The slides are part of the "Palaeoecology: methods and applications" course taught by Andrea Baucon at the University of Genoa.
OVERVIEW
The activities are aimed at providing practical and theoretical tools to reconstruct the depositional environment based on the paleontological aspects (fossils, ichnofossils) of sedimentary successions. The teaching program follows a paleoecological transect from continental environments to abyssal plains, passing through deserts and coral reefs. For each depositional environment, the characteristic paleoecological properties are discussed, illustrating how to recognize, describe and interpret them.
LEARNING OUTCOMES
The student will acquire the ability to reconstruct the depositional environment based on the paleontological aspects (fossils, icnofossils) of a sedimentary succession.
SYLLABUS / CONTENT
1. PALEOENVIRONMENTAL TOOLS: the paleoecological investigation; taphonomy applied to environmental reconstruction; ichnofacies; ichnofabric; facies analysis; technical-scientific reports;
2. CONTINENTAL ENVIRONMENTS: paleoecology and paleoenvironments of desert, lake, river, alluvial plain, glacial and volcanoclastic settings;
3. SHALLOW MARINE ENVIRONMENTS: paleoecology and palaeoenvironments of beach, tidal plain, lagoon, strandplain, chenier plain, rocky coast, shelf, and carbonatic settings;
4. TRANSITIONAL ENVIRONMENTS: paleoecology and paleoenvironments of estuarine and deltaic settings;
5. DEEP MARINE ENVIRONMENTS: paleoecology and paleoenvironments of slope and abyssal plain settings;
Fieldwork activity: paleoecological analysis of fossil-bearing sedimentary successions
AIMS AND LEARNING OUTCOMES
The student will be able to:
• Define the ecological characteristics of a fossil association and their paleoenvironmental implications;
• Recognize, classify and interpret the main ichnofossils present in marine, transitional and continental sedimentary successions;
• Integrate paleontological and sedimentological information;
• Interpret the depositional environment of a sedimentary succession, based on both outcrop and core data;
• Compile summary documents such as technical-scientific reports and graphic representations of paleoenvironments
8. capitolo I
Variazioni del Tempo di
emersione
SOMMARIO
1. Le maree come processo
2. Organismi marini e terrestri sulle piane di
marea
3. Adattamenti biologici alla disidratazione
9. 1. Le maree come processo
Lo schema di Boyd (classificazione degli ambienti marini poco profondi) mostra che le
piane di marea si formano sia in ambienti trasgressivi che regressivi. Il requisito
necessario è una sufficiente escursione di marea.
10. 1. Le maree come processo
Lo schema di Boyd (classificazione degli ambienti marini poco profondi) mostra che le
piane di marea si formano sia in ambienti trasgressivi che regressivi. Il requisito
necessario è una sufficiente escursione di marea.
11. 1. Le maree come processo
Inoltre, si evince come le piane di marea possono essere associate anche ad altri ambienti
deposizionali (ad esempio, gli estuari).
12. 1. Le maree come processo
L’attrazione gravitazionale della Luna provoca un rigonfiamento degli oceani sulla faccia
della Terra più vicina alla Luna…
13. 1. Le maree come processo
L’attrazione gravitazionale della Luna provoca un rigonfiamento degli oceani sulla faccia
della Terra più vicina alla Luna…
14. 1. Le maree come processo
…ma c’è un rigonfiamento anche sulla faccia più lontana dalla Luna!
15. Métivier et al. (2008)
Esistono anche delle maree solide che possono scatenare terremoti!
Non solo maree liquide…
16. Due rigonfiamenti
La forza gravitazionale provoca due rigonfiamenti negli oceani: uno è legato all’attrazione
della Luna, l’altro alla forza centrifuga
17. 2. Organismi marini e terrestri sulle piane di marea
Foto di Michael Marten
Le piane di marea sono emerse e sommerse almeno una volta al giorno. Questa variazione
nelle condizioni di esposizione è uno dei fattori più importanti nella (paleo)ecologia delle
piane di marea.
18. 3) Lavini di Marco (Giurassico, Italia)
4) Creyssac (Cretaceo, Francia)
1) Blackberry Hill (Cambriano, USA)
2) Cabeço da Ledeira (Giurassico, Portogallo)
Giro del mondo in quattro paleo-piane di marea:
19. 3) Lavini di Marco (Giurassico, Italia)
4) Creyssac (Cretaceo, Francia)
3
2
1
4
1) Blackberry Hill (Cambriano, USA)
2) Cabeço da Ledeira (Giurassico, Portogallo)
Giro del mondo in quattro paleo-piane di marea:
22. Le piane di marea sono frequentate sia da organismi marini che terrestri in quanto
periodicamente emersa e sommersa
2. Organismi marini e terrestri sulle piane di marea
23. Gli organismi marini e terrestri hanno degli adattamenti fisiologici ed etologici per
colonizzare questo ambiente.
2. Organismi marini e terrestri sulle piane di marea
24. Ad esempio, gli anellidi mantengono le condizioni di idratazione riparandosi all’interno di
tane; i bivalvi fanno lo stesso chiudendo le valve.
2. Organismi marini e terrestri sulle piane di marea
25. Ad esempio, gli anellidi mantengono le condizioni di idratazione riparandosi all’interno di
tane; i bivalvi fanno lo stesso chiudendo le valve.
2. Organismi marini e terrestri sulle piane di marea
26. Gli organismi terrestri hanno sviluppato degli adattamenti per sfruttare le risorse trofiche
offerte dall’ambiente intertidale
2. Organismi marini e terrestri sulle piane di marea
27. Dinosauri sulle piane di marea: i megatracksites intertidali
La variazione delle condizioni di emersione permette agli organismi terrestri di
frequentare le piane di marea. Questo fenomeno è testimoniato, ad esempio, dai
megatracksites intertidali del Giurassico.
31. Ancora dinosauri…?
La Posa (Tremp; Cretaceo, Spagna); Martinell et al.
Le piane di marea sono frequentate
dagli organismi terrestri quando
queste sono emerse. Quando sono
sommerse, diventano invece il
dominio degli organismi marini.
37. 01 Dividere la
superficie in 2975
quadrati
02
Registrare resti
e tracce fossili
in ogni
quadrato
03
Eseguire dei
calchi degli
esemplari
migliori
Studiare la
paleoecologia di una
piana tidale fossile
39. …sulla ‘Praia Jurassica’ c’è una
traccia di locomozione prodotta da un crinoide!
Neto de Carvalho et al. (2016)
40.
41. Foto da drone Mappa di elevazione
digitale
Slope map Modello 3D
ombreggiato
Neto de Carvalho et al. (2016)
42. Vale de Meios (Portogallo), Giurassico; Razzolini et al. (2016)
Poco distante, c’è un sito
giurassico che testimonia
bene la presenza di
organismi terrestri sulle
piane di marea…
43. Vale de Meios (Portogallo), Giurassico; Razzolini et al. (2016)
…ma non sempre ci sono stati
organismi terrestri sulle piane di
marea!
46. Giuseppe Leonardi rileva
le impronte dei Lavini di
Marco
Marco Avanzini e Giuseppe Leonardi rilevano la
più grande impronta di teropode dei Lavini di
Marco
https://www.researchgate.net/publication/309812948_Le_piste_di_dinosauri_dei_Lavini_di_Marco_Rovereto_TN_Italia_e_alcune_questioni_generali_sull%27icnologia_
dei_tetrapodi/figures
47. Mángano e Buatois (2015)
Colonizzazione delle piane di marea nel tempo
La coesistenza di specie marine e terrestri sulle piane di marea vale dal tardo Paleozoico.
48. Mángano e Buatois (2015)
Colonizzazione delle piane di marea nel tempo
51. 3. Adattamenti biologici alla
disidratazione
La disponibilità di acqua, determinata
dall’ampiezza delle maree, è uno dei
principali fattori limitanti sulle piane di
marea.
Ci sarebbero solo maree semidiurne se la
terra fosse occupata solamente da acqua e
se ruotasse sul piano equatoriale. I
continenti e l’inclinazione dell’asse
terrestre influiscono sull’ampiezza della
marea. Ci sono domini microtidali (<1 m di
tidal range), mesotidali (1-3.5 m) e
macrotidali (>3.5 m).
52. 3. Adattamenti biologici alla disidratazione
Gli organismi che abitano sulle piane di marea presentano adattamenti fisiologici e
comportamentali contro la disidratazione:
1) Guscio mineralizzato dentro il quale serrarsi durante la bassa marea;
2) Migrazioni verticali secondo ritmi tidali;
3) Migrazioni orizzontali secondo ritmi tidali
53. Il granchio Sesarma si nasconde nelle proprie tane durante la bassa marea, ed è attivo
durante l’alta marea
Gli organismi che abitano sulle piane di marea presentano adattamenti fisiologici e
comportamentali contro la disidratazione:
1) Guscio mineralizzato dentro il quale serrarsi durante la bassa marea;
2) Migrazioni verticali secondo ritmi tidali;
3) Migrazioni orizzontali secondo ritmi tidali
3. Adattamenti biologici alla disidratazione
54. L’anfipode Eurydice pulchra si infossa durante l’emersione, e poi si fa trasportare dalle
correnti tidali durante l’alta marea
Gli organismi che abitano sulle piane di marea presentano adattamenti fisiologici e
comportamentali contro la disidratazione:
1) Guscio mineralizzato dentro il quale serrarsi durante la bassa marea;
2) Migrazioni verticali secondo ritmi tidali;
3) Migrazioni orizzontali secondo ritmi tidali
55. Migrazioni tidali di isopodi giurassici?
Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
A Crayssac ci sono resti e tracce fossili di
isopodi
56. Migrazioni tidali di isopodi giurassici?
Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
57. Migrazioni tidali di isopodi giurassici?
Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
58. Migrazioni tidali di isopodi giurassici?
Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
59. Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
Il grado di disseccamento del substrato può essere indicato dal livello di dettaglio osservato
nelle piste
60. Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
Il grado di disseccamento del substrato può essere indicato dal livello di dettaglio osservato
nelle piste
61. Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
Il grado di disseccamento del substrato può essere indicato dal livello di dettaglio osservato
nelle piste
62. Crayssac (Giurassico), Francia; Gaillard et al. (2005)
Il grado di disseccamento del substrato può essere indicato dal livello di dettaglio osservato
nelle piste
63. Cambriano; Getty e Hagadorn (2009)
Relazione tra substrato e qualità degli icnofossili
64. Cambriano; Getty e Hagadorn (2009)
Mudcracks
I mud cracks sono
spesso associati alle
piane di marea
proprio a causa della
periodica emersione
(e sommersione) di
questi ambienti
78. capitolo II
Fluttuazioni
idrodinamiche
SOMMARIO
1. Flussi orizzontali di acqua: le correnti di marea
2. Corrente di flusso e di riflusso
3. Fluttuazioni periodiche nell’idrodinamismo
4. Ciclicità giornaliera e mensile delle maree
79. 1. Flussi orizzontali di acqua: le correnti di marea
Le variazioni ‘verticali’ del livello dell’acqua inducono flussi orizzontali di acqua:
le correnti di marea
80. Correnti di marea
I maelström sono dei gorghi provocati
dalle correnti di maree. Solitamente si
sviluppano negli stretti
85. 2. Corrente di flusso e di riflusso
Le correnti di marea, anche con l’alternarsi di flusso (flood) e riflusso (ebb),
controllano in maniera significativa le caratteristiche biologiche e sedimentarie
degli ambienti tidali. Questi sono frequentemente caratterizzati da:
1) strategie da sospensivori/filtratori (nelle aree a maggiore idrodinamismo);
2) Tane ad U
3) Strutture sedimentarie trattive e di decantazione
86. Mángano e Buatois (2015)
Nelle zone a maggiore idrodinamismo i nutrienti sono mantenuti in sospensione
dalle correnti tidali e dalle onde, favorendo strategie trofiche da sospensivori. I
corrispondenti icnogeneri sono Ophiomorpha, Arenicolites e Skolithos.
Nella parte più riparata delle piane tidali ci sono però spesso depositivori!
Strategie trofiche sulla piana di marea
87. Laguna di Grado, Attuale
Attuale
Tana ad U
prodotta da Corophium
Baucon e Felletti (2013)
88. Molti animali sfruttano le correnti tidali facendo circolare l'acqua passivamente
all’interno della loro tane.
Sfruttare le correnti tidali: le tane ad U
89. Gli organismi inducono una corrente all'interno dei tunnel
attraverso il restringimento di una delle aperture della
tana: basta che ci sia una debolissima corrente tidale
(parallela al fondale) e questa entrerà nel tunnel a causa
della differenza di pressione tra le aperture.
In poche parole, è lo stesso motivo per cui le porte
sbattono lasciando le finestre aperte!
Sfruttare le correnti tidali: le tane ad U
90. Restringere i tunnel non è l'unica maniera per
sfruttare l'effetto Bernoulli/Venturi: un altro
metodo è costruire un'apertura rialzata.
La stessa tecnica è da marmotte e cani della
prateria marmotte per ventilare le loro tane
sfruttando le brezze montane.
Sfruttare le correnti tidali: le tane ad U
91. Prodotti sedimentari delle correnti tidali
Ci sono tre principali indicatori sedimentari di
processi tidali:
1) herringbone cross-stratification (stratificazione
a lisca di pesce);
2) Mud drapes (drappi di fango);
3) Reactivation surfaces (superfici di riattivazione).
92. Flusso e riflusso di uguale intensità:
herringbone cross-stratification
La stratificazione a lisca di pesce è il risultato delle correnti di marea.
93. Flusso e riflusso di uguale intensità:
herringbone cross-stratification
Un singolo esempio di herringbone cross-stratification non necessariamente rappresenta
un singolo ciclo tidale, ma l’inversione della direzione di flusso. Questo permette, ad
esempio, di escludere ambienti prettamente fluviali (i fiumi non scorrono in salita!).
94. La herringbone cross-stratification viene prodotta da correnti di flusso e riflusso (flood ed
ebb) di uguale intensità.
I ‘picchi’ di marea sono chiamati alta e bassa marea (high tide, low tide).
Le fasi in cui la marea sale e scende sono chiamati flood tide ed ebb tide (‘flusso’ e
‘riflusso’ di marea).
Flusso e riflusso di uguale intensità:
herringbone cross-stratification
95. Flusso e riflusso di intensità diversa
Le correnti di flusso e riflusso (flood, ebb) possono avere intensità uguali o diverse.
96. Flusso e riflusso di intensità diversa:
superfici di riattivazione
Le correnti tidali simmetriche producono la stratificazione a lisca di pesce.
Quando le correnti di flusso e riflusso (flood, ebb) hanno intensità diverse, si formano
delle superfici erosive (reactivation surfaces) tra pacchetti di foreset.
97. Flusso e riflusso di intensità diversa:
superfici di riattivazione
Le correnti tidali simmetriche producono la stratificazione a lisca di pesce.
Quando le correnti di flusso e riflusso (flood, ebb) hanno intensità diverse, si formano
delle superfici erosive (reactivation surfaces) tra pacchetti di foreset.
98. Correnti di marea nello stretto di Cook
La corrente di flusso (flood) e di riflusso (ebb) possono avere direzioni diverse. Questo
può produrre ripples da interferenza.
Flusso e riflusso con direzione diversa:
ripples da interferenza
100. Tane ‘rinforzate’
A causa dei processi trattivi, nelle piane di marea i substrati sono ‘mobili’ (i
singoli grani si muovano uno rispetto all’altro). Per fronteggiare queste
condizioni, gli organismi costruiscono tane con rivestimenti rinforzati (ad es.
Ophiomorpha).
103. 3. Fluttuazioni periodiche nell’idrodinamismo
Gli ambienti tidali sono caratterizzati da fluttuazioni periodiche di energia
idrodinamica.
104. Fluttuazioni periodiche di energia idrodinamica
Quando la direzione delle correnti tidali si inverte, non c’è flusso (slack water).
105. Fluttuazioni periodiche di energia idrodinamica: mud drapes
I mud drapes rappresentano le fasi di slack water nel ciclo tidale.
106. Fluttuazioni periodiche di energia idrodinamica:
flaser e lenticular bedding
Durante la fase di slack water c’è decantazione (e deposizione di sedimenti fini),
quando c’è corrente c’è trazione.
109. 4. Ciclicità tidale mensile
I processi tidali presentano una ciclicità non
solo giornaliera, ma anche mensile.
La ciclicità mensile è dovuta al sommarsi degli
effetti tidali di Luna e Sole.
110. 4. Ciclicità tidale mensile
I processi tidali presentano una ciclicità non
solo giornaliera, ma anche mensile.
Le maree sizigie (spring tides) sono più
ampie e si verificano quando Sole, Luna e
Terra sono allineate.
Durante le maree di quadratura (neap tide)
gli effetti gravitazionali di Sole e Luna si
annullano in parte.
111. Williams e Gostin (2019)
Livelli scuri: pelite;
Livelli chiari: siltite e arenaria
A
B
C
D
E
F
G
H
I
112. Williams e Gostin (2019)
Livelli scuri: pelite;
Livelli chiari: siltite e arenaria
116. 1. La zonazione tidale
Si distinguono tre zone:
1) sopratidale: zona normalmente emersa;
2) Intertidale: zona alternativamente emersa e sommersa;
3) Subtidale: sona sempre sommersa
117. 2. Sopratidale
La zona sopratidale è sempre emersa. Per questo motivo, in ambienti aridi, viene evitata
da quegli organismi che resistono poco al disseccamento (ad es., policheti).
118. 2. Sopratidale
I depositi sopratidali sono caratterizzati da:
1. Peliti
2. Rizoliti
3. Strutture prodotte da tappeti microbialitici (MISS, stromatoliti)
4. Riempimenti di canali di marea (con eventuali fossili)
119. Salt marsh
Le paludi salate (salt marshes) si sviluppano sia nel sopratidale (palude alta) che
nell’intertidale (palude bassa). Sono tipicamente fangose e coperte da vegetazione.
120. Soft, supratidal-flat mud showing a mud-cracked surface. Plants are red mangroves. Northern Caicos Islands.
Ambiente deposizionale carbonatico: https://www.beg.utexas.edu/lmod/_IOL-CM02/cm02-step02.htm
Mangrovie e fango (carbonatico) nel sopratidale di Caicos
121. Knaust
Vegetazione e rizoliti nel
sopratidale
Il sopratidale, se in ambiente umido,
è frequentemente caraterizzato da
rizoliti
126. La palude salata di Tavira è solcata da
canali tidali.
Isola di Tavira, Portogallo; Baucon (2021)
L’Isola di Tavira è un sistema di isola-barriera con una laguna retrostante. Ha un’ampia
palude salata inter-sopratidale ed una vasta piana di marea.
127. La palude salata di Tavira è solcata da
canali tidali.
Isola di Tavira, Portogallo; Baucon (2021)
129. Isola di Tavira, Portogallo; Baucon (2021)
La palude salata è dominata da tane di granchio (Psilonichnus) e rizoliti.
130. Tidal channel cutting through supratidal-flat mud. The bottom of the channel is
floored by mollusk and algal grains and sometimes by rare corals in the more open-
marine sections of the channel. Plants are red mangroves. Northern Caicos Islands.
Ambiente deposizionale carbonatico: https://www.beg.utexas.edu/lmod/_IOL-CM02/cm02-step02.htm
Canale tidale in ambiente deposizionale carbonatico
133. Carbonifero (Brasile); Moutinho et al. (2016)
Fossili marini nel sopratidale
Fossili di organismi marini possono trovarsi in
depositi sopratidali a causa di fenomeni di
trasporto (maree eccezionali, tempeste, ecc.)
135. Tappeti microbialitici nel sopratidale
Caicos; Curiale et al. (2008)
Tappeti microbialitici possono colonizzare vaste superfici dell’intertidale (fino ad arrivare al
subtidale)
137. Puscular algal mat (cyanobacteria) forming on the supratidal flat. West Caicos Island.
Ambiente deposizionale carbonatico: https://www.beg.utexas.edu/lmod/_IOL-CM02/cm02-step02.htm
138. 3. Intertidale
La zona intertidale è alternativamente emersa e sommersa. È caratterizzata da:
1. Fanghi nella regione superiore dell’intertidale, sabbia nella regione inferiore;
2. ‘Inversione’ delle icnofacies: icnofacies Cruziana verso riva, icnofacies Skolithos verso
mare
3. Impronte di vertebrati
4. Strutture prodotte da tappeti microbialitici (MISS, stromatoliti)
5. Strutture sedimentarie prodotte dal disseccamento e dalle correnti tidali
139. Baucon e Felletti (2013)
Variabilità biologica e fisico-chimica nella zona intertidale
145. Grado, attuale; Baucon e Felletti (2013)
Variabilità biologica e fisico-chimica nella zona intertidale
L’intertidale superiore (verso riva) è emerso per più tempo dell’intertidale inferiore.
Conseguentemente, l’intertidale superiore è sottoposto a maggiore stress da disseccamento.
Inoltre, i sospensivori hanno meno tempo per nutrirsi rispetto all’intertidale inferiore.
146. Inversione di ichnofacies
La regione intertidale ha una notevole eterogeneità. Procedendo verso il mare, si assiste ad
un aumento di granulometria nella zona intertidale. Si distingue quindi:
1) Un mud flat fangoso;
2) Un mixed flat con sabbia e fango;
3) Un sand flat sabbioso
Desjardins et al. (2012)
147. Nelle coste dominate dalle onde, avviene esattamente il contrario: la granulometria
diminuisce verso il largo, riflettendo una progressiva diminuzione di energia verso il
largo.
Spiagge dominate da onda (NON da maree)
148. Nelle spiagge dominate da onda, andando da riva verso mare, si incontra prima
l’icnofacies Skolithos e poi l’icnofacies Cruziana. Avviene esattamente il contrario
nelle piane di marea!
Spiagge dominate da onda (NON da maree)
mare aperto
Spiaggia
dominata
da onda
Piana di
marea
149. Inversione di ichnofacies
Nelle piane di marea, la diminuzione di energia (e di granulometria) va da mare verso
terra. La zona più protetta è il mud flat, la zona più esposta è il sand flat.
Desjardins et al. (2012)
155. MISS (microbially-induced sedimentary structures)
La zona intertidale è spesso stabilizzata da tappeti microbialitici che possono formare le
cosidette MISS (microbially-induced sedimentary structures)
156. Bose e Chafetz (2009)
Le MISS sono strutture sedimentarie prodotte
dall’interazione di microorganismi con il sedimento (e gli
agenti erosivi, deposizionali e di trasporto)
157. Bose e Chafetz (2009)
MISS: erosional pockets/ripple patches attuali
158. Mángano e Buatois (2015)
MISS: erosional pockets/ripple patches fossili
160. Stromatolite heads with rippled sand between heads in the intertidal zone of Shark Bay, Western Australia.
Ambiente deposizionale carbonatico: https://www.beg.utexas.edu/lmod/_IOL-CM02/cm02-step02.htm
MISS e stromatoliti condividono il processo di origine (tappeti microbialitici).
Tuttavia, i MISS sono strutture ‘2D’, le stromatoliti sono strutture ‘3D’