1. News 16/SA/2015
Lunedì,27 Aprile 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi
Carne separata meccanicamente con salmonella e frammenti di vetro in pomodori
secchi italiani. Ritirati dal mercato europeo 68 prodotti
Nella settimana n°16 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 68 (8 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende un caso per
Salmonella typhimurium in carne di pollo separata meccanicamente, congelata
dalla Germania. Purtroppo non siamo riusciti ad avere altre informazioni su questo
ritiro e il Ministero non ha voluto fornire particolari.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: Listeria monocytogenes in salmone affumicato dalla
Polonia; irradiazione non autorizzata su acciughe essiccate dalla Thailandia.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: aflatossine
in pistacchi sgusciati dall’Afghanistan, via Turchia; irradiazione non autorizzata su
estratto di erbe provenienti dalla Cina; cadmio in calamari congelati europei (Loligo
vulgaris) dall’Iran; residui di pesticida (malathion) in fagioli di Madagascar;
aflatossine in pistacchi dall’Iran; fiaschetta di metallo dalla Cina inadatto come
materiale a contatto con alimenti.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, la Gran Bretagna segnala un’allerta per la rottura di bottiglie di vino di
vetro dell’azienda Ottoventi; la Svezia lancia un’allerta per frammenti di vetro in
pomodori secchi con aceto balsamico in vaso di vetro; la Germania denuncia
2. residui di pesticida (lambdacialotrin) in lattuga; l’Austria segnala Salmonella Nyborg
in torta di soia destinata a mangime.(Articolo di Valeria Nardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
L’Agenzia francese per la sicurezza alimentare raccomanda prudenza nel consumo
di insetti.
In Africa, Asia e America Latina, il consumo di insetti fa parte della dieta alimentare
di circa due miliardi di persone. La Fao si è pronunciata a favore del loro
allevamento su larga scala, per far fronte alle preoccupazioni
sull’approvvigionamento alimentare e sull’apporto proteico. In Europa pare esserci
un interesse crescente verso questa pratica, con progetti industriali e di ricerca,
nonostante la regolamentazione europea in materia, quella sui Novel Food, lasci
aperti molti interrogativi e sia in fase di cambiamento. Di fronte a questo contesto,
l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) ha fatto un inventario delle
conoscenze scientifiche sui pericoli legati al consumo di insetti e sui potenziali rischi
che richiedono ulteriori ricerche, al fine di poter stabilire norme che li riducano.
I rischi possono essere chimici (veleni, farmaci veterinari utilizzati nell’allevamento e
pesticidi o inquinanti organici presenti nell’alimentazione degli insetti), biologici
(parassiti, virus, batteri) e soprattutto allergenici, simili a quelli di crostacei e
molluschi, che suggeriscono cautela da parte dei consumatori che hanno una
predisposizione alle allergie. Nell’attuale quadro d’incertezza e di mancanza di dati,
l’Anses raccomanda di definire a livello comunitario le liste degli insetti che possono
essere consumati o no e a quale stadio del loro sviluppo, di valutare la questione del
benessere di queste specie di invertebrati, di stabilire regole per l’allevamento e la
produzione di insetti, nonché dei loro prodotti, in modo da garantire il controllo dei
rischi per la salute.
Quello dell’Anses è il secondo parere di un’agenzia europea per la sicurezza
alimentare sul problema del consumo degli insetti, dopo quello dell’agenzia belga,
riferito a una lista di dieci specie, il cui consumo alimentare è tollerato in Belgio.
Anche l’Olanda consente la commercializzazione di alcune specie a uso
alimentare. Il Lussemburgo, invece, ha deciso di vietarli, dando un’interpretazione
restrittiva del regolamento europeo del 1997 sui nuovi alimenti. Su richiesta della
Commissione Ue, entro luglio è atteso il parere dell’Autorità europea per la sicurezza
alimentare (Efsa) sui potenziali rischi microbiologici, chimici e ambientali della
produzione e del consumo degli insetti. Nel corso del 2015 è previsto anche un
nuovo regolamento europeo in materia. (Articolo di Benianimo Bonardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
3. Xylella fastidiosa degli ulivi: secondo Efsa i funghi da soli non possono causare il
disseccamento della pianta. Servono più studi
È un articolato rapporto quello dell’Efsa in risposta ai quesiti della Commissione
europea. In un primo quesito la Commissione ha chiesto se potrebbero essere alcuni
finghi patogeni come Pleurostomophora richardsiae, Phaeoacremonium aleophilum
e Neofusicoccum parvum, al pari di Xylella fastidiosa, a causare la sindrome del
disseccamento rapido dell’olivo. La risposta dell’Efsa è chiara: “non esiste al
momento alcuna evidenza scientifica che comprovi l’indicazione che alcuni funghi,
piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del
disseccamento rapido degli ulivi osservata in Puglia, nel sud dell’Italia. È questo
l’esito principale di un’analisi condotta dall’Efsa sulla scorta di nuovi studi e di altre
informazioni trasmesse all’Autorità.”
E inoltre “gli studi esaminati dall’Efsa rilevano che i funghi tracheomicotici sono
spesso associati all’avvizzimento dell’olivo e potrebbero essere coinvolti nella
sindrome del disseccamento rapido dell’ulivo. La ricerca, tuttavia, non stabilisce né
dimostra che tali funghi siano la causa primaria del declino degli ulivi. Nella sua
valutazione dei rischi da X. fastidiosa pubblicata a gennaio 2015 l’Efsa ha affermato
che gli olivi malati “erano generalmente colpiti da un insieme di organismi nocivi
comprendenti X. fastidiosa, diverse specie fungine appartenenti ai generi
Phaeoacremonium e Phaemoniella nonché Zeuzera pyrina (falena leopardo)”. I
nuovi studi, assieme ad altre evidenze disponibili, suffragano tale affermazione.”
In particolare l’Efsa ha tenuto di conto degli studi di Antonia Carlucci dell’Università
di Foggia che ha descritto la presenza di numerosi funghi tracheomicotici in Puglia
con sintomatologie simili a quelle del disseccamento rapido. Allo stesso modo l’Efsa
ha valutato gli studi storici scientifici di Salvatore Frisullo, sempre dell’Università di
Foggia, che afferma come una sintomatologia simile a quella del disseccamento
rapido fu riscontrata in Puglia anche nel 1800. Allora denominata “Brusca”, per
brevità e intensità dell’attacco e dei danni sulla pianta, è causata dal fungo Stictis
panizzei. Non c’è, in questi studi, però, la prova che Xylella fastidiosa non sia la
causa del disseccamento rapido degli olivi.
In realtà, come fa capire l’Efsa, non c’è neanche la prova contraria, visto che in
base a prove di inoculo di Xylella fastidiosa su piantine giovani in California, queste
non manifestavano la sintomatologia del disseccamento rapido. Si trattava, però, di
un ceppo diverso, il Multiplex, rispetto alla subspecie Pauca rilevata nel Salento. Più
volte, nel suo rapporto, l’Efsa evidenzia la necessità di nuove prove e di nuovi studi.
Ad esempio riguardo all’azione combinata tra funghi tracheomicotici e Xylella
fastidiosa. L’Efsa ha poi valutato i video e le indicazioni giunte dal Salento su cure,
basate su buone pratiche agronomiche, di piante che manifestavano i sintomi del
disseccamento rapido dell’olivo. L’Efsa ha sottolineato, però, che non vi sono prove
4. che gli alberi in questione, ancorché si rivelasse un miglioramento del loro stato
fitosanitario fossero affette da Xylella.
Pertanto, secondo l’Autorità per la sicurezza alimentare europea: “non vi è inoltre
alcuna evidenza pubblicata in letteratura scientifica che il trattamento della
malattia fungina riduca l’insediamento, la diffusione e le conseguenze della Xylella,
benché una corretta gestione del campo sia generalmente benefica per la salute
delle piante.” L’Efsa è giunta anche alla conclusione che è improbabile che
l’eradicazione di Xylella fastidiosa, cioè la sua totale eliminazione da una zona
focolaio, abbia successo nelle zone in cui l’organismo nocivo è ampiamente
insediato, a causa della estesa gamma di piante ospiti e delle varie specie di insetti
vettori. Xylella fastidiosa è peraltro insediata su decine di migliaia di ettari della
provincia di Lecce (Puglia).
Tuttavia, il ricorso a un insieme di misure di contenimento, quali:
1) impedire il movimento di piante infette o di insetti vettori infetti;
2) eliminare le piante infette (ovvero dove è accertata la presenza di Xylella
fastidiosa);
3) controllare gli insetti vettori ed effettuare una corretta gestione della vegetazione
circostante
potrebbe aiutare a prevenire o rallentare la diffusione dell’organismo nocivo dalla
provincia di Lecce alle zone limitrofe o ad altri territori dell’Unione europea.
Fonte: ilfattoalimentare.it e Teatro Naturale.
Expo, le iniziative del Ministero della Salute
Promosso il sistema Italiano dei controlli ufficiali, e in vista di Expo: questo il biglietto
da visita delle aziende agroalimentari italiane presentato dal Ministero della Salute:
che nel 2013 ha registrato più di 520mila controlli ufficiali da parte di servizi veterinari
e servizi ispettivi delle Asl in aziende, punti vendita e ristorazione, più di 110mila
analisi di laboratorio per aspetti chimici e batteriologici. I controlli alle frontiere da
parte degli uffici periferici del Ministero (fisici e documentali) hanno riguardato
oltre 189 mila partite di alimenti di origine vegetale o animale. I Carabinieri dei Nas
nel 2014 hanno effettuato più di 38 mila ispezioni.
Dagli altri paesi UE sono arrivate oltre 1 milione e 700mila partite, di cui circa 660mila
prodotti della pesca, 500mila prodotti carnei e 440mila lattiero-caseari- e ben il 50%
dei controlli è stato di laboratorio e non solo quindi documentale.
Tuttavia i controlli sugli alimenti alle frontiere riguardano “solo” il 3% degli alimenti,
con le misure della Commissione europea che per fortuna tengono in
5. considerazione la probabilità dei rischi per aumentare o diminuire la frequenza,
almeno per gli alimenti di origine non animale. Ma ancora tanto va migliorato, rileva
Coldiretti- anche perché i flussi commerciali dovuti alla globalizzazione hanno
determinato una perdita della food security- e in parte anche della food safety, ora
demandata ad “altri attori economici fuori dalle frontiere UE, con legislazioni
sicuramente più permissive e standard/controlli spesso inferiori.
Il Ministero su Expo
Ma il Ministero lancia anche la nuova campagna sulla corretta nutrizione"Mangia
sano. Investi in salute" e il suo spot, che verrà proiettato anche sugli schermi del viale
principale dell'Esposizione, oltre al sito tematico "SalutExpo2015" e la partecipazione
del Ministero con i propri esperti e materiali multimediali ai vari eventi.
La forza del nostro sistema di sicurezza, che molti Paesi stanno adottando, è quella
di esser strutturato secondo un modello “one health” – con una visione è unitaria, di
una salute che passa per quella degli animali e arriva all’uomo. Essa è pianificata e
controllata, dai campi alla tavola, ed è attuata sulla base delle direttive e dei
regolamenti dell’Unione Europa.
Ma è anche vero –ricorda il Ministero della Salute- che la responsabilità della
sicurezza e della qualità di ciò che mangiamo è in capo a centinaia di migliaia di
aziende che devono adottare e rispettare le regole e le procedure, ed effettuare
autocontrolli per evitare errori e incidenti. E anche degli stessi cittadini, reponsabili
nel loro ambiente domestico e delle scelte alimentari che devono essere
consapevoli e cominciare dalla lettura dell'etichetta.
Fonte:sicurezzalimentare.it
Calorie sugli alcolici? Il Parlamento UE dice di sì
Il voto sulla "EU Alcohol Strategy", entro il Comitato per l'Ambiente, Salute Pubblica e
Sicurezza Alimentare, ha mostrato i deputati UE tendenzialmente favorevoli (63
contro 1) a indicare le calorie anche sugli alcolici. Ora, il prossimo passaggio sarà un
voto in plenaria da parte del Parlamento europeo. Se il regolamento 1169/2011
lasciava aperti spazi in tal senso, il dibattito si è orientato a voler considerare tale
indicazione, in ragione di una presenza di "calorie occulte" in bevande alcoliche. In
un momento in cui l'obesità ed il sovrappeso creano costi crescenti, i deputati
hanno ravvisato quindi la utilità di tale indicazione "dissuasiva", che potrebbe tra
l'altro- assolvere ad un altro compito fondamentale (e forse anche più importante):
quello di limitare l'assunzione di alcolici in eccesso. Ora, la proposta- se avvallata
dalla plenaria- potrà chiedere alla Commissione di sviluppare una legislazione in tal
senso entro il 2016. Ma non è tutto. Nella proposta vi sono anche suggerimenti o
6. avvertimenti dissuasivi circa il consumo di alcol quando si guida e -per le donne-
quando si è incinta.
Un bicchiere di vino fornisce tante calorie quante una fettina di torta: un dato
spesso poco considerato dai consumatori.
La Commissione dovrà produrre così presto una relazione da sottoporre poi al
Consiglio e al Parlamento europeo.
Fonte: ilfattoalimentare.it
7. avvertimenti dissuasivi circa il consumo di alcol quando si guida e -per le donne-
quando si è incinta.
Un bicchiere di vino fornisce tante calorie quante una fettina di torta: un dato
spesso poco considerato dai consumatori.
La Commissione dovrà produrre così presto una relazione da sottoporre poi al
Consiglio e al Parlamento europeo.
Fonte: ilfattoalimentare.it