Nonostante l'euforia generale creata dai media sulla prima settimana di QE europeo è forse il caso di non fare il conto senza l'oste, ovvero festeggiare un pasto gratis senza osservare le reali possibilità di prosecuzione del banchetto. Un party a cui la borsa statunitense, ovvero la reale locomotiva dei rialzi dei corsi azionari globali, potrebbe non essere più in grado di partecipare, non fosse altro per la continuativa abbuffata finora realizzata e senza decise soste di consolidamento.
1. 12 | SPECIALI | LUNEDÌ 16 MARZO 2015
L’ANALISI Lo S&P500 è salito oltre il 210% dal 2009 e non ha forti scosse da più di 800 giorni
Lafinedel‘bullmarket’dipenderàcomesempredal‘parcobuoi’
Predirelaconclusionediunmercatorialzistaèimpossibilemaèdoverosocapirneglieccessi
La settimana appena con-
clusa sui mercati sarà ri-
cordata indubbiamente per
l'effettivo avvio del QE, dei
nuovi massimi raggiunti dal-
l'indice DAX tedesco e dai
rendimentiminimieadirpo-
co secolari agguantati dai
bondeuropei.Dalpuntodivi-
sta però squisitamente tem-
porale rappresenta anche un
momento di particolari anni-
versari, non fosse altro per il
richiamo al marzo 2009 o al
marzo 2000, ovvero al picco
minimo della borsa USA post
crack Lehman Brothers o ai
massimi raggiunti in piena
bolla internet ad inizio mil-
lennio.Il10marzodel2000ve-
nivano infatti toccati i picchi
storici del NASDAQ a quota
5.048, valore quasi rivisitato
in queste ultime settimane e
dopo una lunga parentesi di
15 anni, mentre il 6 marzo del
2009vennerotoccatiiminimi
dell'indiceS&P500,conunva-
lore che lasciò molti osserva-
tori incuriositi, essendosi
fermato ad un minimo intra-
day di 666. Un lungo ciclo di
scendi e sali che ha portato lo
S&P500 al suo massimo stori-
co il 2 marzo scorso e da cui è
scesodel-3%azzerandoneco-
sì i guadagni 2015.
FINE DEL ‘BULL MARKET’?
Nonostante l'euforia gene-
rale creata dai media sulla
prima settimana di QE euro-
peo è forse il caso di non fare
ilcontosenzal'oste,ovverofe-
steggiare un pasto gratis sen-
za osservare le reali possibi-
lità di prosecuzione del ban-
chetto.Unpartyacuilaborsa
statunitense, ovvero la reale
locomotivadeirialzideicorsi
azionari globali, potrebbe
non essere più in grado di
partecipare, non fosse altro
per la continuativa abbuffata
finorarealizzataesenzadeci-
se soste di consolidamento.
Secondo una recente analisi
di Andrew Lapthorne del
team di SocGen Quant e pub-
blicata sul sito americano Ze-
roHedge,l'attualemercatoto-
ro, con i suoi sei anni di cre-
scita, è il più lungo mercato
rialzista dal dopo guerra ad
oggi, nonché ed in termini di
performanceassolutailterzo
più ampio rialzo dal 1907, ov-
vero solo dopo il 2000 ed il
1929. Inoltre
ed è forse l'a-
spetto più ri-
levante per
gli inguaribi-
li ottimisti
già in procin-
to di assapo-
rare un nuo-
vo primato
assoluto, pre-
senta ad oggi
oltre800gior-
nidinegozia-
zione senza
una pausa di
c o n s o l i d a-
mento supe-
riore al -10%,
un rally più
l u n g o d i
q u e l l o d e l
1987 ed a cui
seguì il tri-
stemente no-
to crack ma
non ancora
darecordsto-
rico come nel
2000. Indub-
biamentetali
dati statistici
non servono
a predire il
futuro ma
solo ad au-
mentare la
consapevo-
l e z z a d i
quanto sta
accadendo e
di quale ec-
cezionalità i
risparmia-
tori oggi de-
vono essere
coscienti,
visto la loro
accresciuta
propensione
a l r i s ch i o
(intenzionale o indotta). Una
consapevolezza che certa-
mentemostraunapossibilità
di vincita in affievolimento
con il passare del tempo e che
richiede una scommessa
sempre più costosa in termi-
nidiprezzo-utili,ovveroilso-
lo valore in grado di attenua-
re gli effetti collaterali di una
futura caduta dei corsi.
‘MASSA’ E STADIO FINALE
Prevedere però la fine di un
mercato rialzista è quasi
sempre impossibile, ragion
percuilamaggiorpartedegli
operatori si astiene dal farlo
nonché e per indole umana o
forse per un semplice conflit-
to d'interesse, i gestori, gli a-
nalisti e fino ai più semplici
interlocutori del piccolo ri-
s p a r m i a t o r e
quali bancari e
promotori, sono
sempre ottimisti
e sono portati a
non prevedere
uncalodeiprezzi
del prodotto che
vendono. Una ta-
le visione an-
drebbe contro il
loro stesso inte-
resse, per cui
spesso vige la re-
gola non scritta
del se andrà ma-
le, andrà male
per tutti e dun-
que meglio non
esporsi in posizioni contro-
corrente o quantomeno fuori
dal coro ed in grado di far ap-
parire troppo stonati i pochi
che evidenziano la nudità del
re e dunque esporli al rischio
di essere banditi dal regno. I-
noltre e come ormai ben noto
nello stesso concetto di bolla
finanziaria, le manie posso-
no sopravvivere a qualsiasi
previsione perché non sono
alimentatesoltantodafattori
razionali ma ancor più da
sentimenti umani irraziona-
li come paura e avidità. E' in-
fatti noto che lo stadio finale
di una bolla è quando la mas-
sa entra sul mercato e se que-
sto può essere in parte desu-
mibile dall'osservazione dei
flussi di raccolta del rispar-
mio e dunque dall'indirizzo
che il piccolo investitore
prende tra i vari strumenti di
gestione (liquidità, obbliga-
zioni, azioni ecc.) nell'alloca-
zione dei suoi soldi, è però as-
sai più difficile capire quan-
do costoro si saranno final-
mente stancati di correre in
una certa direzione. Un fine
corsa spesso anticipato da un
trend discendente nell'utiliz-
zo della leva finanziaria
(margin debt), in quanto pre-
valentementeutilizzatadagli
operatori qualificati, ovvero
da coloro che per primi usci-
ranno dal mercato ed al mo-
mento opportuno. Dall’osser-
vazione dell'evoluzione del
margin debt rispetto alla sua
media mobile a 12 mesi è ri-
scontrabile una concreta di-
minuzionenellaspintaedun-
que, se il passato insegna
qualcosa, una reale possibili-
tà di 'bear market' o quanto-
meno di importante rintrac-
ciamento, essendo l'ultima
discesa prossima al -20% ri-
salente al lontano 2011, ovve-
ro quando arrivò l’ultimo se-
gnale da tale indicatore.
L’EFFETTO ‘PARCO BUOI’
La fine della corsa però di-
penderà come sempre dal
'parco buoi' e dalla sua avidi-
tà nel ricercare, nelle azioni e
nell'illusione del rialzo per-
petuo, quei rendimenti per-
duti a causa delle politiche
delle banche centrali (tassi
zeroeQEpluriennali).Politi-
che che hanno definitiva-
mente prosciugato i rendi-
mentinelmercatomonetario
ed obbligazionario e che ora
stanno finalmente forzando
anche i risparmiatori più av-
vezzi al rischio a buttarsi nel
mercato azionario. Questa
volta, a differenza del 2000,
non avviene per la sola avidi-
tà che si respirava allora ma
per l'illusione di non avere al-
ternative. Un abbaglio che al-
lora era nutrito dall’aspetta-
tiva di poter fare facili guada-
gni, mentre oggi è alimentato
dalla paura di non consegui-
re risultati nelle asset class.
La conclusione sarà proba-
bilmente la stessa, ma la vera
differenza arriverà dalla per-
dita, in quanto la caduta non
potrà essere ammortizzata
da investimenti ormai a ren-
dimento zero o già negativi,
qualidepositiavistaedobbli-
gazioni governative.
(Rubens Ligabue)
RISPARMIO,ICONTIINTASCA L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lu-
nedì “Risparmio, i conti in
tasca”, è a cura del nostro
consulente Rubens Ligabue,
professionista certificato Efa -
European Financial Advisor,
associato SIAT - Società I-
taliana Analisi Tecnica, iscritto
all'Albo Unico Nazionale dei
Promotori Finanziari. Per do-
mande e chiarimenti potete
scrivere a
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