1. News 41/SA/2015
Lunedì,19 Ottobre 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Istamina in filetti di tonno e bottiglie di birra a rischio rottura. Ritirati dal mercato
europeo 58 prodotti.
Nella settimana n°41 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 58. Tre di queste sono quelle
inviate dal Ministero della salute italiano.
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia questa settimana non comprende casi di
allerta gravi, mentre per le informative dei prodotti che non implicano un intervento
urgente troviamo una segnalazione per istamina in filetti di tonno pinna gialla
(Thunnus albacares) refrigerati.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: aflatossine
in pistacchi dall’Iran; livello di migrazione globale troppo alto da guanti medicali
privi di lattice dalla Cina.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, la Germania segnala un’allerta per aflatossine in riso basmati; l’Inghilterra
segnala un’altra allerta per il rischio di rottura in bottiglie di birra; la Slovenia segnala
un’allerta per eccesso di mercurio in pesce spada affumicato. (Articolo di Valeria
Nardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
2. Miele: in arrivo la nuova legge su OGM, origine e ingredienti. Coldiretti non è
d’accordo con gli apicoltori.
Il Consiglio dei ministri il 12 ottobre 2015 ha esaminato preliminarmente la direttiva
europea 2014/63/UE sul miele, in attesa dell’approvazione definitiva delle
Commissioni competenti di Camera e Senato. In etichetta i consumatori non
noteranno grandi cambiamenti perché rimane l’obbligo di indicare il Paese di
origine in cui il miele è stato raccolto e, nel caso si tratti di miscela di mieli
provenienti da più Paesi, specificare se si tratti di nazioni Ue, extra Ue o entrambi.
La vera novità riguarda la proibizione eliminare o aggiungere qualunque
componente specifica del miele, incluso il polline e a definire quest’ultimo. Nel testo
della direttiva infatti viene espressamente specificato che il polline, solitamente
presente nel prodotto in misura poco rilevante (0,5% circa), non è “un ingrediente”
ma una “componente naturale” del miele. Si legge: “le api sono all’origine della
presenza di polline nel miele. I granuli pollinici cadono nel nettare raccolto dalle api.
Nell’alveare, il nettare raccolto e contenente granuli pollinici è trasformato in miele
dalle api. Stando ai dati disponibili, il polline aggiuntivo nel miele può provenire dal
polline sui peli delle api, dal polline nell’aria all’interno dell’alveare e dal polline
immagazzinato dalle api in celle e rilasciato in seguito all’apertura accidentale di
tali celle durante l’estrazione del miele da parte degli operatori alimentari.”
Secondo Coldiretti la scelta di definire una volta per tutte questa sostanza comporta
delle ripercussioni soprattutto per quanto riguarda la quantità di polline Ogm
ammesso. L’associazione spiega: “Un conto è calcolare il residuo dello 0,9%
sull’ingrediente*, un’altra cosa è valutarlo sull’intero prodotto. Ad esempio, in un
vasetto di miele da 1 kg che contiene in totale un grammo di polline l’obbligo di
etichettatura si applica solo con la presenza di ben 9 grammi di polline transgenico
e, quindi ciò non avverrebbe praticamente mai anche se tutto il polline fosse
transgenico”.
Una preoccupazione che non condivide Raffaele Cirone, presidente della
Federazione apicoltori italiani (Fai) «È da considerarsi forviante l’indicazione che
suggerisce al consumatore il rischio di assunzione di miele italiano contenente
polline geneticamente modificato, anche in virtù della scelta recente che l’Italia ha
fatto collocandosi tra quegli Stati membri dell’UE sul cui territorio è vietata la
coltivazione e la sperimentazione con OGM in agricoltura».
Nessun problema quindi per chi sceglie miele prodotto in Italia o negli altri Paesi che
hanno deciso di non coltivare piante geneticamente modificate.
3. «La vera battaglia, – continua Raffaele Cirone – è da combattere contro le
contraffazioni e le adulterazioni, ancora diffuse. Tra queste la vendita di miele
straniero spacciato per italiano oppure dichiarare un miele monoflora, ottenuto
prevalentemente da una specie botanica, quando ciò non corrisponde al vero. Per
avere informazioni oggettive sull’origine botanica e geografica di un miele, l’analisi
melissopalinologica rappresenta l’unica soluzione. Solo analisi accurate possono
tutelare consumatorie e produttori».
Lo 0,9% di tracce di OGM è la soglia massima consentita per i prodotti alimentari
(anche biologici) se la loro presenza è involontaria e tecnicamente inevitabile.
(Articolo di Valeria Nardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it