Come ormai noto la banca centrale americana ha lasciato invariati i tassi nell’attuale forchetta dello 0-0,25%, ovvero il valore a cui sono ormai fissati dal 2008. Una scelta che replica pedissequamente la strategia adottata dall’allora Ben Bernanke nel meeting di settembre 2013, non fosse altro per le molteplici similitudini che caratterizzavano il contesto geo-politico-economico di allora e di oggi…
1. 10 | SPECIALI | LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2015
L’ANALISI L’enorme debito in dollari fuori dagli USA come possibile chiave interpretativa delle decisioni FED
YellennonalzaitassiereplicalastrategiadiBernanke
L’indiceVIXsembradirettoversola‘crocedellamorte’esecosìfossemegliorimanerecauti
L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lunedì
‘Risparmio, i conti in tasca’,
è a cura del nostro consulente
Rubens Ligabue, professionista
certificato Efa - European Fi-
nancial Advisor, associato SIAT
- Società Italiana Analisi Tec-
nica, iscritto all’Albo Unico Na-
zionale dei Promotori Finanziari.
Per domande e chiarimenti po-
tete scrivere a
info@rubensligabue.com
RISPARMIO,ICONTIINTASCA
Come ormai noto la banca
centrale americana ha la-
sciato invariati i tassi nell’at-
tuale forchetta dello 0-0,25%,
ovvero il valore a cui sono or-
mai fissati dal 2008. Una scelta
che, come anticipato settima-
na scorsa, avrebbe potuto re-
plicare pedissequamente la
strategia adottata dall’allora
Ben Bernanke nel meeting di
settembre2013,nonfossealtro
per le molteplici similitudini
che caratterizzavano il conte-
sto geo-politico-economico di
allora e di oggi. Nel 2013 non si
interruppeilQEedogginonsi
è alzato il tasso di riferimento,
segnalando allora come ora
un’apparente non uniformità
di opinioni tra i vari board
memberdellaFED,unruolodi
‘pecora nera’ che allora toccò
ad un solo un membro, Esther
L. George ed oggi al solo Jef-
frey M. Lacker. La storia del
2013ènotaedalloraBernanke
nella sua conferenza stampa
non mancò di dichiarare che
«la Federal Reserve potrebbe
iniziare a ridurre gli acquisti
di bond entro fine anno», di-
chiarazionichericordanotan-
to quelle della Yellen, ovvero
riferendosi all’opinione gene-
rale dei vari governatori
membri del Fed, «crede che le
condizioni economiche ri-
chiederanno un rialzo tassi
entro la fine dell'anno».
I commenti dei media sono
come allora similari, ovvero
ritenere il capo della FED o-
staggiodeimercatieleggereil
fatto come una mancata occa-
sione per dare segnali concre-
tialmercatodopoaveralungo
preparato il terreno ed orien-
tato gli operatori. Un segnale
di debolezza che i più vedono
proprio nelle stesso comuni-
cato rilasciato dalla FED ed in
cui si citano “recenti sviluppi
globali economici e finanzia-
ri” in grado di “frenare in
qualche modo l’attività econo-
mica e di mettere ulteriore
pressione al ribasso all’infla-
zione nel breve termine” ed
ancor più avvalorato dal di-
scorso poi tenuto dalla Yellen
post decisione e dal quale è e-
merso che “la preoccupazione
perlaCinaedeimercatiemer-
genti ha portato volatilità sui
mercati e, date le significative
interconnessioni tra gli Usa e
il resto del mondo, la situazio-
ne va osservata con attenzio-
ne”. Se da una parte la ripresa
americana sembra apparire
sufficientemente forte da po-
ter far credere al mercato che
sia giustificato un aumento
dei tassi, in un contesto assai
simile a quello del 2013 per u-
scire dal QE, è però cambiata
la motivazione dell’attesa in
quanto la variabile discrimi-
natoria sarebbe ora non più
solo all’interno degli USA
(crescita, disoccupazione, in-
flazione) ma anche all’esterno
o quantomeno individuabile
nell’effetto boomerang che u-
na tale decisione potrebbe poi
riservareall’economiaastelle
e strisce.
Indubbiamente qualsivo-
gliadecisionehauneffettocir-
colare all’interno di un siste-
ma economico-finanziario
globalizzatomaquelcheconta
realmente per la FED è, oltre
all’interesse economico degli
USA, il valore che il dollaro e-
sercita quale valuta di riserva
mondiale e che rappresenta
negli equilibri globali. Come
riporta la Banca dei Regola-
mentiInternazionalinell’ulti-
mo report trimestrale pubbli-
cato,ifinanziamentiindollari
americani (a fine marzo 2015)
afavorediprenditorinonban-
cari residenti al di fuori degli
Stati Uniti erano pari a $9.600
miliardi, ovvero un quota su-
periore ad 1/6 del PIL globale
escluso gli USA. Un fatto que-
sto che è ancor più accentuato
ed evidente se riferito ai paesi
emergenti.
Questi ultimi, con la crisi
del 2008, hanno aumentato
considerevolmenteleemissio-
ni in dollari per far fronte al
rallentamento post fallimento
Lehman, rendendosi così di
fatto ancor più “dipendenti”
dalle scelte economiche ame-
ricane. Una situazione che a
ben ragionare ha permesso u-
na crescente dipendenza fun-
zionale a favore degli USA e
questo è un fattore ben più im-
portante nella scelta di alzare
o meno i tassi d’interesse ri-
spetto all’andamento econo-
micostatunitenseoall’effime-
requotazionideimercatiazio-
nari, in quanto rappresenta
un’arma finanziaria assai più
efficace di quelle convenzio-
nali nel regolare i rapporti di
forza geo-politici. Rapporti
che vedono sempre più i paesi
BRICSdesiderosidiassumere
unnuovoruolonelloscacchie-
re globale e sempre più indi-
rizzati verso la costruzione di
un mondo multipolare. Una
transizionecheperònonman-
ca di ostacoli, in
primisdapartedi
colorochedopola
caduta del muro
di Berlino confi-
dano di poter ri-
manere al timone
di quel modello
globalizzato eret-
to ed eterodiretto
dal quale sono pe-
rò emerse realtà
economiche in
grado di poter og-
gi alzare la voce.
Un riequilibro
che si sta manifestando non
più e solo a parole ma nei fatti
ed a partire dalla dichiarazio-
ne di Delhi di fine marzo 2012,
in cui i BRICS manifestarono
un “'j’accuse” nei confronti
delle politiche monetarie e-
spansive adottate dalla FED e
siglarono un accordo per il fi-
nanziamento del commercio e
degli investimenti in valuta
locale nonché diedero l’avvio
aquellachepoièdiventatano-
ta come la Banca dello Svilup-
po.
Ecco dunque che in una tale
prospettiva,ladecisionedipo-
sticipare il rialzo dei tassi, ov-
vero tenersi ancora le mani li-
bereperesercitareun’opzione
in grado di influenzare signi-
ficativamente gli equilibri
globali, assume tutt’altro si-
gnificato.Perquantoriguarda
i mercati, l’esito scontato è il
nervosismo che stiamo osser-
vando e che potrebbe trovare
sfogo in una considerevole
crescitadellavolatilitàoalme-
no questo è quello che sembra
in formazione osservando la
possibile realizzazione grafi-
ca della cosiddetta “croce del-
la morte”, ovvero un segnale
di analisi tecnica che gli ana-
listiindividuanonell’incrocio
di una media mobile veloce al
disottooaldisopradiuname-
dia mobile lenta ed il cui pas-
saggio è in genere un buon se-
gnaleaconfermadiuncambio
del trend. Una possibilità che
dovrebbeportareilcomuneri-
sparmiatore a maggior caute-
laeciònonostantelemoltepli-
ci rassicurazioni che giungo-
nodaipolicymakerefinaipiù
semplici referenti per i propri
investimenti.
(Rubens Ligabue)
Settimana scorsa è stato inserito sul sito
www.geab.eu la parte pubblica e gratuita
delreportGEABn.97.Unapubblicazioneche
periodicamente riprendiamo in questa ru-
brica in quanto espressione di una analisi
"fuori dal coro" e definita come "Crisi Siste-
mica Globale" dal think tank europeo
Leap/2020 che la redige. L'attuale bollettino è
perciò un proseguimento delle anticipazioni
economico-politicheiniziateormainellonta-
no 2006 e che vertono sulla transizione del
mondo occidentale verso un mondo multipo-
lare in cui l’Europa sarebbe a rischio dell’A-
merica “dura”, ovvero di una politica statu-
nitensevoltaalegareindissolubilmenteUSA
e vecchio continente, al fine di mantenere la
leadership globale. L’Europa, secondo tale
think tank, si troverebbe ora trascinata in u-
na folle strategia americana che la espone al-
le pressioni provenienti da tutti i poli del
mondo multipolare, quali una Russia estro-
messa dagli affari internazionali grazie
all’Ucraina, una Cina sempre più distante
dal sistema monetario e finanziario interna-
zionale grazie al rifiuto dell’FMI di integrare
lo yuan, un Brasile relegato al rango di spe-
culatore di prestiti da parte delle agenzie a-
mericane di rating che non mancherà di im-
pattare i paesi europei più esposti ecc. Secon-
dotalevisione,lacrisistessaindebolisce«na-
turalmente» tutto questo mondo ma dietro a-
gli atti compiuti di intransigenza e di non
cooperazione tra USA e BRICS potrebbe ce-
larsi una volontà deliberata perché le cose
peggiorino per tutto quello che non gravita
nell’orbita americana. Fatte tali premesse, al
fine di inquadrare il tipo di analisi qui ripre-
sa, è da segnalare che per Leap2020 sarebbe il
2016edinparticolarel’India,l’ultimasperan-
za per mantenersi sulla via di una transizio-
ne organizzata non distruttrice e volta a ca-
talizzare positivamente il passaggio verso il
mondomultipolaredalorodescritto.Imotivi
sarebberomoltepliciquali:unpaesechegode
di una buona reputazione democratica, una
leadershippoliticaforteedindipendenterap-
presentata dal primo ministro Narendra Mo-
di, un immagine “politically correct” senza
passati comunisti ed una storia d’indipen-
denza che rende difficile un boicottaggio me-
diaticodelpaesemasoprattutto,secondotale
report, vi è una grande opportunità di tran-
sizione associata alla sua prossima presiden-
za dei BRICS. Un ruolo che avvicinerà ancor
più il paese a Russia e Cina nell’ambito della
cooperazione internazionale ma che potreb-
be essere in grado di costruire, sull’immagi-
nepositivadelsubcontinenteindiano,un’im-
magine positiva anche dei BRICS e quindi in
grado di spazzar via ogni reticenza occiden-
tale associata a questa evoluzione multipola-
re. Tale team però preferisce non formulare
alcuna anticipazione sul risultato finale in
quanto per loro l’India dovrà incontrare dif-
ficoltà impreviste nei prossimi mesi, se non
settimaneedovràsvolgereilproprioruolodi
presidenza in un contesto di fortissime ten-
sioni politiche che potrebbero portare al fal-
limento di tale “pacifica” transizione. Una a-
nalisifuoridalcorodatenereperciòpresente
nei propri investimenti, non fosse altro per-
ché l’India è stato il paese meno toccato dalle
“turbolenze”finanziariefinoraosservatenel
famigerato quintetto di cui fa parte.
FOCUS Crisi Sistemica Globale - Estratto dal GEAB n. 97
Indiacomeultima‘chance’
perunatransizionenondistruttiva