1. News 44/SA/2015
Lunedì, 9 Novembre 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Mercurio in numerosi lotti di pesce spada e solfiti in uvetta dal Cile. Ritirati dal
mercato europeo 67 prodotti.
Nella settimana n°43 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 67 (20 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta
comprende sei casi: mercurio in due lotti di pesce spada fresco (Xiphias gladius)
dalla Spagna; istamina in filetti di tonno pinna gialla (Thunnus albacares), senza pelle
e congelati dalla Spagna; presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo
Escherichia coli, in mezzene di bovini provenienti dalla Polonia; mercurio in pesce
spada congelato (Xiphias gladius) dal Portogallo, attraverso la Spagna; mercurio in
lombi surgelati di pesce spada (Xiphias gladius) dalla Spagna.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: mercurio pesce spada fresco (Xiphias gladius) dalla
Spagna; filetti di tonno scongelati dalla Corea del Sud sospettati di aver causato
intossicazione alimentare; alto contenuto di piombo in carni di manzo refrigerate
dalla Polonia; nuovo ingrediente alimentare (agmatina solfato) in integratore
alimentare non autorizzato, dalla Polonia, con materie prime provenienti dalla Cina.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: contenuto
di solfiti troppo alto in uvetta dal Cile; migrazione di cromo e di nichel da oggetti da
cucina in acciaio provenienti dalla Cina; aflatossine in fichi secchi biologici
provenienti dalla Turchia; vermicelli di riso con ingredienti geneticamente modificati
2. (CRYI) non autorizzati provenienti dalla Cina; etichettatura insufficiente (assenza del
bollo sanitario e del paese di origine) per due lotti di merluzzo d’Alaska congelato
(Theragra chalcogramma) dalla Cina; aflatossine in due lotti di fichi secchi
provenienti dalla Turchia; sostanza non autorizzata (triclorfon) in fagioli bianchi dalla
Nigeria; aflatossine in pistacchi con guscio dagli Stati Uniti; migrazione di manganese
da frullatore a immersione cinese.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, la Lettonia segnala una migrazione di olio di soia epossidato (ESBO) da
coperchi per barattoli, via Polonia; Malta lancia un’allerta per mercurio in tonno
congelato (Thunnus obesus); la Slovenia segnala un’allerta per aflatossine in
pistacchi tostati salati dall’Iran, confezionati in Italia. (Articolo di Valeria Nardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
Chiarezza sulla carne: cosa significa cancerogeno e qual è il senso della
classificazione dell’Oms? Risponde Umberto Agrimi dell’Istituto Superiore
sanità
Le carni rosse e i salumi che hanno subito processi di lavorazione mirati ad
aumentarne la conservabilità fanno parte della lista dei cancerogeni del gruppo 1.
È quanto detto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro (Iarc)
sulle carni processate e rosse una settimana fa. Il che non equivale, come ha
precisato con qualche giorno di ritardo anche la stessa Organizzazione Mondiale
della Sanità, «alla richiesta di non mangiare più carni processate». L’elenco
annovera 117 sostanze, tra cui il fumo, il benzene, l’amianto, l’alcol e l’arsenico.
Tutte sono sicuramente cancerogene. Ma cosa vuol dire questa parola?
«Cancerogena è una sostanza in grado di favorire l’insorgenza del cancro –
chiarisce Umberto Agrimi, direttore del dipartimento di sanità pubblica veterinaria e
sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità -. Nel caso delle carni
trasformate è stata documenta una associazione con il cancro del colon-retto.
Questo non significa che chi mangia due fette di salame svilupperà per forza
un tumore. Un cancerogeno aumenta il rischio di ammalarsi di un determinato tipo
di cancro nel corso della vita. Se ciò accadrà e quando, è impossibile dirlo. Si parla
di una probabilità che cresce, non di una certezza. E comunque è lo stile di vita nel
suo complesso – compreso quello alimentare – a fare la differenza. Nel carcinoma
del colon-retto sono molti i fattori di rischio in causa, compreso lo scarso consumo di
fibre e l’eccesso di calorie nella dieta. Il consumo dello stesso quantitativo di carne
3. ha un effetto diverso su un normopeso con uno stile alimentare e di vita sano e su un
individuo in sovrappeso e sedentario. Una dieta sbagliata non sarà l’unica causa di
un tumore del colon, ma certamente può dare una mano, in senso negativo, ad
altri fattori di rischio».
La lunga premessa è utile a evitare che alcuni prodotti tipici della cucina
italiana vengano messi sullo stesso piano di inquinanti ambientali che nascondono
un rischio cancerogeno più alto. Come spiega l’agenzia di Lione, «l’appartenenza al
medesimo gruppo non vuol dire che si tratti di sostanze ugualmente pericolose. La
classificazione descrive la forza di un’evidenza scientifica riguardante un agente
riconosciuto come causa di cancro, ma non assegna a questo un livello di
rischio». L’istituzione effettua studi di associazione tra l’esposizione a un fattore di
rischio e una malattia: nel caso dei salumi è il tumore al colon-retto (si cita anche
quello allo stomaco, ma le evidenze non sono complete), che – come tutte le
neoplasie – rimane una malattia multifattoriale, innescata dall’interazione tra
ambiente, stile di vita e genetica. Ma non valuta l’entità del rischio, che in
epidemiologia equivale alla probabilità che un evento avverso si concretizzi. A
complicare la comunicazione è pure la suddivisione degli agenti in diverse classi: dal
gruppo 1 (sostanze cancerogene per l’uomo) al gruppo 4 (probabilmente non
cancerogeno). Nel mezzo i probabili (2A, in cui è stata inserita la carne rossa) e
possibili (2B) cancerogeni. Ciò non vuol dire che quelle dell’ultimo gruppo siano
sicuramente meno dannose rispetto alle prime, ma che lo Iarc dispone di
informazioni di livello differente. Una sostanza probabilmente non cancerogena
potrebbe divenire tale negli anni, alla luce di nuove evidenze, o scomparire
dall’elenco: in assenza di prove che ne attestino la nocività.
Appurato che due sostanze possano essere entrambe causa di uno o più tumori,
l’eventualità non è sempre la stessa. «Ogni anno nel mondo circa 34mila morti di
cancro sono attribuibili a una dieta ricca di carni lavorate. Cinquantamila sarebbero
quelle dovute a un eccessivo consumo di carne rossa. Il tabacco è, invece,
responsabile certo di circa un milione di morti ogni anno nel mondo», fanno sapere
dal quartier generale francese. È tutta qui la discrepanza tra le carni lavorate e
il fumo di sigaretta. I rischi sono completamente diversi. Una sigaretta contiene 62
sostanze cancerogene certe. E il fumo è responsabile dell’86% dei tumori al
polmone e del 19% di tutti i tumori. Differente è il discorso relativo alla dieta.
«Difficile considerare la carne tout court come un cancerogeno – prosegue Agrimi
– certamente lo sono alcuni composti che l’accompagnano in fase di
conservazione o di cottura. Ma un conto è abusare ripetutamente di salumi, un
4. altro è mangiare una fettina di vitello accompagnata da un contorno di
verdure». La cui presenza nel piatto, come ribadito nei giorni scorsi da diversi
nutrizionisti, apporta antiossidanti che riducono la formazione dei radicali liberi e
contrastano l’azione delle molecole cancerogene assunte attraverso la
carne. Proprietà che rendono fuorviante anche la considerazione che
i nitrati utilizzati dall’industria salumiera (entro limiti di sicurezza per il consumatore)
per ridurre le contaminazioni da clostridium botulinum, che nell’ambiente dello
stomaco reagiscono con gli amminoacidi e si trasformano nelle nitrosammine,
cancerogene, si trovano pure nei vegetali. «Frutta e verdura contengono vitamine e
antiossidanti che inibiscono la formazione delle nitrosammine».
Ma quanta carne rossa mangiano gli italiani? Stando ai dati forniti dall’Associazione
Italiana di Epidemiologia, il 70% dei connazionali adulti consuma carne bovina: in
media 400 e 360 grammi alla settimana, uomini e donne. Valori più alti si registrano
nelle regioni del nord-ovest. «Ipotizzando una riduzione dei consumi compresa tra il
50% e il 70%, la percentuale di casi di tumore del colon-retto prevenibili varia dal
2,1% al 6,5%», sostiene Paola Michelozzi, responsabile del dipartimento di
epidemiologia ambientale della Regione Lazio. Qual è dunque il messaggio da
portare a casa al termine di una settimana di discussione sulla cancerogenicità di
carne e salumi? I consumi sono in alcuni casi superiori a una soglia di sicurezza che
s’attesta a quota 500 grammi alla settimana.La qualità dei prodotti di origine
animale, come conferma Agrimi, «è pressoché omogenea in tutti i Paesi occidentali,
sebbene negli Stati Uniti sia consentito l’impiego di ormoni negli allevamenti». La
soluzione sta nel riempire il frigorifero soltanto di cibi freschi? Nessun problema per
chi può farlo, ma occorre tenere presente che così si va incontro a un problema di
accessibilità agli alimenti a tutte le latitudini. Il monito giunto dallo Iarc va
dunque preso in seria considerazione, ma non aggiunge nulla di nuovo rispetto a
quanto pubblicato a dicembre nella quarta edizione del Codice Europeo contro il
Cancro.
Ecco le raccomandazioni utili per la prevenzione oncologica a tavola redatte
dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro.
1. Mantenersi snelli per tutta la vita
2. Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni
3. Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica ed evitare il consumo di
bevande zuccherate
5. 4. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale,
con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e un’ampia varietà di
verdure non amidacee e di frutta.
5. Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate
6. Limitare il consumo di bevande alcoliche
7. Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati sotto sale.
Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare cereali e legumi)
8. Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverso il cibo
9. Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi.
(Articolo di Fabio Di Todaro)
Fonte:ilfattoalimentare.it
Sicurezza alimentare: in etichetta lo stabilimento. Il governo approva il disegno di
legge.
Via libera definitivo del Governo al disegno di legge di delegazione europea, che
prevede la reintroduzione dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento
di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari.
Lo rende noto Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Il
provvedimento è stato approvato nel corso del Consiglio dei Ministri del 6
novembre. Ora la norma arriva in Parlamento per l'approvazione. L'obbligo di
indicazione della sede dello stabilimento riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e
destinati al mercato italiano.
“La trasparenza delle informazioni in etichetta - ha affermato il Ministro Maurizio
Martina – è un tema cruciale. Oggi abbiamo dato un’altra risposta concreta ai
consumatori e a tutte quelle aziende che, anche nel corso di questi mesi, hanno
continuato a indicare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. Vogliamo
garantire informazioni sempre più chiare e precise. È chiaro che questa è una
battaglia che vogliamo portare avanti non solo a livello nazionale ma anche
europeo, perché valorizzare la distintività del nostro modello agroalimentare passa
anche da qui". Fonte: ilquaderno.it
6. Camera dei Deputati: iniziative a favore del commercio ambulante – Gli altri
provvedimenti
Commissione X Attività produttive
RISOLUZIONI – 7-00475 Della Valle: Revisione delle disposizioni del decreto legislativo n. 59 del 2010 in
materia di commercio ambulante su aree pubbliche. 7-00804 Allasia: Revisione delle disposizioni del
decreto legislativo n. 59 del 2010 in materia di commercio ambulante su aree pubbliche. 7-00822
Taranto: Problemi organizzativi connessi alla piena operatività dell’intesa raggiunta in sede di
Conferenza Unificata il 5 luglio 2012, con particolare riferimento alla materia dei posteggi su aree
pubbliche. 7-00830 Polidori : Iniziative a favore del commercio ambulante.7-00832 Abrignani: Iniziative
a favore del commercio ambulante. (Seguito della discussione congiunta e conclusione –
Approvazione delle risoluzioni n. 7-00822, n. 8-00144, n. 8-00145, n. 8-00146 e n. 8-00147); - 7-00703
Ricciatti: Iniziative normative volte alla tutela della figura professionale dell’agente di commercio.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-0014 – 7-00819
Benamati: Problematiche connesse al costante aumento dei canoni commerciali di locazione.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione).
Fonte:confesercenti.it
7. Camera dei Deputati: iniziative a favore del commercio ambulante – Gli altri
provvedimenti
Commissione X Attività produttive
RISOLUZIONI – 7-00475 Della Valle: Revisione delle disposizioni del decreto legislativo n. 59 del 2010 in
materia di commercio ambulante su aree pubbliche. 7-00804 Allasia: Revisione delle disposizioni del
decreto legislativo n. 59 del 2010 in materia di commercio ambulante su aree pubbliche. 7-00822
Taranto: Problemi organizzativi connessi alla piena operatività dell’intesa raggiunta in sede di
Conferenza Unificata il 5 luglio 2012, con particolare riferimento alla materia dei posteggi su aree
pubbliche. 7-00830 Polidori : Iniziative a favore del commercio ambulante.7-00832 Abrignani: Iniziative
a favore del commercio ambulante. (Seguito della discussione congiunta e conclusione –
Approvazione delle risoluzioni n. 7-00822, n. 8-00144, n. 8-00145, n. 8-00146 e n. 8-00147); - 7-00703
Ricciatti: Iniziative normative volte alla tutela della figura professionale dell’agente di commercio.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-0014 – 7-00819
Benamati: Problematiche connesse al costante aumento dei canoni commerciali di locazione.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione).
Fonte:confesercenti.it