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12 | ECONOMIA | LUNEDÌ 1 FEBBRAIO 2016
L’ANALISI BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati finanziari
Banchiericentraliin‘panicmode’
Probabilealtromesenegativononostantelechiamate‘rialziste’
L’autore
La pagina settimanale del lunedì
‘Risparmio, i conti in tasca’,
è a cura del nostro consulente
Rubens Ligabue, professionista
certificato Efa - European Fi-
nancial Advisor, associato SIAT
- Società Italiana Analisi Tec-
nica, iscritto all’Albo Unico Na-
zionale dei Promotori Finanziari.
Per domande e chiarimenti po-
tete scrivere a
info@rubensligabue.com
Da inizio anno i mer-
cati azionari mondia-
li sono stati indubbiamen-
te colpiti duramente da un
intenso ‘sell off’ con rica-
dute spesso a doppia cifre
sui listini. Discese che
hanno portato molti di lo-
ro ad entrare in territorio
cosiddetto ‘orso’, ovvero
con discese superiori al
-20% dai massimi della
tarda primavera 2015.
Nell’ultima parte del mese
di gennaio i banchieri
centrali hanno però argi-
nato la caduta con le pa-
role quasi minacciose di
Draghi (BCE), con quelle
più accomodanti della Yel-
len (FED) ed infine con
quelle a sorpresa di Kuro-
da (BOJ). La situazione
dei listini globali riporta-
ta nel grafico allegato ed
al 21 gennaio appariva in-
fatti molto critica e pros-
sima alla capitolazione
ma da quel giorno è par-
tita una sequenza di inter-
venti verbali e non in gra-
do stabilizzare o quanto-
meno arginare quelle
massicce fuoriuscite di
capitali dai mercati che
hanno polverizzato oltre
16 trilioni di capitalizza-
zione mondiale.
LE SOLITE MOSSE
Il primo tampone è giun-
to dal presidente della
banca centrale europea ed
in particolar modo dal suo
intervento al meeting
dell’Eurotower con l’an-
nuncio di possibili nuovi
interventi a marzo e poi al
World Economic Forum di
Davos con toni più decisi,
dichiarando che alla BCE
“abbiamo molti strumenti
a disposizione per interve-
nire e soprattutto il Con-
siglio direttivo ha il pote-
re, la volontà e la determi-
nazione di usare questi
strumenti” per poi raffor-
zare il concetto con un
rassicurante “non ci ar-
renderemo”. Dichiarazio-
ni dal sapore simile a quel
famoso “whatever it ta-
kes” dell’estate 2012 che
hanno permesso di placa-
re gli animi isterici degli
operatori, fermando così
la caduta dei listini euro-
pei ed in particolar modo
di quello italiano. Que-
st’ultimo anche a seguito
degli ulteriori chiarimen-
ti volti a stemperare la
tensione sulle banche ita-
liane e sulle maggiori ri-
chieste d’informazioni
fatte dalla stessa BCE
mentre il ministro Padoan
e la UE giungevano ad un
accordo di compromesso
per la gestione delle soffe-
renze bancarie. A seguire
è poi arrivata a metà della
settimana scorsa anche la
voce delle Yellen a conclu-
sione del meeting della
FED. Da parte della banca
centrale USA, oltre al nul-
la di fatto sui tassi dopo il
precedente aumento, si è
voluto trasferire al merca-
to un messaggio di attesa,
dichiarando che resta a-
perta l’opzione per ulte-
riori rialzi dei tassi sep-
pur sia stato evidenziato
che la decisione avverrà
“monitorando da vicino
gli sviluppi economici e fi-
nanziari globali valutan-
do le loro implicazioni per
il mercato del lavoro e per
l’inflazione e per l’equili-
brio dei rischi”. Per non
far perciò preoccupare gli
ancora nervosi operatori
finanziari si è quindi fatto
interpretare agli stessi u-
na posizione di “wait and
see” in grado di lasciar i-
potizzare finanche un rav-
vedimento in merito alle
politiche monetarie intra-
prese. Dopo tante parole e
pochi fatti concreti è però
arrivato sul finale di set-
timana il colpo di scena
del Giappone per il trami-
te di Kuroda.. Il capo della
Bank of Japan, come evi-
dente dalle Reuters news
pubblicate in data 21 e il 29
gennaio, è infatti riuscito
a spiazzare gli operatori
finanziari e le loro posi-
zioni smentendo addirit-
tura e clamorosamente sé
stesso nell’arco di una set-
timana.
Il banchiere nipponico
pur di raddrizzare una si-
tuazione economica ed in-
flattiva non certamente
brillante rispetto agli o-
biettivi preposti dalla “A-
benomics” e con un indice
Nikkei in area “bear mar-
ket” ha sbalordito i mer-
cati con il lancio del cosid-
detto “QQE with a Nega-
tive Interest Rate”, ovvero
con la continuazione della
stampa monetaria quanti-
tativa e qualitativa da 80
trilioni di Yen ma con l’ag-
giunta ora della politica
dei tassi negativi (NIRP)
in stile vecchia Europa. Il
Giappone ha quindi porta-
to inaspettatamente i tassi
da +0,1% a -0,1% per i de-
positi in eccesso delle isti-
tuzioni finanziarie presso
la banca centrale, decisio-
ne a cui è stata accompa-
gnata anche la promessa
che, se necessario, i tassi
diventeranno ancora più
negativi. Un impegno qua-
si minaccioso verso
gli attoniti operatori
finanziari che han-
no reagito con uno
forte “squeeze” nei
rapporti di cambio
dello Yen contro Dol-
laro e dei ribassisti
sull’indice aziona-
rio.
Tale annuncio non
solo ha creato un’on-
da d’urto capace di
far oscillare vistosa-
mente l’indice nip-
ponico tra discesa e
poi risalita finale a
+2,80% ma è stato in gra-
do di generare un effetto
tsunami su tutte le altre
piazze finanziarie del glo-
bo. Uno “spinta” al rim-
balzo planetario simile a
quanto già accaduto in
precedenti e sempre inat-
tese decisioni di politica
monetaria da parte della
BOJ.
CONTESTO DIVERSO
Quanto sta accadendo
seppur ricordi gli effetti
“boom” degli annunci che
hanno puntellato sui top i
mercati alla fine del QE a-
mericano nell’ottobre
2014 e per buona parte del
2015 ora appaiono più co-
me una rete di protezione
per rallentare la caduta
nella speranza di poter go-
vernarne al meglio e nel
modo meno traumatico lo
“sboom” derivante dalla
fine più o meno graduale
delle politiche espansive.
Secondo una recente in-
tervista fatta sempre a Da-
vos dal giornalista Am-
brose Evans-Pritchard del
Telegraph a William Whi-
te: “la situazione d’oggi è
peggio che nel 2007 in
quanto le nostre munizio-
ni macro-economiche per
contrastare la caduta sono
state tutte sparate ed i de-
biti hanno continuato ad
accumularsi negli ultimi
otto anni”. A dirlo non è
però uno sprovveduto
bensì uno del sistema alla
pari dei banchieri centra-
li, essendo presidente del-
la commissione revisioni
dell’Ocse ed ex capo eco-
nomista della Banca dei
Regolamenti Internazio-
nali. Per White è impossi-
bile sapere quale sarà l’e-
vento che innescherà la
prossima crisi poi-
ché il sistema glo-
bale ha perso il
suo ancoraggio ed
è intrinsecamente
incline alla rottu-
ra ma una svaluta-
zione cinese a-
v r e b b e c h i a r a-
mente il potenzia-
le per produrre u-
na concreta meta-
stasi. La Cina non
ha di fatto finora
partecipato alle
guerre valutarie
basate sul deprez-
zamento competi-
tivo ed un suo se-
rio ingresso in un
gioco a somma ze-
ro alzerebbe di
molto la posta ed il
rischio. Uno spun-
to di riflessione
che probabilmente non
mancherà di aver prossi-
mamente riscontro dopo
l’azione monetaria inatte-
sa del Giappone.
POSSIBILE PROSECUZIONE
Il mese di febbraio per-
tanto potrà essere un in-
tervallo di tempo in cui si
sommeranno anche le in-
certezze o le speranze sul-
le prossime decisione di
FED e BCE attese per mar-
zo, motivo per cui la vola-
tilità potrà rimanere an-
cora elevata nel bene o nel
male. Al fine di una più
ampia valutazione dei ri-
schi e per non cadere su-
bito nella fallace tesi che
dopo un mese deludente
possa seguirne uno positi-
vo, semmai avvalorato da
concetti quali la storica
stagionalità del periodo
(novembre-aprile) o da in-
dicatori di ipervenduto e
di sentiment negativo,
può essere utile osservare
l’allegato andamento sto-
rico dell’indice S&P500
dal 1957 ad oggi e tratto
dal sito realinvestmentad-
vice.com. Dall’analisi del-
la locomotiva dei listini
mondiali emerge che ci so-
no stati solo 20 mesi di
gennaio negativi da allora
ad oggi (circa il 33%) ma
quando ciò è avvenuto per
ben il 70% delle volte è poi
seguito anche un mese di
febbraio negativo (14 ri-
bassi - 5 rialzi). Una pro-
babilità perciò sfavorevo-
le di cui tener conto visto
e considerato la forte chia-
mata “rialzista” che si os-
serva spesso nei media
mainstream.
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  • 1. 12 | ECONOMIA | LUNEDÌ 1 FEBBRAIO 2016 L’ANALISI BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati finanziari Banchiericentraliin‘panicmode’ Probabilealtromesenegativononostantelechiamate‘rialziste’ L’autore La pagina settimanale del lunedì ‘Risparmio, i conti in tasca’, è a cura del nostro consulente Rubens Ligabue, professionista certificato Efa - European Fi- nancial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi Tec- nica, iscritto all’Albo Unico Na- zionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti po- tete scrivere a info@rubensligabue.com Da inizio anno i mer- cati azionari mondia- li sono stati indubbiamen- te colpiti duramente da un intenso ‘sell off’ con rica- dute spesso a doppia cifre sui listini. Discese che hanno portato molti di lo- ro ad entrare in territorio cosiddetto ‘orso’, ovvero con discese superiori al -20% dai massimi della tarda primavera 2015. Nell’ultima parte del mese di gennaio i banchieri centrali hanno però argi- nato la caduta con le pa- role quasi minacciose di Draghi (BCE), con quelle più accomodanti della Yel- len (FED) ed infine con quelle a sorpresa di Kuro- da (BOJ). La situazione dei listini globali riporta- ta nel grafico allegato ed al 21 gennaio appariva in- fatti molto critica e pros- sima alla capitolazione ma da quel giorno è par- tita una sequenza di inter- venti verbali e non in gra- do stabilizzare o quanto- meno arginare quelle massicce fuoriuscite di capitali dai mercati che hanno polverizzato oltre 16 trilioni di capitalizza- zione mondiale. LE SOLITE MOSSE Il primo tampone è giun- to dal presidente della banca centrale europea ed in particolar modo dal suo intervento al meeting dell’Eurotower con l’an- nuncio di possibili nuovi interventi a marzo e poi al World Economic Forum di Davos con toni più decisi, dichiarando che alla BCE “abbiamo molti strumenti a disposizione per interve- nire e soprattutto il Con- siglio direttivo ha il pote- re, la volontà e la determi- nazione di usare questi strumenti” per poi raffor- zare il concetto con un rassicurante “non ci ar- renderemo”. Dichiarazio- ni dal sapore simile a quel famoso “whatever it ta- kes” dell’estate 2012 che hanno permesso di placa- re gli animi isterici degli operatori, fermando così la caduta dei listini euro- pei ed in particolar modo di quello italiano. Que- st’ultimo anche a seguito degli ulteriori chiarimen- ti volti a stemperare la tensione sulle banche ita- liane e sulle maggiori ri- chieste d’informazioni fatte dalla stessa BCE mentre il ministro Padoan e la UE giungevano ad un accordo di compromesso per la gestione delle soffe- renze bancarie. A seguire è poi arrivata a metà della settimana scorsa anche la voce delle Yellen a conclu- sione del meeting della FED. Da parte della banca centrale USA, oltre al nul- la di fatto sui tassi dopo il precedente aumento, si è voluto trasferire al merca- to un messaggio di attesa, dichiarando che resta a- perta l’opzione per ulte- riori rialzi dei tassi sep- pur sia stato evidenziato che la decisione avverrà “monitorando da vicino gli sviluppi economici e fi- nanziari globali valutan- do le loro implicazioni per il mercato del lavoro e per l’inflazione e per l’equili- brio dei rischi”. Per non far perciò preoccupare gli ancora nervosi operatori finanziari si è quindi fatto interpretare agli stessi u- na posizione di “wait and see” in grado di lasciar i- potizzare finanche un rav- vedimento in merito alle politiche monetarie intra- prese. Dopo tante parole e pochi fatti concreti è però arrivato sul finale di set- timana il colpo di scena del Giappone per il trami- te di Kuroda.. Il capo della Bank of Japan, come evi- dente dalle Reuters news pubblicate in data 21 e il 29 gennaio, è infatti riuscito a spiazzare gli operatori finanziari e le loro posi- zioni smentendo addirit- tura e clamorosamente sé stesso nell’arco di una set- timana. Il banchiere nipponico pur di raddrizzare una si- tuazione economica ed in- flattiva non certamente brillante rispetto agli o- biettivi preposti dalla “A- benomics” e con un indice Nikkei in area “bear mar- ket” ha sbalordito i mer- cati con il lancio del cosid- detto “QQE with a Nega- tive Interest Rate”, ovvero con la continuazione della stampa monetaria quanti- tativa e qualitativa da 80 trilioni di Yen ma con l’ag- giunta ora della politica dei tassi negativi (NIRP) in stile vecchia Europa. Il Giappone ha quindi porta- to inaspettatamente i tassi da +0,1% a -0,1% per i de- positi in eccesso delle isti- tuzioni finanziarie presso la banca centrale, decisio- ne a cui è stata accompa- gnata anche la promessa che, se necessario, i tassi diventeranno ancora più negativi. Un impegno qua- si minaccioso verso gli attoniti operatori finanziari che han- no reagito con uno forte “squeeze” nei rapporti di cambio dello Yen contro Dol- laro e dei ribassisti sull’indice aziona- rio. Tale annuncio non solo ha creato un’on- da d’urto capace di far oscillare vistosa- mente l’indice nip- ponico tra discesa e poi risalita finale a +2,80% ma è stato in gra- do di generare un effetto tsunami su tutte le altre piazze finanziarie del glo- bo. Uno “spinta” al rim- balzo planetario simile a quanto già accaduto in precedenti e sempre inat- tese decisioni di politica monetaria da parte della BOJ. CONTESTO DIVERSO Quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE a- mericano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più co- me una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter go- vernarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive. Secondo una recente in- tervista fatta sempre a Da- vos dal giornalista Am- brose Evans-Pritchard del Telegraph a William Whi- te: “la situazione d’oggi è peggio che nel 2007 in quanto le nostre munizio- ni macro-economiche per contrastare la caduta sono state tutte sparate ed i de- biti hanno continuato ad accumularsi negli ultimi otto anni”. A dirlo non è però uno sprovveduto bensì uno del sistema alla pari dei banchieri centra- li, essendo presidente del- la commissione revisioni dell’Ocse ed ex capo eco- nomista della Banca dei Regolamenti Internazio- nali. Per White è impossi- bile sapere quale sarà l’e- vento che innescherà la prossima crisi poi- ché il sistema glo- bale ha perso il suo ancoraggio ed è intrinsecamente incline alla rottu- ra ma una svaluta- zione cinese a- v r e b b e c h i a r a- mente il potenzia- le per produrre u- na concreta meta- stasi. La Cina non ha di fatto finora partecipato alle guerre valutarie basate sul deprez- zamento competi- tivo ed un suo se- rio ingresso in un gioco a somma ze- ro alzerebbe di molto la posta ed il rischio. Uno spun- to di riflessione che probabilmente non mancherà di aver prossi- mamente riscontro dopo l’azione monetaria inatte- sa del Giappone. POSSIBILE PROSECUZIONE Il mese di febbraio per- tanto potrà essere un in- tervallo di tempo in cui si sommeranno anche le in- certezze o le speranze sul- le prossime decisione di FED e BCE attese per mar- zo, motivo per cui la vola- tilità potrà rimanere an- cora elevata nel bene o nel male. Al fine di una più ampia valutazione dei ri- schi e per non cadere su- bito nella fallace tesi che dopo un mese deludente possa seguirne uno positi- vo, semmai avvalorato da concetti quali la storica stagionalità del periodo (novembre-aprile) o da in- dicatori di ipervenduto e di sentiment negativo, può essere utile osservare l’allegato andamento sto- rico dell’indice S&P500 dal 1957 ad oggi e tratto dal sito realinvestmentad- vice.com. Dall’analisi del- la locomotiva dei listini mondiali emerge che ci so- no stati solo 20 mesi di gennaio negativi da allora ad oggi (circa il 33%) ma quando ciò è avvenuto per ben il 70% delle volte è poi seguito anche un mese di febbraio negativo (14 ri- bassi - 5 rialzi). Una pro- babilità perciò sfavorevo- le di cui tener conto visto e considerato la forte chia- mata “rialzista” che si os- serva spesso nei media mainstream. (Rubens Ligabue)