2. INTRODUZIONE
Qual è il criterio in base al quale definiamo buona e
preferibile un’azione? A questa domanda cerca una
risposta l’etica o filosofia morale. Le possibili
soluzioni schematiche sono due:
Dovere morale assoluto e incondizionato
Calcolo dei vantaggi in vista del male minore.
Si distinguono due principali modelli teorici nella
filosofia morale:
Deontologico, il dovere prescritto dalla ragione
Consequenzialistico che punta sugli effetti
extramorali di un’azione.
3. INTRODUZIONE
Si è sviluppato poi anche un discorso metaetico
(discorso sul discorso etico) che pone al centro il
valore del linguaggio utilizzato in morale: significato
del sostantivo bene e dell’aggettivo buono.
Il linguaggio ha un uso descrittivo (giudizi di fatto) e
un uso valutativo (giudizi di valore). Ora valori e fatti
appartengono a due ambiti differenti (Moore, Hume)
poiché nessuna descrizione di ciò che una cosa è ci
potrà permettere giudizi di valore sulla stessa o su
ciò che essa dovrebbe essere: non si può passare
dal discorso sull’essere al discorso sul dover essere.
4. HOBBES * 1588-1679
Vuole elaborare una morale laica, libera e autonoma
da qualsiasi autorità religiosa o teocratica.
La sua è una visione materialistica e deterministica
(materia, movimento e causalità). La vita psichica
ha origine dalla sensazione, la vita pratica è
riconducibile alla attrazione-repulsione provocate
dai corpi sull’uomo e sul suo spirito di auto-
conservazione, generando piacere o dolore che,
reiterati nell’esperienza, danno la valutazione
morale di bene o male. Dunque viene negata la
capacità di autodeterminazione dell’uomo (libertà)
poiché la volontà è ridotta al prevalere di un impulso
psichico (accadimento meccanico).
5. Ciò che si desidera è bene, e si desidera ciò di cui si
sente la mancanza: la vita è inquietudine eterna e
un’insaziabile brama di piacere, poiché non esiste
un bene supremo o un fine ultimo dell’uomo. La vita
è ansia di espansione, corsa senza meta, pulsione
egoistica: visione dinamica e tragica dell’uomo. La
felicità è la ricerca dell’utile, edonismo
individualista.
Si sfocia i una visione relativistica in cui il bene e il
male dipendono dalla percezione soggettiva
dell’uomo. È una antropologia anarchica,
individualista ed egoistica.
6. L’uomo è descrivibile attraverso due postulati
certissimi:
è animale che desidera godere da solo di tutti i
beni (dal quale scaturisce l’homo homini lupus; solo
la paura e il vantaggio personale portano l’uomo alla
vita in comune: egli vuole una egoistica sicurezza
che la guerra di tutti contro tutti non gli garantisce –
paura della morte -. Il possesso e la sopravvivenza
sono diritti naturali).
L’uomo tende all’autoconservazione (la ragione
indica la strada del calcolo dei piaceri: le leggi di
natura che ne scaturiscono servono a limitare l’uomo
e tutelarne la sopravvivenza).
7. Tre sono le leggi:
Cercare la pace
Stipulare un patto con la rinuncia al diritto su tutto
Mantenere i patti.
Con esse l’uomo passa allo stato civile, grazie al
contratto. La filosofia morale è allora scienza
delle leggi di natura, norme assolute di
autotutela dell’uomo che vive in società.
Dunque nello stato per distinguere il giusto
dall’ingiusto sono necessarie le leggi comuni e il
potere costituito: siamo in una condizione di
legalismo morale in cui il giusto è ciò che è
prescritto dalla legge. (iustum = iussum). La vera
etica è la politica che definisce le convenzioni
della vita comunitaria.
8. SPINOZA * 1632-1677
Raggiungere la felicità mondana mediante l’esercizio
della pura ragione: per il nostro la filosofia è etica
perché deve produrre nell’uomo il sommo bene, cioè
a felicità. L’uomo è parte di un ordine necessario e
determinato assolutamente (Deus sive Natura) e
dunque dipende da Dio, di cui è parte, e dalla mente,
che serve per raggiungere la liberazione dalle
passioni. Ecco perché la sua opera ha tre ambiti:
Dio, la mente che conosce e la liberà dalle passioni.
La prima parte tratta di Dio, unica sostanza infinita
ed eterna in una visione rigorosamente panteista e
governata da un rigido determinismo dei nei
causali.
9. La seconda parte si intitola Della natura e
dell’origine della mente e distingue tre modi di
conoscenza:
Conoscenza dei sensi, opinione e immaginazione,
slegata, frammentaria e confusa (inadeguata).
Conoscenza razionale e scientifica (adeguata).
Scienza intuitiva delle cose (adeguata e vantaggiosa).
Vi è un pieno parallelismo tra la vita mentale e la vita
pratica poiché la prima condiziona la possibilità della
seconda.
Nella terza parte abbiamo Della natura e
dell’origine degli affetti in cui l’autore nega che
l’uomo sia libero.
10. L’etica, come la fisica meccanicistica, è dominata da
un principio che si chiama conatus, sforzo di
autoconservazione che nell’uomo è cosciente e
prende il nome di cupidità: se essa è assecondata
abbiamo la letizia, suo contrario è la tristezza. Bene
e male divengono valutazioni soggettive: sono
l’utile (valutazione strumentale) alla cupidità o
viceversa. L’uomo (mente e corpo) è modo finito dei
due attributi conoscibili della sostanza: estensione e
pensiero. L’ordine della mente è parallelo a quello
del corpo, dunque gli affetti riguardano
contestualmente sia l‘anima sia il corpo. L’uomo è
parte dell’ordine necessario della natura dunque lo
subisce.
11. L’affezione ha dunque una componente corporea e
una mentale: sono azioni quando l’uomo è causa
adeguata mediante la sua sola natura, altrimenti
sono passioni poiché l’uomo appare causa
inadeguata .
Attività: libertà e bene dell’uomo.
Passività: schiavitù delle passioni e male.
I due aspetti riguardano i due ordini:
Schiavitù delle passioni è il primo grado di
conoscenza, mentre gli altri due ordini di conoscenza
sono positivi a livello morale.
La mente può essere educata a produrre idee
adeguate e dunque a conseguire la libertà dalle
passioni.
12. La potenza dell’intelletto, ossia la libertà umana.
La ragione riconosce e asseconda la naturale
inclinazione dell’uomo verso ciò che facilità la sua
conservazione. La virtù è allora ricerca dell’utile
sotto la guida della ragione che può assecondare la
cupidità umana. Le passioni, se liberate dalla loro
forza perturbante attraverso una conoscenza
adeguata, possono essere positivamente utilizzate.
La conoscenza adeguata ci permette di limitare il
potere di un affetto poiché ci permette di percepire le
cose sotto l’aspetto della necessità: tutto viene
compreso razionalmente come parte di un ordine
necessario di cause. È un comportamento vrtuoso
un comportamento razionale: niente è contingente.
13. Si supera l’errore conoscitivo di pensare che l’uomo
sia libero e che possa modificare l’ordine del mondo.
La conoscenza adeguata permette all’uomo l’unica
sua vera libertà: la consapevolezza della necessità
e del proprio essere un modo finito e transitorio
dell’infinita sostanza.
Questo è percepire le cose sotto la specie
dell’eternità: è la conoscenza di terzo genere che
comprende come tutto ciò che è finito e temporale
sussiste in Dio ed è parte di Lui (Deus sive Natura).
Si intuisce la unità e necessità del tutto, superando
immaginazione sensibile e ragione dimostrativa: è
l’amore intellettuale di Dio.
14. La filosofia inglese e scozzese del ‘700
Costruzione di una morale laica svincolata da
presupposti metafisici e teologici. Il problema è come
intendere la natura umana: ragione o sentimento?
Samuel Clarke (1675-1729) è esponente de
razionalismo etico: la morale ha il proprio
fondamento nella ragione che possiede le norme
morali universali.
A.A.Cooper conte di Shaftesbury (1671-1713) è
esponente del sentimentalismo etico , come
Francis Hutcheson (1694-1746). Il fondamento della
morale sta in un sentimento etico, capacità intuitiva
di riconoscere il bene del quale ogni uomo è dotato.
15. Shaftesbury: La natura umana ha un’inclinazione
naturale al bene e alla socialità (vs Hobbes) che le
consente di mitigare le pulsioni egoistiche. Il senso
morale è simile nel funzionamento al senso estetico
e infatti l’universo ha ordine e armonia morale ed
estetica.
Hutcheson: la natura umana è altruisticamente
benevolente e gli uomini approvano le azioni che
producono la massima felicità per il maggior
numero di persone (Beccaria, Bentham,
utilitarismo). Essa si fonda sul sentimento (qualità)
ma tiene conto anche di un carattere quantitativo
basato sul calcolo razionale (numero di persone e
quantità di felicità).
16. MANDEVILLE * 1670-1733
Favola delle api: gli uomini sono laboriosi e operosi
perché mossi dai propri interessi, dalle proprie
ambizioni e dai propri egoismi. Il vizio è il motore
del benessere sociale.
Le imperfezioni naturali, da cui scaturiscono i
bisogni, e le imperfezioni morali generano la
operosità: l’aggressività si trasforma in competizione
che stimola l’uomo a fare.
Altrimenti, con la moralizzazione, si precipita nella
stagnazione e nella povertà
17. HUME * 1711-1776
Costruire un’etica rigorosamente descrittiva che
non vuole prescrivere regole astratte, a vuole
descrivere come di fatto gli uomini si comportano.
L’uomo non agisce in base alla ragione (Cartesio),
ma secondo il gusto morale che ritiene preferibile
una certa azione (simile il gusto estetico) e dunque
determina la volontà. L’uomo valuta anche in base
al gusto e produce idee morali: il buono coincide
con ciò che piace (teoria emotivistica).
Il bene e il male coincidono con utile e nocivo,
facendo equivalere il piacere all’utilità (teoria
utilitaristica).
18. La ragione non può mai contrapporsi alla passione e
guidare la volontà: essa constata fatti (le volizioni)
provocati dalle passioni. Dunque la ragione, di fronte
alle passioni che sono tutte naturali (vs Spinoza),
non può indicarne di preferibili; al massimo può
analizzarle e trovare quelle che sono irragionevoli
(oggetti che non esistono, mezzi non adeguati a
soddisfarle).
Dunque il ruolo egemone della ragione risulta
decisamente ridimensionato.
Ora come salvare il valore universale della morale
quando il sentimento appare troppo individualizzato
e relativo al singolo uomo?
19. Hume permane nella convinzione del carattere
sentimentale della valutazione morale, ma vuole
salvarne anche l’universalità e la intersoggettività.
Il sentimento è comune a tutta l’umanità come
percezione di una utilità-dannosità sociale: la
simpatia è tale sentimento morale, intesa come
capacità dell’uomo di giudicare buono ciò che
giova a sé e agli altri poiché partecipa delle
emozioni e della sorte altrui ed è in grado di
approvare azioni che non sono immediatamente utili
al singolo.
20. BENTHAM * 1748-1832
Fondatore dell’utilitarismo: l’utile (massimizzazione
del piacere e minimizzazione del dolore) è l’unico
movente delle azioni umane e l’unico criterio con cui
valutarle. Dunque la morale è un calcolo felicifero,
misurazione pragmatica delle conseguenze delle
azioni per scegliere quella che produrrà il maggior
numero di vantaggi. Utile individuale e utile
pubblico non sono in contrasto poiché nell’utilità
pubblica vi sarà la maggior felicità per il maggior
numero di persone. Nella morale conta il ben-
essere, concetto in cui il saldo finale la sofferenza
viene ridotta per il singolo e la collettività.
21. Dunque lo scopo è il benessere sociale (etica
pubblica) e il bene è il frutto di una discussione
collettiva che valuta di volta in volta i bisogni della
comunità.
La risoluzione del conflitto tra interessi individuali e
collettivi risiede nel criterio del diritto e della legge
per contrastare e arginare le spinte egoistiche.
22. J.S. MILL* 1806-1873
Il calcolo felicifero è di difficile attuazione poichè la
felicità non pare così facilmente misurabile.
Vi sono infatti piaceri superiori (intellettuali) e inferiori
(edonistici e materialistici), e i primi dovrebbero
pesare di più nel calcolo.
Introduce allora una discriminazione qualitativa.
Si dovrebbe poi fare attenzione agli effetti indiretti
anche a lungo termine ed evitare di giustificre azioni
abominavoli.