Presentazione in 33 slides sui fenomeni sociali dello stereotipo e del pregiudizio con riferimenti a: Teoria dell'Identità Sociale, Biases, esprimento di Duncan, esperimento di Robber Cave.
Nella linkografia sono indicati i siti da cui sono stati ripresi, rielaborandoli, i testi della presentazione.
2. Definizione Stereotipo
• stereotipo deriva dalle parole greche "stereos" (duro, solido) e
"typos" (impronta, immagine, gruppo), quindi "immagine rigida“
• definizione in psicologia:
– Lo stereotipo è un atteggiamento condiviso da un gruppo sociale
– o ingroup: gruppo di appartenenza
– e si riferisce a un altro gruppo sociale
– o outgroup: gruppi esterni al proprio o di non appartenenza
– a cui vengono attribuite determinate caratteristiche come tipiche
della sua identità
– tali caratteristiche non rispecchiano la realtà oggettiva
– ma sono generalizzazioni approssimative spesso infondate e non
basate sull’esperienza diretta
– ma su processi di socializzazione (culturale, familiare, religiosa,
scolastica, ecc.)
• definizione generale: rappresentazione cognitiva di un gruppo
sociale che associa quel determinato gruppo o categoria a una
serie di caratteristiche distintive.
• definizione specifica: insieme coerente e rigido di credenze
negative che un gruppo condivide rispetto a un altro gruppo
4. Caratteristiche Stereotipo
• Per comprendere il funzionamento degli stereotipi sociali occorre
prendere in considerazione le variabili cui si fa cenno nella
definizione:
• Condivisione sociale degli stereotipi: misura in cui una certa
immagine negativa, relativa a un gruppo, è condivisa da un altro
gruppo sociale:
– è ampiamente diffuso entro una cultura?
– è una tendenza tipica di singoli individui?
– o perché si possa parlare di stereotipo deve esistere una certa
condivisione sociale
• Livello di generalizzazione dello stereotipo: grado di omogeneità con
cui le caratteristiche negative attribuite da un gruppo a un altro sono
distribuite in questo ultimo:
– tutti gli individui presentano tali caratteristiche o solo alcuni?
– si può parlare di stereotipo solo quando vi è omogeneità totale tr i membri
del gruppo vittima dello stereotipo?
• Grado di rigidità dello stereotipo:
– sono difficilmente modificabili in quanto profondamente ancorati alla
nostra cultura e personalità o
5. Stereotipi sugli italiani
“Come si fa a zittire un italiano? Gli si legano le braccia dietro la schiena!”
“Perché gli italiani sono tutti bassi? Perché da bambini la mamma gli ha detto: quando sarai
grande andrai a lavorare!”
“Da cosa si riconosce un italiano ad un combattimento di galli? E’ il solo che scommette
sull’anatra.
Da cosa si riconosce la mafia in un combattimento di galli? Vince l’anatra…”
“Quanti italiani servono per cambiare una lampadina?
Mio cugino conosce un tipo che ha un fratello: il padre della sua ragazza ha fatto il militare
con un certo Riccardo il cui cognato era stato a scuola con uno la cui madre aveva un
laboratorio di calzature. Uno degli operai usciva con una ragazza. Il padre di questa andava
sempre a messa la domenica con un certo Guido che conosceva un tipo che aveva una
sorella che era sposata con un elettricista che ha detto che lo farebbe gratis”
Il paradiso europeo: i poliziotti sono inglesi, i meccanici tedeschi, i cuochi francesi, gli amanti
italiani e tutto è organizzato dagli svizzeri.
L’Inferno europeo: i poliziotti sono tedeschi, i meccanici francesi, i cuochi inglesi, gli amanti
svizzeri e tutto è organizzato dagli italiani”.
6. Funzione e Caratteristiche
• Processo di stereotipizzazione: consiste nell’estendere
indistintamente a tutti i membri di un gruppo determinate
caratteristiche:
– si tratta di generalizzazioni semplicistiche
– che ignorano le molteplici differenze e caratteristiche individuali
• Gli stereotipi sono schemi mentali che consentono di:
– interpretare in termini generali il comportamento di un gruppo
– valutare gli individui appartenenti a quel gruppo
– prevedere il loro comportamento in base ad aspettative condivise
• Considerati come generalizzazioni approssimative, pos-
sono costituire valide strategie cognitive
– contesti con cui interagiamo sono complessi, è necessario
semplificare per meglio comprendere ciò che percepiamo e agire
– categorizzazione e stereotipizzazione producono semplificazione
– consentendoci di interpretare in modo più efficiente le situazioni in
cui ci troviamo
– orientando più efficacemente il nostro comportamento
– esempio: persona anziana > cedo il posto in pulmann
– immagini: stereotipi sui giovani
8. Stereotipi e Biases
• Stereotipo ed esperienza
– gli stereotipi tendono ad essere confermati dalla nostra
esperienza
– in quanto interpretiamo i dati dell’esperienza in base ai nostri
stereotipi
– esempio: differenze di genere: uomo e donna al volante
• Biases cognitivi: forma di distorsione della valutazione
causata da stereotipi e pre-giudizi
– carenza o limite cognitivo: che produce errori sistematici e
costanti nel giudizio e di cui le persone sono inconsapevoli
– esistono vari tipi di biases: della percezione, del giudizio, della
memoria, ecc.
– nascono e si sviluppano nell’interazione sociale, possono essere
fondati su elementi ancestrali o fisiologici
– influenzano comportamenti, opinioni, ideologie
• Biases tendono a confermare i nostri stereotipi:
– Biases da categorizzazione, autoconvalida, autoconferme
comportamentali, ecc.
9. Esempi di Biases
• Autoconvalida: una volta che ci siamo fatta un’idea sulle cose, tendiamo a
conservarla a dispetto delle prove contrarie. Ciò avviene per bisogno di
coerenza, di armonia cognitiva, per economia cognitiva o omeostàsi. Ad
esempio, noteremo un negro sdraiato su una panchina per convalidare il
pregiudizio della pigrizia dei negri, senza considerare che è un’ora di riposo per
tutti.
• Biases da categorizzazione: derivano dalla tendenza a catalogare le persone in
classi o categorie. Così rimaniamo prigionieri degli stereotipi e delle etichette
verbali senza approfondire la conoscenza della singola persona. Ad esempio, se
un medico mi dà un consiglio esso avrà particolare valore per il fatto che viene
espresso da un’autorità di competenza, da un medico (etichetta verbale) anche
se magari si tratta di un’ovvietà che potrebbe essere espressa da chiunque.
• Autoconferme comportamentali: Se ci aspettiamo dall’altro un certo
comportamento, in base a posizioni pregiudiziali, finiremo, in qualche modo, per
provocarlo. Il famoso esperimento dell’ “effetto Pigmalione”: la classe presentata
all’insegnante ignaro come super-dotata dagli sperimentatori e considerata tale
dall’insegnante, finì per migliorare le sue prestazioni. I negri, ad esempio,
saranno condizionati dagli stereotipi che li riguardano e portati a comportarsi di
conseguenza; la stessa cosa vale per l’alunno ritenuto indisciplinato dalla
maestra, ecc.
10. Altri tipi di Biases
• La correlazione illusoria: sovrastimiamo l’associazione tra due variabili, dandole
un valore di rapporto significativo che di fatto non ha. Ad esempio, vediamo zingari
in giro, poco dopo sentiamo dire che ci sono stati dei furti e pensiamo che gli
zingari hanno rubato.
• Accentuazione: tendiamo ad accentuare le differenze tra esemplari di diverse
categorie (sovrastima intercategoriale) e a minimizzare quelle tra gli appartenenti
a una stessa categoria (sottostima intercategoriale). Ad esempio i “Lumbard”,
nella propaganda leghista, appaiono omogeneamente industriosi e onesti, mentre
al contrario, i Meridionali, succubi dello Stato assistenziale, tendenti alla
raccomandazione
• Bias dello sguardo selettivo: effetto che avviene quando si notano cose a cui
prima non facevamo caso, portandoci a ritenere erroneamente che accadano più
spesso. Esempio: acquistato una nuova auto e inspiegabilmente si inizia a vedere
la stessa macchina praticamente ovunque. Le donne in stato di gravidanza,
improvvisamente notano un sacco di altre donne incinte intorno a loro. Oppure
può accadere con un numero, con una canzone. In realtà tali cose accadono con
più frequenza, siamo noi che abbiamo focalizzato quella cosa e quindi la notiamo
più spesso. Il problema è che la maggior parte delle persone non lo riconosce
come un bias di selezione e crede veramente che queste cose o questi eventi
stanno accadendo con una frequenza maggiore, il che può portare a una
sensazione molto sconcertante.
11. Altri tipi di Biases
• L’effetto sé/altro: usiamo spiegazioni esterne per il nostro comportamento
e interne per gli altri; se le cose ci vanno male è perchè ci siamo trovati in
una situazione troppo difficile, invece le difficoltà degli altri dipendono dalla
loro incapacità.
• Il self-serving: vogliamo sostenere la tesi secondo la quale solo i successi
dipendono da noi, mentre gli insuccessi dall’ambiente circostante. Se
abbiamo buoni voti è merito nostro, se abbiamo brutti voti è colpa dei
professori.
• Fallacia del giocatore: tendiamo a dare particolare importanza agli eventi
del passato, credendo che influenzeranno in qualche modo i risultati futuri.
L’esempio classico è il lancio della moneta. Dopo aver ottenuto testa,
diciamo, per cinque volte consecutive, la nostra tendenza è quella di
prevedere un aumento della probabilità che il prossimo lancio sarà croce. In
realtà però, le probabilità sono ancora 50/50. Come dicono gli statistici, i
risultati in diversi lanci sono statisticamente indipendenti e la probabilità di
ogni risultato è sempre del 50%.
12. Definizione di Pregiudizio
• Pregiudizio (dal latino prae, "prima" e iudicium, "giudizio") ha diversi
significati, collegati alla nozione di "giudizio prematuro“:
– opinione preconcetta e parziale, basata su argomenti insufficienti o su
una loro non completa o indiretta conoscenza.
– i pregiudizi, razziali, religiosi, etnici, generazionali, professionali, ecc. non
poggiano su una base reale, vera, non sono scientificamente dimostrabili
– si distingue dal concetto erroneo perché è irreversibile, non viene
modificato neanche alla luce di nuove conoscenze ed esperienze ad
esso contrarie
– è un atteggiamento di intergruppo, cioè posizioni di favore o sfavore che
ha per oggetto un gruppo e si forma nelle relazioni intergruppo.
• Pregiudizio e stereotipo: si parla di pregiudizio (positivo o negativo)
per rifarsi ad:
– uno stereotipo scarsamente fondato su dati verificabili
– che viene applicato alla realtà sociale
– si tratta di atteggiamenti assunti sotto l’influenza di fattori emotivi e
cognitivi, di ordine socio-familiare, educativo, culturale, politico, religioso
ed ambientale
– orientano e condizionano il nostro comportamento
• Definizione specifica: tendenza a considerare in modo ingiusti-
ficatamente sfavorevole persone che appartengono a un determinato
gruppo sociale
13. • Pregiudizio (dal latino prae, "prima" e iudicium, "giudizio") ha diversi
significati, collegati alla nozione di "giudizio prematuro“:
– opinione preconcetta e parziale, basata su argomenti insufficienti o su una loro
non completa o indiretta conoscenza.
– i pregiudizi, razziali, religiosi, etnici, generazionali, professionali, ecc. non
poggiano su una base reale, vera, non sono scientificamente dimostrabili
– si distingue dal concetto erroneo perché è irreversibile, non viene modificato
neanche alla luce di nuove conoscenze ed esperienze ad esso contrarie
– è un atteggiamento di intergruppo, cioè posizioni di favore o sfavore che ha per
oggetto un gruppo e si forma nelle relazioni intergruppo.
• Pregiudizio e stereotipo: si parla di pregiudizio (positivo o negativo) per
rifarsi ad:
– uno stereotipo scarsamente fondato su dati verificabili
– che viene applicato alla realtà sociale
– si tratta di atteggiamenti assunti sotto l’influenza di fattori emotivi e cognitivi, di
ordine socio-familiare, educativo, culturale, politico, religioso ed ambientale
– orientano e condizionano il nostro comportamento
• Profezia che si auto-avvera o effetto Pigmalione:
– tendiamo a modificare il nostro comportamento sulla base dei nostri pregiudizi
– con la conseguenza di creare le condizioni che portano al loro verificarsi
– esempio: Amilcare è convinto che i toscani sono persone litigiose, incontrando il cugino
livornese di Matilde assumerà un atteggiamento più provocatorio per difendersi dagli
“inevitabili” attacchi che si aspetta. Ma questo suo atteggiamento sarà visto come ostile e
ingiustificato dal cugino toscano che a sua volta si metterà sulla difensiva nei confronti di
Amilcare, che lo percepirà come litigioso, rafforzando di conseguenza il suo pregiudizio.
Definizione di Pregiudizio
14. Tipologie di Pregiudizi
I pregiudizi più diffusi sono:
• quello razziale:
– forte senso di discriminazione verso una gruppo umano, ad
esempio
– l’antisemitismo;
• quello androcentrico:
– la considerazione del maschio come essere superiore alla
donna;
• quello etnocentrico:
– il concepire il proprio gruppo sociale come il centro e il punto di
riferimento in base al quale tutti gli altri gruppi vengono valutati e
classificati.
Immagini
pregiudizi etnocentrici
pregiudizi razziali
pregiudizi androcentrici
16. pregiudizi razziali: le Leggi razziali
Leggi razziali promulgate dal regime fascista a partire dal 1938 e rivolte contro gli Ebrei
dallo stereotipo, al pregiudizio si arriva alla discriminazione
17. Il pregiudizio androcentrico 1
Discriminazione femminile
– parità giuridica non significa parità effettiva
– finché la società continua ad essere modellata su stereotipi e pregiudizi
che avvantaggiano il maschio
Esempio: pubblicità
vedi altri esempi
donna oggetto sessuale del desiderio maschile
maschio dominatore e cacciatore
18. Il pregiudizio androcentrico 2
Discriminazione femminile
– doppio ruolo:
• angelo del focolare
• cui è affidata cura dei figli e della casa
– in entrambi i casi ha un ruolo passivo e subordinato all’uomo
vedi altri esempi
19. Origini del pregiudizio e sue componenti
componente cognitiva:
– processi di categorizzazione (percepiamo le persone come
membri di categorie sociali distinte) e
– stereotipizzazione (associamo tratti tipici alle categorie sociale e
li generalizziamo)
componente emotiva: Il pregiudizio è legato al fattore affettivo
- emotivo:
– nel confronto con membri di altri gruppi sociali percepiamo
emozioni positive o negative (es. ansia, rabbia …)
componente comportamentale: si attivano processi di
– discriminazione: Insieme di comportamenti positivi o negativi
diretti a individui sulla base della loro appartenenza a un
determinato gruppo sociale
20. Esperimenti: influenza del giudizio altrui sul
comportamento
In un college americano: un gruppo di ragazzi hanno
individuato una ragazza bruttina (che non si sentiva
particolarmente bella).
Hanno iniziato a elogiarla e a chiederle appuntamenti.
Ad ogni appuntamento galante avevano azioni similari.
Per il fatto di sentirsi così considerata, ha iniziato a curare
molto di più sé stessa. Verso gli ultimi appuntamenti era
diventata più carina e rifiutava gli incontri con i ragazzi meno
carini.
La ragazza aveva cambiato il proprio concetto di sé e si era
migliorata nella cura; aveva maggiore sicurezza in sé.
21. Esperimento di Duncan, 1976
– Descrizione: i soggetti dell’esperimento vedevano una scena videoregistrata
in cui c’erano due persone. Ad un certo punto una persona spinge l’altra. La
richiesta era quella di spiegare cosa avevano visto, classificandolo come
“comportamento scherzoso” o come “comportamento violento”. Dalle
risposte si evince che:
• quando la persona che spingeva era un nero, il comportamento veniva
classificato come violento.
• Quando la persona che spingeva era un bianco, il comportamento veniva
classificato come scherzoso.
– Inoltre veniva chiesto di spiegare il comportamento in base a:
• attribuzioni interne: il comportamento deriva da cause personali
• attribuzioni esterne: il comportamento deriva da circostanze esterne.
– Anche in questo caso il fattore importante era la razza:
• se l’autore della spinta era il nero, la spiegazione del comportamento era interna;
• se l’autore della spinta era bianco, la spiegazione del comportamento era esterna.
• In altre parole: quando i neri fanno qualcosa di male, la colpa è loro; quando i
bianchi fanno qualcosa di male, la colpa è delle circostanze.
– Conclusioni: l’esperimento dimostra che gli stereotipi sui gruppi sociali
influenzano direttamente ciò che vediamo accadere nella vita associata
– per approfondire vedi Esperimento di Duncan
22. Prima questione
Differenza tra Stereotipo e Pregiudizio
• Definizione problema: stereotipo e pregiudizio sono processi diversi o
termini che descrivono lo stesso fenomeno?
– Prima Tesi: afferma l’identità tra stereotipo e pregiudizio,
• indicano diversi gradi di intensità dello stesso fenomeno:
• l’espressione di una disposizione negativa verso l’altro, il diverso
– Seconda Tesi: si tratta di fenomeni differenti
• non si può parlare di identità tra stereotipo e pregiudizio
• nemmeno si può parlare di pregiudizio in generale
– ma di pregiudizi al plurale, infatti:
• i diversi pregiudizi sono riconducibili a cause sociali, economiche,
politiche, culturali, ecc. molto diverse
• Definizione problema: l’origine di stereotipi e pregiudizi è da ricercare
a livello naturale (neurologico – genetico) o dipende da fattori culturali
(storici, sociali, economici, ecc.)?
– Tesi naturalista: origine del pregiudizio dalle caratteristiche fisiologiche e
genetiche della nostra mente e/o dalle esigenze della vita associata,
• pertanto sono inevitabili e non completamente eliminabili
– Tesi culturale: hanno origine da fattori culturali e storici, pertanto:
• non sono irreversibili e possono essere eliminati
23. Seconda questione
I pregiudizi hanno una base di verità?
• Problema: l’errore insito nel pregiudizio consiste nell’attribuire
caratteristiche arbitrarie a un gruppo sociale o nell’esagerare alcuni
tratti effettivamente presenti in esso, quindi i pregiudizi:
– prima tesi: possiedono un nocciolo di verità
– seconda tesi: sono arbitrari, interamente riconducibili a fattori culturali
• Limiti Prima tesi:
• rischia di offrire un supporto ai fenomeni di discriminazione sociale
• in quanto considera vero, seppur esagerato, lo stereotipo/pregiudizio
• Limiti seconda tesi:
• la lotta alle discriminazioni necessita siano riconosciute e accettate le
differenze, non ignorate o poste come non esistenti
• uguaglianza non significa riconoscersi tutti uguali, ma consiste nel
riconoscimento delle differenze
• senza che questo porti a una svalutazione,
• ma sia anzi visto come un arricchimento
24. Terza questione
Sono fenomeni psicologici o storico - sociali?
• Problema: si tratta di un problema duplice che riguarda stereotipi e
pregiudizi:
– con che tipo di fenomeni abbiamo a che fare?
– con quali discipline studiarli per comprenderli?
• Stereotipi e pregiudizi come fenomeni storico - sociali
– la loro descrizione e comprensione rimanda a cause di tipo: economico,
culturale, politico, ecc.,
– vanno quindi spiegati come risultato di dinamiche sociali conflittuali
• Stereotipi e pregiudizi sono fenomeni psicologici:
– si sviluppano a partire dalle interazioni psico-sociali tra individui e gruppi
– possono essere compresi solo conoscendo le modalità psicologiche
specifiche delle dinamiche interpersonali e ginter-gruppo
• Conclusione:
• approccio complementare: esame di stereotipi e pregiudizi deve
essere condotto ricorrendo a entrambe le prospettive:
• sia quella storico – sociale
• che quella psico - culturale
25. Conseguenze del pregiudizio
– la discriminazione: tratto in modo diverso delle persone che
appartengono ad un altro gruppo;
– se allontano delle persone esse possono diminuire la loro
autostima, cambiano il concetto di sé: una persona può arrivare a
svalutarsi completamente;
– ciò può portare ad una diminuzione dell’impegno, cambia e si
riduce la motivazione (se so di essere isolato e non essere
considerato). Le popolazioni e persone più oppresse vengono a
coltivare molto meno le proprie capacità personali. I loro obiettivi
sono bassi, non cercano il successo in qualche campo;
– si avverano le profezie, quando noi agiamo sugli altri in base a
quello che ci aspettiamo da loro;
– ciò porta ad un isolamento sociale, una difficoltà a livello sociale a
relazionarsi con gli altri, una chiusura sempre maggiore e una
difficoltà a relazionarsi con gli altri.
26. Pregiudizi anti - italiani
"Occhio zio Sam arrivano i sorci": la vignetta, pubblicata nel 1903 da un giornale
americano, evidenzia la pericolosità dei migranti italiani, "portatori" di mafia, anarchia e
socialismo.
27. Teoria dell’identità Sociale (SIT)
Secondo la SIT (Social Identity Theory)
il gruppo è il luogo di origine dell'identità sociale:
– nell'uomo vi è la spontanea tendenza a costituire gruppi, a sentirsene
parte ed a
– distinguere il proprio gruppo di appartenenza (ingroup)
– da quelli di non-appartenenza (outgroup),
– vengono attivati meccanismi di bias cognitivo ed un comportamento
di favoritismo per il proprio gruppo (e l'inverso per gli outgroup).
l‘ "identità sociale" dell'individuo si costruisce attraverso tre processi
funzionalmente collegati:
1. Categorizzazione: l'individuo costruisce "categorie" funzionalmente
discriminanti di appartenenza, basate su:
– fattori di vario tipo (età, genere sessuale, posizione sociale o
lavorativa, religione, appartenenza politica, tifo per una squadra di
calcio, ideologie di riferimento, appartenenza etnica, etc...),
– tendendo a massimizzare le somiglianze tra i soggetti all'interno
della categoria - NOI, massimizzando al contempo le differenze
con i gruppi contrapposti - LORO.
28. 2. Identificazione: le varie appartenenze ai diversi gruppi forniscono la base
psicologica per la costruzione della propria identità sociale. L'identità sociale è
in effetti costituita da una gerarchia di appartenenze multiple. È possibile
distinguere tra:
Identità Situata (in un dato momento un'appartenenza può essere maggiormente
saliente rispetto ad altre)
ed Identità Transitoria (un'appartenenza categoriale momentanea, legata a
particolari situazioni/momenti; ad es., chi si autopercepisce ed autocategorizza
come "tifoso" solo in occasione dei Mondiali di calcio e non in altre situazioni).
2. Confronto Sociale: l'individuo confronta continuamente il proprio ingroup –
NOI, con l'outgroup di riferimento - LORO, con una condotta marcatamente
segnata da bias valutativi in favore del proprio ingroup:
• Il proprio gruppo viene implicitamente considerato "migliore" rispetto agli "altri"
• che vengono metodicamente svalutati o confrontati in chiave critica.
• "Corollario" di questo processo è che parte della propria autostima individuale
può derivare anche dalla percezione di "superiorità" del proprio ingroup rispetto
agli outgroups di riferimento,
• e questo fenomeno può quindi portare alla continua ricerca di occasioni di
"confronto sociale" (esempi classici sono i continui confronti tra opposte tifoserie
del tifo organizzato, o lo sviluppo di atteggiamenti razzistici nei confronti degli
immigrati).
Teoria dell’identità Sociale (SIT)
29. Esperimento di Robbers Cave (Sherif, 1954)
Nel 1954 Muzafer Sherif organizzò un campo estivo vicino a Oklahoma
City, nel parco di Robbers Cave
L’Esperimento dimostrò la facilità con cui il gruppo adotta un’identità
esclusiva e come tale identità possa degenerare in pregiudizio e
antagonismo verso coloro che ne sono al di fuori
Fase 1: inizialmente i ragazzi svolgevano le attività insieme, vennero in
seguito divisi in due gruppi:
– Svilupparono un forte attaccamento nei confronti del proprio gruppo,
stabilirono delle norme interne e scelsero un leader.
– Ciascun gruppo si diede un nome (“Aquile” e “Serpenti a sonagli”) e una
bandiera.
Fase 2: Venne presentato una sorta di torneo in cui i due gruppi erano
in competizione tra loro:
– Appena ebbe inizio la gara cominciarono ad amplificarsi le differenze
esistenti tra “noi” e “loro” e nacquero soprannomi dispregiativi nei confronti
dei membri dell’altro gruppo, considerato ormai avversario.
– Con il passare dei giorni e con il susseguirsi delle competizioni, la
svalutazione del gruppo esterno divenne ancora più marcata,
– culminando in aggressioni fisiche e in reciproci atti di teppismo, anche
quando le gare erano finite.
30. • Fase 3: successivamente venne introdotto uno scopo sovraordinato:
cioè un problema importante per entrambi i gruppi, ma che un gruppo da
solo non era in grado di risolvere da solo (ad es. riparare il camioncino).
In questo caso, con uno scopo comune, l’ostilità diminuiva
notevolmente, così come la tensione.
• Sherif dimostrò con questo esperimento:
– che i gruppi si formano istantaneamente e in modo automatico;
l’appartenenza a un gruppo influenza il nostro comportamento sulla
percezione che si ha degli altri.
– Si può rimediare all’antagonismo e ai conflitti tra gruppi, creando obiettivi
comuni.
– L’opposizione Noi-Altri è una componente
fondamentale della società.
Per approfondire: esperimento di Robbers cave:
Pregiudizi e conflitti tra gruppi, in psicosocial.it
Esperimento di Robbers Cave (Sherif, 1954)
32. Teoria dell’auto - categorizzazione
(Turner)
L’individuo definisce se stesso non solo in termini personali ma anche
in base all’appartenenza ad una determinata categoria sociale
Esistono vari livelli di astrazione nei processi di categorizzazione: il
livello interpersonale; quello inter-gruppale; quello interspecie.
La categorizzazione non è costante: gli individui possono definire loro
stessi in un momento come appartenenti ad una categoria e, il
momento successivo, come appartenenti ad una categoria differente:
il processo di categorizzazione dipende dal contesto
L’individuo che si definisce in base alla sua appartenenza a una
categoria vedrà nell’altro non più una singola persona ma un membro
del suo stesso gruppo o di un gruppo distinto
definizione in termini di “noi” e “loro”
accentuazione dei contrasti inter-gruppali
33. Linkografia - Bibliografia
• http://web.tiscali.it/socialiumanescienze/stereotipi/definizione_di_stereotipo_e_preg
• http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/psicologia-pedagogia/Psicologia
• http://it.wikipedia.org/wiki/Stereotipo
• http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dell'identit%C3%A0_sociale
• http://lospiritodeltempo.wordpress.com/2013/01/15/i-12-bias-cognitivi-che-ci-imped
• http://www.slideshare.net/paolascalella/gli-stereotipi-di-genere-nelle-fiabe-1069102
• http://www.psicosocial.it/esperimento-robbers-cave/
• http://www.slideshare.net/imartini/pregiudizio
• Presentazione “Psicologia Sociale: La percezione dei gruppi”, Simona
Sacchi, 2009, Facoltà Sociologia Università di Milano – Bicocca
• Bruno Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, il Mulino, Bologna, 1997