1. News 18/SA/2016
Lunedì, 2 maggio 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.18 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 75 (9 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Un solo caso di allerta segnalata dall'Italia avente ad oggetto presenza di
Salmonella in risotto congelato dal Portogallo, con materie prime dalla Spagna.
Tra i casi di respingimenti alle frontiere: sostanza non autorizzata in grano alla rinfusa
da Argentina; aflatossine in nocciole kernel e noci dalla Georgia; alto livello di
migrazione globale in guanti di nitrile dalla Cina; migrazione di manganese ed
elevato livello di migrazione globale dal barbecue a gas dalla Cina.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: istamina in filetti di tonno fresco proveniente dalla
Spagna; mercurio in lombi di pesce spada refrigerati provenienti dalla Spagna;
instamina in sardine conservate in olio di oliva provenienti dalla Tunisia.
Questa settimana nessuna segnalazione ha ad oggetto esportazioni italiane in altri
paesi.
Fonte: rasff.eu
Due erbicidi vietati temporaneamente poiché interferenti endocrini. La
pubblicazione dei criteri scientifici per stabilire l’attività a livello endocrino è in
ritardo.
Dal 30 settembre nell’Unione europea saranno temporaneamente vietati due
erbicidi, l’amitrolo e l’isoproturon, interferenti endocrini che possono interferire con il
sistema ormonale, a problemi riproduttivi, infertilità e malformazioni fetali. La notizia è
stata anticipata dal britannico The Guardian, dopo che un comitato dell’Ue ha
deciso una moratoria sui due diserbanti. L’amitrolo, conosciuto anche come
aminotriazolo, è vietato in Italia, ma ampiamente usato in dieci paesi dell’Ue e
secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha “effetti sullo
sviluppo potenzialmente associati con effetti sulla tiroide”. L’isoproturon, che è
venduto in 22 paesi europei, secondo l’Efsa ha “effetti sulla riproduzione,
2. eventualmente associati ad azioni antiandrogeniche e antiestrogeniche”. Un
portavoce della Commissione Ue ha detto al Guardian che, oltre a queste
valutazioni dell’Efsa, ci sono altre gravi preoccupazioni sui rischi dei due erbicidi, che
hanno portato alla decisione della moratoria.
Il Regolamento europeo n. 1107/2009 ha introdotto nuovi criteri per l’approvazione
delle sostanze attive nei pesticidi, tra cui l’esclusione di sostanze con attività
endocrina da determinare con motivazioni scientifiche. In base a un altro
regolamento, il n.528 del 2012, la Commissione avrebbe dovuto definire queste
motivazioni entro il 13 dicembre 2015, cosa che non è avvenuta e che in gennaio
ha portato il Tribunale dell’Unione europea ad accogliere un ricorso della Svezia,
ammettendo di fatto che la Commissione Ue è venuta meno ai propri obblighi. Il
Tribunale ha respinto le giustificazioni della Commissione, secondo cui il ritardo
sarebbe motivato dalle critiche sollevate nei confronti dei criteri scientifici proposti
nell’estate del 2013 e dalla necessità di procedere a un’analisi d’impatto, per
valutare le incidenze delle diverse soluzioni possibili.
La definizione dei criteri scientifici per la determinazione degli interferenti
endocrini avrebbe potuto portare alla messa al bando di 31 pesticidi e, secondo
quanto afferma il Guardian, ci sono documenti che mostrano come la Commissione
europea sia stata oggetto di pressioni da parte del governo statunitense affinché
ritardasse la pubblicazione dei criteri per consentire un approccio meno restrittivo
nell’ambito del TTIP, il Trattato di libero scambio tra Ue e Usa, i cui negoziati sono in
corso da oltre due anni. (Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Semi di albicocca: rischio di avvelenamento da cianuro. L’Efsa mette in guardia
adulti e bambini. Vendita online incontrollata.
Mangiare semi di albicocca può essere pericoloso per i bambini. È questo il
messaggio espresso dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare)
nelparere scientifico richiesto dalla Commissione Europea. L’Autorità ha stabilito che
per un adulto bastano 3 semi di albicocca di piccole di dimensioni o mezzo seme
grande per superare i limiti di sicurezza. Per bambini molto piccoli basta un seme di
piccole dimensioni. La pericolosità è dovuta a una molecola
chiamata amigdalina (un composto cianogenico contenuto in grandi quantità
anche nelle mandorle amare). Se i semi vengono mangiati, l’amigdalina entra in
3. contatto con alcuni enzimi che la trasformano in cianuro. Ogni grammo di
amigdalina rilascia 59 mg di cianuro per cui l’avvelenamento può avere
conseguenze mortali (studi scientifici hanno stabilito che il cianuro può essere letale
già a dosi comprese tra 0,5 e 3,5 mg/kg di peso corporeo).
Per questo motivo l’Efsa ha imposto un limite di 20 microgrammi/kg di peso corporeo
come dose acuta di riferimento (DAR, ovvero la quantità di cianuro tollerabile per
l’esposizione occasionale). Sulla base delle ricerche Efsa ha potuto stabilire quante
semi si possono consumare in sicurezza: per gli adulti sono 370 mg, pari a 3 piccoli
semi, mentre per i bambini piccoli si scende a 60 mg, cioè mezzo seme piccolo.
commercializzati prevalentemente via internet da rivenditori situati in paesi terzi e
venduti come rimedio antitumorale. Alcuni siti raccomandano il consumo
quotidiano di 10 semi alle persone sane e di addirittura 60 semi ai malati di cancro.
In questi casi, la dose acuta di riferimento viene abbondantemente superata,
correndo il rischio di avvelenamento. I sintomi da avvelenamento da cianuro
comprendono nausea, febbre, mal di testa, insonnia, sete, letargia, nervosismo,
dolori articolari e muscolari e ipotensione.
Non c’è nessun pericolo legato al consumo delle albicocche anche se è
consigliabile evitare di mangiare i semi contenuti nel nocciolo che impedisce
qualsiasi contaminazione del frutto. (Articolo di Giulia Crepaldi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
In arrivo il vuoto a rendere per le bottiglie di acqua minerale di plastica: riportando
le confezioni al supermercato uno sconto immediato alla cassa.
Riconsegnare al fornitore un contenitore vuoto e ricevere, in cambio, una piccola
somma di denaro: ecco il significato di “vuoto a rendere”, una pratica che fino a
non molti anni fa permetteva di limitare la produzione di grandi quantità di
imballaggi. Questa buona abitudine è tuttora diffusa in molti Paesi dell’Unione
europea, dove i cittadini possono restituire gli imballaggi nelle apposite macchinette
collocate anche all’interno dei supermercati, ritirando la cauzione pagata al
momento dell’acquisto.
In Italia non è così perché le lobby dell’imballaggio plastico hanno fatto di tutto
perché il vuoto a rendere venisse “abrogato”, favorendo la modalità “usa e getta”
che sul piano etico, economico e ambientale non trova molte giustificazioni. Fra
pochi mesi però il sistema per riciclare le bottiglie di acqua minerale e i contenitori in
PET potrebbe cambiare. Non più buttati nei raccoglitori dei materiali in plastica ma
riconsegnati direttamente dai consumatori ai supermercati dove sono stati
acquistati.
Coripet, un nuovo consorzio volontario i cui fondatori sono grandi produttori di
4. acque minerali come Nestlé Mineral Water, Ferrarelle, Lete, Norda e Mariva, con
accanto le aziende di riciclo certificate EFSA quali i gruppi Aliplast, Dentis e
Valplastic, hanno presentato il 12 aprile scorso al Ministero dell’ambiente la
domanda per il riconoscimento di sistema autonomo per la gestione diretta degli
imballaggi in PET per liquidi alimentari.
Il progetto presentato al Senato, prevede una filiera chiusa, basata su un servizio
privato di selezione e raccolta degli imballaggi e un’organizzazione logistica per
consentire il riciclo, con operazioni certificate in ogni fase del processo. In pratica, la
raccolta dei contenitori PET avverrebbe presso i supermercati attraverso una sorta di
“vuoto a rendere” incentivante (il consumatore riceverebbe in cambio un buono
con uno sconto sulla spesa per ogni bottiglia conferita al contenitore).
Il ministero dell’Ambiente ha 90 giorni di tempo per esprimersi sulla richiesta
presentata, anche se dagli uffici che dovranno esaminare l’istanza trapela la
volontà di sollevare alcune obiezioni. Il progetto se andrà in porto, potrebbe
rappresentare una vera rivoluzione nel mondo delle bevande. Per i cittadini, il
cambiamento sarebbe altrettanto rilevante: le bottiglie di acqua non dovrebbero
più essere buttate nel contenitore dei rifiuti plastici, ma andrebbero riportate nei
supermercati dove verrebbero installati dei contenitori “intelligenti” in grado di
rilasciare un tagliando con lo sconto.
Il sistema che ricorda molto da vicino il vecchio “vuoto a rendere” applicato fino a
qualche decennio fa per le bottiglie di vetro e ora in uso in alcuni paesi europei
come la Germania dove la bottiglia vuota può essere riportata in un qualsiasi
negozio alimentare dotato di una macchinetta che legge il codice a barre e , in
cambio, consegna uno scontrino di circa 15 – 25 centesimi a bottiglia da
consegnare alla cassa. Il vuoto a rendere non vale solo per le bottiglie, ma anche
per quelle di vetro. Il sistema può scatenare anche processi virtuosi. A Berlino, ad
esempio, non è raro vedere bottiglie di vetro abbandonate in punti specifici della
città, per le persone bisognose che possono raccoglierle e avere una sorta di
guadagno alla restituzione. (Articolo di Luca Foltran)
Fonte: ilfattoalimentare.it
4000 persone colpite da norovirus per acqua in bottiglia in Spagna. L’emergenza
sembra finita, dubbi sulla contaminazione.
In Spagna il Dipartimento della Salute catalano lo scorso 25 aprile ha dichiarato
conclusa l’epidemia di gastroenterite dovuta al consumo di acqua contaminata da
norovirus confezionata in bottiglie e bottiglioni da 18,9 litri, distribuiti in 381 aziende
situate nelle province di Barcellona e Tarragona. La vicenda ha coinvolto 4.136
persone che nella maggior parte dei casi hanno riportato un quadro clinico lieve e
solo sei sono state ricoverate e dimesse dopo 24 – 48 ore.
Secondo l’Agenzia di sanità pubblica della Catalogna, l’infezione sarebbe stata
5. causata da una “contaminazione fecale umana” di norovirus, avvenuta
probabilmente presso la sorgente di approvvigionamento dell’acqua ad Andorra,
oppure nell’impianto di imbottigliamento. La tesi dell’inquinamento alla sorgente
non è condivisa dalle autorità di Andorra che, in attesa dei risultati di tutte le analisi,
dichiarano di non aver riscontrato alcuna infiltrazione di acque di scarico.
Un fatto descritto come “eccezionale” da Albert Bosch, professore di microbiologia
presso l’Università di Barcellona. Si tratta infatti della prima volta in cui viene rilevata
la presenza di norovirus in acqua in bottiglia, in quantità tra l’altro elevate.
Sul quotidiano El Mundo si legge che “la società Eden Springs España – la stessa che
ha distribuito i bottiglioni contaminati da norovirus – due settimane fa ha ritirato 6.150
contenitori da 19 litri della marca Font d’Arinsal, che erano state distribuite a 925
aziende di Barcellona e Tarragona”.
Fonte: ilfattoalimentare.it
6. causata da una “contaminazione fecale umana” di norovirus, avvenuta
probabilmente presso la sorgente di approvvigionamento dell’acqua ad Andorra,
oppure nell’impianto di imbottigliamento. La tesi dell’inquinamento alla sorgente
non è condivisa dalle autorità di Andorra che, in attesa dei risultati di tutte le analisi,
dichiarano di non aver riscontrato alcuna infiltrazione di acque di scarico.
Un fatto descritto come “eccezionale” da Albert Bosch, professore di microbiologia
presso l’Università di Barcellona. Si tratta infatti della prima volta in cui viene rilevata
la presenza di norovirus in acqua in bottiglia, in quantità tra l’altro elevate.
Sul quotidiano El Mundo si legge che “la società Eden Springs España – la stessa che
ha distribuito i bottiglioni contaminati da norovirus – due settimane fa ha ritirato 6.150
contenitori da 19 litri della marca Font d’Arinsal, che erano state distribuite a 925
aziende di Barcellona e Tarragona”.
Fonte: ilfattoalimentare.it