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News 37/SA/2017
Lunedì, 11 Settembre 2017
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.36 del 2017 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 70 (21 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per uso non
autorizzato di colorante E 133 - Brilliant Blue FCF in tapioca perla verde proveniente
dalla Tailandia, per aflatossine in pistacchi sgusciati provenienti dall’Iran, per
aflatossine in nocciole sgusciate provenienti dalla Turchia e per Escherichia coli
(stx+) produttrice di shigatossine in manzo congelato proveniente dal Brasile; dalla
Grecia per arachidi sgusciate provenienti dall’ Argentina infestate da muffe; dalla
Croazia per fenvalerate e sostanze non autorizzate fenpropathrin e carbendazim in
uvetta proveniente dall’ Iran; dall’Olanda per aflatossine in noci di noci provenienti
dall’ Egitto, per aflatossine in arachidi provenienti dal Nicaragua, per Salmonella in
preparazioni di carne di pollo congelato provenienti dalla Tailandia, per aflatossine
in arachidi provenienti dall’Argentina e dall’ India, per Salmonella in mezzi petti di
pollo congelato provenienti dal Brasile e per ocratossina A in noce moscata
proveniente dall’Indonesia; dal Regno Unito per Salmonella in filetti di pollo salato
congelato con acqua aggiunta provenienti dalla Tailandia, per assenza di
certificati sanitari e di rapporto analitico certificato per semi di sesamo provenienti
dall’India, per Salmonella in preparazione di carni di pollame congelate provenienti
dal Brasile e per assenza di certificati sanitari e di un rapporto analitico certificato
per noce moscata proveniente dall’India; dalla Spagna per scarso controllo della
temperatura di filetti di nasello congelato (Merluccius spp) provenienti dalla
Namibia.
Allerta notificati dall’ Italia per: sostanze non autorizzate mefedrone, catinone and
norefedrina in integratore alimentare proveniente dalla Francia e per fipronil in
uova.
Allerta notificati: dalla Germania per ingrediente non dichiarato di latte e soia in
barretta bio di cereali proveniente dalla Germania; dalla Croazia per Salmonella in
strisce di pancetta affumicata refrigerata provenienti dalla Germania; dall’Olanda
per Salmonella enterica ser. Enteritidis, Salmonella enterica ser. Ohio and Salmonella
enterica ser. Typhimurium in fegati di pollo congelati provenienti dalla Polonia; dalla
Danimarca per Salmonella in formaggio proveniente dalla Spagna e per
imballaggio imbottito di salame proveniente dalla Danimarca; dal Regno Unito
per Salmonella in vari prodotti in polvere d’acqua di cocco provenienti dagli Stati
Uniti e per tracce di senape in salsicce congelate provenienti dal Regno Unito; dalla
Francia per Salmonella enterica ser. Diarizonae in formaggio a base di latte
pastorizzato refrigerato proveniente dalla Francia; dalla Lituania per Salmonella
enterica ser. Enteritidis in polli da carne congelati e refrigerati e loro parti, frattaglie
provenienti dalla Lituania.
Nella lista delle informative troviamo notificate: dall’Italia per sostanza non
autorizzata E 265 – acido deidroacetico in rivestimento di formaggio proveniente
dalla Spagna, per Pseudomonas aeruginosa in acqua minerale naturale
proveniente dall’Italia, per mercurio in lombi di pesce spada congelati provenienti
dal Portogallo, per conta troppo alta di Escherichia coli in cozze vive provenienti
dall’ Italia, per fipronil in uova e tuorlo d’uovo provenienti dall’ Italia; dalla Polonia
per fipronil in uova provenienti dalla Polonia; dalla Norvegia per importazione
illegale di torte congelate contenenti uova provenienti dall’ Australia; dall’ Estonia
per Salmonella in spalle di maiale refrigerate provenienti dalla Spagna;
dall’Ungheria per fipronil in piccoli polli eviscerati congelati e in uova intere
provenienti dalla Romania; dal Belgio per aflatossine in pistacchi provenienti dagli
Stati Uniti; dalla Repubblica Ceca per cadmio in pasto di pesce di tonno
proveniente dall’ Italia; dalla Francia per cadmio in pasto di pesce da calamaro
proveniente dal Peru, via Spagna, per cadmio e mercurio in marlin nero a dadi
tagliati a freddo (Makaira indica) proveniente dall’ Indonesia e per focolaio
alimentare sospettato (avvelenamento da istamina) di essere causato da lombi di
tonno refrigerato (Thunnus albacares) provenienti dalla Spagna e per contenuto
troppo alto di zinco in integratore alimentare con vitamina B6 proveniente dagli
Stati Uniti, via Regno Unito e via Olanda; da Latvia per piombo in mangimi minerali
per bovini proveniente dalla Polonia ; dalla Germania per piombo in farina di
manioca proveniente dalla Guinea, via Olanda, per livello residuo al di sopra del
MRL per ossitetraciclina in filetti di salmone atlantico congelato provenienti dal Cile,
via Italia, per fipronil in polvere di uova intere provenienti dall’ Olanda e per alto
contenuto di caffeina in integratore alimentare caffeina proveniente dagli Stati
Uniti, via Olanda; dalla Svizzera per aflatossine in peperoncini essiccati provenienti
dallo Sri Lanka; dalla Slovacchia per fipronil in uova bollite e sbucciate provenienti
dalla Repubblica Ceca, con materia prima proveniente dalla Polonia; da Latvia per
Listeria monocytogenes in salmone affumicato proveniente dalla Lituania.
Fonte: rasff.eu
Sostanze psicoattive nell’integratore alimentare Desmodium dalla Francia. L’avviso
ai consumatori del Ministero della salute: “Attenzione alla vendita online”.
Il Ministero della salute ha pubblicato un avviso ai consumatori in cui si evidenzia la
presenza di sostanze psicoattive non autorizzate in un integratore alimentare a base
di Desmodium adscendens prodotto in Francia da Laboratoires-Fenioux. Le sostanze
individuate dalle analisi sono mefedrone, catinone e norefedrina, dagli effetti
stimolanti e anoressizzanti. Il caso è stato segnalato attraverso il portale Rasff.
La presenza di sostanze non autorizzate nell’integratore alimentare è stata scoperta
nel corso delle indagini seguite al ricovero in terapia intensiva di un abituale
consumatore dell’integratore siciliano. Il prodotto, che è stato acquistato online,
appartiene al lotto 17023/1, con scadenza al 01/2020 e ha come codice a barre il
numero 3700790001771.
Il desmodio (Desmodium adscendens) è una pianta originaria dell’Africa
equatoriale appartenente alla famiglia delle leguminose. Tradizionalmente è
impiegato per il trattamento di malattie e infiammazioni epatiche, di problemi
digestivi e dell’asma. È ammesso come integratore alimentare in Italia dal 2007.
Troppe nanoparticelle presenti negli alimenti non vengono indicate in etichetta. Test
della rivista 60 millions sul colorante E171. La Francia intensifica i controlli.
Il governo francese ha sollecitato l’Agenzia per la sicurezza alimentare (Anses)
affinché completi a breve termine il lavoro di raccolta di tutti i dati disponibili sul
biossido di titanio negli alimenti, come si era impegnata a fare. In questo modo, il
governo francese potrà portare a livello europeo un dossier che consenta una
rivalutazione di questa sostanza da parte dell’Autorità europea per la sicurezza
alimentare (Efsa) e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).
La sollecitazione di vari ministri all’Anses è venuta dopo che il mensile 60 millions de
consommateur ha pubblicato i risultati dei test condotti su diciotto dolciumi
particolarmente popolari tra i bambini, che in etichetta indicavano correttamente
la presenza del colorante E171, cioè del biossido di titanio. Il problema è che tutti
questi prodotti contenevano il colorante sotto forma di nanoparticelle e che ciò
avrebbe dovuto essere indicato in etichetta con la dicitura “nano”, cosa che
nessun produttore ha fatto.
il mensile 60 millions de consommateur ha pubblicato i risultati dei test condotti su diciotto dolciumi
La rivista ha contattato una quindicina di imprese agroalimentari, di cui solo la
metà ha risposto, e tutte hanno negato l’utilizzo di nanoparticelle, comprese quelle
presenti nei test effettuati. Impossibile sapere se si tratti di malafede o di ignoranza,
afferma 60 millions de consommateur, perché c’è la possibilità che i produttori non
abbiano accesso a tutte le informazioni dei loro fornitori. È anche possibile che si
nascondano dietro una definizione della Commissione europea, datata 2011,
secondo cui un materiale è “nano” se contiene “almeno il 50% delle particelle con
dimensioni tra 1 nm e 100 nm”. Una definizione, sottolinea la rivista, che non è stata
però ripresa dal regolamento europeo, che non prevede alcuna soglia minima.
In aprile, l’Anses aveva pubblicato il parere che le era stato richiesto dal governo di
Parigi sulla sicurezza dell’E171, affermando che “è necessario condurre, secondo
modalità e un calendario da definire, gli studi necessari per una perfetta
caratterizzazione dei potenziali effetti sanitari legati all’ingestione”.
La tabella di 60 millions de consommateur sui nanomateriali presenti nelle caramelle
Il parere dell’Anses era stato richiesto dai ministri dell’economia, della salute e
dell’agricoltura del governo francese, dopo che uno studio condotto su animali
dall’Istituto nazionale francese per la ricerca agronomica (Inra), pubblicato in
gennaio dalla rivista Scientific Reports, aveva mostrato che l’esposizione cronica al
biossido di titanio, tramite la sua ingestione, “provoca stadi precoci di
cancerogenesi”. Lo studio aveva riscontrato lesioni precancerose al colon nel 40%
degli animali coinvolti nel test dopo cento giorni. Tuttavia, aveva affermato l’Inra,
allo stato attuale i risultati dello studio non sono direttamente applicabili all’uomo.
La tabella di 60 millions de consommateur sui nanomateriali presenti in dolci e biscotti
In luglio, otto associazioni francesi che partecipano al gruppo di lavoro
sull’etichettatura e la restrizione dei nanomateriali, guidato dal Ministero
dell’ambiente transalpino, avevano inviato una lettera aperta al governo,
chiedendo l’interdizione temporanea delle nanoparticelle di biossido di titanio
suscettibili di essere ingerite, come misura precauzionale da adottare con urgenza,
considerati i rischi per la salute e l’ambiente.
Ora, dopo i test della rivista dei consumatori, il governo di Parigi sollecita l’Anses a
concludere i lavori e annuncia che intensificherà i controlli, ricordando alle industrie i
loro obblighi di trasparenza e di etichettatura sulla presenza di nanomateriali nei
prodotti di consumo. L’additivo E171 è costituito da particelle di biossido di titanio,
parzialmente sotto forma nanometrica, ed è un colorante molto usato per conferire
opacità e colore bianco agli alimenti e anche nei dentifrici. (Articolo di Beniamino
Bonardi)
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Perché nelle uova si sono trovati residui di fipronil? I consumatori sono tutelati?
Il “tormentone” alimentare che ha preoccupato i cittadini in questa torrida estate
ha riguardato i residui dell’insetticida Fipronil nelle uova. La questione ha colto di
sorpresa un po’ tutti compresi gli “addetti” ai lavori e molti hanno puntato il dito su
alcuni allevamenti olandesi nei quali sono state trovate per primi le uova
contaminate. Si è però visto che il problema riguarda anche altri Paesi inclusa
l’Italia. Probabilmente le Autorità di controllo olandesi hanno avuto qualche
“soffiata” e per primi hanno fatto i controlli.
Cerchiamo di capire come sono andate le cose.
Le galline ovaiole, come tutti gli animali, sono esposte alla infestazione di
ectoparassiti ed in particolare della pulce rossa; quando si verifica questa malattia il
benessere degli animali viene compromesso e si ha anche una diminuzione della
produzione di uova. Per combatterla sono disponibili dei “preparati” a base di
sostanze naturali quali mentolo e eucaliptolo da impiegare come “spray” negli
allevamenti, ma la loro efficacia è modesta. Sono molto efficaci invece alcune
sostanze come Fipronil e Amitraz il cui impiego è consentito come disinfestanti
ambientali, per combattere gli ectoparassiti dei cani e dei gatti e anche in
agricoltura.
Quello che sembra sia successo è che alcuni allevatori abbiano impiegato in modo
improprio il Fipronil (e forse anche l’Amitraz) nei loro allevamenti. Le modalità non
sono chiare, ma sembra che questi insetticidi siano stati miscelati fraudolentemente
nelle soluzioni di sostanze naturali e quindi diffusi negli allevamenti mediante spray.
In questo modo potrebbero essere state contaminate l’acqua di bevanda e i
mangimi e quindi, indirettamente, le galline li hanno ingeriti con la conseguente
contaminazione delle uova. Fortunatamente la “tossicità” del Fipronil per l’uomo è
modesta; inoltre i livelli di residui sono molto bassi. Ne consegue l’assenza di pericoli
significativi per i consumatori. Questo però non giustifica in nessun modo l’uso
illegale degli insetticidi. Infatti le partite di uova contaminate sono state distrutte e
interventi drastici sono stati fatti anche negli allevamenti sottoposti a trattamenti
illegali.
La proposta proveniente da qualcuno di etichettare le uova come “Fipronil free”
sembra fuori da ogni logica perché i residui di insetticidi non debbono esserci in
nessun modo.
Bisogna aggiungere che agli allevatori è imposto un sistema di autocontrollo e che
esiste anche un rigoroso sistema di controllo pubblico esercitato dei Servizi Veterinari
delle ASL. Semmai si debbono ulteriormente migliorare le procedure dei controlli e
reprimere con sanzioni adeguate le infrazioni.
Dobbiamo tracciare le uova di importazione?
Qualcuno sta proponendo di tracciare le uova e i prodotti derivati di importazione
per distinguerli dalle produzioni nazionali lasciando ritenere che le nostre uova siano
più sicure.
Dai dati forniti da Unaitalia (l’associazione dei produttori di pollame), nel nostro
Paese vengono prodotte circa 13 miliardi di uova, se ne importano circa un miliardo
e se ne esportano circa 800 milioni. In pratica quindi esiste una autosufficienza che si
avvicina al 99 %.
Sulle uova in guscio è già stampigliata l’origine italiana e anche di che tipo di
allevamento si tratta (biologico, a terra, in batteria) quindi non sembra utile un
appesantimento della etichettatura.
La preoccupazione potrebbe riguardare gli “ovoprodotti”. Si tratta di uova non in
guscio utilizzate dall’industria alimentare o dagli artigiani (pasticcerie, forni,
produttori di pasta fresca, ecc.) e che difficilmente arrivano come tali al
consumatore. Si vorrebbe che negli alimenti finiti sia indicata l’origine
dell’ovoprodotto. A parte la difficoltà degli operatori a fare delle etichette ogni
volta che si cambia fornitore, esistono problemi obiettivi, soprattutto per controllare
l’origine delle uova nelle fettuccine o nei pasticcini alla crema che acquistiamo nei
negozi.
Considerato che i sistemi di allevamento sono simili nei diversi Paesi non sembra utile
impegnarsi in una nuova forma di etichettatura che ha il sapore di una misura
protezionistica.
Forse è meglio spiegare al consumatore che le uova che trova in commercio sono
sicure e che episodi come quelli dei residui di Fipronil si scoprono grazie ai controlli
costanti condotti sia in Italia, sia in altri Paesi soprattutto se comunitari.
Per rispondere al quesito posto nel titolo, indipendentemente dall’episodio delle
uova al Fipronil che non sembra destare particolari preoccupazioni, si può
affermare con una ragionevole certezza che i controlli sono efficaci e tali da
impedire l’immissione in commercio di alimenti potenzialmente pericolosi. (Dal blog
di Agostino Macrì)
Fonte: www.sicurezzalimentare.it
Fettine ‘alternative al formaggio’? Risponde l’avvocato Dario Dongo.
Buongiorno avvocato,
a seguito della lettura del Suo recente articolo sulla denominazione degli alimenti mi
è sorta la curiosità di sapere se è corretto il nome “preparazione
gastronomica vegana” sulle fettine “alternative al formaggio” di cui allego
fotografia.
Molte grazie
Stefania
Risponde l’avvocato Dario Dongo, Ph.D. in diritto alimentare
Cara Stefania,
La prima criticità che balza agli occhi, sul fronte dell’etichetta, è la dicitura
‘alternativa al formaggio’.
Il c.d. cheese sounding è tassativamente vietato, come la Corte di Giustizia europea
ha di recente ribadito.
‘Names (…) such as whey, cream, butter, cheese and yogurt, mentioned by the
referring court cannot, in principle, be lawfully used to designate a purely plant-
based product.’ (1)
È proibito nominare il formaggio sulle etichette e pubblicità di alimenti che non si
qualifichino in quanto tali né lo contengano come ingrediente. (2) All’atto pratico,
ciò significa che l’informazione commerciale di un alimento a base vegetale non
può richiamare il nome ‘formaggio’ neppure per presentarsi come sua ‘alternativa’
o ‘imitazione’. Nè tantomeno può venire utilizzato un claim comparativo di tipo
nutrizionale tra alimenti che appartengano a categorie non comparabili. (3)
La denominazione dell’alimento – ‘preparazione gastronomica vegana’ – è a sua
volta di dubbia legittimità. Si tratta invero di una denominazione descrittiva,
trattandosi di prodotto peculiare e dunque privo di un nome usuale. (4) E tuttavia
non descrive alcunché, fatta salva l’esclusione del regno animale dalla
composizione del prodotto, in quanto ‘vegano’.
Si ripropone perciò l’esigenza di descrivere l’alimento con un minimo di
accuratezza, ad esempio citando i suoi ingredienti primari. Ma forse è proprio ciò
che il produttore delle ‘fettine vegane’ in esame vuole evitare, poiché esse sono
composte in prevalenza da acqua e amido modificato. Oltre a olio di cocco, olio
d’oliva (c.d. deodorato), e vari additivi.
Dario Dongo
Note
(1) Corte di Giustizia europea, Causa C-422/16, sentenza 14.6.17
(2) Si configura altrimenti una violazione del reg. UE 1308/13, Allegato VII, Parte III
(3) Cfr. reg. CE 1924/06, articolo 9. Secondo l’interpretazione condivisa con il Ministero della Salute e
la Commissione europea, i claim comparativi possono venire ammessi soltanto tra alimenti che
condividano, quantomeno, materie prime e occasioni di consumo
(4) Come invece, ad esempio, il ‘tofu’. Ormai noto al consumatore medio in quanto prodotto a base
di soia e acqua
——-
Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com

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News SA 37 2017

  • 1. News 37/SA/2017 Lunedì, 11 Settembre 2017 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.36 del 2017 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 70 (21 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per uso non autorizzato di colorante E 133 - Brilliant Blue FCF in tapioca perla verde proveniente dalla Tailandia, per aflatossine in pistacchi sgusciati provenienti dall’Iran, per aflatossine in nocciole sgusciate provenienti dalla Turchia e per Escherichia coli (stx+) produttrice di shigatossine in manzo congelato proveniente dal Brasile; dalla Grecia per arachidi sgusciate provenienti dall’ Argentina infestate da muffe; dalla Croazia per fenvalerate e sostanze non autorizzate fenpropathrin e carbendazim in uvetta proveniente dall’ Iran; dall’Olanda per aflatossine in noci di noci provenienti dall’ Egitto, per aflatossine in arachidi provenienti dal Nicaragua, per Salmonella in preparazioni di carne di pollo congelato provenienti dalla Tailandia, per aflatossine in arachidi provenienti dall’Argentina e dall’ India, per Salmonella in mezzi petti di pollo congelato provenienti dal Brasile e per ocratossina A in noce moscata proveniente dall’Indonesia; dal Regno Unito per Salmonella in filetti di pollo salato congelato con acqua aggiunta provenienti dalla Tailandia, per assenza di certificati sanitari e di rapporto analitico certificato per semi di sesamo provenienti dall’India, per Salmonella in preparazione di carni di pollame congelate provenienti dal Brasile e per assenza di certificati sanitari e di un rapporto analitico certificato per noce moscata proveniente dall’India; dalla Spagna per scarso controllo della temperatura di filetti di nasello congelato (Merluccius spp) provenienti dalla Namibia. Allerta notificati dall’ Italia per: sostanze non autorizzate mefedrone, catinone and norefedrina in integratore alimentare proveniente dalla Francia e per fipronil in uova. Allerta notificati: dalla Germania per ingrediente non dichiarato di latte e soia in
  • 2. barretta bio di cereali proveniente dalla Germania; dalla Croazia per Salmonella in strisce di pancetta affumicata refrigerata provenienti dalla Germania; dall’Olanda per Salmonella enterica ser. Enteritidis, Salmonella enterica ser. Ohio and Salmonella enterica ser. Typhimurium in fegati di pollo congelati provenienti dalla Polonia; dalla Danimarca per Salmonella in formaggio proveniente dalla Spagna e per imballaggio imbottito di salame proveniente dalla Danimarca; dal Regno Unito per Salmonella in vari prodotti in polvere d’acqua di cocco provenienti dagli Stati Uniti e per tracce di senape in salsicce congelate provenienti dal Regno Unito; dalla Francia per Salmonella enterica ser. Diarizonae in formaggio a base di latte pastorizzato refrigerato proveniente dalla Francia; dalla Lituania per Salmonella enterica ser. Enteritidis in polli da carne congelati e refrigerati e loro parti, frattaglie provenienti dalla Lituania. Nella lista delle informative troviamo notificate: dall’Italia per sostanza non autorizzata E 265 – acido deidroacetico in rivestimento di formaggio proveniente dalla Spagna, per Pseudomonas aeruginosa in acqua minerale naturale proveniente dall’Italia, per mercurio in lombi di pesce spada congelati provenienti dal Portogallo, per conta troppo alta di Escherichia coli in cozze vive provenienti dall’ Italia, per fipronil in uova e tuorlo d’uovo provenienti dall’ Italia; dalla Polonia per fipronil in uova provenienti dalla Polonia; dalla Norvegia per importazione illegale di torte congelate contenenti uova provenienti dall’ Australia; dall’ Estonia per Salmonella in spalle di maiale refrigerate provenienti dalla Spagna; dall’Ungheria per fipronil in piccoli polli eviscerati congelati e in uova intere provenienti dalla Romania; dal Belgio per aflatossine in pistacchi provenienti dagli Stati Uniti; dalla Repubblica Ceca per cadmio in pasto di pesce di tonno proveniente dall’ Italia; dalla Francia per cadmio in pasto di pesce da calamaro proveniente dal Peru, via Spagna, per cadmio e mercurio in marlin nero a dadi tagliati a freddo (Makaira indica) proveniente dall’ Indonesia e per focolaio alimentare sospettato (avvelenamento da istamina) di essere causato da lombi di tonno refrigerato (Thunnus albacares) provenienti dalla Spagna e per contenuto troppo alto di zinco in integratore alimentare con vitamina B6 proveniente dagli Stati Uniti, via Regno Unito e via Olanda; da Latvia per piombo in mangimi minerali per bovini proveniente dalla Polonia ; dalla Germania per piombo in farina di manioca proveniente dalla Guinea, via Olanda, per livello residuo al di sopra del MRL per ossitetraciclina in filetti di salmone atlantico congelato provenienti dal Cile, via Italia, per fipronil in polvere di uova intere provenienti dall’ Olanda e per alto contenuto di caffeina in integratore alimentare caffeina proveniente dagli Stati
  • 3. Uniti, via Olanda; dalla Svizzera per aflatossine in peperoncini essiccati provenienti dallo Sri Lanka; dalla Slovacchia per fipronil in uova bollite e sbucciate provenienti dalla Repubblica Ceca, con materia prima proveniente dalla Polonia; da Latvia per Listeria monocytogenes in salmone affumicato proveniente dalla Lituania. Fonte: rasff.eu Sostanze psicoattive nell’integratore alimentare Desmodium dalla Francia. L’avviso ai consumatori del Ministero della salute: “Attenzione alla vendita online”. Il Ministero della salute ha pubblicato un avviso ai consumatori in cui si evidenzia la presenza di sostanze psicoattive non autorizzate in un integratore alimentare a base di Desmodium adscendens prodotto in Francia da Laboratoires-Fenioux. Le sostanze individuate dalle analisi sono mefedrone, catinone e norefedrina, dagli effetti stimolanti e anoressizzanti. Il caso è stato segnalato attraverso il portale Rasff. La presenza di sostanze non autorizzate nell’integratore alimentare è stata scoperta nel corso delle indagini seguite al ricovero in terapia intensiva di un abituale consumatore dell’integratore siciliano. Il prodotto, che è stato acquistato online, appartiene al lotto 17023/1, con scadenza al 01/2020 e ha come codice a barre il numero 3700790001771.
  • 4. Il desmodio (Desmodium adscendens) è una pianta originaria dell’Africa equatoriale appartenente alla famiglia delle leguminose. Tradizionalmente è impiegato per il trattamento di malattie e infiammazioni epatiche, di problemi digestivi e dell’asma. È ammesso come integratore alimentare in Italia dal 2007. Troppe nanoparticelle presenti negli alimenti non vengono indicate in etichetta. Test della rivista 60 millions sul colorante E171. La Francia intensifica i controlli. Il governo francese ha sollecitato l’Agenzia per la sicurezza alimentare (Anses) affinché completi a breve termine il lavoro di raccolta di tutti i dati disponibili sul biossido di titanio negli alimenti, come si era impegnata a fare. In questo modo, il governo francese potrà portare a livello europeo un dossier che consenta una rivalutazione di questa sostanza da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).
  • 5. La sollecitazione di vari ministri all’Anses è venuta dopo che il mensile 60 millions de consommateur ha pubblicato i risultati dei test condotti su diciotto dolciumi particolarmente popolari tra i bambini, che in etichetta indicavano correttamente la presenza del colorante E171, cioè del biossido di titanio. Il problema è che tutti questi prodotti contenevano il colorante sotto forma di nanoparticelle e che ciò avrebbe dovuto essere indicato in etichetta con la dicitura “nano”, cosa che nessun produttore ha fatto. il mensile 60 millions de consommateur ha pubblicato i risultati dei test condotti su diciotto dolciumi La rivista ha contattato una quindicina di imprese agroalimentari, di cui solo la metà ha risposto, e tutte hanno negato l’utilizzo di nanoparticelle, comprese quelle presenti nei test effettuati. Impossibile sapere se si tratti di malafede o di ignoranza, afferma 60 millions de consommateur, perché c’è la possibilità che i produttori non abbiano accesso a tutte le informazioni dei loro fornitori. È anche possibile che si nascondano dietro una definizione della Commissione europea, datata 2011, secondo cui un materiale è “nano” se contiene “almeno il 50% delle particelle con dimensioni tra 1 nm e 100 nm”. Una definizione, sottolinea la rivista, che non è stata però ripresa dal regolamento europeo, che non prevede alcuna soglia minima. In aprile, l’Anses aveva pubblicato il parere che le era stato richiesto dal governo di Parigi sulla sicurezza dell’E171, affermando che “è necessario condurre, secondo
  • 6. modalità e un calendario da definire, gli studi necessari per una perfetta caratterizzazione dei potenziali effetti sanitari legati all’ingestione”. La tabella di 60 millions de consommateur sui nanomateriali presenti nelle caramelle Il parere dell’Anses era stato richiesto dai ministri dell’economia, della salute e dell’agricoltura del governo francese, dopo che uno studio condotto su animali dall’Istituto nazionale francese per la ricerca agronomica (Inra), pubblicato in gennaio dalla rivista Scientific Reports, aveva mostrato che l’esposizione cronica al biossido di titanio, tramite la sua ingestione, “provoca stadi precoci di cancerogenesi”. Lo studio aveva riscontrato lesioni precancerose al colon nel 40% degli animali coinvolti nel test dopo cento giorni. Tuttavia, aveva affermato l’Inra, allo stato attuale i risultati dello studio non sono direttamente applicabili all’uomo.
  • 7. La tabella di 60 millions de consommateur sui nanomateriali presenti in dolci e biscotti In luglio, otto associazioni francesi che partecipano al gruppo di lavoro sull’etichettatura e la restrizione dei nanomateriali, guidato dal Ministero dell’ambiente transalpino, avevano inviato una lettera aperta al governo, chiedendo l’interdizione temporanea delle nanoparticelle di biossido di titanio suscettibili di essere ingerite, come misura precauzionale da adottare con urgenza, considerati i rischi per la salute e l’ambiente. Ora, dopo i test della rivista dei consumatori, il governo di Parigi sollecita l’Anses a concludere i lavori e annuncia che intensificherà i controlli, ricordando alle industrie i loro obblighi di trasparenza e di etichettatura sulla presenza di nanomateriali nei prodotti di consumo. L’additivo E171 è costituito da particelle di biossido di titanio, parzialmente sotto forma nanometrica, ed è un colorante molto usato per conferire opacità e colore bianco agli alimenti e anche nei dentifrici. (Articolo di Beniamino Bonardi) Fonte: www.ilfattoalimentare.it
  • 8. Perché nelle uova si sono trovati residui di fipronil? I consumatori sono tutelati? Il “tormentone” alimentare che ha preoccupato i cittadini in questa torrida estate ha riguardato i residui dell’insetticida Fipronil nelle uova. La questione ha colto di sorpresa un po’ tutti compresi gli “addetti” ai lavori e molti hanno puntato il dito su alcuni allevamenti olandesi nei quali sono state trovate per primi le uova contaminate. Si è però visto che il problema riguarda anche altri Paesi inclusa l’Italia. Probabilmente le Autorità di controllo olandesi hanno avuto qualche “soffiata” e per primi hanno fatto i controlli. Cerchiamo di capire come sono andate le cose. Le galline ovaiole, come tutti gli animali, sono esposte alla infestazione di ectoparassiti ed in particolare della pulce rossa; quando si verifica questa malattia il benessere degli animali viene compromesso e si ha anche una diminuzione della produzione di uova. Per combatterla sono disponibili dei “preparati” a base di sostanze naturali quali mentolo e eucaliptolo da impiegare come “spray” negli allevamenti, ma la loro efficacia è modesta. Sono molto efficaci invece alcune sostanze come Fipronil e Amitraz il cui impiego è consentito come disinfestanti ambientali, per combattere gli ectoparassiti dei cani e dei gatti e anche in agricoltura. Quello che sembra sia successo è che alcuni allevatori abbiano impiegato in modo improprio il Fipronil (e forse anche l’Amitraz) nei loro allevamenti. Le modalità non sono chiare, ma sembra che questi insetticidi siano stati miscelati fraudolentemente nelle soluzioni di sostanze naturali e quindi diffusi negli allevamenti mediante spray. In questo modo potrebbero essere state contaminate l’acqua di bevanda e i mangimi e quindi, indirettamente, le galline li hanno ingeriti con la conseguente
  • 9. contaminazione delle uova. Fortunatamente la “tossicità” del Fipronil per l’uomo è modesta; inoltre i livelli di residui sono molto bassi. Ne consegue l’assenza di pericoli significativi per i consumatori. Questo però non giustifica in nessun modo l’uso illegale degli insetticidi. Infatti le partite di uova contaminate sono state distrutte e interventi drastici sono stati fatti anche negli allevamenti sottoposti a trattamenti illegali. La proposta proveniente da qualcuno di etichettare le uova come “Fipronil free” sembra fuori da ogni logica perché i residui di insetticidi non debbono esserci in nessun modo. Bisogna aggiungere che agli allevatori è imposto un sistema di autocontrollo e che esiste anche un rigoroso sistema di controllo pubblico esercitato dei Servizi Veterinari delle ASL. Semmai si debbono ulteriormente migliorare le procedure dei controlli e reprimere con sanzioni adeguate le infrazioni. Dobbiamo tracciare le uova di importazione? Qualcuno sta proponendo di tracciare le uova e i prodotti derivati di importazione per distinguerli dalle produzioni nazionali lasciando ritenere che le nostre uova siano più sicure. Dai dati forniti da Unaitalia (l’associazione dei produttori di pollame), nel nostro Paese vengono prodotte circa 13 miliardi di uova, se ne importano circa un miliardo e se ne esportano circa 800 milioni. In pratica quindi esiste una autosufficienza che si avvicina al 99 %. Sulle uova in guscio è già stampigliata l’origine italiana e anche di che tipo di allevamento si tratta (biologico, a terra, in batteria) quindi non sembra utile un appesantimento della etichettatura. La preoccupazione potrebbe riguardare gli “ovoprodotti”. Si tratta di uova non in guscio utilizzate dall’industria alimentare o dagli artigiani (pasticcerie, forni, produttori di pasta fresca, ecc.) e che difficilmente arrivano come tali al consumatore. Si vorrebbe che negli alimenti finiti sia indicata l’origine dell’ovoprodotto. A parte la difficoltà degli operatori a fare delle etichette ogni volta che si cambia fornitore, esistono problemi obiettivi, soprattutto per controllare l’origine delle uova nelle fettuccine o nei pasticcini alla crema che acquistiamo nei negozi. Considerato che i sistemi di allevamento sono simili nei diversi Paesi non sembra utile impegnarsi in una nuova forma di etichettatura che ha il sapore di una misura protezionistica. Forse è meglio spiegare al consumatore che le uova che trova in commercio sono
  • 10. sicure e che episodi come quelli dei residui di Fipronil si scoprono grazie ai controlli costanti condotti sia in Italia, sia in altri Paesi soprattutto se comunitari. Per rispondere al quesito posto nel titolo, indipendentemente dall’episodio delle uova al Fipronil che non sembra destare particolari preoccupazioni, si può affermare con una ragionevole certezza che i controlli sono efficaci e tali da impedire l’immissione in commercio di alimenti potenzialmente pericolosi. (Dal blog di Agostino Macrì) Fonte: www.sicurezzalimentare.it Fettine ‘alternative al formaggio’? Risponde l’avvocato Dario Dongo. Buongiorno avvocato, a seguito della lettura del Suo recente articolo sulla denominazione degli alimenti mi è sorta la curiosità di sapere se è corretto il nome “preparazione gastronomica vegana” sulle fettine “alternative al formaggio” di cui allego fotografia. Molte grazie Stefania Risponde l’avvocato Dario Dongo, Ph.D. in diritto alimentare Cara Stefania, La prima criticità che balza agli occhi, sul fronte dell’etichetta, è la dicitura ‘alternativa al formaggio’. Il c.d. cheese sounding è tassativamente vietato, come la Corte di Giustizia europea ha di recente ribadito. ‘Names (…) such as whey, cream, butter, cheese and yogurt, mentioned by the referring court cannot, in principle, be lawfully used to designate a purely plant-
  • 11. based product.’ (1) È proibito nominare il formaggio sulle etichette e pubblicità di alimenti che non si qualifichino in quanto tali né lo contengano come ingrediente. (2) All’atto pratico, ciò significa che l’informazione commerciale di un alimento a base vegetale non può richiamare il nome ‘formaggio’ neppure per presentarsi come sua ‘alternativa’ o ‘imitazione’. Nè tantomeno può venire utilizzato un claim comparativo di tipo nutrizionale tra alimenti che appartengano a categorie non comparabili. (3) La denominazione dell’alimento – ‘preparazione gastronomica vegana’ – è a sua volta di dubbia legittimità. Si tratta invero di una denominazione descrittiva, trattandosi di prodotto peculiare e dunque privo di un nome usuale. (4) E tuttavia non descrive alcunché, fatta salva l’esclusione del regno animale dalla composizione del prodotto, in quanto ‘vegano’. Si ripropone perciò l’esigenza di descrivere l’alimento con un minimo di accuratezza, ad esempio citando i suoi ingredienti primari. Ma forse è proprio ciò che il produttore delle ‘fettine vegane’ in esame vuole evitare, poiché esse sono
  • 12. composte in prevalenza da acqua e amido modificato. Oltre a olio di cocco, olio d’oliva (c.d. deodorato), e vari additivi. Dario Dongo Note (1) Corte di Giustizia europea, Causa C-422/16, sentenza 14.6.17 (2) Si configura altrimenti una violazione del reg. UE 1308/13, Allegato VII, Parte III (3) Cfr. reg. CE 1924/06, articolo 9. Secondo l’interpretazione condivisa con il Ministero della Salute e la Commissione europea, i claim comparativi possono venire ammessi soltanto tra alimenti che condividano, quantomeno, materie prime e occasioni di consumo (4) Come invece, ad esempio, il ‘tofu’. Ormai noto al consumatore medio in quanto prodotto a base di soia e acqua ——- Fonte: http://www.foodagriculturerequirements.com