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MAGIA, STREGONERIA,
INQUISIZIONE E MEDICINA
NEL RINASCIMENTO
Realizzato da Ciabarra Federica, Iacobucci Aurora,
Pancia Asia, Starinieri Margherita e Aurora Palestini
LA MAGIA
La magia nel Rinascimento assunse una grande
importanza e delle caratteristiche molto diverse da
quelle presenti nel Medioevo. Nel Rinascimento l’uomo
era considerato lo specchio dell’ Universo mentre
l’Universo era visto come lo specchio di Dio. Nel
Rinascimento il mago era colui che poteva conoscere
questo complesso sistema di corrispondenze che
rimandavano al tutto. La magia rinascimentale era una
grandiosa costruzione che univa e mescolava
neoplatonismo, astrologia, alchimia, ermetismo ed
esoterismo. La magia rinascimentale non era praticata
dagli uomini del popolo o comunque poco colti, ma al
contrario, principali intellettuali di quel periodo storico
esaltavano la pratica della magia. Infatti possiamo
trovare la presenza di conoscenze filosofiche tratte
soprattutto dal neoplatonismo, nonché concetti presi
dall’astrologia e dall’alchimia.
LA CONCEZIONE
DELL'UOMO
Per quanto riguarda la concezione dell’ uomo
nel Rinascimento dobbiamo dire che era
caratterizzato da un forte antropocentrismo
che in questo periodo storico prese il posto
del teocentrismo riscontrabile nel periodo
medievale. Di conseguenza possiamo dire
che il forte antropocentrismo che caratterizza
la visione del mondo dell’uomo del
Rinascimento è alla base della grande
importanza attribuita alla magia in quel
periodo storico in quanto per mezzo della
magia l’uomo voleva dominare e controllare
la natura. L’uomo grazie al suo rapporto
privilegiato col principio divino universale si
considera capace di intervenire nei segreti
della natura e attuare per mezzo della magia
una manipolazione della realtà.
I MAGHI-FILOSOFI
Nel Rinascimento la magia venne considerata il modo
privilegiato per perfezionare la natura umana e per
permettere agli uomini di raggiungere traguardi non
raggiungibili in nessun altro modo. La magia del
Rinascimento era considerata al pari se non superiore
alla filosofia e alla scienza come erano intesa in quel
periodo storico. Il mago nel Rinascimento era
considerato un vero e proprio filosofo che non si
limitava a conoscere i segreti della natura e
dell’universo, ma voleva utilizzare tale conoscenza per
dominare e manipolare le energie presenti
nell’Universo. I maghi di quell’epoca storica potevano
vantare una vasta e profonda cultura esoterica. Due
tra i più importanti maghi-filosofi di quel tempo furono
Agrippa e Teofrasto Paracelso.
AGRIPPA
Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486-1535) fu uno dei
più importanti maghi-filosofi del Rinascimento. Agrippa
nella sua opera fondamentale, intitolata Filosofia occulta,
egli sostiene l’esistenza di tre differenti magie: la magia
naturale , la magia celeste e la magia religiosa .
Secondo il mago la magia naturale permetteva all’uomo
la scoperta dei segreti della natura, mentre la magia
celeste dava agli esseri umani la capacità di servirsi dell’
influenza degli astri. A sua volta la magia religiosa
permetteva all’uomo di dominare gli spiriti sia angelici
che demoniaci. La magia religiosa di Agrippa è
compatibile con quella presentata nella Bibbia,
che ribadisce a chiare lettere che gli uomini non possono
manipolare la volontà degli Angeli se sono sottoposti per
loro natura solamente alla volontà di Dio. Di
conseguenza le pratiche magiche non hanno nessun
potere sugli Angeli.
TEOFRASTO
PARACELSO
Altro celebre mago fu Teofrasto Paracelso (1493-1541). Lui
veniva considerato una specie di ibrido tra mago e scienziato.
Fu un innovatore e anche un sostenitore appassionato delle
sue credenze mitiche e mistiche. Secondo lui lo scopo
primario dell’uomo è quello di conoscere le opere miracolose
di Dio così da poterne attuare di simili. Egli vive dunque per
ricercare. Una conoscenza autentica è possibile solamente
attraverso la connessione dell’esperienza e della scienza. La
ricerca è teoria e pratica, ed è per Paracelso essenzialmente
magica. Le sperimentazioni e i metodi innovativi che iniziò ad
applicare con successo fecero nascere miti e leggende
intorno alla sua figura. Paracelso fu considerato mago e
stregone perchè usò minerali e composti chimici per curare le
malattie, quando ciò non era ancora in voga. Ciò gli permise
di trattare pazienti incurabili per l’epoca. Questo grande
ricercatore fu anche l’inventore del laudano, uno dei primi
analgesici chimici di cui si hanno notizie.
LA STREGONERIA NEL
RINASCIMENTO
Il termine stregoneria, coniato nel XVIII secolo, sta ad indicare
l’insieme di pratiche magiche e di rituali che lo stregone cerca di
utilizzare al fine di legarsi al diavolo, eseguire il suo volere e
soprattutto procurare danni ad altri esseri umani. Al centro di
queste credenze vi è dunque un uomo, ma molto più spesso
una donna che agisce in conformità con una forza oscura e
malvagia, alla quale è segretamente legata. La ragione prima alla
base di queste credenze va individuata nel bisogno di spiegare
ciò che risultava incomprensibile e di canalizzare rabbia verso un
soggetto da punire e condannare.
Questa parola deriva dal latino strix, con
cui si indicava un rapace notturno dal
verso acuto, che le leggende popolari
accusavano succhiare il sangue delle
capre; a questo uccello viene associata
la strega e le sue pratiche.
La stregoneria può venire considerata
una particolare branchia della magia.
Essa però assume forme e significati
diversi a seconda del contesto in cui si
considera.
Nel Rinascimento era considerata una
nemica da combattere con ogni arma,
quindi tre grossi centri di potere: lo
Stato, la chiesa e la scienza cercarono
fortemente di contrastarla; ciò avvenne
soprattutto in Francia e in Inghilterra.
LE ACCUSE DI
STREGONERI
A
Generalmente, l’accusa di stregoneria
era rivolta nei confronti di donne,
spesso anziane e vedove, o comunque
non sposate, che erano soggetti
facilmente attaccabili. Inoltre, sotto
accusa e vittime della caccia alle
streghe erano quelle donne che
apparivano non conformi o non
integrate all’interno della comunità. Ciò
che era considerato marginale, strano,
incomprensibile poteva con facilità
ricadere nella categoria della
stregoneria contro la quale le autorità
intendevano operare una repressione
durissima volta a disciplinare la società.
Le donne catalogate come streghe
erano accusate di tutta una serie di atti
malefici e dannosi per la comunità.
IL MANUALE
ANTISTREGONICO
Fu la Riforma che obbligò il papato a cercare un nemico esterno
contro cui deviare le critiche radicali che da più parti gli venivano
mosse. Il 5 dicembre 1484 Innocenzo VIII promulgò una bolla, nella
quale affermava la necessità di sopprimere l'eresia e
la stregoneria nella regione della Valle del Reno, e nominava due
inquisitori incaricati di estirpare la stregoneria dalla Germania.
Proprio questi due personaggi scrissero e diedero alla stampa il
"manuale antistregonico".
La prima parte del libro affronta la discussione della natura
della stregoneria, dal punto di vista femminile; si affermò infatti che,
a causa della sua natura, è la donna più soggetta ad essere
influenzata dal diavolo. Il manuale sostiene poi che alcuni degli atti
confessati dalle streghe, quali ad esempio le trasformazioni in
animali o mostri, sono illusioni indotte dal Diavolo, mentre altre
azioni, come ad esempio la possibilità di volare, provocare tempeste
o distruggere i raccolti sono realmente possibili.
I PROCESSI E LE
CONDANNE
Le persone accusate erano tenute in
prigionia e i processi, spesso basati
su confessioni estorte sotto tortura,
erano condotti sia dal tribunale
dell’Inquisizione, esistente nei Paesi
cattolici, sia dalle corti civili. Le
accuse, naturalmente, erano
infondate e la maggioranza delle
streghe era del tutto innocente. In
alcuni casi, erano condannate per
stregoneria persone che avevano
commesso dei delitti; alcune persone,
inoltre, erano realmente convinte, a
causa di allucinazioni, di essere in
contatto il diavolo.
Le condanne più utilizzate furono
diverse: bruciare le streghe sul rogo,
impiccarle e bruciare il loro cadavere
oppure venivano condannate
all'esilio.
CACCIA ALLE STREGHE
La caccia alle streghe fu molto diffusa non solo nel
Medioevo ma soprattutto nel corso dell’età moderna. La
caccia alle streghe divenne un modo attraverso il quale le
autorità civili e religiose controllavano la popolazione e
stigmatizzavano quegli individui che si collocavano ai
margini della società o adottavano comportamenti che si
allontanavano dalla norma.
Si diffuse la convinzione che le streghe avessero poteri
sovrannaturali, al punto di poter volare a cavalcioni
sulle scope, e che si riunissero in una sorta di feste, i
sabba, nel corso delle quali si accoppiavano con il
diavolo.
L'ULTIMA STREGA:
ANNA GOLDI
L’ultima vittima della storia della persecuzione
delle donne considerate come streghe è da
individuarsi molto probabilmente nella Svizzera
nel Settecento. Vittima della superstizione fu
una donna di umili origini, Anna Göldi. La
donna venne decapitata nel giugno 1782.
Su di lei, donna a servizio presso una famiglia
benestante, pendeva infatti l’accusa di aver
fatto qualche maleficio a danno della figlia, una
bambina, del suo datore di lavoro. Nel periodo
in cui Anna Göldi si occupava di questa
bambina, furono ritrovati spilli nei cibi e la
bambina cominciò a star molto male
fisicamente. La donna venne facilmente
accusata e giudicata colpevole.
La comunità le si rivoltò contro e la punizione fu
durissima: Anna Göldi venne decapitata. La
sua morte segna la fine della caccia alle
streghe in Europa.
COS'E'
L'INQUISIZIONE?
L'inquisizione era uno speciale
tribunale ecclesiastico che giudicava i reati
contro la fede. Ebbe origine nella prima
metà del 13esimo secolo, quando il Papa
delegò i propri poteri in materia ad alcuni
giudici da lui nominati: gli inquisitori.
Questi processavano gli eretici,
determinando la gravità delle loro colpe
stabilendo le pene, in genere spirituali,
quando gli eretici si pentivano. Nel caso
non si pentissero c'era la condanna morte,
di norme seguita dalle autorità statali.
DA COSA PARTIVA
L'ACCUSA?
Per essere accusati bastava
semplicemente un sospetto, oppure una
denuncia, e poi si verificava la colpevolezza
dell'imputato, il processo in ogni caso si
concludeva con la conferma del
sospetto, quindi serviva solo per vedere se
l'imputato confessava la colpa, oppure no.
Se la confessava, poteva essere perdonato
tramite delle penitenze, in caso contrario
rimaneva colpevole. Per far confessare si
usava la tortura, che serviva anche per far
confessare il sospettato di cose di cui
non era colpevole, e quindi egli si
assumeva la responsabilità di ogni colpa .
Gli inquisitori
Il lavoro dell’inquisitore era sostenuto da una
schiera di notai, cancellieri che si occupavano
di annotare tutto quello che veniva fatto; inoltre
per la valutazione delle prove e per la decisione
se si dovesse procedere con la causa si doveva
avvalere dei cosiddetti boni viri. Questi
possiamo definirli dei periti del diritto, erano
quasi tutti membri del clero o laici in possesso
di determinati requisiti e la loro presenza
doveva garantire l’imparzialità del giudizio che
si andava a pronunciare. Nel caso in cui
l’imputato si fosse pentito dei reati commessi
era condannato ad una penitenza oppure al
carcere a vita che spesso era commutato.
LA MEDICINA
RINASCIMENTALE
Con il Rinascimento in Europa si ampliò e
rinnovò la visione della vita e del mondo
classico e ciò ebbe notevoli ripercussioni
anche nel campo della medicina.
La medicina rinascimentale, però, si basava
ancora sulle teorie del medico greco
Galeno, secondo le quali la salute degli
individui dipendeva sia dalle influenze
astrali sia dall'equilibrio raggiunto dai
quattro umori corporei, che sono il sangue,
la flemma, la bile gialla e la bile nera. A essi
corrispondono quattro diversi temperamenti
(sanguigno, flemmatico, collerico e
malinconico).
NUOVI STUDI SULL'ANATOMIA
Fino all'inizio del XVI secolo le dissezioni erano
riservate solo a esigenze di carattere legale,
mentre la pratica della dissezione didattica per
gli studenti di medicina non era autorizzata. Ma
nei primi decenni del Cinquecento il
riconoscimento dell'utilità degli studi anatomici si
impose, tanto che papa Clemente VII autorizzò
la dissezione dei cadaveri anche per motivi di
studio; fu così che l'autopsia anatomica venne
introdotta come disciplina di studio nelle
Università di Bologna e di Padova, mentre la
pubblicazione nel 1543 del De humani corporis
fabrica, un trattato di anatomia redatto dal
medico fiammingo Andrea Vesalio, costituì un
momento chiave nel miglioramento delle
conoscenze mediche.
LEONARDO DA VINCI
Leonardo da Vinci si interessò molto alla dissezioni. Egli
proseguì gli studi anatomici di animali ed umani con un
fascino quasi morboso per circa 50 anni, avendo il
permesso di studiare i cadaveri di un ospedale di
Firenze. Attraverso la dissezione e l’esperimento, egli
credeva di poter svelare i meccanismi che governano il
movimento e la vita stessa. Egli costruì dei modelli per
studiare i meccanismi d’azione dei muscoli e delle
valvole cardiache, ed eseguì delle autopsie per
comprendere il funzionamento del battito
cardiaco. Nonostante avesse realizzato che il cuore
fosse un muscolo molto potente, egli accettò le opinioni
galeniche sul movimento cardiaco e la distribuzione del
sangue, inclusi gli immaginari pori del setto.
Come per molti dei suoi progetti, egli lasciò incompleto il
suo grande libro sull’anatomia.
IL TEATRO ANATOMICO
Nel 1594 venne costruito il primo teatro anatomico stabile, per
iniziativa del medico e anatomista Girolamo Fabrici
d’Acquapendente, esso rappresenta il primo esempio al mondo di
struttura permanente creata per l’insegnamento dell’anatomia
attraverso la dissezione di cadaveri.
Questo si sostituisce definitivamente alle strutture provvisorie,
ormai inadatte all’importanza che aveva assunto la disciplina,
allestite e smontate all’occorrenza, nelle quali gli anatomisti
precedentemente tenevano le loro lezioni ed eseguivano gli
interventi.
All’interno l’illuminazione era assicurata solo da candele fino a
quando, nell’Ottocento, venne aperto sul soffitto un lucernario,
che poi venne fatto chiudere.
Per tre secoli il teatro ha ospitato, come aula-laboratorio, le lezioni
di anatomia e le dissezioni dei cadaveri. Qui la lezione era
generalmente tenuta da un professore e da due studenti
(massari) con funzione di assistenti e, per rendere l’atmosfera
meno cupa, era frequente l’esecuzione di musiche dal vivo.
Il teatro aveva una forma ellettica per permettere agli studenti di
osservare dall'alto il tavola centrale, sotto di esso c'era un canale
che raccoglieva i rifiuti.
Q
Copernico
Copernico nacque il 19 febbraio 1473 da una
famiglia borghese di Torún, in Polonia. Nel
1491 s’iscrisse all’Accademia di CracoviaIl
fervore intellettuale della città affascinò
sicuramente il giovane Niccolò, che però non
riuscì a terminare lì i suoi studi. Nel 1495,
grazie alla protezione dello zio vescovo, fu
nominato canonico del municipio di
Frombork, sede del vescovado di Varmia.Fu
sempre interessato alla scienza infatti
sviluppò una teoria che determinò una delle
più importanti nozioni della storia delle scienze
La teoria copernicana
Nel 1539 conobbe la persona che si sarebbe rivelata
più importante per la sua futura fama: Georg
Joachim Retico. Da una trentina d’anni circolavano
per tutta Europa alcune copie manoscritte di un
breve trattato di Copernico, in cui venivano esposti
(ma senz’ancora prove matematiche a sostegno) i
principi generali della teoria eliocentrica, secondo la
quale il sole era al centro dell’universo e la terra gli
ruotava intorno. Il testo, intitolato Commentariolus,
divenne ben presto molto popolare tra gli
astronomi. «Tutte le sfere ruotano intorno al sole
come al loro punto centrale […] Qualunque moto
appaia nel firmamento, non deriva da un qualche
moto dello stesso, bensì dal moto della terra»,
scriveva Copernico.
Galilei
Fu solo nel 1610 che lo studioso assurse a fama e
rinomanza internazionale, in seguito alla
pubblicazione del Sidereus Nuncius, un “annuncio
astronomico” con cui proclamava le dirompenti
scoperte da lui compiute scrutando il cielo con un
telescopio. Si trattava di un’opera rivoluzionaria
che confermava empiricamente la teoria
eliocentrica di Copernico e sanciva il decisivo
superamento dell’antica visione aristotelico-
tolemaica del cosmo. Possiamo solo immaginare
l’enorme impressione suscitata in tutta Europa dal
testo di Galileo, che con le sue
osservazioni scardinava il modello geocentrico
dell’universo, una concezione rimasta immutata per
quasi venti secoli e, per di più, intimamente legata
all’interpretazione delle Sacre scritture e a posizioni
dottrinali della teologia cristiana.

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  • 1. MAGIA, STREGONERIA, INQUISIZIONE E MEDICINA NEL RINASCIMENTO Realizzato da Ciabarra Federica, Iacobucci Aurora, Pancia Asia, Starinieri Margherita e Aurora Palestini
  • 2. LA MAGIA La magia nel Rinascimento assunse una grande importanza e delle caratteristiche molto diverse da quelle presenti nel Medioevo. Nel Rinascimento l’uomo era considerato lo specchio dell’ Universo mentre l’Universo era visto come lo specchio di Dio. Nel Rinascimento il mago era colui che poteva conoscere questo complesso sistema di corrispondenze che rimandavano al tutto. La magia rinascimentale era una grandiosa costruzione che univa e mescolava neoplatonismo, astrologia, alchimia, ermetismo ed esoterismo. La magia rinascimentale non era praticata dagli uomini del popolo o comunque poco colti, ma al contrario, principali intellettuali di quel periodo storico esaltavano la pratica della magia. Infatti possiamo trovare la presenza di conoscenze filosofiche tratte soprattutto dal neoplatonismo, nonché concetti presi dall’astrologia e dall’alchimia.
  • 3. LA CONCEZIONE DELL'UOMO Per quanto riguarda la concezione dell’ uomo nel Rinascimento dobbiamo dire che era caratterizzato da un forte antropocentrismo che in questo periodo storico prese il posto del teocentrismo riscontrabile nel periodo medievale. Di conseguenza possiamo dire che il forte antropocentrismo che caratterizza la visione del mondo dell’uomo del Rinascimento è alla base della grande importanza attribuita alla magia in quel periodo storico in quanto per mezzo della magia l’uomo voleva dominare e controllare la natura. L’uomo grazie al suo rapporto privilegiato col principio divino universale si considera capace di intervenire nei segreti della natura e attuare per mezzo della magia una manipolazione della realtà.
  • 4. I MAGHI-FILOSOFI Nel Rinascimento la magia venne considerata il modo privilegiato per perfezionare la natura umana e per permettere agli uomini di raggiungere traguardi non raggiungibili in nessun altro modo. La magia del Rinascimento era considerata al pari se non superiore alla filosofia e alla scienza come erano intesa in quel periodo storico. Il mago nel Rinascimento era considerato un vero e proprio filosofo che non si limitava a conoscere i segreti della natura e dell’universo, ma voleva utilizzare tale conoscenza per dominare e manipolare le energie presenti nell’Universo. I maghi di quell’epoca storica potevano vantare una vasta e profonda cultura esoterica. Due tra i più importanti maghi-filosofi di quel tempo furono Agrippa e Teofrasto Paracelso.
  • 5. AGRIPPA Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486-1535) fu uno dei più importanti maghi-filosofi del Rinascimento. Agrippa nella sua opera fondamentale, intitolata Filosofia occulta, egli sostiene l’esistenza di tre differenti magie: la magia naturale , la magia celeste e la magia religiosa . Secondo il mago la magia naturale permetteva all’uomo la scoperta dei segreti della natura, mentre la magia celeste dava agli esseri umani la capacità di servirsi dell’ influenza degli astri. A sua volta la magia religiosa permetteva all’uomo di dominare gli spiriti sia angelici che demoniaci. La magia religiosa di Agrippa è compatibile con quella presentata nella Bibbia, che ribadisce a chiare lettere che gli uomini non possono manipolare la volontà degli Angeli se sono sottoposti per loro natura solamente alla volontà di Dio. Di conseguenza le pratiche magiche non hanno nessun potere sugli Angeli.
  • 6. TEOFRASTO PARACELSO Altro celebre mago fu Teofrasto Paracelso (1493-1541). Lui veniva considerato una specie di ibrido tra mago e scienziato. Fu un innovatore e anche un sostenitore appassionato delle sue credenze mitiche e mistiche. Secondo lui lo scopo primario dell’uomo è quello di conoscere le opere miracolose di Dio così da poterne attuare di simili. Egli vive dunque per ricercare. Una conoscenza autentica è possibile solamente attraverso la connessione dell’esperienza e della scienza. La ricerca è teoria e pratica, ed è per Paracelso essenzialmente magica. Le sperimentazioni e i metodi innovativi che iniziò ad applicare con successo fecero nascere miti e leggende intorno alla sua figura. Paracelso fu considerato mago e stregone perchè usò minerali e composti chimici per curare le malattie, quando ciò non era ancora in voga. Ciò gli permise di trattare pazienti incurabili per l’epoca. Questo grande ricercatore fu anche l’inventore del laudano, uno dei primi analgesici chimici di cui si hanno notizie.
  • 7. LA STREGONERIA NEL RINASCIMENTO Il termine stregoneria, coniato nel XVIII secolo, sta ad indicare l’insieme di pratiche magiche e di rituali che lo stregone cerca di utilizzare al fine di legarsi al diavolo, eseguire il suo volere e soprattutto procurare danni ad altri esseri umani. Al centro di queste credenze vi è dunque un uomo, ma molto più spesso una donna che agisce in conformità con una forza oscura e malvagia, alla quale è segretamente legata. La ragione prima alla base di queste credenze va individuata nel bisogno di spiegare ciò che risultava incomprensibile e di canalizzare rabbia verso un soggetto da punire e condannare.
  • 8. Questa parola deriva dal latino strix, con cui si indicava un rapace notturno dal verso acuto, che le leggende popolari accusavano succhiare il sangue delle capre; a questo uccello viene associata la strega e le sue pratiche. La stregoneria può venire considerata una particolare branchia della magia. Essa però assume forme e significati diversi a seconda del contesto in cui si considera. Nel Rinascimento era considerata una nemica da combattere con ogni arma, quindi tre grossi centri di potere: lo Stato, la chiesa e la scienza cercarono fortemente di contrastarla; ciò avvenne soprattutto in Francia e in Inghilterra.
  • 9. LE ACCUSE DI STREGONERI A Generalmente, l’accusa di stregoneria era rivolta nei confronti di donne, spesso anziane e vedove, o comunque non sposate, che erano soggetti facilmente attaccabili. Inoltre, sotto accusa e vittime della caccia alle streghe erano quelle donne che apparivano non conformi o non integrate all’interno della comunità. Ciò che era considerato marginale, strano, incomprensibile poteva con facilità ricadere nella categoria della stregoneria contro la quale le autorità intendevano operare una repressione durissima volta a disciplinare la società. Le donne catalogate come streghe erano accusate di tutta una serie di atti malefici e dannosi per la comunità.
  • 10. IL MANUALE ANTISTREGONICO Fu la Riforma che obbligò il papato a cercare un nemico esterno contro cui deviare le critiche radicali che da più parti gli venivano mosse. Il 5 dicembre 1484 Innocenzo VIII promulgò una bolla, nella quale affermava la necessità di sopprimere l'eresia e la stregoneria nella regione della Valle del Reno, e nominava due inquisitori incaricati di estirpare la stregoneria dalla Germania. Proprio questi due personaggi scrissero e diedero alla stampa il "manuale antistregonico". La prima parte del libro affronta la discussione della natura della stregoneria, dal punto di vista femminile; si affermò infatti che, a causa della sua natura, è la donna più soggetta ad essere influenzata dal diavolo. Il manuale sostiene poi che alcuni degli atti confessati dalle streghe, quali ad esempio le trasformazioni in animali o mostri, sono illusioni indotte dal Diavolo, mentre altre azioni, come ad esempio la possibilità di volare, provocare tempeste o distruggere i raccolti sono realmente possibili.
  • 11. I PROCESSI E LE CONDANNE Le persone accusate erano tenute in prigionia e i processi, spesso basati su confessioni estorte sotto tortura, erano condotti sia dal tribunale dell’Inquisizione, esistente nei Paesi cattolici, sia dalle corti civili. Le accuse, naturalmente, erano infondate e la maggioranza delle streghe era del tutto innocente. In alcuni casi, erano condannate per stregoneria persone che avevano commesso dei delitti; alcune persone, inoltre, erano realmente convinte, a causa di allucinazioni, di essere in contatto il diavolo. Le condanne più utilizzate furono diverse: bruciare le streghe sul rogo, impiccarle e bruciare il loro cadavere oppure venivano condannate all'esilio.
  • 12. CACCIA ALLE STREGHE La caccia alle streghe fu molto diffusa non solo nel Medioevo ma soprattutto nel corso dell’età moderna. La caccia alle streghe divenne un modo attraverso il quale le autorità civili e religiose controllavano la popolazione e stigmatizzavano quegli individui che si collocavano ai margini della società o adottavano comportamenti che si allontanavano dalla norma. Si diffuse la convinzione che le streghe avessero poteri sovrannaturali, al punto di poter volare a cavalcioni sulle scope, e che si riunissero in una sorta di feste, i sabba, nel corso delle quali si accoppiavano con il diavolo.
  • 13. L'ULTIMA STREGA: ANNA GOLDI L’ultima vittima della storia della persecuzione delle donne considerate come streghe è da individuarsi molto probabilmente nella Svizzera nel Settecento. Vittima della superstizione fu una donna di umili origini, Anna Göldi. La donna venne decapitata nel giugno 1782. Su di lei, donna a servizio presso una famiglia benestante, pendeva infatti l’accusa di aver fatto qualche maleficio a danno della figlia, una bambina, del suo datore di lavoro. Nel periodo in cui Anna Göldi si occupava di questa bambina, furono ritrovati spilli nei cibi e la bambina cominciò a star molto male fisicamente. La donna venne facilmente accusata e giudicata colpevole. La comunità le si rivoltò contro e la punizione fu durissima: Anna Göldi venne decapitata. La sua morte segna la fine della caccia alle streghe in Europa.
  • 14. COS'E' L'INQUISIZIONE? L'inquisizione era uno speciale tribunale ecclesiastico che giudicava i reati contro la fede. Ebbe origine nella prima metà del 13esimo secolo, quando il Papa delegò i propri poteri in materia ad alcuni giudici da lui nominati: gli inquisitori. Questi processavano gli eretici, determinando la gravità delle loro colpe stabilendo le pene, in genere spirituali, quando gli eretici si pentivano. Nel caso non si pentissero c'era la condanna morte, di norme seguita dalle autorità statali.
  • 15. DA COSA PARTIVA L'ACCUSA? Per essere accusati bastava semplicemente un sospetto, oppure una denuncia, e poi si verificava la colpevolezza dell'imputato, il processo in ogni caso si concludeva con la conferma del sospetto, quindi serviva solo per vedere se l'imputato confessava la colpa, oppure no. Se la confessava, poteva essere perdonato tramite delle penitenze, in caso contrario rimaneva colpevole. Per far confessare si usava la tortura, che serviva anche per far confessare il sospettato di cose di cui non era colpevole, e quindi egli si assumeva la responsabilità di ogni colpa .
  • 16. Gli inquisitori Il lavoro dell’inquisitore era sostenuto da una schiera di notai, cancellieri che si occupavano di annotare tutto quello che veniva fatto; inoltre per la valutazione delle prove e per la decisione se si dovesse procedere con la causa si doveva avvalere dei cosiddetti boni viri. Questi possiamo definirli dei periti del diritto, erano quasi tutti membri del clero o laici in possesso di determinati requisiti e la loro presenza doveva garantire l’imparzialità del giudizio che si andava a pronunciare. Nel caso in cui l’imputato si fosse pentito dei reati commessi era condannato ad una penitenza oppure al carcere a vita che spesso era commutato.
  • 17. LA MEDICINA RINASCIMENTALE Con il Rinascimento in Europa si ampliò e rinnovò la visione della vita e del mondo classico e ciò ebbe notevoli ripercussioni anche nel campo della medicina. La medicina rinascimentale, però, si basava ancora sulle teorie del medico greco Galeno, secondo le quali la salute degli individui dipendeva sia dalle influenze astrali sia dall'equilibrio raggiunto dai quattro umori corporei, che sono il sangue, la flemma, la bile gialla e la bile nera. A essi corrispondono quattro diversi temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico e malinconico).
  • 18. NUOVI STUDI SULL'ANATOMIA Fino all'inizio del XVI secolo le dissezioni erano riservate solo a esigenze di carattere legale, mentre la pratica della dissezione didattica per gli studenti di medicina non era autorizzata. Ma nei primi decenni del Cinquecento il riconoscimento dell'utilità degli studi anatomici si impose, tanto che papa Clemente VII autorizzò la dissezione dei cadaveri anche per motivi di studio; fu così che l'autopsia anatomica venne introdotta come disciplina di studio nelle Università di Bologna e di Padova, mentre la pubblicazione nel 1543 del De humani corporis fabrica, un trattato di anatomia redatto dal medico fiammingo Andrea Vesalio, costituì un momento chiave nel miglioramento delle conoscenze mediche.
  • 19. LEONARDO DA VINCI Leonardo da Vinci si interessò molto alla dissezioni. Egli proseguì gli studi anatomici di animali ed umani con un fascino quasi morboso per circa 50 anni, avendo il permesso di studiare i cadaveri di un ospedale di Firenze. Attraverso la dissezione e l’esperimento, egli credeva di poter svelare i meccanismi che governano il movimento e la vita stessa. Egli costruì dei modelli per studiare i meccanismi d’azione dei muscoli e delle valvole cardiache, ed eseguì delle autopsie per comprendere il funzionamento del battito cardiaco. Nonostante avesse realizzato che il cuore fosse un muscolo molto potente, egli accettò le opinioni galeniche sul movimento cardiaco e la distribuzione del sangue, inclusi gli immaginari pori del setto. Come per molti dei suoi progetti, egli lasciò incompleto il suo grande libro sull’anatomia.
  • 20. IL TEATRO ANATOMICO Nel 1594 venne costruito il primo teatro anatomico stabile, per iniziativa del medico e anatomista Girolamo Fabrici d’Acquapendente, esso rappresenta il primo esempio al mondo di struttura permanente creata per l’insegnamento dell’anatomia attraverso la dissezione di cadaveri. Questo si sostituisce definitivamente alle strutture provvisorie, ormai inadatte all’importanza che aveva assunto la disciplina, allestite e smontate all’occorrenza, nelle quali gli anatomisti precedentemente tenevano le loro lezioni ed eseguivano gli interventi. All’interno l’illuminazione era assicurata solo da candele fino a quando, nell’Ottocento, venne aperto sul soffitto un lucernario, che poi venne fatto chiudere. Per tre secoli il teatro ha ospitato, come aula-laboratorio, le lezioni di anatomia e le dissezioni dei cadaveri. Qui la lezione era generalmente tenuta da un professore e da due studenti (massari) con funzione di assistenti e, per rendere l’atmosfera meno cupa, era frequente l’esecuzione di musiche dal vivo. Il teatro aveva una forma ellettica per permettere agli studenti di osservare dall'alto il tavola centrale, sotto di esso c'era un canale che raccoglieva i rifiuti. Q
  • 21. Copernico Copernico nacque il 19 febbraio 1473 da una famiglia borghese di Torún, in Polonia. Nel 1491 s’iscrisse all’Accademia di CracoviaIl fervore intellettuale della città affascinò sicuramente il giovane Niccolò, che però non riuscì a terminare lì i suoi studi. Nel 1495, grazie alla protezione dello zio vescovo, fu nominato canonico del municipio di Frombork, sede del vescovado di Varmia.Fu sempre interessato alla scienza infatti sviluppò una teoria che determinò una delle più importanti nozioni della storia delle scienze
  • 22. La teoria copernicana Nel 1539 conobbe la persona che si sarebbe rivelata più importante per la sua futura fama: Georg Joachim Retico. Da una trentina d’anni circolavano per tutta Europa alcune copie manoscritte di un breve trattato di Copernico, in cui venivano esposti (ma senz’ancora prove matematiche a sostegno) i principi generali della teoria eliocentrica, secondo la quale il sole era al centro dell’universo e la terra gli ruotava intorno. Il testo, intitolato Commentariolus, divenne ben presto molto popolare tra gli astronomi. «Tutte le sfere ruotano intorno al sole come al loro punto centrale […] Qualunque moto appaia nel firmamento, non deriva da un qualche moto dello stesso, bensì dal moto della terra», scriveva Copernico.
  • 23. Galilei Fu solo nel 1610 che lo studioso assurse a fama e rinomanza internazionale, in seguito alla pubblicazione del Sidereus Nuncius, un “annuncio astronomico” con cui proclamava le dirompenti scoperte da lui compiute scrutando il cielo con un telescopio. Si trattava di un’opera rivoluzionaria che confermava empiricamente la teoria eliocentrica di Copernico e sanciva il decisivo superamento dell’antica visione aristotelico- tolemaica del cosmo. Possiamo solo immaginare l’enorme impressione suscitata in tutta Europa dal testo di Galileo, che con le sue osservazioni scardinava il modello geocentrico dell’universo, una concezione rimasta immutata per quasi venti secoli e, per di più, intimamente legata all’interpretazione delle Sacre scritture e a posizioni dottrinali della teologia cristiana.