1. News 49/SA/2015
Lunedì, 14 Dicembre 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Salmonella in kebab dalla Germania e ceci italiani infestati da insetti. Ritirati dal
mercato europeo 60 prodotti
Nella settimana n°49 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 60 (11 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende cinque casi:
Listeria monocytogenes in salmone affumicato refrigerato dalla Danimarca;
mercurio in lombi di pesce spada congelato (Xiphias gladius) dalla Spagna;
mercurio nel pesce spada fresco (Xiphias gladius) dalla Spagna; Salmonella
(paratyphi B) in kebab dalla Germania; Listeria monocytogenes in salmone
affumicato dalla Lituania.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: colorante cancerogeno non autorizzato (Sudan 4) in
olio di palma dal Ghana (leggi approfondimento); Listeria monocytogenes in
salmone affumicato refrigerato dalla Lituania.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: aflatossine
in tre lotti di fichi secchi provenienti dalla Turchia; mercurio in pesce scorfano rosso
(Scorpaena scrofa) dalla Tunisia.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, si segnalano ceci biologici infestati dall’insetto calandra del grano
(Sitophilus granarius); il Belgio segnala un’allerta per aflatossine in mais biologico, via
Paesi Bassi; La Germania ha lanciato un’allerta per presenza di lattosio e proteine
2. del latte non dichiarate in premiscela per gelato; la Germania segnala residui di
pesticida (clorpirifos) su uve bianche.(Articolo di Valeria Nardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
Allerta del Ministero: richiamati i dolci Araldi allo Strega perché contengono
glutine. Etichetta contraddittoria.
Il 9 dicembre il Ministero della salute ha pubblicato un avviso sul proprio sito internet
per il ritiro degli Araldi allo Strega Alberti Benevento (SAB) SpA di Benevento per un
problema di allergene. Si tratta di torroni farciti con pan di spagna imbevuto di
liquore strega e ricoperti di cioccolato fondente. La stessa azienda a scopo
precauzionale, a provveduto al richiamo del prodotto, consegnato da ottobre 2015.
Sull’etichetta degli Araldi è riportata un’indicazione contraddittoria per quanto
concerne la presenza di glutine che è evidenziata tra gli ingredienti, ma nella stessa
etichetta è riportata erroneamente la dicitura “senza glutine”.
Da un punto di vista sanitario si tratta di una non conformità con un elevato indice di
rischio per i celiaci o coloro i quali presentano un’intolleranza al glutine. Mentre non
ci sono problemi per tutte le altre persone che possono consumare senza problemi il
dolce. I prodotti ritirati sono confezionati in scatole da 300 grammi (come nella foto)
ed in scatole di 4 Kg nonché in monoporzioni da vendersi sfuse.
I codici di prodotto e i lotti coinvolti sono:
Codici
prodotto
Descrizione Lotti
011104919 Araldi allo Strega x 4 Kg
2805/ 2825/ 2835/ 2865/ 2905/ 2965/
2975/ 3045/ 3215/ 3305/ 3365
0111049925 Araldi allo Strega 300 g
2805/ 2815/ 2825/ 2925/ 2995/ 3005/
3065/ 3295/ 3305/ 3365
051000144
Espositore sfuso x 6 di
Araldi allo Strega
2955/ 2965/ 2975/ 2995/ 3085/ 3135/
3145/ 3295/ 3305
Fonte: ilfattoalimentare.it
3. Lo scontro tra Iarc ed Efsa sulla cancerogenicità del glifosato arriva al Parlamento
europeo. Alcuni studi finanziati dall’industria e dalla Monsanto.
La Commissione ambiente del Parlamento europeo ha discusso sul problema della
cancerogenicità del glifosato, l’erbicida più utilizzato nel mondo. Nell’incontro sono
state presentati i motivi che hanno portato a valutazioni contrapposte tra l’Agenzia
internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) e l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa). In marzo, lo Iarc
ha classificato il glifosato come “probabilmente” cancerogeno per l’uomo, mentre
in novembre l’Efsa ha dichiarato “improbabili” questi sospetti. Entro giugno 2016, la
Commissione europea dovrà decidere, sulla base del parere scientifico dell’Efsa, se
rinnovare l’autorizzazione per il glifosato o se classificarlo come possibile
cancerogeno.
L’Efsa ha fornito due motivazioni, per spiegare le differenti valutazioni. La prima è
che lo Iarc ha esaminato il glifosato sia come principio attivo sia come
“ingrediente” di diversi prodotti in commercio, mentre l’Efsa ha esaminato il glifosato
solo come principio attivo, lasciando ai singoli Stati il compito di valutare la sicurezza
dei prodotti che lo contengono. In secondo luogo, l’Autorità di Parma ha spiegato
di aver valutato anche alcuni studi non considerati dallo Iarc. In particolare si tratta
di sei studi su roditori, che i ricercatori dello Iarc non avevano voluto prendere in
considerazione, pur avendoli a disposizione. Come ha spiegato il quotidiano
britannico The Guardian, si tratta di studi finanziati dall’industria, non pubblicati
interamente e presentati da Monsanto a nome di un’alleanza tra industrie,
denominata Glyphosate Task Force, in cui la multinazionale ha svolto un “ruolo
speciale” come punto di contatto con le autorità di regolamentazione.
Sul tavolo dei parlamentari e delle autorità europee c’è anche
un documento firmato da 96 scienziati di tutto il mondo, tra cui venti italiani, che
chiedono di ignorare il parere dell’Efsa, perché è il risultato di una procedura non
aperta e trasparente, a differenza di quella seguita dallo Iarc. Il direttore dell’unità
pesticidi dell’Efsa ha liquidato il documento dei 96 scienziati, paragonandolo a un
post su Facebook al quale si chiede di rispondere “mi piace”.
Dopo aver ascoltato i rappresentati dello Iarc e dell’Efsa, la Commissione
ambientedel Parlamento europeo ha approvato con 40 voti favorevoli, 26 contrari e
3 astensioni, una risoluzione in cui si afferma che l’attuale procedura di
autorizzazione per alimenti e mangimi Ogm non è efficace e che tutte le
autorizzazioni di nuovi prodotti devono essere sospese finché non sarà migliorata. In
4. particolare, viene chiesto di bloccare l’autorizzazione all’uso nell’Ue del mais Ogm
resistente al glifosato (NK603 x T25). La risoluzione passerà ora all’esame della
prossima sessione plenaria del Parlamento europeo, prevista dal 18 al 21 gennaio
(Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
Xylella: servono ulteriori studi sul ruolo della vite, ma probabile mancanza suo ruolo
Lo scorso 19 novembre 2015 Efsa ha pubblicato alcune conclusioni circa studi
recenti in Puglia, in merito alla vite.
Le indagini sul campo non hanno evidenziato alcun caso di viti infette e nessuna
delle viti usate negli esperimenti è stata infettata, né per inoculo né per contatto
con gli insetti. La vite non è uno degli ospiti principali del ceppo CoDiRO e le
piante, a quanto pare, non soccombano né sul campo né in laboratorio.
Inoltre Efsa dichiara che “Le risultanze degli studi condotti finora sono molto
promettenti e costituiscono una buona base per ulteriori verifiche, che
potrebbero escludere che la vite sia un ospite di questo particolare ceppo del
batterio”.
Fonte: sicurezzaalimentare.it
Notiziario epidemiologico – gli aggiornamenti
Il Ministero della Salute ha pubblicato il Notiziario sulla situazione epidemiologica
internazionale delle malattie infettive degli animali per il mese di ottobre 2015.
Gli aggiornamenti riguardano, tra le altre cose:
- l'afta epizootica: notificato un focolaio dal Zambia, dove la malattia mancava dal
2012;
- la bluetongue: Il sierotipo 8 è coinvolto in altri focolai notificati dalla Francia, quello
8 nel caso dei focolai diagnosticati in Croazia e Romania. Altri focolai hanno
coinvolto l’Ungheria ma, in questo caso, non si hanno ancora informazioni circa il
sierotipo isolato;
- l’influenza aviaria ad alta patogenicità in Nigeria (H5N1) e Vietnam (H5N1 e H5N6);
5. - la peste suina africana: gli Stati membri coinvolti dall’epidemia hanno segnalato
nuovi focolai quasi esclusivamente in cinghiali, ad eccezione della Lituania, dove il
virus è stato isolato nell’unico suino presente in azienda. Diversa la situazione in
Ucraina, dove il virus è stato isolato in diversi allevamenti.
Un nuovo focolaio di Peste suina classica è stato riscontrato in Russia; nuovi focolai
di Lumpy skin disease stanno interessando la Grecia, dove è in corso una
campagna di vaccinazione.
Fonte: sicurezzaalimentare.it
Lamponi naturali sì in integratori, ma no a “chetoni” estratti: chiarimenti dal Ministero
della Salute
Con una recente nota interpretativa, il Ministero della Salute ha chiarito alcuni
aspetti circa l’utilizzo dei lamponi- in particolare, dei chetoni (che ne rappresentano
un naturale costituente)- negli integratori alimentari. In particolare il Ministero non
ammette un uso degli estratti dei lamponi in quanto tali- in ragione della mancata
registrazione dei chetoni come Novel Food-bensì consente l’utilizzo del lampone n
quanto tale.
Il lampone in frutto (Rubus idaeus L) infattti, è già contemplato negli allegati del
decreto 27 marzo 2014 che ha aggiornato il DM 9 luglio 2012 sulle sostanze e
i preparati vegetali ammessi all’uso negli integratori.
Ai sensi del quadro normativo vigente:
- i preparati e gli estratti di frutto di lampone che hanno fatto registrare unastoria di
consume tradizionale possono essere impiegati negli integratori come
ingredienti con il titolo di chetoni che ne deriva;
- i chetoni tal quali non possono essere impiegati come ingredientiperché vanno
considerati novel food.
Secondo i dati disponibili il tenore naturale di chetoni nel frutto è molto basso, tra
0,009 e 4,3 mg/kg.
Nella tradizione alimentare ed erboristica italiana infatti i frutti di lampone sono
consumati freschi oppure sotto forma di sciroppo, succo o gelatina piuttosto che in
forma di estratti. La FSA del Regno Unito, dopo aver raccolto informazioni per fare il
punto della situazione, ha concluso che non sono da considerare novel food quelli
del frutto preparati con acqua o con il 20% di etanolo (1:4 etanoloacqua).
6. Il Ministero prende atto anche di indirizzi in pubblicità che possono risultare
ingannevoli e lesivi addirittura della salute umana, in mancanza di una
approvazione dei chetoni come Novel Food.
Sulla base delle notifiche pervenute e considerando che in pubblicità si arriva a
rivendicare un elevato tenore di chetoni per prodotti privi in etichetta di indicazioni
sulla titolazione dell’estratto impiegato come ingrediente, si è ritenuto di dover
definire il tenore di chetoni ammissibile per la sua derivazione naturale in estratti che
per la loro tipologia e il conseguente profilo compositivo non si configurano come
novel food.
A tal fine, il Ministero competente conclude che:
“tenuto conto della variabilità nelle piante del contenuto di “sostanze ad effetto
nutritivo o fisiologico”, per essere considerato di derivazione naturale il tenore di
chetoni in estratti idroalcolici di frutto di lampone non deve risultare superiore a 50
mg/kg (0,005%).
Conseguentemente le imprese titolari di integratori contenenti derivati del frutto di
lampone con un tenore in chetoni non in linea con quanto sopra indicato sono
tenute a conformare i prodotti a partire dalle produzioni avviate dal 2016.”
Fonte: sicurezzaalimentare.it
7. Il Ministero prende atto anche di indirizzi in pubblicità che possono risultare
ingannevoli e lesivi addirittura della salute umana, in mancanza di una
approvazione dei chetoni come Novel Food.
Sulla base delle notifiche pervenute e considerando che in pubblicità si arriva a
rivendicare un elevato tenore di chetoni per prodotti privi in etichetta di indicazioni
sulla titolazione dell’estratto impiegato come ingrediente, si è ritenuto di dover
definire il tenore di chetoni ammissibile per la sua derivazione naturale in estratti che
per la loro tipologia e il conseguente profilo compositivo non si configurano come
novel food.
A tal fine, il Ministero competente conclude che:
“tenuto conto della variabilità nelle piante del contenuto di “sostanze ad effetto
nutritivo o fisiologico”, per essere considerato di derivazione naturale il tenore di
chetoni in estratti idroalcolici di frutto di lampone non deve risultare superiore a 50
mg/kg (0,005%).
Conseguentemente le imprese titolari di integratori contenenti derivati del frutto di
lampone con un tenore in chetoni non in linea con quanto sopra indicato sono
tenute a conformare i prodotti a partire dalle produzioni avviate dal 2016.”
Fonte: sicurezzaalimentare.it