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News 49/SA/2016
Lunedì, 05 Dicembre 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.49 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 72 (8 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano: notificato dall’Italia per sostanza non
autorizzata carbofurano in peperoncini provenienti dall’Egitto, per livello troppo alto
di migrazione globale da ampolle di acciaio provenienti dalla Cina e per migrazione
di nickel e livello troppo alto di migrazione globale da macchina per la pasta
proveniente dalla Cina; dalla Spagna per aflatossine in arachidi provenienti da
Israele e per odore anomalo di sugarello congelato intero (Trachurus spp)
proveniente dalla Mauritania; notificato dall’Olanda per Salmonella in pollo
congelato proveniente dalla Tailandia; notificato dalla Germania per ocratossina A
in fichi provenienti dalla Turchia, per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla
Turchia, per aflatossine in pistacchi senza guscio provenienti dall’Iran nonché per
aflatossine in pistacchi provenienti dagli Usa; notificati dal Regno Unito per tentativo
di importazione illegale di semi di melone (Egusi) provenienti dalla Nigeria e per E
425 - konjac non autorizzata in gelatinose provenienti da Taiwan, per petti di pollo
salati crudi congelati provenienti dal Brasile con imballaggio inadatto per alimenti
nonché per salmonella in foglie di betel provenienti dall’India; dalla Svezia per
condizioni di trasporto non idonee (cattivo odore dal contenitore) per tonno in
scatola in salamoia proveniente dalla Tailandia; dalla Bulgaria per clorpirifos in limoni
provenienti dalla Turchia e per clorpirifos in peperoni dolci provenienti dalla Turchia;
notificato dalla Grecia per aflatossine in pistacchi kernels provenienti dall’Iran;
notificato da Cipro per aflatossine in nocciola kernels proveniente dalla Georgia;
notificato dalla Bulgaria per fostiazate in peperoni dolci provenienti dalla Turchia.
Allerta notificata dall’Italia per: mercurio in tranci di pesce spada congelati (Xiphias
gladius) provenienti dalla Spagna e per mercurio in lombi di marlin nero congelati
(Makaira indica) provenienti dal Vietnam.
Allerta notificati: dalla Svezia per frammenti di vetro in oliver in vasi di vetro
provenienti dalla Spagna; dalla Germania per sostanze non autorizzate yohimbina e
phenethylamina derivata in integratore alimentare proveniente dagli Usa, via
Polonia e per alto contenuto di caffeina in integratore alimentare per bruciare i
grassi proveniente da Cipro, via Regno Unito; dal Belgio per Salmonella typhimurium
monofasica in carne di pollo freddo proveniente dal Belgio; dalla Svizzera per
ocratossina A in fichi secchi provenienti dalla Turchia, via Germania; dalla Germania
per alcaloidi pirrolizidinici in tè Rooibos proveniente dal Sud Africa e per contenuto
troppo alto di cumarina in tè alla cannella proveniente dal Regno Unito; dall’Irlanda
per Listeria monocytogenes in salmone refrigerato affumicato proveniente
dall’Irlanda; dalla Francia per trattamento termico inadeguato di foie gras
proveniente dalla Francia e per Salmonella typhimurium in filetti di pollo congelato
con materie prime proveniente dall’ Italia; dalla Croazia per Salmonella Kentucky in
filetti di pollo salati congelati proveniente dalla Tailandia, via Ungheria e per
salmonella in pollo congelato MSM e carne di maiale tritata proveniente dalla
Polonia; dalla Svezia per integratore alimentare proveniente dagli Usa, via Olanda
contenente sostanza non autorizzata sinefrina e caffeina.
Nella lista delle informative troviamo notificate: notificata dall’Italia per mercurio in
pesce spada congelato (Xiphias gladius) proveniente dal Senegal e per Listeria
monocytogenes in gamberetti cotti refrigerati (Penaeus vannamei) provenienti dalla
Spagna, con materie prime dall’Ecuador; notificato dal Regno Unito per sostanza
proibita nitrofurano (metabolita) nitrofurazone (SEM) in gamberetti shellon senza
testa in acqua dolce surgelati crudi provenienti dal Bangladesh e per salmonella in
pollo salato congelato proveniente dal Brasile; dalla Slovacchia per soia non
dichiarata in salsiccia di maiale senza glutine tagliata proveniente dalla Repubblica
Ceca; notificata dalla Spagna per aflatossine in granoturco proveniente dalla Russia
e per alta conta di Enterobacteriaceae in materie prime per mangimi provenienti
dal Cile; notificata dall’Italia per Salmonella Livingstone e Salmonella Münster in
animale trasformato da prodotti di categoria 3 proveniente dalla Polonia; dalla
Croazia per conta troppo alta di Enterobacteriaceae in pollame MSM congelato
proveniente dalla Polonia e per alta conta di Escherichia coli in carne tritata di
pollo congelato MSM proveniente dalla from Polonia; notificata dalla Germania per
salmonella in farina di soia proveniente dalla Germania; notificata dall’ Ungheria per
salmonella enteritidis in uova di gallina provenienti dalla Polonia; dalla Lituania per
non autorizzato nuovo ingrediente alimentare creatina nitrato in integratore
alimentare per atleti proveniente dagli Usa, via Polonia. Fonte: rasff.eu
L’obesità infantile (e non solo) è un problema mondiale che ha tre cause: junk food,
bevande zuccherate e sedentarietà.
Un’epidemia dilagante il cui andamento è peggiore delle più pessimistiche previsioni
di qualche anno fa, miete vittime soprattutto tra i più indifesi, i bambini,
accorciandone le aspettative di vita. Questa piaga ha due responsabili principali: il
junk food e le bevande zuccherate, le famigerate soda.
Fa venire i brividi l’ultimo rapporto della World Obesity Federation (WFO) pubblicato
su Pediatric Obesity e ripreso dal Guardian, perché delinea una situazione
planetaria di cui non sembrano preoccuparsi in molti, professionisti della salute a
parte. Il problema dell’obesità, che sta traghettando un’intera generazione verso un
futuro di malattia, è meno lungo di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Solo in alcuni
dei paesi più sviluppati sono in atto tentativi sperimentali per invertire la tendenza, e
gli effetti sono ancora tutti da valutare. Il fenomeno è visibile virtualmente in ogni
paese. Tra i più colpiti dall’obesità infantile vi sono al primo posto tre nazioni del
Pacifico del Sud, seguiti dall’Egitto (con un 35,5% di bambini tra i 5 e i 17 anni obesi),
la Grecia (31,4%), l’Arabia (30,5%), gli Stati Uniti (29,3%), il Messico (28,9%) e la Gran
Bretagna (27,7%).
Tradotto in malattia, già oggi 3,5 milioni di bambini hanno il diabete 2, tipicamente
associato, fino a pochi anni fa, all’età avanzata. Entro il 2025 si prevede un
incremento a 4,1 milioni: tutti adulti destinati ad andare incontro a una vita
medicalizzata e molto spesso gravata da cecità, amputazioni e altri gravi effetti.
Non solo; 13,5 milioni di under 17 hanno una resistenza all’insulina, cioè condizione di
prediabete, 24 milioni ipertensione e 33 milioni steatosi epatica (cioè un eccesso di
grasso nel fegato non dovuto ad altre patologie o ad alcolismo). E ancora: entro il
2025 i piccoli in sovrappeso o obesi saranno 49 milioni più di quelli che c’erano nel
2010, e ciò significa un totale di 268 milioni, 91 dei quali obesi, cifre sicuramente
sottostimate a causa della difficoltà di raccolta dei dati in alcuni paesi.
Sulle cause, la WFO sembra avere pochi dubbi: junk food e soda, come ha spiegato
Tim Lobstein, responsabile delle politiche della WFO e coautore del rapporto: “Non si
può sostituire l’acqua contaminata con la Coca-Cola o un pasto nutriente ed
equilibrato con noodles arricchiti di additivi, così come non si può sostituire
l’allattamento materno con con latte artificiale zuccherato, e poi aspettarsi che i
bambini crescano sani”. E non è tutto. Tra le cause, Lobstein cita la scarsa diffusione
dell’attività fisica, a cominciare dall’esiguità degli impianti, e soprattutto
dall’assenza di informazioni. Un caso su tutti, esemplare, ripreso anch’esso dal
Guardian è quello dell’Egitto, dove il 63,2% degli adulti è in sovrappeso e più del 30%
obeso. Il piatto tipico egiziano è il koshari, un misto di lenticchie, pasta e riso condito
con salsa di pomodoro e cipolle. Valore calorico di una porzione media: 800 calorie.
Poi però bisogna tenere conto del fatto che spessissimo è accompagnato da soda,
e che le classi sociali più agiate lo affiancano a piatti a base di carne, che
consumano quasi sempre due volte al giorno. Inoltre, i chioschi per strada,
numerosissimi, vendono una quantità esorbitante di bibite dolci e di alimenti molto
salati e fritti, e lo zucchero è parte fondante della cultura alimentare egiziana, a
cominciare da tè zuccherato, che bevono non meno di 4-5 volte al giorno. Negli
ultimi anni, poi, in tutto il paese si sono diffuse molte delle principali catene
internazionali di junk food, da quelle di hamburger a quelle di pizza. Infine, circa il
75% degli adulti non svolge nessuna attività fisica, anche per mancanza di impianti,
e moltissimi bambini non ne fanno neppure a scuola, a causa del sovraffollamento
di scuole e classi. Eppure il grasso in eccesso non è ancora percepito come un
problema, il paese non sembra accorgersi del disastro, e il Governo non ha in
programma alcun provvedimento strutturale, anche se basterebbero misure
semplici quali fornire ai bambini a scuola acqua e frutta fresca (che molto spesso
non hanno a casa) per iniziare a modificare la situazione.
Come l’Egitto, del resto, sembra correre verso il disastro la stragrande maggioranza
dei paesi a reddito medio, che stanno uscendo da una condizione di povertà e di
arretratezza senza curarsi più di tanto dell’alimentazione dei propri cittadini e anzi,
accogliendo spesso le grandi catene della ristorazione di bassa qualità come
simbolo di progresso e raggiunto benessere, e lasciando che le loro campagne di
marketing procedano indisturbate anche quando sono molto più aggressive rispetto
a quanto accade nei paesi più ricchi. Anche se a risentirne sono sempre in primo
luogo i più poveri e i meno istruiti, che riescono a mangiare con pochissimo denaro
(un koshari egiziano costa meno di due euro), compromettendo però la salute.
In definitiva, secondo Lobstein e la WOF tutti i governi devono intraprendere azioni
molto decise, che vanno dall’imposizione di limiti severi volti a ridurre il consumo di
junk food e soda tra i bambini al sostegno alle scuole affinché promuovano abitudini
di vita e regole alimentari sane, e controllino poi l’effetto delle politiche adottate, se
necessario introducendo le opportune modifiche, al fine di renderle più efficaci.
(Articolo di Agnese Codignola)
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Le etichette dei salumi.
Le etichette di alcuni salumi riportano le dizioni “senza additivi” o “senza nitrati o
nitriti” e contemporaneamente la dichiarazione che contengono “estratti
vegetali”… Cosa significa? Cerchiamo di capire meglio… I nitriti ed i nitrati sono
aggiunti ai salumi perché, oltre che mantenere un ottimo colore, hanno una azione
antisettica molto efficace nei confronti del batterio Butulino e sostanzialmente
prevengono lo sviluppo della tossina butulinica che, come è noto, può anche
provocare la morte a chi dovesse consumare degli alimenti contaminati.
E’ altrettanto noto che i nitriti possono interagire con alcune molecole naturali delle
carni (ammine) e dare origine alle nitrosammine che sono potenzialmente
cancerogene. Una valutazione dei rischi rispetto ai benefici ha portato comunque
le autorità sanitarie a consentire l’uso dei nitrati e dei nitriti nei salumi.
Lo spauracchio della cancerogenesi preoccupa molti cittadini e proprio per questo
motivo alcuni produttori dichiarano di non aggiungere nitriti e nitrati, ma estratti
vegetali, magari di spinaci.
Gli estratti vegetali
Quello che non dicono è che gli estratti vegetali contengono importanti quantità di
nitrati che una volta aggiunti agli “impasti” dei salumi, grazie alla flora batterica
presente, si trasformano in nitriti.
Il problema è serio anche perché gli estratti vegetali possono contenere quantità
molto importanti di nitrati e, alla fine, nel salume che va al consumatore le quantità
possono essere addirittura maggiori di quando vengono aggiunti come additivi.
Insomma si tratta di un bell’imbroglio basato sulla buona fede dei consumatori che
ai danni debbono aggiungere le beffe.
Come correttamente dice il prof. Giovanni Ballarini nel suo articolo pubblicato nel
sito dell’Accademia dei Gergiofili (http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=3942)
sarebbe necessario evitare di mettere la dizione “senza nitriti aggiunti”, ma scrivere
sulle etichette “nitrati e/o nitriti da matrice vegetale”. Aggiungo che bisognerebbe
specificare che le quantità presenti rientrano (o meno) nei limiti previsti dalla legge.
Come amara conclusione bisogna constatare che quando nell’etichetta c’è scritto
“senza” qualcosa non è detto che sia un bene anzi… può essere una “sola” bella e
buona. (Dal blog di Agostino Macrì)
Fonte: sicurezzalimentare.it
Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia – anno 2015.
È stata trasmessa a Camera e Senato il giorno 11 novembre 2016 la relazione
Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia - anno 2015. Nel corso
del 2015 le unità operative controllate sono risultate essere 281.002 contro le 287.823
del 2014. Le unità con infrazioni sono state 52.440 contro le 50.720 del 2014. I
laboratori del controllo ufficiale hanno effettuato complessivamente 107.247 analisi,
riscontrando 582 non conformità.
Il maggiore numero di irregolarità si è riscontrato nell’igiene generale, del
personale e dell’HACCP. Queste carenze sono emerse, infatti, nel corso delle attività
ispettive svolte dalle ASL principalmente nel settore della ristorazione. Le
problematiche -ricorrenti negli anni- probabilmente sono una risposta a non
conformità nell’ambito dell’igiene generale (prerequisiti) e del sistema HACCP. Il
controllo ufficiale degli alimenti e delle bevande ha la finalità di verificare e
garantire la conformità dei prodotti alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la
salute pubblica, a proteggere gli interessi dei consumatori ed assicurare la lealtà
delle transizioni commerciali. Il controllo riguarda sia i prodotti alimentari destinati ad
essere commercializzati sul territorio nazionale che quelli destinati ad essere
esportati. Le analisi hanno riguardato per il 63,3% la ricerca di microrganismi
patogeni, soprattutto Salmonella spp (29,3%), Listeria monocytogenes (22,2%) ed E.
coli (14,1%).
Fonte: sicurezzaalimentare.it
Olio di palma: ultime notizie dal Palazzo.
Nell’esercizio dell’attività di controllo e d’indirizzo esercitata dal Parlamento nel
corso di questa legislatura nei confronti del Governo a proposito dell’olio di palma
sono stati, al 23 novembre 2016, quarantatré gli atti, conclusi o in corso di esame,
presentati da esponenti di vari gruppi parlamentari a favore o contrari al consumo
di quest’olio di origine vegetale1.
In tutti questi documenti sono diverse le materie trattate. Senza la pretesa di essere
esaustivi: agricoltura (politica agricola nazionale e comune, prodotti, terreni,
sostegno agricolo, piccole e medie aziende oli vegetali), economia, (politica
alimentare, distribuzione commerciale, produzione di beni e servizi, importazione,
tutela del consumatore), energia (rinnovabile, alternativa, idrocarburi), ambiente
(protezione, qualità, biodiversità, desertificazione, disboscamento, gestione rifiuti,
incendi, effetto serra), diritto (disciplina comunitaria, etichettatura), sanità (rischio
sanitario, sicurezza alimentare), diritti umani (condizioni e organizzazione del lavoro,
popolazioni autoctone), ricerca, pubblicità.
L’ultimo di questi atti è d’iniziativa di Mirko Busto, del Movimento 5 Stelle. Si tratta di
un’interrogazione con richiesta di risposta scritta, cofirmata da altri undici deputati
dello stesso Movimento: la numero C4-14783, presentata e annunciata alla Camera
il 14 novembre 2016.
L’interrogazione è stata rivolta ai Ministri della Salute (delegato a rispondere),
dell’Ambiente e del MIPAAF.
Il parlamentare interrogante in premessa al quesito rivolto al Governo si rifà alla
pubblicità della Ferrero, multinazionale italiana specializzata in prodotti dolciari,
“contenente l’indicazione della provenienza sostenibile dell’olio di palma impiegato
nei propri prodotti che tramite notizie parziali e non corrispondenti alla realtà,
finiscono, di fatto, per indurre in errore il consumatore sulla proprietà e la natura del
prodotto”.
È di tutta evidenza che Mirko Busto, oltre a conoscere approfonditamente e
documentatamente la materia, sa bene dell’esistenza e dell’attività dell’Unione
Italiana “Olio di palma sostenibile”.
L’Unione informa cosa sia l’olio di palma, l’olio vegetale più usato al mondo, la sua
provenienza, i settori di utilizzo nel nostro Paese (bioenergetico, zootecnico, oleo-
chimico, farmaceutico, per il 79%) e alimentare (per il restante ventuno). Le aziende
alimentari utilizzano l’olio di palma, perché ha sapore e fragranza neutri, non si
ossida, evita l’uso dei conservanti, sostituisce i grassi vegetali idrogenati, è un
ingrediente versatile, resiste al calore. Inoltre non fa male alla salute e non è nemico
dell’ambiente.
Che più?
Questa la replica del parlamentare del Movimento 5 Stelle. Quanto all’ambiente:
“La maggior parte delle piantagioni di palma da olio sono state sviluppate
incendiando le foreste, con conseguente danno ambientale e climatico. La loro
espansione continua inoltre a dipendere dal drenaggio della torba, rendendola un
potente fattore di moltiplicazione incontrollata d’incendi. Le emissioni prodotte da
tali incendi e dal degrado della torba hanno reso l’Indonesia il terzo Paese per
emissioni di gas serra, con effetti mondiali a cascata.
Quanto alla salute Busto cita espressamente più studi scientifici sui rischi dell’olio di
palma per la salute umana, tra cui:
- uno dell’Organizzazione mondiale della sanità, che “dimostra come i principali
acidi grassi comportino un aumento del livello di colesterolo nel sangue, favorendo
malattie cardiovascolari”;
- uno del Center for Science in the Public Interest, che “conferma il fatto che l’olio di
palma aumenti i fattori di rischio cardiovascolare, poiché l’acido palmitico è uno
dei grassi saturi che più aumenta il rischio di coronaropatie”;
- numerosi studi che dimostrano che “l’acido palmitico infiamma le membrane
cellulari, induce l’aterosclerosi e ha un ruolo chiave nella produzione di un fattore
necrotico che è all’origine di tumori”;
- uno dell’American Heart Association che suggerisce di “limitarne l’uso per le
persone che devono ridurre il livello di colesterolo”;
- uno dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare: nell’olio di palma sono
contenute tre sostanze tossiche, “di cui una genotossica e cancerogena, il glicidiolo,
formatesi durante la raffinazione degli oli vegetali”.
Il parlamentare interrogante ricorda altresì la recente “diffida del Codacons
all’Istituto superiore di sanità in base a rilevazioni discordanti e contrastanti sulla
valutazione dell’olio di palma e l’invito della stessa associazione all’Istituto superiore
di sanità, all’EFSA e al Ministero della salute, a stimolare una sospensione della
campagna pubblicitaria sino a quando non verranno forniti chiarimenti, con
certificazione dei criteri di valutazione di sicurezza, e venga redatto un nuovo
parere, aggiornato all’anno corrente, che faccia immediatamente chiarezza sulla
vicenda”.
La premessa dell’interrogazione parlamentare evoca nel finale la posizione
favorevole all’olio di palma assunta dal viceministro delle politiche agricole, Andrea
Olivero, durante il convegno organizzato a Milano il 27 ottobre 2016 dalla Ferrero
sulla questione “olio di palma”, di cui il rappresentante del Governo che, fattosi
paladino dell’alimento oggetto di dibattito, “in tale sede ha espresso una
contrarietà alla campagna contro l’olio di palma definita di demonizzazione, volta,
tra l’altro, a favorire questo o quel Paese” (quali?).
Finalmente la domanda rivolta all’Esecutivo:
“quali risposte il Governo intenda dare all’istanza del Codacons2 di cui in
premessa;
quale sia la posizione del Governo rispetto alle dichiarazioni del vice-Ministro
Olivero;
e quali iniziative intenda intraprendere per avviare una valutazione scientifica
nazionale sull’olio di palma, ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”.
Ovviamente il designato a rispondere, il Ministro della Salute, se e quando
risponderà, potrà – forse – disattendere il parere del MIPAF, espresso dal suo vice
Ministro. (Articolo di Bruno Nobile)
Note
1_ Suddivisi per gruppo parlamentare di appartenenza: ALLEANZA LIBERALPOPOLARE –
AUTONOMIE (3); AREA POPOLARE (NCD-UDC) (1); IL POPOLO DELLA LIBERTA’ – BERLUSCONI (1); MISTO-
ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO (2); MOVIMENTO 5 STELLE (25);PARTITO DEMOCRATICO (5); SCELTA
CIVICA PER L’ITALIA (1); SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ (2); SINISTRA ITALIANA – SINISTRA
ECOLOGICA. (3). Secondo la natura dell’atto: MOZIONE (7); INTERPELLANZA (1); INTERROGAZIONE A
RISPOSTA ORALE (2);INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA (13); INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN
COMMISSIONE (3); RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA (1); RISOLUZIONE IN COMMISSIONE (6); RISOLUZIONE IN
COMMISSIONE CONCLUSIVIVA (1); ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. (7); ODG IN COMMISSIONE (2):
2_ Il Codacons – Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti
e dei consumatori – è una delle associazioni consumeristiche maggiormente rappresentative sul
piano nazionale per il volume di attività prodotto, es fa parte di numerose Commissioni consultive
della Pubblica Amministrazione.
Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com
Dichiarazione nutrizionale, l’esenzione alle micro-imprese deve valere anche per
l’e-commerce. Ecco perché.
I Ministeri dello Sviluppo Economico (MISE) e della Salute, con una tardiva circolare
del 16 novembre (vedi articolo precedente) hanno provato a chiarire i criteri per
l’esenzione delle microimprese dall’obbligo di apporre la tabella nutrizionale.
Ricordando che, a decorrere dal 13 dicembre 2016, la tabella nutrizionale sarà
obbligatoria sulla gran parte degli alimenti preimballati (reg. UE 1169/2011, art. 9.1.l).
Vale la pena ricordare che a tutt’oggi la violazione di tali norme è priva di regime
sanzionatorio (poiché la c.d. “circolare ponte”, Applicazione dell’articolo 18, in
materia di sanzioni, del Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n. 109 alle violazioni
delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, è palesemente inapplicabile).
Tale circolare ha perciò un solo valore indicativo e di coordinamento tra Operatori
della Sicurezza Alimentare (OSA) e autorità di controllo.
L’interpretazione ministeriale appare tuttavia in alcuni passaggi eccessivamente
rigorosa, seppure relativamente indeterminata, e talora in conflitto con i
criteri definiti nel regolamento ‘Food Information to Consumer’, che rimane una
fonte di diritto superiore e perciò inderogabile.
Igiene degli alimenti o informazione nutrizionale?
In particolare, risulta erronea l’interpretazione analogica dell’esenzione, operata
con riferimento alla precedente normativa sull’igiene degli alimenti di origine
animale (reg. CE 853/2004).
Il regolamento UE 1169/11, infatti, prevede la deroga dall’obbligo di tabella
nutrizionale per “gli alimenti, anche confezionati in maniera artigianale, forniti
direttamente dal fabbricante di piccole quantità di prodotti al consumatore finale
o a strutture locali di vendita al dettaglio (si noti bene la disgiunzione di periodo,
ndr) che forniscono direttamente al consumatore finale.”
Un contesto del tutto diverso da quello di vendita di piccole quantità in ambito
locale, a suo tempo previsto nel Pacchetto Igiene (reg. CE 853/2004, 854/2004).
La ratio di una ben più stringente deroga in ambito sanitario era infatti quella di
mitigare i rischi legatin alla vendita diretta di prodotti di origine animale, tenuto
conto delle problematiche specifiche legate alla loro vulnerabilità intrinseca.
Nel richiamare il “livello locale delle strutture di vendita” previsto nel Pacchetto
Igiene, i ministeri hanno sviluppato un concetto di dubbia compatibilità con la
norma europea oggetto della interpretazione in esame (reg. UE 1169/11).
A ben vedere, non esiste infatti alcuna interpretazione a livello europeo che
definisca la presenza di un “livello locale” riferibile alla vendita diretta, né la sua
delimitazione spaziale.
E anzi, ove tale lettura mai emergesse, essa risulterebbe in palese contrasto con la
fonte normativa primaria. Poiché il regolamento UE 1169/11 è chiarissimo
nell’affermare che la vendita diretta tra produttore e consumatore dovrebbe essere
sempre esente da obbligo di tabella nutrizionale (purché ricorrano i requisiti
individuali del ‘fabbricante di piccole quantità’).
Ne consegue che la vendita a distanza, anche tramite e-commerce, così come la
vendita diretta nell’ambito di fiere di artigiani e produttori agricoli al di fuori della
propria regione (con banchi mobili o simili), debba sempre venire considerata
esente, purché appunto ricorra il requisito della vendita diretta e senza
intermediazioni (essendo questo l’unico requisito richiesto dal legislatore europeo).
Quanto alle “strutture locali di vendita”, il “livello locale” viene riferito alle strutture
stesse (es. trattorie, ristoranti, dettaglio tradizionale, ma anche GDO), sì da
equiparare le stesse alla “vendita diretta”.
Quanto sopra merita effettivo chiarimento da parte della nostra amministrazione, in
nome della certezza del diritto, vieppiù necessaria in un settore produttivo -
l’agroalimentare italiano – che ha bisogno di ali, più che di zavorre. (Articolo di
Dario Dongo)
Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com

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  • 1. News 49/SA/2016 Lunedì, 05 Dicembre 2016 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.49 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 72 (8 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano: notificato dall’Italia per sostanza non autorizzata carbofurano in peperoncini provenienti dall’Egitto, per livello troppo alto di migrazione globale da ampolle di acciaio provenienti dalla Cina e per migrazione di nickel e livello troppo alto di migrazione globale da macchina per la pasta proveniente dalla Cina; dalla Spagna per aflatossine in arachidi provenienti da Israele e per odore anomalo di sugarello congelato intero (Trachurus spp) proveniente dalla Mauritania; notificato dall’Olanda per Salmonella in pollo congelato proveniente dalla Tailandia; notificato dalla Germania per ocratossina A in fichi provenienti dalla Turchia, per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia, per aflatossine in pistacchi senza guscio provenienti dall’Iran nonché per aflatossine in pistacchi provenienti dagli Usa; notificati dal Regno Unito per tentativo di importazione illegale di semi di melone (Egusi) provenienti dalla Nigeria e per E 425 - konjac non autorizzata in gelatinose provenienti da Taiwan, per petti di pollo salati crudi congelati provenienti dal Brasile con imballaggio inadatto per alimenti nonché per salmonella in foglie di betel provenienti dall’India; dalla Svezia per condizioni di trasporto non idonee (cattivo odore dal contenitore) per tonno in scatola in salamoia proveniente dalla Tailandia; dalla Bulgaria per clorpirifos in limoni provenienti dalla Turchia e per clorpirifos in peperoni dolci provenienti dalla Turchia; notificato dalla Grecia per aflatossine in pistacchi kernels provenienti dall’Iran; notificato da Cipro per aflatossine in nocciola kernels proveniente dalla Georgia; notificato dalla Bulgaria per fostiazate in peperoni dolci provenienti dalla Turchia. Allerta notificata dall’Italia per: mercurio in tranci di pesce spada congelati (Xiphias gladius) provenienti dalla Spagna e per mercurio in lombi di marlin nero congelati (Makaira indica) provenienti dal Vietnam.
  • 2. Allerta notificati: dalla Svezia per frammenti di vetro in oliver in vasi di vetro provenienti dalla Spagna; dalla Germania per sostanze non autorizzate yohimbina e phenethylamina derivata in integratore alimentare proveniente dagli Usa, via Polonia e per alto contenuto di caffeina in integratore alimentare per bruciare i grassi proveniente da Cipro, via Regno Unito; dal Belgio per Salmonella typhimurium monofasica in carne di pollo freddo proveniente dal Belgio; dalla Svizzera per ocratossina A in fichi secchi provenienti dalla Turchia, via Germania; dalla Germania per alcaloidi pirrolizidinici in tè Rooibos proveniente dal Sud Africa e per contenuto troppo alto di cumarina in tè alla cannella proveniente dal Regno Unito; dall’Irlanda per Listeria monocytogenes in salmone refrigerato affumicato proveniente dall’Irlanda; dalla Francia per trattamento termico inadeguato di foie gras proveniente dalla Francia e per Salmonella typhimurium in filetti di pollo congelato con materie prime proveniente dall’ Italia; dalla Croazia per Salmonella Kentucky in filetti di pollo salati congelati proveniente dalla Tailandia, via Ungheria e per salmonella in pollo congelato MSM e carne di maiale tritata proveniente dalla Polonia; dalla Svezia per integratore alimentare proveniente dagli Usa, via Olanda contenente sostanza non autorizzata sinefrina e caffeina. Nella lista delle informative troviamo notificate: notificata dall’Italia per mercurio in pesce spada congelato (Xiphias gladius) proveniente dal Senegal e per Listeria monocytogenes in gamberetti cotti refrigerati (Penaeus vannamei) provenienti dalla Spagna, con materie prime dall’Ecuador; notificato dal Regno Unito per sostanza proibita nitrofurano (metabolita) nitrofurazone (SEM) in gamberetti shellon senza testa in acqua dolce surgelati crudi provenienti dal Bangladesh e per salmonella in pollo salato congelato proveniente dal Brasile; dalla Slovacchia per soia non dichiarata in salsiccia di maiale senza glutine tagliata proveniente dalla Repubblica Ceca; notificata dalla Spagna per aflatossine in granoturco proveniente dalla Russia e per alta conta di Enterobacteriaceae in materie prime per mangimi provenienti dal Cile; notificata dall’Italia per Salmonella Livingstone e Salmonella Münster in animale trasformato da prodotti di categoria 3 proveniente dalla Polonia; dalla Croazia per conta troppo alta di Enterobacteriaceae in pollame MSM congelato proveniente dalla Polonia e per alta conta di Escherichia coli in carne tritata di pollo congelato MSM proveniente dalla from Polonia; notificata dalla Germania per salmonella in farina di soia proveniente dalla Germania; notificata dall’ Ungheria per salmonella enteritidis in uova di gallina provenienti dalla Polonia; dalla Lituania per non autorizzato nuovo ingrediente alimentare creatina nitrato in integratore alimentare per atleti proveniente dagli Usa, via Polonia. Fonte: rasff.eu
  • 3. L’obesità infantile (e non solo) è un problema mondiale che ha tre cause: junk food, bevande zuccherate e sedentarietà. Un’epidemia dilagante il cui andamento è peggiore delle più pessimistiche previsioni di qualche anno fa, miete vittime soprattutto tra i più indifesi, i bambini, accorciandone le aspettative di vita. Questa piaga ha due responsabili principali: il junk food e le bevande zuccherate, le famigerate soda. Fa venire i brividi l’ultimo rapporto della World Obesity Federation (WFO) pubblicato su Pediatric Obesity e ripreso dal Guardian, perché delinea una situazione planetaria di cui non sembrano preoccuparsi in molti, professionisti della salute a parte. Il problema dell’obesità, che sta traghettando un’intera generazione verso un futuro di malattia, è meno lungo di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Solo in alcuni dei paesi più sviluppati sono in atto tentativi sperimentali per invertire la tendenza, e gli effetti sono ancora tutti da valutare. Il fenomeno è visibile virtualmente in ogni paese. Tra i più colpiti dall’obesità infantile vi sono al primo posto tre nazioni del Pacifico del Sud, seguiti dall’Egitto (con un 35,5% di bambini tra i 5 e i 17 anni obesi), la Grecia (31,4%), l’Arabia (30,5%), gli Stati Uniti (29,3%), il Messico (28,9%) e la Gran Bretagna (27,7%). Tradotto in malattia, già oggi 3,5 milioni di bambini hanno il diabete 2, tipicamente associato, fino a pochi anni fa, all’età avanzata. Entro il 2025 si prevede un incremento a 4,1 milioni: tutti adulti destinati ad andare incontro a una vita medicalizzata e molto spesso gravata da cecità, amputazioni e altri gravi effetti. Non solo; 13,5 milioni di under 17 hanno una resistenza all’insulina, cioè condizione di prediabete, 24 milioni ipertensione e 33 milioni steatosi epatica (cioè un eccesso di grasso nel fegato non dovuto ad altre patologie o ad alcolismo). E ancora: entro il 2025 i piccoli in sovrappeso o obesi saranno 49 milioni più di quelli che c’erano nel 2010, e ciò significa un totale di 268 milioni, 91 dei quali obesi, cifre sicuramente sottostimate a causa della difficoltà di raccolta dei dati in alcuni paesi. Sulle cause, la WFO sembra avere pochi dubbi: junk food e soda, come ha spiegato Tim Lobstein, responsabile delle politiche della WFO e coautore del rapporto: “Non si può sostituire l’acqua contaminata con la Coca-Cola o un pasto nutriente ed equilibrato con noodles arricchiti di additivi, così come non si può sostituire l’allattamento materno con con latte artificiale zuccherato, e poi aspettarsi che i bambini crescano sani”. E non è tutto. Tra le cause, Lobstein cita la scarsa diffusione dell’attività fisica, a cominciare dall’esiguità degli impianti, e soprattutto dall’assenza di informazioni. Un caso su tutti, esemplare, ripreso anch’esso dal
  • 4. Guardian è quello dell’Egitto, dove il 63,2% degli adulti è in sovrappeso e più del 30% obeso. Il piatto tipico egiziano è il koshari, un misto di lenticchie, pasta e riso condito con salsa di pomodoro e cipolle. Valore calorico di una porzione media: 800 calorie. Poi però bisogna tenere conto del fatto che spessissimo è accompagnato da soda, e che le classi sociali più agiate lo affiancano a piatti a base di carne, che consumano quasi sempre due volte al giorno. Inoltre, i chioschi per strada, numerosissimi, vendono una quantità esorbitante di bibite dolci e di alimenti molto salati e fritti, e lo zucchero è parte fondante della cultura alimentare egiziana, a cominciare da tè zuccherato, che bevono non meno di 4-5 volte al giorno. Negli ultimi anni, poi, in tutto il paese si sono diffuse molte delle principali catene internazionali di junk food, da quelle di hamburger a quelle di pizza. Infine, circa il 75% degli adulti non svolge nessuna attività fisica, anche per mancanza di impianti, e moltissimi bambini non ne fanno neppure a scuola, a causa del sovraffollamento di scuole e classi. Eppure il grasso in eccesso non è ancora percepito come un problema, il paese non sembra accorgersi del disastro, e il Governo non ha in programma alcun provvedimento strutturale, anche se basterebbero misure semplici quali fornire ai bambini a scuola acqua e frutta fresca (che molto spesso non hanno a casa) per iniziare a modificare la situazione. Come l’Egitto, del resto, sembra correre verso il disastro la stragrande maggioranza dei paesi a reddito medio, che stanno uscendo da una condizione di povertà e di arretratezza senza curarsi più di tanto dell’alimentazione dei propri cittadini e anzi, accogliendo spesso le grandi catene della ristorazione di bassa qualità come simbolo di progresso e raggiunto benessere, e lasciando che le loro campagne di marketing procedano indisturbate anche quando sono molto più aggressive rispetto a quanto accade nei paesi più ricchi. Anche se a risentirne sono sempre in primo luogo i più poveri e i meno istruiti, che riescono a mangiare con pochissimo denaro (un koshari egiziano costa meno di due euro), compromettendo però la salute. In definitiva, secondo Lobstein e la WOF tutti i governi devono intraprendere azioni molto decise, che vanno dall’imposizione di limiti severi volti a ridurre il consumo di junk food e soda tra i bambini al sostegno alle scuole affinché promuovano abitudini di vita e regole alimentari sane, e controllino poi l’effetto delle politiche adottate, se necessario introducendo le opportune modifiche, al fine di renderle più efficaci. (Articolo di Agnese Codignola) Fonte: www.ilfattoalimentare.it
  • 5. Le etichette dei salumi. Le etichette di alcuni salumi riportano le dizioni “senza additivi” o “senza nitrati o nitriti” e contemporaneamente la dichiarazione che contengono “estratti vegetali”… Cosa significa? Cerchiamo di capire meglio… I nitriti ed i nitrati sono aggiunti ai salumi perché, oltre che mantenere un ottimo colore, hanno una azione antisettica molto efficace nei confronti del batterio Butulino e sostanzialmente prevengono lo sviluppo della tossina butulinica che, come è noto, può anche provocare la morte a chi dovesse consumare degli alimenti contaminati. E’ altrettanto noto che i nitriti possono interagire con alcune molecole naturali delle carni (ammine) e dare origine alle nitrosammine che sono potenzialmente cancerogene. Una valutazione dei rischi rispetto ai benefici ha portato comunque le autorità sanitarie a consentire l’uso dei nitrati e dei nitriti nei salumi. Lo spauracchio della cancerogenesi preoccupa molti cittadini e proprio per questo motivo alcuni produttori dichiarano di non aggiungere nitriti e nitrati, ma estratti vegetali, magari di spinaci. Gli estratti vegetali Quello che non dicono è che gli estratti vegetali contengono importanti quantità di nitrati che una volta aggiunti agli “impasti” dei salumi, grazie alla flora batterica presente, si trasformano in nitriti. Il problema è serio anche perché gli estratti vegetali possono contenere quantità molto importanti di nitrati e, alla fine, nel salume che va al consumatore le quantità possono essere addirittura maggiori di quando vengono aggiunti come additivi. Insomma si tratta di un bell’imbroglio basato sulla buona fede dei consumatori che ai danni debbono aggiungere le beffe. Come correttamente dice il prof. Giovanni Ballarini nel suo articolo pubblicato nel sito dell’Accademia dei Gergiofili (http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=3942) sarebbe necessario evitare di mettere la dizione “senza nitriti aggiunti”, ma scrivere sulle etichette “nitrati e/o nitriti da matrice vegetale”. Aggiungo che bisognerebbe specificare che le quantità presenti rientrano (o meno) nei limiti previsti dalla legge. Come amara conclusione bisogna constatare che quando nell’etichetta c’è scritto “senza” qualcosa non è detto che sia un bene anzi… può essere una “sola” bella e buona. (Dal blog di Agostino Macrì) Fonte: sicurezzalimentare.it Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia – anno 2015. È stata trasmessa a Camera e Senato il giorno 11 novembre 2016 la relazione
  • 6. Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia - anno 2015. Nel corso del 2015 le unità operative controllate sono risultate essere 281.002 contro le 287.823 del 2014. Le unità con infrazioni sono state 52.440 contro le 50.720 del 2014. I laboratori del controllo ufficiale hanno effettuato complessivamente 107.247 analisi, riscontrando 582 non conformità. Il maggiore numero di irregolarità si è riscontrato nell’igiene generale, del personale e dell’HACCP. Queste carenze sono emerse, infatti, nel corso delle attività ispettive svolte dalle ASL principalmente nel settore della ristorazione. Le problematiche -ricorrenti negli anni- probabilmente sono una risposta a non conformità nell’ambito dell’igiene generale (prerequisiti) e del sistema HACCP. Il controllo ufficiale degli alimenti e delle bevande ha la finalità di verificare e garantire la conformità dei prodotti alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la salute pubblica, a proteggere gli interessi dei consumatori ed assicurare la lealtà delle transizioni commerciali. Il controllo riguarda sia i prodotti alimentari destinati ad essere commercializzati sul territorio nazionale che quelli destinati ad essere esportati. Le analisi hanno riguardato per il 63,3% la ricerca di microrganismi patogeni, soprattutto Salmonella spp (29,3%), Listeria monocytogenes (22,2%) ed E. coli (14,1%). Fonte: sicurezzaalimentare.it Olio di palma: ultime notizie dal Palazzo. Nell’esercizio dell’attività di controllo e d’indirizzo esercitata dal Parlamento nel corso di questa legislatura nei confronti del Governo a proposito dell’olio di palma sono stati, al 23 novembre 2016, quarantatré gli atti, conclusi o in corso di esame, presentati da esponenti di vari gruppi parlamentari a favore o contrari al consumo di quest’olio di origine vegetale1. In tutti questi documenti sono diverse le materie trattate. Senza la pretesa di essere esaustivi: agricoltura (politica agricola nazionale e comune, prodotti, terreni, sostegno agricolo, piccole e medie aziende oli vegetali), economia, (politica alimentare, distribuzione commerciale, produzione di beni e servizi, importazione, tutela del consumatore), energia (rinnovabile, alternativa, idrocarburi), ambiente (protezione, qualità, biodiversità, desertificazione, disboscamento, gestione rifiuti, incendi, effetto serra), diritto (disciplina comunitaria, etichettatura), sanità (rischio sanitario, sicurezza alimentare), diritti umani (condizioni e organizzazione del lavoro,
  • 7. popolazioni autoctone), ricerca, pubblicità. L’ultimo di questi atti è d’iniziativa di Mirko Busto, del Movimento 5 Stelle. Si tratta di un’interrogazione con richiesta di risposta scritta, cofirmata da altri undici deputati dello stesso Movimento: la numero C4-14783, presentata e annunciata alla Camera il 14 novembre 2016. L’interrogazione è stata rivolta ai Ministri della Salute (delegato a rispondere), dell’Ambiente e del MIPAAF. Il parlamentare interrogante in premessa al quesito rivolto al Governo si rifà alla pubblicità della Ferrero, multinazionale italiana specializzata in prodotti dolciari, “contenente l’indicazione della provenienza sostenibile dell’olio di palma impiegato nei propri prodotti che tramite notizie parziali e non corrispondenti alla realtà, finiscono, di fatto, per indurre in errore il consumatore sulla proprietà e la natura del prodotto”. È di tutta evidenza che Mirko Busto, oltre a conoscere approfonditamente e documentatamente la materia, sa bene dell’esistenza e dell’attività dell’Unione Italiana “Olio di palma sostenibile”. L’Unione informa cosa sia l’olio di palma, l’olio vegetale più usato al mondo, la sua provenienza, i settori di utilizzo nel nostro Paese (bioenergetico, zootecnico, oleo- chimico, farmaceutico, per il 79%) e alimentare (per il restante ventuno). Le aziende alimentari utilizzano l’olio di palma, perché ha sapore e fragranza neutri, non si ossida, evita l’uso dei conservanti, sostituisce i grassi vegetali idrogenati, è un ingrediente versatile, resiste al calore. Inoltre non fa male alla salute e non è nemico dell’ambiente. Che più? Questa la replica del parlamentare del Movimento 5 Stelle. Quanto all’ambiente: “La maggior parte delle piantagioni di palma da olio sono state sviluppate incendiando le foreste, con conseguente danno ambientale e climatico. La loro espansione continua inoltre a dipendere dal drenaggio della torba, rendendola un potente fattore di moltiplicazione incontrollata d’incendi. Le emissioni prodotte da tali incendi e dal degrado della torba hanno reso l’Indonesia il terzo Paese per emissioni di gas serra, con effetti mondiali a cascata.
  • 8. Quanto alla salute Busto cita espressamente più studi scientifici sui rischi dell’olio di palma per la salute umana, tra cui: - uno dell’Organizzazione mondiale della sanità, che “dimostra come i principali acidi grassi comportino un aumento del livello di colesterolo nel sangue, favorendo malattie cardiovascolari”; - uno del Center for Science in the Public Interest, che “conferma il fatto che l’olio di palma aumenti i fattori di rischio cardiovascolare, poiché l’acido palmitico è uno dei grassi saturi che più aumenta il rischio di coronaropatie”; - numerosi studi che dimostrano che “l’acido palmitico infiamma le membrane cellulari, induce l’aterosclerosi e ha un ruolo chiave nella produzione di un fattore necrotico che è all’origine di tumori”; - uno dell’American Heart Association che suggerisce di “limitarne l’uso per le persone che devono ridurre il livello di colesterolo”; - uno dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare: nell’olio di palma sono contenute tre sostanze tossiche, “di cui una genotossica e cancerogena, il glicidiolo, formatesi durante la raffinazione degli oli vegetali”. Il parlamentare interrogante ricorda altresì la recente “diffida del Codacons all’Istituto superiore di sanità in base a rilevazioni discordanti e contrastanti sulla valutazione dell’olio di palma e l’invito della stessa associazione all’Istituto superiore di sanità, all’EFSA e al Ministero della salute, a stimolare una sospensione della campagna pubblicitaria sino a quando non verranno forniti chiarimenti, con certificazione dei criteri di valutazione di sicurezza, e venga redatto un nuovo parere, aggiornato all’anno corrente, che faccia immediatamente chiarezza sulla vicenda”. La premessa dell’interrogazione parlamentare evoca nel finale la posizione favorevole all’olio di palma assunta dal viceministro delle politiche agricole, Andrea Olivero, durante il convegno organizzato a Milano il 27 ottobre 2016 dalla Ferrero sulla questione “olio di palma”, di cui il rappresentante del Governo che, fattosi paladino dell’alimento oggetto di dibattito, “in tale sede ha espresso una contrarietà alla campagna contro l’olio di palma definita di demonizzazione, volta, tra l’altro, a favorire questo o quel Paese” (quali?). Finalmente la domanda rivolta all’Esecutivo: “quali risposte il Governo intenda dare all’istanza del Codacons2 di cui in premessa;
  • 9. quale sia la posizione del Governo rispetto alle dichiarazioni del vice-Ministro Olivero; e quali iniziative intenda intraprendere per avviare una valutazione scientifica nazionale sull’olio di palma, ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”. Ovviamente il designato a rispondere, il Ministro della Salute, se e quando risponderà, potrà – forse – disattendere il parere del MIPAF, espresso dal suo vice Ministro. (Articolo di Bruno Nobile) Note 1_ Suddivisi per gruppo parlamentare di appartenenza: ALLEANZA LIBERALPOPOLARE – AUTONOMIE (3); AREA POPOLARE (NCD-UDC) (1); IL POPOLO DELLA LIBERTA’ – BERLUSCONI (1); MISTO- ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO (2); MOVIMENTO 5 STELLE (25);PARTITO DEMOCRATICO (5); SCELTA CIVICA PER L’ITALIA (1); SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ (2); SINISTRA ITALIANA – SINISTRA ECOLOGICA. (3). Secondo la natura dell’atto: MOZIONE (7); INTERPELLANZA (1); INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE (2);INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA (13); INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE (3); RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA (1); RISOLUZIONE IN COMMISSIONE (6); RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVIVA (1); ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. (7); ODG IN COMMISSIONE (2): 2_ Il Codacons – Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori – è una delle associazioni consumeristiche maggiormente rappresentative sul piano nazionale per il volume di attività prodotto, es fa parte di numerose Commissioni consultive della Pubblica Amministrazione. Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com Dichiarazione nutrizionale, l’esenzione alle micro-imprese deve valere anche per l’e-commerce. Ecco perché. I Ministeri dello Sviluppo Economico (MISE) e della Salute, con una tardiva circolare del 16 novembre (vedi articolo precedente) hanno provato a chiarire i criteri per l’esenzione delle microimprese dall’obbligo di apporre la tabella nutrizionale. Ricordando che, a decorrere dal 13 dicembre 2016, la tabella nutrizionale sarà obbligatoria sulla gran parte degli alimenti preimballati (reg. UE 1169/2011, art. 9.1.l). Vale la pena ricordare che a tutt’oggi la violazione di tali norme è priva di regime sanzionatorio (poiché la c.d. “circolare ponte”, Applicazione dell’articolo 18, in materia di sanzioni, del Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n. 109 alle violazioni delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, è palesemente inapplicabile). Tale circolare ha perciò un solo valore indicativo e di coordinamento tra Operatori della Sicurezza Alimentare (OSA) e autorità di controllo. L’interpretazione ministeriale appare tuttavia in alcuni passaggi eccessivamente
  • 10. rigorosa, seppure relativamente indeterminata, e talora in conflitto con i criteri definiti nel regolamento ‘Food Information to Consumer’, che rimane una fonte di diritto superiore e perciò inderogabile. Igiene degli alimenti o informazione nutrizionale? In particolare, risulta erronea l’interpretazione analogica dell’esenzione, operata con riferimento alla precedente normativa sull’igiene degli alimenti di origine animale (reg. CE 853/2004). Il regolamento UE 1169/11, infatti, prevede la deroga dall’obbligo di tabella nutrizionale per “gli alimenti, anche confezionati in maniera artigianale, forniti direttamente dal fabbricante di piccole quantità di prodotti al consumatore finale o a strutture locali di vendita al dettaglio (si noti bene la disgiunzione di periodo, ndr) che forniscono direttamente al consumatore finale.” Un contesto del tutto diverso da quello di vendita di piccole quantità in ambito locale, a suo tempo previsto nel Pacchetto Igiene (reg. CE 853/2004, 854/2004). La ratio di una ben più stringente deroga in ambito sanitario era infatti quella di mitigare i rischi legatin alla vendita diretta di prodotti di origine animale, tenuto conto delle problematiche specifiche legate alla loro vulnerabilità intrinseca. Nel richiamare il “livello locale delle strutture di vendita” previsto nel Pacchetto Igiene, i ministeri hanno sviluppato un concetto di dubbia compatibilità con la norma europea oggetto della interpretazione in esame (reg. UE 1169/11). A ben vedere, non esiste infatti alcuna interpretazione a livello europeo che definisca la presenza di un “livello locale” riferibile alla vendita diretta, né la sua delimitazione spaziale. E anzi, ove tale lettura mai emergesse, essa risulterebbe in palese contrasto con la fonte normativa primaria. Poiché il regolamento UE 1169/11 è chiarissimo nell’affermare che la vendita diretta tra produttore e consumatore dovrebbe essere sempre esente da obbligo di tabella nutrizionale (purché ricorrano i requisiti individuali del ‘fabbricante di piccole quantità’). Ne consegue che la vendita a distanza, anche tramite e-commerce, così come la vendita diretta nell’ambito di fiere di artigiani e produttori agricoli al di fuori della propria regione (con banchi mobili o simili), debba sempre venire considerata esente, purché appunto ricorra il requisito della vendita diretta e senza intermediazioni (essendo questo l’unico requisito richiesto dal legislatore europeo). Quanto alle “strutture locali di vendita”, il “livello locale” viene riferito alle strutture stesse (es. trattorie, ristoranti, dettaglio tradizionale, ma anche GDO), sì da equiparare le stesse alla “vendita diretta”. Quanto sopra merita effettivo chiarimento da parte della nostra amministrazione, in
  • 11. nome della certezza del diritto, vieppiù necessaria in un settore produttivo - l’agroalimentare italiano – che ha bisogno di ali, più che di zavorre. (Articolo di Dario Dongo) Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com