La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Obiettivi
Prima sessione (30 novembre):
- Fornire una definizione di invecchiamento fisiologico e di deterioramento cognitivo per imparare a riconoscerli
- Fornire una definizione di demenza e descrivere la malattia di Alzheimer nelle sue componenti morfologiche, fenomenologiche ed eziologiche
- Fornire una panoramica sulle principali metodologie diagnostiche ad alta definizione, i biomarcatori, i fattori di rischio e le terapie farmacologiche attualmente in uso.
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psicologo
1. LA MALATTIA DI ALZHEIMER
Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge?!
Dott.ssa Annapaola PRESTIA
Psicologia – Neuropsicologia – Psicologa Forense –
Coordinatrice del centro diurno per Alzheimer “F.Candussi” Romans
d’Isonzo (GO)
STUDIO: Via San Maurizio,2
34129 Trieste
Tel: 331/4933554
E-mail: annapaolaprestia@annapaolaprestia.it
www.obiettivopsicologia.it
2. L’allungamento della
vita e il
miglioramento delle
condizioni di salute
hanno prodotto una
nuova risorsa:
l’energia lavorativa
e l’esperienza degli
anziani.
www.obiettivopsicologia.it
3. Anziano attivo:
• maggior longevità in
buona salute
• benessere psicofisico
derivato da nuovi
stili di vita
• esperienza e
competenza
www.obiettivopsicologia.it
5. Nella società:
impegno nel
sociale
nel volontariato
nella politica
www.obiettivopsicologia.it
6. Fattori che rallentano l’invecchiamento
• Soddisfazione del proprio lavoro
• Relazione stabile, matrimonio felice
• Capacita’ di avere e mantenere amicizie
• Senso dell’umorismo ed ottimismo
• Piacere nel trascorrere il tempo libero
• Capacita’ di esprimere le emozioni
• Sensazione di non mancare di mezzi finanziari
• Capacita’ di reagire creativamente ai cambiamenti
www.obiettivopsicologia.it
7. Fattori che accelerano l’invecchiamento
• Solitudine
• Depressione
• Preoccupazioni costanti ed eccessive
• Insoddisfazione del proprio lavoro
• Rimpianti, irritabilita’, ipercriticismo
• Eccesso di lavoro
• Problemi finanziari
• Incapacita’ di esprimere le proprie emozioni
www.obiettivopsicologia.it
8. Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia
Chi vuol esser lieto sia
Del diman non v’è certezza
www.obiettivopsicologia.it
10. L’ETA’…
Quanto vecchio è uno che è troppo
vecchio?
“Per me età avanzata sarà sempre quella
di chi avrà 15 anni più di me”
(Bernard M Baruch, 1870-1965, Economist)
www.obiettivopsicologia.it
12. I “DONI” della vecchiaia…. (1)
www.obiettivopsicologia.it
13. LE DEMENZE
DEMENZA=malattia del cervello che comporta la compromissione delle
facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio) tale da
pregiudicare la possibilità di una vita autonoma.
N.B: LA DEMENZA NON
COSTITUISCE UNA
CONSEGUENZA
INESORABILE, UN
DESTINO INELUTTABILE
DI CHI INVECCHIA!
La demenza è una
sindrome, cioè un insieme
di sintomi; circa il 10%
degli ultra 65enni e il
20% degli ultra 80enni
che risiedono al domicilio
manifestano un grado
variabile di
deterioramento delle
funzioni cognitive.
www.obiettivopsicologia.it
14. CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE
CLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA:
1. Demenze primarie su base degenerativa
2. Demenze secondarie legate a patologie di varia natura e a patologie neurologiche (es. Parkinson) che
secondariamente portano allo sviluppo di un quadro dementigeno
DEMENZE PRIMARIE CORTICALI
-AD
-FTD
-Pick
SOTTOCORTICALI
-LBD
-Idrocefalo
-Corea di Huntington
-PSP
-Degenerazione cortico basale
DEMENZE SECONDARIE VASCOLARI STATI CARENZIALI
SOSTANZE TOSSICHE
DISTURBI ENDOCRINO-METABOLICI
-tiroide
-insufficienza renale
Disidratazione
PROCESSI ESPANSIVI
INTRACRANICI
-neoplasie
-ematomi o ascessi cerebrali
MALATTIE INFETTIVE E INFIAMMATORIE DEL
SNC
-meningiti e encefaliti
-sclerosi multipla Creutzfeld-Jacob
-AIDS
MISCELLANEA
-traumi cranici
Malattie cardiovascolari e
respiratorie
15. CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE
CLASSIFICAZIONE NEUROPATOLOGICA:
1. Demenze CORTICALI caratterizzate da disturbi di
apprendimento, deficit corticali, afasia, disinibizione o
indifferenza, motilità normale fino negli stadi avanzati
2. Demenze SOTTOCORTICALI (Parkinson) caratterizzate da
disturbi del richiamo del materiale mnestico, apprendimento
relativamente conservato, disartria, ipofonia, bradifrenia,
apatia, sintomi extrapiramidali (rigidità, tremore, paralisi
dello sguardo).
CLASSIFICAZIONE PROGNOSTICA:
1. Demenze IRREVERSIBILI ad esempio VAD o PSP
2. Demenze REVERSIBILI perché trattabili con interventi
chirurgici o farmacologici
16. ESPERIENZA “WHAT IF”…
CHIUDETE GLI OCCHI, RILASSATEVI,
CONCENTRATEVI, PROVATE AD IMMAGINARE DI
RIAPRIRE GLI OCCHI E DI NON ESSERE PIU’ A CASA
VOSTRA DI FRONTE AL PC MA DI RISVEGLIARVI
BRUSCAMENTE DA UN’ALTRA PARTE; NON SAPETE
COME CI SIETE ARRIVATI/E, NON RICONOSCETE LE
PERSONE CHE VI CIRCONDANO, NON SAPETE SE
RIUSCITE A CAPIRE LA LORO LINGUA..COME VI
SENTITE?
SCRIVETEMI 1 AGGETTIVO CHE VI DESCRIVA IN
QUESTO MOMENTO
17. LA MALATTIA DI ALZHEIMER
ESORDIO: Clinicamente è caratterizzata da un deterioramento
ingravescente delle capacità cognitive e dalla comparsa di
disturbi comportamentali e dell’affettività che portano il
malato ad una perdita dell’autonomia funzionale e
all’impossibilità di mantenere rapporti con altre persone e
con l’ambiente.
DECORSO: La durata media della malattia è pari a 7-10 anni
(dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso)
SINTOMI: L’AD è caratterizzata da disturbi cognitivi,
comportamentali e perdita progressiva dell’autonomia
www.obiettivopsicologia.it
18. Cervello Alzheimer:
atrofico
NON LO FANNO APPOSTA!
PERCEZIONE
MOVIMENTO
MEMORIA
RAGIONAMENTO
ATTENZIONE E
PERSONALITA’
LINGUAGGIO
Non riesco proprio a conversare
bene e questo è molto limitante.
Non riesco a pensare a una cosa
da dire prima che un altro l’abbia
già detta, le parole si
confondono facilmente tra loro.
E allora impreco.
Mi era venuta un’idea brillante,
ma prima di spingere il tasto
della registrazione è sparita del
tutto.
Prima riuscivo a parlare con le
persone e a camminare senza
dovermi chiedere se il
pavimento c’è. Quando mi
inciampo su qualcosa mi
arrabbio.
Tantissime volte non riesco a
visualizzare le cose, non riesco a
ragionarci sopra. Diventa
frustrante e mi arrabbio.
In effetti le persone con
l’Alzheimer pensano, forse non
pensano le stesse cose delle
persone normali, ma pensano. Si
domandano come le cose
succedano, perché succedano in
un dato modo. Ed è un mistero.
Leggere mi è quasi impossibile.
Tanto per cominciare le cose
non stanno ferme, le parole non
stanno ferme. Mi sembra che
ondeggino, non riesco a fissarle
ad afferrarle.
Ci sono tantissime cose che
sconcertano dell’Alzheimer. Si
possono avere sbalzi di umore
spaventosi, secondo me.
Qualche volta mi sento al
settimo cielo, come un paio di
giorni fa. Oggi invece sono
completamente distrutto.
19. LA MALATTIA DI ALZHEIMER
EZIOLOGIA:
L’ipotesi eziopatogenetica più accreditata, la CASCATA
DELL’AMILOIDE, indica la deposizione extracellulare
dell’amiloide non fibrillare come causa dell’AD, sottoforma di
placche diffuse o immature che, maturando, assumono la
forma di un’area di neuroni distrofici ricchi di grovigli
neurofibrillari. Questo processo è mediato dall’incremento
della produzione di radicali liberi, dalla presenza di alluminio,
di ferro…Si va quindi affermando l’idea che l’accumulo di
beta amiloide sia un fattore necessario ma non sufficiente nel
determinare la comparsa dei sintomi dell’Alzheimer.
www.obiettivopsicologia.it
20. PERCHE’ CI SI AMMALA DI
ALZHEIMER?
L’amiloide come neurotossina
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
21. IL DANNO CEREBRALE NELLA MALATTIA DI
ALZHEIMER
Cervello normale:
non atrofico
Cervello Alzheimer:
atrofico
Gomitoli neurofibrillariPlacche di beta amiloide
22. Demenza di Alzheimer
Lievi dimenticanze
Nessun
disturbo
PERCHE’ CI SI AMMALA DI
ALZHEIMER?
30 40 50 60 70 80 90 100 Eta
Accumulo di
Amiloide
23. LA MALATTIA DI ALZHEIMER: CRITERI DIAGNOSTICI
Criteri diagnostici NINCDS – ADRDA (McKchann et al., 1984) per la
malattia di Alzheimer
Secondo questi criteri la diagnosi di AD DEFINITA si fonda solo
sull’esame neuropatologico.
1. Malattia di Alzheimer DEFINITA
pazienti che soddisfano i criteri clinici per la diagnosi di AD probabile;
La biopsia e/o l’autopsia evidenziano un quadro compatibile con AD.
2. Malattia di Alzheimer PROBABILE
Demenza documentata al mini mental state esamination e confermata da altri test
neuropsicologici
deficit di 2 o più aree cognitive
Peggioramento progressivo della memoria e di altre funzioni cognitive;
Stato di coscienza integro;
Esordio di malattia tra i 40-90 anni;
Assenza di disturbi sistemici o cerebrali che possano giustificare il progressivo decadimento;
3. Malattia di Alzheimer POSSIBILE
Esordio, presentazione e decorso della demenza vari ed inusuali per AD, ma senza altra
speigazione;
Presenza di un disturbo cerebrale secondario che potrebbe provocare una sindrome
demenziale ma che non è la causa attuale della demenza;
Presenza di un singolo deficit graduale e progressivo;
24. Demenza di Alzheimer
Lievi dimenticanze
DIFFICOLTA’ DELLA DIAGNOSI DI
ALZHEIMER
Accumulo di
Amiloide
Nessun
disturbo
“Facile”
Possibile
con esami sofisticati
Impossibile
AD
path.
www.obiettivopsicologia.it
25. DIAGNOSI PRECOCE
Marcatori di malattia Alzheimer
Risonanza
Magnetica
a alta definizione
Alzheimer
Normal
CSFtotaltau
CSF Abeta42
Puntura
Lombare
PET: Tomografia
a Emissione di
Positroni con Glucosio
26. LA MALATTIA DI ALZHEIMER
FASI DELL’AD
1. grado LIEVE: deficit mensici di lieve entità, lievi deficit di problem solving, episodi di
disorientamento, ansia per la consapevolezza del deficit, anomie
2. Grado MODEARTO: deficit interferenti con la vita quotidiana, comunicazione poco
efficace, scarsa igiene personale, disturbi comportamentali, incontinenza urinaria
3. Grado GRAVE: dipendenza totale dai familiari, mancati riconoscimenti, linguaggio
ridotto, fatica a deambulare
4. Fase TERMINALE: catatonia e complicazioni internistiche
ALTERAZIONE DELLE FUNZIONI COGNITIVE:
• MEMORIA
• ATTENZIONE
• ASTRAZIONE
• LINGUAGGIO
• PRASSIA
• AGNOSIA
• DISTURBI COMPORTAMENTALI
27. LA MALATTIA DI ALZHEIMER
GLI INIZI DELL’ALZHEIMER:
Le caratteristiche della malattia possono variare da soggetto a soggetto, tuttavia
l’inizio è generalmente subdolo ed insidioso ed il decorso cronico-progressivo. I
sintomi iniziali sono spesso attribuiti all’invecchiamento, allo stress oppure a
depressione. Nella grande maggioranza dei casi, solo a distanza di uno-due anni
dall’esordio della malattia il disturbo della memoria è tale che i familiari
ricorrono all’aiuto di uno specialista.
SINTOMI DELL’ALZHEIMER:
•Problemi a ricordare avvenimenti o fatti recenti;
•Alterazioni della personalità;
•Deficit di pensiero astratto e di giudizio;
•Ridotto rendimento lavorativo;
•Incapacità a risolvere i problemi anche semplici;
•Perdita di interesse per l’ambiente e per gli altri;
•Difficoltà di denominazione;
•Impoverimento del discorso;
•Difficoltà nella guida e nell’orientamento;
•Depressione
28. ALZHEIMER ED EREDITARIETA’
QUALE RISCHIO HO DI
SVILUPPARE L’ALZHEIMER???
Nel 95% dei casi la risposta è
semplice: “ IL RISCHIO E’ ANALOGO
A QUELLO DI UN FIGLIO DI UN
GENITORE CON IPERTENSIONE
ARTERIOSA O CON DIABETE”.
Cioè, vi è una generica
predisposizione, lievemente
maggiore rispetto a quella dei figli i
cui genitori non sono affetti da
demenza. Si tratta di un rischio che,
almeno per ora, non è quantificabile
a priori. Nella grande maggioranza
dei casi, pertanto, la malattia si
manifesta in modo casuale,
imprevedibile, in assenza di una
trasmissione genetica diretta.
29. ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO
Si definiscono fattori di rischio le condizioni caratteristiche dello stile di vita la cui presenza
favorisce, ma non determina con un meccanismo di causa-effetto, la comparsa di una
malattia.
Per l’ Alzheimer le nostre conoscenze sui fattori di rischio sono tutt’ora in una fase iniziale:
se si esclude una lieve prevalenza nel sesso femminile, la cui causa è sconosciuta, la
malattia interessa tutti.
** le prove sono
consistenti;
* Le prove sono
parzialmente
consistenti;
? Prove insufficienti –
fattori di rischio oggetto
di scrutinio
FATTORI DI RISCHIO PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER:
Età avanzata (**)
Familiarità (**)
Sesso femminile (*)
Bassa scolarità (*)
Traumi cranici (*)
Riduzione delle strutture ippocampali e para-ippocampali (*)
Asimmentria di flusso tra un emisfero e l’altro più marcata (*)
Anomalie metaboliche
Depressione (*)
Ipertensione arteriosa (*)
Ipotiroidismo (?)
Diabete (?)
Esposizione a alluminio e zinco (?)
Consumo di farmaci antidolorifici (ruolo protettivo ?)
Consumo di sostanze antiossidanti (Es vitamina E; ruolo protettivo ?)
30. IPOTESI:
La malattia di Alzheimer rappresenta la conseguenza dell’eccessivo accumulo
di frammenti insolubili della proteina beta-amiloide, principale
costituente delle placche senili; il problema starebbe nella sua eccessiva
produzione oppure nel suo difettoso smaltimento. Tutte le mutazioni
genetiche associate alla comparsa di malattia di Alzheimer (3-5% dei
casi) comportano un eccessivo accumulo di beta-amiloide.
PROSPETTIVE TERAPEUTICHE:
Risiedono fondamentalmente nella possibilità di impedire l’eccessivo
accumulo di proteina beta-amiloide, oppure favorendone lo smaltimento;
gli sforzi proseguono in questa direzione.
PROSPETTIVE PREVENTIVE:
I fattori di rischio noti per l’arteriosclerosi quali l’ipertensione arteriosa, il
diabete, l’ipercolesterolemia, il fumo e le aritmie cardiache, sono stati
dimostrati rilevanti anche per l’Alzheimer. Interventi preventivi su questi
fattori di rischio potrebbero influenzare positivamente anche la diffusione
della malattia di Alzheimer.
ALZHEIMER E FATTORI DI RISCHIO (2)
31. LE ULTIME FRONTIERE NEL CAMPO DELLA RICERCA: LA
PROGRESSIONE DELL’ALZHEIMER
LE DEMENZE
DYNAMICS OF GRAY MATTER LOSS IN ALZHEIMER'S DISEASE (Authors: Paul Thompson, Kiralee Hayashi, Greig de Zubicaray,
Andrew Janke, Stephen Rose, James Semple, David Herman, Michael Hong, Stephanie Dittmer, David Doddrell, Arthur W. Toga)
32. DI COSA PARLEREMO LA PROSSIMA VOLTA?
Nella seconda metà del nostro webinar ci
dedicheremo ad approfondire questi argomenti:
1. Comunicazione e malattia di Alzheimer
2. Ambiente idoneo e vivibile per il malato e la sua
famiglia
3. Il metodo Gentlecare: fondamenti e pratica
4. La check list per le consulenze ambientali
www.obiettivopsicologia.it
33. ESERCITAZIONE PRATICA
Le vostre idee…
Maria non vuole entrare nella vasca da bagno e sembra
spaventata
Giovanni rifiuta di lavarsi dicendo di averlo già fatto
Elsa rovista negli armadi e cassetti mettendo tutto in
disordine
Carlo è agitato perché sono venuti degli intrusi
Amelia è convinta che la mamma la sta aspettando a
casa
Giuseppe rifiuta il cibo e reagisce ai tentativi di
imboccarlo con comportamenti aggressivi