE CORTICALI -AD -FTD -Pick SOTTOCORTICALI -LBD -Idrocefalo -Corea di Huntington -PSN -Degenerazione cortico basale DEMENZE SECONDARIE VASCOLARI STATI CARENZIALI SOSTANZE TOSSICHE DISTURBI ENDOCRINO-METABOLICI -tiroide -insufficienza renale Disidratazione PROCESSI ESPANSIVI INTRACRANICI -neoplasie -ematomi o ascessi cerebrali MALATTIE INFETTIVE E INFIAMMATORIE DEL SNC -meningiti e encefaliti -sclerosi multipla Creutzfeld-Jacob -AIDS MISCELLANEA -traumi cranici Malattie cardiovascolari e respiratorie
  • 11. CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZECLASSIFICAZIONE NEUROPATOLOGICA: 1. Demenze CORTICALI caratterizzate da disturbi di apprendimento, deficit corticali, afasia, disinibizione o indifferenza, motilità normale fino negli stadi avanzati 2. Demenze SOTTOCORTICALI (Parkinson) caratterizzate da disturbi del richiamo del materiale menstico, apprendimento relativamente conservato, disartria, ipofonia, bradifrenia, apatia, sintomi extrapiramidali (rigidità, tremore, paralisi dello sguardo). CLASSIFICAZIONE PROGNOSTICA: 1. Demenze IRREVERSIBILI ad esempio VAD o PSP 2. Demenze REVERSIBILI perché trattabili con interventi chirurgici o farmacologici www.obiettivopsicologia.it
  • 12. LA MALATTIA DI ALZHEIMER ESORDIO: Clinicamente è caratterizzata da un deterioramento ingravescente delle capacità cognitive e dalla comparsa di disturbi comportamentali e dell’affettività che portano il malato ad una perdita dell’autonomia funzionale e all’impossibilità di mantenere rapporti con altre persone e con l’ambiente. DECORSO: La durata media della malattia è pari a 7-10 anni (dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso) SINTOMI: L’AD è caratterizzata da disturbi cognitivi, comportamentali e perdita progressiva dell’autonomia www.obiettivopsicologia.it
  • 13. LA MALATTIA DI ALZHEIMER EZIOLOGIA: L’ipotesi eziopatogenetica più accreditata, la CASCATA DELL’AMILOIDE, indica la deposizione extracellulare dell’amiloide non fibrillare come causa dell’AD, sottoforma di placche diffuse o immature che, maturando, assumono la forma di un’area di neuroni distrofici ricchi di grovigli neurofibrillari. Questo processo è mediato dall’incremento della produzione di radicali liberi, dalla presenza di alluminio, di ferro…Si va quindi affermando l’idea che l’accumulo di beta amiloide sia un fattore necessario ma non sufficiente nel determinare la comparsa dei sintomi dell’Alzheimer. www.obiettivopsicologia.it
  • 14. PERCHE’ CI SI AMMALA DI ALZHEIMER? L’amiloide come neurotossinaL’amiloide come neurotossina Aβ Aβ Aβ AβAβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ Aβ www.obiettivopsicologia.it
  • 15. IL DANNO CEREBRALE NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER Cervello normale: non atrofico Cervello Alzheimer: atrofico Gomitoli neurofibrillariPlacche di beta amiloide www.obiettivopsicologia.it
  • 16. DIAGNOSI PRECOCE Marcatori di malattia Alzheimer Risonanza Magnetica a alta definizione Alzheimer Normal CSFtotaltau CSF Abeta42 Puntura Lombare PET: Tomografia a Emissione di Positroni con Glucosio
  • 17. IPOTESI: La malattia di Alzheimer rappresenta la conseguenza dell’eccessivo accumulo di frammenti insolubili della proteina beta-amiloide, principale costituente delle placche senili; il problema starebbe nella sua eccessiva produzione oppure nel suo difettoso smaltimento. Tutte le mutazioni genetiche associate alla comparsa di malattia di Alzheimer (3-5% dei casi) comportano un eccessivo accumulo di beta- amiloide. PROSPETTIVE TERAPEUTICHE: Risiedono fondamentalmente nella possibilità di impedire l’eccessivo accumulo di proteina beta-amiloide, oppure favorendone lo smaltimento; gli sforzi proseguono in questa direzione. PROSPETTIVE PREVENTIVE: I fattori di rischio noti per l’arteriosclerosi quali l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’ipercolesterolemia, il fumo e le aritmie cardiache, sono stati dimostrati rilevanti anche per l’Alzheimer. Interventi preventivi su questi fattori di rischio potrebbero influenzare positivamente anche la diffusione della malattia di Alzheimer. ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO www.obiettivopsicologia.it
  • 18. RIABILITAZIONE COGNITIVA L’IPOTESI DELLA RISERVA CEREBRALE (Scarmeas et al. Neurology,2001, 12; 2236-42): “LE ATTIVITA’ PIACEVOLI CON CUI UNA PERSONA SI TIENE OCCUPATA NEL TEMPO LIBERO HANNO UN EFFETTO POSITIVO NEL PROTEGGERE DALLO SVILUPPO DI DECADIMENTO COGNITIVO” probabilmente perché ciò fornisce una “RISERVA” che ritarda l’inizio delle manifestazioni cliniche del disturbo. Tenere impegnata unaTenere impegnata una persona in un compitopersona in un compito gradevole è comunquegradevole è comunque positivo ed ha un valorepositivo ed ha un valore protettivo e terapeuticoprotettivo e terapeutico scientificamentescientificamente dimostratodimostrato Tenersi cognitivamente impegnatiTenersi cognitivamente impegnati ha unha un VALORE PROTETTIVOVALORE PROTETTIVO;; infatti persone con livello diinfatti persone con livello di educazione maggiore sonoeducazione maggiore sono soggette a minor rischio disoggette a minor rischio di sviluppare demenza (o lasviluppare demenza (o la sviluppano più tardi)sviluppano più tardi)
  • 19. LE DEMENZE INTERVENTI RIABILITATIVI Sono strategie finalizzate a ridurre l’impatto della malattia sul livello di autosufficienza, permettono di mantenere il più elevato livello di autonomia e di qualità della vita compatibile con una determinata condizione clinica. L’obiettivo è quello di RALLENTARE LA PROGRESSIONE DEI DEFICIT COGNITIVI E FUNZIONALI SEBBENE LA POSSIBILITA’ DI OTTENERE DEI MIGLIORAMENTI NELLE PERFORMANCES MNESICHE SIA RIDOTTA, ESSA NON E’ COMPLETAMENTE COMPROMESSA! www.obiettivopsicologia.it
  • 20. La Riabilitazione Cognitiva è un processo terapeutico volto a migliorare la capacità dell’individuo di percepire ed elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente che lo circonda. Per la persona con diagnosi di demenza, esistono interventi riabilitativi specifici per i diversi stadi di malattia. LA RIABILITAZIONE COGNITIVA www.obiettivopsicologia.it
  • 21. Reality Orientation Therapy (ROT) La ROT è una terapia che attraverso RIPETUTE stimolazioni multimodali si prefigge di rafforzare e potenziare l’orientamento nello spazio, nel tempo e personale del paziente. Fu ideata da FOLSTON circa 40 anni fa e inizialmente utilizzata con i reduci del Vietnam; L’intervento è rivolto a pazienti con AD e decadimento cognitivo medio/lieve. Può essere FORMALE e INFORMALE. Quella FORMALE consiste in sedute riabilitative di piccolo gruppo. Quella INFORMALE è il complesso di stimolazioni che durano l’arco di una giornata e sono utili a riorientare il paziente nella sua quotidianità. E’ la più diffusa terapia cognitiva utilizzata con pazienti con decadimento cognitivo. www.obiettivopsicologia.it
  • 22. Validation Therapy o Terapia di Valorizzazione Consiste in una serie di interventi destinati ad anziani affetti da diversi gradi di deterioramento mentale ed è particolarmente indicata per persone con decadimento cognitivo moderato o moderato severo, grandemente disorientati e con disturbi del comportamento e del linguaggio. E’ un intervento riabilitativo basato sulla relazione tra l’operatore ed il paziente, influenzato da un approccio di tipo umanistico che attribuisce maggior importanza all’ottica personale del soggetto rispetto alla realtà dei fatti. www.obiettivopsicologia.it
  • 23. Chi è il principale caregiver? Da un recente studio del Gruppo italiano di gerontologia e geriatria (GSIC-SIGG) è emerso che sono soprattutto le donne a fornire assistenza (la figlia o la moglie), soggetti in età lavorativa con un’età inferiore ai 60 anni nel 56% dei casi, e che il 76% dei caregivers coabita con il malato. www.obiettivopsicologia.it
  • 24. I fattori di stress principali per il caregivers: Psicologia del caregiver Tipo di rapporto con il malato Modo in cui la demenza si manifesta (i disturbi comportamentali aggravano fortemente il peso del caregiver  il maggior punteggio ottenuto alla scala del di stress NPI sono l’apatia nel 61% dei casi intervistati e l’agitazione nel 44%) Presenza di una rete di supporto Fatica fisica, stimata in 60/70 ore settimanali di assistenza senza possibilità di tregua www.obiettivopsicologia.it
  • 25. L’AMBIENTE E GLI AUSILI PER LE ATTIVITA’ QUOTIDIANE In ogni fase della malattia, l’ambiente può compensare o accentuare le conseguenze del deficit cognitivo; lo spazio e l’ambiente possono rappresentare, per la persona affetta da demenza, da un lato una risorsa terapeutica, dall’altro il motivo scatenante di alterazioni comportamentali apparentemente ingiustificate. SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:SUGGERIMENTI GENERALI PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE:  Eliminare le fonti di pericolo;  Semplificare al massimo l’ambiente e la disposizione degli oggetti,  Evitare o ridurre al minino i cambiamenti (cambiare disposizione ai mobili o ai quadri può comportare problemi; lo spostamento del letto può favorire la comparsa di incontinenza perché il paziente non riesce a trovare la via per il bagno;  Fornire indicazioni segnaletiche per orientarsi nelle varie stanze;  Fare in modo che le stanze siano ben illuminate ed evitare la presenza di rumori o suoni disturbanti; www.obiettivopsicologia.it
  • 26. Il ruolo del professionista Dovrebbe garantire un rapporto di continuità con la famiglia, costituendo per essa un punto di riferimento e al fine di fornire un aiuto adeguato dovrebbe valutare: - il livello di conoscenza della malattia da parte del caregiver, - dei servizi territoriali, - il livello e il tipo di cultura della famiglia per poter fornire un’informazione il più possibile utile e rispondente alle sue esigenze -Esistenza di una rete sociale e disponibilità a fornire aiuto -Conflitti intra-familiari www.obiettivopsicologia.it
  • 27. L’IQCODE – QUESTIONARIO INFORMATIVO SUL DECADIMENTO COGNITIVO - IT La possibilità di investigare il grado di compromissione cognitiva nel caso di pazienti non collaboranti per qualsiasi motivo (afasia, disturbi comportamentali eccetera) può rivelarsi utile nella pratica clinica. La maggior parte dei test di screening attualmente in uso (MMSE, MODA, MOCA eccetera) si è rivelata inadeguata per forme moderate di deterioramento cognitivo in pazienti non collaboranti. E' stato, quindi, sviluppato un questionario informativo denominato Informant questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly (IQCODE), che viene somministrato ad un parente che vive a stretto contatto con il soggetto in esame (e non al soggetto stesso) e che lo conosca da almeno 10 anni www.obiettivopsicologia.it
  • 28. L’IQCODE – QUESTIONARIO INFORMATIVO SUL DECADIMENTO COGNITIVO - IT L’IQCODE si differenzia dagli altri strumenti somministrati ai caregivers perché tende a misurare il CAMBIAMENTO di prestazione cognitiva e funzionale piuttosto che l’attuale funzionamento. Lo strumento è stato sviluppato originariamente come intervista (Jorm AF e Korten AE, 1988) di 39 items, successivamente ridotti prima a 26 e poi a 16 (versione breve) (Jorm AF, Psychol Med 1994). L’IQCODE non è influenzato né dall’intelligenza premorbosa né dal livello educativo o occupazionale del soggetto, ma è influenzato dallo stato affettivo, dalla personalità e dalla qualità della relazione tra paziente e caregiver, oltre che dall’età del soggetto stesso. www.obiettivopsicologia.it
  • 29. L’IQCODE – QUESTIONARIO INFORMATIVO SUL DECADIMENTO COGNITIVO - IT Durata della somministrazione: al massimo 5-10 minuti. Punteggio: ogni item è valutato in 5 gradi su una scala di gravità crescente che va da 1 (molto meglio) a 5 (molto peggio). Il punteggio finale (punteggio medio o score) è dato dalla somma dei punti attribuiti a ogni domanda divisa per il numero delle domande a cui il caregiver ha risposto. Se il punteggio così ottenuto è pari o superiore a 3,313,31 si può sospettare un processo di natura demenziale. L’IQ code ha valori di sensibilità e specificità sovrapponibili a quelli del MMSE, ma con un potere diagnostico superiore e, soprattutto, ha il vantaggio di poter essere impiegato anche in soggetti non collaboranti www.obiettivopsicologia.it
  • 30.
  • 34. COSA SI PUO’ APPRENDERE CON GLI ALTRI CORSI Le competenze che si sviluppano con gli altri corsi dedicati all’anziano sono le seguenti: 1. Fondamenti e teoria dell’invecchiamento 2. Diagnosi differenziale 3. Valutazione sommaria di esami di neuroimaging 4. Valutazione del tono dell’umore 5. Tecniche di riabilitazione cognitiva per pazienti affetti da demenza 6. Tecniche di stimolazione cognitiva per anziani sani 7. Consulenze ai familiari/caregiver/operatori che si occupano di demenza 8. Stesura di progetti inerenti la gestione/riabilitazione di pazienti con demenza 9. Valutazione neuropsicologica di screening e approfondita www.obiettivopsicologia.it
  • 35. GRAZIE per la cortese attenzione!!! www.obiettivopsicologia.it