Il Decision Making è quel delicato e basilare processo attraverso cui un individuo o un gruppo di individui arriva a prendere una decisione scegliendo di intraprendere una specifica azione tra diverse possibilità o opzioni.
Obiettivo del DM è quello di aiutare il decisore a selezionare l’alternativa o le alternative più adeguata/e alla situazione.
Attraverso gli strumenti e le tecniche di DM il decisore viene coinvolto attivamente nel processo di scelta analizzando la situazione e vagliando le diverse opzioni usando filtri e punti di osservazione diversi con l’obiettivo di ampliare e sviluppare la propria consapevolezza.
Quando dobbiamo prendere una decisione spesso ci si deve confrontare con l’incertezza – vale a dire il rischio – che rappresenta uno degli impedimenti principali a una buona decisione.
Avere a propria disposizione strumenti specifici che aiutino a sviluppare la consapevolezza in merito alle decisioni da prendere può essere di grande aiuto e supporto in tutte quelle situazioni in cui l’ago della bilancia decisionale sembra essere perfettamente in equilibrio rendendo la decisione complessa.
Apprendere l’uso delle tecniche di Decision Making oltre ad essere di grande utilità nella sfera prettamente individuale, è anche facilmente spendibile nella sfera professionale, rappresentando uno strumento facilmente applicabile al lavoro dello psicologo sia in ambito clinico, consulenziale che in quello scolastico e organizzativo.
Scopo della PNL è darvi le metodologie perché si attui in voi un processo di crescita delle vostre possibilità, per porvi in maniera nuova e più efficace nelle sfide di ogni giorno.
Una riflessione sulla gestione del conflitto, nata durante un corso di gestione e tecniche di vendita. Attuale, vista la conflittualità oggi in atto. Aggiornata a Gennaio 2017
1. Cosa e' il problem solving? Come funziona e come NON funziona.
2. Panoramica delle strategie (PSS, FARE, PDCA, DMAIC) e degli strumenti piu' comuni (Diagrammi di flusso, Analisi di Pareto, Diagramma causa-effetto, Brainstorming, 5w2h).
3. Un esempio concreto, guida al problem solving per developers.
Imparare le strutture base della comunicazione efficace e dell'ascolto attivo per capire e conoscere meglio se stessi e gli altri.
• Principi base della comunicazione:
• Modello di Jakobson
• Assiomi della comunicazione
• Imparare a capire e a conoscere se stessi e gli interlocutori per facilitare la comunicazione:
• Riconoscere i principali sistemi rappresentazionali (VAKog) con cui le persone percepiscono il mondo esterno
• La comunicazione paraverbale: saper gestire la respirazione, il tono, il ritmo, il volume, le pause
• La comunicazione non verbale: la postura che favorisce la
comunicazione
• La lettura dei segnali oculari d'accesso (LEM)
• Il rapport e le modalità che facilitano una buona comunicazione:
• Il ricalco, la calibrazione e la guida
Scopo della PNL è darvi le metodologie perché si attui in voi un processo di crescita delle vostre possibilità, per porvi in maniera nuova e più efficace nelle sfide di ogni giorno.
Una riflessione sulla gestione del conflitto, nata durante un corso di gestione e tecniche di vendita. Attuale, vista la conflittualità oggi in atto. Aggiornata a Gennaio 2017
1. Cosa e' il problem solving? Come funziona e come NON funziona.
2. Panoramica delle strategie (PSS, FARE, PDCA, DMAIC) e degli strumenti piu' comuni (Diagrammi di flusso, Analisi di Pareto, Diagramma causa-effetto, Brainstorming, 5w2h).
3. Un esempio concreto, guida al problem solving per developers.
Imparare le strutture base della comunicazione efficace e dell'ascolto attivo per capire e conoscere meglio se stessi e gli altri.
• Principi base della comunicazione:
• Modello di Jakobson
• Assiomi della comunicazione
• Imparare a capire e a conoscere se stessi e gli interlocutori per facilitare la comunicazione:
• Riconoscere i principali sistemi rappresentazionali (VAKog) con cui le persone percepiscono il mondo esterno
• La comunicazione paraverbale: saper gestire la respirazione, il tono, il ritmo, il volume, le pause
• La comunicazione non verbale: la postura che favorisce la
comunicazione
• La lettura dei segnali oculari d'accesso (LEM)
• Il rapport e le modalità che facilitano una buona comunicazione:
• Il ricalco, la calibrazione e la guida
Team working - Costruire i rapporti per lavorare bene assiemeMirko Cuneo
Lavoro di squadra significa che un gruppo di persone lavora in modo coordinato alla realizzazione di un progetto. Il team è il responsabile del risultato finale.
Laboratorio realizzato con il contributo dell'Iniziativa Laboratori dal Basso, azione della Regione Puglia cofinanziata dalla UE attraverso il PO FSE 2007-2013
Finanziato da ARTI Puglia, il corso gratuito “Lavorare in gruppo? Un’impresa! Un'impresa!: Conflitti, comunicazione e cooperazione per l'impresa sostenible” mira a fornire le competenze per migliorare l’efficienza del lavoro di gruppo e garantire la sostenibilità di un progetto imprenditoriale nel lungo periodo.
A promuoverlo l'Associazione VulcanicaMente , già attiva a livello locale ed europeo.
Il secondo di 5 moduli "Litigare bene tra colleghi: gestire i conflitti nei gruppi di lavoro" ha visto la partecipazione del trainer Graziano Tullio, esperto in team building e comunicazione efficace, e Paolo Ragusa, vice direttore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza
www.vulcanicamente.it
Il Corso tende a descrivere, soprattutto dal punto di vista della NEGOZIAZIONE, quale tipo di attività e relative doti comunicative-gestionali sono richieste a colui che si occupa di reclami e rapporti con la clientela non particolarmente soddisfatta
Il lavoro occupa gran parte della nostra giornata e della nostra vita, diventa importante allora viverlo come esperienza felice e gratificante. Trovare la motivazione dentro sè stessi, cambiando prospettiva può essere un importante passo per vivere con entusiasmo anche questa realtà
presentazione nell' ambito del Master in counselling socio-educativo organizzato dall' Associazione Argo in partnership con L' Ifrep di Roma e l' Ateneo Salesiano di Roma
Tecniche di comunicazione efficace: saper comunicare in modo adeguato ci consente di migliorare le relazioni interpersonali e di ottenere risultati di successo.
Comunicazione efficace: principi e tecniche di basePLS Coaching
Come possiamo comunicare più efficacemente? I presupposti di base per capire, essere capiti e ottenere cosa desideriamo attraverso la comunicazione. Dall'ascolto alla spontaneità: 5 elementi chiave per diventare comunicatori migliori.
Il corso di LEN Formazione rivolto a Team Leader, capi progetto e imprenditori impegnati nella gestione dei collaboratori che desiderano introdurre una nuova metodologia di gestione delle problematiche lavorative aumentando la creatività e la proattività del gruppo di lavoro.
Team working - Costruire i rapporti per lavorare bene assiemeMirko Cuneo
Lavoro di squadra significa che un gruppo di persone lavora in modo coordinato alla realizzazione di un progetto. Il team è il responsabile del risultato finale.
Laboratorio realizzato con il contributo dell'Iniziativa Laboratori dal Basso, azione della Regione Puglia cofinanziata dalla UE attraverso il PO FSE 2007-2013
Finanziato da ARTI Puglia, il corso gratuito “Lavorare in gruppo? Un’impresa! Un'impresa!: Conflitti, comunicazione e cooperazione per l'impresa sostenible” mira a fornire le competenze per migliorare l’efficienza del lavoro di gruppo e garantire la sostenibilità di un progetto imprenditoriale nel lungo periodo.
A promuoverlo l'Associazione VulcanicaMente , già attiva a livello locale ed europeo.
Il secondo di 5 moduli "Litigare bene tra colleghi: gestire i conflitti nei gruppi di lavoro" ha visto la partecipazione del trainer Graziano Tullio, esperto in team building e comunicazione efficace, e Paolo Ragusa, vice direttore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza
www.vulcanicamente.it
Il Corso tende a descrivere, soprattutto dal punto di vista della NEGOZIAZIONE, quale tipo di attività e relative doti comunicative-gestionali sono richieste a colui che si occupa di reclami e rapporti con la clientela non particolarmente soddisfatta
Il lavoro occupa gran parte della nostra giornata e della nostra vita, diventa importante allora viverlo come esperienza felice e gratificante. Trovare la motivazione dentro sè stessi, cambiando prospettiva può essere un importante passo per vivere con entusiasmo anche questa realtà
presentazione nell' ambito del Master in counselling socio-educativo organizzato dall' Associazione Argo in partnership con L' Ifrep di Roma e l' Ateneo Salesiano di Roma
Tecniche di comunicazione efficace: saper comunicare in modo adeguato ci consente di migliorare le relazioni interpersonali e di ottenere risultati di successo.
Comunicazione efficace: principi e tecniche di basePLS Coaching
Come possiamo comunicare più efficacemente? I presupposti di base per capire, essere capiti e ottenere cosa desideriamo attraverso la comunicazione. Dall'ascolto alla spontaneità: 5 elementi chiave per diventare comunicatori migliori.
Il corso di LEN Formazione rivolto a Team Leader, capi progetto e imprenditori impegnati nella gestione dei collaboratori che desiderano introdurre una nuova metodologia di gestione delle problematiche lavorative aumentando la creatività e la proattività del gruppo di lavoro.
WEB MARKETING EFFICACE PER LE PMI - Implementare effiacci strategie WEB di in...Paolo Abbiati
PRIMO WORKSHOP - 15 Aprile 2014
Apa - Confartigianato Imprese Milano Monza e Brianza in collaborazione con Wave Srl propongono un ciclo di Seminari finalizzati a insegnare come sfruttare al meglio il web per generare contatti commerciali e vendere di più.
Ogni incontro si focalizzerà su un aspetto diverso del web marketing: partiremo dalla definizione delle giuste strategie da adottare, per poi entrare nel dettaglio di ogni singola attività e delineare come agire per ottenere concreti risultati e aumentare il fatturato.
La maggior parte delle persone trascorre più tempo nella pianificazione di una vacanza di due settimane di quanto non faccia per progettare la propria vita professionale. Ma difficilmente quello che succede nel lavoro e nel business può essere lasciato al caso. Il successo si visualizza, si pianifica e si implementa. Come? Lo vedrai con questo intervento di Nando Pappalardo (detto anche "colui che inventò il foglio di calcolo"). Imparerai le sue strategie di definizione e raggiungimento degli obiettivi. Da non perdere.
Il cambiamento, necessità per sopravvivereDDagilepm
Primo incontro del percorso di approfondimenti sull'Agile project management che DDagilepm ha tenuto al BIC Lazio di Ferentino.
Tutto parte dalla presa di coscienza che il cambiamento è necessario se la nostra azienda vuole sopravvivere nel mercato moderno.
La maggior parte delle persone trascorre più tempo nella pianificazione di una vacanza di due settimane di quanto non faccia per progettare la propria vita professionale. Ma difficilmente quello che succede nel lavoro e nel business può essere lasciato al caso.
Il successo si visualizza, si pianifica e si implementa. Come? Lo vedrai in questo intervento. Imparerai alcune strategie di definizione e raggiungimento degli obiettivi. Da non perdere.
Condividere obiettivi e prendere decisioni con Lego Serious Playextrategy
Prendere decisioni è difficile, ancor di più se va fatto in team. La metodologia Lego Serious Play facilita questo processo, favorendo condivisione e partecipazione attiva di tutte le persone coinvolte.
Cinque regole per costruire la domanda di cambiamentoDino Amenduni
1. Integrità-credibilità-accountability
(a partire dai risultati)
2. Comunicazione permanente
3. Ascoltare e non pensare di avere sempre ragione
4. Stare nell’agenda e parlare dei problemi reali delle persone
5. Non misurare tutto in termini economici
SOFT SKILLS WORLD takes pleasure in introducing itself as an experienced and competent conglomeration with more than 300 Training & Development professionals. This team represents key functional domains across industries.
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We firmly believe Hard Skills alone are not sufficient enough to enhance business success. Aligned with high performance organizational culture and given the right direction, Soft Skills is the best recipe for business success.
Le parole per dirlo: come affrontare le conversazioni difficili in aziendaluciana zanon
Nella vita di tutti i giorni, così come nel mondo del lavoro, esistono momenti in cui si creano delle “impasse comunicative” con chi ci circonda che possono intaccare la nostra qualità della vita, personale e professionale. L'obiettivo è mparare ad affrontare in modo costruttivo le divergenze che se non adeguatamente affrontate si potrebbero trasformare in veri e propri conflitti.
Webinar | Primo colloquio clinico: dall’accoglienza alla definizione del cont...Obiettivo Psicologia Srl
Il primo colloquio clinico ha caratteristiche sue proprie che lo differenziano in maniera tipica da tutti gli altri momenti del percorso psicologico. Più che concentrare l’attenzione sul contenuto, il professionista dovrà essere in grado di orientarsi verso la persona, impegnata in un grande sforzo di comprensione del sé e delle proprie dinamiche interne.
Uno dei fattori che determinerà il futuro impegno del cliente/paziente nel processo di auto esplorazione e che lo porterà a scegliere consapevolmente di intraprendere un percorso psicologico è l’esperienza emozionale che potrà vivere durante il primo incontro.
In tal senso, conoscere le caratteristiche, le peculiarità e poter riflettere, anche attraverso uno strumento, sulle diverse fasi e azioni cliniche che è importante rispettare, permetterà al professionista di strutturare in maniera efficace e funzionale la propria modalità di conduzione del primo colloquio clinico.
Psicologia del comportamento alimentare: il colloquio motivazionale nel suppo...Obiettivo Psicologia Srl
Le problematiche legate al peso corporeo sono una forma di malessere molto diffuso nella società attuale, a causa del grande valore attribuito al corpo e alla “perfezione fisica”. Lo Psicologo che lavora nel Counseling Psicologico su tematiche Alimentari si trova molto spesso a confrontarsi con la scarsa motivazione del cliente e con l’alto rischio di abbandono del percorso.
Il Colloquio motivazionale può essere uno strumento molto utile nella valigetta degli strumenti di uno psicologo, per supportare il cliente nel raggiungimento del suo obiettivo e nell’acquisizione di un sano comportamento alimentare.
OBIETTIVI
Fornire informazioni rispetto al lavoro dello psicologo con persone che portano difficoltà alimentari
Formare lo psicologo alle caratteristiche chiave del Colloquio Motivazionale ed al suo uso in un percorso di supporto al benessere alimentare
Fornire strumenti pratici per inquadrare la motivazione del cliente e capire come sostenerlo al meglio
Il corso si focalizza sui seguenti argomenti:
1. Il colloquio clinico di consultazione e il processo diagnostico. 2. Dalla domanda di trattamento al trattamento della domanda. 3. La riformulazione della domanda attraverso l’alleanza diagnostica e la restituzione al/ai paziente/i. 4. Dalla diagnosi alla pianificazione del trattamento. 5. Alleanza terapeutica e “clinica-sotto-transfert”. 6. Ragionamento clinico e variabilità del setting. 7. Progetto terapeutico individuale, di coppia, familiare e/o istituzionale. 8. La costruzione di un intervento singolo o in parallelo, di un progetto terapeutico individuale, di gruppo, familiare o integrato. 9. La ricerca qualitativa sui percorsi terapeutici.
Webinar | Primo colloquio clinico: dall’accoglienza alla definizione del cont...Obiettivo Psicologia Srl
Il primo colloquio clinico ha caratteristiche sue proprie che lo differenziano in maniera tipica da tutti gli altri momenti del percorso psicologico. Più che concentrare l’attenzione sul contenuto, il professionista dovrà essere in grado di orientarsi verso la persona, impegnata in un grande sforzo di comprensione del sé e delle proprie dinamiche interne.
Uno dei fattori che determinerà il futuro impegno del cliente/paziente nel processo di auto esplorazione e che lo porterà a scegliere consapevolmente di intraprendere un percorso psicologico è l’esperienza emozionale che potrà vivere durante il primo incontro.
In tal senso, conoscere le caratteristiche, le peculiarità e poter riflettere, anche attraverso uno strumento, sulle diverse fasi e azioni cliniche che è importante rispettare, permetterà al professionista di strutturare in maniera efficace e funzionale la propria modalità di conduzione del primo colloquio clinico.
Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...Obiettivo Psicologia Srl
I Concorsi Pubblici per Dirigente Psicologo nel SSN rappresentano un possibilità lavorativa importante per gli psicologi-psicoterapeuti tuttavia, richiedono un’attenzione sistematica all’uscita dei bandi di concorso ed una preparazione molto vasta ed impegnativa che comprende la maggior parte degli ambiti applicativi e teorici della psicologia.
Per partecipare ad un concorso è importante avere un’idea di come prepararsi, dei tempi necessari ad uno studio attento ed articolato e di cosa studiare poiché, la normativa vigente non prevede che debba essere comunicato un programma di riferimento.
Le problematiche legate al peso corporeo sono una forma di malessere molto diffuso nella società attuale, a causa del grande valore attribuito al corpo e alla “perfezione fisica”.
Lo Psicologo, attraverso un percorso di Counseling Psicologico applicato a situazioni specifiche che non implicano la presenza di disturbi mentali, è in grado di sostenere l’individuo nel comprendere la base del suo malessere e ristabilire un adeguato rapporto con il corpo e con il cibo.
Per lavorare al meglio risulta fondamentale svolgere un adeguato assessment iniziale. Cogliere da subito i bisogni della persona che abbiamo di fronte e strutturare il percorso migliore sono sicuramente la modalità più efficace per aiutare il nostro cliente e proporgli la strada più adatta a lui.
L’analisi funzionale e il modello di Glasser: due strumenti per la gestione d...Obiettivo Psicologia Srl
Lo Psicologo che opera in ambito educativo si trova spesso di fronte alle richieste di genitori, insegnanti, dirigenti, formatori ed educatori che necessitano di un aiuto nella gestione di comportamenti ostili e aggressivi di bambini e ragazzi. Tali comportamenti costituiscono una fonte di fatica e di frustrazione per chi si trova a doverli gestire. Ridurre questi comportamenti e aiutare il bambino/ragazzo ad acquisire un atteggiamento più adeguato al contesto è possibile, ma occorrono interventi mirati alle loro cause reali.
L’Analisi Funzionale rappresenta un’operazione che consente di valutare in che cosa consiste, come è nato e come si mantiene un determinato comportamento. È caratterizzata da un insieme di procedure e strumenti per raccogliere dati e informazioni necessarie a costruire una prima ipotesi sulla natura del comportamento presentato, a partire dalla quale strutturare e sviluppare un piano d’intervento.
Le forme che un comportamento aggressivo può assumere sono varie e diverse. Al di là delle manifestazioni silenti e nascoste, o scoperte e palesi, che il malessere può assumere, educatori, genitori e psicologi si trovano di fronte a bambini/ragazzi che non si adattano alla routine del contesto, manifestando un comportamento aggressivo, ostile, sgarbato, scontroso o poco comunicativo; richiedono all’educatore molto più tempo, energia e pazienza della maggior parte dei loro coetanei; sembrano resistenti e irriconoscenti per qualunque aiuto si offra loro. L’analisi funzionale costituisce un valido strumento di assessment del comportamento aggressivo.
Ma cosa fare una volta definito e valutato il comportamento? Esistono numerose strategie indirizzate alla modificazione del comportamento problematico e diverse tecniche che si propongono di risocializzare le credenze e gli atteggiamenti dei ragazzi.
Analisi funzionale e modello di Glasser: due strumenti per gestire i comporta...Obiettivo Psicologia Srl
Lo Psicologo che opera in ambito educativo si trova spesso di fronte alle richieste di genitori, insegnanti, dirigenti, formatori ed educatori che necessitano di un aiuto nella gestione di comportamenti ostili e aggressivi di bambini e ragazzi. Tali comportamenti costituiscono una fonte di fatica e di frustrazione per chi si trova a doverli gestire. Ridurre questi comportamenti e aiutare il bambino/ragazzo ad acquisire un atteggiamento più adeguato al contesto è possibile, ma occorrono interventi mirati alle loro cause reali.
L’Analisi Funzionale rappresenta un’operazione che consente di valutare in che cosa consiste, come è nato e come si mantiene un determinato comportamento. È caratterizzata da un insieme di procedure e strumenti per raccogliere dati e informazioni necessarie a costruire una prima ipotesi sulla natura del comportamento presentato, a partire dalla quale strutturare e sviluppare un piano d’intervento.
Le forme che un comportamento aggressivo può assumere sono varie e diverse. Al di là delle manifestazioni silenti e nascoste, o scoperte e palesi, che il malessere può assumere, educatori, genitori e psicologi si trovano di fronte a bambini/ragazzi che non si adattano alla routine del contesto, manifestando un comportamento aggressivo, ostile, sgarbato, scontroso o poco comunicativo; richiedono all’ educatore molto più tempo, energia e pazienza della maggior parte dei loro coetanei; sembrano resistenti e irriconoscenti per qualunque aiuto si offra loro. L’analisi funzionale costituisce un valido strumento di assessment del comportamento aggressivo.
Ma cosa fare una volta definito e valutato il comportamento? Esistono numerose strategie indirizzate alla modificazione del comportamento problematico e diverse tecniche che si propongono di risocializzare le credenze e gli atteggiamenti dei ragazzi.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
La dott.ssa Pirola presenterà le principali caratteristiche del comportamento alimentare di bambini e adolescenti, delle condotte alimentari “corrette” e disfunzionali dalla primissima infanzia, passando attraverso lo svezzamento, l’età scolare sino all’ adolescenza
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Il colloquio psicologico in ambito sessuologico: un metodo d’indagine - Parte 2Obiettivo Psicologia Srl
Oltre 16 milioni di italiani soffrono di problematiche sessuologiche: disfunzione erettile, eiaculazione precoce e calo del desiderio per gli uomini, anorgasmia, vaginismo e calo del desiderio per le donne. In linea con tutto ciò le richieste di consulenze su tematiche sessuologhe sono cresciute, negli ultimi 5 anni, del 15%.
Ma la sessuologia, in Italia, è ancora lontana dall’avere un’identità ben definita: limitrofa alla medicina, ma certamente anche alla psicologia, troppo spesso “banalizzata” anche dai mezzi di comunicazione, fatica a conquistare uno spazio specifico nella formazione accademica. Ricaduta di ciò è che molti psicologi e psicoterapeuti che lavorano per definizione per migliorare la salute dei propri pazienti, non sono adeguatamente formati ad intercettare problematiche di natura sessuale e di conseguenza porre in essere interventi di consulenza e/o terapia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità guarda alla salute sessuale come ad una importantissima componente della salute psichica e fisica e auspica interventi di sostegno mirati a promuovere comportamenti responsabili e soddisfacenti che possano incidere positivamente sulla qualità di vita.
Obiettivo generale del webinar è informare gli psicologi e gli psicoterapeuti che non hanno una formazione specifica in ambito sessuologico, rispetto agli strumenti utili per poter indagare la sessualità dei propri pazienti all’interno di un abituale protocollo anamnestico, indipendentemente dalle tematiche portate dal paziente in terapia. Inserire anche l’approfondimento su tematiche sessuologiche vuol dire prestare attenzione a tutti gli elementi utili per promuovere la salute del proprio paziente.
In quest’ottica gli psicologi e gli psicoterapeuti saranno stimolati ad acquisire elementi utili per poter condurre una “consulenza sessuologia di primo livello” utile per pianificare eventuali interventi specifici.
Il colloquio psicologico in ambito sessuologico: un metodo d’indagine. Parte 1Obiettivo Psicologia Srl
Oltre 16 milioni di italiani soffrono di problematiche sessuologiche: disfunzione erettile, eiaculazione precoce e calo del desiderio per gli uomini, anorgasmia, vaginismo e calo del desiderio per le donne. In linea con tutto ciò le richieste di consulenze su tematiche sessuologhe sono cresciute, negli ultimi 5 anni, del 15%.
Ma la sessuologia, in Italia, è ancora lontana dall’avere un’identità ben definita: limitrofa alla medicina, ma certamente anche alla psicologia, troppo spesso “banalizzata” anche dai mezzi di comunicazione, fatica a conquistare uno spazio specifico nella formazione accademica. Ricaduta di ciò è che molti psicologi e psicoterapeuti che lavorano per definizione per migliorare la salute dei propri pazienti, non sono adeguatamente formati ad intercettare problematiche di natura sessuale e di conseguenza porre in essere interventi di consulenza e/o terapia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità guarda alla salute sessuale come ad una importantissima componente della salute psichica e fisica e auspica interventi di sostegno mirati a promuovere comportamenti responsabili e soddisfacenti che possano incidere positivamente sulla qualità di vita.
Obiettivo generale del webinar è informare gli psicologi e gli psicoterapeuti che non hanno una formazione specifica in ambito sessuologico, rispetto agli strumenti utili per poter indagare la sessualità dei propri pazienti all’interno di un abituale protocollo anamnestico, indipendentemente dalle tematiche portate dal paziente in terapia. Inserire anche l’approfondimento su tematiche sessuologiche vuol dire prestare attenzione a tutti gli elementi utili per promuovere la salute del proprio paziente.
In quest’ottica gli psicologi e gli psicoterapeuti saranno stimolati ad acquisire elementi utili per poter condurre una “consulenza sessuologia di primo livello” utile per pianificare eventuali interventi specifici.
La Psicologia dell’Alimentazione: aree di intervento e competenze professiona...Obiettivo Psicologia Srl
L'impostazione scientifica e didattica del webinar proposto vuole, pertanto, avere un triplice scopo:
- Fornire una buona conoscenza della psicologia scientifica attuale nel settore dell’ alimentazione;
- Presentare le principali aree di intervento degli psicologi nel campo dell’alimentazione;
- Fornire una conoscenza delle caratteristiche principali dell’interazione fra figure professionali diverse, approfondendo sia le potenzialità, sia i possibili fattori di rischio, favorendo la possibilità dei partecipanti di costruire delle proficue reti professionali interdisciplinari.
La Psicologia dell’Alimentazione: aree di intervento e competenze professionaliObiettivo Psicologia Srl
In Italia, esattamente come accade per la sessuologia, non esistono scuole di formazione riconosciute.
Nonostante ciò la domanda da parte della popolazione è presente e la figura dello psicologo/psicoterapeuta è, da sempre, prevista nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione.
Inoltre, il professionista psicologo è richiesto nel protocollo di intervento per la chirurgia dell’obesità sia negli aspetti valutativi (idoneità all’intervento) sia come funzione di supporto per la dieta e per le problematiche connesse ai rapidi cambiamenti corporei conseguenti alla perdita di peso.
A quanto detto dobbiamo aggiungere gli altri settori di intervento della psicologia in campo alimentare:
- Tutti i casi in cui le persone devono aderire ad una dieta specifica a lungo termine e modificare “stabilmente” il comportamento alimentare (diabetici, celiaci, obesi non adatti alla chirurgia bariatrica);
- Tutte quelle richieste di consulenza per l’alimentazione del bambino (fobie del cibo, mangiare troppo, mangiare troppo poco, non riuscire a mangiare frutta e verdura);
- Tutte quelle situazioni nelle quali l’alimentazione è condizionata da esperienze emotive (emotional eating);
- Tutti i contesti di campagne di prevenzione ed educazione alimentare nelle quali, la psicologia, deve dare il suo contributo;
- Tutte quelle situazioni di “ossessione” nei confronti del cibo (es. ortoressia).
Nella trattazione di questi ambiti, particolare attenzione sarà data:
All’alimentazione: interazioni possibili con dietologo, nutrizionista, chirurgo bariatrico, gastroenterologo, diabetologo, medico di medicina generale, al pediatra, all’operatore sportivo;
Ai disturbi della percezione corporea: interazioni possibili con psichiatra, chirurgo plastico, chirurgo estetico.
Il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento. 2^ parteObiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, o comunque a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto dei loro figli con il cibo.
Di obesità infantile si è parlato anche nell’ultima Riunione informale dei ministri della salute dell’Unione europea a La Valletta (Malta), il 19 e 20 marzo 2017.
Durante questo incontro i Ministri della Salute hanno sottolineato come l’obesità sia un problema di portata epidemica sempre più diffuso in Europa, ribadendo la necessità di una maggiore collaborazione tra Stati che includa il coinvolgimento di tutti i settori della società.
Non possiamo in quanto psicologi, categoria che lavora sul comportamento umano, esimerci dall’affrontare e trattare questa tematica di basilare importanza per il futuro di tutti. Ecco perché è necessario formarsi ed informarsi su una questione così pregnante.
Ovviamente la cura dell’alimentazione dei bambini è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò fondamentale che noi psicologi lavoriamo con i genitori e con le istituzioni per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade frequentemente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante, ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti sani). C'è poi sicuramente tutta la questione della fame emotiva dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del rapporto con il cibo in età evolutiva.
Grazie ad un taglio prettamente teorico-pratico, tutti gli psicologi che lavorano con i genitori, avranno la possibilità di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area così delicata.
Il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento. 1^ parteObiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, o comunque a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto dei loro figli con il cibo.
Di obesità infantile si è parlato anche nell’ultima Riunione informale dei ministri della salute dell’Unione europea a La Valletta (Malta), il 19 e 20 marzo 2017.
Durante questo incontro i Ministri della Salute hanno sottolineato come l’obesità sia un problema di portata epidemica sempre più diffuso in Europa, ribadendo la necessità di una maggiore collaborazione tra Stati che includa il coinvolgimento di tutti i settori della società.
Non possiamo in quanto psicologi, categoria che lavora sul comportamento umano, esimerci dall’affrontare e trattare questa tematica di basilare importanza per il futuro di tutti. Ecco perché è necessario formarsi ed informarsi su una questione così pregnante.
Ovviamente la cura dell’alimentazione dei bambini è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò fondamentale che noi psicologi lavoriamo con i genitori e con le istituzioni per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade frequentemente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante, ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti sani). C'è poi sicuramente tutta la questione della fame emotiva dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiutoObiettivo Psicologia Srl
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia ovvero: Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Sono termini ormai molto usati, forse anche abusati. Ma cosa sono davvero? Come capire se un bambino potrebbe effettivamente avere una di queste difficoltà? E cosa fare?
Genitori, Psicologi, Insegnanti ed altri professionisti si trovano spesso a dover affrontare queste problematiche con un crescente bisogno di formazione e informazione. Ci si chiede quale sia l'età per la diagnosi, quali i campanelli d'allarme e le eventuali azioni preventive, quali le indicazioni per la corretta stesura di un piano didattico personalizzato che tenga conto di tutte le difficoltà presenti.
In questo webinar affronteremo le principali caratteristiche di questi disturbi, cercando di capirne gli elementi distintivi, i campanelli d'allarme e le strategie di aiuto possibili in particolare nello svolgimento dei compiti e delle attività di studio
Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiutoObiettivo Psicologia Srl
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia ovvero: Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Sono termini ormai molto usati, forse anche abusati. Ma cosa sono davvero? Come capire se un bambino potrebbe effettivamente avere una di queste difficoltà? E cosa fare?
Genitori, Psicologi, Insegnanti ed altri professionisti si trovano spesso a dover affrontare queste problematiche con un crescente bisogno di formazione e informazione. Ci si chiede quale sia l'età per la diagnosi, quali i campanelli d'allarme e le eventuali azioni preventive, quali le indicazioni per la corretta stesura di un piano didattico personalizzato che tenga conto di tutte le difficoltà presenti.
In questo webinar affronteremo le principali caratteristiche di questi disturbi, cercando di capirne gli elementi distintivi, i campanelli d'allarme e le strategie di aiuto possibili in particolare nello svolgimento dei compiti e delle attività di studio
Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): caratteristiche e strategie d’aiuto
Come prendere una decisione. Tecniche e strumenti di decision making
1. Come prendere una decisione: tecniche e
strumenti di decision making
Dott. Edoardo Ercoli
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3. La decisione è la scelta di intraprendere un'azione, tra più alternative
considerate (opzioni), da parte di un individuo o di un gruppo
(decisore).
Perché si possa parlare propriamente di decisione è necessario che il decisore abbia
di fronte a sé una pluralità di opzioni.
“Se non esistono alternative, non c’è decisione.”
Inoltre è indispensabile che il decisore abbia realmente il potere di scegliere tra queste: la
scelta obbligata, in assenza di alternative, non è una decisione.
“La libertà è un elemento essenziale della decisione”
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4. Decision Making e
Problem Solving
?DM PS
Una decisione consiste nell’atto
di scegliere un particolare corso
d’azione tra tutti quelli possibili
precedentemente individuati
il DM è il processo di selezione
dell’alternativa più adeguata alla
situazione.
Un problema è una differenza,
una discrepanza tra la
situazione presente e una
situazione ideale desiderata
il PS è il processo attraverso il
quale si elimina tale differenza.
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5. Nel processo di Decision Making non bisogna inventare soluzioni ma
scegliere quella che fa per noi tra le soluzioni a nostra disposizione
tenendo conto ovviamente dei nostri bisogni più importanti.
Si tratta di una sorta di Problem Solving invertito in cui si hanno
poche soluzioni ad un problema.
Partendo dalle uniche soluzioni possibili e analizzando gli sviluppi ad
esse conseguenti sarà possibile esplorare i propri sentimenti e
riscoprire i desideri e prevedere le conseguenze pratiche e sociali
delle proprie decisioni.
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6. Ogni nostra decisione avrà delle conseguenze che a loro volta
genereranno altre conseguenze in una sorta di effetto a catena di cui
non possiamo essere consapevoli nel momento stesso della scelta.
Non esiste una tecnica che ci porti alla decisione perfetta ma esistono
tecniche e accorgimenti che possono aiutarci a scegliere con un maggiore
livello di consapevolezza!
Ogni decisione comporta inevitabilmente un certo livello di rischio e incertezza!
La consapevolezza aiuta a ridurre l’impatto di tale incertezza connaturata alla scelta
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7. Le dimensioni della
decisione
Le caratteristiche fondamentali di una decisione sono:
Rilevanza: si riferisce all’importanza che la decisione e le sue conseguenze hanno per il
decisore o per il contesto.
Contesto di riferimento: si riferisce al contesto fisico e relazionale in cui si svolge il
processo decisionale e le conseguenze associate alle diverse opzioni di scelta. Secondo il
grado di conoscenza da parte del decisore si distinguono:
• decisioni in situazioni di certezza, se il decisore conosce il contesto di riferimento e
le possibili conseguenze in modo puntuale;
• decisioni in situazioni di rischio, se il decisore, pur non conoscendo il contesto,
dispone tuttavia di una misura della probabilità che si verifichino determinate conseguenze
a seguito di ogni opzione;
• decisioni in situazioni di incertezza, se il decisore non conosce né il contesto né le
probabilità associate alle diverse opzioni.
Dimensione temporale: si riferisce alla dimensione dell’urgenza temporale della
scelta
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8. Rilevanza Dimensione
temporale
Contesto di
riferimento
DECISIONE
Nell’ottica della consapevolezza è utile, prima ancora di avventurarci nel processo
decisionale, esaminare di fronte a che tipologia di decisione ci troviamo.
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10. La consapevolezza del livello di rilevanza ci aiuta in primo luogo a
smascherare e eliminare eventuali false decisioni che, se non
riconosciute, rischiano di sottrarci tempo ed energie preziose!
Le false decisioni sono quelle che presentano un livello di rilevanza sia
personale che esterno nullo o molto basso.
N.B. Una falsa decisione dovrebbe essere non considerata a
prescindere dai livelli delle altre dimensioni!
Inoltre è basilare riconoscere anche le decisioni formali:
Quelle che sono rilevanti per il mondo esterno ma non per il decisore.
Di volta in volta il decisore potrà valutare se dedicare tempo o meno a
tali decisioni, soprattutto in base all’importanza del contesto esterno
per cui la decisione è rilevante.
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12. Critiche Prioritarie Prioritarie Programmabili
rilevanza Alta Alta Alta Alta
Urgenza
temporale
alta media alta bassa
Contesto/
conseguenze
Incerto/indefi
nite
Incerto/indefi
nite
Conosciuto/
definite
irrilevante
Tipologie di decisioni rilevanti
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13. Il DM è profondamente influenzato dalle caratteristiche
del decisore e in particolare da:
Stile cognitivo
Analisi razionale
Intuizione
Personalità
Propensione al rischio
Valori
DM
Le influenze individuali sul DM
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14. Lo stile cognitivo rappresenta tutto ciò che concerne l’analisi delle
informazioni inerenti le diverse opzioni e alternative possibili.
Può essere scomposto in
• Analisi razionale
• Intuizione
Ricordiamo tuttavia che spesso la scarsità delle informazioni a disposizione
non dipende solo dalla difficoltà di reperimento, ma anche dall’attenzione
selettiva che può dare adito a percezioni imperfette o essere la causa di
scarse capacità diagnostiche da parte del decisore!
L’analisi razionale comprende tutte le capacità percettive e analitiche che
l’individuo utilizza nel corso del processo decisionale e si riferisce quindi ad
una valutazione logica, pragmatica e oggettiva delle alternative.
Stile cognitivo
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15. L’intuizione è il processo mentale di valutare le
situazioni e giungere alla conclusione senza l’intervento
di informazioni concrete o dell’analisi.
Ciò che definiamo intuizione è basato su ricordi,
riconoscimento di modelli, esperienza accumulata,
condizionamento e inclinazioni formatesi da lungo
tempo.
Si riferisce quindi ad una valutazione più emotiva e
meno oggettiva delle alternative.
L’intuito
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16. La forza della sinergia!
L’intuizione può essere utile, ma solo fintanto che opera
in tandem con l’analisi razionale così come l’analisi
razionale dovrebbe essere arricchita e integrata
dall’intuito!
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17. La personalità influenza il processo decisionale a un
livello più sottile e meno razionale rispetto allo stile
cognitivo.
Le principali caratteristiche della personalità che impattano
sul DM sono:
• la propensione al rischio, ovvero la maggiore o minore
predisposizione all’assunzione di rischi;
• i valori, ovvero i principi etici che guidano l’individuo nel
corso del processo decisionale.
La personalità
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18. La maggiore o minore propensione ad assumersi rischi caratterizza, oltre
alla presa di decisione vera e propria, anche la definizione degli obiettivi e la
valutazione delle alternative.
È quindi di fondamentale importanza
l’inquadramento del problema: le
persone ritengono infatti che gli stessi
problemi, inquadrati in modo diverso,
non siano realmente equivalenti,
dimostrando una propensione a evitare i
rischi quando gli esiti di una decisione
sono inquadrati in termini positivi e ad
assumersi i rischi quando gli esiti sono
inquadrati in termini negativi.
Il rischio
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19. Valori
Per affrontare al meglio una decisione è necessario essere il più possibile
consapevoli dei propri principi e convinzioni, in modo da comprendere
perché si ritiene un problema più importante di un altro o perché si valuta
come più desiderabile un obiettivo rispetto a un altro. Tale operazione è
definita chiarificazione dei valori.
La piramide dei valori è la
rappresentazione ideale della scala
gerarchica lungo la quale è possibile
ordinare le proprie convinzioni più
profonde.
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20. E tu come decidi?
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21. Dimensioni Autovalutazione
Analisi razionale
Intuizione
Propensione al rischio
Consapevolezza dei
propri valori di
riferimento
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22. Una buona decisione deve spesso rispondere ai requisiti di:
L'efficacia è invece il
rapporto tra prodotti
(output) e risultati
(outcome), per cui valutare
l'efficacia di una decisione
significa analizzarne le
conseguenze sul problema
oggetto di intervento.
L'efficienza è intesa come il
rapporto tra risorse impiegate
(input) e prodotti (output),
per cui la sua valutazione
implica l'analisi del processo
decisionale e della gestione
delle sue variabili alla luce dei
risultati raggiunti.
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23. In base al numero di attori coinvolti possiamo distinguere tre diverse tipologie
di processo decisionale:
• individuale, svolto da un solo individuo per sé stesso;
• collettivo, svolto da un solo individuo per un gruppo,
• di gruppo, svolto dal gruppo stesso per se stesso.
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24. Individuale Di gruppo
Efficacia Precisione - +
Velocità + -
Creatività - +
Accettazione - +
Efficienza + -
Risultato - efficace, +
efficiente
+ efficace, -
efficiente
Decision Making individuale o di gruppo?
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25. Qualità della
decisione
Ripartizione
dell’impegno
Ownership
Motivazione
Decision Making di gruppo
Vantaggi
Tempo
Dispersione di
risorse
Conformismo,
groupthink e
polarizzazione
Conflitti
Svantaggi/rischi
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26. Pensiero di gruppo
In gruppi molto coesi, il desiderio dei
membri di raggiungere un accordo è
superiore alla volontà di trovare una
soluzione efficace al problema.
Polarizzazione
In determinate condizioni, alcuni
gruppi prendono decisioni
decisamente più rischiose di quelle
che avrebbero preso i singoli
membri.
Conformismo
Le pressioni del gruppo influenzano
un membro individuale al punto da
costringerlo a conformarsi al punto
di vista della maggioranza.
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27. Pensiero di gruppo
In gruppi molto coesi, il desiderio dei
membri di raggiungere un accordo è
superiore alla volontà di trovare una
soluzione efficace al problema.
Polarizzazione
In determinate condizioni, alcuni
gruppi prendono decisioni
decisamente più rischiose di quelle
che avrebbero preso i singoli
membri.
Conformismo
Le pressioni del gruppo influenzano
un membro individuale al punto da
costringerlo a conformarsi al punto
di vista della maggioranza.
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28. Il processo decisionale
Il Decision Making può essere considerato un processo, nella misura in
cui converte un input (le diverse alternative) in output (la decisione).
In quest’ottica può essere scomposto in 4 fasi corrispondenti alle seguenti
azioni:
•inquadrare la situazione in modo appropriato;
•individuare le alternative possibili;
•valutare le alternative;
•scegliere l’alternativa da seguire.
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29. “Se sei un martello, tutto sembra avere la forma del chiodo…”
Comportamenti da evitare
•accettare automaticamente l’inquadramento iniziale, prospettive;
•(nel caso di DM di gruppo) cercare di imporre il proprio quadro di
riferimento.
Comportamenti da incoraggiare
•ricordarsi che il punto di vista modifica la visione stessa;
•considerare il problema da una prospettiva esterna;
•(nel caso di DM di gruppo) porre attenzione ai punti di vista degli altri, facendo
domande aperte che incoraggino l’esplorazione e stimolando il
confronto.
Il quadro è una finestra mentale attraverso cui vedere un problema particolare, una
situazione o un’opportunità.
Il modo in cui le persone inquadrano una situazione esercita un enorme potere sulle
opzioni che riconosceranno come possibili alternative.
Per questo già in tale fase è necessario stimolare una sana e curiosa esplorazione!
Inquadrare la situazione in modo appropriato
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30. Individuare le alternative possibili: lo
screening iniziale
Le buone decisioni emergono da un
insieme di alternative fattibili e
realizzabili.
In tal senso prima ancora di
procedere alla valutazione delle
varie alternative è molto utile
procedere ad un vero e proprio
screening delle stesse!
Non esitiamo a gettar via le alternative inadeguate! Se vengono
mantenute appesantiscono, complicano e rallentano il processo
decisionale!
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31. L’obiettivo dello screening iniziale è quello di produrre un numero di alternative
che sia sufficientemente ampio da permettere una vera scelta variegata,
ma non così tanto da confondere l’abilità di valutare e scegliere.
Non esiste un numero ottimale di alternative, molto dipende dalle
caratteristiche del decisore e dalla complessità della decisione
In genere già 3 alternative generano una situazione di scelta
stimolante e, per molti, impegnativa.
E’ comunque sempre preferibile avere poche alternative di qualità
rispetto a tante non funzionali
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32. Quali caratteristiche hanno le buone alternative?
Le buone alternative devono essere …
SAGGE
Specifiche ed accuratamente elaborate, non semplici variazioni minori di altre
Attuabili in termini di capacità, tempi e risorse;
Genuine ovvero non esistono solo per far apparire un’altra scelta superiore
Gestibili direttamente dal decisore
Emotivamente accettabili ed ecologiche per il decisore
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33. Controllo intellettuale
È un metodo cognitivo e analitico attraverso il quale vengono messe a
confronto le possibili alternative
Come funziona
• si effettua una vera e propria scomposizione analitica di ogni singola alternativa;
• usando l’apposita griglia si descrivono i vari aspetti di ogni alternativa;
• consigliata fase di sedimentazione e successiva eventuale integrazione;
• si rileggono i singoli aspetti (eventualmente integrati) e si attribuisce un punteggio
numerico su una scala da 1 a 10 che indica il valore assoluto che il decisore attribuisce
al singolo aspetto e lo si scrive nella colonna di destra;
• si calcola la somma algebrica dei punteggi (il segno + o – da attribuire al valore
assoluto assegnato ai vari aspetti è specificato nella scheda);
• si confrontano le alternative sulla base dei punteggi ottenuti;
• per le alternative che dopo il confronto rimangono in ballottaggio si parte dal
rileggere gli aspetti con valore assoluto più alto cercando di sentire
•quale rappresenta la maggiore resistenza/importanza.
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34. Controllo intellettuale
Nel valutare tra diverse alternative possibili,
per stimare quanto ciascuna scelta sia in
linea con gli obiettivi definiti all’inizio del
processo di decisione, occorre considerare
diverse variabili, come:
• costi
• benefici
• fattibilità
• gestione individuale
• necessità di altre persone
• rischio percepito
•emozioni positive
• emozioni negative
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35. Aspetto Descrizione analitica +/- Punteggio
Costi -
Benefici +
Fattibilità +
Gestione
individuale
+
Necessità di altre
persone
-
Rischio percepito -
Emozioni positive +
Emozioni negative -
totale
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36. È un metodo di decision making gruppale che prevede un ciclo revisione-critica-
revisione. È un metodo eccellente per assicurarsi che tutti i punti di vista e le conoscenze
personali vengano coinvolti.
Come funziona
• si divide il team di decisione in due
gruppi (A e B)
• A esamina la prima alternativa possibile e
la presenta a B
• il gruppo B deve evidenziare una critica e
un punto di forza all’opzione caldeggiata
del gruppo A
• Si procede in modo alternato con le varie
opzioni
•I due gruppi insieme rivedono le diverse
opzioni alla luce di quanto emerso.
Punto contro punto
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37. 6 Cappelli per decidere
Il metodo dei cappelli di De Bono fornisce una metodologia completa e corretta per
organizzare il pensiero. Lo rende più “mirato” e quindi efficace. Consente un approccio
veloce e ordinato, e di non perdere tempo in controversie e discussioni inutili.
Il metodo può essere applicato sia nella presa di decisione individuale che
in quella di gruppo
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38. Fatti e dati oggettivi
Punto di vista emotivo
Come un computer analizza freddamente la
situazione, si basa soltanto sui fatti, li affronta con
imparzialità e obiettività. Non li interpreta.
La chiave di interpretazione è costituita dalle
sensazioni che si provano, senza cercare di
spiegarle o catalogarle.
E' importante ascoltare queste emozioni per
sentire anche le più lievi e per esaltare le
intuizioni, le impressioni, le vibrazioni collegate.
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39. Aspetti critici, motivazioni per cui non
scegliere l’alternativa
Punti di forza motivazioni per cui scegliere
l’alternativa
Si pensa a tutte le cose che potrebbero impedire il
successo dell’alternativa, tutti gli inconvenienti, i
problemi, i possibili eventi sfavorevoli.
E’ un tipo di pensiero critico, ma non pessimista!
Si concentra sui benefici, i vantaggi, le
opportunità, che possono essere generate.
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40. Come poter migliorare l’alternativa
Sintesi
In questa fase si ricercano le alternative e le
opportunità possibili, si va oltre ciò che è noto,
ovvio e che sembra soddisfacente.
Questo è il momento in cui si mettono insieme le
idee e tutto quanto prodotto con gli altri cappelli,
per sviluppare un progetto, integrando tutti gli
spunti venuti alla luce.
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41. I quesiti cartesiani
Lo strumento dei quesiti cartesiani è molto utile per stimolare
la riflessione sulle varie alternative analizzandone le conseguenze e le non
conseguenze.
Tale strumento ha l’obiettivo di stimolare la riflessione
e portare alla luce aspetti meno consci legati alle
scelte e può aprire la strada del cambiamento
E’ costituito da una griglia composta da 4 quadranti:
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42. Alternativa:
Proposizione inversa
Cosa non accadrebbe se lo
facessi?
Teorema
Cosa accadrebbe se lo facessi?
Proposizione contro inversa
Cosa non accadrebbe se non lo
facessi?
Proposizione contraria
Cosa accadrebbe se non lo
facessi?
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43. Dopo la decisione
Si parla di intensificazione dell’impegno quando ragioni
personali psicologiche e sociali (difesa dell’Io, desiderio di
accettazione ecc.) portano il decisore a persistere in un corso
d’azione che si è rivelato sbagliato, mettendo in atto
meccanismi difensivi.
Quali sono i più comuni?
• l’autogiustificazione: il decisore giudica il risultato ottenuto in
modo che supporti la decisione che lo ha determinato
• la fallacia del giocatore d’azzardo: il decisore sottovaluta i rischi
e sopravvaluta le probabilità di successo
• il paraocchi percettivo: il decisore filtra tutte le informazioni
ignorando ogni segnale negativo
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44. L’importanza di una decisione o l’esistenza di diverse soluzioni ugualmente
valide per un problema possono generare dubbi e ansietà nel decisore.
Si tratta di una forma di dissonanza cognitiva, ovvero
di una condizione in cui le credenze, le opinioni e le
nozioni di un individuo contrastano tra loro o con
l’ambiente in cui l’individuo si trova a operare.
Nel breve periodo il decisore si sente quindi
portato a desiderare intensamente di cambiare la
propria scelta: si tratta del fenomeno del rimpianto.
Tuttavia il passare del tempo riduce gradualmente tale
dissonanza.
L’ansietà post
decisionale
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45. “Le decisioni sono un modo per definire se
stessi. Sono il modo per dare vita e
significato ai sogni. Sono il modo per farci
diventare ciò che vogliamo.”
(Sergio Bambarén)
Grazie per l’attenzione
Edoardo Ercoli
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46. Bibliografia
• L. Tesio, Decidere, Cortina ed., Milano 2004
• R. Luecke, Decision Making, Etas, Milano 2006
• A. Bouvier, A. Oliverio, Azioni, razionalità e
decisioni, LUISS U.P., Roma 2000
• A. Leigh, Decisioni, decisioni! Guida pratica
manageriale al Problem Solving e al Decision
Making, Franco Angeli, Milano 2003
• J. G. March, Prendere decisioni, Il Mulino,
Bologna 1998
• S. Finkelstein, Perché i bravi manager sbagliano
e che cosa possiamo imparare dei loro errori, Etas,
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