1. L E B A R R I E R E C O R A L L I N E
V I T A S O T T ’ A C Q U A
2. L E B A R R I E R E C O R A L L I N E :
U N ’ E C O S I S T E M A I N P E R I C O L O
Le barriere coralline sono molto importanti per la biodiversità marina: ospitano un’enorme
varietà di organismi, si trovano in tutti i mari tropicali del mondo e possono raggiungere
dimensioni così imponenti da essere visibili dallo spazio, come nel caso della Grande
barriera corallina, che si estende per ben 2300 kilometri lungo le coste australiane. Eppure
questi ecosistemi sono molto fragili e stanno subendo un rapido declino, a causa delle
attività umane e delle loro conseguenze: prima fra tutte il riscaldamento degli oceani.
3. I C O R A L L I
• Le barriere coralline sono formate dagli scheletri calcarei di miliardi di minuscoli polipi dei
coralli costruttori o madreporari, organismi appartenenti al phylum degli Cnidari. I polipi
dei madreporari formano colonie di cloni identici che secernono scheletri dalle forme e
dimensioni molto varie (globose, a ventaglio o variamente ramificate) e rappresentano i
principali costruttori delle barriere.
4. I L C O R A L L O
R O S S O
M E D I T E R R A N E O
5. C O M E S I N U T R O N O I C O R A L L I
• Pur essendo muniti di tentacoli per catturare le particelle di cibo in sospensione, i polipi
corallini non riescono a procurarsi da soli tutti i nutrienti di cui hanno bisogno. Per questo
motivo, vivono in strettissimo rapporto simbiotico con alghe unicellulari chiamate
zooxantelle. Le zooxantelle forniscono ai polipi zucchero e ossigeno prodotti con la
fotosintesi e preziosi elementi per la mineralizzazione dello scheletro calcareo. In
cambio, oltre a un luogo sicuro in cui vivere, ricevono dal corallo nutrienti sotto forma di
cataboliti.
6. P E R C H E ’ S O N O C O S I ’
I M P O R TA N T I L E B A R R I E R E ?
• Le barriere coralline contengono il 25% della biodiversità marina, poiché le madrepore
offrono cibo e rifugio a un’infinità di altri organismi: pesci, molluschi, crostacei,
echinodermi, spugne. Tra i principali benefici economici delle barriere c’è il loro valore
ornamentale, che attrae una buona quota del turismo globale. Le barriere coralline
offrono inoltre risorse alimentari, la protezione delle coste dagli uragani, i materiali da
costruzione e nuovi composti utili per l’industria farmaceutica. Il valore economico
complessivo di questi ecosistemi è stimato in circa 30 miliardi di dollari l’anno.
7.
8. C H E C O S ’ E ’ L O S B I A N C A M E N T O
D E I C O R A L L I ?
• I coralli vivono in mari caldi, ma sono molto sensibili ad aumenti della temperatura
dell’acqua, anche di pochi gradi: se è troppo calda, infatti, le zooxantelle possono subire
danni al sistema fotosintetico e produrre radicali liberi dell’ossigeno, che danneggiano le
cellule del corallo. Come risposta i polipi espellono questi preziosi simbionti, che
conferiscono loro la colorazione, e diventano bianchi. Si assiste così al fenomeno dello
sbiancamento dei coralli, che rappresenta una seria minaccia per le barriere coralline di
tutto il mondo. I coralli possono sopravvivere senza zooxantelle per brevi periodi. Se
però lo sbiancamento persiste per troppo tempo, il corallo è condannato a morte.
9.
10. C O M E S I M I S U R A L O S T R E S S
T E R M I C O D E I C O R A L L I ?
• Lo stress provocato ai coralli da un aumento di temperatura è espresso da una misura
chiamata Degree Heating Weeks (DHW): è una valutazione cumulativa dell’intensità e
della durata dello stress termico subito dal corallo in un periodo di 12 settimane. Un
DHW equivale a una settimana in cui è stata registrata una temperatura marina
superficiale superiore di 1 °C alla più alta temperatura media mensile registrata nel
periodo 1985-1993 dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration),
l’agenzia federale statunitense che si occupa di studi climatici. Osservazioni empiriche
indicano che lo sbiancamento dei coralli si verifica quando vengono misurati almeno 4
DHW in una stagione e che oltre gli 8 DHW il corallo muore.
11. C H E S U C C E D E A U N A B A R R I E R A
D I S T R U T TA ?
• I tempi di recupero dei coralli che hanno subito uno sbiancamento variano da zona a zona e
a seconda della specie di corallo. In seguito all’anomalo aumento delle temperature
provocato da El Niño (fenomeno climatico che provoca un forte riscaldamento delle acque
del pacifico) nel 1998, oltre il 90% dei coralli ramificati del genere Acropora fu distrutto
nell’Oceano Indiano e ancora oggi in molte aree non si vedono segni recupero. Tuttavia, in
zone poco distanti, in pochi anni i coralli sono tornati all’originaria diversità, facendo ben
sperare in una ricolonizzazione futura dell’intera barriera. Di sicuro il corallo morto finisce per
sgretolarsi in poche settimane per l’azione delle onde, producendo nuovo materiale per la
formazione delle isole. C’è anche chi ipotizza che questo sia una sorta di meccanismo di
autoregolazione della barriera per contrastare l’innalzamento ciclico delle acque coincidente
con i periodi di riscaldamento globale, ma sono in corso studi scientifici per accertarlo.
12. B A R R I E R A
C O R A L L I N A
C O M P L E TA M E N T E
D I S T R U T TA
13. I L P N R R
• Il PNRR è lo strumento che deve dare attuazione al NGEU definendo un pacchetto
coerente di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026, dettagliando i progetti e le
misure previste.
• Si nota che il PNRR non considera quale suo obiettivo il recupero dei ritardi nella
scadenza al 2020 del Target 6.6 sulla tutela e il ripristino degli ecosistemi legati all’acqua,
non prevedendo alcuna azione di sistema. Nessun investimento è stato indirizzato a
tutela dei Bilanci idrici e dei Bacini idrografici né a migliorare la capacità di misura dei
consumi idrici. Si parla di investimenti per migliorare lo stato di qualità ecologica e
chimica dell’acqua, che potrebbero contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo di
garantire un buono stato ecologico e chimico per tutti i corpi idrici entro il 2027.
14. I N U O V I M O V I M E N T I
• Il governo al fine di coordinare le politiche previste sia dal PNRR sia del Ministero e delle altre
Amministrazioni centrali, a valere sia sul bilancio ordinario dello Stato sia su eventuali ulteriori fonti di
finanziamento nazionali ed europee, ha inteso dotarsi ai sensi dell’articolo 4, comma 3, del decreto-
legge n. 22 del 2021, di un Piano per la transizione ecologica che risponderà alla sfida che l’Unione
europea, a partire dal Green deal europeo, ha lanciato al mondo: garantire una crescita che tuteli salute,
sostenibilità e prosperità del pianeta attraverso una serie di importanti misure sociali, ambientali,
economiche e politiche. I suoi principali obiettivi sono azzerare, entro metà secolo, le emissioni di gas
serra per stabilizzare il pianeta entro i limiti dettati dagli Accordi di Parigi; trasformare la mobilità fino a
renderla completamente sostenibile; ridurre al minimo, per la stessa data, inquinamenti e contaminazioni
di aria, acqua e suolo; interrompere e contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico e di spreco delle
risorse idriche e arrestare l’erosione della biodiversità terrestre e marina, tracciando infine la rotta verso
una economia circolare a rifiuti zero e un’agricoltura sana e sostenibile.
15. R E A L I Z Z AT O D A R E S TA N E O
T H O M A S 5 D