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MODELLI FAMILIARI
MODELLO IPER-
PROTETTIVO
MODELLO IPER-
PROTETTIVO
MODELLO
DEMOCRATICO
PERMISSIVO
MODELLO
DEMOCRATICO
PERMISSIVO
MODELLO
AUTORITARI
O
MODELLO
AUTORITARI
O
MODELLO
SACRIFICANT
E
MODELLO
SACRIFICANT
E
MODELLO
DELEGANTE
MODELLO
DELEGANTE
MODELLO
INTERMITTENTE
MODELLO
INTERMITTENTE
I MODELLI FAMILIARI DERIVANO DA “CREDENZE” E VALORI
IL PIU’ DELLE VOLTE INCONSAPEVOLI PERVADONO
INFLUENZANO IL NOSTRO MODO DI ESSERE :
 VENGONO AGITI PIÙ CHE SPIEGATI
 VI SONO MOLTE REGOLE NON DETTE
 NON ESISTONO MODELLI “PURI” MA TENDENZE
 SI SCAMBIA SPESSO IL MODELLO PER “REAZIONE”
 SONO MOLTO LEGATI ALLA REALTA’ STORICA E
SOCIALE
 REGOLE NON DETTE
 In questo caso è obbligatorio suddividere le regole che governano il comportamento dei
genitori e dei figli, poiché esse risultano speculari:
 le regole dei genitori
 nella vita bisogna sacrificarsi per gli altri e fare quello che piace agli altri per gioire delle
loro gioie oppure, semplicemente, per sentirsi stimati e accettati.
 il piacere è un’esperienza da non ricercare, solo il piacere del dare agli altri è legittimo
 i genitori, o uno solo dei due, sono la colonna portante della famiglia e assumono su di
sé tutte le incombenze della vita quotidiana della famiglia
 il genitore che viene esonerato da qualsiasi incombenza orienta tutte le sue energie nel
lavoro. Solo in alcuni casi estremi può disimpegnarsi su tutti i fronti e diventare una
specie di principe consorte
 i genitori hanno l’aspettativa che i figli li ricompenseranno per tutto ciò che stanno
facendo per loro, sia avendo successo nella vita, che ottenendo tutto ciò che loro non
hanno potuto avere.
 Le regole dei figli
 è preciso dovere dei genitori dare ai figli quello di cui hanno bisogno o, al contrario è
dovere del figlio dare soddisfazioni ai genitori
 i genitori hanno l’obbligo di mantenerli senza limiti di tempo ,o al contrario, è dovere del
figio contribuire al bilancio familiare
 nella vita c’è chi si sacrifica e chi da questo ne trae benefici
MODELLO SACRIFICANTEMODELLO SACRIFICANTE
HUMUS
 vita sofferta…
 educazione ricevuta molto rigida o
religiosa
 relazione complementare tra
genitori: uno si sacrifica altruista e
uno è superiore egoista
 aspetti depressivi latenti
QUALI SIGNIFICATI EMERGONO
 Ogni sacrificio meriterebbe riconoscimento, approvazione e ricompensa
 Il sacrificio non riconosciuto genera delusione, risentimento, scontentezza e l’idea che non si è fatto
abbastanza
 Il piacere è un’esperienza che spesso non ci si può permettere.
 Ognuno è libero di scegliersi spazi, tempi, modi del sacrificio
 I figli, sia maschi che femmine, sono spinti al sacrificio per ottenere il successo.
 Tutte le risorse della famiglia sono a disposizione dei figli, affinché abbiano l’opportunità di affermarsi.
 Se sei altruista gli altri ti accettano ma ti sfruttano.
 I figli si mostrano poco entusiasti, scontenti e sembrano scarsamente apprezzare questo benessere, anzi
spesso detestano il modello proposto dai genitori.
 Il sacrificio non approvato, infatti, genera un impegno maggiore nel sostenere il sacrificio stesso.
 In un sistema sacrificante i genitori si lamentano della vita ma non prendono alcuna iniziativa pratica per
migliorarla. Impiegano quasi tutte le energie nella soddisfazione dei bisogni della famiglia. I
comportamenti di rinuncia sono numerosi: non vanno al cinema, a teatro, in palestra, in vacanza. Molto
rara è la partecipazione a eventi di vita sociale, amicizie, gruppi culturali e politic, l’unica eccezione è la
frequentazione di gruppi religiosi.
 Il marito può essere poco coinvolto in ciò che accade in famiglia o perché si sacrifica nell’ambito
lavorativo o perché per sfuggire al clima familiare poco allegro si crea distrazioni e coinvolgimenti in altri
contesti.
 In alcuni casi (soprattutto quando la moglie sviluppa sintomi fisici o forme ipocondriache) diventa molto
simile alla moglie.
 Si osservano anche i figli che accettano il modello sacrificante e preferiscono impegnare il proprio tempo
più nello studio che nei divertimenti.
 Questi di solito aiutano i genitori in tutto e per tutto, sacrificando il proprio tempo libero per fare qualcosa
di utile per la famiglia.
RELAZIONI:
 Nelle relazioni si presentano quei comportamenti che possono
essere definiti come: “egoismo insano” ed “insano altruismo” . “il
comportamento altruista” , infatti, come Elster (1979) mette in
risalto, “conduce alla costruzione di relazioni sociali basate sulla
realtà di alcuni che danno ed altri che prendono, ma l’altruista ha
bisogno di egoisti insani che prendano ciò che lui dà”.
 Le relazioni sono spesso assimetriche e chi si sacrifica, anche se
apparentemente dimesso e sottomesso, è in una posizione di ferro
poiché mediante le sue rinunce ottiene una posizione di superiorità
facendo sempre sentire gli altri o in debito o in colpa.
 Questo crea un gioco familiare imperniato su un sistema di debiti e
crediti con slittamenti sul versante del ricatto morale.
 La relazione con i figli è spesso basata sull’altruismo insano per cui
i genitori danno senza che venga loro richiesto; se il sacrificio non
viene apprezzato, si lamentano, si arrabbiano,metteno in atto
comportamenti depressivi e tacciano i figli di ingratitudine, oppure
oppongono silenzi inquietanti e sgranano gli occhi stupiti se
qualcuno dice loro di imparare a ricevere, diventare preziosi e dare
solo quando viene loro espressamente richiesto, rendendo così il
loro sacrificio apprezzato e riconosciuto, poiché tale posizione si
scontra con il loro vissuto. A volte queste persone possono
razionalmente capire quel che sarebbe giusto o ragionevole ma
emotivamente rimangono inchiodati al loro repertorio
comportamentale usuale
 REGOLE NON DETTE
 la madre è ancora la “responsabile designata culturalmente” dell’educazione e dei comportamenti del
figlio. È costantemente preoccupata di non essere una madre “sufficientemente buona”
 il padre non è più il detentore delle regole, ma un osservatore esterno spesso inascoltato, per il suo
scarso interventismo e “potere decisionale”. Oppure il padre è come la madre, per cui entrambi sono
perfettamente in accordo sulla loro “missione” di genitori.
 fare tutto il possibile perché il figlio sia all’altezza degli status symbol prevalenti (essere vestiti alla moda,
fare attività extra scolastiche , avere il motorino essere non solo come gli altri ma avere di più).
 i genitori sono raramente capaci di intervenire con correttivi autorevoli. In altri termini non sono capaci di
punire
 ogni regola può cambiare soprattutto quando risulta troppo punitiva o frustrante per il figlio.
 la richiesta principale rivolta al figlio è quella di accettare i privilegi che la situazione offre con l’unico
vincolo di non fare resistenza
 chi si oppone, non perde alcun privilegio né l’amore dei genitori, rischia soltanto di farli soffrire
MODELLO IPER-
PROTETTIVO
MODELLO IPER-
PROTETTIVO
HUMUS
 reazione al modello familiare subito
 malattie o difficoltà dei figli
 quando un membro della coppia ha un
alto tasso di aggressività
 sensi di colpa della madre che lavora
 proiezione sui figli di quanto desiderato
dai genitori
 desiderio di controllo : chi protegge
decide …
QUALI SIGNIFICATI EMERGONO
 Si osserva un superinvestimento nel figlio elevato a simbolo del valore
positivo o negativo dell’intero nucleo familiare; un suo successo o
insuccesso o una sua anormalità (danti storti, troppo grasso,
insuccesso scolastico…) qualifica o squalifica un genitore.
 I singoli individui non valgono di per se stessi ma come parte di un
tutto che li trascende: LA FAMIGLIA
 La sovrabbondanza di cure e soprattutto quelle che possiamo definire
di “pronto soccorso” ( cioè intervenire continuamente e ripetutamente
nella vita del figlio) viene mandato come messaggio d’amore: “faccio
tutto questo perché ti amo”, ma contiene una sottile e inconsapevole
squalifica: “io faccio tutto per te perché forse da solo non ce la
faresti”, che può veicolare la sensazione o il sospetto nel figlio di esser
incapace.
 Spesso tale dubbio o profezia diviene realtà e può condurre a gravi
problematiche nella gestione della vita futura.
 In tale situazione di comodità nella grande maggioranza dei casi i figli
finiscono per arrendersi senza combattere, abdicando al pieno
controllo sulla loro vita e affidandola sempre più ai genitori.
 La loro vita si svolge nella gabbia dorata del privilegio da cui è difficile
uscire sia per debito di riconoscenza sia per incapacità.
 Ma è una gabbia dorata e prima o poi il confronto con la realtà ci sarà
NON DETTO E COMPORTAMENTO
DEI FIGLI
 Non è importante impegnarsi più di tanto
perché: non si va incontro a conseguenze
terribili i genitori o i nonni possono
intervenire e risolvere tutto
 i premi ed i regali non dipendono più
da cosa faccio o dai risultati che ottengo
poiché esisto e sono straordinario, le cose
mi spettano di diritto e non devo faticare
per ottenerle
 se non mi danno quello che voglio io…
 REGOLE NON DETTE
 esistono valori assoluti, immutabili, eterni da cui
discendono le regole
 le regole NON sono negoziabili
 ognuno deve rendere conto delle proprie azioni e
far fronte alle conseguenze che ne derivano
 la soddisfazione dei bisogni e dei desideri si
ottiene con l’impegno e producendo risultati
concreti
 ordine e disciplina sono i fondamenti della
convivenza
 ognuno è responsabile delle proprie azioni
 la libera iniziativa è prerogativa di chi comanda e
non si discute
MODELLO
AUTORITARIO
MODELLO
AUTORITARIO
HUMUS
 imitazione del modello familiare
ricevuto
 esperienze particolari di vita :
caserma, collegio, ecc.
 arroccamento sulle proprie
posizioni
 difficoltà ad entrare in contato
con la sfera emotiva
 insicurezza genitoriale
QUALI SIGNIFICATI EMERGONO
 Il padre cercherà di essere l’esempio vivente di ciò che va professando nella teoria .
la vita della famiglia sarà scandita da orari precisi sia riguardo ai pasti che alle uscite
ed ai rientri, da abitudini alimentari, da distribuzione di compiti specifici, che devono
essere assolutamente rispettati.
 Ai maschi è richiesto, in genere, un maggiore impegno a scuola, nello sport, nella
costruzione della loro posizione sociale rispetto alle femmine alle quali si richiedono
doti di remissività e docilità.
 A volte i figli adolescenti finiscono per accettare le norme vigenti e adeguano i loro
comportamenti in modo da farsi onore, dare soddisfazione ai genitori e ricevere
premi.
 Altrimenti, più attratti dai piaceri del mondo, si concentreranno meno sui doveri
ottenendo l’etichetta di “vagabondo” , inizieranno a frequentare compagnie e fare
esperienze all’insaputa della famiglia.
 Le persone che non aderiscono al modello familiare, iniziano tutta una serie di
manovre al clima di tensione che questo modello introduce:
 Restare più a lungo fuori casa
 Fare cose di nascosto
 Appena possibile cercare occasioni di lavoro o di studio in altre città
 Questi tentativi saranno ostacolati dai genitori finchè i figli dipenderanno
economicamente da loro, e il figlio si viene a trovare in una situazione in cui o negozia
o si ribella. Spesso le madri mediano con successo per i figli riuscendo ad ottenere
quanto basta loro per non far emergere aspri conflitti. Quando il rifiuto del modello
familiare da parte del figlio viene esasperato, questi il più delle volte finisce per
assumere posizioni radicali opposte che in realtà sono soltanto il rovescio della stessa
medaglia.
 Infine può capitare che alcuni figli, proprio perché hanno dovuto affrontare molti
RELAZIONI:
 si configura una gerarchia con il padre dominante
e gli altri in posizione di sudditanza; la madre
assume quasi sempre i ruolo di mediatrice quando
le posizioni sono divergenti.
 Se il figlio assume le stesse posizioni e valori dei
genitori si stabilisce una forma di
complementarietà connotata da una danza di
regole rigide e ruoli da rispettare, all’interno dei
quali appaiono possibilità di comportamenti
alternativi.
 Se il figlio si ribella gli scontri possono esser
decisamente violenti.
 In questo caso è molto importante la posizione
che la madre assume, poiché se lei si schiera
dalla parte del figlio il più delle volte gli scontri si
fanno ancora più intensi, e il padre aggredisce la
moglie perché si sente tradito
NON DETTO E COMPORTAMENTO
DEI FIGLI
 Non è importante impegnarsi più di
tanto perché: si ubbidisce e non si
discute
 i comportamenti accettabili sono
quelli che si uniformano alla scala
dei valori proposta
 i comportamenti inacettabili vanno
modificati o tenuti nascosti
 gli errori comportano punizioni,
talvolta molto pesanti.
 REGOLE NON DETTE
 il bene supremo da perseguire è “la pace
in famiglia”, l’armonia, l’amicizia.
 tutti i membri della famiglia fanno parte,
con pari diritti, del consiglio familiare fino
alla nascita
 ogni decisione deve scaturire dal
deliberato e unanime consenso di tutti
 fare il genitore non è solo un fatto
istintivo e naturale, ma comporta un
processo di informazione-formazione
MODELLO
DEMOCRATICO PERMISSIVO
MODELLO
DEMOCRATICO PERMISSIVO
HUMUS
 spesso studi superiori , laurea…
 entrambi i genitori hanno una parità
economica
 contesti sociali “alternativi”
 reazioni a modelli subiti
QUALI SIGNIFICATI EMERGONO
 Lo stile comunicativo democratico della coppia nasce in una situazione di partenza
paritetica sia riguardo alla forza contrattuale che dalla condivisione delle premesse e
non può essere trasposto pari pari, senza essere adattato e rielaborato nel contesto
allargato della famiglia con figli, perde la sua connotazione democratica per diventare
semplicemente permissivo.
 I figli in parlamento
In democrazia le regole vengono discusse tra pari, il figlio se ammesso alla discussione
o alla scelta autonoma in età precoce, viene caricato di una responsabilità troppo
grande per lui poiché non possiede né mappe concettuali, né competenze adatte ad
orientare i propri comportamenti verso il benessere fisiologico (nutrizione, ritmi
sonno/veglia, movimento/stasi, uso dei mass-media) e psicologico (valutazione
sicurezza/pericolo, calibrazione delle esperienze emotive e
affettive,attaccamento/distacco).
 I tribunali non esistono
In democrazia una volta stabilite le leggi, il loro mancato rispetto prevede sanzioni e
pene. Invece le premesse della famiglia democratico permissiva non prevedono che le
regole siano imposte con fermezza e decisione e tanto meno prevedono sanzioni: le
regole si possono solo enunciare, spiegare, argomentare con dolcezza e a parole. Una
regola senza conseguenze pragmatiche può esser definita consiglio, avvertimento, ma
non certamente regola o norma perché la sua trasgressione non prevede un effetto
pratico sul comportamento.
 Conclusioni: la famiglia democratico – permissiva vive in una costante fluttuazione e
trasformazione delle regole
NON DETTO E COMPORTAMENTO
DEI FIGLI
 Non è importante impegnarsi più di tanto perché:
le cose vanno fatte per convincimento e
consenso, non per imposizione
 il consenso si ottiene con il dialogo fondato su
argomenti validi e ragionevoli
 le regole vanno concordate
 la contrattazione è l’unico nemico della
prevaricazione il fine principale da perseguire è
l’armonia e l’assenza di conflitto
 tutti i componenti della famiglia hanno gli stessi
diritti
 REGOLE NON DETTE
 il dubbio prima di tutto
 sottoporre ogni propria azione
all’autocritica appena sorge il sospetto
che non sia efficace
 per prevenire danni maggiori è meglio
scende a compromessi
 non ci sono regole fisse: ogni regola è
oggetto di continua revisione
MODELLO INTERMITTENTEMODELLO INTERMITTENTE
HUMUS
 ricerca del nuovo
 grande senso di autocritica
 spinta quasi ossessiva all’eccellenza
 molta attenzione ai suggerimenti
dei media
QUALI SIGNIFICATI EMERGONO
 Nessuna posizione va mantenuta in maniera determinata
 Nulla è valido e rassicurante
 Si vive all’insegna del compromesso e della revisione continua delle proprie posizioni
 La costante è il cambiamento continuo
 Assenza di punti di riferimento e basi sicure.
 Metaforicamente queste persone sono come chi si è perduto nella foresta e per uscire prima prende una
direzione, poi, assalito dal dubbio di aver sbagliato, torna indietro, poi non vede via d’uscita e cambia strada di
nuovo, e così via fino a girare continuamente su sé stesso e tragicamente perdersi.
 Un esempio concreto è rappresentato dal comportamento assunto dai genitori nei confronti del figlio ribelle e
vagabondo che rifiuta qualunque tipo di indicazione correttiva. I genitori di solito prima cercano di intervenire
con prediche ed argomentazioni basate sulla ragionevolezza delle loro posizioni e l’irragionevolezza del figlio;
questo ha l’effetto dell’acqua sull’impermeabile. A questo tentativo fallito segue una strategia basata sulla
durezza, su restrizioni e atteggiamenti punitivi: il padre non concede la sua auto, la madre non da più soldi in
aggiunta alla paga settimanale. Il giglio allora si ribella e minaccia di andare a trovare i soldi altrove e di usare
l’auto della fidanzata o degli amici, i genitori si spaventano e cedono al ricatto, si arrendono e concedono di
nuovo auto e soldi. In tal modo non solo non producono alcun effetto ma rafforzano addirittura la condizione
patogena poiché il figlio avrà avuto la conferma del suo potere su di loro.
 I genitori spesso reagiscono pensando che forse devono valorizzare di più i loro figli, anche se non ha mostrato
granché da essere valorizzato. Purtroppo questo è anche il suggerimento che danno alcuni “specialisti” che
forniscono indicazioni più ideologiche che terapeutiche. Nel tentativo di valorizzare il figlio verranno offerti
ulteriori privilegi o opportunità; per esempio, recuperare negli studi con scuole private o realizzare un lavoro
che piace basandosi sull’investimento economico e lavorativo da parte dei genitori con la speranza che lo faccia
emergere
RELAZIONI:
 Nelle relazioni quotidiane i genitori possono passare da
posizioni rigide a posizioni morbide, da posizioni valorizzanti
a posizioni squalificanti, nei confronti dei figli.
 D’altro canto i figli inviano di continuo messaggi
contraddittori ai genitori, in alcuni occasioni sono ubbidienti
e collaborativi, in altre ribelli ed oppositivi,. Una volta
appariranno in grado di assumersi le responsabilità, in altre
completamente irresponsabili.
 Questo tipo di condizione delle relazioni tra genitori e figli si
osserva quando sia gli uni che gli altri manifestano una una
marcata incapacità di mantenere una posizione
determinata, incapacità tipica delle persone che
sottopongono se stesse egli altri a una continua revisione
critica fino al punto di divenire naufraghi in un mare di
dubbi senza nessun approdo sicuro.
 Anche in questo caso quella che di solito è una buona
predisposizione umana, ovvero la capacità critica nel
valutare posizioni ed azioni, quando è esasperata diviene
qualcosa di patogeno.
 REGOLE NON DETTE
 i genitori hanno molto da fare
 la ricerca della propria soddisfazione
avviene all’esterno del nucleo familiare
 ci sono persone delegate che si possono
occupare dei figi
 la responsabilità delle scelte non viene
condividivisa
 la regola è: ognuno per sè
MODELLO DELEGANTEMODELLO DELEGANTE
HUMUS
 famiglie in cui i genitori hanno un
altissimo investimento sul lavoro
 i genitori non hanno maturato un
percorso genitoriale
 i nonni sono il punto di riferimento
per i genitori
 problemi personali dei genitori
fanno si che l’attenzione sia solo
autocentrata
QUALI SIGNIFICATI EMERGONO:
 la coppia genitoriale resta assente nella
quotidianità dei figli, sono sempre
impegnati a fare altro.
 Le figure di riferimento sono adulti
delegati dai genitori stessi (spesso nonni
o baby sitter),l nei casi più gravi, i servizi
sociali. I genitori non hanno l’opportunità
di compiere delle scelte per i figli perché
in realtà li conoscono poco. Il rapporto si
incentra molto sui bisogni materiali in
compensazione ad una mancanza
affettiva quotidiana
RELAZIONI:
 le relazione sono basate su incontri
“casuali” e privi di profondità emotiva,
l’investimento viene fatto , da parte dei
figli, su figure altre che ne divengono
“genitori putativi”. Spesso il senso di
colpa da parte dei genitori fa in modo che
identifichino i bisogni materiali dei figli
con la genitorialità iper - compensandoli
con regali anche non richiesti e spesso
non apprezzati.
Deriva dei modelli
Famiglia
Iper - protettiva
autoritaria
Democratico
Permissiva
delegante
invischiamento
Confusione dei
ruoli
Dipendenza
Psicologica
Confusione dei
ruoli invischiamento
Gestione
routinaria
disconferma
Dipendenza
Psicologica
Triangolazione
Integrazione dei modelli
Famiglia
Iper - protettiva
autoritaria
Democratico
Permissiva
delegante
Genitore
isola
regole eludibili
Protezione dal
mondo
Educazione
Al confronto Regole negoziate
Contenimento
es
Genitore
modello
Regole
ineludibili
Apertura
esterna
Il rIcatto morale
Cos’è il ricatto morale.
Il ricatto morale è una potente forma di manipolazione
in cui una persona a noi vicina minaccia,
in modo diretto o indiretto,
di punirci se non facciamo quello che vuole.
Alla base di ogni tipo di ricatto,
c’è una basilare minaccia,
che può essere espressa in molti modi diversi:
se non ti comporti come voglio io, la pagherai.
Un ricattatore criminale può minacciare di rivelare qualcosa del passato di una persona
per rovinarne la reputazione,
oppure può richiedere denaro per mantenere un segreto.
Perché tante persone sveglie e capaci fanno fatica a comprendere un comportamento che appare
così ovvio?
Un motivo chiave è che i manipolatori riescono a rendere molto difficile,quasi impossibile,
vedere come ci stanno manipolando, perché avvolgono le loro azioni nell’oscurità di una fitta nebbia.
Ognuna delle loro vittime, se appena potesse, contrattaccherebbe,
ma i ricattatori impediscono loro divedere quello che sta accadendo.
Si usa il termine nebbia come metafora della confusione che i ricattatori creano in noi.
Come la nebbia è formata da tre elementi:
inquinamento, vapore e freddo, così tre sono gli strumenti di ogni ricattatore:
Persi nella nebbia.
Paura
Senso del dovere
Senso di colpa
I ricattatoripompanoall’interno delle loro relazioni una
nebbiache tutto avvolge,in mododaessere certi che noi
avremo pauradicontestarli, che ci sentiremo obbligati a
cedere e che, se non ce lafacciamo, ci sentiremo soffocatidai
sensidi colpa.
MODELLI:
IL PUNITIVO
Il più identificabile dei ricattatori è il punitivo,
non perché sia il più diffuso, ma perché è da
ritenersi il più ovvio.
È impossibile non rendersi conto di aver
incontrato un soggetto punitivo,
perché ogni opposizione scatena la sua
rabbia.
I ricattatori punitivi possono esprimere la loro rabbia con aggressività,
con minacce dirette :
PUNITIVI ATTIVI PUNITIVI PASSIVI
“SE RIPRENDI A LAVORARE TI LASCIO”
“SE NON ENTRI NELL’IMPRESA DI FAMIGLIA,
TI CANCELLO DAL TESTAMENTO”
“SE CHIEDI IL DIVORZIO,
NON RIVREDRAI PIU’ I BAMBINI”
“SE NON ACCETTI DI FARE GLI SRAORDINARI,
PUOI SCORDARTI QUELLA PROMOZIONE”.
“VAI VAI DIVERTITI PURE RESTO IO IN UFFICIO A
LAVORARE”
“ESCI CON LA TUA RAGAZZA E LASCI
QUI LA TUA POVERA MAMMA DA SOLA?”
“HO LAVORATO TANTO PER TE E ADESSO VAI A LAVORARE
PER UN’ALTRA AZIENDA:E VA BENE, TANTO PRIMA
LI FORMI E POI LI PERDI!”
SILENZIO !!!!!!!!
PUNITIVI ATTIVI E PASSIVI
LA VITTIMA
“Come sto?”
chiede quando il telefono infine suona.
“Mi chiedi come sto?
Non mi telefoni, non vieni a trovarmi.
Hai dimenticato la tua stessa madre.
Per quello che ti importa di me,
potrei anche infilare la testa nel forno
e aprire il gas”.
Non si fanno minacce,
e neppure si minacciano
di farsi del male.
Ma ci fanno sapere,
in modo inequivocabile
che se non facciamo quello che
vogliamo loro soffriranno,
e la colpa sarà solo nostra .
Questa ultima parte dell’accusa spesso non viene espressa a parole
ma può fare miracoli nella coscienza del bersaglio scelto come vittima.
Il gioco di società in cui sono maestri è:
“Indovina cosa mi hai fatto”
Ci riveleranno i loro desideri quando aggraderà loro,
dopo averci lasciato macerare per ore,
anche per settimane, nell’ansia e nella preoccupazione.
Le vittime in apparenza, possono sembrare creature deboli,
ma in realtà sono solo un tipo particolarmente quieto di tiranni.
Non urlano, non fanno scenate, eppure con il loro comportamento
ci feriscono, ci ingannano, ci fanno arrabbiare.
Non sempre le vittime soffrono in silenzio.
Alcune amano condividere con noi i dettagli delle loro sventure e,
come i loro cugini silenziosi, si aspettano che noi facciamo qualcosa.
Le vittime ci dicono che tutte le carte sono contro di loro, che
il destino è avverso.
La loro canzone potrebbe essere quella di un blues che fa:
“Se non fosse stato per la sfortuna certo non avrebbe avuto sfortuna” .
Tutto quello di cui hanno bisogno è che la sorte smetta di accanirsi contro di loro.
Spesso queste persone hanno un fascino da “cucciolo bisognoso” che può risultare molto attraente.
Le vittime ci fanno sapere che se la sorte continua ad accanirsi contro di loro,
ovvero se non daremo loro ciò che vogliono, saranno sconfitti.
Così mettono in moto il nostro istinto da “crocerossina” .
Il problema è che se per una volta impediamo alla sorte di accanirsi contro di loro come chiedono,
torneranno da noi con la stessa richiesta.
Diventare crocerossina di una vittima è un lavoro a tempo pieno, non basta una volta soltanto.
Non sempre le vittime soffrono in silenzio. Alcune amano condividere con noi i dettagli delle
loro sventure e,
come i loro cugini silenziosi, si aspettano che noi facciamo qualcosa.
Le vittime ci dicono che tutte le carte sono contro di loro, che il destino è avverso.
La vittima delle circostanze.
A volte quello che ci offre un seduttore è qualcosa di meno concreto delle
ricompense materiali.
Molti seduttori trafficano con ricompense emotive, castelli in aria pieni d’amore,
comprensione,
famiglie felici e ferite guarite. Il biglietto d’ingresso a queste ricche,
pure fantasie ha un unico costo:
cedere ai desideri del seduttore.
Il seduttore.
I seduttori sono il tipo più subdolo di ricattatori.
Ci incoraggiano, ci promettono amore o denaro o carriera,
la proverbiale carota che accompagna il bastone,
e poi ci chiariscono che, se non ci comportiamo come vogliono loro,
non riceveremo alcun premio.
La ricompensa sembra appetitosa,
ma ogni volta che ci arriviamo vicino i seduttori la trasformano in cenere.
Purtroppo il desiderio di avere quello che ci è stato promesso può essere
così forte da farci sopportare diversi incontri con ricompense
che non si concretizzano mai; prima di comprendere che
siamo vittime di un ricatto morale.

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Modelli familiari

  • 3. I MODELLI FAMILIARI DERIVANO DA “CREDENZE” E VALORI IL PIU’ DELLE VOLTE INCONSAPEVOLI PERVADONO INFLUENZANO IL NOSTRO MODO DI ESSERE :  VENGONO AGITI PIÙ CHE SPIEGATI  VI SONO MOLTE REGOLE NON DETTE  NON ESISTONO MODELLI “PURI” MA TENDENZE  SI SCAMBIA SPESSO IL MODELLO PER “REAZIONE”  SONO MOLTO LEGATI ALLA REALTA’ STORICA E SOCIALE
  • 4.  REGOLE NON DETTE  In questo caso è obbligatorio suddividere le regole che governano il comportamento dei genitori e dei figli, poiché esse risultano speculari:  le regole dei genitori  nella vita bisogna sacrificarsi per gli altri e fare quello che piace agli altri per gioire delle loro gioie oppure, semplicemente, per sentirsi stimati e accettati.  il piacere è un’esperienza da non ricercare, solo il piacere del dare agli altri è legittimo  i genitori, o uno solo dei due, sono la colonna portante della famiglia e assumono su di sé tutte le incombenze della vita quotidiana della famiglia  il genitore che viene esonerato da qualsiasi incombenza orienta tutte le sue energie nel lavoro. Solo in alcuni casi estremi può disimpegnarsi su tutti i fronti e diventare una specie di principe consorte  i genitori hanno l’aspettativa che i figli li ricompenseranno per tutto ciò che stanno facendo per loro, sia avendo successo nella vita, che ottenendo tutto ciò che loro non hanno potuto avere.  Le regole dei figli  è preciso dovere dei genitori dare ai figli quello di cui hanno bisogno o, al contrario è dovere del figlio dare soddisfazioni ai genitori  i genitori hanno l’obbligo di mantenerli senza limiti di tempo ,o al contrario, è dovere del figio contribuire al bilancio familiare  nella vita c’è chi si sacrifica e chi da questo ne trae benefici MODELLO SACRIFICANTEMODELLO SACRIFICANTE
  • 5. HUMUS  vita sofferta…  educazione ricevuta molto rigida o religiosa  relazione complementare tra genitori: uno si sacrifica altruista e uno è superiore egoista  aspetti depressivi latenti
  • 6. QUALI SIGNIFICATI EMERGONO  Ogni sacrificio meriterebbe riconoscimento, approvazione e ricompensa  Il sacrificio non riconosciuto genera delusione, risentimento, scontentezza e l’idea che non si è fatto abbastanza  Il piacere è un’esperienza che spesso non ci si può permettere.  Ognuno è libero di scegliersi spazi, tempi, modi del sacrificio  I figli, sia maschi che femmine, sono spinti al sacrificio per ottenere il successo.  Tutte le risorse della famiglia sono a disposizione dei figli, affinché abbiano l’opportunità di affermarsi.  Se sei altruista gli altri ti accettano ma ti sfruttano.  I figli si mostrano poco entusiasti, scontenti e sembrano scarsamente apprezzare questo benessere, anzi spesso detestano il modello proposto dai genitori.  Il sacrificio non approvato, infatti, genera un impegno maggiore nel sostenere il sacrificio stesso.  In un sistema sacrificante i genitori si lamentano della vita ma non prendono alcuna iniziativa pratica per migliorarla. Impiegano quasi tutte le energie nella soddisfazione dei bisogni della famiglia. I comportamenti di rinuncia sono numerosi: non vanno al cinema, a teatro, in palestra, in vacanza. Molto rara è la partecipazione a eventi di vita sociale, amicizie, gruppi culturali e politic, l’unica eccezione è la frequentazione di gruppi religiosi.  Il marito può essere poco coinvolto in ciò che accade in famiglia o perché si sacrifica nell’ambito lavorativo o perché per sfuggire al clima familiare poco allegro si crea distrazioni e coinvolgimenti in altri contesti.  In alcuni casi (soprattutto quando la moglie sviluppa sintomi fisici o forme ipocondriache) diventa molto simile alla moglie.  Si osservano anche i figli che accettano il modello sacrificante e preferiscono impegnare il proprio tempo più nello studio che nei divertimenti.  Questi di solito aiutano i genitori in tutto e per tutto, sacrificando il proprio tempo libero per fare qualcosa di utile per la famiglia.
  • 7. RELAZIONI:  Nelle relazioni si presentano quei comportamenti che possono essere definiti come: “egoismo insano” ed “insano altruismo” . “il comportamento altruista” , infatti, come Elster (1979) mette in risalto, “conduce alla costruzione di relazioni sociali basate sulla realtà di alcuni che danno ed altri che prendono, ma l’altruista ha bisogno di egoisti insani che prendano ciò che lui dà”.  Le relazioni sono spesso assimetriche e chi si sacrifica, anche se apparentemente dimesso e sottomesso, è in una posizione di ferro poiché mediante le sue rinunce ottiene una posizione di superiorità facendo sempre sentire gli altri o in debito o in colpa.  Questo crea un gioco familiare imperniato su un sistema di debiti e crediti con slittamenti sul versante del ricatto morale.  La relazione con i figli è spesso basata sull’altruismo insano per cui i genitori danno senza che venga loro richiesto; se il sacrificio non viene apprezzato, si lamentano, si arrabbiano,metteno in atto comportamenti depressivi e tacciano i figli di ingratitudine, oppure oppongono silenzi inquietanti e sgranano gli occhi stupiti se qualcuno dice loro di imparare a ricevere, diventare preziosi e dare solo quando viene loro espressamente richiesto, rendendo così il loro sacrificio apprezzato e riconosciuto, poiché tale posizione si scontra con il loro vissuto. A volte queste persone possono razionalmente capire quel che sarebbe giusto o ragionevole ma emotivamente rimangono inchiodati al loro repertorio comportamentale usuale
  • 8.  REGOLE NON DETTE  la madre è ancora la “responsabile designata culturalmente” dell’educazione e dei comportamenti del figlio. È costantemente preoccupata di non essere una madre “sufficientemente buona”  il padre non è più il detentore delle regole, ma un osservatore esterno spesso inascoltato, per il suo scarso interventismo e “potere decisionale”. Oppure il padre è come la madre, per cui entrambi sono perfettamente in accordo sulla loro “missione” di genitori.  fare tutto il possibile perché il figlio sia all’altezza degli status symbol prevalenti (essere vestiti alla moda, fare attività extra scolastiche , avere il motorino essere non solo come gli altri ma avere di più).  i genitori sono raramente capaci di intervenire con correttivi autorevoli. In altri termini non sono capaci di punire  ogni regola può cambiare soprattutto quando risulta troppo punitiva o frustrante per il figlio.  la richiesta principale rivolta al figlio è quella di accettare i privilegi che la situazione offre con l’unico vincolo di non fare resistenza  chi si oppone, non perde alcun privilegio né l’amore dei genitori, rischia soltanto di farli soffrire MODELLO IPER- PROTETTIVO MODELLO IPER- PROTETTIVO
  • 9. HUMUS  reazione al modello familiare subito  malattie o difficoltà dei figli  quando un membro della coppia ha un alto tasso di aggressività  sensi di colpa della madre che lavora  proiezione sui figli di quanto desiderato dai genitori  desiderio di controllo : chi protegge decide …
  • 10. QUALI SIGNIFICATI EMERGONO  Si osserva un superinvestimento nel figlio elevato a simbolo del valore positivo o negativo dell’intero nucleo familiare; un suo successo o insuccesso o una sua anormalità (danti storti, troppo grasso, insuccesso scolastico…) qualifica o squalifica un genitore.  I singoli individui non valgono di per se stessi ma come parte di un tutto che li trascende: LA FAMIGLIA  La sovrabbondanza di cure e soprattutto quelle che possiamo definire di “pronto soccorso” ( cioè intervenire continuamente e ripetutamente nella vita del figlio) viene mandato come messaggio d’amore: “faccio tutto questo perché ti amo”, ma contiene una sottile e inconsapevole squalifica: “io faccio tutto per te perché forse da solo non ce la faresti”, che può veicolare la sensazione o il sospetto nel figlio di esser incapace.  Spesso tale dubbio o profezia diviene realtà e può condurre a gravi problematiche nella gestione della vita futura.  In tale situazione di comodità nella grande maggioranza dei casi i figli finiscono per arrendersi senza combattere, abdicando al pieno controllo sulla loro vita e affidandola sempre più ai genitori.  La loro vita si svolge nella gabbia dorata del privilegio da cui è difficile uscire sia per debito di riconoscenza sia per incapacità.  Ma è una gabbia dorata e prima o poi il confronto con la realtà ci sarà
  • 11. NON DETTO E COMPORTAMENTO DEI FIGLI  Non è importante impegnarsi più di tanto perché: non si va incontro a conseguenze terribili i genitori o i nonni possono intervenire e risolvere tutto  i premi ed i regali non dipendono più da cosa faccio o dai risultati che ottengo poiché esisto e sono straordinario, le cose mi spettano di diritto e non devo faticare per ottenerle  se non mi danno quello che voglio io…
  • 12.  REGOLE NON DETTE  esistono valori assoluti, immutabili, eterni da cui discendono le regole  le regole NON sono negoziabili  ognuno deve rendere conto delle proprie azioni e far fronte alle conseguenze che ne derivano  la soddisfazione dei bisogni e dei desideri si ottiene con l’impegno e producendo risultati concreti  ordine e disciplina sono i fondamenti della convivenza  ognuno è responsabile delle proprie azioni  la libera iniziativa è prerogativa di chi comanda e non si discute MODELLO AUTORITARIO MODELLO AUTORITARIO
  • 13. HUMUS  imitazione del modello familiare ricevuto  esperienze particolari di vita : caserma, collegio, ecc.  arroccamento sulle proprie posizioni  difficoltà ad entrare in contato con la sfera emotiva  insicurezza genitoriale
  • 14. QUALI SIGNIFICATI EMERGONO  Il padre cercherà di essere l’esempio vivente di ciò che va professando nella teoria . la vita della famiglia sarà scandita da orari precisi sia riguardo ai pasti che alle uscite ed ai rientri, da abitudini alimentari, da distribuzione di compiti specifici, che devono essere assolutamente rispettati.  Ai maschi è richiesto, in genere, un maggiore impegno a scuola, nello sport, nella costruzione della loro posizione sociale rispetto alle femmine alle quali si richiedono doti di remissività e docilità.  A volte i figli adolescenti finiscono per accettare le norme vigenti e adeguano i loro comportamenti in modo da farsi onore, dare soddisfazione ai genitori e ricevere premi.  Altrimenti, più attratti dai piaceri del mondo, si concentreranno meno sui doveri ottenendo l’etichetta di “vagabondo” , inizieranno a frequentare compagnie e fare esperienze all’insaputa della famiglia.  Le persone che non aderiscono al modello familiare, iniziano tutta una serie di manovre al clima di tensione che questo modello introduce:  Restare più a lungo fuori casa  Fare cose di nascosto  Appena possibile cercare occasioni di lavoro o di studio in altre città  Questi tentativi saranno ostacolati dai genitori finchè i figli dipenderanno economicamente da loro, e il figlio si viene a trovare in una situazione in cui o negozia o si ribella. Spesso le madri mediano con successo per i figli riuscendo ad ottenere quanto basta loro per non far emergere aspri conflitti. Quando il rifiuto del modello familiare da parte del figlio viene esasperato, questi il più delle volte finisce per assumere posizioni radicali opposte che in realtà sono soltanto il rovescio della stessa medaglia.  Infine può capitare che alcuni figli, proprio perché hanno dovuto affrontare molti
  • 15. RELAZIONI:  si configura una gerarchia con il padre dominante e gli altri in posizione di sudditanza; la madre assume quasi sempre i ruolo di mediatrice quando le posizioni sono divergenti.  Se il figlio assume le stesse posizioni e valori dei genitori si stabilisce una forma di complementarietà connotata da una danza di regole rigide e ruoli da rispettare, all’interno dei quali appaiono possibilità di comportamenti alternativi.  Se il figlio si ribella gli scontri possono esser decisamente violenti.  In questo caso è molto importante la posizione che la madre assume, poiché se lei si schiera dalla parte del figlio il più delle volte gli scontri si fanno ancora più intensi, e il padre aggredisce la moglie perché si sente tradito
  • 16. NON DETTO E COMPORTAMENTO DEI FIGLI  Non è importante impegnarsi più di tanto perché: si ubbidisce e non si discute  i comportamenti accettabili sono quelli che si uniformano alla scala dei valori proposta  i comportamenti inacettabili vanno modificati o tenuti nascosti  gli errori comportano punizioni, talvolta molto pesanti.
  • 17.  REGOLE NON DETTE  il bene supremo da perseguire è “la pace in famiglia”, l’armonia, l’amicizia.  tutti i membri della famiglia fanno parte, con pari diritti, del consiglio familiare fino alla nascita  ogni decisione deve scaturire dal deliberato e unanime consenso di tutti  fare il genitore non è solo un fatto istintivo e naturale, ma comporta un processo di informazione-formazione MODELLO DEMOCRATICO PERMISSIVO MODELLO DEMOCRATICO PERMISSIVO
  • 18. HUMUS  spesso studi superiori , laurea…  entrambi i genitori hanno una parità economica  contesti sociali “alternativi”  reazioni a modelli subiti
  • 19. QUALI SIGNIFICATI EMERGONO  Lo stile comunicativo democratico della coppia nasce in una situazione di partenza paritetica sia riguardo alla forza contrattuale che dalla condivisione delle premesse e non può essere trasposto pari pari, senza essere adattato e rielaborato nel contesto allargato della famiglia con figli, perde la sua connotazione democratica per diventare semplicemente permissivo.  I figli in parlamento In democrazia le regole vengono discusse tra pari, il figlio se ammesso alla discussione o alla scelta autonoma in età precoce, viene caricato di una responsabilità troppo grande per lui poiché non possiede né mappe concettuali, né competenze adatte ad orientare i propri comportamenti verso il benessere fisiologico (nutrizione, ritmi sonno/veglia, movimento/stasi, uso dei mass-media) e psicologico (valutazione sicurezza/pericolo, calibrazione delle esperienze emotive e affettive,attaccamento/distacco).  I tribunali non esistono In democrazia una volta stabilite le leggi, il loro mancato rispetto prevede sanzioni e pene. Invece le premesse della famiglia democratico permissiva non prevedono che le regole siano imposte con fermezza e decisione e tanto meno prevedono sanzioni: le regole si possono solo enunciare, spiegare, argomentare con dolcezza e a parole. Una regola senza conseguenze pragmatiche può esser definita consiglio, avvertimento, ma non certamente regola o norma perché la sua trasgressione non prevede un effetto pratico sul comportamento.  Conclusioni: la famiglia democratico – permissiva vive in una costante fluttuazione e trasformazione delle regole
  • 20. NON DETTO E COMPORTAMENTO DEI FIGLI  Non è importante impegnarsi più di tanto perché: le cose vanno fatte per convincimento e consenso, non per imposizione  il consenso si ottiene con il dialogo fondato su argomenti validi e ragionevoli  le regole vanno concordate  la contrattazione è l’unico nemico della prevaricazione il fine principale da perseguire è l’armonia e l’assenza di conflitto  tutti i componenti della famiglia hanno gli stessi diritti
  • 21.  REGOLE NON DETTE  il dubbio prima di tutto  sottoporre ogni propria azione all’autocritica appena sorge il sospetto che non sia efficace  per prevenire danni maggiori è meglio scende a compromessi  non ci sono regole fisse: ogni regola è oggetto di continua revisione MODELLO INTERMITTENTEMODELLO INTERMITTENTE
  • 22. HUMUS  ricerca del nuovo  grande senso di autocritica  spinta quasi ossessiva all’eccellenza  molta attenzione ai suggerimenti dei media
  • 23. QUALI SIGNIFICATI EMERGONO  Nessuna posizione va mantenuta in maniera determinata  Nulla è valido e rassicurante  Si vive all’insegna del compromesso e della revisione continua delle proprie posizioni  La costante è il cambiamento continuo  Assenza di punti di riferimento e basi sicure.  Metaforicamente queste persone sono come chi si è perduto nella foresta e per uscire prima prende una direzione, poi, assalito dal dubbio di aver sbagliato, torna indietro, poi non vede via d’uscita e cambia strada di nuovo, e così via fino a girare continuamente su sé stesso e tragicamente perdersi.  Un esempio concreto è rappresentato dal comportamento assunto dai genitori nei confronti del figlio ribelle e vagabondo che rifiuta qualunque tipo di indicazione correttiva. I genitori di solito prima cercano di intervenire con prediche ed argomentazioni basate sulla ragionevolezza delle loro posizioni e l’irragionevolezza del figlio; questo ha l’effetto dell’acqua sull’impermeabile. A questo tentativo fallito segue una strategia basata sulla durezza, su restrizioni e atteggiamenti punitivi: il padre non concede la sua auto, la madre non da più soldi in aggiunta alla paga settimanale. Il giglio allora si ribella e minaccia di andare a trovare i soldi altrove e di usare l’auto della fidanzata o degli amici, i genitori si spaventano e cedono al ricatto, si arrendono e concedono di nuovo auto e soldi. In tal modo non solo non producono alcun effetto ma rafforzano addirittura la condizione patogena poiché il figlio avrà avuto la conferma del suo potere su di loro.  I genitori spesso reagiscono pensando che forse devono valorizzare di più i loro figli, anche se non ha mostrato granché da essere valorizzato. Purtroppo questo è anche il suggerimento che danno alcuni “specialisti” che forniscono indicazioni più ideologiche che terapeutiche. Nel tentativo di valorizzare il figlio verranno offerti ulteriori privilegi o opportunità; per esempio, recuperare negli studi con scuole private o realizzare un lavoro che piace basandosi sull’investimento economico e lavorativo da parte dei genitori con la speranza che lo faccia emergere
  • 24. RELAZIONI:  Nelle relazioni quotidiane i genitori possono passare da posizioni rigide a posizioni morbide, da posizioni valorizzanti a posizioni squalificanti, nei confronti dei figli.  D’altro canto i figli inviano di continuo messaggi contraddittori ai genitori, in alcuni occasioni sono ubbidienti e collaborativi, in altre ribelli ed oppositivi,. Una volta appariranno in grado di assumersi le responsabilità, in altre completamente irresponsabili.  Questo tipo di condizione delle relazioni tra genitori e figli si osserva quando sia gli uni che gli altri manifestano una una marcata incapacità di mantenere una posizione determinata, incapacità tipica delle persone che sottopongono se stesse egli altri a una continua revisione critica fino al punto di divenire naufraghi in un mare di dubbi senza nessun approdo sicuro.  Anche in questo caso quella che di solito è una buona predisposizione umana, ovvero la capacità critica nel valutare posizioni ed azioni, quando è esasperata diviene qualcosa di patogeno.
  • 25.  REGOLE NON DETTE  i genitori hanno molto da fare  la ricerca della propria soddisfazione avviene all’esterno del nucleo familiare  ci sono persone delegate che si possono occupare dei figi  la responsabilità delle scelte non viene condividivisa  la regola è: ognuno per sè MODELLO DELEGANTEMODELLO DELEGANTE
  • 26. HUMUS  famiglie in cui i genitori hanno un altissimo investimento sul lavoro  i genitori non hanno maturato un percorso genitoriale  i nonni sono il punto di riferimento per i genitori  problemi personali dei genitori fanno si che l’attenzione sia solo autocentrata
  • 27. QUALI SIGNIFICATI EMERGONO:  la coppia genitoriale resta assente nella quotidianità dei figli, sono sempre impegnati a fare altro.  Le figure di riferimento sono adulti delegati dai genitori stessi (spesso nonni o baby sitter),l nei casi più gravi, i servizi sociali. I genitori non hanno l’opportunità di compiere delle scelte per i figli perché in realtà li conoscono poco. Il rapporto si incentra molto sui bisogni materiali in compensazione ad una mancanza affettiva quotidiana
  • 28. RELAZIONI:  le relazione sono basate su incontri “casuali” e privi di profondità emotiva, l’investimento viene fatto , da parte dei figli, su figure altre che ne divengono “genitori putativi”. Spesso il senso di colpa da parte dei genitori fa in modo che identifichino i bisogni materiali dei figli con la genitorialità iper - compensandoli con regali anche non richiesti e spesso non apprezzati.
  • 29. Deriva dei modelli Famiglia Iper - protettiva autoritaria Democratico Permissiva delegante invischiamento Confusione dei ruoli Dipendenza Psicologica Confusione dei ruoli invischiamento Gestione routinaria disconferma Dipendenza Psicologica Triangolazione
  • 30. Integrazione dei modelli Famiglia Iper - protettiva autoritaria Democratico Permissiva delegante Genitore isola regole eludibili Protezione dal mondo Educazione Al confronto Regole negoziate Contenimento es Genitore modello Regole ineludibili Apertura esterna
  • 32. Cos’è il ricatto morale. Il ricatto morale è una potente forma di manipolazione in cui una persona a noi vicina minaccia, in modo diretto o indiretto, di punirci se non facciamo quello che vuole. Alla base di ogni tipo di ricatto, c’è una basilare minaccia, che può essere espressa in molti modi diversi: se non ti comporti come voglio io, la pagherai. Un ricattatore criminale può minacciare di rivelare qualcosa del passato di una persona per rovinarne la reputazione, oppure può richiedere denaro per mantenere un segreto.
  • 33. Perché tante persone sveglie e capaci fanno fatica a comprendere un comportamento che appare così ovvio? Un motivo chiave è che i manipolatori riescono a rendere molto difficile,quasi impossibile, vedere come ci stanno manipolando, perché avvolgono le loro azioni nell’oscurità di una fitta nebbia. Ognuna delle loro vittime, se appena potesse, contrattaccherebbe, ma i ricattatori impediscono loro divedere quello che sta accadendo. Si usa il termine nebbia come metafora della confusione che i ricattatori creano in noi. Come la nebbia è formata da tre elementi: inquinamento, vapore e freddo, così tre sono gli strumenti di ogni ricattatore: Persi nella nebbia.
  • 35. I ricattatoripompanoall’interno delle loro relazioni una nebbiache tutto avvolge,in mododaessere certi che noi avremo pauradicontestarli, che ci sentiremo obbligati a cedere e che, se non ce lafacciamo, ci sentiremo soffocatidai sensidi colpa.
  • 36. MODELLI: IL PUNITIVO Il più identificabile dei ricattatori è il punitivo, non perché sia il più diffuso, ma perché è da ritenersi il più ovvio. È impossibile non rendersi conto di aver incontrato un soggetto punitivo, perché ogni opposizione scatena la sua rabbia.
  • 37. I ricattatori punitivi possono esprimere la loro rabbia con aggressività, con minacce dirette : PUNITIVI ATTIVI PUNITIVI PASSIVI “SE RIPRENDI A LAVORARE TI LASCIO” “SE NON ENTRI NELL’IMPRESA DI FAMIGLIA, TI CANCELLO DAL TESTAMENTO” “SE CHIEDI IL DIVORZIO, NON RIVREDRAI PIU’ I BAMBINI” “SE NON ACCETTI DI FARE GLI SRAORDINARI, PUOI SCORDARTI QUELLA PROMOZIONE”. “VAI VAI DIVERTITI PURE RESTO IO IN UFFICIO A LAVORARE” “ESCI CON LA TUA RAGAZZA E LASCI QUI LA TUA POVERA MAMMA DA SOLA?” “HO LAVORATO TANTO PER TE E ADESSO VAI A LAVORARE PER UN’ALTRA AZIENDA:E VA BENE, TANTO PRIMA LI FORMI E POI LI PERDI!”
  • 39. LA VITTIMA “Come sto?” chiede quando il telefono infine suona. “Mi chiedi come sto? Non mi telefoni, non vieni a trovarmi. Hai dimenticato la tua stessa madre. Per quello che ti importa di me, potrei anche infilare la testa nel forno e aprire il gas”. Non si fanno minacce, e neppure si minacciano di farsi del male. Ma ci fanno sapere, in modo inequivocabile che se non facciamo quello che vogliamo loro soffriranno, e la colpa sarà solo nostra .
  • 40. Questa ultima parte dell’accusa spesso non viene espressa a parole ma può fare miracoli nella coscienza del bersaglio scelto come vittima. Il gioco di società in cui sono maestri è: “Indovina cosa mi hai fatto” Ci riveleranno i loro desideri quando aggraderà loro, dopo averci lasciato macerare per ore, anche per settimane, nell’ansia e nella preoccupazione. Le vittime in apparenza, possono sembrare creature deboli, ma in realtà sono solo un tipo particolarmente quieto di tiranni. Non urlano, non fanno scenate, eppure con il loro comportamento ci feriscono, ci ingannano, ci fanno arrabbiare.
  • 41. Non sempre le vittime soffrono in silenzio. Alcune amano condividere con noi i dettagli delle loro sventure e, come i loro cugini silenziosi, si aspettano che noi facciamo qualcosa. Le vittime ci dicono che tutte le carte sono contro di loro, che il destino è avverso. La loro canzone potrebbe essere quella di un blues che fa: “Se non fosse stato per la sfortuna certo non avrebbe avuto sfortuna” . Tutto quello di cui hanno bisogno è che la sorte smetta di accanirsi contro di loro. Spesso queste persone hanno un fascino da “cucciolo bisognoso” che può risultare molto attraente. Le vittime ci fanno sapere che se la sorte continua ad accanirsi contro di loro, ovvero se non daremo loro ciò che vogliono, saranno sconfitti. Così mettono in moto il nostro istinto da “crocerossina” . Il problema è che se per una volta impediamo alla sorte di accanirsi contro di loro come chiedono, torneranno da noi con la stessa richiesta. Diventare crocerossina di una vittima è un lavoro a tempo pieno, non basta una volta soltanto. Non sempre le vittime soffrono in silenzio. Alcune amano condividere con noi i dettagli delle loro sventure e, come i loro cugini silenziosi, si aspettano che noi facciamo qualcosa. Le vittime ci dicono che tutte le carte sono contro di loro, che il destino è avverso. La vittima delle circostanze.
  • 42. A volte quello che ci offre un seduttore è qualcosa di meno concreto delle ricompense materiali. Molti seduttori trafficano con ricompense emotive, castelli in aria pieni d’amore, comprensione, famiglie felici e ferite guarite. Il biglietto d’ingresso a queste ricche, pure fantasie ha un unico costo: cedere ai desideri del seduttore. Il seduttore. I seduttori sono il tipo più subdolo di ricattatori. Ci incoraggiano, ci promettono amore o denaro o carriera, la proverbiale carota che accompagna il bastone, e poi ci chiariscono che, se non ci comportiamo come vogliono loro, non riceveremo alcun premio. La ricompensa sembra appetitosa, ma ogni volta che ci arriviamo vicino i seduttori la trasformano in cenere. Purtroppo il desiderio di avere quello che ci è stato promesso può essere così forte da farci sopportare diversi incontri con ricompense che non si concretizzano mai; prima di comprendere che siamo vittime di un ricatto morale.