3. Questa eredità ha messo in
secondo piano
il corpo come fattore identitario:
Il mio corpo sono IO e attraverso
il mio corpo posso dire chi sono.
In molte culture non occidentali
sul corpo si iscrivevano i
significati sociali
4. MODIFICARE IL CORPOMODIFICARE IL CORPO
Le tecniche di ornamento e modificazione del
corpo sono innumerevoli: dal marchio di Caino,
citato nel Vecchio Testamento, ai tatuaggi sul
viso dei Maori, guardando alla varietà di questi
interventi sul corpo appare evidente che le
differenti pratiche mostrano poche somiglianze
le une con le altre. Per classificarle, gli
antropologi usano un metodo che si basa su
due fattori: l’oggettività della permanenzaoggettività della permanenza (la
durata di una decorazione nel tempo) e la
variazione strutturalevariazione strutturale (se, cioè, la parte del
corpo che viene abbellita appartiene ai tessuti
molli oppure ossei).
Dall’incrocio di questi fattori nasce uno schema
che racchiude le tante tecniche, antiche e
moderne, in quattro differenti tipologie:
- non invasive
- invasive
- temporanee
- permanenti
5. Perchè permanenti?Perchè permanenti?
Le popolazioni tribali sparse in tutto il mondo sono
ricorse più specificatamente alle decorazioni
corporee per:
- Indicare la propria appartenenza a un clan, una
tribù o a un gruppo totemico
- Segnalare la fascia d’età, il rango sociale o lo status
- Marchiare schiavi e criminali
- Significare il lutto
- Tenere lontani il male e le malattie;
- Ottenere l’ingresso, in punto di morte, in un altro
mondo
- Acquisire poteri magici
- Apparire feroce e terribile ai nemici
- Essere più attraenti per gli altri e per se stessi;
- Aumentare lo stimolo sessuale in se stessi e nel
partner.
6. INVASIVE e PERMANENTIINVASIVE e PERMANENTI
Questa categoria include le tecniche
che mirano a modificare una
qualsiasi parte del corpo
permanentemente attraverso
l’allungamento, la perforazione, il
taglio o l’asportazione,
l’introduzione di sostanze estranee
o la modificazione della struttura
ossea
11. …circoncisione, clitoridectomia, infibulazione,
inserzione di dischi nei lobi delle orecchie,
inserzione di placche nelle labbra,
vari tipi di piercing con allungamento dei fori,
fasciatura dei piedi,
estrazione e limatura dei denti.
12. Tutto ciò cambiaTutto ciò cambia
quello che noi siamoquello che noi siamo
Come agiamo con gli altriCome agiamo con gli altri
Come gli altri ci percepisconoCome gli altri ci percepiscono
Come ci giudicanoCome ci giudicano
Come ci considerano socialmenteCome ci considerano socialmente
18. Il ruoloIl ruolo
Le seguenti caratteristiche sono suddivise in
quattro gruppi. Per la realizzazione di un
personaggio, trovate la caratteristica adeguata.
Archetipo: dall’alto , alla pari , dal basso➘ ➙ ➚
Centri d’attenzione: interno ○ , esterno ○➙
Tensione muscolare: 0% 100%➟
Ritmo, peso corporeo: leggero, attivo, pigro, pesante
21. L’impatto visivo e gli schemiL’impatto visivo e gli schemi
mentalimentali:: la fisiognomicala fisiognomica
22. Perché la fisiognomica oggi?
1. Strumento potente di lettura dell’altro che
utilizziamo, anche inconsapevolmente, per
stabilire (o meno) una relazione
2. Occasione per riconoscere i propri schemi
mentali che influenzano la relazione con gli
altri
23. Una premessa…
Partiamo dalla teoria della percezione: l’occhio non
registra tutti i dati visivi, ma ne seleziona alcuni
sulla base di uno schema mentale che riconosce:
• gli elementi più marcati, che risaltano con
evidenza
• gli elementi stabili, che persistono nel tempo
economia percettiva
24. Cosa è la fisiognomica?
Gli studiosi, da sempre, hanno cercato quei
caratteri fisici che potessero aiutare a classificare
gli esseri umani.
La fisiognomica è quell'attività che ha studiato
l'uomo attraverso le espressioni che si fissano sul
suo volto. Perciò l'attenzione è tutta rivolta ai
lineamenti del viso, ai dettagli del movimento,
anche alle più lievi contratture, espressioni che
rivelano una parte di noi non filtrata dalla ragione.
37. Prospettiva emotiva delle espressioni facciali:
• Le espressioni facciali hanno un valore prevalentemente
emotivo in quanto emergenza immediata, spontanea e
involontaria delle emozioni provate
• Esistono EMOZIONI PRIMARIE o DI BASE:
38. • EMOZIONI PRIMARIE o DI BASE: gioia, collera,
paura, sopresa, tristezza, disgusto
•Le emozioni sono governate da programmi neuromotori
specifici e definiti
•Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale: a ogni
emozione corrisponde una determinata espressione
facciale.
COLLERA PAURA
40. LA PROSPETTIVA SITUAZIONISTA
(Fernandez-Dols, 1999)
Nella prospettiva comunicativa:
Importanza fondamentale del contesto
Le espressioni fuori contesto, considerate in modo isolato,
sono assai difficili da interpretare e si prestano a numerosi
equivoci (esempi)
41. Per la prospettiva situazionista (Fernandez-Dols)
un’espressione facciale non è pianificata né eseguita
secondo un insieme astratto e universale di regole, ma
secondo le condizioni del contesto di riferimento.
La produzione di un’espressione facciale dipende dalla
capacità di gestione locale sia delle emozioni sia delle
condizioni contestuali.
La stessa emozione (es. gioia) può suscitare espressioni
facciali diverse.
43. Capacità del destinatario di riconoscere e di inferire lo stato
affettivo ed emotivo del parlante prestando attenzione
soltanto alle sue caratteristiche vocali
Accuratezza media di riconoscimento pari al 60%
Sono più facilmente identificabili le espressioni vocali delle
emozioni negative rispetto a quelle delle emozioni positive: le
prime sono più strettamente connesse con le condizioni della
sopravvivenza degli individui
Ogni emozione è caratterizzata da un preciso
e distintivo profilo vocale
44. •La collera: incremento della media, della variabilità e della
gamma della Fº; aumento dell’intensità della voce, presenza
di pause molto brevi o loro assenza; ritmo elevato; il profilo di
intonazione assume variazioni frequenti a forma angolare
•La paura: forte aumento della media, della variabilità e della
gamma della Fº (incremento rilevante delle perturbazioni;
profilo delle armoniche assai irregolare che indica la presenza
di tremori); elevata velocità del ritmo di articolazione,
intensità della voce molto forte; voce sottile, oltremodo tesa e
stretta, segnala la condizione di impotenza di fronte a una
minaccia
•La tristezza: tono mediamente basso per il decremento della
media e della gamma della Fº; volume modesto; presenza di
lunghe pause; ritmo di articolazione rallentato; voce rilassata
e stretta
45. •La gioia: aumento della media, della variabilità e della
gamma della Fº; tonalità molto acuta e profilo d’intonazione
progressivo; aumento dell’intensità; a volte, accelerazione del
ritmo di articolazione
•Il disprezzo: articolazione molto lenta delle sillabe e durata
prolungata della frase; tono di voce profondo; intensità piena
•La tenerezza: ritmo regolare, tonalità grave e profilo di
intonazione lineare; volume tendenzialmente basso; voce
ampia e distesa
47. PER UNA TIPOLOGIA DEI GESTI
NON esiste ancora categorizzazione condivisa…
a) Gesticolazione (o gesti iconici o lessicali): “illustratori” o
“gesti ideativi”; accompagnano l’azione del parlare,
variano per forma, estensione spaziale e durata, e sono in
stretta relazione con quanto si dice con le parole; sono
scarsamente convenzionalizzati (sono idiosincratici); a
livello semiotico sono caratterizzati dalla globalità e dalla
sinteticità;comprende i gesti regolatori (mantengono la
sincronizzazione degli scambi comunicativi)
48. b) Pantomima: costituiscono la rappresentazione motoria e
l’imitazione di azioni, di scene o di situazioni; possono
essere semplici o complessi, di durata variabile, senza un
riferimento a un codice preciso; di norma, non
accompagnano il discorso, non sono convenzionalizzati e,
a livello semiotico, sono caratterizzati dalla globalità e
dall’analiticità
c) Emblemi (o gesti simbolici): “gesti semiotici”; sono
notevolmente convenzionalizzati e codificati; di solito,
sono compiuti a distanza, in assenza di linguaggio, in
grado di esprimere concetti che possono essere detti
anche con parole; sul piano semiotico, costituiscono unità
segmentate
49. d) Gesti deittici: movimenti, di norma compiuti con l’indice, per
indicare un certo oggetto, una direzione o un evento a
distanza; notevolmente convenzionalizzati, segmentati e
caratterizzati da sinteticità a livello semiotico
e) Gesti motori (o percussioni): movimenti semplici, ripetuti in
successione e ritmici; includono anche i gesti di
autocontatto; possono accompagnare il discorso o essere
prodotti da soli; scarsamente convenzionalizzati, ma
abbastanza comuni e condivisi; sono caratterizzati da
globalità e analiticità
50. f) Linguaggio dei segni: sistema dei segni impiegato dai
sordomuti; ha le proprietà di un linguaggio vero e proprio in
termini di arbitrarietà nella relazione fra segno e referente;
pienamente convenzionalizzati all’interno della comunità
dei partecipanti; caratterizzati dalla segmentazione e
dall’analiticità sul piano semiotico; presentano una specifica
rappresentazione corticale nell’emisfero si
N.B. non esistono linee precise e nette di demarcazione fra
una categoria e un’altra, poiché i gesti costituiscono un
sistema eterogeneo e continuo
52. Il sistema prossemico e aptico nella
manifestazione delle emozioni
Sistemi di contatto
prossemica
Percezione,
organizzazione e uso
dello spazio, della
distanza e del territorio
nei confronti degli altri
aptica
Insieme di azioni di
contatto corporeo con un
altro
53. L’uso dello spazio e della distanza implica un equilibrio
instabile fra processi affiliativi (di avvicinamento) ed esigenze
di riservatezza (di distanziamento)
Gestione della propria territorialità
•Territorio: area geografica che assume risvolti e significati
psicologici nel corso degli scambi di comunicazione
54. Territorio pubblico
Territorio dove gli individui
hanno libertà d’accesso, ma è
regolato da norme e vincoli
ufficiali e convenzionali; una
certa porzione di spazio è
marcata a livello di CNV come
propria attraverso segnali e
indicatori, e può essere
rivendicata come
appartenente a sé in quella
circostanza
Territorio domestico
Territorio in cui l’individuo sente di
avere libertà di movimento in
maniera regolare e abituale; in
esso prova un senso di agio e ne
possiede il controllo; è distinto da
quello pubblico da precisi confini
sia fisici che psicologici
Territorio
55. Regolazione della distanza spaziale = buon indicatore della
distanza comunicativa fra le persone. Diversi tipi di distanza
•Zona intima (fra 0 e 0,5 m circa): distanza delle relazioni
intime
•Zona personale (fra 0,5 e 1 m circa): area invisibile che
circonda in maniera costante il nostro corpo
•Zona sociale (fra 1 e 3,5/4 m): distanza per le interazioni
meno personali
•Zona pubblica (oltre i 4 m): distanza tenuta in situazioni
pubbliche ufficiali
56. Differenze culturali nella prossemica
Cultura della distanza
La distanza interpersonale è
grande, angolazione obliqua e
ogni riduzione spaziale è
percepita come invasione
Cultura della vicinanza
La distanza interpersonale è
ridotta, angolazione diretta e
la distanza è valutata come
freddezza e ostilità
57. L’APTICA E IL CONTATTO CORPOREO
Azioni di contatto corporeo nei confronti degli altri
•es. grooming animali
•Nel corso del periodo neonatale e dell’infanzia, il tatto è
uno dei canali più importanti di comunicazione; i bambini
piccoli manifestano un bisogno innato di contatto corporeo
per ragioni sia fisiologiche che psicologiche. Su questa
base si crea il legame di attaccamento
58. Sequenze di contatto reciproco
Due o più azioni di contatto
compiute in modo reciproco
nel corso della medesima
interazione
Contatto individuale
Unidirezionale e rivolto da un
soggetto a un altro
APTICA
59. • Nei rapporti amorosi, il contatto corporeo invia messaggi di
affetto, di coinvolgimento e di attrazione sessuale; in
pubblico, assume il valore comunicativo di segno di legame
che individua la coppia medesima in quanto coppia e che
segnala il desiderio di essere lasciata sola
• Il contatto corporeo può comunicare una relazione di
dominanza e di potere: di norma, le persone che occupano
una posizione sociale dominante hanno la libertà di toccare
coloro che sono in posizione di minor potere
• In numerose circostanze il contatto fisico è regolato
attraverso rituali che vi attribuiscono uno specifico significato
legato al contesto d’uso