indicazioni per la presentazione di un progetto di training cognitivo e di tecniche espressive di gruppo per anziani con livello cognitivo lieve/lieve moderato, arricchito da esempi e spunti di attività.
Strategie Non Farmacologiche nel trattamento delle DemenzeGabriele Carbone
Given the current lack of therapies that can change the presumed pathogenesis
of Alzheimer’s disease (AD), the scientific community has been stimulated to explore the effectiveness of non pharmacological interventions for manage the manifestations of the demential syndromes in order to delay cognitive and functional decline, reduce mental and behavioral disorders, and thus improve the quality of life of a patient and his or her family. It seems clear that the goal of non pharmacological interventions for an Alzheimer’s patient (or the other demential forms) cannot be that of “fully recovered,” due to the progressive degenerative nature of the disease, but it is definitely to maximize the ability of maintaining the functional autonomy of the patient in one’s environment within the limits imposed by the disease, from the functional damage and resources available. The conceptual basis in support of rehabilitative interventions is supported by two peculiarities of the nervous tissue: neuroplasticity and cell redundancy (cognitive reserve).
Webinar | Invecchiamento e deterioramento cognitivo: uno strumento di previsi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone che presentano un certo grado di decadimento cognitivo e con i loro familiari, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi degli anziani che assistono. Supportare i familiari nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano significa, innanzitutto, riconoscere l’eventuale presenza di un deterioramento cognitivo e distinguerlo da una condizione di normale fisiologia dell’invecchiamento.
Il Questionario Informativo sul Declino Cognitivo negli Anziani (Informant Questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly - IQCODE) è uno strumento di rapida somministrazione che consente di valutare se sia in atto un cambiamento patologico nelle prestazioni cognitive e funzionali degli anziani rispetto ai 10 anni antecedenti l’intervista. Consiste in una serie di domande da sottoporre al familiare che vive a più stretto contatto con l’anziano, utili a raccogliere dati e informazioni necessari a costruire una prima ipotesi sulla natura dell’eventuale processo patologico in atto, a partire dalla quale strutturare una più approfondita valutazione cognitiva e sviluppare un piano d’intervento per anziano e familiare (o caregiver).
Webinar | Gentlecare a domicilio per la gestione del malato di Alzheimer: str...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
OBIETTIVI:
- Fornire una trattazione del metodo Gentlecare
- Offrire indicazioni sugli interventi da adottare per migliorare la comunicazione
- Offrire indicazioni sugli interventi da adottare per programmare la giornata del malato
- Offrire indicazioni sugli interventi da adottare per adattare gli spazi di vita al malato
- Fornire la checklist ambientale per poter effettuare consulenze a domicilio e in strutture per anziani.
indicazioni per la presentazione di un progetto di training cognitivo e di tecniche espressive di gruppo per anziani con livello cognitivo lieve/lieve moderato, arricchito da esempi e spunti di attività.
Strategie Non Farmacologiche nel trattamento delle DemenzeGabriele Carbone
Given the current lack of therapies that can change the presumed pathogenesis
of Alzheimer’s disease (AD), the scientific community has been stimulated to explore the effectiveness of non pharmacological interventions for manage the manifestations of the demential syndromes in order to delay cognitive and functional decline, reduce mental and behavioral disorders, and thus improve the quality of life of a patient and his or her family. It seems clear that the goal of non pharmacological interventions for an Alzheimer’s patient (or the other demential forms) cannot be that of “fully recovered,” due to the progressive degenerative nature of the disease, but it is definitely to maximize the ability of maintaining the functional autonomy of the patient in one’s environment within the limits imposed by the disease, from the functional damage and resources available. The conceptual basis in support of rehabilitative interventions is supported by two peculiarities of the nervous tissue: neuroplasticity and cell redundancy (cognitive reserve).
Webinar | Invecchiamento e deterioramento cognitivo: uno strumento di previsi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone che presentano un certo grado di decadimento cognitivo e con i loro familiari, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi degli anziani che assistono. Supportare i familiari nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano significa, innanzitutto, riconoscere l’eventuale presenza di un deterioramento cognitivo e distinguerlo da una condizione di normale fisiologia dell’invecchiamento.
Il Questionario Informativo sul Declino Cognitivo negli Anziani (Informant Questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly - IQCODE) è uno strumento di rapida somministrazione che consente di valutare se sia in atto un cambiamento patologico nelle prestazioni cognitive e funzionali degli anziani rispetto ai 10 anni antecedenti l’intervista. Consiste in una serie di domande da sottoporre al familiare che vive a più stretto contatto con l’anziano, utili a raccogliere dati e informazioni necessari a costruire una prima ipotesi sulla natura dell’eventuale processo patologico in atto, a partire dalla quale strutturare una più approfondita valutazione cognitiva e sviluppare un piano d’intervento per anziano e familiare (o caregiver).
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La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
OBIETTIVI:
- Fornire una trattazione del metodo Gentlecare
- Offrire indicazioni sugli interventi da adottare per migliorare la comunicazione
- Offrire indicazioni sugli interventi da adottare per programmare la giornata del malato
- Offrire indicazioni sugli interventi da adottare per adattare gli spazi di vita al malato
- Fornire la checklist ambientale per poter effettuare consulenze a domicilio e in strutture per anziani.
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Obiettivi
Prima sessione (30 novembre):
- Fornire una definizione di invecchiamento fisiologico e di deterioramento cognitivo per imparare a riconoscerli
- Fornire una definizione di demenza e descrivere la malattia di Alzheimer nelle sue componenti morfologiche, fenomenologiche ed eziologiche
- Fornire una panoramica sulle principali metodologie diagnostiche ad alta definizione, i biomarcatori, i fattori di rischio e le terapie farmacologiche attualmente in uso.
La malattia di Alzheimer (Alzheimer Disease - AD) è la principale causa di demenza ed è una delle
patologie croniche più devastanti e prevalenti in individui anziani. Come riportato nel rapporto dell'OMS e Alzheimer Disease International, nel 2015, sono state calcolate in 46.800.000 le persone con demenza nel mondo, di cui più della metà con AD, ed è stimato un incremento di nove milioni e 900 mila casi ogni anno: un nuovo caso ogni 3,2 secondi. L’incidenza della demenza aumenta con l’età e, considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, il numero dei soggetti affetti tende ad aumentare ogni anno; infatti, si prevedono 74,7 milioni di pazienti nel 2030 e 135,4 milioni nel 2050. Nello stesso rapporto del 2015, il costo annuo stimato in tutto il mondo per demenza è di $US 818.000.000.000: oltre l' 1% del prodotto interno lordo mondiale. Un costo così elevato testimonia l'enorme impatto che la demenza ha sulle condizioni socio-economiche in tutto il mondo. Questo significa che, se l’assistenza per la demenza fosse una nazione, sarebbe la diciottesima economia nel mondo e il suo valore economico supererebbe quello di aziende come Apple (742 miliardi) e Google (368 miliardi).
Secondo lo stesso rapporto in Italia attualmente le persone affette da demenza sono oltre 1.200.000 (di cui oltre 700.000 con malattia di Alzheimer) che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050; si stima che nel 2015 i nuovi casi saranno 269.000 e i costi ammonterebbero a 37.6 miliardi di euro. Nel Lazio, nel 2012, sono state stimate in circa 71.000 le persone affette da demenza, di cui 28.000 affette da AD; l’incidenza per tutte le forme di demenza, applicata alla popolazione residente nel Lazio con più di 65 anni, è di circa 14.000 nuovi casi ogni anno.
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaAda Moscarella
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza.
di Ada Moscarella, psicologa, mediatrice familiare
http://mifacciobene.wordpress.com
www.psicologicampani.it
www.ampsico.it
Focus sulla Malattia di Alzheimer nell'ottica d'approccio infermieristico.
Sommario.
Demenza Senile:
- Definizione
Letteratura Scientifica:
- Cenni storici
Epidemiologia:
- Diffusione ed incidenza
Patologia:
- Caratteristiche e modalità d'azione
- Fattori di rischio
Quadro clinico:
- Fasi della malattia
- Fase Iniziale
- Fase Intermedia
- Fase Terminale
- Schema di progressione patologica
Diagnosi:
- Anamnesi e segni oggettivi
- Strumentistica diagnostica
- Test valutativi ed istologici
Terapia:
- Trattamenti terapeutici
- Trattamento farmacologico
- Trattamento basato sui training
- Tipologie training
- Trattamenti integrativi
- Ruolo Caregiver
Prevenzione:
- Fattori modificabili
- Teoria della riserva cognitiva
Assistenza Infermieristica:
- Presa in carico del paziente
Questa presentazione spiega in sintesi le caratteristiche principali del comportamento delle persone autistiche e le linee generali dell'intervento educativo.
La gestione del malato di Alzheimer a domicilio: strumenti pratici per lo psi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone affette da demenza, quasi sempre di tipo Alzheimer e con familiari e/o operatori, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi delle persone che assistono. Progettare interventi nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano del malato e di chi se ne occupa significa, innanzitutto, riconoscere fisiologia e patologia della malattia di Alzheimer e saperne sfruttare i vari aspetti a vantaggio del mantenimento delle abilità della persona.
Il metodo Gentlecare, ideato da Moyra Jones, si basa su tre punti fermi, persone, programmi e spazio, che contraddistinguono l’esistenza del malato di Alzheimer. Agire su questi tre punti in maniera consapevole significa migliorare di molto la qualità della vita del paziente e di chi lo assiste. Insegnare alle persone come comunicare, cosa dire, come programmare le giornate e in che maniera adattare l’ambiente fisico e psicologico attorno alla persona malata significa fornire una protesi ben più robusta di un deambulatore o di un sollevatore meccanico. A partire da una buona checklist, infatti, è possibile, al domicilio e nelle strutture per anziani, fornire consulenze adeguate sulla costituzione degli ambienti, la disposizione dei mobili, la scelta dei colori e delle suppellettili più utili e protesiche per la persona affetta da demenza.
Obiettivi
Prima sessione (30 novembre):
- Fornire una definizione di invecchiamento fisiologico e di deterioramento cognitivo per imparare a riconoscerli
- Fornire una definizione di demenza e descrivere la malattia di Alzheimer nelle sue componenti morfologiche, fenomenologiche ed eziologiche
- Fornire una panoramica sulle principali metodologie diagnostiche ad alta definizione, i biomarcatori, i fattori di rischio e le terapie farmacologiche attualmente in uso.
La malattia di Alzheimer (Alzheimer Disease - AD) è la principale causa di demenza ed è una delle
patologie croniche più devastanti e prevalenti in individui anziani. Come riportato nel rapporto dell'OMS e Alzheimer Disease International, nel 2015, sono state calcolate in 46.800.000 le persone con demenza nel mondo, di cui più della metà con AD, ed è stimato un incremento di nove milioni e 900 mila casi ogni anno: un nuovo caso ogni 3,2 secondi. L’incidenza della demenza aumenta con l’età e, considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, il numero dei soggetti affetti tende ad aumentare ogni anno; infatti, si prevedono 74,7 milioni di pazienti nel 2030 e 135,4 milioni nel 2050. Nello stesso rapporto del 2015, il costo annuo stimato in tutto il mondo per demenza è di $US 818.000.000.000: oltre l' 1% del prodotto interno lordo mondiale. Un costo così elevato testimonia l'enorme impatto che la demenza ha sulle condizioni socio-economiche in tutto il mondo. Questo significa che, se l’assistenza per la demenza fosse una nazione, sarebbe la diciottesima economia nel mondo e il suo valore economico supererebbe quello di aziende come Apple (742 miliardi) e Google (368 miliardi).
Secondo lo stesso rapporto in Italia attualmente le persone affette da demenza sono oltre 1.200.000 (di cui oltre 700.000 con malattia di Alzheimer) che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050; si stima che nel 2015 i nuovi casi saranno 269.000 e i costi ammonterebbero a 37.6 miliardi di euro. Nel Lazio, nel 2012, sono state stimate in circa 71.000 le persone affette da demenza, di cui 28.000 affette da AD; l’incidenza per tutte le forme di demenza, applicata alla popolazione residente nel Lazio con più di 65 anni, è di circa 14.000 nuovi casi ogni anno.
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaAda Moscarella
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza.
di Ada Moscarella, psicologa, mediatrice familiare
http://mifacciobene.wordpress.com
www.psicologicampani.it
www.ampsico.it
Focus sulla Malattia di Alzheimer nell'ottica d'approccio infermieristico.
Sommario.
Demenza Senile:
- Definizione
Letteratura Scientifica:
- Cenni storici
Epidemiologia:
- Diffusione ed incidenza
Patologia:
- Caratteristiche e modalità d'azione
- Fattori di rischio
Quadro clinico:
- Fasi della malattia
- Fase Iniziale
- Fase Intermedia
- Fase Terminale
- Schema di progressione patologica
Diagnosi:
- Anamnesi e segni oggettivi
- Strumentistica diagnostica
- Test valutativi ed istologici
Terapia:
- Trattamenti terapeutici
- Trattamento farmacologico
- Trattamento basato sui training
- Tipologie training
- Trattamenti integrativi
- Ruolo Caregiver
Prevenzione:
- Fattori modificabili
- Teoria della riserva cognitiva
Assistenza Infermieristica:
- Presa in carico del paziente
Questa presentazione spiega in sintesi le caratteristiche principali del comportamento delle persone autistiche e le linee generali dell'intervento educativo.
Library Marketing 101: Preparing your RequestsScot Sterling
"Library Marketing 101: Preparing your Requests" is a slide deck used to inform and instruct library staff at the Alachua County Library District in Gainesville, Florida, on best practices used to work with their national award-winning marketing department.
1° episodio della miniserie di presentazioni dedicate al tema dell'integrazione ospedale - territorio.
Patto per la salute e modello della "presa in carico": gli elementi fondamentali del progetto di integrazione - ospedale territorio per innovare la sanità attraverso l'IT
Integrazione ospedale - territorio il paziente è al centro.
Un progetto per rispondere in maniera capillare alle esigenze di informatizzazione di tutto il processo di continuità della cura .
La presentazione della campagna di disinfezione delle mani in ambiente ospedaliero della ASL Lecce.
Clean Hands Campaign in ASL Lecce: the kick-off slides in Lecce on May, the 27th 2015.
2° episodio della miniserie di presentazioni dedicate al tema dell'integrazione ospedale - territorio.
Mettere il paziente al centro del suo percorso di cura per migliorare la qualità del servizio sanitario, anche grazie al processo di dimissione protetta.
Il Gioco d’Azzardo fa parte delle cosiddette Nuove dipendenze (New Addiction). Di questa categoria fanno parte tutte le dipendenze che non necessitano della presenza di una sostanza stupefacente, bensì di un comportamento; oltre al gioco d’azzardo altri esempi di Nuove Dipendenze sono quelle da sesso, da internet, dal lavoro, da nuove tecnologie.
Il gioco d’azzardo, in particolare, negli ultimi anni ha attirato un interesse massiccio sia da parte della popolazione generale sia da parte degli esperti della salute e del benessere. Questo sia per un vero e proprio boom dell’ offerta e della possibilità di gioco che sta caratterizzando il nostro paese, sia per le ripercussioni che questo incremento improvviso di sale giochi, giochi online, slot, bingo, gratta e vinci e lotterie sta avendo sulla salute e sulla stabilità emotiva e psicologica delle persone.
In tutto questo dove si colloca lo psicologo clinico? Che ruolo potrebbe svolgere nella prevenzione o nella cura del gioco d’azzardo? Che tipo di interventi può proporre e come può spendere la propria professionalità in questo campo?
A queste domande prova a rispondere questo webinar introduttivo sul gioco d’azzardo e il ruolo dello psicologo clinico. Offrendo un quadro generale sugli aspetti fondamentali del fenomeno e provando a stimolare in modo concreto gli psicologi interessati a esercitare in questo specifico ambito lavorativo.
Obiettivi
Informare sulle caratteristiche principali del gioco d’azzardo;
Informare sulle possibilità dello psicologo clinico nell’area dei problemi del gioco d’azzardo;
Fornire strumenti clinici utili allo psicologo clinico per approcciarsi a questo fenomeno
Presentazione dell'iniziativa "Capire e Superare la Depressione" all'interno della Campagna Nazionale di Promozione del Benessere Psicologico MIP-Maggio di Informazione Psicologica.
La depressione è tra le più dolorose e difficili esperienze umane, deruba chi ne soffre dell’energia, dell'interesse e della volontà di migliorare le cose.
La depressione determina una visione profondamente negativa su sé, il mondo ed il futuro. Durante la depressione, sembra che nulla possa cambiare.
Ma le persone depresse possono stare meglio e la depressione può finire. Esistono dei trattamenti efficaci e delle competenze di auto-aiuto che applicate alla propria vita possono aiutare ad affrontare la depressione.
Learning Tool "Dementia and influence of culture".
Made in the framework of the IENE7 project funded with support from the European Commission.
This publication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.
Please, visit www.iene7.eu.
Learning Tool "Topic 4: Demenza e influenza della cultura".
Made in the framework of the IENE7 project funded with support from the European Commission.
This publication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.
Please, visit www.iene7.eu
1. CONVIVERE E PRENDERSI
CURA DELLA PERSONA CON
DEMENZA
Dr.ssa Alessandra Merizzi – Psicologa Clinica, Psicogerontologa
07 novembre 2010
Teatro Europa – Monte San Pietrangeli
2. COS’È LA DEMENZA?
• La Demenza è una sindrome clinica
caratterizzata da una progressiva perdita di
memoria e di altre funzioni mentali e causa una
significativa riduzione delle capacità della vita
quotidiana → cambiamenti fisici e
comportamentali
• Il tasso di prevalenza al di sopra dei 64 anni,
calcolato in Europa e negli USA, è del 8%
circa.
3. COME RICONOSCERLA?
Nella fase iniziale, la persona può presentare
difficoltà progressive in una o più delle
seguenti attività:
• Imparare e ricordare nuove informazioni
• Eseguire compiti complessi
• Ragionare
• Orientarsi
• Parlare
• Avere comportamenti adeguati
4. A CHI CHIEDERE AIUTO?
• Il Medico di Base:
– Può formulare il sospetto diagnostico
– Può individuare le principali cause che possono indurre
un deficit cognitivo
• Il Medico specialista (geriatra, neurologo,
psichiatra):
– Anamnesi mirata
– Esame obiettivo generale e neurologico
– Esami e test di laboratorio (es: esami ematici ed urine;
EEG; TAC o RMI cranica)
• Il Neuropsicologo o Psicogerontologo:
– Valutazione neuropsicologica (test di screening e batterie
complete)
– Intervento individuale per il mantenimento delle capacità
mentali
5. QUANTI TIPI DI DEMENZA?
Demenze degenerative:
Demenza di Alzheimer (50-70%)
Demenza fronto-temporale
Demenza a corpi di Lewy
(10-30%)
Demenza vascolare (10-20%)
Demenze miste (su base degenerativa e vascolare)
Demenza secondaria (generate da condizioni
neurologiche, metaboliche, endocrine, infezioni del
S.N.C., intossicazioni ed altre patologie, che si
associano al normale processo di invecchiamento)
6. DEMENZA FRONTO-TEMPORALE
• Forma di demenza meno comune
• Racchiude: Malattia di Pick, degenerazione del lobo
frontale, demenza associata a malattia di
motoneuroni (es. Parkinson)
• Caratteristiche:
– Forma temporale: coinvolge linguaggio (parafasie)
– Forma frontale: aspetti prevalenti sono comportamentali
e cognitivi
– Sintomi iniziali: inizio insidioso e progressione lenta;
cambiamento dell’umore, personalità e comportamento
– È presente ridotta attenzione e disturbo del linguaggio
– Nello stato terminale diminuiscono i disturbi del
comportamento e compare rigidità motoria e mutismo
7. DEMENZA A CORPI DI LEWY
• Seconda forma di demenza degenerativa più
frequente dopo la MA
• Caratteristiche:
– Fase iniziale: manifestazioni simil-psicotiche (allucinazioni
visive prevalentemente notturne e ideazioni deliranti);
parkinsonismo; fluttuazione stato coscienza e attenzione
→ episodi di confusione;
– Successivamente: aprassia costruttiva, ideomotoria e
dell’abbigliamento, aumentano i disturbi della memoria,
linguaggio ripetitivo con progressivo deterioramento
semantico e lessicale
8. DEMENZA VASCOLARE
• È il deterioramento cognitivo secondario a malattia
cerebrovascolare
• Caratteristiche:
– Esordio acuto con declino improvviso delle funzioni
cognitive;
– Andamento a scalino del decadimento;
– Disorientamento spazio-temporale;
– Disturbo della memoria a breve termine;
– La consapevolezza della malattia è molto ridotta o
assente;
– Deficit della fluenza fonologica;
– Aprassia e linguaggio preservati fino fase intermedio e
grave;
– Fase avanzata: perdita di autonomia fino immobilità.
9. LA MALATTIA DI ALZHEIMER
• È la forma più frequente di demenza
degenerativa.
• Meno dell’1% delle persone sotto 65 anni ne è
affetto (ereditaria, ma molto rara).
• A livello corticale formazione di placche amiloidi
e matasse neurofibrillari → diagnosi certa solo
tramite biopsia o autopsia postmortem.
• Si differenzia da altre demenze per carattere
patologico di alcuni comportamenti.
10. COME IDENTIFICARLA?
• Quando si manifestano i primi sintomi è
fondamentale fare degli accertamenti;
• Per riconoscere la malattia sono state
approvate delle Linee Guida internazionali
che permettono l’accuratezza della diagnosi
al 90%;
• Non allarmiamoci troppo, ma attiviamoci:
– Informazione
– Collaborazione
11. CARATTERISTICHE
DELL’ALZHEIMER IN FASE INIZIALE
• Difficoltà della memoria, soprattutto MBT;
• Episodi di disorientamento spaziale e
temporale;
• Progressiva incapacità di apprendere;
• Difficoltà nel linguaggio: recupero ed uso
appropriato dei vocaboli;
• Compromissione capacità di giudizio;
• Difficoltà di pensiero astratto (incapacità di fare
la spesa, di prendere l’autobus);
• Accentuazione di alcuni tratti di carattere con
irritabilità, tendenza alla depressione ed al ritiro
sociale
12. ... NELLA FASE INTERMEDIA
• Si evidenziano i deficit di memoria (+ M.
Autobiografica);
• Il disorientamento spazio-temporale diventa
costante;
• Complicazioni nel linguaggio (afasia);
• Maggiore perdita di autonomia: capacità di vestirsi
(aprassia dell’abbigliamento) e di riconoscere gli
oggetti (agnosia);
• Comparsa di alterazioni dell’umore e del
comportamento a volte con sintomi psicotici:
agitazione, ansia, depressione, aggressività,
affaccendamento, wandering, deliri, allucinazioni.
• Cambiamenti nella percezione: i cinque sensi.
13. ALZHEIMER IN FASE AVANZATA
• Funzioni cognitive completamente compromesse;
• Mancato riconoscimento di volti e luoghi familiari;
• Il linguaggio è sempre più povero;
• Rigidità nel movimento e bradicinesia;
• Incontinenza;
• Perdita della capacità di camminare;
• Difficoltà ad alimentarsi (prima per disturbi del
comportamento, poi per disfagia);
• La durata della fase terminale dipende molto
dall’assistenza fornita (igiene, alimentazione,
idratazione… e amore!)
14. “Se uno mi ama perché sono intelligente, se uno
mi ama perché sono sano, se uno mi ama
perché sono buono, ama proprio me? No,
perché potrei perdere l’intelligenza, la salute,
diventare anche cattivo, ma essere ancora io,
malgrado tutto” (Blaise Pascal)
15. LA NOSTRA QUOTIDIANITÀ: COME SI
COMPORTANO I NOSTRI CARI? PERCHÈ?
• Anche i cinque sensi cambiano… Vediamo
come.
• Dal primo risveglio di ogni mattino: le attività
di base.
• La comunicazione possibile
• Quei cambiamenti negativi nel
comportamento… che significato
hanno? Come gestirli?
16. I CINQUE SENSI: LA VISTA
• Le abilità visive sono varie e possono
subire diversi cambiamenti, come:
– nella comprensione di immagini;
– nel riconoscimento di oggetti;
– nell’interpretazione di ciò che vedono;
– nel senso di profondità e di distanza…
• Qualche accorgimento:
– nelle “uscite” da casa;
– nell’illuminazione delle stanze;
– nelle superfici riflettenti e specchi…
20. L’UDITO
• Spesso l’udito viene preservato, ma viene
a mancare l’interpretazione corretta di
quanto ascoltato, soprattutto in situazioni
di confusione o eccessiva stimolazione.
• Come aiutarli:
– Evitare troppi rumori (es. radio e tv)
– Evitare presenza di troppe persone in casa
21. IL TATTO
• A volte non si riconoscono sensazioni
fisiche come il freddo, il caldo, situazioni di
disagio e/o di dolore.
• È bene:
– Regolare la temperatura dell’acqua e nel
servire i pasti;
– Controllare com’è vestito.
22. IL GUSTO E L’OLFATTO
La riduzione o la perdita di questi due sensi
possono avere conseguenze sulla salute e la
sicurezza.
• È importante aiutarli nel gestire l’alimentazione ed
evitare la
vicinanza di prodotti dall’aspetto
o odore commestibili.
• Istallare dispositivi rilevamento
fumo e gas e controllare presenza
alimenti deperiti.
23.
24. COMINCIAMO LA NOSTRA
GIORNATA: LAVARSI
• L’igiene è un’attività ben consolidata e privata:
– mantenere le sue abitudini precedenti (modalità e
frequenza) → evitiamo sentimenti di vergogna e
umiliazione che potrebbero causare ulteriori difficoltà.
• Quando il nostro caro non ha voglia o si dimentica
di lavarsi (disorientamento temporale), è preferibile
non insistere e proporre l’attività in un secondo
momento.
• Diamo tempo al malato di compiere le azioni
secondo le proprie abitudini e capacità.
25. In fase avanzata, può
succedere che non si riconosca
più l’attività del lavarsi, quindi il
semplice getto d’acqua diviene
fonte di paura e disagio: se il
bagno o la doccia diventa
troppo traumatico si può optare
con spugnature, spiegando
passo passo ciò che si sta
facendo. È bene fare anche
attenzione alla temperatura
dell’acqua e della stanza e
tenere tutto il necessario a
portata di mano.
26. VESTIRSI
• Coordinamento, equilibrio, orientamento,
pianificazione, movimento, sono tutti aspetti
essenziali nella scelta degli abiti e nel come
indossarli… quando ci si riesce!
• Cerchiamo di mantenere la sua autonomia:
– Fare in modo che nell’armadio ci siano
indumenti idonei alla stagione;
– Preparare i vestiti rispettando la sequenza per
indossarli;
– Preferire indumenti comodi e pratici;
– Avere pazienza di rispettare i suoi tempi.
27.
28. QUANDO MANCA LO STIMOLO
• I primi episodi di incontinenza posso causare
grande disagio e difficoltà:
– aiutare nel controllo sfinterico stabilendo, quanto
possibile, una regolarità nell’andare in bagno (ogni 2-3
ore);
– osservare attentamente: cogliere le espressioni di
disagio → qualora non in grado di comunicare
verbalmente, la persona può diventare irrequieta,
togliendosi vestiti o cambiando espressione del volto…
• Quando arriva il momento del pannolino?
– inizialmente limitare alle uscite e durante la notte,
mentre di giorno a casa si accompagna più volte in
bagno
– nel caso di inconvenienti è consigliabile mantenere la
calma, essere comprensivi e rassicuranti.
29. Da ricordare sempre:
La persona malata non fa le cose sbagliate
deliberatamente, per fare un dispetto o per
cattiveria; la malattia le toglie un po’ alla
volta la possibilità di fare e di capire.
30. COME COMUNICARE?
• Il linguaggio verbale non è l’unico mezzo
di comunicazione.
• Comunicazione Non Verbale: le persone
malate di demenza diventano
particolarmente sensibili ai messaggi del
corpo, dei gesti e del comportamento →
l’espressione del viso, lo sguardo, il tono
della voce, la postura,
la vicinanza e il contatto fisico.
31. ALCUNI ACCORGIMENTI NEL
DIALOGO CON IL MALATO
• Usare frasi corte e semplici;
• Porsi sempre di fronte alla persona e stabilire un
contatto visivo;
• Parlare lentamente usando un tono di voce
adeguato;
• Chiamare il malato per nome, trattandolo con
rispetto e non utilizzando un linguaggio infantile;
• Evitare di parlare con altre persone di lui come se
fosse assente o non in grado di capire;
• Non mettere fretta nel dialogo;
• Porre domande semplici e dirette;
32. • Accompagnare le parole con gesti ed espressioni
per facilitare la comprensione;
•Cercare di essere calmi, attenti ed interessati
quando ci parla;
•Se ha difficoltà ad esprimersi cercare di farselo
spiegare a gesti, non anticipiamo noi la parola;
•Ridurre al minimo le fonti di distrazione ed i rumori
per aiutare la sua attenzione nel dialogo.
33. COMPORTAMENTI INSOLITI
• I disturbi del comportamento sono numerosi e
solitamente frequenti nella fase intermedia.
• Variano non solo in base al tipo di demenza, ma
anche da persona a persona.
• Le cause possono essere molto diverse:
– legate al decadimento cognitivo;
– alla salute ed allo stato emotivo;
– all’ambiente circostante;
– alle difficoltà di linguaggio o di svolgimento di attività.
34. I DELIRI
• False convinzioni non modificabili con il
ragionamento.
• I deliri più frequenti:
– Furto
– Persecuzione, veneficio, abbandono
– Mancato riconoscimento della propria casa, dei familiari e
di se stesso
– Errata interpretazione delle scene televisive
• Generalmente è inutile e dannoso cercare di farlo
ragionare per mostrargli che le sue affermazioni non
sono vere → assecondare e cercare di distrarlo
attirando la sua attenzione con altri discorsi o
attività.
35. LE ALLUCINAZIONI
• False percezioni sensoriali non associate a stimoli
esterni.
• Le allucinazioni più frequenti:
– Visive (persone, animali o cose inesistenti)
– Uditive (rumori o voci)
– Tattili (sensazioni fisiche come se fosse toccato)
• Possono causare grande angoscia → riconoscerle
e non sottovalutarle
• Rassicurare e distrarre la persona, NON discutere
e contrastare
37. AGITAZIONE E AGGRESSIVITÀ
• Si manifesta in vari modi:
– irrequietezza fisica;
– incapacità a stare fermi;
– attacchi verbali e fisici.
• Perché?
– Disagio fisico che non riescono ad esprimere;
– Decadimento funzioni mentali;
– Sindrome del tramonto → molto importante
illuminazione ambiente
• Mantenere la calma e cercare di capire il motivo.
38. WANDERING:
IL VAGABONDAGGIO
• Girovagare senza meta, senza scopo preciso,
alla ricerca di…
• Ripetizione continua e incessante di gesti e
attività (frugare, spostare oggetti)
• Può essere indice di noia, del cercare di fare
qualcosa.
• Può essere pericoloso per la sua sicurezza:
– Evitare che esca solo;
– Far sì che porti con sé documento identità;
– Sistemi di chiusura e sicurezza porte
– Non cercare di limitare questa attività → pericolo
reazioni brusche, rabbia…
39. DISTURBI
DELL’ALIMENTAZIONE
• Riduzione o aumento dell’appetito, variazioni
abitudini e preferenze, variazioni di peso.
• È importante aiutarlo a mantenere una
alimentazione corretta.
• Per i cali di attenzione a cui è soggetto, è bene
ridurre i rumori e creare atmosfera calma
durante il pasto.
• Attenzione alla progressione della malattia:
aprassia della deglutizione e disfagia.
40. DISTURBI DEL SONNO
• Agitazione, insonnia, inversione ritmo sonno-
veglia.
• Possono essere provocati da mancanza di
attività giornaliera, tendenza a dormire, routine,
incontinenza, ansia, depressione,
disorientamento temporale.
• Cosa fare?
– Coinvolgerlo in attività piacevoli;
– Evitare bevande eccitanti la sera;
– Controllare problemi fisici (crampi muscolari,
infezioni, dolori);
– Orario (routine);
– Illuminare un po’ la stanza
41. LA DEPRESSIONE
• I sintomi depressivi possono essere presenti in modo
variabile. Soprattutto nella fase iniziale ed
intermedia della malattia.
• A livello comportamentale è presente:
– negatività e in atteggiamento di rifiuto
– isolamento
– tristezza e apatia
– mancanza di interesse per attività prima piacevoli.
• Causa: spesso è la consapevolezza delle proprie
difficoltà e la paura di non essere adeguato.
• Cosa fare?
– Minimizzare difficoltà ed errori
– Coinvolgerlo in attività semplici e idonee alle sue capacità
– Farlo partecipare alla vita familiare e sociale
42. L’ANSIA
• Come si manifesta: agitazione psicomotoria,
irrequietezza, tensione, domande ripetitive, sintomi
fisici (tachicardia, dispnea), eccessivo attaccamento
al caregiver.
• Causa: situazione non familiare; quando viene
messo al corrente di appuntamenti o problemi
familiari.
• Come intervenire?
– Comunicare uscite, appuntamenti all’ultimo momento;
– Evitare di parlare di problemi, ma riferire solo aspetti
positivi della famiglia.
• L’attaccamento può derivare dalla paura di essere
abbandonato: evitare di uscire senza comunicarlo e
lasciare il malato in compagnia, magari svolgendo
un’attività piacevole.
43. LA DISINIBIZIONE
• Incapacità di controllare i propri impulsi:
impazienza, irritabilità, gesti e verbalizzazioni
non appropriati → comportamenti
imbarazzanti, come spogliarsi in pubblico,
mostrare interesse eccessivo verso estranei o
bambini, richieste di tipo sessuale (mancata
capacità di giudizio).
• Questi disturbi sono conseguenza
della malattia: non reagire in modo
esagerato, cercare di distrarre
il malato coinvolgendolo in altre
attività.
44. ALTRI CONSIGLI PRATICI PER
STARE INSIEME CON PIÙ ARMONIA
• L’ambiente domestico;
• La guida;
• Attività piacevoli nella quotidianità;
• Controlli medici.
45. VIVERE SICURI IN CASA
• Ricordate: impedimenti e costrizioni sono spesso
causa di agitazione, rabbia e reazioni catastrofiche.
• Piccoli accorgimenti:
– Verificare la luminosità delle stanze;
– Usare luci notturne nei bagni e corridoi;
– Rimuovere dal pavimento tappeti, fili, prolunghe;
– Togliere le chiavi dalle porte delle stanze;
– Rilevatore fumo, gas;
– Mettere sottochiave detersivi, farmaci, alcolici, oggetti
taglienti;
46. … ANCORA CONSIGLI…
– Eliminare piante velenose;
– Malato fumatore: solo in compagnia;
– Tappeti antiscivolo nella vasca o doccia;
– Evitare lasciare in vista troppo cibo;
– Spazzatura ben coperta;
– Togliere apparecchiature elettriche dal bagno;
– Attenzione nell’uso di stufe e coperte elettriche;
– Attenzione a finestre o ringhiere troppo basse;
– Corrimano nelle scale;
– Rimuovere o coprire gli specchi.
47. LA GUIDA
• La perdita di memoria, disorientamento,
rallentamento e ridotta capacità attentiva presenti
nelle demenze, fanno sì che il malato alla guida sia
pericoloso per sé e per gli altri.
• Talvolta smette volontariamente, ma in alcuni casi,
non riesce ad esserne consapevole.
• Come fare?
– Nelle fasi iniziali è preferibile accompagnarlo nella
guida;
– Chiedere, d’accordo con il medico specialista, la
revisione della patente;
– Cercare di spiegare che disturbi di memoria e/o
assunzione di farmaci controindicano la guida;
48. – Chiedere al medico certificato in cui vieta
l’uso dell’auto e mostrarlo al malato qualora
insista per mettersi in strada;
– Nascondere le chiavi;
– Manomettere dei cavi;
– Parcheggiare in un punto un po’ più distante
e diverso dal solito;
– Se nessun altro usa l’auto, considerare l’idea
di venderla.
49. STIMOLARE IL CORPO …
• L’esercizio fisico è importante e va
incoraggiato:
– Mantiene migliore stato di salute;
– Tiene occupata la persona.
• Scegliere l’attività in base alle capacità ed
inserirla nella routine quotidiana
mantenendo sempre lo stesso orario.
• Esempi: passeggiate,
cyclette, stretching…
50. … E LA MENTE
• Stimolazione sensoriale:
– Arti terapie: disegni e colori, musica, danza;
– Attività ricreative: giocare a carte, tombola …;
– Terapia occupazionale: maglia, uncinetto, cucina …;
– Pet terapy: cura di animali domestici.
• Stimolazione cognitiva:
– Orientamento alla realtà: calendario, cartoline e foto;
– Giochi di memoria, attenzione, ragionamento: memory,
cruciverba semplici, quiz …
• Stimolazione emozionale:
– Reminiscenza: ricordi, storie di vita che nel racconto trovano
la risoluzione di conflitti emotivi;
– Terapia di validazione: ascolto empatico, contatto visivo e
tattile, seguirlo nel suo mondo parlando del suo passato;
– Colloqui o psicoterapia di supporto per fronteggiare i
cambiamenti dovuti alla malattia.
51. COSA POTETE FARE A CASA?
• Utilizzare la lettura
• La scrittura, il disegno
• Conversare, discutere su vari temi della vita
• Osservare foto, immagini naturalistiche, vecchi
album di famiglia
• Ascoltare la musica, cantare
• Giocare
• Nelle fasi terminali: musica, colori, tatto, contatto
visivo e fisico e dolci parole
52. MONITORARE LO STATO DI
SALUTE
• Il malato di demenza deve essere regolarmente
seguito e visitato dal medico specialista e dal
medico di medicina generale.
• A volte le visite possono essere frustranti per il
nostro familiare: meglio comunicare
l’appuntamento all’ultimo momento cercando di
essere positivi nell’informarlo sul tipo di visita.
• Sarebbe meglio farsi accompagnare da un altro
familiare o conoscente che tenga compagnia al
malato mentre si parla con il medico.
• Quando ci sono tempi d’attesa lunghi, portare con
sé qualcosa da bere, mangiare o oggetti per
distrarlo.
53.
54. “Il mio papà era una persona forte, coraggiosa e determinata… era
innamorato della vita!
La sua gioia di vivere era contagiosa, e nonostante molte dolorose
esperienze era un inguaribile ottimista…
Sognava di invecchiare circondato dall’affetto dei suoi familiari,
accanto ai suoi nipoti…
Un giorno si accorse che tutto il mondo era immerso nella nebbia e i
volti delle persone che amava diventavano sfuocati.
Si sentì come un naufrago, non sapeva da dove era venuto e non
sapeva dove doveva andare…
Ma non si perse d’animo… cercò un aiuto per camminare il suo
cammino…
Si era perso nel tempo e cercava una mano a cui aggrapparsi
Presi la sua mano tra le mie e per quattro anni lottammo insieme
contro la malattia aiutandoci reciprocamente…
Scoprì che i malati di Alzheimer hanno una visione parziale della
vita, ma provano emozioni e sanno dare e ricevere amore.
… non è vero che i malati d’Alzheimer non capiscono, io ho ricevuto
dal mio papà tanto amore perché glie ne ho dato tanto.
… 4 anni della mia vita accanto ad un papà tenero e fragile che non
ha MAI smesso di insegnarmi cosa vuol dire AMARE!”
(Valletti Ghezzi Manuela, “Papà mi portava in bicicletta”)
55. PILLOLE DI EDUCAZIONE ALLA
SALUTE
• Problemi di memoria a 50 anni? Non
allarmatevi subito, ma informatevi da fonti sicure
e curate il vostro stile di vita.
• Quando si ha in carico un familiare con
demenza, il lavoro di assistenza è molto duro:
prendetevi cura di voi stessi, ritagliatevi degli
spazi per rilassarvi e/o dedicarvi ai vostri hobby
e interessi… non è egoismo! Se non vogliamo
bene a noi stessi non possiamo aiutare gli altri.
56. STILE DI VITA E MEMORIA
• L’alimentazione:
– La colazione è molto importante: fonte di glucosio →
acetilcolina
– Introdurre i cereali integrali: vitamina B1 → acetilcolina
– Fare pasti equilibrati e variare le pietanze: più passano
gli anni meno si ha bisogno di zuccheri e grassi,
moderati cibi proteici e maggiori dosi di frutta, verdura e
cereali integrali;
– Bere molta acqua;
– Evitare: alcol, tabacco, caffè e tè;
• Attenzione ai farmaci: possono essere loro la
causa delle nostre dimenticanze (antistaminici,
analgesici, anti-ulcera, antidepressivi, ansiolitici,
antipsicotici).
57. FITNESS PER IL CORPO E PER
LA MENTE
• Mantenersi attivi fisicamente migliora anche le
prestazioni mentali: passeggiare, correre,
nuotare, partecipare a corsi di ginnastica a corpo
libero, yoga…
• Cercate di coltivare anche qualche interesse
culturale: leggere, scrivere, guardare films,
mostre, enigmistica…
• Aiutate la vostra memoria imparando qualche
mnemo-tecnica: il corso “La palestra della
memoria” è l’ideale per avere informazioni
dettagliate ed apprendere semplici strategie da
utilizzare nella quotidianità.
58. … per avermi ascoltata, 1000
Grazie!
… a nonno Peppe
59. LEGGERE PER INFORMARSI
• BIBLIOGRAFIA:
– Vigorelli Pietro, Alzheimer senza paura. Manuale di aiuto per i
familiari: perchè parlare, come parlare, Rizzoli, 2008
– L. Quaia, Mnemosine – Eserciziario per la memoria, versione per
familiari Centro Donatori del Tempo, ediz. Nodolibri, Como, 2001
– AA.VV., Vademecum Alzheimer, edito dall’A.I.M.A., pagg. 186,
in uscita la seconda edizione.
– Vigorelli P., IL GRUPPO ABC. Un metodo di autoaiuto per i familiari
di malati Alzheimer
Franco Angeli 2010.
– Mercè Arànega, versione italiana a cura di Patrizia Spadin, Mia nonna è
diversa dalle altre, edito dall’A.I.M.A., 2000 (Per spiegare l’Alzheimer a
bambini dai 7 ai 10 anni)
• SITOGRAFIA:
– www.alzheimer.it
– www.segnalo.it/luciana/biblio-demenze.htm
– www.alzheimer-aima.it
– www.formalzheimer.it
– “Non è più lei, non è più lui. Malattia di Alzheimer. Una guida per le
famiglie” http://ops.provincia.vicenza.it/notizie/documento.php/5724