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pubblicate il 26 novembre 2015
Dieci domande
che gli studenti ci fanno
durante le docenze
Faccioni sui manifesti, etica aziendale,
marketing virale, gestione delle comunità
online: una selezione delle questioni
più frequenti raccolte in questi anni
2
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
chi sono
Mi chiamo Dino Amenduni
Twitter @doonie
e-mail dino.amenduni@proformaweb.it
tutto il resto about.me/dinoamenduni
Sono comunicatore politico e pianificatore strategico
per l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it)
Sono collaboratore e blogger per Finegil-Gruppo Espresso
e La Repubblica Bari e formatore (su social media marketing
e comunicazione politica)
Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente
(sia la consultazione che il download) agli indirizzi
www.slideshare.net/doonie
e www.slideshare.net/proformaweb
3
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
1.	Lavorate per tutti i politici che vi chiamano?
2.	 Voglio fare comunicazione politica: mi date un consiglio?
3.	 Esiste un profilo professionale ideale per lavorare
sulla comunicazione politica online?
4.	 Manifesti elettorali: faccioni sì o faccioni no?
5.	 Non avete paura che le vostre campagne siano oggetto di satira?
6.	 Un politico sta per iniziare una campagna elettorale e vuole fare il primo
passo su Facebook: meglio usare un profilo o aprire una pagina pubblica?
7.	 Chi deve gestire gli account social dei politici in campagna elettorale
(il candidato, i comunicatori, entrambi)?
8.	 Cosa faccio quando un utente trolla o insulta?
9.	 È efficace l’utilizzo dei social media anche
in contesti territoriali molto piccoli?
10.	Il marketing virale può aiutare la politica?
le dieci domande
4
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
prima di iniziare
Facciamo una raccolta di domande
libere da parte vostra.
Ad alcune ci sarà risposta già
in queste slide, ad altre proveremo
a rispondere in una prossima
presentazione.
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
1. Lavorate per tutti
i politici che vi chiamano?
No, per scelta.
Ma pensiamo che sia legittimo
pensarla diversamente
6
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
No.
Riteniamo che le campagne elettorali richiedano il 101%
dello sforzo professionale dei consulenti di comunicazione
politica, in qualsiasi contesto si svolgano (dai piccoli centri
a campagne nazionali: ogni elezione ha uguale dignità,
e simili difficoltà).
La combinazione di alcune componenti abituali degli
appuntamenti elettorali (tempi stretti, tante decisioni
da prendere, tanti cambiamenti in corsa, gruppi di lavoro
da coordinare, pressione da parte degli elettori e dei media,
generale clima di sfiducia nei confronti della politica)
richiedono, a nostro avviso, massimo impegno,
dedizione e concentrazione (il 101%, appunto).
Lavorate per tutti?
7
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
No.
L’unico modo, per noi, di dare questo benedetto 101%
è avere anche solo un minimo di condivisione emotiva,
valoriale, politica di ciò che il candidato propone all’elettorato.
Non tutti i candidati possono piacere allo stesso modo (così
come non siamo piaciuti allo stesso modo a tutti i candidati),
ma abbiamo bisogno di un livello minimo di partenza per poter
dare il massimo.
Per questo abbiamo deciso di non accettare commesse
che provengono dalla parte politica più lontana
dalle nostre idee (la destra, nello specifico).
8
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
No, ma non è detto che sia giusto.
Non ci sogneremmo mai di dire che il nostro modello
aziendale sia l’unico corretto, anzi.
Molti consulenti politici ritengono che l’unico metodo
per svolgere correttamente questa professione sia
sostanzialmente il nostro opposto, cioè lavorare
mantenendo distanza critica dai candidati e dalle loro idee.
Il distacco, visto da noi come un elemento capace di non farci
rendere al massimo, può essere invece considerato
il giusto ingrediente per dare consigli e suggerimenti
non viziati da componenti emotive o di appartenenza.
Lasciamo al lettore la scelta su quale modello adottare.
9
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Non esiste un modello universalmente valido:
entrambi gli approcci (lavoro “di appartenenza” e lavoro “per tutti”)
convivono da sempre nel panorama della comunicazione politica,
rinnovando un confronto sempre stimolante.
C’è lo stesso dilemma nella professione
di comunicatore politico: è un mestiere a parte, che richiede
competenze specifiche, o un professionista deve saper “vendere” un politico
e un detersivo allo stesso modo? Noi pensiamo che sia un lavoro specifico,
pubblicitari molto più bravi di noi (Jacques Seguela, ad esempio), la pensano
all’opposto.
La nostra posizione è un lusso:
se fossimo un’agenzia che fa solo campagne elettorali, non potremmo
permettercelo. Lavorare anche nel campo della comunicazione non politica
ci rende più liberi di scegliere.
In sintesi
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
2. Voglio fare comunicazione
politica: mi date un consiglio?
Ne diamo due: fare almeno una campagna
dietro le quinte, presentarsi dai politici
con un piano di lavoro già pronto
11
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
1. Fare una campagna dietro le quinte
Spesso si impara più lavorando come volontari in una campagna
elettorale, anche molto piccola, anche in un ruolo molto
marginale, che studiando modelli teorici troppo elaborati
(e troppo slegati dal contesto italiano, specie locale).
Il nostro primo consiglio è, dunque: cercate la pratica,
l’esperienza concreta, anche non su livelli nazionali,
perché si impara molto di più “sporcandosi le mani”
che studiando ma a “distanza di sicurezza”.
Nel bene e nel male, si impara più dietro
le quinte, e questo tipo di esperienza non si può trovare altrove,
se non in campagna elettorale.
Due consigli
12
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
2. Andare dai politici ma con le idee chiare
L’offerta di comunicazione politica professionale
supera, al momento, la domanda.
La cultura della comunicazione politica fa fatica a radicare e ancora
oggi ci sono tantissimi politici e partiti che non ritengono di aver
bisogno di consulenti, di analisi, di sondaggi, di dati scientifici.
Per questo non è più sufficiente andare da un politico
e dire di essere in grado di fare una campagna elettorale.
Serve un altro approccio, più dispendioso dal punto
di vista del tempo e dell’impegno necessario. Serve
andare da un cliente potenziale illustrando con precisione qual è lo
scenario, qual è la potenziale crisi di comunicazione e come si risolve.
13
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Possibile schema di lavoro:
Individuazione di un partito o di un politico
con cui si intende lavorare;
Analisi scientifica dei punti di forza e dei punti
di debolezza nell’attuale comunicazione del destinatario;
Spiegazione puntuale di come si intendono risolvere i punti
di debolezza, in quanto tempo, con quali strumenti e perché è così
importante che il politico investa per risolvere i problemi segnalati;
Indicazione chiara e definita di quale può essere
il ruolo del comunicatore politico per risolvere il problema
evidenziato (e, dunque, perché un politico dovrebbe
scegliere proprio quel collaboratore).
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
3. Esiste un profilo professionale
ideale per la comunicazione
politica online?
Spoiler: il percorso accademico
conta fino a un certo punto
15
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Sì, esiste un profilo professionale ideale
per chi vuole fare comunicazione politica online.
Le sue caratteristiche:
Buona e autonoma conoscenza della politica
(per precedente militanza o per passione) e delle sue dinamiche,
che difficilmente possono essere ‘insegnate’ (all’Università
o nei corsi di formazione) o trasmesse da un profilo senior
a un profilo junior in un’agenzia.
Profilo professionale ideale
16
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Autonomia totale dal punto di vista della
produzione tecnica di contenuti: chi sa montare
un video, creare manifesti o webcard, sa scrivere un testo
e sa lavorare in gruppo (senza eccellere necessariamente
in tutto) ha un chiaro vantaggio competitivo in questa fase
della storia della comunicazione politica italiana, e non solo.
Capacità di lavoro sotto stress e
aumento della disponibilità di tempo
all’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale.
Capacità di svolgere lavori simili
per più clienti contemporaneamente
per potersi garantire la piena sostenibilità economica,
sia da freelance sia in agenzia.
17
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Il curriculum accademico non basta,
serve l’esperienza sul campo. E serve fare gavetta.
La competenza professionale non basta, quando il mercato è saturo.
Serve un approccio più proattivo, in cui problemi e soluzioni
siano mostrati ai politici con prontezza,
in alcuni casi prima ancora che loro siano consapevoli di avere quel tipo di problemi.
Meglio una buona campagna locale,
con autonomia e responsabilità, che una grande campagna nazionale
ma con un ruolo piccolo e defilato, specie nelle prime fasi.
Il comunicatore politico, se gli va bene,
lavora sette giorni su sette e 24 ore su 24.
O si accetta questa regola (almeno in alcune parti dell’anno) o si rischia
di non essere efficaci come servirebbe in questo momento storico.
In sintesi
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
4. Manifesti elettorali:
faccioni sì o faccioni no?
Dipende
(dal livello di popolarità
del candidato)
19
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Faccioni sì o faccioni no?
Dipende
Partiamo da un presupposto. Questo tipo di valutazione non
dovrebbe essere di tipo estetico, ma legato alla gestione
di una variabile: la popolarità del candidato all’interno
dell’elettorato di riferimento.
Popolarità assoluta: percentuale di elettori
che conoscono il candidato.
Popolarità relativa: confronto di popolarità tra il
candidato e i suoi competitor (tenendo conto anche della
distanza temporale dalla data delle elezioni).
Più basso è l’indice di popolarità assoluta, più largo è il divario
tra i candidati (con il “nostro” candidato in svantaggio), più il
volto sui manifesti è strategicamente sensato.
20
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Sì
Francesca Barracciu
Primarie del centrosinistra (settembre
2013, Sardegna) - volto sul manifesto
perché il livello di conoscenza del
candidato era più basso rispetto al
Presidente Cappellacci, essendo lei la
sfidante.
Il manifesto della campagna è dunque
utile ad aumentare la notorietà
all’interno di un pubblico più ampio.
21
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
No
Matteo Renzi
Primarie del centrosinistra (dicembre
2013, Italia) - il volto sul manifesto non
è stato necessario perché il livello di
conoscenza del candidato era molto alto
sia in termini assoluti, sia nei confronti dei
competitor (Cuperlo, Civati, Pittella).
22
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Stesso candidato, campagne
diverse, strategie diverse
Nichi Vendola
Regionali Puglia (2005) - il volto
sul manifesto è stato utile perché
Vendola era stato in Parlamento negli
anni precedenti e aveva percentuali
di notorietà molto più basse rispetto
a Raffaele Fitto, Presidente di Regione
in carica.
23
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Stesso candidato, campagne
diverse, strategie diverse
Nichi Vendola
Regionali Puglia (2010) - lo scenario è
molto diverso dalla campagna di cinque
anni prima: Vendola ha governato e
dunque è molto più conosciuto dei suoi
principali avversari, Palese e Poli Bortone.
Il volto non è dunque indispensabile dal
punto di vista strategico.
24
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Presupposto: un sondaggio che vi dica qual è il livello
di notorietà del candidato. Senza questo indicatore la scelta
è totalmente arbitraria e svincolata da ogni riflessione strategica.
Orientamento: il volto è utile per aumentare il
tasso di popolarità in tempi brevi, soprattutto se si agisce
contemporaneamente su altri mezzi (spot tv, social media, stampa,
presenze televisive) per consolidare l’associazione nome-volto.
Nessuna scelta è definitiva: non esistono
candidati per cui il volto sui manifesti va sempre bene o sempre
male. Lo stesso candidato può avere esigenze che cambiano
negli anni e a seconda del contesto (a partire dalle caratteristiche
dei competitor).
In sintesi
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
5. Non avete paura
che le vostre campagne
siano oggetto di satira?
No, anzi.
Quando è possibile,
progettiamo campagne
fatte apposta per essere taroccate
26
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Paura della satira?
No, anzi.
Da qualche anno proviamo a progettare campagne il cui sviluppo
(visual, concept) è naturalmente orientato a stimolare processi
generativi da parte degli utenti.
Questo tipo di apertura può favorire l’aumento di visibilità
e di popolarità delle campagne, soprattutto se sono
inserite in un contesto competitivo molto polarizzato, con grande
“tifo” e allo stesso tempo grande ostilità per il candidato con cui
stiamo lavorando.
In alcuni casi non ci limitiamo a realizzare campagne “virali”, ma
costruiamo strumenti (ad esempio generatori automatici di manifesti)
che permettano a chiunque, anche senza alcuna competenza grafica,
di realizzare adattamenti liberi.
27
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Tarocca il Manifesto (Regionali 2010)
Sito “neutro” (ma progettato dal comitato Vendola) in cui l’utente
poteva liberamente taroccare i manifesti dei tre candidati principali.
85% dei manifesti generati ha riguardato Vendola, circa il 50%
di quei manifesti era “negativo” ma nelle ore successive
alla pubblicazione del sito, la campagna di Vendola ha sovrastato
quella degli avversari sui social media.
28
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Oppure Vendola (Primarie 2012)
Campagna creata con un concept ipervirale. Sapevamo che la
generazione dei manifesti avrebbe potuto ottenere effetti satirici,
ma anche che in questo modo il claim “Oppure Vendola” sarebbe
diventato più rapidamente popolare sul web.
29
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Matteo Renzi (Primarie 2013)
Il sito www.cambiaverso.com
permetteva agli utenti di generare
il proprio manifesto personalizzato
e di pubblicarlo direttamente su
Facebook e su Twitter, con un solo click
e inserendo solo il proprio testo.
Grazie a questo strumento, sono stati
realizzati oltre 10mila manifesti nella
prima settimana dopo l’uscita del
generatore.
30
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Non avere paura dei “manifesti
tarocchi”: se la campagna non funziona, non funzionerà
anche se non sarà oggetto di satira. Se funziona, è meglio far sì
che circoli nel modo più semplice e virale possibile.
Scelta strategica e di creatività: le campagne
non sono “virali” per definizione. Chiaramente un candidato molto
amato o molto odiato favorisce meccanismi di generazione di
manifesti. Ma è altrettanto importante progettare una campagna
che si presti a questo tipo di declinazioni. La progettazione, dunque,
può condizionare almeno in parte concept e visual della campagna.
Evitare di inserire il candidato
(in particolare foto, in particolare il volto) direttamente sui manifesti
oggetto di satira. Questo potrebbe favorire un effetto-boomerang
(l’oppositore può mettere parole scomode in bocca al candidato).
In sintesi
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
6. Che faccio,
apro una fanpage?
Primi passi di campagna elettorale
su Facebook
32
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Che faccio, apro una fanpage?
Non è più necessario, ma molto dipende
da cosa si è fatto in passato.
Alternative strategiche:
Il politico ha già un profilo personale, lo ha sempre usato per parlare di
politica e intende continuare a farlo → Si può continuare a usare
il profilo personale, rendendo pubblici tutti i post da quel
momento in poi.
Il politico ha già un profilo personale, ma non lo usa per parlare di
politica → Il profilo personale può restare aperto, ma deve essere
usato per interagire con i propri amici. Tutto il flusso politico-
elettorale potrà essere sviluppato, in questo caso, su una pagina
pubblica, sul profilo personale si parlerà di politica il meno possibile,
per differenziare i flussi informativi tra profilo e pagina pubblica.
33
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Il politico ha già un profilo personale e/o una pagina pubblica,
ma non utilizza i social media in prima persona - aprire una
pagina pubblica gestita dallo staff (dichiarandolo),
facendo migrare l’eventuale profilo privato sulla pagina
pubblica per non perdere i contatti acquisiti
Il politico non è presente sui social media a inizio campagna
elettorale - aprire direttamente una pagina pubblica per
sfruttare le opportunità collegate a questo strumento (a
partire dai post sponsorizzati).
34
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Buona pratica (non politica): profilo
personale Facebook di Selvaggia
Lucarelli: gestione personale
dell’account, risposta ai commenti,
privacy “pubblica” per i post rendono
inutile l’apertura di una pagina
pubblica.
Gli utenti possono
direttamente seguire il
profilo e interagire senza
essere necessariamente
amici dell’utente.
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
7. Chi deve gestire gli account
di un politico sui social media?
(O anche: può un politico,
compromettere mesi
di lavoro con un tweet?
Sì, può. Così come può farlo
un comunicatore)
36
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Chi gestisce gli account?
Regola generale: meglio la gestione imperfetta
e naturale di un politico rispetto a quella
perfetta e “artificiale” di uno staff, agli elettori
(giustamente) interessa di più così.
Alternative strategiche:
Se un politico gestisce già i suoi account sui social
e intende continuare a farlo, l’assistenza può riguardare
la valutazione di contenuti da condividere intervenire
ex ante, o il monitoraggio del feedback ex post.
Sarebbe comunque inutile, se non addirittura sbagliato
o controproducente, “espropriare” la gestione social di un
politico. Si perde in naturalezza e ci possono essere anche
tensioni tra politico e consulenti sul “chi fa cosa”.
37
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Se un politico preferisce in modo netto un social media
sugli altri, il compromesso può essere: lui/lei gestisce in
prima persona il social “preferito”, lo staff gestisce gli altri
canali con un tono di voce più istituzionale.
Nota: gli utenti preferiranno comunque l’originale.
Se un politico non utilizza i social media, è sensato che
lo staff apra i canali personali
(in particolare Facebook e Twitter) chiedendo però
al politico di intervenire in prima persona
a intervalli più o meno regolari.
38
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Il “compromesso Emiliano”: su Twitter
il presidente della Regione Puglia
gestisce quasi esclusivamente in prima
persona (incluso qualche “coraggioso”
retweet), su Facebook è maggiormente
sostenuto dallo staff.
Effetto: Emiliano è uno
dei pochi politici italiani
ad avere più follower
su Twitter che like su
Facebook: gli utenti
preferiscono l’originale.
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
8. Cosa faccio quando
un utente trolla o insulta?
La modalità Gandhi,
la modalità Darth Fener,
la modalità Morandi
40
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Guerra contro i troll
Premessa: qualsiasi strategia si decide
di utilizzare, va dichiarata e resa pubblica.
Esistono due macrostrategie di lavoro possibili:
Non moderare nulla. È la nostra preferita perché:
a. riteniamo che uno spazio social costantemente aggiornato
e curato porti gli utenti ad autogestirsi maggiormente.
Meno c’è cura del feedback,
più c’è spazio per troll e insulti.
41
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
b. riteniamo che, soprattutto in campagna elettorale,
le parole scritte sui social dagli utenti possano
offrire un ulteriore elemento di riflessione per chi
deve votare. Esempio: Cecile Kyenge, campagna
europee 2014: zero moderazione perché anche
gli insulti ricevuti possono aiutare un elettore a
decidere da che parte stare.
42
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Moderare, ma spiegare come e perché.
È la strategia maggiormente indicata per le istituzioni. Qualsiasi
intervento di moderazione dei commenti deve essere giustificato
da un sistema pubblico di regole che non porti gli utenti a sentirsi
vittime di censura o discriminazione. Esempio: il blog collettivo
Valigia Blu, mutuando in parte le linee-guida del The Guardian,
ha condiviso le buone pratiche di partecipazione sui suoi spazi di
discussione (social media e commenti del sito).
43
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Stile di gestione: modalità “Gandhi”
Valorizzare tutti i commenti costruttivi,
anche critici, dando sistematicamente feedback
a quel tipo di commento.
Non perdere la pazienza
durante i momenti di polarizzazione
del confronto, cercando la mediazione
e il riconoscimento del valore
nei contenuti della persona
con cui si sta discutendo (qui lo
scambio Esposito-Meloni-Delrio).
44
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Rispondere anche ai troll, senza esagerare,
ma farlo pensando al valore pubblico dello scambio
(parlare al troll per parlare a tutti i partecipanti).
Rispondere sempre nel merito
rinunciando a rivendicazioni personali
anche legittime.
Fare tutto questo con grande regolarità e sistematicità,
per qualsiasi post, con qualsiasi utente,
senza creare distinzioni.
45
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Stile di gestione: modalità “Darth Fener”
(o modalità “James Blunt”)
Utilizzare lo stesso tono di voce dell’interlocutore,
anche quando quest’ultimo è aggressivo.
Ignorare le provocazioni, soprattutto se ripetute.
Mettere in evidenza affermazioni e comportamenti palesemente
scorretti da parte degli interlocutori, senza porsi particolari
scrupoli.
Bannare sistematicamente chi non rispetta le regole.
(Qui un post sul rapporto piuttosto franco
tra James Blunt e i suoi follower su Twitter)
46
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Stile di gestione: modalità “Gianni Morandi”
Pochi contenuti, ma pubblicati tutti i giorni.
Rispondere ai commenti, ma farlo tutti i giorni.
Mantenere il filo dei discorsi fatti in precedenza sui social media,
a partire dai commenti degli utenti.
Ma soprattutto, trollare più forte dei troll.
47
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Macrostrategie di moderazione
e stile di gestione dipendono
dall’incrocio di tre variabili:
tono di voce desiderato;
livello di reputazione digitale del mittente;
capacità tecniche e soprattutto relazionali
di chi gestisce i social media.
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
9. I social media sono utili
in campagna elettorale
anche nei piccoli comuni?
(e anche dove ci sono
pochi utenti di Internet
e poca connettività veloce?)
49
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
E se fossero più utili nei piccoli centri,
invece che nelle grandi città?
Orientamento generale: all’aumentare della complessità
del sistema dei media, aumenta la tendenza alla
“reintermediazione” della comunicazione
sui social media, cioè l’elaborazione, discussione
e riutilizzo sui media tradizionali.
Quindi, in teoria, i grandi centri sono i luoghi ideali
per utilizzare i social media.
Campagne social in campagna
50
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Ma lavorando per sottrazione, emerge un altro aspetto: in assenza di
giornali, televisioni e altri media, come accade nei piccoli centri, i social
(di un’amministrazione, o anche di un politico in campagna elettorale)
possono rappresentare il principale strumento di informazione per i
cittadini, così come le discussioni online possono proseguire offline
e viceversa a causa della più facile sovrapposizione
tra le comunità reali nei piccoli centri
e le corrispettive comunità digitali (“ci conosciamo tutti”).
In sintesi: l’efficacia potenziale dei social media in campagna elettorale
appare inversamente proporzionale rispetto alla complessità del
sistema dei media nel territorio dove si va a votare.
Meno il sistema è complesso, più c’è potenziale.
51
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Questo orientamento vale per
la comunicazione elettorale
ma ancor di più per
la comunicazione
istituzionale, e funziona
ancora meglio se esiste una
virtuosa integrazione tra online
e offline.
Il sindaco di Capannori (Lucca)
organizza momenti regolari e
codificati di interazione, il cui
calendario è disponibile sul sito
del Comune.
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
10. Il marketing virale
può aiutare la politica?
Sì, ma senza esagerare.
La politica è sempre
più importante
della comunicazione
53
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Sì, ma senza esagerare.
Se è vero che una buona comunicazione può aiutare, è
altrettanto che vero che una buona comunicazione, da sola,
non basta per vincere le elezioni.
Serve molto altro, serve la politica. Servono le cose fatte per un
sindaco, una proposta chiara per un candidato, una visione
strategica d’insieme per un gruppo di lavoro. Per questo motivo
bisogna fare sempre attenzione a dare il giusto peso a ogni
singola componente della comunicazione pensando che nessuna
idea, da sola, risulta davvero decisiva.
I video virali, anche geniali, non fanno eccezione.
Il marketing virale aiuta?
54
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Cos’è un video virale
Un video è virale quando:
È condiviso dai tastemaker, da utenti con grande popolarità e
reputazione che accelera il processo di conoscenza del contenuto;
Ha un format facilmente riproducibile
da altri utenti, che moltiplicano sia la portata del contenuto,
sia la conoscenza dello stesso;
Contiene componenti (soggetto, sceneggiatura, scelte stilistiche)
imprevedibili, che tengano alta l’attenzione dello spettatore.
Queste tre condizioni sono necessarie,
ma non sufficienti. I video virali non si costruiscono in
laboratorio (salvo rarissimi, e comunque non del tutto gestibili, casi).
55
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Michele Emiliano - “Problemi di elezione”
(Amministrative 2009)
Un video autoprodotto a costo zero da due volontari
diventa così popolare su Internet da indurre un cambio di
pianificazione sui mezzi tradizionali: questo video va in
televisione nell’ultima settimana prima delle elezioni.
56
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Michele Emiliano - Gianni Paulicelli
(Amministrative 2009)
Un noto commerciante barese, conosciuto per
i suoi video pubblicitari sulle principali tv locali,
realizza uno spot politico “atipico” a sostegno
di Michele Emiliano, sindaco di Bari.
Qui un suo spot originale...
57
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Michele Emiliano - Gianni Paulicelli
(Amministrative 2009)
… e qui lo spot politico, realizzato tenendo conto
di tutte le caratteristiche stilistiche dell’originale,
ma con un messaggio forte e di profonda attualità
per le amministrative 2009: il no al nucleare.
58
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Michele Emiliano - Gianni Paulicelli
(Amministrative 2009)
Lo spot per la tv e per internet (due minuti) con cui
Michele Emiliano, rilanciando e rovesciando un messaggio
elettorale di Berlusconi, comunica la sua candidatura
nelle ultime due settimane di campagna elettorale.
59
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Virali si nasce, non si diventa
È giusto impegnarsi per progettare contenuti (in particolare video)
di successo, ma se la grande idea non arriva, non bisogna fissarsi
né disperdere troppe energie in questo segmento.
Virale è autoironico
Anche se in politica può sembrare difficile, o addirittura pericoloso,
è impossibile pensare a un contenuto davvero virale senza tenere conto
di una dose, anche piccola, di ironia, meglio se applicata a se stessi.
Virale è genuino
Un video troppo perfetto, patinato, preciso, difficilmente riuscirà a
ottenere la carica empatica necessaria alla diffusione di un contenuto.
Meglio impreciso ma fatto in casa, vero, accessibile a tutti.
Virale non è tutto
La politica viene sempre prima della comunicazione. Mai dimenticarselo.
In sintesi
60
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
conclusione
“Voglio una squadra con tre C:
Cabeza, Corazón y Cojones.”
Andrea Anastasi
2005
(la traduzione delle tre C è superflua)
Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze
Grazie.
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Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze

  • 1. pubblicate il 26 novembre 2015 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Faccioni sui manifesti, etica aziendale, marketing virale, gestione delle comunità online: una selezione delle questioni più frequenti raccolte in questi anni
  • 2. 2 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze chi sono Mi chiamo Dino Amenduni Twitter @doonie e-mail dino.amenduni@proformaweb.it tutto il resto about.me/dinoamenduni Sono comunicatore politico e pianificatore strategico per l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it) Sono collaboratore e blogger per Finegil-Gruppo Espresso e La Repubblica Bari e formatore (su social media marketing e comunicazione politica) Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente (sia la consultazione che il download) agli indirizzi www.slideshare.net/doonie e www.slideshare.net/proformaweb
  • 3. 3 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 1. Lavorate per tutti i politici che vi chiamano? 2. Voglio fare comunicazione politica: mi date un consiglio? 3. Esiste un profilo professionale ideale per lavorare sulla comunicazione politica online? 4. Manifesti elettorali: faccioni sì o faccioni no? 5. Non avete paura che le vostre campagne siano oggetto di satira? 6. Un politico sta per iniziare una campagna elettorale e vuole fare il primo passo su Facebook: meglio usare un profilo o aprire una pagina pubblica? 7. Chi deve gestire gli account social dei politici in campagna elettorale (il candidato, i comunicatori, entrambi)? 8. Cosa faccio quando un utente trolla o insulta? 9. È efficace l’utilizzo dei social media anche in contesti territoriali molto piccoli? 10. Il marketing virale può aiutare la politica? le dieci domande
  • 4. 4 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze prima di iniziare Facciamo una raccolta di domande libere da parte vostra. Ad alcune ci sarà risposta già in queste slide, ad altre proveremo a rispondere in una prossima presentazione.
  • 5. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 1. Lavorate per tutti i politici che vi chiamano? No, per scelta. Ma pensiamo che sia legittimo pensarla diversamente
  • 6. 6 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze No. Riteniamo che le campagne elettorali richiedano il 101% dello sforzo professionale dei consulenti di comunicazione politica, in qualsiasi contesto si svolgano (dai piccoli centri a campagne nazionali: ogni elezione ha uguale dignità, e simili difficoltà). La combinazione di alcune componenti abituali degli appuntamenti elettorali (tempi stretti, tante decisioni da prendere, tanti cambiamenti in corsa, gruppi di lavoro da coordinare, pressione da parte degli elettori e dei media, generale clima di sfiducia nei confronti della politica) richiedono, a nostro avviso, massimo impegno, dedizione e concentrazione (il 101%, appunto). Lavorate per tutti?
  • 7. 7 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze No. L’unico modo, per noi, di dare questo benedetto 101% è avere anche solo un minimo di condivisione emotiva, valoriale, politica di ciò che il candidato propone all’elettorato. Non tutti i candidati possono piacere allo stesso modo (così come non siamo piaciuti allo stesso modo a tutti i candidati), ma abbiamo bisogno di un livello minimo di partenza per poter dare il massimo. Per questo abbiamo deciso di non accettare commesse che provengono dalla parte politica più lontana dalle nostre idee (la destra, nello specifico).
  • 8. 8 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze No, ma non è detto che sia giusto. Non ci sogneremmo mai di dire che il nostro modello aziendale sia l’unico corretto, anzi. Molti consulenti politici ritengono che l’unico metodo per svolgere correttamente questa professione sia sostanzialmente il nostro opposto, cioè lavorare mantenendo distanza critica dai candidati e dalle loro idee. Il distacco, visto da noi come un elemento capace di non farci rendere al massimo, può essere invece considerato il giusto ingrediente per dare consigli e suggerimenti non viziati da componenti emotive o di appartenenza. Lasciamo al lettore la scelta su quale modello adottare.
  • 9. 9 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Non esiste un modello universalmente valido: entrambi gli approcci (lavoro “di appartenenza” e lavoro “per tutti”) convivono da sempre nel panorama della comunicazione politica, rinnovando un confronto sempre stimolante. C’è lo stesso dilemma nella professione di comunicatore politico: è un mestiere a parte, che richiede competenze specifiche, o un professionista deve saper “vendere” un politico e un detersivo allo stesso modo? Noi pensiamo che sia un lavoro specifico, pubblicitari molto più bravi di noi (Jacques Seguela, ad esempio), la pensano all’opposto. La nostra posizione è un lusso: se fossimo un’agenzia che fa solo campagne elettorali, non potremmo permettercelo. Lavorare anche nel campo della comunicazione non politica ci rende più liberi di scegliere. In sintesi
  • 10. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 2. Voglio fare comunicazione politica: mi date un consiglio? Ne diamo due: fare almeno una campagna dietro le quinte, presentarsi dai politici con un piano di lavoro già pronto
  • 11. 11 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 1. Fare una campagna dietro le quinte Spesso si impara più lavorando come volontari in una campagna elettorale, anche molto piccola, anche in un ruolo molto marginale, che studiando modelli teorici troppo elaborati (e troppo slegati dal contesto italiano, specie locale). Il nostro primo consiglio è, dunque: cercate la pratica, l’esperienza concreta, anche non su livelli nazionali, perché si impara molto di più “sporcandosi le mani” che studiando ma a “distanza di sicurezza”. Nel bene e nel male, si impara più dietro le quinte, e questo tipo di esperienza non si può trovare altrove, se non in campagna elettorale. Due consigli
  • 12. 12 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 2. Andare dai politici ma con le idee chiare L’offerta di comunicazione politica professionale supera, al momento, la domanda. La cultura della comunicazione politica fa fatica a radicare e ancora oggi ci sono tantissimi politici e partiti che non ritengono di aver bisogno di consulenti, di analisi, di sondaggi, di dati scientifici. Per questo non è più sufficiente andare da un politico e dire di essere in grado di fare una campagna elettorale. Serve un altro approccio, più dispendioso dal punto di vista del tempo e dell’impegno necessario. Serve andare da un cliente potenziale illustrando con precisione qual è lo scenario, qual è la potenziale crisi di comunicazione e come si risolve.
  • 13. 13 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Possibile schema di lavoro: Individuazione di un partito o di un politico con cui si intende lavorare; Analisi scientifica dei punti di forza e dei punti di debolezza nell’attuale comunicazione del destinatario; Spiegazione puntuale di come si intendono risolvere i punti di debolezza, in quanto tempo, con quali strumenti e perché è così importante che il politico investa per risolvere i problemi segnalati; Indicazione chiara e definita di quale può essere il ruolo del comunicatore politico per risolvere il problema evidenziato (e, dunque, perché un politico dovrebbe scegliere proprio quel collaboratore).
  • 14. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 3. Esiste un profilo professionale ideale per la comunicazione politica online? Spoiler: il percorso accademico conta fino a un certo punto
  • 15. 15 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Sì, esiste un profilo professionale ideale per chi vuole fare comunicazione politica online. Le sue caratteristiche: Buona e autonoma conoscenza della politica (per precedente militanza o per passione) e delle sue dinamiche, che difficilmente possono essere ‘insegnate’ (all’Università o nei corsi di formazione) o trasmesse da un profilo senior a un profilo junior in un’agenzia. Profilo professionale ideale
  • 16. 16 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Autonomia totale dal punto di vista della produzione tecnica di contenuti: chi sa montare un video, creare manifesti o webcard, sa scrivere un testo e sa lavorare in gruppo (senza eccellere necessariamente in tutto) ha un chiaro vantaggio competitivo in questa fase della storia della comunicazione politica italiana, e non solo. Capacità di lavoro sotto stress e aumento della disponibilità di tempo all’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. Capacità di svolgere lavori simili per più clienti contemporaneamente per potersi garantire la piena sostenibilità economica, sia da freelance sia in agenzia.
  • 17. 17 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Il curriculum accademico non basta, serve l’esperienza sul campo. E serve fare gavetta. La competenza professionale non basta, quando il mercato è saturo. Serve un approccio più proattivo, in cui problemi e soluzioni siano mostrati ai politici con prontezza, in alcuni casi prima ancora che loro siano consapevoli di avere quel tipo di problemi. Meglio una buona campagna locale, con autonomia e responsabilità, che una grande campagna nazionale ma con un ruolo piccolo e defilato, specie nelle prime fasi. Il comunicatore politico, se gli va bene, lavora sette giorni su sette e 24 ore su 24. O si accetta questa regola (almeno in alcune parti dell’anno) o si rischia di non essere efficaci come servirebbe in questo momento storico. In sintesi
  • 18. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 4. Manifesti elettorali: faccioni sì o faccioni no? Dipende (dal livello di popolarità del candidato)
  • 19. 19 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Faccioni sì o faccioni no? Dipende Partiamo da un presupposto. Questo tipo di valutazione non dovrebbe essere di tipo estetico, ma legato alla gestione di una variabile: la popolarità del candidato all’interno dell’elettorato di riferimento. Popolarità assoluta: percentuale di elettori che conoscono il candidato. Popolarità relativa: confronto di popolarità tra il candidato e i suoi competitor (tenendo conto anche della distanza temporale dalla data delle elezioni). Più basso è l’indice di popolarità assoluta, più largo è il divario tra i candidati (con il “nostro” candidato in svantaggio), più il volto sui manifesti è strategicamente sensato.
  • 20. 20 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Sì Francesca Barracciu Primarie del centrosinistra (settembre 2013, Sardegna) - volto sul manifesto perché il livello di conoscenza del candidato era più basso rispetto al Presidente Cappellacci, essendo lei la sfidante. Il manifesto della campagna è dunque utile ad aumentare la notorietà all’interno di un pubblico più ampio.
  • 21. 21 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze No Matteo Renzi Primarie del centrosinistra (dicembre 2013, Italia) - il volto sul manifesto non è stato necessario perché il livello di conoscenza del candidato era molto alto sia in termini assoluti, sia nei confronti dei competitor (Cuperlo, Civati, Pittella).
  • 22. 22 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Stesso candidato, campagne diverse, strategie diverse Nichi Vendola Regionali Puglia (2005) - il volto sul manifesto è stato utile perché Vendola era stato in Parlamento negli anni precedenti e aveva percentuali di notorietà molto più basse rispetto a Raffaele Fitto, Presidente di Regione in carica.
  • 23. 23 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Stesso candidato, campagne diverse, strategie diverse Nichi Vendola Regionali Puglia (2010) - lo scenario è molto diverso dalla campagna di cinque anni prima: Vendola ha governato e dunque è molto più conosciuto dei suoi principali avversari, Palese e Poli Bortone. Il volto non è dunque indispensabile dal punto di vista strategico.
  • 24. 24 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Presupposto: un sondaggio che vi dica qual è il livello di notorietà del candidato. Senza questo indicatore la scelta è totalmente arbitraria e svincolata da ogni riflessione strategica. Orientamento: il volto è utile per aumentare il tasso di popolarità in tempi brevi, soprattutto se si agisce contemporaneamente su altri mezzi (spot tv, social media, stampa, presenze televisive) per consolidare l’associazione nome-volto. Nessuna scelta è definitiva: non esistono candidati per cui il volto sui manifesti va sempre bene o sempre male. Lo stesso candidato può avere esigenze che cambiano negli anni e a seconda del contesto (a partire dalle caratteristiche dei competitor). In sintesi
  • 25. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 5. Non avete paura che le vostre campagne siano oggetto di satira? No, anzi. Quando è possibile, progettiamo campagne fatte apposta per essere taroccate
  • 26. 26 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Paura della satira? No, anzi. Da qualche anno proviamo a progettare campagne il cui sviluppo (visual, concept) è naturalmente orientato a stimolare processi generativi da parte degli utenti. Questo tipo di apertura può favorire l’aumento di visibilità e di popolarità delle campagne, soprattutto se sono inserite in un contesto competitivo molto polarizzato, con grande “tifo” e allo stesso tempo grande ostilità per il candidato con cui stiamo lavorando. In alcuni casi non ci limitiamo a realizzare campagne “virali”, ma costruiamo strumenti (ad esempio generatori automatici di manifesti) che permettano a chiunque, anche senza alcuna competenza grafica, di realizzare adattamenti liberi.
  • 27. 27 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Tarocca il Manifesto (Regionali 2010) Sito “neutro” (ma progettato dal comitato Vendola) in cui l’utente poteva liberamente taroccare i manifesti dei tre candidati principali. 85% dei manifesti generati ha riguardato Vendola, circa il 50% di quei manifesti era “negativo” ma nelle ore successive alla pubblicazione del sito, la campagna di Vendola ha sovrastato quella degli avversari sui social media.
  • 28. 28 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Oppure Vendola (Primarie 2012) Campagna creata con un concept ipervirale. Sapevamo che la generazione dei manifesti avrebbe potuto ottenere effetti satirici, ma anche che in questo modo il claim “Oppure Vendola” sarebbe diventato più rapidamente popolare sul web.
  • 29. 29 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Matteo Renzi (Primarie 2013) Il sito www.cambiaverso.com permetteva agli utenti di generare il proprio manifesto personalizzato e di pubblicarlo direttamente su Facebook e su Twitter, con un solo click e inserendo solo il proprio testo. Grazie a questo strumento, sono stati realizzati oltre 10mila manifesti nella prima settimana dopo l’uscita del generatore.
  • 30. 30 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Non avere paura dei “manifesti tarocchi”: se la campagna non funziona, non funzionerà anche se non sarà oggetto di satira. Se funziona, è meglio far sì che circoli nel modo più semplice e virale possibile. Scelta strategica e di creatività: le campagne non sono “virali” per definizione. Chiaramente un candidato molto amato o molto odiato favorisce meccanismi di generazione di manifesti. Ma è altrettanto importante progettare una campagna che si presti a questo tipo di declinazioni. La progettazione, dunque, può condizionare almeno in parte concept e visual della campagna. Evitare di inserire il candidato (in particolare foto, in particolare il volto) direttamente sui manifesti oggetto di satira. Questo potrebbe favorire un effetto-boomerang (l’oppositore può mettere parole scomode in bocca al candidato). In sintesi
  • 31. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 6. Che faccio, apro una fanpage? Primi passi di campagna elettorale su Facebook
  • 32. 32 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Che faccio, apro una fanpage? Non è più necessario, ma molto dipende da cosa si è fatto in passato. Alternative strategiche: Il politico ha già un profilo personale, lo ha sempre usato per parlare di politica e intende continuare a farlo → Si può continuare a usare il profilo personale, rendendo pubblici tutti i post da quel momento in poi. Il politico ha già un profilo personale, ma non lo usa per parlare di politica → Il profilo personale può restare aperto, ma deve essere usato per interagire con i propri amici. Tutto il flusso politico- elettorale potrà essere sviluppato, in questo caso, su una pagina pubblica, sul profilo personale si parlerà di politica il meno possibile, per differenziare i flussi informativi tra profilo e pagina pubblica.
  • 33. 33 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Il politico ha già un profilo personale e/o una pagina pubblica, ma non utilizza i social media in prima persona - aprire una pagina pubblica gestita dallo staff (dichiarandolo), facendo migrare l’eventuale profilo privato sulla pagina pubblica per non perdere i contatti acquisiti Il politico non è presente sui social media a inizio campagna elettorale - aprire direttamente una pagina pubblica per sfruttare le opportunità collegate a questo strumento (a partire dai post sponsorizzati).
  • 34. 34 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Buona pratica (non politica): profilo personale Facebook di Selvaggia Lucarelli: gestione personale dell’account, risposta ai commenti, privacy “pubblica” per i post rendono inutile l’apertura di una pagina pubblica. Gli utenti possono direttamente seguire il profilo e interagire senza essere necessariamente amici dell’utente.
  • 35. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 7. Chi deve gestire gli account di un politico sui social media? (O anche: può un politico, compromettere mesi di lavoro con un tweet? Sì, può. Così come può farlo un comunicatore)
  • 36. 36 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Chi gestisce gli account? Regola generale: meglio la gestione imperfetta e naturale di un politico rispetto a quella perfetta e “artificiale” di uno staff, agli elettori (giustamente) interessa di più così. Alternative strategiche: Se un politico gestisce già i suoi account sui social e intende continuare a farlo, l’assistenza può riguardare la valutazione di contenuti da condividere intervenire ex ante, o il monitoraggio del feedback ex post. Sarebbe comunque inutile, se non addirittura sbagliato o controproducente, “espropriare” la gestione social di un politico. Si perde in naturalezza e ci possono essere anche tensioni tra politico e consulenti sul “chi fa cosa”.
  • 37. 37 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Se un politico preferisce in modo netto un social media sugli altri, il compromesso può essere: lui/lei gestisce in prima persona il social “preferito”, lo staff gestisce gli altri canali con un tono di voce più istituzionale. Nota: gli utenti preferiranno comunque l’originale. Se un politico non utilizza i social media, è sensato che lo staff apra i canali personali (in particolare Facebook e Twitter) chiedendo però al politico di intervenire in prima persona a intervalli più o meno regolari.
  • 38. 38 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Il “compromesso Emiliano”: su Twitter il presidente della Regione Puglia gestisce quasi esclusivamente in prima persona (incluso qualche “coraggioso” retweet), su Facebook è maggiormente sostenuto dallo staff. Effetto: Emiliano è uno dei pochi politici italiani ad avere più follower su Twitter che like su Facebook: gli utenti preferiscono l’originale.
  • 39. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 8. Cosa faccio quando un utente trolla o insulta? La modalità Gandhi, la modalità Darth Fener, la modalità Morandi
  • 40. 40 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Guerra contro i troll Premessa: qualsiasi strategia si decide di utilizzare, va dichiarata e resa pubblica. Esistono due macrostrategie di lavoro possibili: Non moderare nulla. È la nostra preferita perché: a. riteniamo che uno spazio social costantemente aggiornato e curato porti gli utenti ad autogestirsi maggiormente. Meno c’è cura del feedback, più c’è spazio per troll e insulti.
  • 41. 41 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze b. riteniamo che, soprattutto in campagna elettorale, le parole scritte sui social dagli utenti possano offrire un ulteriore elemento di riflessione per chi deve votare. Esempio: Cecile Kyenge, campagna europee 2014: zero moderazione perché anche gli insulti ricevuti possono aiutare un elettore a decidere da che parte stare.
  • 42. 42 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Moderare, ma spiegare come e perché. È la strategia maggiormente indicata per le istituzioni. Qualsiasi intervento di moderazione dei commenti deve essere giustificato da un sistema pubblico di regole che non porti gli utenti a sentirsi vittime di censura o discriminazione. Esempio: il blog collettivo Valigia Blu, mutuando in parte le linee-guida del The Guardian, ha condiviso le buone pratiche di partecipazione sui suoi spazi di discussione (social media e commenti del sito).
  • 43. 43 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Stile di gestione: modalità “Gandhi” Valorizzare tutti i commenti costruttivi, anche critici, dando sistematicamente feedback a quel tipo di commento. Non perdere la pazienza durante i momenti di polarizzazione del confronto, cercando la mediazione e il riconoscimento del valore nei contenuti della persona con cui si sta discutendo (qui lo scambio Esposito-Meloni-Delrio).
  • 44. 44 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Rispondere anche ai troll, senza esagerare, ma farlo pensando al valore pubblico dello scambio (parlare al troll per parlare a tutti i partecipanti). Rispondere sempre nel merito rinunciando a rivendicazioni personali anche legittime. Fare tutto questo con grande regolarità e sistematicità, per qualsiasi post, con qualsiasi utente, senza creare distinzioni.
  • 45. 45 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Stile di gestione: modalità “Darth Fener” (o modalità “James Blunt”) Utilizzare lo stesso tono di voce dell’interlocutore, anche quando quest’ultimo è aggressivo. Ignorare le provocazioni, soprattutto se ripetute. Mettere in evidenza affermazioni e comportamenti palesemente scorretti da parte degli interlocutori, senza porsi particolari scrupoli. Bannare sistematicamente chi non rispetta le regole. (Qui un post sul rapporto piuttosto franco tra James Blunt e i suoi follower su Twitter)
  • 46. 46 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Stile di gestione: modalità “Gianni Morandi” Pochi contenuti, ma pubblicati tutti i giorni. Rispondere ai commenti, ma farlo tutti i giorni. Mantenere il filo dei discorsi fatti in precedenza sui social media, a partire dai commenti degli utenti. Ma soprattutto, trollare più forte dei troll.
  • 47. 47 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Macrostrategie di moderazione e stile di gestione dipendono dall’incrocio di tre variabili: tono di voce desiderato; livello di reputazione digitale del mittente; capacità tecniche e soprattutto relazionali di chi gestisce i social media.
  • 48. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 9. I social media sono utili in campagna elettorale anche nei piccoli comuni? (e anche dove ci sono pochi utenti di Internet e poca connettività veloce?)
  • 49. 49 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze E se fossero più utili nei piccoli centri, invece che nelle grandi città? Orientamento generale: all’aumentare della complessità del sistema dei media, aumenta la tendenza alla “reintermediazione” della comunicazione sui social media, cioè l’elaborazione, discussione e riutilizzo sui media tradizionali. Quindi, in teoria, i grandi centri sono i luoghi ideali per utilizzare i social media. Campagne social in campagna
  • 50. 50 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Ma lavorando per sottrazione, emerge un altro aspetto: in assenza di giornali, televisioni e altri media, come accade nei piccoli centri, i social (di un’amministrazione, o anche di un politico in campagna elettorale) possono rappresentare il principale strumento di informazione per i cittadini, così come le discussioni online possono proseguire offline e viceversa a causa della più facile sovrapposizione tra le comunità reali nei piccoli centri e le corrispettive comunità digitali (“ci conosciamo tutti”). In sintesi: l’efficacia potenziale dei social media in campagna elettorale appare inversamente proporzionale rispetto alla complessità del sistema dei media nel territorio dove si va a votare. Meno il sistema è complesso, più c’è potenziale.
  • 51. 51 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Questo orientamento vale per la comunicazione elettorale ma ancor di più per la comunicazione istituzionale, e funziona ancora meglio se esiste una virtuosa integrazione tra online e offline. Il sindaco di Capannori (Lucca) organizza momenti regolari e codificati di interazione, il cui calendario è disponibile sul sito del Comune.
  • 52. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze 10. Il marketing virale può aiutare la politica? Sì, ma senza esagerare. La politica è sempre più importante della comunicazione
  • 53. 53 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Sì, ma senza esagerare. Se è vero che una buona comunicazione può aiutare, è altrettanto che vero che una buona comunicazione, da sola, non basta per vincere le elezioni. Serve molto altro, serve la politica. Servono le cose fatte per un sindaco, una proposta chiara per un candidato, una visione strategica d’insieme per un gruppo di lavoro. Per questo motivo bisogna fare sempre attenzione a dare il giusto peso a ogni singola componente della comunicazione pensando che nessuna idea, da sola, risulta davvero decisiva. I video virali, anche geniali, non fanno eccezione. Il marketing virale aiuta?
  • 54. 54 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Cos’è un video virale Un video è virale quando: È condiviso dai tastemaker, da utenti con grande popolarità e reputazione che accelera il processo di conoscenza del contenuto; Ha un format facilmente riproducibile da altri utenti, che moltiplicano sia la portata del contenuto, sia la conoscenza dello stesso; Contiene componenti (soggetto, sceneggiatura, scelte stilistiche) imprevedibili, che tengano alta l’attenzione dello spettatore. Queste tre condizioni sono necessarie, ma non sufficienti. I video virali non si costruiscono in laboratorio (salvo rarissimi, e comunque non del tutto gestibili, casi).
  • 55. 55 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Michele Emiliano - “Problemi di elezione” (Amministrative 2009) Un video autoprodotto a costo zero da due volontari diventa così popolare su Internet da indurre un cambio di pianificazione sui mezzi tradizionali: questo video va in televisione nell’ultima settimana prima delle elezioni.
  • 56. 56 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Michele Emiliano - Gianni Paulicelli (Amministrative 2009) Un noto commerciante barese, conosciuto per i suoi video pubblicitari sulle principali tv locali, realizza uno spot politico “atipico” a sostegno di Michele Emiliano, sindaco di Bari. Qui un suo spot originale...
  • 57. 57 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Michele Emiliano - Gianni Paulicelli (Amministrative 2009) … e qui lo spot politico, realizzato tenendo conto di tutte le caratteristiche stilistiche dell’originale, ma con un messaggio forte e di profonda attualità per le amministrative 2009: il no al nucleare.
  • 58. 58 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Michele Emiliano - Gianni Paulicelli (Amministrative 2009) Lo spot per la tv e per internet (due minuti) con cui Michele Emiliano, rilanciando e rovesciando un messaggio elettorale di Berlusconi, comunica la sua candidatura nelle ultime due settimane di campagna elettorale.
  • 59. 59 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Virali si nasce, non si diventa È giusto impegnarsi per progettare contenuti (in particolare video) di successo, ma se la grande idea non arriva, non bisogna fissarsi né disperdere troppe energie in questo segmento. Virale è autoironico Anche se in politica può sembrare difficile, o addirittura pericoloso, è impossibile pensare a un contenuto davvero virale senza tenere conto di una dose, anche piccola, di ironia, meglio se applicata a se stessi. Virale è genuino Un video troppo perfetto, patinato, preciso, difficilmente riuscirà a ottenere la carica empatica necessaria alla diffusione di un contenuto. Meglio impreciso ma fatto in casa, vero, accessibile a tutti. Virale non è tutto La politica viene sempre prima della comunicazione. Mai dimenticarselo. In sintesi
  • 60. 60 Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze conclusione “Voglio una squadra con tre C: Cabeza, Corazón y Cojones.” Andrea Anastasi 2005 (la traduzione delle tre C è superflua)
  • 61. Dieci domande che gli studenti ci fanno durante le docenze Grazie.
  • 62. www.proformaweb.it Bari 70122 via Principe Amedeo, 82/A - tel 0805240227 - fax 0800999044 Roma 00184 via Iside, 12 - tel 0699920746 / 0699920744 proforma@proformaweb.it Proforma srl facebook.com/proformaweb @proformaweb youtube.com/proformaweb