1. Il Bene: vIrtù
e felIcItà
Le filosofie ellenistiche: la vita buona come saggezza
La vita buona come beatitudine: l’etica cristiana
2. Il calcolo razionale dei piaceri
L’etica diviene la parte più importante della filosofia, che è
ora arte del ben vivere, la cui suprema virtù è la saggezza. È
il primato del vivere bene sul conoscere, della felicità sulla
verità.
Epicureismo: il piacere è il bene supremo, lo scopo a cui
Epicureismo
ogni essere tende, il movente di ogni azione. Il bene è ciò
che fa star bene il corpo e i sensi. La ragione diviene mezzo
e la virtù strumento per conseguire una vita felice. La
ragione deve soppesare, discernere e selezionare,
mettendo in atto il calcolo dei piaceri.
Il piacere è assenza di dolore del corpo e assenza di
turbamento dell’anima: eliminazione del bisogno, della
mancanza, della sofferenza.
3. Quali desideri ...
Mangiare, bere, dormire … il giusto
Desiderio di cibo raffinato …
Smodato desiderio di gloria e fama
4. Il quadrifarmaco
La conoscenza è un farmaco;con essa l’uomo guarisce dalla
false paure e dai bisogni innaturali da cui si genera il dolore:
MALI TERAPIA
La paura degli dei e dell’aldilà Gli dei non si occupano degli
uomini
La paura della morte Quando ci siamo non c’è, quando
c’è non ci siamo
La mancanza del piacere Il piacere è facilmente
raggiungibile
Il dolore fisico Se acuto è provvisorio o porta
alla morte, se lieve è sopportabile
La Ragione diviene regolatrice: fuggire il male, conseguire il
bene: logica intellettuale che persiste nel mondo greco.
5. Liberazione dalle passioni
Stoicismo: scopo ultimo della vita: la felicità come bene
Stoicismo
supremo. L’etica chiarisce i mezzi per raggiungerla.
Ogni ente tende a conservare e incrementare il proprio
essere, perseguendo ciò che gli giova e fuggendo ciò che
nuoce.
La natura dell’uomo è la razionalità: bene è ciò che giova al
logos, male ciò che gli nuoce. Il bene/male del corpo sono
moralmente indifferenti (si sottraggono alla valutazione
morale: fatti biologici e materiali).
L’uomo può scegliere tra: beni morali, mali morali e
indifferenti che, sul piano materiale, possono essere
comunque valori e dunque preferibili, degni di essere scelti
(la ricchezza è meglio della povertà).
6. Liberazione dalle passioni
La virtù è vivere secondo natura, cioè secondo ragione e
provoca la felicità.
La passione turba la virtù, cioè la felicità e dunque la
ragione. La passione è una malattia dell’anima. La saggezza
sarà allora conquistare la totale assenza delle passioni
(apatheia).
La passione sgorga dalla conoscenza (intellettualismo
socratico) poiché corrisponde ad un calcolo erroneo circa
il bene che deriverà da una data cosa. Le false valutazioni
circa un male presente o futuro generano infatti dolore e
paura.
La virtù è premio a se stessa, l’uomo deve perseguirla
indipendentemente da ciò che ne consegue.
7. La virtù basta e se stessa
Il vizio sarà punizione a se stesso. L’infelicità e il tormento
già puniscono il malvagio.
Il saggio stoico e dunque già e sempre felice poiché
superiore agli eventi esterni, indifferente alle condizioni
materiali di vita, geloso custode della sua ragione.
La morale esige sforzo, impegno, rigore per lottare contro
le passioni irrazionali. Il dovere morale degli stoici è
un’azione conveniente alla natura umana, conforme alla
ragione: agire secondo natura.
Non è un’etica deontologica, non risponde un obbligo
morale, imposto da una legge esterna o dalla coscienza
interiore.
8. La vita buona come beatitudine: etica cristiana
Il cristianesimo non è solo una dottrina morale ma è una
religione: si deve diventare santi non solo saggi.
La morale greca è antropocentrica,naturalistica e
immanentistica: il bene è opera della ragione umana che
ottiene una vita buona e felice compiendo una inclinazione
naturale. Il cristianesimo genera una morale teocentrica,
trascendente in cui il bene è un dovere ordinato da dio: in
esso bene morale è subordinato al bene teologico.
9. Tommaso d’Aquino (1225-1274 ca.)
Per Tommaso d’ogni cosa attende al suo bene, ma secondo
un ordine introdotto da Dio nella natura al momento della
creazione del mondo. C’è natura e sopra natura dunque ci
sono due fini e due tipologie di felicità:
La naturale e la soprannaturale, l’una esige virtù naturali,
l’altra virtù teologali, cioè provenienti da Dio. La
contemplazione della divina sapienza aristotelica diventa la
visione trascendente e oltremondana di Dio.
Ma la novità cristiana riguarda la volontà: qui il cristiano si
gioca la salvezza o la dannazione poiché alla volontà si
legano le nozioni di libertà e di peccato (questa ultima
sconosciuta al pensiero greco)
10. La libertà è una caratteristica tipica della volontà umana,
che è facoltà autonoma rispetto all’intelletto e
indifferente ai motivi che adesso adduce. L’uomo può
sempre scegliere pur senza apparenti motivazioni
razionali.
Il cristianesimo concepisce Dio come persona, come
essere dotato di intelligenza e di volontà libera: l’uomo è
creato a immagine e somiglianza di Dio dunque con
intelligenza e libertà. L’uomo, libero, può anche ribellarsi
a Dio. La fede è adesione libera a Dio che precede la
conoscenza: credo che significa dirigere la volontà verso
Dio ed è un atto diverso dal comprendere. Ci si affida a
Dio e da questa scelta nasce la salvezza: ad esse sono
destinati coloro che vogliono ubbidire a Dio.
11. Agostino da Ippona (354-430)
il fine dell’uomo e la ricerca della felicità che si può
conseguire con la virtù. La virtù e il rispetto più
dell’ordine naturale che Dio ha imposto al mondo. L’ha
detto e rispetto dell’ordine della creazione, l’amore per
Dio, mentre il vizio è il disordine dell’anima e l’amore per
le cose inferiori. L’uomo virtuoso volge il suo desiderio e
la sua volontà a Dio e dunque è felice. L’uomo ha un
cuore smisurato: desiderio infinito e di infinito che solo in
Dio, eternità permanente, può essere placato.
Veramente felice, beato, è solo chi possiede Dio e la vera
beatitudine nasce dal possesso del bene che non può
essere smarrito
12. Il vizio è il disordine dell’anima, il peccato è perversione
della volontà che segue un’innaturale desiderio per le
cose create: il male non è ignoranza, ma cattiva volontà.
Il conflitto tra il bene il male riguarda non l’intelletto ma
solo la volontà che è malata poiché essa non dipende né
dal corpo né dall’intelletto.
La volontà è libera autonoma sovrana, e in bilico tra il
bene e il male.
Editor's Notes
prof. Giovanni Quartini Percorso tematico: il bene - virtù e felicità