Troverai 7 tecniche per esercitare la tua assertività. L'assertività è una capacità relazionale che ha a molto a che vedere con l'autostima. Per essere assertivi bisogna iniziare con quest'ultima, ma anche quando l'autostima é di buon livello può continuare a mancare l'allenamento a creare, gestire o chiudere relazioni basate sul rispetto dei propri sentimenti e necessità e quelle dell'interlocutore.
Enjoy.
Una riflessione sulla gestione del conflitto, nata durante un corso di gestione e tecniche di vendita. Attuale, vista la conflittualità oggi in atto. Aggiornata a Gennaio 2017
Comunicazione efficace: principi e tecniche di basePLS Coaching
Come possiamo comunicare più efficacemente? I presupposti di base per capire, essere capiti e ottenere cosa desideriamo attraverso la comunicazione. Dall'ascolto alla spontaneità: 5 elementi chiave per diventare comunicatori migliori.
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Comunicazione efficace: principi e tecniche di basePLS Coaching
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Riconoscere e modificare gli errori che facciamo in comunicazione ci aiuta a evitare i malintesi, avere un miglior impatto sugli altri e essere più efficaci. Ecco 10 errori tra i più frequenti e come evitare di farli. Scoprirai che modificare anche una sola piccola cattiva abitudine può facilitarti molto la vita.
Scopo della PNL è darvi le metodologie perché si attui in voi un processo di crescita delle vostre possibilità, per porvi in maniera nuova e più efficace nelle sfide di ogni giorno.
Tecniche di comunicazione efficace: saper comunicare in modo adeguato ci consente di migliorare le relazioni interpersonali e di ottenere risultati di successo.
Laboratorio realizzato con il contributo dell'Iniziativa Laboratori dal Basso, azione della Regione Puglia cofinanziata dalla UE attraverso il PO FSE 2007-2013
Finanziato da ARTI Puglia, il corso gratuito “Lavorare in gruppo? Un’impresa! Un'impresa!: Conflitti, comunicazione e cooperazione per l'impresa sostenible” mira a fornire le competenze per migliorare l’efficienza del lavoro di gruppo e garantire la sostenibilità di un progetto imprenditoriale nel lungo periodo.
A promuoverlo l'Associazione VulcanicaMente , già attiva a livello locale ed europeo.
Il secondo di 5 moduli "Litigare bene tra colleghi: gestire i conflitti nei gruppi di lavoro" ha visto la partecipazione del trainer Graziano Tullio, esperto in team building e comunicazione efficace, e Paolo Ragusa, vice direttore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza
www.vulcanicamente.it
Laboratorio realizzato con il contributo dell'Iniziativa Laboratori dal Basso, azione della Regione Puglia cofinanziata dalla UE attraverso il PO FSE 2007-2013
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www.vulcanicamente.it
presentazione nell' ambito del Master in counselling socio-educativo organizzato dall' Associazione Argo in partnership con L' Ifrep di Roma e l' Ateneo Salesiano di Roma
Lavoro di gruppo e gruppi di lavoro: strategie di efficacia e gestione dei co...GAL Sole Grano Terra
Le slide di Carlo Duò sul lavoro di gruppo e i gruppi di lavoro (strategie di efficacia e gestione dei conflitti), presentate il 27/11/2014 a Villaputzu e il 28/11/2014 a San Basilio in occasione del seminario interattivo organizzato dal GAL SGT - Sole Grano Terra.
Raggiungere un equilibrio interiore senza prevaricare e senza soffocare se stessi, riconoscere e gestire emozioni e sentimenti, rispondere alle critiche senza aggredire né subire; comunicare con un semplice gesto; sono alcuni aspetti del comportamento assertivo.
L’assertività o “arte di rapporto interpersonale”, è una componente indispensabile di ogni individuo che vuole conoscere le regole di una comunicazione chiave, efficace e convincente.
Nata negli Stati Uniti negli anni quaranta, si è subito rivelata come una delle procedure di “behaviour therapy” a più ampio raggio di azione.
L’importanza dell’assertività è venuta crescendo parallelamente allo sviluppo della scienza del comportamento ed è oggi una delle discipline fondamentali della formazione nell’ambito aziendale, sanitario, scolastico e degli Enti pubblici.
Dalla natura dell’assertività alla sua storia, dalle caratteristiche della personalità assertiva al processo per realizzarla, dalle tecniche non verbali di comunicazione a quelle verbali, dalla teoria dei diritti delle persone alla perspicuità del pensiero, dalle tecniche della motivazione all’arte della critica: il corso di formazione delinea la complessa costruzione dell’assertività e ne considera l’applicazione dei comportamenti pratici in rapporto con l’etica professionale.
EMPATIA E ASSERTIVITA’
Sapevi che grazie a questo mix alchemico straordinario sarai in grado di comunicare efficacemente e con successo nel lavoro come nella sfera privata? Dai una svolta e cambia in meglio la tua vita!
Riconoscere e modificare gli errori che facciamo in comunicazione ci aiuta a evitare i malintesi, avere un miglior impatto sugli altri e essere più efficaci. Ecco 10 errori tra i più frequenti e come evitare di farli. Scoprirai che modificare anche una sola piccola cattiva abitudine può facilitarti molto la vita.
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Tecniche di comunicazione efficace: saper comunicare in modo adeguato ci consente di migliorare le relazioni interpersonali e di ottenere risultati di successo.
Laboratorio realizzato con il contributo dell'Iniziativa Laboratori dal Basso, azione della Regione Puglia cofinanziata dalla UE attraverso il PO FSE 2007-2013
Finanziato da ARTI Puglia, il corso gratuito “Lavorare in gruppo? Un’impresa! Un'impresa!: Conflitti, comunicazione e cooperazione per l'impresa sostenible” mira a fornire le competenze per migliorare l’efficienza del lavoro di gruppo e garantire la sostenibilità di un progetto imprenditoriale nel lungo periodo.
A promuoverlo l'Associazione VulcanicaMente , già attiva a livello locale ed europeo.
Il secondo di 5 moduli "Litigare bene tra colleghi: gestire i conflitti nei gruppi di lavoro" ha visto la partecipazione del trainer Graziano Tullio, esperto in team building e comunicazione efficace, e Paolo Ragusa, vice direttore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza
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Finanziato da ARTI Puglia, il corso gratuito “Lavorare in gruppo? Un’impresa! Un'impresa!: Conflitti, comunicazione e cooperazione per l'impresa sostenible” mira a fornire le competenze per migliorare l’efficienza del lavoro di gruppo e garantire la sostenibilità di un progetto imprenditoriale nel lungo periodo.
A promuoverlo l'Associazione VulcanicaMente , già attiva a livello locale ed europeo.
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Lavoro di gruppo e gruppi di lavoro: strategie di efficacia e gestione dei co...GAL Sole Grano Terra
Le slide di Carlo Duò sul lavoro di gruppo e i gruppi di lavoro (strategie di efficacia e gestione dei conflitti), presentate il 27/11/2014 a Villaputzu e il 28/11/2014 a San Basilio in occasione del seminario interattivo organizzato dal GAL SGT - Sole Grano Terra.
Raggiungere un equilibrio interiore senza prevaricare e senza soffocare se stessi, riconoscere e gestire emozioni e sentimenti, rispondere alle critiche senza aggredire né subire; comunicare con un semplice gesto; sono alcuni aspetti del comportamento assertivo.
L’assertività o “arte di rapporto interpersonale”, è una componente indispensabile di ogni individuo che vuole conoscere le regole di una comunicazione chiave, efficace e convincente.
Nata negli Stati Uniti negli anni quaranta, si è subito rivelata come una delle procedure di “behaviour therapy” a più ampio raggio di azione.
L’importanza dell’assertività è venuta crescendo parallelamente allo sviluppo della scienza del comportamento ed è oggi una delle discipline fondamentali della formazione nell’ambito aziendale, sanitario, scolastico e degli Enti pubblici.
Dalla natura dell’assertività alla sua storia, dalle caratteristiche della personalità assertiva al processo per realizzarla, dalle tecniche non verbali di comunicazione a quelle verbali, dalla teoria dei diritti delle persone alla perspicuità del pensiero, dalle tecniche della motivazione all’arte della critica: il corso di formazione delinea la complessa costruzione dell’assertività e ne considera l’applicazione dei comportamenti pratici in rapporto con l’etica professionale.
EMPATIA E ASSERTIVITA’
Sapevi che grazie a questo mix alchemico straordinario sarai in grado di comunicare efficacemente e con successo nel lavoro come nella sfera privata? Dai una svolta e cambia in meglio la tua vita!
Slide del seminario "GIOCHI PER LA FORMAZIONE" Seminario dell'associazione Formatori Professionisti, Tenutosi a Napoli a luglio 2009.
Il seminario, rivolto per lo più a formatori e coach, ha affrontato il tema del gioco come strumento a disposizione dell'educatore e del formatore.
Le Slide solo quelle utilizzate nel corso dell'intervento di Luciano Cassese.
Il Gioco viene presentato come strumento e metafora dell'apprendimento. Volutamente le slide presentano tante immagini e poco testo in quanto Sono servite come un semplice supporto al discorso sui giochi e erano finalizzate a stimolare il canale visivo e immaginazione della platea.
Materiale informativo e pubblicitario relativo al corso sull'assertività, tenuto dalla Dott.ssa Lavinia Cioli e dal Dott. Alessandro Monti presso il centro uffici readycenter di Larciano.
Imparare le strutture base della comunicazione efficace e dell'ascolto attivo per capire e conoscere meglio se stessi e gli altri.
• Principi base della comunicazione:
• Modello di Jakobson
• Assiomi della comunicazione
• Imparare a capire e a conoscere se stessi e gli interlocutori per facilitare la comunicazione:
• Riconoscere i principali sistemi rappresentazionali (VAKog) con cui le persone percepiscono il mondo esterno
• La comunicazione paraverbale: saper gestire la respirazione, il tono, il ritmo, il volume, le pause
• La comunicazione non verbale: la postura che favorisce la
comunicazione
• La lettura dei segnali oculari d'accesso (LEM)
• Il rapport e le modalità che facilitano una buona comunicazione:
• Il ricalco, la calibrazione e la guida
La comunicazione non verbale nelle relazioni interpersonaliClaudio Settembrini
Parte del seminario svolto in Right Management. Saper leggere i messaggi del corpo serve a comprendere gli altri in maniera più efficiente, a capire le reali intenzioni del tuo interlocutore e a migliorare le relazioni interpersonali.
Assertività viene dal latino “ ad serere”, condurre a sé ed è una modalità di comunicare che che nasce dall'armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità senza necessariamente modificare la propria personalità.
E’ uno stile comunicativo che permette all'individuo di esprimere le proprie opinioni, le proprie emozioni e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi. Non esiste una risposta assertiva definibile in modo assoluto, essa deve essere valutata all'interno della situazione sociale ed è un processo continuo di aggiustamento della propria performance comunicativa.
Il passaggio dal bisogno di accudimento e dal bisogno di potere ad una relazione patologica a volte purtroppo è breve. IN queste diapositive spiego il legame tra dipendenza affettiva, narcisismo patologico e manipolazione emotiva
Seminario sul tema della comunicazione intra-familiare
con la psicologa Rosa Maria Muratori presso il Plesso “La Marca”
Progetto “GENITORI INSIEME” organizzato dall' AGe Mazzarino
Il laboratorio invita a confrontarsi con questa caratteristica personale molto ricercata anche nel mondo del lavoro. Sappiamo riconoscerla? Qual è il nostro stile? In quali circostanze ne avremmo particolare bisogno?
1. Imparare l’assertività
(per imparare la libertà!)
Libero è colui che non deve né subire
né dominare per essere qualcuno
(Dostoevskij)
2. Assertività, cosa significa?
Il termine assertività deriva dal verbo
asserire: affermare in modo chiaro ed
efficace le proprie emozioni, idee o opinioni.
Essere assertivi implica convinzione delle
proprie opinioni, senza remore nell’esprimerle
e ascolto e accettazione critiche
costruttive.
Essere assertivi significa quindi avere un
comportamento efficace (raggiungimento
obiettivi) , comunicare con sincerità senza
sottomissione né aggressività.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 2
3. Assertività = Libertà
In inglese il verbo to assert in origine
significava…
Comunicare assertivamente è guadagnare
la libertà di essere se stessi, lontano dai
timori di perdita di consenso, approvazione
e protezione e dalla paura della solitudine e
rifiuto che ne conseguono.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 3
4. Libertà = Scegliere
La scelta è ciò che segue l’atto dello scegliere
“Avere una reale scelta significa stare tra la moltitudine
di opposti che vivono all’interno di ognuno di noi e
avere la capacità di scegliere tra essi” (Hal e Sidra Stone)
Ogni volta che ci allontaniamo da ciò che siamo perdiamo forza interiore,
attraverso il contatto con le nostre emozioni, abbiamo la
rivelazione di quello che siamo e viene smascherato il
nemico interno, i nostri pensieri irrazionali.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 4
5. Teorie e studi sull’assertività…
…hanno dimostrato che un atteggiamento
assertivo permette di:
Ridurre la possibilità di sviluppare ansia e
depressione;
esprimere correttamente le proprie emozioni;
superare difficoltà di apprendimento
(erroneamente attribuite a capacità intellettive,
ma di natura relazionale);
Capire l’origine di una emozione (idee
“irrazionali” che la determinano) e “agire”.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 5
6. L’assertività quindi produce effetti
positivi in ambito…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 6
7. Componenti del comportamento
assertivo (Galeazzi - 2004):
Esistono 2 modalità assertive:
• positiva, per esprimere se stessi
• negativa, per muovere critiche costruttive
Grazie a queste due modalità, l’individuo:
• difende i propri diritti;
• sa chiedere aiuto;
• stringe relazioni (assertività sociale);
• è in grado di guidare gli altri, sa essere direttivo.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 7
8. Stili di comportamento
Passivo
Aggressivo
ASSERTIVO
Priorità ai bisogni altrui o ai propri bisogni nei
primi due casi, considerazione di entrambi nello
stile assertivo (punto di equilibrio tra i due stili).
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 8
9. Cos’è un comportamento?
Comportamento: in generale, condotta di un individuo,
soprattutto in determinate situazioni, nei rapporti con l’ambiente e
con le persone con cui è a contatto.
http://www.treccani.it/enciclopedia/comportamento/
Perché mettiamo in atto un determinato comportamento?
Perché lo abbiamo appreso come conveniente. Allora il
comportamento diventa una risposta abitudinaria ad un
certo stimolo. Questi comportamenti in apparenza adattativi
possono però nascondere delle insidie.
Nell’approccio cognitivo-comportamentale, il comportamento è soprattutto frutto di
acquisizioni, di apprendimenti ed è proprio sulla base di questi presupposti che il
training assertivo trova la sua collocazione.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 9
10. Esempio…banale, ma è così
Ho un
problema
Lamento
fine a se
stesso
Qualcun
altro trova
la
soluzione
Scarsa
autostima
deteriora
mento
relazioni
Comportamento
In linea con attitudini
personali
L’ambiente (la mamma, il papà, la nonna,
il partner, un collega, l’amico )
si attiva per risolverlo al posto mio.
Aumento dei problemi!
Perseverare della
risposta comportamentale
controproducente!
Rinforzo del
comportamento.
Ma alla lunga…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 10
11. Origini del comportamento
anassertivo
• CHILDREN SEE CHILDREN DO (imitazione)
• le persone si comportano cercando di evitare situazioni che in
passato hanno generato ansia e stress;
• messaggi della società che invitano in modo esagerato
all’obbedienza, alla conformazione:
– Ad esempio a scuola si apprezzano i bambini che non mettono in
discussione l’autorità e che non “creano problemi”
• la stessa società invia messaggi contradditori che invitano alla
competizione sempre a qualunque costo, alla necessità di vincere, alla
sopraffazione come affermazione di sé.
In entrambi i casi il messaggio è: non essere te stesso,
ma il riflesso di quel che la società richiede a seconda del momento:
aggressivo o passivo quando fa comodo…agli altri!
Ah! L’unica competizione sana è quella con se stessi!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 11
12. Stile passivo: identikit
Il soggetto:
• subisce le situazioni;
• si assume responsabilità altrui;
• non riesce ad esprimere i propri bisogni
(perché ha difficoltà a riconoscerli!);
• non riesce a dire NO;
– (perché) ha timore di sbagliare e del giudizio
altrui;
• (perciò) non prende decisioni;
– (quindi) ha una tendenza alla frustrazione.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 12
13. Stile passivo: idee irrazionali
• “Voglio essere accettato e apprezzato da tutti!”
• “Senza la protezione degli altri non posso farcela”
• “Quando prendo l’iniziativa rischio di sbagliare e
se sbaglio non valgo nulla”
• “Se esprimo ciò che penso veramente l’altro ci
rimarrà molto male”
• “Se mi rivelo troppo bravo gli altri mi
invidieranno”
• “Nel mio futuro si addensano inevitabili catastrofi”
• “Sento odore di conflitto…aiuto!Sono inferiore e
quindi avrò la peggio”
• “Non sono capace a fare nulla!”
• “Se non mi trattengo…perdo il controllo!”
O•ttob…re 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 13
14. Stile passivo: risultati
Vantaggi Costi
Nessun conflitto (…nel breve periodo!) Prima o poi i nodi vengono al pettine!
Molti mi stimano e mi apprezzano Se trovo qualcuno a cui non piaccio (e
capita!)…ansia e frustrazione.
Non mi assumo troppe responsabilità Ma se il problema è mio…da solo non
si risolverà!
A volte il mio stile passivo mi permette
di manipolare gli altri attraverso i sensi
di colpa
A lungo andare le persone mangiano
la foglia…e dopo è peggio!
La mia autostima ne risente
Non so più chi sono, perché rinuncio
ad esprimere me stesso
Posso avere improvvisi scoppi di ira
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 14
15. Stile passivo
F. Pessoa
IL PASSIVO
Ti vengono in mente dei personaggi famosi
della cinematografia o della letteratura che
Ottoabreb 201b4 iano questeValercia Laaurrenati -tImtpaerarre li'asssetrtiivcitàhe? 15
17. Lo stile aggressivo: identikit
Il soggetto:
• Si considera migliore, ineguagliabile,
infallibile;
• Vuole gestire i comportamenti degli altri, usa
strategie colpevolizzanti e svalutanti;
• Non ascolta l’opinione altrui, interrompe in
continuazione;
• Non rispetta i diritti delle altre persone;
• Non accetta di sbagliare, non chiede “scusa”.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 17
18. Lo stile aggressivo: idee irrazionali
• “lo desidero, lo devo avere!”
• “per sentirmi meglio devo sfogarmi contro
qualcuno”;
• “gli altri sono miei nemici e io mi devo difendere”;
• “tutto deve essere facile da ottenere e immediato,
altrimenti il mondo è ingiusto e la vita non è
degna di essere vissuta”;
• “gli altri devono trattare tutti in modo corretto: se
si comportano in modo ingiusto o immorale, allora
sono delle carogne e meritano di essere
severamente puniti”;
• “gli altri non valgono nulla, io sono meglio e quindi
loro devono comportarsi come voglio io!”
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 18
19. Stile aggressivo: risultati
Vantaggi Costi
Ottengo ciò che voglio…nel breve
periodo
Nel lungo periodo si
creano…inimicizie, boicottaggi,
ammutinamenti
Mi sento di dominare la situazione I miei rapporti sono tutti basati
sull’odio e sul timore
In famiglia, la perdita
dell’autocontrollo, è un modello
educativo perdente.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 19
20. Stile aggressivo
F. Pessoa
L’AGGRESSIVO
Ti vengono in mente dei personaggi famosi della
cinematografia o della letteratura che abbiano
queste caratteristiche?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 20
22. Un mix esplosivo
Il manipolatore: passivo +
aggressivo;
• bassa autostima di fondo e uso di sarcasmo e
ironia per fare discorsi allusivi che lasciano
intendere, ma non comunicano!
• obiettivi: far sentire in colpa o scaricare
responsabilità
• atteggiamenti: gentilezza esagerata,
nascondere parte della verità, far
finta di essere debole e di non farcela…non
essere genuini e onesti su chi si è veramente!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 22
23. Stile manipolatore
(N. Machiavelli, "Il principe", 1513)
Ti viene in mente un personaggio con le
caratteristiche del MANIPOLATORE?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 23
24. Breve parentesi sul sarcasmo
Deriva dal greco sarkazein e significa:
Considerazioni amare e pungenti (frecciate), che
esprimono disprezzo, spesso facendo uso di
un’affermazione invertita o ironica (non
umoristica), in risposta a qualche offesa subita
(vera o presunta), con l’intento di ferire i
sentimenti altrui.
Due elementi: primo, l’aggressività, in gran parte
inconscia, rimossa, evidente però nell’impiego di
termini come amaro, tagliente…; secondo,
l’intento di danneggiare
l’autostima dell’oggetto bersaglio o di
diminuirne il prestigio agli occhi degli altri.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 24
25. Stile assertivo: identikit
Il soggetto:
• è disponibile al confronto e alla negoziazione;
• ha rispetto degli altri perché ha rispetto di sé;
• è libero da pregiudizi e condizionamenti;
• crede nelle proprie opinioni e si assume la
responsabilità delle proprie azioni;
• è consapevole dei propri bisogni ed è capace
di esprimerli;
• conosce i propri limiti, accetta le critiche
costruttive.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 25
26. Stile assertivo: idee razionali
• “Sono una persona degna di stima”;
• “ho i miei limiti, ma posso migliorare
anche con l’aiuto degli altri”;
• “gli altri sono persone differenti da me e si
comportano nelle situazioni come pensano
sia più corretto per loro”;
• “anche l’altro ha diritto ad esprimere la
propria opinione e io ho il dovere di
ascoltare e il diritto di essere ascoltato a
mia volta”.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 26
27. Le emozioni assertive
tristezza disperazione
dolore
rassegnazione
fastidio rabbia
Senso di
responsabilità Senso di colpa
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 27
28. Stile assertivo: risultati
Vantaggi Costi
I miei rapporti con gli altri si
mantengono saldi e proficui
Dura essere assertivi! Talvolta devo
modificare considerevolmente le mie
abitudini comunicative.
Raggiungo i miei obiettivi … …ma devo anche accettare di venire a
patti!
Sono più felice perché:
mi stimo e mi voglio bene
non penso che gli altri siano tutti dei
nemici cattivoni!
Nella nostra cultura sono promossi più
comportamenti aggressivi,
manipolativi e d’invidia e di
conseguenza una persona assertiva
potrebbe essere emarginata.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 28
29. Stile assertivo: il personaggio
Federico Fellini
…quali sono i tuoi “eroi”
assertivi?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 29
31. Non sempre i comportamenti
anassertivi sono sbagliati
Passivo:
• Quando si ha poco tempo per esporre la propria
opinione
• Quando la mia reazione emotiva o quella
dell’interlocutore non è adeguata meglio
rimandare
• Durante una rapina!
Aggressivo:
• Quando le regole vengono infrante ripetutamente
• Per mettere in chiaro le cose con persone che non
sono disposti ad interagire diversamente.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 31
32. Riconosci lo stile?
Esercizio:
• Riconosci qual è lo stile comunicativo delle
frasi proposte.
• Laddove non è utilizzata una
comunicazione assertiva prova a sostituire
con una frase alternativa.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 32
33. E tu, lo sai qual è il tuo stile?
Nessuno di noi è solo passivo,
aggressivo o assertivo, spesso questi
comportamenti si mescolano, ma
possiamo cercare di verificare una
prevalenza.
Esercizi di autovalutazione dell’assertività.
Non occorre condividere i propri punteggi e risultati, ma solo
acquisire consapevolezza, per predisporre eventuali cambiamenti.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 33
34. Storie di ordinaria…anassertività
Racconta…ti una storia in cui non sei
riuscito a comunicare assertivamente (ma
avresti voluto!):
• Cosa è successo?
• Quali sono stati i risultati?
• Come ti sei sentito/a?
• Cosa avresti guadagnato comportandoti
diversamente?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 34
35. Esempio storia anassertiva
descritta con le mappe mentali!
In ufficio: non
ho saputo
dire NO a
lavoro
aggiuntivo
Non sono
riuscita a
terminare per
tempo il mio
lavoro
Ho sottratto
tempo a
impegni
famigliari
Il mio
responsabile
si è lamentato
del ritardo
Difficoltà
relazionali
in famiglia
Calo
autostima!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 35
36. Aspetti della comunicazione
La comunicazione è fatta di
aspetti verbali e aspetti non
verbali…
Puoi fare alcuni esempi di
aspetti verbali e non-verbali
della comunicazione che hai
osservato negli altri?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 36
37. Per una comunicazione verbale più
assertiva…
• Fare affermazioni che iniziano con “io”,
“noi”;
• Parlare dei propri sentimenti;
• Essere spontanei;
• Accettare i complimenti e valorizzarsi;
• Quando necessario usare verbi incisivi:
– non posso non farò
– ho bisogno voglio
• Cambiare le domande in affermazioni:
– Non credi che… Ciò che penso è…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 37
38. Per una comunicazione non-verbale
più assertiva…
• Sostare con lo sguardo più a lungo
sull’interlocutore
• Tono della voce adeguato: si deve
sentire, ma non essere troppo alto
• Prestare attenzione alla propria mimica
facciale e a quella dell’interlocutore
• Controllare il ritmo del discorso: non
troppo veloce né troppo lento
• Evitare intercalari
• Controllare gesticolazione
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 38
39. Espressioni del volto,
comunicazione non-verbale
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 39
40. Osserviamo insieme
Usa la griglia esemplificativa per valutare la
comunicazione NON-verbale tra i personaggi dei
filmati:
• L'Italia è un paese di Dinosauri - La meglio
gioventù, Marco Tullio Giordana (2003)
• E' arrivato il momento di essere generosi - La
meglio gioventù, Marco Tullio Giordana (2003)
• Smaltimento rifiuti – Gomorra, Matteo Garrone
(2008)
• Genitori&Figli,Agitare bene prima dell'uso,Giovanni
Veronesi (2010)
• Come tu mi vuoi, Volfango de Biasi (2007)
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 40
41. Ricorda…
NON esiste uno stile giusto o sbagliato…
Ognuno ha il suo stile ed è unico e SPECIALE per questo!!!
Imparare l’assertività significa imparare uno
stile comunicativo che può essere
vantaggioso utilizzare in determinate
circostanze. Significa avere preziosi
strumenti da impiegare in situazioni che
possono generare difficoltà, al fine di
raggiungere i propri obiettivi.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 41
42. Inoltre…
Comunicare assertivamente ci obbliga a riconoscere i nostri
obiettivi, a pensarli a individuarli chiaramente, e a
riconoscere le nostre emozioni e a
saperle comunicare, tutto ciò mi avvicina di più a me
stesso!
Essere vicini a se stessi genera maggiore
soddisfazione personale, in questo senso il
training assertivo agisce anche sugli atteggiamenti
delle persone, partendo da ciò che insegna nella
sfera del comportamento comunicativo.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 42
43. Quindi…
…mi sento come
se gli altri…mi
passassero sopra!
Ma no è una
sua
impressione!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 43
44. Effetto…domino!
La comunicazione assertiva determina:
maggiore libertà espressiva, che facilita
Il contatto con gli altri, che permette
gestione del feedback, che determina
capacità di gestire le richieste che implica
una gestione dei conflitti più efficace
Tutto quanto, aumenta
la propria autostima (l’immagine positiva di sé!)
E il circolo virtuoso si rinforza e ricomincia daccapo: maggior autostima mi permette
di esprimermi più liberamente etc etc…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 44
45. L’uovo o la gallina?
Una buona autostima è alla base di una
comunicazione assertiva.
vero, ma…
Imparare a comunicare assertivamente
riconoscendo i propri stili inadeguati e le
situazioni che li generano, produce dei
risultati vantaggiosi che automaticamente
andranno a influenzare positivamente
l’immagine che ho di me stesso e la
fiducia nelle mie azioni.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 45
46. Libertà espressiva
Nelle relazioni con gli altri:
• mi sento libero di esprimere me stesso,
mostrandomi per quello che sono? Faccio
a meno della maschera?
• conosco i miei veri sentimenti? E li
esprimo? lascio che il mio corpo esprima le
mie emozioni?
Alcune idee irrazionali che riguardano la
fiducia in me stesso possono intaccare la
mia capacità di essere assertivo.
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47. Libertà di esprimere opinioni
Alcuni passi per facilitare l’espressione delle
tue opinioni:
• scegli il momento opportuno per il
confronto;
• non offendere né accusare, non minacciare;
• evita le richieste impossibili, proponi
alternative;
• sii onesto;
• non approfittare della confidenza.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 47
48. I momenti di difficoltà
Quando una persona inconsapevolmente ha
dei comportamenti che ci irritano, diventa
difficile esprimere le proprie opinioni:
– fai presenti le emozioni negative che il
comportamento specifico suscita, non imputarle
al soggetto, se vuoi evitare che al tuo fastidio si
aggiunga il suo!
È bene comunque scegliere con chi aprirsi e
quando; con talune persone può essere una
scelta assertiva non rivelare i propri
sentimenti!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 48
49. Gestire le richieste
• Non è facile fare delle richieste.
– Idee irrazionali: non chiedo per non mettere
in difficoltà gli altri, no equivale ad un rifiuto,
non voglio avere debiti…
• Non è neanche facile rifiutare richieste!
– Non dico no per non offendere, se dico no gli
altri mi rifiuteranno, non posso dire di no è
troppo troppo importante per loro…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 49
50. Sapere chiedere
“Saper chiedere e vedersi riconoscere la legittimità
delle proprie richieste è già positivo, anche se non
si ottiene quanto si è chiesto.” (Burley-Allen 2004)
Pensa ad una richiesta importante che vorresti
fare in questo momento.
• Di cosa si tratta?
• A chi la vuoi rivolgere?
• Perché?
• Prova a formulare la richiesta in modo assertivo
(per aiuto vedi slide successiva)
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 50
51. Memorandum per fare richieste
assertive (Seifert 1995)
1. Qual è il tuo obiettivo?
2. Nell’esprimere la richiesta vai dritto al punto
3. Se hai difficoltà, esprimi il tuo sentimento
4. Ascolta il punto di vista altrui, ma ripeti la
tua richiesta
5. Se l’altro accetta, mostra il tuo
apprezzamento
6. Se l’altro non è d’accordo, adoperati per
trovare un compromesso accettabile.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 51
52. C’è chi dice NO!
Come si fa?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 52
53. C’è chi dice NO!
Ma se proprio riesce difficile…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 53
54. Il NO tra colleghi
“Il bello del mio lavoro è che sto
con persone simpatiche, ho trovato
degli amici”.
Può essere vero, ma bisogna ricordare che la relazione tra
colleghi è temporanea e circoscritta e che quando il “no” è
motivato bisogna saper dire “Non sono d’accordo”, “Non mi piace
la tua proposta”; “Questa incombenza non mi compete”.
In questo modo non si confondono i ruoli sul lavoro in nome
dell’amicizia e si sgombra il campo dall’emotività. Sul lavoro, poi,
esistono delle gerarchie, e il no va usato anche quando si ha a
che fare con un superiore. Non è un gesto di ribellione è un
dissenso fra adulti che si stanno confrontando su un piano
professionale.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 54
55. E tu? Sai dire di no?
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 55
56. Gestione del feedback
Saper dare e ricevere “carezze”
–Feedback positivi: complimenti e lodi che
mirano a motivare e a riconoscere l’altro e le
sue azioni.
–feedback costruttivi: critiche
costruttive per aiutare gli altri a correggersi e
migliorarsi.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 56
57. Esprimere meriti
e aspetti positivi
È difficile riuscire ad esprimere commenti
positivi, perché abbiamo:
– eccessiva competitività (per sentirci al sicuro!)
– abitudine al pettegolezzo
–paura di essere fraintesi (doppio fine!)
Tutti hanno bisogno di essere riconosciuti
nei loro meriti… l’indifferenza è
insostenibile!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 57
58. Critiche costruttive
È facile assumere un comportamento
difensivo di fronte alle critiche:
– Spesso si associa alla critica il timore della perdita
dell’affetto, della stima, del rispetto e dell’amicizia
degli altri…(retaggio della infanzia , periodo in cui
spesso i rimproveri vanno oltre il comportamento
per riferirsi all’individuo)
Per questo è fondamentale sapere difenderci
dalle critiche manipolative, in primis riconoscendole.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 58
59. Critiche manipolative
Il bisogno di controllare la situazione spinge le
persone a fare critiche manipolative;
il fine è instillare il senso di colpa
nell’interlocutore, facendolo sentire
responsabile di situazioni che non dipendono,
del tutto o in parte, dalle sue azioni.
Individua tra le frasi del test quali sono pronunciate per
suscitare senso di colpa e quali per affermare un senso di
superiorità.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 59
60. Di fronte ad una critica…
…ricorda, hai il diritto di sbagliare
Pertanto:
• Non scusarti eccessivamente
• Impara dai tuoi errori
• Non avere paura di essere rifiutato
• Migliorati
• Puoi discuterne
• Non scoraggiare ulteriori critiche costruttive
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 60
61. Contatto con gli altri
L’assertivo sa stabilire relazioni
interpersonali in grado di tutelare i propri
diritti e quelli degli altri:
“L’altro è l’altro, radicalmente diverso
da me, anche se parte di me. Avrà
sempre una parte ignota. Per me sarà
un mistero.” (Giusti, Perfetti 2004b)
L’unico mezzo per accogliere l’altro è il
silenzio, l’ascolto discreto libero dalle
nostre opinioni e dai nostri pensieri.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 61
62. Ascolto attivo
Capacità di ascolto della comunicazione
verbale e non verbale: accoglienza
dell’altro e consapevolezza di sé.
Attenzione alle barriere comunicative che
impediscono l’ascolto dell’altro!
Minac
ce
Persuasi
one
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 62
63. La ginnastica dell’ascolto
• Uno: silenzio!
• Due: mostra il tuo interesse
• Tre: fai da specchio
• Quattro: riepiloga
Questo tipo di ascolto permette di
indossare i panni del tuo interlocutore.
Questo atteggiamento è un antidoto alla
rabbia. La rabbia è scatenata dalle nostre
interpretazioni, non dalle azioni degli altri.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 63
64. Ascolto a due vie
L’ascolto attivo è quindi un processo a due
vie:
– Ascolto
– Comunicare l’ascolto
La comprensione dell’altro necessita di
sollecitazioni, esplicitazioni, concessione di
spazi.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 64
65. E ora ascolta…ti!
Tra le emozioni più complesse da gestire
c’è la rabbia. Idee irrazionali alla base:
– “Io ho ragione, tu hai torto”;
– “Le tue azioni sono deliberatamente volte a
danneggiarmi”;
– “Io non valgo e tu mi attacchi”;
– “La tua opinione è differente quindi errata”.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 65
66. Tipi di rabbia:
• Rabbia passiva: non esprimo, interiorizzo. È
causa di risentimento, invidia, ansia, infelicità, disturbi
fisici (ulcere, dermatiti, cefalee…), comportamenti
autolesionisti;
• Rabbia aggressiva: crea conflitto e paura attraverso
punizioni, minacce e aggressioni;
• Rabbia aggressiva indiretta: spesso indirizzata a bersagli facili
piuttosto che alle persone che l’hanno causata oppure è
causa di azioni vendicative e di uso sarcasmo;
• Rabbia assertiva: riconosco l’origine della mia
rabbia e la esprimo direttamente e onestamente.
Ci stimola a cambiare la nostra situazione.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 66
67. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Scegliere metodi, soluzioni, idee
costruttivi (non distruttivi)
• Fare attività fisica (esercizi, lavori domestici,
ecc.)
• Realizzare piani di azione
• Inserire una terza persona obiettiva nella
disputa, un mediatore
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 67
68. Un bravo mediatore
“Accorgendosi che i due erano in collera,
Momo restò incerta su quale avvicinare
per primo. Decise di sedersi al bordo dello
spiazzo, a uguale distanza da entrambi per
non offendere nessuno, e prese a
guardarli a turno.” (Momo, Michael Ende)
…ma Momo, si sa, era innanzitutto
una brava ascoltatrice…
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 68
69. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Fingere di essere seduto vicino alla persona che
ha scatenato in noi la rabbia e riferire i
vostri vissuti e pensieri;
• Scrivere una lettera alla persona con cui vi siete
arrabbiati. Potete descrivere la
vostra rabbia. Poi potete distruggere la
lettera o decidere di non mandarla o di mandarla
successivamente. Questo è un buon modo per
gestire la rabbia;
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 69
70. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Usate un esercizio di rilassamento: esercizio di
immaginazione guidata, audio di sostegno,
musica rilassante;
• Parlate con voi stessi in modo convincente e
positivo. Per esempio dire:”Sono capace di
gestire la mia rabbia”, “Sono arrabbiato
ma non mi lascerò andare…”.
• Sviluppare empatia. Pensare a cosa i vostri
avversari pensano e sentono. L’abilità di mettersi nei
panni degli altri è la soglia della maturità.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 70
71. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Date a voi stessi un tempo limite per essere
arrabbiati, poi smettere.
• Riconoscere la necessità della conciliazione e del perdono.
• Focalizzarsi sul presente guardando anche al
futuro.
• Rimpiazzare il dramma con frasi: “Sono solo un
po’ frustrato”, “non è la fine del mondo”,..ecc.
• Rimpiazzare le emozioni con osservazioni
logiche.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 71
72. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Rilassarsi ogni giorno: abbassare il battito cardiaco
con la meditazione o gli esercizi di training
autogeno serve a gestire meglio le nostre
risposte emozionali;
• Autoconvincersi che tutto va per il meglio.
Ripetersi:”Rilassati, io sono OK; ogni cosa va
bene..ecc.
• Eliminare il sarcasmo e l’umore
sarcastico dalla vostra mente.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 72
73. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Aspettare a dare risposte! Frenare
la lingua e il respiro, soprattutto nelle
discussioni accese. Dire “Ci sto pensando” o “Ho
bisogno di più tempo per digerire questo”, “Interessante,
dovrò pensarci”.
• Dire: “mi piacerebbe avere” piuttosto che “Devo
avere” in questo modo ci concediamo più tempo
per ottenere quello che desideriamo, riducendo
la frustrazione.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 73
74. Tecniche assertive
di gestione della rabbia
• Avere una priorità:
Leggere cose piacevoli, guardare film
divertenti, ridere, ritagliare spazi per fare
attività gratificanti, coltivare hobbies,
ascoltare musica, andare a teatro,
viaggiare…non c’è limite!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 74
75. E quando sono gli altri ad essere arrabbiati?
Qualche suggerimento:
• Permetti all’altro di sfogare le sue emozioni;
• Accetta la sua rabbia (non è una emozione
negativa!);
• Mantieni la calma;
• Non cercare una soluzione immediata,
rimanda la discussione;
• Respira profondamente;
• Dopo aver accolto lo sfogo riprendi in mano
la situazione.
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 75
76. I 5 livelli di abilità dell’assertivo:
5.Costruisce un immagine
positiva di sé e
la persegue per autorealizzarsi
4.Sa apprezzare (sé e
gli altri)
3.Ha consapevolezza
dei diritti suoi e
altrui
2.Comunica le
proprie
emozioni
1.Riconosce
le emozioni
(proprie e
altrui)
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 76
77. Concludendo…
i tuoi diritti!
1. Hai il diritto di esprimere TE STESSO,riconoscendo lo stesso diritto agli altri;
2. Hai il diritto di chiedere ciò che desideri in modo diretto.
3. Hai il diritto di essere rispettato, di chiedere aiuto e sostegno in caso di necessità;
4. Hai il diritto di cambiare opinione, di dire di no, non lo so, non mi sento più di
rispettare l’impegno preso;
5. Hai il diritto di sbagliare, ma devi assumerti la responsabilità delle tue azioni;
6. Hai il diritto di provare piacere, soddisfazione, di riuscire e di avere successo;
7. Hai il diritto di essere lasciato solo quando lo desideri;
8. Hai il diritto di avere segreti e “di non rispondere”;
9. Hai il diritto di difendere con dignità te stesso, affrontando le persone aggressive;
10. Hai diritto di esprimere disaccordo, di rifiutarti di aiutare l’altro e non soddisfare i
suoi bisogni senza scusarti né sentirti in colpa;
11. Hai diritto di decidere cosa fare delle tue proprietà, del tuo corpo e del tuo tempo, a
patto di non violare i diritti di altre persone;
12. Hai il diritto di scegliere quando agire in modo
assertivo: è preferibile essere assertivi ma non è un
obbligo!
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 77
78. Un augurio per tutti
“In una società migliore, formata da
persone più comprensive, nessuno
vorrà cambiarti. Tutti ti aiuteranno
ad essere te stesso perché essere te
stesso è la cosa più preziosa al mondo.”
Osho
Ottobre 2014 Valeria Laurenti - Imparare l'assertività 78
79. Sito - bibliografia
• L’Assertività. Vincere quasi sempre con le tre A – Giusti, Testi ;
Sovera Edizioni
• L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le tre A – Giusti,
Testi; Sovera Edizioni
• Impara a dire no – Ragusa
• Imparare a gestire i conflitti – A. Neri
• Training Assertivo - Associazione CIPA
• http://galileo.cincom.unical.it
• Stili Comunicativi - F.Menegalli
• Psicoterapeuti in formazione
• Il Conflitto Interpersonale e lavorativo – Università di
Macerata
• Centro Interdipartimentale della Comunicazione
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Editor's Notes
Il training sull’assertività nasce, dunque, come tecnica della terapia comportamentale (Giusti, Montanari, Iannazzo, 2000); oggi è essenzialmente un percorso terapeutico durante il quale vengono forniti ai partecipanti strumenti specifici per modificare il proprio comportamento, al fine di renderlo più assertivo.
Esempio:
Ho un problema
Comportamento (in linea con la mia attitudine) mi lamento
risposta dell’ambiente l’ambiente (la mamma, il papà, la nonna, il partner, il collega, l’amico) trova la soluzione al posto mio
(3. Bis risposta dell’ambiente compatimento e quindi essere al centro dell’attenzione, avere l’approvazione e l’interesse altrui)
soluzione del problema rinforzo
(4. bis essere al centro dell’attenzione rinforzo)
5. rinforzo dell’ambiente continuerò a lamentarmi
comportamento in apparenza adattativo…ma nasconde molte insidie:
A lungo andare gli altri mi manderanno a…stendere, si stancheranno e otterrò l’effetto opposto all’approvazione: l’allontanamento!
Inoltre così facendo metto da parte la mia iniziativa e volontà ad agire…fino a quando mi dimenticherò di averne una!
Questo genera in me insoddisfazione e frustrazione, che a loro volta mineranno la mia autostima (penserò di non essere meritevole dell’attenzione altrui, oppure di non essere in grado di risolvere un problema) una bassa autostima genera depressione, ansia, disturbi psicosomatici.
Altri esempi: Se da piccolo sono stato premiato sempre e solo per la mia obbedienza, imparerò a rispondere con un comportamento di compiacimento degli altri fino a non sapere più cosa voglio, ma il mio “IO” si farà sentire con capricci, scoppi di ira, e altre risposte problematiche.
Se ad una eccessiva gelosia del partner imparo a rispondere reprimendo ciò che sono e voglio, questa sarà una risposta conveniente nel breve periodo ma non a lungo termine. E viceversa se ad un atteggiamento che mi ferisce del mio partner rispondo con minacce e aggressioni, avrò la meglio nel breve periodo ma non sul lungo.
I bambini apprendono i comportamenti per imitazione e per rinforzo
Mio caso: maestra dell’asilo che mi dice che devono occuparsi dell’inserimento dei bambini difficili, quelli piccoli che non sono mai andati al nido: i bambini viziati! Non mi preoccupa il giudizio che lei ha dei bambini che per qualsivoglia ragione non hanno fatto l’esperienza del Nido, ma mi preoccupa l’approccio che questo insegnante può avere con un bambino in difficoltà (se lo ha già catalogato come “viziato”).
Comunicazione verbale
“Le rubo un minuto”, (dimensione dell’inferiorità data
dal termine rubo come perdita di tempo)
“Spero di non annoiarla,
“Spero di non disturbare…”
“Spero di farcela e non deluderla” (il termine spero
denuncia la nostra insicurezza)
“Mi dispiace dirti questo…sai, se dipendesse da me…”,
“Qualunque cosa tu faccia non ti tradirò mai”,
(manipolazione compiacente)
“Sono sbagliato…sono un fallimento.., (manipolazione
conciliante)
“Sto facendo il meglio che posso… mi dispiace” (reazione
di paura)
Comunicazione non verbale
- movimenti poco ampi
- sguardo che non si mette a contatto con l’interlocutore
- espressione del volto annoiata o assente
- posture raccolte, rigide, curve
- voce bassa, timida, lamentosa
Si presuppone che queste idee abbiano un’origine nell’infanzia della persona che è stata colpevolizzata per il conflitto, educata a reprimere i propri bisogni ed esigenze, e ad avere un legame precario a causa di ingiustificati allontanamenti.
“Sono inferiore agli altri; in caso di conflitto sarò io ad avere la peggio”
“Io devo sempre essere amato, approvato, stimato da tutte le persone per me significative”.
“Devo mostrarmi sempre competente, e adeguato in tutto ciò che faccio.”
“Se temo che possa accadere qualcosa di pericoloso o dannoso allora devo pensarci continuamente, ed è giusto che io sia agitato e sconvolto al pensiero delle eventuali conseguenze, per poterle controllare meglio.”
“Devo trovare soluzioni perfette ai miei problemi o a quelli altrui altrimenti chissà che cosa può succedere!”
“La causa delle mie emozioni e dei miei sentimenti è sempre esterna per cui posso fare ben poco per controllarli, per superare la depressione, l'ansia, il rancore...”
“Il mio passato è la vera causa dei miei attuali problemi: se qualcosa ha influito pesantemente sulla mia vita, questo ormai condiziona irrimediabilmente tutti i miei sentimenti e comportamenti attuali.”
“Ho bisogno di starmene tranquillo, senza responsabilità. sforzi,disciplina o autocontrollo.”
“Devo sempre essere perfettamente a mio agio e senza sofferenze di nessun genere.”
“Potrei impazzire e questo sarebbe davvero terribile.”
“Mi considero debole, incapace, inadeguato, quindi ho bisogno di dipendere dagli altri e da qualcuno in particolare.”
Tutti i nostri comportamenti sono funzionali ad ottenere dei risultati…in sostanza li scegliamo perché abbiamo ottenuto dei risultati vantaggiosi…ma a volte esistono dei costi nascosti.
Nella relazione interpersonale:
Autocommiserazione,
tentativo di mediare sempre,
essere simpatico a tutti,
dichiararsi d’accordo anche quando non lo si è,
non compromettersi,
evitare la responsabilità di quello che si afferma,
scusarsi e chiedere permesso anche quando non è necessario,
imbarazzo se si ricevono complimenti,
demanda, rimanda, si mostra frequente offeso, sente vergogna, non parla se non interrogato, manda messaggi evasivi, equivoci,
prova ansia o evita situazioni difficili
Comunicazione verbale
- “Sempre” “Mai”
- “ti ordino”
- “Sei sempre il solito, sei inaffidabile, disonesto…”
- “Non mi dici la verità”
- “Ci penso io”
- “Te l’avevo detto”
- “Io devo dire quello che penso”
-“Non preoccuparti di quello che faccio io; tu fai quello che
ti dico e basta!”
Comunicazione non verbale
- Sguardo fisso
- Espressione del volto accigliata e “minacciosa”
- Mento proteso in alto
- Gestualità aperta asimmetrica
- Voce tonante, aspra, dominante
- Invade lo spazio degli altri
- Interrompe spesso, cambia spesso argomento, si sovrappone
agli altri
L’infanzia della persona aggressiva è punitiva, normativa e nega qualsiasi forma di debolezza e fragilità.
Se grida e minacce nel breve periodo mi permettono di raggiungere risultati, nel lungo periodo creeranno le basi per la mia disfatta…lavorativa, personale ed esistenziale.
La persona aggressiva è socialmente ignorante, perché non si avvede dei tristi risultati che sta producendo con la sua condotta, è cieco rispetto agli effetti che causa.
Sarcasmo in psicologia: quando e perché
sarcasmo
La maggior parte di noi ha utilizzato, in un’occasione o nell’altra, il sarcasmo senza rendersene conto, così come ognuno di noi, in grado più o meno variabile, vi si mostra sensibile. Ma cos’è il sarcasmo e perché viene utilizzato in particolari situazioni?
Il termine sarcasmo deriva da greco sarkazein, che significa “fare a brani la carne come potrebbe fare un cane”. È spesso usato in maniera umoristica o ironica, e può essere sottolineato anche attraverso particolari intonazioni della voce per enfatizzare particolari parole o parti dell’affermazione. Il dizionario definisce il termine in questo modo: “Aspra affermazione, penetrante o amara; scherno o rimprovero tagliente”; e ancora: “Il ricorso a una serie di considerazione amare, caustiche o pungenti, che esprimono disprezzo, spesso facendo uso di un’affermazione invertita o ironica, in risposta a qualche offesa o dispetto subiti, con l’intento di ferire i sentimenti altrui”. Da queste definizioni due elementi emergono: primo, l’aggressività, in gran parte inconscia, evidente però nell’impiego di termini subito come amaro, tagliente e disprezzo; secondo, l’intento di danneggiare l’autostima dell’oggetto bersaglio, o di diminuirne il prestigio agli occhi degli altri.
Un esempio eccezionale di dialogo sarcastico è quello tra Bernard Shaw (drammaturgo, narratore e saggista irlandese) e Winston Churchill. Bernard Shaw mandò a Churchill un biglietto per la prima di una delle sue commedie con una nota: “Avrei piacere di vederla tra il pubblico”. Churchill restituì il biglietto con un messaggio: “Mi dispiace di non poter partecipare alla prima. Verrò volentieri a una replica, se ce ne sarà una”. Bernard Shaw gli mandò allora due biglietti per un’altra serata scrivendo: “Avrei piacere che venisse a teatro accompagnato da un amico, se ne ha uno”.
La caratteristica del sarcasmo compare nei soggetti che hanno una particolare tendenza a deprimersi, questo perché le persone suscettibili alla depressione del tono dell’umore hanno un’autostima fragile e dipendente dal sostegno narcisistico proveniente dall’esterno. Quando una persona incline alla depressione soffre una ferita alla propria autostima o viene frustrata in qualche altro modo nel suo bisogno di sostegno proveniente dall’esterno, reagisce con una rabbia, che viene scaricata, a volte, sotto forma di sarcasmo. Naturalmente l’attacco sarcastico è un tentativo di punire l’oggetto deludente, oppure ha lo scopo di far sì che il rivale invidiato si senta deprivato di un suo aspetto buono. Naturalmente, facendo riferimento all’etimologia della parola, a livello inconscio questo attacco assume la forma di un “massacro cannibalistico”.
Il sarcasmo quindi comporta la presenza di impulsi aggressivi primitivi, spesso inconsci, che sorgono in una persona che si sente ferita, deprivata o umiliata, e che cerca vendetta contro coloro che ritiene responsabili di questo stato di cose. La persona sarcastica è spesso ancora bisognosa, coinvolta e dipendente nel rapporto con il mondo esterno. Per contro, le persone molto umili sono solitamente insensibili al sarcasmo, anche se possono talvolta riuscire a riconoscere l’intento ostile di chi vuole colpirli, e risentirsene. Soprattutto le persone soddisfatte di sé provocano la comparsa di una forte ostilità in coloro che si sentono invece deprivate affettivamente e dipendenti dal consenso e dal riconoscimento esterno. Questa ostilità può spesso venire scaricata sotto forma di sarcasmo. In più, i soggetti con grande fragilità dell’autostima possono spesso prendere una lode sincera per una frase sarcastica, dato che si sentono immeritevoli di qualunque buona opinione altrui o proiettano i propri impulsi aggressivi.
Il sarcasmo è dunque uno strumento del debole poiché è indiretto e può talvolta essere scambiato per giocosità. Ma l’umorismo è decisamente un’altra cosa.
Comunicazione verbale
- “Io mi sento…” (Autorivelazione)
- “Ho deciso di…”
- “Cosa ne pensi…”, “Che alternative abbiamo?”
- “Vorrei concludere quello che sto dicendo”
(Assertività di base)
- “Sono contento di lavorare con te…”
- “Non sono più disponibile ad occuparmi di te
in relazione a questo problema”
- “Mi hai garantito la tua collaborazione. Vorrei
sapere quando intendi cominciare” (Assertività
di confronto)
Comunicazione non verbali
- Gestualità aperta
- Rispetto dei segnali di distanza
- Espressione del volto vivace, contatto visivo diretto e
costante ma non fisso
- Postura flessibile, rilassata
- Volume della voce adeguato, udibile coinvolgente
Chiedere esempi di utenti maleducati che necessitano di risposte “dure”.
Post it blu a pagina 39
Far corrispondere la situazione alla propria esperienza
Assunzione di responsabilità: so quello che posso o non posso fare
Chiama la persona per nome per attirare la sua attenzione
Mantieni il contatto visivo
Adegua il volume della voce
Attenzione al linguaggio del corpo: incrociare braccia o gambe, nascondersi dietro oggetti (borse)
Velocità e ritmo della comunicazione
Fare esempi di comunicazione verbale e non verbale per i tre stili comportamentali pagina 72-73
Esercizi a voce:
Valutazione di messaggi verbali pagina 74
Valutazione di atteggiamenti e posture pagina 75
Per esempio la gioia si manifesta attraverso il suo elemento caratteristico: il sorriso, che si ottiene contraendo i muscoli zigomatici. E’ importante che il sorriso sia vero, non forzato, anche quando si tratta di un sorriso “di circostanza”. Anche in tal caso, infatti, se non si sa sorridere, si può fare a meno di una smorfia forzata, è sicuramente meglio.
La sorpresa è caratterizzata dal ruolo principale che è esercitato dalla fronte arricciata e dalle sopracciglia sollevate.
La paura come nella sorpresa, ma con maggior tensione, nello sbarrare gli occhi e nell’aprire la bocca.
Nello stato di tristezza gli angoli della bocca abbassati e così pure le sopracciglia.
Nella collera le sopracciglia vengono aggrottate alla radice del naso; gli occhi mostrano uno sguardo duro e la mascella è avanzata: A volte si digrignano i denti.
Nella sensazione di disgusto, basta il taglio della bocca ad indicarlo, con gli angoli esterni della bocca tirati all’ingiù e la parte centrale delle labbra spinte in alto.
Mostrare interesse è evidenziato da un sopracciglio alzato e l’occhio attento
Scheda word per analisi filmati
Dare un nome alle proprie emozioni, vissuti – cosa provo realmente di fronte a queste persone?
Il passivo aspetta che l’altro capisca telepaticamente i suoi pensieri, l’aggressivo pretende che gli altri lo capiscano.
Nella libertà espressiva rientra anche la capacità di riconoscere le proprie emozioni, soprattutto quelle negative che sono difficili da gestire, accettare e condividere.
Esercizio: contrassegna le idee irrazionali che ritieni di avere. Vedi pagina 59
Libertà di esprimersi ed empatia sono da riservarsi soprattutto con le persone IMPORTANTI!!!! Un amico, il partner, i figli…persone con cui abbiamo momenti di difficoltà ad esprimerci e vogliamo migliorare la nostra relazione.
Un delicato equilibrio tra gratificazioni e frustrazioni ci educa da piccoli a saper chiedere, prendere, dare e ricevere.
Far conoscere le proprie esigenze aiuta a ridurre lo stress e la insoddisfazione.
Alla base delle nostre difficoltà ci sono le solite idee irrazionali!!!
Se dicono NO, ho fallito. Vero, ma almeno hai provato ed il tuo fallimento è legato solo a questa situazione
Se rifiutano mi sento non apprezzato. Vero ma ciò che veramente conta è ciò che noi pensiamo di noi stessi e non cosa pensano gli altri.
Se chiedo qualcosa penseranno che non me la so cavare da solo. Vero, ma non è un dramma! È importante sapere quando è necessario l’aiuto altrui (e agli altri può far piacere aiutarci!)
Se la risposta è no, mi sento rifiutato. Falso. Tutti hanno diritto di rispondere NO ad una proposta, non sei tu ad essere rifiutato, ma la tua richiesta.
La mia richiesta potrebbe far pensare male di me. Vero, ma se mi preoccupo troppo del pensiero degli altri, rischio di non essere più libero.
Se chiedo qualcosa divento vulnerabile. Vero, ma è disonesto voler apparire sempre forti e autosufficienti.
Non ho diritto di chiedere, perché non merito nulla. FALSOOOOOOOOOOOOOO
Punto tre IMPORTANTE: la comunicazione NON verbale tradirebbe il sentimento di disagio, tanto vale esprimerlo, per essere onesti anche con se stessi.
Esempio:
Fine del compito per le quattro
Posso avere questo lavoro finito per le quattro?
Mi sento a disagio a chiedertelo, ma è proprio necessario sia finito per le quattro (nell’esprimere l’emozione usare IO e mai TU, Io mi sento a disagio/Tu mi fai sentire a disagio; la seconda frase scarica sull’altro una mia responsabilità e genera ostilità).
Lo so che è molto occupato oggi, ma ne avrei lo stesso bisogno
Va bene capisco la situazione, quindi qual è la tua proposta?
Vedi esempi a pagina 114
Rimpiazza il tuo sì automatico con un «Ci penso su». Aiuta a riprendere il controllo, a riflettere e a preparare il terreno per un no ragionato, che fa meno male di quello impulsivo.
Ammorbidisci il linguaggio, indora la pillola. Usa espressioni come «Preferirei di no», «Non sono a mio agio con...», «È molto interessante ma non sarei capace di...».
Contieni la tua rabbia. Un no arriva meglio a destinazione se accompagnato da un’aria di calma zen, anche se finta. È molto più efficace di uno tsunami di rabbia.
Cita la tua responsabilità verso altri. Ad esempio: «Mi piacerebbe aiutarti, ma ho già promesso a mia madre di…».
Pensa, o immagina, che tu stia facendo qualcosa anche nell’interesse di qualcun altro, come la tua famiglia o la tua azienda.
Ad esempio: «Non posso prestarteli, perché con quei soldi devo…». Se insistono, ripeti il tuo no.
Davanti a un capo che pretende un certo lavoro da te o un familiare sempre bisognoso, ripeti con calma la frase con cui li stai respingendo. E se non cedono, rimani in silenzio, finché non capiscono che non c’è niente da fare.
Il tuo no è no.
Le relazioni tra colleghi non sono paragonabili ai rapporti di amicizia né possono avere l’intimità di quelle famigliari. Un “no” detto in ufficio riporta le relazioni su un piano professionale. “Il bello del mio lavoro è che sto con persone simpatiche, ho trovato degli amici”. Può essere vero, ma bisogna ricordare che la relazione tra colleghi è temporanea e circoscritta e che quando il “no” è motivato bisogna saper dire “Non sono d’accordo”, “Non mi piace la tua proposta”; “Questa incombenza non mi compete”.
In questo modo non si confondono i ruoli sul lavoro in nome dell’amicizia e si sgombra il campo dall’emotività. Sul lavoro, poi, esistono delle gerarchie, e il no va usato anche quando si ha a che fare con un superiore. Non è un gesto di ribellione è un dissenso fra adulti che si stanno confrontando su un piano professionale.
Esercizio a pagina 109
Berne (1971) definisce carezze (strokes) le manifestazioni di apprezzamento e attenzione. Possono essere espresse fisicamente o verbalmente e possono essere incondizionate (messaggi positivi per l’esistere) e condizionate (messaggi positivi per qualche cosa che si è fatto bene!) è importante che ci sia un alternanza di carezze per ciò che si è e per ciò che si fa.
Notare solo i punti deboli delle persone ci fa sentire al sicuro, ci fa sentire meglio!
Esercizio a voce…io leggo frasi pagina 127 e gli utenti mi dicono se critica COSTRUTTIVA o MANIPOLATIVA.
Test a pagina 133
Ascolto attivo versus ascolto aggressivo (continue interruzioni, critiche, impazienza, linguaggio del corpo minaccioso sbuffare, pestare col piedino) e versus ascolto passivo (tempi di ascolto troppo lunghi, troppa accondiscendenza: sì, sì, sì con la testolina)
Ti ascolto, sto cercando di capire, cenni del capo, sorrisi, spiegami meglio,
Restituisci contenuti ed aspetti emotivi della comunicazione dell’interlocutore con parole tue
Nell’ascolto attivo si devono evitare, per quanto possibile:
1. VALUTAZIONE (una delle paure principali di ogni persona è di essere giudicati: ciò di solito
causa una chiusura in chi parla)
2. INTERROGAZIONE
3. SOSTEGNO
4. SOLUZIONE
5. INTERPRETAZIONE
RIFORMULAZIONE:
1. di primo grado: contenuto (dire la stessa cosa in altre parole);
2. di secondo grado: vissuto/senso (capire ciò che una determinata frase significa per quella
persona; dire qualcosa che l’altro ci ha detto in modo implicito)
La riformulazione di secondo grado è più efficace ma molto complessa, richiede più esercizio
In una comunicazione il fraintendimento avviene quando non c’è una consapevolezza dei punti di
vista. Mancano infatti delle informazioni sull’altro e su se stessi che ci permettano di riconoscere i
due diversi punti di vista.
In ogni comunicazione tra due persone può esserci:
1. conferma (capisco e condivido il punto di vista dell’altro)
2. rifiuto (capisco il punto di vista dell’altro ma non lo condivido)
3. fraintendimento (sono convinto di aver capito il punto di vista dell’altro, ma in realtà lo ho
interpretato in modo sbagliato: non c’è riconoscimento reciproco dei punti di vista, non c’è
reale comprensione).
Nelle comunicazioni spesso il disaccordo riguarda le relazioni: anche se si è d’accordo sui
contenuti non si giunge a un compromesso perché ci si relaziona con l’altro in maniera sbagliata (ad
esempio nei litigi).
Pertanto, è facile capire l’importanza fondamentale della relazione per la buona riuscita di una
comunicazione.
Si può essere inconsapevoli di ciò che ci fa arrabbiare, questo in genere dipende dall’educazione che abbiamo ricevuto da piccoli.
Esempio suocera (?) : mi fa arrabbiare. Quando passo del tempo con lei, mi sento alterata. Ho provato a capire cos’è che mi fa arrabbiare…ho dedotto che è qualcosa che ha a che fare con la sensazione di una scarsa considerazione da parte sua nei miei confronti (scarsa considerazione per le mie fatiche, le nostre rinunce, il mio lavoro, i nostri bisogni…) poi mi sono chiesta “perché mai mi interessasse la sua considerazione, dato che anche la mia era scarsa nei suoi confronti?” (comportamento irrazionale: non mi arrabbierei mai con altre persone di cui ho una bassa stima e che hanno una scarsa considerazione di me”…allora doveva esserci qualcos’altro dietro questa rabbia…e pensandoci sono giunta alla conclusione che “non era la scarsa considerazione che mi faceva arrabbiare, ma il fatto che da questo ne derivasse un minor supporto ed un minor aiuto” soluzione: non sperare nella telepatia della suocera! Esprimere i bisogni chiaramente, fare richieste precise ed eventualmente arrabbiarsi se aiuto viene negato ed esprimere rabbia senza remore.
tratto da Centro Interdipartimentale della comunicazione - vedi bibliografia
Osho era un professore di filosofia e viaggiò per l'India negli anni Sessanta del XX secolo come conferenziere e maestro spirituale. Le sue posizioni contro le religioni organizzate, le istituzioni politiche e le tradizioni suscitarono scalpore.
Infine, suggerì dei "non-comandamenti", ossia dei valori che rappresentavano il suo fondamentale atteggiamento verso la vita:
1) Libertà.2) Unicità dell'individualità.3) Amore.4) Meditazione.5) No alla serietà.6) Giocosità.7) Creatività.8) Sensibilità.9) Gratitudine.10) Senso del mistero.[67