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MARTEDÌ 12 LUGLIO 2016 | ECONOMIA | 11
Eral’estate2011,esattamen-
teil14luglio,quandoilbla-
sonato e noto giornale econo-
mico finanziario britannico
The Economist intitolava e de-
dicava la sua copertina all’Ita-
liaconiltitolo“Onthehedge”,
conlaqualepuntavailditosul-
lostivaleevidenziandoirischi
che correva a seguito del po-
tenziale contagio a cui andava
incontro sul proprio debito,
dopo le crisi di Grecia, Irlanda
e Portogallo.
Da lì a poco, tutto come or-
mainotocambiòperilBelPae-
se, per la sua sovranità e per la
sua gestione nella crisi del de-
bito. Il mese successivo arrivò
infatti la lettera segreta della
BCE alla cui guida era ancora
Trichet con vice Draghi ed i
cui contenuti erano incentrati
sulle riforme da fare con ur-
genza “senza se e senza ma”
dall’allora governo Berlusco-
ni e dal suo ministro dell’eco-
nomia Tremonti.
Riforme che non arrivarono
con l’immediatezza imposta
ma solo dopo mesi di alto
spread del BTP. Una situazio-
ne che portò nell’arco di qual-
che tempo alla caduta dell’ese-
cutivo e all’arrivo del quel pri-
mo governo tecnico a guida
Monti in grado di eseguire
quanto necessario per l’esta-
blishment europeo.
Dopo 5 anni siamo nuova-
mente in una situazione simi-
lareincuinonèpiùlacrisidel
debito nazionale a farla da pa-
drone bensì quella del sistema
bancario, ovvero quelle stesse
banche che tra miliardi di in-
cagli e sofferenze di cui oggi
tanto si discute, sono anche le
principali detentrici di quel
debito che tanto mutò la situa-
zione politica del Paese.
Debito peraltro sottoscritto
a piene mani a seguito del pri-
mo e famoso prestito per oltre
1.000 miliardi fatto da BCE e
denominato LTRO tra fine
2011 ed inizio 2012. Prestito col
quale riempirono le proprie
tesoreriedititolidiStatoatas-
si superiori al 6% mentre rice-
vevano liquidità all’1% e nel
durante attuavano ingenti au-
menti di capitale per raddriz-
zareibilanciconilsupportodi
molti sprovveduti azionisti.
EmblematicofuilcasoUnicre-
dit con l’aumento da 7,5 mi-
liardiagennaio2012,incuiad-
diritturasiusavanosloganpa-
triottici del tipo «investi in u-
na grande banca per far cre-
scere insieme un grande Pae-
se».
RITORNO AL PASSATO
Passato questo lustro, non
moltosembraesserecambiato
in termini di criticità di siste-
ma e di attori coinvolti (MPS,
Unicreditecc.)maadifferenza
di allora già tante “soluzioni”
sono state utilizzate per sor-
reggere il sistema e la UE, fino
ad arrivare all’attuale stampa
monetaria da 80 miliardi al
mese portata avanti da marzo
2015dallaBCE.Unimportante
aiuto che ha di fatto permesso
dicompraretempoutileadim-
postaretuttaunaseriedirego-
le per la gestione delle crisi
bancarie nel continente.
Questi aiuti straordinari
hanno però avuto l’effetto col-
lateraledirenderesempreme-
no utilizzabili le ordinarie so-
luzioni di aggiustamento dei
bilanci bancari, arrivando al
punto di rendere gli aumenti
di capitale non più percorribi-
li tramite gli azionisti tradi-
zionali ma solo grazie al ricor-
so di strumenti dai nomi mito-
logici quali il fondo Atlante e
forse il prossimo fondo Giaso-
ne.
Una situazione di crisi che
nel calciare il barattolo avanti
nonsolononhaportatoaduna
reale e definitiva soluzione
bensìhariportatotuttiariper-
correre un apparente e inter-
minabile gioco dell’oca.
Una riedizione che sembra
potenzialmente ripartire pro-
prio da dove tutto iniziò, ovve-
rosia da una copertina dell’E-
conomist, il cui titolo questa
volta è “The italian job” ma il
cui oggetto è sempre la critici-
tà espressa dall’Italia ed il ri-
schio associato all’intera UE.
UN REMAKE NEL 2016?
Chi non conosce la storia è
però condannato a ripeterla
recita un noto aforisma e dun-
que può essere utile osservare
l’andamento del FTSE MIB at-
tuale rispetto al periodo di cri-
si dello spread. Appare fin da
subito evidente la similitudi-
ne nel movimento di partenza
attorno ai 22mila punti nel
2011, ovvero il similare livello
di partenza dell’odierna crisi
ma l’attuale movimento è an-
cora lontano dall’intensità del
ribasso dell’indice generale
avvenuto prevalentemente do-
po l’articolo dell’Economist di
quel luglio e fino all’ormai fa-
moso “whatever it takes” e-
sternato da Mario Draghi a
Londra il 26 luglio 2012. Alle
quotazioni correnti manche-
rebbe infatti un ulteriore -20%
potenziale per rivedere i mini-
mi di allora.
Un simile quadro potrebbe
far propendere verso una con-
tinuazione del trend ma osser-
vando il sotto indice specifico
delle banche italiane qual-
cos’altro emerge a riprova di
un contesto di fortissima in-
certezza e forse di spartiacque
definitivo.
L’indice aggregato del setto-
re bancario italiano ha di fatto
già percorso tutta la discesa
massima di allora e fino ad ar-
rivareaiminimitoccatinell’e-
state 2012, quasi a volerne ri-
marcare i valori invalicabili
da cui attendersi un concreto
intervento in grado di non far
deragliare l’intero indice azio-
nario e con sé anche la situa-
zione politica economica del
Paese.
La situazione non è ritorna-
tasoloalpuntodipartenzama
sembra il preludio di due pos-
sibili estremi finanziari, poli-
tici ed economici per il paese e
conseguentemente per la UE.
RILANCIO
Ilrilanciopotrebbeavvenire
aseguitodisoluzioniapparen-
tementesistemicheall’annoso
problema dei crediti deterio-
ratidellebancheoritenutetali
dagli operatori, ovvero trami-
te una soluzione che contem-
pli lo Stato, con effetti logica-
mente di rilancio delle banche
e dell’indice generale nonché
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grazie all’eventuale via libero
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ca italiana (Monte dei Paschi)
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ca tedesca (Deutsche Bank).
Incasodisuperamentodella
crisi apparirebbe inevitabile
la spinta mediatica a favore di
Renzi e dunque un effetto trai-
nosuquelreferendumchevie-
ne sempre più dipinto dai me-
diacomeungiudizio“dentroo
fuori” su di lui, fatto peraltro
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dente del consiglio. Una ripre-
sa dell’esecutivo e del suo pro-
gramma in grado di durare
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mestre 2017, ovvero fino a
quando sarà presente lo scudo
BCE sul debito dell’eurozona.
CADUTA
Sullatooppostopotrebbeav-
venire una capitolazione im-
provvisa del sistema bancario
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piùbancheingradodidestabi-
lizzare l’emotività della popo-
lazione, oltre al risparmio di
molti e ciò produrrebbe vero-
similmente una crisi politica
internaconlapossibilecaduta
del governo. Un shock che,
nell’emergenza di una concre-
tacrisibancaria,condurrebbe
plausibilmente all’intervento
dellatroika(CommissioneEu-
ropea, BCE, FMI). Fatto que-
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sato in altri Stati ma in grado
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riforme ritenute necessarie
per il progetto UE, seppur in
un modo mediaticamente più
doloroso ed umiliante per uno
dei Paesi fondatori.
Sempre più spesso l’estate
ed in particolare i mesi di lu-
glio-agosto sono diventati ne-
gli ultimi anni forieri di ina-
spettati movimenti sui merca-
ti finanziari, motivo per cui
nulla appare scontato in un si-
milecontestomapotrebbenon
mancare molto perché qualco-
sadirilevanteaccadaall’Italia
econseguentementealproget-
to UE.
In entrambi gli scenari, sep-
pur il primo possa apparire
più “dolce” ed il secondo più
“amaro”, si proseguirà verosi-
milmentesulpianodellerifor-
me richieste dopo la crisi
2011-12maacambiare,almeno
nel breve termine non sarà
forse la situazione dei cittadi-
ni bensì quella dei risparmia-
tori.
L’ANALISI Il focus dell’«Economist» pone, come nell’estate 2011, seri interrogativi sul nostro Paese
BancheincrisierischiosistemicoItalia
IlgovernoRenziprovaaforzareUEeMerkelcol“supporto”deimediabritannici
Lapagina‘Risparmio,icon-
ti in tasca’, è a cura del nostro
consulente Rubens Ligabue,
professionista certificato Efa -
European financial advisor,
associatoSiat-Societàitaliana
analisi tecnica, iscritto all’Al-
bo unico nazionale dei pro-
motori finanziari. Per doman-
de info@rubensligabue.com
L’AUTOREALTRE ANALISI

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FED E LA STRATEGIA DI "PAVLOV" ?
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'REDDE RATIONEM' PER I MERCATI
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  • 1. MARTEDÌ 12 LUGLIO 2016 | ECONOMIA | 11 Eral’estate2011,esattamen- teil14luglio,quandoilbla- sonato e noto giornale econo- mico finanziario britannico The Economist intitolava e de- dicava la sua copertina all’Ita- liaconiltitolo“Onthehedge”, conlaqualepuntavailditosul- lostivaleevidenziandoirischi che correva a seguito del po- tenziale contagio a cui andava incontro sul proprio debito, dopo le crisi di Grecia, Irlanda e Portogallo. Da lì a poco, tutto come or- mainotocambiòperilBelPae- se, per la sua sovranità e per la sua gestione nella crisi del de- bito. Il mese successivo arrivò infatti la lettera segreta della BCE alla cui guida era ancora Trichet con vice Draghi ed i cui contenuti erano incentrati sulle riforme da fare con ur- genza “senza se e senza ma” dall’allora governo Berlusco- ni e dal suo ministro dell’eco- nomia Tremonti. Riforme che non arrivarono con l’immediatezza imposta ma solo dopo mesi di alto spread del BTP. Una situazio- ne che portò nell’arco di qual- che tempo alla caduta dell’ese- cutivo e all’arrivo del quel pri- mo governo tecnico a guida Monti in grado di eseguire quanto necessario per l’esta- blishment europeo. Dopo 5 anni siamo nuova- mente in una situazione simi- lareincuinonèpiùlacrisidel debito nazionale a farla da pa- drone bensì quella del sistema bancario, ovvero quelle stesse banche che tra miliardi di in- cagli e sofferenze di cui oggi tanto si discute, sono anche le principali detentrici di quel debito che tanto mutò la situa- zione politica del Paese. Debito peraltro sottoscritto a piene mani a seguito del pri- mo e famoso prestito per oltre 1.000 miliardi fatto da BCE e denominato LTRO tra fine 2011 ed inizio 2012. Prestito col quale riempirono le proprie tesoreriedititolidiStatoatas- si superiori al 6% mentre rice- vevano liquidità all’1% e nel durante attuavano ingenti au- menti di capitale per raddriz- zareibilanciconilsupportodi molti sprovveduti azionisti. EmblematicofuilcasoUnicre- dit con l’aumento da 7,5 mi- liardiagennaio2012,incuiad- diritturasiusavanosloganpa- triottici del tipo «investi in u- na grande banca per far cre- scere insieme un grande Pae- se». RITORNO AL PASSATO Passato questo lustro, non moltosembraesserecambiato in termini di criticità di siste- ma e di attori coinvolti (MPS, Unicreditecc.)maadifferenza di allora già tante “soluzioni” sono state utilizzate per sor- reggere il sistema e la UE, fino ad arrivare all’attuale stampa monetaria da 80 miliardi al mese portata avanti da marzo 2015dallaBCE.Unimportante aiuto che ha di fatto permesso dicompraretempoutileadim- postaretuttaunaseriedirego- le per la gestione delle crisi bancarie nel continente. Questi aiuti straordinari hanno però avuto l’effetto col- lateraledirenderesempreme- no utilizzabili le ordinarie so- luzioni di aggiustamento dei bilanci bancari, arrivando al punto di rendere gli aumenti di capitale non più percorribi- li tramite gli azionisti tradi- zionali ma solo grazie al ricor- so di strumenti dai nomi mito- logici quali il fondo Atlante e forse il prossimo fondo Giaso- ne. Una situazione di crisi che nel calciare il barattolo avanti nonsolononhaportatoaduna reale e definitiva soluzione bensìhariportatotuttiariper- correre un apparente e inter- minabile gioco dell’oca. Una riedizione che sembra potenzialmente ripartire pro- prio da dove tutto iniziò, ovve- rosia da una copertina dell’E- conomist, il cui titolo questa volta è “The italian job” ma il cui oggetto è sempre la critici- tà espressa dall’Italia ed il ri- schio associato all’intera UE. UN REMAKE NEL 2016? Chi non conosce la storia è però condannato a ripeterla recita un noto aforisma e dun- que può essere utile osservare l’andamento del FTSE MIB at- tuale rispetto al periodo di cri- si dello spread. Appare fin da subito evidente la similitudi- ne nel movimento di partenza attorno ai 22mila punti nel 2011, ovvero il similare livello di partenza dell’odierna crisi ma l’attuale movimento è an- cora lontano dall’intensità del ribasso dell’indice generale avvenuto prevalentemente do- po l’articolo dell’Economist di quel luglio e fino all’ormai fa- moso “whatever it takes” e- sternato da Mario Draghi a Londra il 26 luglio 2012. Alle quotazioni correnti manche- rebbe infatti un ulteriore -20% potenziale per rivedere i mini- mi di allora. Un simile quadro potrebbe far propendere verso una con- tinuazione del trend ma osser- vando il sotto indice specifico delle banche italiane qual- cos’altro emerge a riprova di un contesto di fortissima in- certezza e forse di spartiacque definitivo. L’indice aggregato del setto- re bancario italiano ha di fatto già percorso tutta la discesa massima di allora e fino ad ar- rivareaiminimitoccatinell’e- state 2012, quasi a volerne ri- marcare i valori invalicabili da cui attendersi un concreto intervento in grado di non far deragliare l’intero indice azio- nario e con sé anche la situa- zione politica economica del Paese. La situazione non è ritorna- tasoloalpuntodipartenzama sembra il preludio di due pos- sibili estremi finanziari, poli- tici ed economici per il paese e conseguentemente per la UE. RILANCIO Ilrilanciopotrebbeavvenire aseguitodisoluzioniapparen- tementesistemicheall’annoso problema dei crediti deterio- ratidellebancheoritenutetali dagli operatori, ovvero trami- te una soluzione che contem- pli lo Stato, con effetti logica- mente di rilancio delle banche e dell’indice generale nonché dello stesso esecutivo e questo grazie all’eventuale via libero conseguito dopo il braccio di ferro descritto dai media tra Renzi e Bruxelles. Contrapposizione mediati- ca amplificata dal presunto scontro Renzi - Merkel che pe- rò vede nella realtà entrambi invischiati in problemi banca- ri strutturali quali l’eventuale capitolazione della terza ban- ca italiana (Monte dei Paschi) o addirittura della prima ban- ca tedesca (Deutsche Bank). Incasodisuperamentodella crisi apparirebbe inevitabile la spinta mediatica a favore di Renzi e dunque un effetto trai- nosuquelreferendumchevie- ne sempre più dipinto dai me- diacomeungiudizio“dentroo fuori” su di lui, fatto peraltro confermato dallo stesso presi- dente del consiglio. Una ripre- sa dell’esecutivo e del suo pro- gramma in grado di durare quantomeno fino al primo se- mestre 2017, ovvero fino a quando sarà presente lo scudo BCE sul debito dell’eurozona. CADUTA Sullatooppostopotrebbeav- venire una capitolazione im- provvisa del sistema bancario e dunque il fallimento di una o piùbancheingradodidestabi- lizzare l’emotività della popo- lazione, oltre al risparmio di molti e ciò produrrebbe vero- similmente una crisi politica internaconlapossibilecaduta del governo. Un shock che, nell’emergenza di una concre- tacrisibancaria,condurrebbe plausibilmente all’intervento dellatroika(CommissioneEu- ropea, BCE, FMI). Fatto que- st’ultimo già osservato in pas- sato in altri Stati ma in grado di“garantire”l’avanzaredelle riforme ritenute necessarie per il progetto UE, seppur in un modo mediaticamente più doloroso ed umiliante per uno dei Paesi fondatori. Sempre più spesso l’estate ed in particolare i mesi di lu- glio-agosto sono diventati ne- gli ultimi anni forieri di ina- spettati movimenti sui merca- ti finanziari, motivo per cui nulla appare scontato in un si- milecontestomapotrebbenon mancare molto perché qualco- sadirilevanteaccadaall’Italia econseguentementealproget- to UE. In entrambi gli scenari, sep- pur il primo possa apparire più “dolce” ed il secondo più “amaro”, si proseguirà verosi- milmentesulpianodellerifor- me richieste dopo la crisi 2011-12maacambiare,almeno nel breve termine non sarà forse la situazione dei cittadi- ni bensì quella dei risparmia- tori. L’ANALISI Il focus dell’«Economist» pone, come nell’estate 2011, seri interrogativi sul nostro Paese BancheincrisierischiosistemicoItalia IlgovernoRenziprovaaforzareUEeMerkelcol“supporto”deimediabritannici Lapagina‘Risparmio,icon- ti in tasca’, è a cura del nostro consulente Rubens Ligabue, professionista certificato Efa - European financial advisor, associatoSiat-Societàitaliana analisi tecnica, iscritto all’Al- bo unico nazionale dei pro- motori finanziari. Per doman- de info@rubensligabue.com L’AUTOREALTRE ANALISI