Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, o comunque a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto dei loro figli con il cibo.
Di obesità infantile si è parlato anche nell’ultima Riunione informale dei ministri della salute dell’Unione europea a La Valletta (Malta), il 19 e 20 marzo 2017.
Durante questo incontro i Ministri della Salute hanno sottolineato come l’obesità sia un problema di portata epidemica sempre più diffuso in Europa, ribadendo la necessità di una maggiore collaborazione tra Stati che includa il coinvolgimento di tutti i settori della società.
Non possiamo in quanto psicologi, categoria che lavora sul comportamento umano, esimerci dall’affrontare e trattare questa tematica di basilare importanza per il futuro di tutti. Ecco perché è necessario formarsi ed informarsi su una questione così pregnante.
Ovviamente la cura dell’alimentazione dei bambini è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò fondamentale che noi psicologi lavoriamo con i genitori e con le istituzioni per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade frequentemente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante, ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti sani). C'è poi sicuramente tutta la questione della fame emotiva dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento. 2^ parteObiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, o comunque a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto dei loro figli con il cibo.
Di obesità infantile si è parlato anche nell’ultima Riunione informale dei ministri della salute dell’Unione europea a La Valletta (Malta), il 19 e 20 marzo 2017.
Durante questo incontro i Ministri della Salute hanno sottolineato come l’obesità sia un problema di portata epidemica sempre più diffuso in Europa, ribadendo la necessità di una maggiore collaborazione tra Stati che includa il coinvolgimento di tutti i settori della società.
Non possiamo in quanto psicologi, categoria che lavora sul comportamento umano, esimerci dall’affrontare e trattare questa tematica di basilare importanza per il futuro di tutti. Ecco perché è necessario formarsi ed informarsi su una questione così pregnante.
Ovviamente la cura dell’alimentazione dei bambini è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò fondamentale che noi psicologi lavoriamo con i genitori e con le istituzioni per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade frequentemente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante, ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti sani). C'è poi sicuramente tutta la questione della fame emotiva dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del rapporto con il cibo in età evolutiva.
Grazie ad un taglio prettamente teorico-pratico, tutti gli psicologi che lavorano con i genitori, avranno la possibilità di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area così delicata.
Questa presentazione spiega in sintesi le caratteristiche principali del comportamento delle persone autistiche e le linee generali dell'intervento educativo.
Il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento. 2^ parteObiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, o comunque a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto dei loro figli con il cibo.
Di obesità infantile si è parlato anche nell’ultima Riunione informale dei ministri della salute dell’Unione europea a La Valletta (Malta), il 19 e 20 marzo 2017.
Durante questo incontro i Ministri della Salute hanno sottolineato come l’obesità sia un problema di portata epidemica sempre più diffuso in Europa, ribadendo la necessità di una maggiore collaborazione tra Stati che includa il coinvolgimento di tutti i settori della società.
Non possiamo in quanto psicologi, categoria che lavora sul comportamento umano, esimerci dall’affrontare e trattare questa tematica di basilare importanza per il futuro di tutti. Ecco perché è necessario formarsi ed informarsi su una questione così pregnante.
Ovviamente la cura dell’alimentazione dei bambini è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò fondamentale che noi psicologi lavoriamo con i genitori e con le istituzioni per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade frequentemente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante, ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti sani). C'è poi sicuramente tutta la questione della fame emotiva dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del rapporto con il cibo in età evolutiva.
Grazie ad un taglio prettamente teorico-pratico, tutti gli psicologi che lavorano con i genitori, avranno la possibilità di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area così delicata.
Questa presentazione spiega in sintesi le caratteristiche principali del comportamento delle persone autistiche e le linee generali dell'intervento educativo.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
La dott.ssa Pirola presenterà le principali caratteristiche del comportamento alimentare di bambini e adolescenti, delle condotte alimentari “corrette” e disfunzionali dalla primissima infanzia, passando attraverso lo svezzamento, l’età scolare sino all’ adolescenza
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
La dott.ssa Pirola presenterà le principali caratteristiche del comportamento alimentare di bambini e adolescenti, delle condotte alimentari “corrette” e disfunzionali dalla primissima infanzia, passando attraverso lo svezzamento, l’età scolare sino all’ adolescenza
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
La Mindful Eating, riscuote ampio successo anche fra i bambini, in quanto rappresenta un approccio divertente, poco invasivo, non restrittivo e rispettoso della natura dei bambini.
La dieta bilanciata in età pediatrica, per prevenzione di patologieAgnese Cremaschi
Si è chiuso anche quest’anno il Congresso Nazionale di Antibioticoterapia in Età Pediatria svoltosi dal 18 al 20 ottobre a Milano, giunto ormai alla sua 36° edizione.
I diversi relatori hanno offerto aggiornamenti specialistici per condurre sia a una più precisa diagnosi, ma sopratutto a una più efficace prevenzione e terapia dalle malattie in età pediatrica.
I temi proposti dai diversi relatori includevano alcuni aspetti della patologia pediatrica, come quelli cardiologici e quelli delle malattie neuromuscolari, che spesso sono direttamente affidati agli specialisti senza alcun tentativo iniziale di approfondimento.
La Mindful Eating, riscuote ampio successo anche fra i bambini, in quanto rappresenta un approccio divertente, poco invasivo, non restrittivo e rispettoso della natura dei bambini.
L’obesità infantile è un problema globale di salute pubblica e rappresenta uno dei principali disturbi nutritivi nei bambini e negli adolescenti nei paesi occidentali. L’obesità si sviluppa all’interno di specifici modelli alimentari e di culture delle famiglie, con un’incidenza maggiore fra i soggetti economicamente più svantaggiati. Sono rilevanti gli stili di vita e il peso dei mass media sull’incremento di tale problema definito come una «nuova epidemia». L’ approccio integrato deve tenere conto della “complessità” nell’ambito della unità mente-corpo.
Linee guida per la costruzione di percorsi clinici ed assistenziali per i dis...Raffaele Barone
I Disturbi del comportamento Alimentare ((Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione DSM 5 2014) “sono caratterizzati da persistente disturbo dell'alimentazione oppure da comportamenti inerenti l'alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo che compromette significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale” (DSM5).
Tali disturbi includono quadri clinici, di interesse psichiatrico ed internistico, adeguatamente codificati.
Convegno Nutrizione e Immunità dagli alimenti ai farmaci a MilanoAgnese Cremaschi
L’evento, gratuito e riservato agli operatori di salute del bambino, ha visto i responsabili scientifici: il Professore Marcello Giovanini e la Professoressa Enrica Riva impegnati nella discussione di diversi temi legati all’alimentazione e ai farmaci per uno scudo di difesa del bambino in comunità.
In particolare, abbiamo discusso con il Prof. Marcello Giovannini dell’importanza dell’educazione nutrizionale e sanitaria riguardante nutrizione e immunità. Ci siamo chiesti come possiamo cambiare la mentalità delle persone e fornire la giusta educazione per far sì che genitori, famigliari, pediatri e nutrizionisti possano modificare il proprio vivere e rapportarsi quotidiano, soprattutto a fronte di una scarsa conoscenza di certe tematiche nel nostro Paese.
Il professor Giovanini ci ha spiegato perché pensa che uno dei momenti migliori per affrontare e porre le basi per questo tema sia il corso psico-profilattico preparto della donna.
In quel momento, infatti, la donna è più sensibile, anche se ha partorito precedentemente, sarà importante quindi illustrarle, oltre alla giusta alimentazione in gravidanza e durante l’allattamento, anche le nozioni sui problemi nutrizionali, di controllo qualità dei prodotti per imparare a distinguere quali sono gli alimenti più indicati per i bambini nei primi tre anni d’età.
È un momento privilegiato per introdurre le basi dell’educazione alimentare per il bambino piccolo dal momento dello svezzamento in poi, ricordando che nei primi tre anni è molto importante siano a misura di bambino, tenendo sempre presente che il bambino non è un piccolo adulto ma un organismo in crescita (del resto il cervello cresce nei primi tre anni quando non crescerà per tutta la vita).
Il professore ci ha ricordato che l’immunità comincia a funzionare un po’ dopo il primo anno di vita, è quindi cruciale il momento in cui il bambino entra in comunità perché dopo i sei mesi anche nell’allattato al seno le difese immunitarie trasmesse con il latte pur essendo presenti sono più basse, quindi in quel momento si rischia che il bambino in comunità si ammali più frequentemente di quanto si può ammalare dopo l’anno ma sopratutto dopo il terzo anno di vita, va quindi trasmesso ai genitori il messaggio di quanto sia importante un’alimentazione corretta e attenta in questi primi anni di vita.
Dal convegno "Alimentazione, stili di vita e salute dei bambini" - 4 maggio 2010, Roma. Lo scenario attuale - Presentazione del position paper "Crescita sana e nutrizione nei bambini" - Claudio Maffeis
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Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
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Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...Obiettivo Psicologia Srl
I Concorsi Pubblici per Dirigente Psicologo nel SSN rappresentano un possibilità lavorativa importante per gli psicologi-psicoterapeuti tuttavia, richiedono un’attenzione sistematica all’uscita dei bandi di concorso ed una preparazione molto vasta ed impegnativa che comprende la maggior parte degli ambiti applicativi e teorici della psicologia.
Per partecipare ad un concorso è importante avere un’idea di come prepararsi, dei tempi necessari ad uno studio attento ed articolato e di cosa studiare poiché, la normativa vigente non prevede che debba essere comunicato un programma di riferimento.
Le problematiche legate al peso corporeo sono una forma di malessere molto diffuso nella società attuale, a causa del grande valore attribuito al corpo e alla “perfezione fisica”.
Lo Psicologo, attraverso un percorso di Counseling Psicologico applicato a situazioni specifiche che non implicano la presenza di disturbi mentali, è in grado di sostenere l’individuo nel comprendere la base del suo malessere e ristabilire un adeguato rapporto con il corpo e con il cibo.
Per lavorare al meglio risulta fondamentale svolgere un adeguato assessment iniziale. Cogliere da subito i bisogni della persona che abbiamo di fronte e strutturare il percorso migliore sono sicuramente la modalità più efficace per aiutare il nostro cliente e proporgli la strada più adatta a lui.
L’analisi funzionale e il modello di Glasser: due strumenti per la gestione d...Obiettivo Psicologia Srl
Lo Psicologo che opera in ambito educativo si trova spesso di fronte alle richieste di genitori, insegnanti, dirigenti, formatori ed educatori che necessitano di un aiuto nella gestione di comportamenti ostili e aggressivi di bambini e ragazzi. Tali comportamenti costituiscono una fonte di fatica e di frustrazione per chi si trova a doverli gestire. Ridurre questi comportamenti e aiutare il bambino/ragazzo ad acquisire un atteggiamento più adeguato al contesto è possibile, ma occorrono interventi mirati alle loro cause reali.
L’Analisi Funzionale rappresenta un’operazione che consente di valutare in che cosa consiste, come è nato e come si mantiene un determinato comportamento. È caratterizzata da un insieme di procedure e strumenti per raccogliere dati e informazioni necessarie a costruire una prima ipotesi sulla natura del comportamento presentato, a partire dalla quale strutturare e sviluppare un piano d’intervento.
Le forme che un comportamento aggressivo può assumere sono varie e diverse. Al di là delle manifestazioni silenti e nascoste, o scoperte e palesi, che il malessere può assumere, educatori, genitori e psicologi si trovano di fronte a bambini/ragazzi che non si adattano alla routine del contesto, manifestando un comportamento aggressivo, ostile, sgarbato, scontroso o poco comunicativo; richiedono all’educatore molto più tempo, energia e pazienza della maggior parte dei loro coetanei; sembrano resistenti e irriconoscenti per qualunque aiuto si offra loro. L’analisi funzionale costituisce un valido strumento di assessment del comportamento aggressivo.
Ma cosa fare una volta definito e valutato il comportamento? Esistono numerose strategie indirizzate alla modificazione del comportamento problematico e diverse tecniche che si propongono di risocializzare le credenze e gli atteggiamenti dei ragazzi.
Analisi funzionale e modello di Glasser: due strumenti per gestire i comporta...Obiettivo Psicologia Srl
Lo Psicologo che opera in ambito educativo si trova spesso di fronte alle richieste di genitori, insegnanti, dirigenti, formatori ed educatori che necessitano di un aiuto nella gestione di comportamenti ostili e aggressivi di bambini e ragazzi. Tali comportamenti costituiscono una fonte di fatica e di frustrazione per chi si trova a doverli gestire. Ridurre questi comportamenti e aiutare il bambino/ragazzo ad acquisire un atteggiamento più adeguato al contesto è possibile, ma occorrono interventi mirati alle loro cause reali.
L’Analisi Funzionale rappresenta un’operazione che consente di valutare in che cosa consiste, come è nato e come si mantiene un determinato comportamento. È caratterizzata da un insieme di procedure e strumenti per raccogliere dati e informazioni necessarie a costruire una prima ipotesi sulla natura del comportamento presentato, a partire dalla quale strutturare e sviluppare un piano d’intervento.
Le forme che un comportamento aggressivo può assumere sono varie e diverse. Al di là delle manifestazioni silenti e nascoste, o scoperte e palesi, che il malessere può assumere, educatori, genitori e psicologi si trovano di fronte a bambini/ragazzi che non si adattano alla routine del contesto, manifestando un comportamento aggressivo, ostile, sgarbato, scontroso o poco comunicativo; richiedono all’ educatore molto più tempo, energia e pazienza della maggior parte dei loro coetanei; sembrano resistenti e irriconoscenti per qualunque aiuto si offra loro. L’analisi funzionale costituisce un valido strumento di assessment del comportamento aggressivo.
Ma cosa fare una volta definito e valutato il comportamento? Esistono numerose strategie indirizzate alla modificazione del comportamento problematico e diverse tecniche che si propongono di risocializzare le credenze e gli atteggiamenti dei ragazzi.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Il colloquio psicologico in ambito sessuologico: un metodo d’indagine - Parte 2Obiettivo Psicologia Srl
Oltre 16 milioni di italiani soffrono di problematiche sessuologiche: disfunzione erettile, eiaculazione precoce e calo del desiderio per gli uomini, anorgasmia, vaginismo e calo del desiderio per le donne. In linea con tutto ciò le richieste di consulenze su tematiche sessuologhe sono cresciute, negli ultimi 5 anni, del 15%.
Ma la sessuologia, in Italia, è ancora lontana dall’avere un’identità ben definita: limitrofa alla medicina, ma certamente anche alla psicologia, troppo spesso “banalizzata” anche dai mezzi di comunicazione, fatica a conquistare uno spazio specifico nella formazione accademica. Ricaduta di ciò è che molti psicologi e psicoterapeuti che lavorano per definizione per migliorare la salute dei propri pazienti, non sono adeguatamente formati ad intercettare problematiche di natura sessuale e di conseguenza porre in essere interventi di consulenza e/o terapia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità guarda alla salute sessuale come ad una importantissima componente della salute psichica e fisica e auspica interventi di sostegno mirati a promuovere comportamenti responsabili e soddisfacenti che possano incidere positivamente sulla qualità di vita.
Obiettivo generale del webinar è informare gli psicologi e gli psicoterapeuti che non hanno una formazione specifica in ambito sessuologico, rispetto agli strumenti utili per poter indagare la sessualità dei propri pazienti all’interno di un abituale protocollo anamnestico, indipendentemente dalle tematiche portate dal paziente in terapia. Inserire anche l’approfondimento su tematiche sessuologiche vuol dire prestare attenzione a tutti gli elementi utili per promuovere la salute del proprio paziente.
In quest’ottica gli psicologi e gli psicoterapeuti saranno stimolati ad acquisire elementi utili per poter condurre una “consulenza sessuologia di primo livello” utile per pianificare eventuali interventi specifici.
Il colloquio psicologico in ambito sessuologico: un metodo d’indagine. Parte 1Obiettivo Psicologia Srl
Oltre 16 milioni di italiani soffrono di problematiche sessuologiche: disfunzione erettile, eiaculazione precoce e calo del desiderio per gli uomini, anorgasmia, vaginismo e calo del desiderio per le donne. In linea con tutto ciò le richieste di consulenze su tematiche sessuologhe sono cresciute, negli ultimi 5 anni, del 15%.
Ma la sessuologia, in Italia, è ancora lontana dall’avere un’identità ben definita: limitrofa alla medicina, ma certamente anche alla psicologia, troppo spesso “banalizzata” anche dai mezzi di comunicazione, fatica a conquistare uno spazio specifico nella formazione accademica. Ricaduta di ciò è che molti psicologi e psicoterapeuti che lavorano per definizione per migliorare la salute dei propri pazienti, non sono adeguatamente formati ad intercettare problematiche di natura sessuale e di conseguenza porre in essere interventi di consulenza e/o terapia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità guarda alla salute sessuale come ad una importantissima componente della salute psichica e fisica e auspica interventi di sostegno mirati a promuovere comportamenti responsabili e soddisfacenti che possano incidere positivamente sulla qualità di vita.
Obiettivo generale del webinar è informare gli psicologi e gli psicoterapeuti che non hanno una formazione specifica in ambito sessuologico, rispetto agli strumenti utili per poter indagare la sessualità dei propri pazienti all’interno di un abituale protocollo anamnestico, indipendentemente dalle tematiche portate dal paziente in terapia. Inserire anche l’approfondimento su tematiche sessuologiche vuol dire prestare attenzione a tutti gli elementi utili per promuovere la salute del proprio paziente.
In quest’ottica gli psicologi e gli psicoterapeuti saranno stimolati ad acquisire elementi utili per poter condurre una “consulenza sessuologia di primo livello” utile per pianificare eventuali interventi specifici.
La Psicologia dell’Alimentazione: aree di intervento e competenze professiona...Obiettivo Psicologia Srl
L'impostazione scientifica e didattica del webinar proposto vuole, pertanto, avere un triplice scopo:
- Fornire una buona conoscenza della psicologia scientifica attuale nel settore dell’ alimentazione;
- Presentare le principali aree di intervento degli psicologi nel campo dell’alimentazione;
- Fornire una conoscenza delle caratteristiche principali dell’interazione fra figure professionali diverse, approfondendo sia le potenzialità, sia i possibili fattori di rischio, favorendo la possibilità dei partecipanti di costruire delle proficue reti professionali interdisciplinari.
La Psicologia dell’Alimentazione: aree di intervento e competenze professionaliObiettivo Psicologia Srl
In Italia, esattamente come accade per la sessuologia, non esistono scuole di formazione riconosciute.
Nonostante ciò la domanda da parte della popolazione è presente e la figura dello psicologo/psicoterapeuta è, da sempre, prevista nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione.
Inoltre, il professionista psicologo è richiesto nel protocollo di intervento per la chirurgia dell’obesità sia negli aspetti valutativi (idoneità all’intervento) sia come funzione di supporto per la dieta e per le problematiche connesse ai rapidi cambiamenti corporei conseguenti alla perdita di peso.
A quanto detto dobbiamo aggiungere gli altri settori di intervento della psicologia in campo alimentare:
- Tutti i casi in cui le persone devono aderire ad una dieta specifica a lungo termine e modificare “stabilmente” il comportamento alimentare (diabetici, celiaci, obesi non adatti alla chirurgia bariatrica);
- Tutte quelle richieste di consulenza per l’alimentazione del bambino (fobie del cibo, mangiare troppo, mangiare troppo poco, non riuscire a mangiare frutta e verdura);
- Tutte quelle situazioni nelle quali l’alimentazione è condizionata da esperienze emotive (emotional eating);
- Tutti i contesti di campagne di prevenzione ed educazione alimentare nelle quali, la psicologia, deve dare il suo contributo;
- Tutte quelle situazioni di “ossessione” nei confronti del cibo (es. ortoressia).
Nella trattazione di questi ambiti, particolare attenzione sarà data:
All’alimentazione: interazioni possibili con dietologo, nutrizionista, chirurgo bariatrico, gastroenterologo, diabetologo, medico di medicina generale, al pediatra, all’operatore sportivo;
Ai disturbi della percezione corporea: interazioni possibili con psichiatra, chirurgo plastico, chirurgo estetico.
Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiutoObiettivo Psicologia Srl
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia ovvero: Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Sono termini ormai molto usati, forse anche abusati. Ma cosa sono davvero? Come capire se un bambino potrebbe effettivamente avere una di queste difficoltà? E cosa fare?
Genitori, Psicologi, Insegnanti ed altri professionisti si trovano spesso a dover affrontare queste problematiche con un crescente bisogno di formazione e informazione. Ci si chiede quale sia l'età per la diagnosi, quali i campanelli d'allarme e le eventuali azioni preventive, quali le indicazioni per la corretta stesura di un piano didattico personalizzato che tenga conto di tutte le difficoltà presenti.
In questo webinar affronteremo le principali caratteristiche di questi disturbi, cercando di capirne gli elementi distintivi, i campanelli d'allarme e le strategie di aiuto possibili in particolare nello svolgimento dei compiti e delle attività di studio
Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiutoObiettivo Psicologia Srl
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia ovvero: Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Sono termini ormai molto usati, forse anche abusati. Ma cosa sono davvero? Come capire se un bambino potrebbe effettivamente avere una di queste difficoltà? E cosa fare?
Genitori, Psicologi, Insegnanti ed altri professionisti si trovano spesso a dover affrontare queste problematiche con un crescente bisogno di formazione e informazione. Ci si chiede quale sia l'età per la diagnosi, quali i campanelli d'allarme e le eventuali azioni preventive, quali le indicazioni per la corretta stesura di un piano didattico personalizzato che tenga conto di tutte le difficoltà presenti.
In questo webinar affronteremo le principali caratteristiche di questi disturbi, cercando di capirne gli elementi distintivi, i campanelli d'allarme e le strategie di aiuto possibili in particolare nello svolgimento dei compiti e delle attività di studio
Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiutoObiettivo Psicologia Srl
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia ovvero: Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Sono termini ormai molto usati, forse anche abusati. Ma cosa sono davvero? Come capire se un bambino potrebbe effettivamente avere una di queste difficoltà? E cosa fare?
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Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiutoObiettivo Psicologia Srl
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia ovvero: Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Sono termini ormai molto usati, forse anche abusati. Ma cosa sono davvero? Come capire se un bambino potrebbe effettivamente avere una di queste difficoltà? E cosa fare?
Genitori, Psicologi, Insegnanti ed altri professionisti si trovano spesso a dover affrontare queste problematiche con un crescente bisogno di formazione e informazione. Ci si chiede quale sia l'età per la diagnosi, quali i campanelli d'allarme e le eventuali azioni preventive, quali le indicazioni per la corretta stesura di un piano didattico personalizzato che tenga conto di tutte le difficoltà presenti.
In questo webinar affronteremo le principali caratteristiche di questi disturbi, cercando di capirne gli elementi distintivi, i campanelli d'allarme e le strategie di aiuto possibili in particolare nello svolgimento dei compiti e delle attività di studio
Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
Il sonno dei bambini: valutazione e intervento psicologico. 1^ Sessione
Il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento. 1^ parte
1. Il comportamento alimentare dei bambini:
un metodo di intervento
1^ SESSIONE (06.07.2017)
2^ SESSIONE (13.07.2017)
Dott.ssa Monica Pirola
monicapirola@yahoo.it
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Obiettivo Psicologia s.r.l.
webinar@obiettivopsicologia.it
www.opsonline.it
www.scuoladicounselingpsicologico.it
2. PROGRAMMA
1^ SESSIONE (06.07.2017)
• Il comportamento alimentare. Di cosa si occupa lo psicologo che lavora in età
evolutiva rispetto alle problematiche alimentari
• Le principali problematiche alimentare in età evolutiva
• Le condotte alimentari “corrette” dalla primissima infanzia: allattamento,
svezzamento ed alimentazione autonoma. Che ruolo ha lo psicologo?
2^ SESSIONE (13.07.2017)
• La consulenza alimentare in età evolutiva: come affrontarla in studio
• Acquisire un modello di valutazione e di intervento da trasmettere ai genitori
– Valutazione delle condotte sane o disfunzionali
– Intervento come piacere nei gusti dei piccoli, pazienza nella somministrazione dei cibi e aspetto
curato delle pietanze
• Progetti sulla sana alimentazione all’interno delle scuole e di altri enti sociali
• Esercitazioni e riflessioni sull’applicazione del modello attraverso l’analisi di casi
reali
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3. PROGRAMMA
DI COSA CI OCCUPEREMO OGGI
1^ SESSIONE (06.07.2017)
• Il comportamento alimentare. Di cosa si occupa lo psicologo che lavora in età
evolutiva rispetto alle problematiche alimentari
• Le principali problematiche alimentare in età evolutiva
• Le condotte alimentari “corrette” dalla primissima infanzia: allattamento,
svezzamento ed alimentazione autonoma. Che ruolo ha lo psicologo?
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4. 1. Il comportamento alimentare
Il comportamento alimentare consiste in una serie di
atti connessi all’acquisizione e incorporazione di
sostanze essenziali per la sopravvivenza ed il
benessere dell’individuo e l’eliminazione delle
sostanze di rifiuto.
E’ un comportamento con caratteristiche che in origine
erano esclusivamente istintive ma che con il passare
del tempo sono state “complicate” dall’evoluzione
assumendo sempre di più il carattere di bisogno
secondario che ha fatto associare ai cibi significati
che vanno al di là del valore meramente nutritivo.
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5. E LO PSICOLOGO?
Lo psicologo NON può prescrivere diete ma può lavorare sul
COMPORTAMENTO ALIMENTARE.
perché…
... come ogni COMPORTAMENTO è influenzato da fattori Genetici ma anche
e soprattutto Sociali, Familiari, Ambientali e di Personalità
… i significati che l’individuo dà al cibo sono unici e lo psicologo sa aiutare il
cliente/paziente a comprenderli
… lo psicologo è il professionista adatto ad occuparsi di MOTIVAZIONE e
SOTEGNO.
N.B. ATTENZIONE AL CLIENTE/PAZIENTE
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LO PSICOLOGO CHE LAVORA SULL’ALIMENTAZIONE
NELL’ETA’ EVOLUTIVA??
Non si tratta di insegnare ai genitori le proprietà nutritive degli alimenti, compito
del nutrizionista o pediatra di famiglia.
Il focus è orientare i genitori e guidarli nelrinforzare e motivare i bambini a
condotte alimentari salutari, dallo svezzamento all’età adulta.
Aiutare la gestione della FRUSTRAZIONE rispetto all’alimentazione sbagliata dei
figli, del SENSO DI IMPOTENZA, del SENSO DI COLPA per non riuscire a
gestire tutte le informazioni e indicazioni nel modo corretto.
Ricordando sempre che OGNI FAMIGLIA E SISTEMA FAMILIARE è
DIVERSO e che una modifica reale può essere fatta solo considerando questo dato
imprescindibile!!
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NO INDICAZIONI NUTRIZIONALI – CONTEGGIO CALORICO
NO COSA MANGIARE
SI COLLOQUI DI COUNSELING RISPETTO ALL’INCREMENTO DELLA
PAZIENZA, DELLA MOTIVAZIONE, DELLA PERSISTENZA
SI COME MANGIARE E COME FAR MANGIARE
SI SUPPORTARE GENITORI, ISTITUZIONE E ADULTI IN GENERE PER
BAMBINI PIU’ CONSAPEVOLE E IN FUTURO ADUNTI CONSAPEVOLI
SI STRATEGIE PRATICHE E CONCRETE
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PRINCIPALI PROBLEMI ALIMENTARI IN ETA’ EVOLUTIVA:
-Mio figlio/figlia mangia troppo
-Mio figlio/figlia mangia troppo poco
-Mio figlio/figlia mangia solo alcuni elementi selezionati
-Mio figlio/figlia non mangia vegetali (frutta e verdura)
-Mio figlio/figlia mangia per motivazioni emotive
come agire???
come supportare i genitori in questo percorso?
come modificare le abitudini disfunzionali?
come applicare tutte le numerose informazioni che abbiamo sul
campo della nutrizione in modo corretto?
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Cibo come SOSTITUTO… non mangiamo
solo per alimentarci, mangiamo anche per
soddisfare tutta una serie di bisogni non
connessi con la fame.
Sensibilizzare i bambini a mangiare per
fame e a fermarsi raggiunta la sazietà, senza
fretta, costrizione, senza creare avversioni
(dovute all’insistenza)
Far diventare il momento del pasto unico,
piacevole, socializzante, anche divertente,
LEGGERO.
11. IL PROBLEMA
DELL’OBESITA’
Due miliardi: tante sono nel mondo le persone in sovrappeso,
mentre gli obesi sono 600 milioni,
ovvero il 13% dell’intera popolazione.
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L’Italia sembra aver finalmente iniziato ad applicare tutte le indicazioni e
direttive che da anni l’OMS sostiene rispetto al benessere alimentare.
L’ultima analisi del 2016 sosteneva la presenza di 41 milioni di bambini
sovrappeso e obesi.
I dati sono stati raccolti su un campione di oltre 98.000 persone: equamente
ripartiti tra bambini e genitori. L'indagine ha svelato come la quota di
bambini obesi (6-10 anni) sia scesa al di sotto del dieci per cento (9,3).
Mentre quella dei coetanei in sovrappeso s'attesta oggi attorno al venti per
cento (21,3). Percentuali che, riportate in valore assoluto, equivalgono a
dire che un bambino su cinque è in sovrappeso e uno su dieci obeso.
“Circa il 40 per cento delle madri di bambini in sovrappeso o obesi
ritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma”. Questo significa
che sono i genitori stessi a non rendersi conto della situazione presente.
Troviamo così sia chi estremizza un problema inesistente, ma anche chi
ignora un problema reale e concreto.
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Il DSM-5 fornisce la seguente definizione dei disturbi della nutrizione e
dell’alimentazione: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono
caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti
collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento
di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento
psicosociale”.
Il DSM-5 include le seguenti categorie diagnostiche come la Pica, il disturbo di
ruminazione, il disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo, l’anoressia
nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata, il disturbo della
nutrizione o dell’alimentazione con specificazione, il disturbo della nutrizione o
dell’alimentazione senza specificazione (e le prime tre riguardano soprattutto i disturbi
della nutrizione dell’infanzia) .
Si stima, infatti, che circa il 25% dei bambini con un normale sviluppo psicofisico e
l’80% dei bambini con ritardo dello sviluppo possano presentano un disturbo della
nutrizione e dell’alimentazione. Esso si può manifestare con una incapacità di
alimentarsi adeguatamente con conseguente difficoltà a prendere peso o significativo
rallentamento della crescita
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Tale condizione può avere un esordio molto precoce come nel caso del neonato,
manifestandosi con pianto, coliche, interruzione della suzione, ipereccitabilità e
irritabilità, o comparire tra il primo e secondo anno di vita. In tal caso possono
configurarsi quadri tipici di rifiuto alimentare, caratterizzati da atteggiamenti
oppositivi da parte del bambino (allontana o getta il cibo, piange quando gli viene
offerto e quindi alla vista del biberon) o da una sua apparente mancanza di
interesse verso il cibo (si addormenta e smette di mangiare, tiene il cibo in bocca).
In generale un disturbo alimentare può esordire tra i 6 mesi e 4 anni di età quando
viene tentato l’avvio del self-feeding e ciò appare correlato al periodo di
transizione dall’allattamento al “seno” al cucchiaio, bicchiere o tazza, o da una
consistenza liquida a una semisolida.
Nella maggior parte dei bambini, lo sviluppo delle abilità
alimentari (masticazione e deglutizione di alimenti morbidi,
solidi) inizia tra i 6-8 mesi di età.
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Diversi studi dimostrano che alterazioni dell’interazione madre-figlio sono alla
base di disturbi alimentari nel bambino: atteggiamento ansioso e preoccupato,
intrusivo, ipercontrollante, rigido, depressione materna o problemi psicologici di
diversa natura, atteggiamento iperprottettivo che non favorisce la ricerca di
autonomia nel bambino possono essere considerate le condizioni più comuni.
In questo ambito ed in questa fascia di età è più frequente il rischio di
medicalizzazione o ricerca di presunte cause organiche (allergia al latte, reflusso
gastroesofageo ecc.) con vari cambi di latte o uso di farmaci (ranitidina) con
accentuazione del problema.
Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) di natura non
organica si possono riconoscere alcune categorie:
1. Bambino con appetito limitato/alimentazione restrittiva: questa categoria
(picky eaters) comprende bambini che non solo restringono la scelta dei cibi, ma ne
diminuiscono anche la quantità. Essi hanno poco appetito e non sono interessati al
cibo. Nonostante ciò, presentano in genere una crescita regolare.
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2. Bambino vigoroso con poco interesse per l’alimentazione: questa categoria
comprende bambini attivi, energici, curiosi e molto più interessati a giocare che a
mangiare. In genere si rifiutano di rimanere seduti durante i pasti, mangiano
frequentemente, in piccole quantità e non riescono a prendere peso.
3. Bambino depresso con poco interesse per l’alimentazione: questa categoria
comprende bambini poco attivi, poco interessati al cibo, ma anche all’ambiente che
li circonda e con scarsa comunicazione con i genitori. Il rischio di malnutrizione è
più frequente in questo ambito.
4. Bambino con alimentazione selettiva: questa categoria descrive bambini che
limitano la loro alimentazione a una gamma ristretta di cibi preferiti; mangiano
cinque o sei cibi differenti, spesso carboidrati come pane, patate fritte o biscotti.
Essi non accettano di provare cibi nuovi (neofobici) e non si riesce a persuaderli a
farlo in nessuna circostanza. Hanno lo stimolo “facile” al vomito, anche se non
hanno chiaramente difficoltà ad assumere e digerire il loro cibo preferito. Questo
rifiuto potrebbe essere correlato ad aspetti sensoriali come il gusto, l’odore o il
colore.
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5. Bambini con paura o fobia specifica verso il cibo: questa categoria comprende
bambini con paura a deglutire o che evitano cibi di consistenza aumentata. Spesso è
possibile individuare l’evento che ha scatenato questa fobia: un episodio di disfagia o
soffocamento, episodi di diarrea e vomito in pubblico, durante i quali si è sporcato di
fronte ad altre persone, o procedure orali dolorose o spiacevoli (alimentazione con
sondino naso-gastrico)
Circa il 20-60% dei genitori ritiene che i loro figli non mangino in maniera
sufficiente, o mostrino un atteggiamento di tipo fobico nei confronti dei cibi nuovi.
Rispetto a quanto riferito dai genitori, solo l’1-5% rispettano realmente i criteri
per un sospetto di disturbo della condotta alimentare.
Di fronte a un bambino con il sospetto di DCA, è opportuno procedere con una
attenta anamnesi (personale e familiare), esame obiettivo (compresi dati
antropometrici) e diario alimentare.
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L’anamnesi dovrebbe includere storia prenatale e perinatale, storia familiare,
malattie e ricoveri ospedalieri precedenti la nascita, utilizzo in epoca neonatale di
nutrizione artificiale e/o con sondino naso-gastrico.
Un’anamnesi alimentare specifica comprende il tipo di alimentazione alla nascita
(allattamento materno versus artificiale), cambi di formule, epoca di introduzione dei
solidi, la dieta attuale, consistenza, modalità, durata dei pasti e postura durante il pasto.
Una parte integrante dell’approccio al bambino con DCA deve presupporre un’indagine
per esplorare la presenza di stress sociali, alterazione delle dinamiche familiari e la
presenza di problemi emotivi.
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Cosa ricordare nell’Assessment:
-Quando è iniziata la situazione?
-Cosa è cambiato?
-Cosa sta avvenendo in quel preciso momento?
-Tentativi di modifica già effettuati?
-Chi cucina? Come?
-Abitudini alimentari dei genitori
-Rapporto della famiglia di origine col cibo
-Contesto in cui si assumono i pasti
-Modalità di gestione dell’appetito
-C’è richiesta rispetto ai segnali di fame/sazietà?
-Come sono le porzioni in casa? Che stoviglie si usano?
-Attenzione alle definizioni: “profezia che si autoavvera”
-Cosa pensa mamma? Papà?
Nella maggior parte dei casi i disordini nutrizionali sono transitori, ma nel 3-10% si
possono associare al rischio di malnutrizione.