BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati e sedare gli operatori ma quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE americano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più come una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter governarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive.
1. 12 | ECONOMIA | LUNEDÌ 1 FEBBRAIO 2016
L’ANALISI BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati finanziari
Banchiericentraliin‘panicmode’
Probabilealtromesenegativononostantelechiamate‘rialziste’
L’autore
La pagina settimanale del lunedì
‘Risparmio, i conti in tasca’,
è a cura del nostro consulente
Rubens Ligabue, professionista
certificato Efa - European Fi-
nancial Advisor, associato SIAT
- Società Italiana Analisi Tec-
nica, iscritto all’Albo Unico Na-
zionale dei Promotori Finanziari.
Per domande e chiarimenti po-
tete scrivere a
info@rubensligabue.com
Da inizio anno i mer-
cati azionari mondia-
li sono stati indubbiamen-
te colpiti duramente da un
intenso ‘sell off’ con rica-
dute spesso a doppia cifre
sui listini. Discese che
hanno portato molti di lo-
ro ad entrare in territorio
cosiddetto ‘orso’, ovvero
con discese superiori al
-20% dai massimi della
tarda primavera 2015.
Nell’ultima parte del mese
di gennaio i banchieri
centrali hanno però argi-
nato la caduta con le pa-
role quasi minacciose di
Draghi (BCE), con quelle
più accomodanti della Yel-
len (FED) ed infine con
quelle a sorpresa di Kuro-
da (BOJ). La situazione
dei listini globali riporta-
ta nel grafico allegato ed
al 21 gennaio appariva in-
fatti molto critica e pros-
sima alla capitolazione
ma da quel giorno è par-
tita una sequenza di inter-
venti verbali e non in gra-
do stabilizzare o quanto-
meno arginare quelle
massicce fuoriuscite di
capitali dai mercati che
hanno polverizzato oltre
16 trilioni di capitalizza-
zione mondiale.
LE SOLITE MOSSE
Il primo tampone è giun-
to dal presidente della
banca centrale europea ed
in particolar modo dal suo
intervento al meeting
dell’Eurotower con l’an-
nuncio di possibili nuovi
interventi a marzo e poi al
World Economic Forum di
Davos con toni più decisi,
dichiarando che alla BCE
“abbiamo molti strumenti
a disposizione per interve-
nire e soprattutto il Con-
siglio direttivo ha il pote-
re, la volontà e la determi-
nazione di usare questi
strumenti” per poi raffor-
zare il concetto con un
rassicurante “non ci ar-
renderemo”. Dichiarazio-
ni dal sapore simile a quel
famoso “whatever it ta-
kes” dell’estate 2012 che
hanno permesso di placa-
re gli animi isterici degli
operatori, fermando così
la caduta dei listini euro-
pei ed in particolar modo
di quello italiano. Que-
st’ultimo anche a seguito
degli ulteriori chiarimen-
ti volti a stemperare la
tensione sulle banche ita-
liane e sulle maggiori ri-
chieste d’informazioni
fatte dalla stessa BCE
mentre il ministro Padoan
e la UE giungevano ad un
accordo di compromesso
per la gestione delle soffe-
renze bancarie. A seguire
è poi arrivata a metà della
settimana scorsa anche la
voce delle Yellen a conclu-
sione del meeting della
FED. Da parte della banca
centrale USA, oltre al nul-
la di fatto sui tassi dopo il
precedente aumento, si è
voluto trasferire al merca-
to un messaggio di attesa,
dichiarando che resta a-
perta l’opzione per ulte-
riori rialzi dei tassi sep-
pur sia stato evidenziato
che la decisione avverrà
“monitorando da vicino
gli sviluppi economici e fi-
nanziari globali valutan-
do le loro implicazioni per
il mercato del lavoro e per
l’inflazione e per l’equili-
brio dei rischi”. Per non
far perciò preoccupare gli
ancora nervosi operatori
finanziari si è quindi fatto
interpretare agli stessi u-
na posizione di “wait and
see” in grado di lasciar i-
potizzare finanche un rav-
vedimento in merito alle
politiche monetarie intra-
prese. Dopo tante parole e
pochi fatti concreti è però
arrivato sul finale di set-
timana il colpo di scena
del Giappone per il trami-
te di Kuroda.. Il capo della
Bank of Japan, come evi-
dente dalle Reuters news
pubblicate in data 21 e il 29
gennaio, è infatti riuscito
a spiazzare gli operatori
finanziari e le loro posi-
zioni smentendo addirit-
tura e clamorosamente sé
stesso nell’arco di una set-
timana.
Il banchiere nipponico
pur di raddrizzare una si-
tuazione economica ed in-
flattiva non certamente
brillante rispetto agli o-
biettivi preposti dalla “A-
benomics” e con un indice
Nikkei in area “bear mar-
ket” ha sbalordito i mer-
cati con il lancio del cosid-
detto “QQE with a Nega-
tive Interest Rate”, ovvero
con la continuazione della
stampa monetaria quanti-
tativa e qualitativa da 80
trilioni di Yen ma con l’ag-
giunta ora della politica
dei tassi negativi (NIRP)
in stile vecchia Europa. Il
Giappone ha quindi porta-
to inaspettatamente i tassi
da +0,1% a -0,1% per i de-
positi in eccesso delle isti-
tuzioni finanziarie presso
la banca centrale, decisio-
ne a cui è stata accompa-
gnata anche la promessa
che, se necessario, i tassi
diventeranno ancora più
negativi. Un impegno qua-
si minaccioso verso
gli attoniti operatori
finanziari che han-
no reagito con uno
forte “squeeze” nei
rapporti di cambio
dello Yen contro Dol-
laro e dei ribassisti
sull’indice aziona-
rio.
Tale annuncio non
solo ha creato un’on-
da d’urto capace di
far oscillare vistosa-
mente l’indice nip-
ponico tra discesa e
poi risalita finale a
+2,80% ma è stato in gra-
do di generare un effetto
tsunami su tutte le altre
piazze finanziarie del glo-
bo. Uno “spinta” al rim-
balzo planetario simile a
quanto già accaduto in
precedenti e sempre inat-
tese decisioni di politica
monetaria da parte della
BOJ.
CONTESTO DIVERSO
Quanto sta accadendo
seppur ricordi gli effetti
“boom” degli annunci che
hanno puntellato sui top i
mercati alla fine del QE a-
mericano nell’ottobre
2014 e per buona parte del
2015 ora appaiono più co-
me una rete di protezione
per rallentare la caduta
nella speranza di poter go-
vernarne al meglio e nel
modo meno traumatico lo
“sboom” derivante dalla
fine più o meno graduale
delle politiche espansive.
Secondo una recente in-
tervista fatta sempre a Da-
vos dal giornalista Am-
brose Evans-Pritchard del
Telegraph a William Whi-
te: “la situazione d’oggi è
peggio che nel 2007 in
quanto le nostre munizio-
ni macro-economiche per
contrastare la caduta sono
state tutte sparate ed i de-
biti hanno continuato ad
accumularsi negli ultimi
otto anni”. A dirlo non è
però uno sprovveduto
bensì uno del sistema alla
pari dei banchieri centra-
li, essendo presidente del-
la commissione revisioni
dell’Ocse ed ex capo eco-
nomista della Banca dei
Regolamenti Internazio-
nali. Per White è impossi-
bile sapere quale sarà l’e-
vento che innescherà la
prossima crisi poi-
ché il sistema glo-
bale ha perso il
suo ancoraggio ed
è intrinsecamente
incline alla rottu-
ra ma una svaluta-
zione cinese a-
v r e b b e c h i a r a-
mente il potenzia-
le per produrre u-
na concreta meta-
stasi. La Cina non
ha di fatto finora
partecipato alle
guerre valutarie
basate sul deprez-
zamento competi-
tivo ed un suo se-
rio ingresso in un
gioco a somma ze-
ro alzerebbe di
molto la posta ed il
rischio. Uno spun-
to di riflessione
che probabilmente non
mancherà di aver prossi-
mamente riscontro dopo
l’azione monetaria inatte-
sa del Giappone.
POSSIBILE PROSECUZIONE
Il mese di febbraio per-
tanto potrà essere un in-
tervallo di tempo in cui si
sommeranno anche le in-
certezze o le speranze sul-
le prossime decisione di
FED e BCE attese per mar-
zo, motivo per cui la vola-
tilità potrà rimanere an-
cora elevata nel bene o nel
male. Al fine di una più
ampia valutazione dei ri-
schi e per non cadere su-
bito nella fallace tesi che
dopo un mese deludente
possa seguirne uno positi-
vo, semmai avvalorato da
concetti quali la storica
stagionalità del periodo
(novembre-aprile) o da in-
dicatori di ipervenduto e
di sentiment negativo,
può essere utile osservare
l’allegato andamento sto-
rico dell’indice S&P500
dal 1957 ad oggi e tratto
dal sito realinvestmentad-
vice.com. Dall’analisi del-
la locomotiva dei listini
mondiali emerge che ci so-
no stati solo 20 mesi di
gennaio negativi da allora
ad oggi (circa il 33%) ma
quando ciò è avvenuto per
ben il 70% delle volte è poi
seguito anche un mese di
febbraio negativo (14 ri-
bassi - 5 rialzi). Una pro-
babilità perciò sfavorevo-
le di cui tener conto visto
e considerato la forte chia-
mata “rialzista” che si os-
serva spesso nei media
mainstream.
(Rubens Ligabue)