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Anno 1 N. 2 a cura degli alunni delle classi 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G
Il Corriere dei ragazzi
Edizione di Palosco
Editoriale
Cari lettori,
ecco il secondo numero del
nostro giornale.
Devo ammettere, anche con
un pizzico d’orgoglio, che in
questo numero abbiamo
”alzato un po' il tiro” avvici-
nando i ragazzi alla tratta-
zione, su tutti, di un tema di
grande attualità, delicatezza
e sensibilità sociale qual è il
fenomeno del Cyber-
bullismo, al quale abbiamo
dedicato ampio spazio.
Questo, ma non solo… i labo-
ratori, le uscite didattiche, le
iniziative scolastiche, l’ampia
pagina di letteratura, le sto-
rie sportive e altro ancora.
Mi preme ringraziare i colle-
ghi per la gentile collabora-
zione, e i ragazzi che con
grande passione, impegno ed
entusiasmo, hanno accettato
questa sfida portandola a
termine con successo.
Buona lettura e buone vacan-
ze a tutti!!
Prof. Davide Calanni
Scuola Pagg. 2-3-4
Attualità Pagg. 5-6
Riflessioni Pag. 7
Letteratura Pagg. 8-9-
Sport Pag. 11
Curiosità Pag. 12
Gallery Pag. 13
Sommario:
Un fenomeno negativo che
si è diffuso negli ultimi an-
ni è il “Cyberbullismo”. Que-
sto si distingue dal bullismo
tradizionale.
Nel bullismo tradizionale in
genere la vittima e il bullo
sono persone che si conosco-
no, che si frequentano, ma-
gari nella stessa scuola o
compagnia. Trovandosi
faccia a faccia con la propria
vittima e potando vedere gli
effetti delle sue azioni, il
bullo riesce ad avere un
contenimento del livello di
disinibizione. Nel bullismo
elettronico le persone posso-
no essere sconosciute. Il
potere del bullo è maggiore
in quanto viene accresciuto
dalla sua invisibilità in rete.
Il livello di disinibizione è
alto in quanto il cyberbullo
non si rende conto effettiva-
mente degli effetti che le sue
azioni hanno sugli altri. Le
vittime si chiudono in se
stesse e non comunicano con
il resto del mondo , cadono
in una specie di depressione
e la loro autostima e sicu-
rezza diminuiscono.
Potrebbero rifiutarsi di
andare a scuola o fare
sport, di uscire o incontra-
re gli amici.
I
Il cyberbullo compie azio-
ni di prepotenza per di-
ventare popolare dentro
un gruppo e di solito agi-
sce contro persone più
deboli e insicure che han-
no paura di confidarsi con
qualcuno perché pensano
di colpevolizzarsi, pensa
che tutto ciò accade per-
ché lui è debole, quindi si
chiude in se stesso e pre-
ferisce non confidarsi con
nessuno.
Esistono vari tipi di Cyber
bullismo:
flaming: è l’ invio di messaggi
d’ insulto;
cyberstalking: perseguitare
qualcuno inviando minacce
ripetutamente;
denigrazione: danneggiare le
relazioni e i rapporti sociali
inviando immagini imbaraz-
zanti o pettegolezzi;
Sostituzione dell’ identità:
violare la password di qualcu-
no fingendosi lui e inviare
messaggi malevoli ai suoi
contatti, rovinando la sua
reputazione e le sue amicizie;
outing: rivelare informazioni
riservate personali di qualcu-
no;
trickery: spingere una perso-
na, ingannandola, a pubblicare
in rete informazioni personali;
esclusione: escludere intenzional-
mente una vittima da un gruppo.
(continua a pag.4)
CYBERBULLISMO
E’ IL TERMINE USATO PER INDICARE IL BULLISMO ONLINE
Giugno 2016
Bruxelles è stata ferita mor-
te della furia islamista. L’
organizzazione integralista
sferra così un nuovo attacco
a un Europa incapace di
difendersi. Bruxelles si ri-
sveglia in guerra. Sono da
poco passate le 8.00, l'aero-
porto di Bruxelles viene
scosso due volte. Una deto-
nazione dietro l'altra e il
Terminal A viene completa-
mente devastato.
Mentre il panico si dif-
fonde in tutta Bruxelles
dopo l'attentato kami-
kaze all'aeroporto, un
nuovo attentato colpisce
un'altra zona della città.
Nelle viscere del-
la metropolitana esplode
un ordigno che sventra i
vagoni. Dietro l'ennesi-
mo massacro che mac-
chia di sangue l' Europa
ci sono alcuni jihadi-
sti appartenenti all’ ISIS.
Istituto comprensivo “Aldo Moro” di Calcinate
L'ISIS attacca Bruxelles: esplosioni all'aeroporto e in metrò
Laboratorio di scrittura creativa
(Prof.ssa Paola Morales)
In questo laboratorio gli alunni di
3^H e 3^G rielaborano poesie, rie-
laborano testi utilizzando sinonimi
e contrari, elaborano testi di canzo-
ni, riscrivono libri seguendo alcune
regole precise, scrivono limerick
calligrammi. Questo laboratorio ha
la finalità di imparare divertendo-
si, quindi per aumentare il livello
di conoscenza dell’ italiano, assimi-
lando e utilizzando vocaboli nuovi.
Agli alunni piace tantissimo il la-
boratorio e non vorrebbero cam-
biarlo.
Laboratorio di farmacia degli ante-
nati (Prof.ssa Valentina Massero-
ni)
In questo laboratorio gli alunni
delle terze osservano la crescita
delle piante e in classe scrivono le
informazioni sullo sviluppo delle
piante. Il loro progetto è di cono-
scere le piante. La ragione per qui
fanno il laboratorio è proseguire il
programma di scienze iniziato in
prima studiando il regno vegetale
approfondendo lo studio delle pian-
te con proprietà medicinali e ri-
spettare la natura.
Durante i tre anni hanno appreso
notizie interessanti su piante che
tutti noi usiamo comunemente in
cucina ma che hanno anche proprie-
tà medicinali; lo sapevano bene i
nostri antenati. Il loro traguardo è
conoscere le proprietà medicinali che
hanno le piante che usiamo in cuci-
na. Gli alunni sono contenti di parte-
cipare.
Laboratorio di preparazione basket e
atletica su pista (Prof. Flavio Pianto-
ni)
In questo laboratorio gli alunni di
terza praticano basket e atletica; il
loro progetto è una preparazione per
le gare di atletica. Gli alunni parteci-
panti a questo laboratorio sono i più
bravi nell’attività sportiva.
La finalità di questo progetto è arri-
vare primi alle gare di atletica.
In questo gruppo di alunni spicca
Lisa Scaccia, 13 anni, che ha supe-
rato le selezioni provinciali come
alzatrice di pallavolo: partecipavano
più di 100 ragazze e ora sono rima-
ste le 15 migliori della Lombardia, a
breve si terrà un torneo. Questo
laboratorio entusiasma i partecipan-
ti.
Laboratorio di musica e film (Prof.
Rinaldo Ghelli)
In questo laboratorio gli alunni sono
impegnati a guardare dei film su
musicisti famosi (come Mozart ) e
su tutto quello che li riguardava:
attraverso la loro vita vengono af-
frontati problemi come razzismo,
totalitarismo, comunismo, persecu-
zione razziale …, ma anche i generi
musicali che ci hanno trasmesso,
come Rock and Roll, Jazz Blues,
Gospel. “I musicisti hanno cambiato
il mondo”.
E’ un laboratorio molto coinvolgente
che appassiona tutti.
Una giornata al Castello Sforzesco
I nostri laboratori
Continuiamo le interviste agli insegnanti che stanno curando la realizzazione dei laboratori
PAGINA 2 IL CORRIERE DEI RAGAZZI
EDIZIONE DI PALOSCO
ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI
ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G
1^ H 1^ I 11 ^ G
SCUOLA
Giovedì 14 Aprile noi classi prime
siamo andati a visitare il Castello
Sforzesco, uno dei principali simboli
di Milano e della sua storia. Il castello
è stato costruito nel XV secolo da
Francesco Sforza, il Duca di Milano.
Il perimetro è ancora circondato
dall’antico fossato, però non più alla-
gato.
Francesco Sforza costruì il suo castel-
lo sui resti di un precedente fortifica-
zione risalente al XIV secolo noto co-
me Castello di porta Giovia o Zobia.
Nel 1550 cominciarono i lavori per il
potenziamento della fortificazione,
con l’aiuto di Vincenzo Sereni: fu co-
struito un nuovo sistema difensivo di
pianta prima pentagonale e poi esago-
nale: una stella a sei punte poi dodi-
ci con l’aggiunta di apposite mezze
lune.
Le difese esterne hanno una lun-
ghezza di 12 km e coprivano un’
area di 25.9 ettari. Nei secoli succes-
sivi restaurato da Luca Feltrami tra
il 1890 e il 1905, ora è sede di impor-
tanti siti.
Durante la visita abbiamo visitato
l’interno del castello e l’esterno, in-
cluso il Parco Sempione. All’interno
del castello abbiamo visitato varie
stanze del museo come: Sala della
Cancelleria, Sala Verde, Sala del
Gonfalone, Sala dell’asse ecc… In
mattinata siamo saliti per visitare le
merlate che servivano per proteg-
gersi dalle invasioni barbariche, per
difendersi lanciavano anche le pie-
tre; le merlate erano a forma di coda
di rondine, ciò stava a significare
che il padrone del castello era amico
dell’Imperatore. Il castello era una
protezione per la città di Milano,
infatti, era situato in una posizione
strategica per osservare e uccidere i
nemici.
Molto bello è stato il momento in
pinacoteca: abbiamo svolto un labo-
ratorio d’arte. Abbiamo imparato a
ricreare i colori con olio e acqua e
pigmenti naturali, oggi comprati in
un negozio ma in antichità dovevano
essere prodotti dal pittore: per esem-
pio il blu si ricavava da una pietra
blu chiamata lapislazu, il giallo lo
ricavavano da un fiore, il cui pistillo,
chiamato zafferano, era di colore
giallo, il rosso lo ricavavano da un
insetto chiamato cocciniglia fatta
essiccare e grattugiata.
E’ stata una esperienza interessan-
te, ci siamo divertiti molto e abbia-
mo appreso nuove cose.
Consigliamo a tutti di farla!!
Nelle classi prime è partito un pro-
getto chiamato Life Skills.
Questo progetto consiste nel forni-
re a noi studenti un modo organiz-
zato per imparare a crescere ed
affrontare i nostri percorsi di vita.
Il programma life skill è stato ela-
borato da uno psicologo della Cor-
nell University di New York, che si
chiama Gilbert J.Botvin.
I percorsi da affrontare sono tanti.
Ecco alcuni esempi: Auto-
migloramento di sé, saper prendere
decisioni, tabacco, alcol, gestione
della rabbia, abilità sociali e altro
ancora.
Personalmente penso sia un pro-
getto utile e mi aspetto di capire
come affrontare la mia crescita
sapendo che non tutto quello che
mi circonda è positivo, prenden-
do le decisioni giuste per me e
vivere il mio futuro nel migliore
dei modi. E’ un augurio che fac-
cio a tutti!
seconde e delle terze. Un momento
molto bello è stato quando alcuni ra-
gazzi di seconda hanno letto una
po esi a s ul le di ve rsità co n
l’accompagnamento della pianola.
Molto brave sono state le tre ragazze
delle terze che hanno suonato il flau-
to con l’accompagnamento di una
pianola e un vibrafono, suonato da 2
ragazzi di seconda. Successivamente
le prime hanno cantato delle canzoni,
che hanno coinvolto tutto il pubblico.
Il 19 marzo siamo usciti dalle classi
per assistere ad uno spettacolo orga-
nizzato dalla scuola. Sono state invi-
tate ad assistere le mamme. Preso
posto, lo spettacolo è cominciato con
l’apertura del preside, ringraziando
tutti per la partecipazione.
Inizia lo spettacolo! !
Le classi prime hanno aperto suo-
nando alcuni pezzi più semplice, per
poi continuare con gli alunni delle
Alla fine dello spettacolo si è svolta la
lotteria con in palio diversi premi . Ci
siamo divertiti molto.
Progetto Life Skills
Un modo organizzato per imparare a crescere ed affrontare i nostri percorsi di vita
PAGINA 3IL CORRIERE DEI RAGAZZI
EDIZIONE DI PALOSCO
ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI
ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^
H 1^ I 11 ^ G
SCUOLA
L’ intervento della prof.ssa di Musica Renata Chiari
Sabato 19 marzo, i ragazzi della Scuola secondaria di Palosco, in occasione della chiusura della mostra
itinerante “Accoglienza nell’arte” (parte finale di un progetto “Facciamo un patto” dell’ambito territoriale
di Grumello del Monte), si sono esibiti in uno spettacolo con musiche, poesie e canti sui temi
dell’accoglienza e della solidarietà.
Alla manifestazione erano presenti il Dirigente scolastico di Calcinate, un rappresentante dell’Ambito
territoriale, il Presidente dell’Age, Presidente e rappresentanti del Consiglio di Istituto, il Collaboratore
della Scuola Primaria, il gruppo “Gaia”, alcuni rappresentanti del Comitato genitori, alcuni docenti e ge-
nitori degli alunni.
L’entusiasmo per la bella riuscita è stato lusinghiero e molto soddisfacente.
Corre l’obbligo di ringraziare tutti quelli che a vario titolo si sono prodigati per la bella riuscita
dell’iniziativa, in particolare gli alunni coinvolti e tutti i docenti che hanno prestato ore del proprio lavoro
per questa iniziativa.
7.Se qualcuno usa un linguaggio
offensivo con te, parlane con un
adulto
8.Quando usi i social pensa prima
di taggare qualcuno e controlla i
post in cui sei taggato prima di
renderli pubblici al fine di evita-
spiacevoli contenuti!!online
1.Non dare mai informazioni perso-
nali (nome, indirizzo, numero
di telefono, età, nome e località della
scuola o nome degli amici) a chi non
conosci personalmente o a chi incon-
tri sul web
2.Non condividere le tue password
con gli amici, ma solo con i tuoi geni-
tori
3.Cerca di creare password originali,
sempre diverse con caratteri numerici
e di lettere intervallati tra loro
4.Non accettare incontri di persona
con qualcuno conosciuto online
5.Non rispondere a messaggi che pos-
sano destare confusione o disagio
(meglio ignorare il mittente, termina-
re la comunicazione e riferire quanto
accaduto a un adulto)
Un video pubblicato su YouTube e
poi divulgato e condiviso con mi-
gliaia di spettatori, un fenomeno
comune oggi tra noi ragazzi, può
essere uno strumento per arrecare
un grave danno a qualcuno poiché il
video inserito in rete rimane lì, sem-
pre disponibile, può essere visto da
migliaia di persone in tempi diversi e
non può essere rimosso se non
dall’utente (o attraverso l’azione con-
dotta dalla Polizia Postale, dopo una
denuncia).
Guardare video, leggere o scrivere
commenti offensivi e passare la voce
ad altre persone, fare dell’azioni dan-
nose contro qualcuno, comporta una
responsabilità. Quindi anche chi
osserva (ovviamente in maniera di-
versa da chi agisce) si impegna a
portare avanti l’azione del cyberbullo
e assume un’importanza evidente e
delicata nella vicenda.
NEL CYBER BULLISMO ANCHE
C H I V I S I O N A
“SEMPLICEMENTE” UN VIDEO
O DECIDE DI INOLTRARLO AD
ALTRI, O RIDE, O RIMANE IN-
DIFFERENTE, E’ RESPONSABI-
LE.
A livello psicologico il cyber bullo
riesce a dissociarsi dal dispiacere che
le sue azioni procurerebbero alla
vittima. In altre parole, non vedendo
con i propri occhi l’effetto delle sue
azioni, non si rende conto della soffe-
renza che procura, non si accorge del
danno e della violenza inflitta alla
vittima. Non essendoci il contatto
reale tra il cyberbullo e la vittima
(faccia a faccia), è più facile per lui
compiere le azioni!
LA “DIVERSITA’ DELLA VITTI-
MA GIOCA UN RUOLO DI PRI-
MO PIANO NELLA SCELTA DA
PARTE DEL CYBER BULLO
Il cyberbullo in genere compie azioni
di prepotenza per ottenere popolari-
tà all’interno di un gruppo, per di-
vertimento o semplicemente per no-
ia. La vittima al contrario è un sog-
getto debole, con un carattere ansio-
so e insicuro, che può arrivare persi-
no a negare l’esistenza del problema,
perché non vuole colpevolizzarsi e,
per questo, fatica a confidarsi con
qualcuno.
Un consiglio che noi vogliamo dare è
questo:
RESTIAMO CONNESSI..
ALLA REALTA’ !!!
La rete e internet sono potenti mez-
zi di comunicazione con cui è bello
divertirsi, restare in contatto con gli
altri e stringere amicizie, ma è cer-
tamente necessario mantenere pa-
rallelamente relazioni offline. Incon-
trarsi a tu per tu comporta uno sfor-
zo maggiore e il rischio di non piace-
re all’altro, ma è un pericolo che
vale la pena correre!
Spesso i mezzi tecnologici creano
degli equivoci nella relazione: se non
ci sentiamo capiti o fraintendiamo
qualcosa, è sempre bene abbandona-
re il cellulare o il computer e chia-
rirsi di persona!
Cyberbullismo
PUO’ VERIFICARSI OVUNQUE E IN OGNI ISTANTE
REGOLE PER NAVIGARE SICURI E NON INCAPPARE IN BRUTTE SORPRESE!
PAGINA 4 IL CORRIERE DEI RAGAZZI
EDIZIONE DI PALOSCO
ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI
ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G
1^ H 1^ I 11 ^ G
Se sei stato o sei vittima di
cyber bullismo denuncia chi
ti perseguita e spiega la sua
azione violenta contro di te.
Parlane con un adulto di
riferimento : genitore ,
insegnante, allenatore . non
vergognarti e sforzati di
parlarne e chiedere aiuto!
SCUOLA
6.Non usare un linguaggio offensivo o
mandare messaggi volgari online
L’Agenzia europea per l’ambiente
definisce l’inquinamento come
l’alterazione, causata direttamente o
indirettamente dall’uomo, delle pro-
prietà biologiche, fisiche, chimiche o
radioattive dell’ambiente (dell'acqua,
del suolo, dell'aria), quando crei un
rischio o un potenziale rischio per la
salute e la sicurezza dell’uomo o di
ogni specie vivente, oltre naturalmen-
te gli effetti globali sui cambiamenti
climatici.
Si possono distinguere diversi tipi di
inquinamento, in base all’oggetto con-
taminato, alle modalità e alle fonti
della contaminazione:
•inquinamento dell'aria ,
•inquinamento dell’acqua,
•inquinamento del suolo,
•inquinamento chimico,
•inquinamento acustico,
•inquinamento elettromagnetico: da
emittenti radiofoniche, da elettrodot-
ti, da ripetitori, da telefoni cellulari,
•inquinamento luminoso: l'alterazio-
ne dei livelli di luce notturna natu-
rale, legata agli eccessi di illumina-
zione,
•inquinamento termico: l’aumento
innaturale della temperatura in un
ecosistema,
•inquinamento genetico: la diffusione
incontrollata di organismi genetica-
mente modificati (OGM),
•inquinamento nucleare: dovuto a
incidenti, esperimenti, smaltimento
di materiali radioattivi o contamina-
ti nel processo di produzione di ener-
gia,
•inquinamento urbano,
•inquinamento agricolo: rifiuti solidi
o liquidi delle attività agricole, pesti-
cidi e fertilizzanti, dall’erosione del
suolo,
•inquinamento industriale,
•inquinamento biologico: introduzione
di organismi animali o vegetali prece-
dentemente non esistenti
nell’ecosistema che ne modificano
l’equilibrio.
L'inquinamento atmosferico è quello
con il quale l'uomo prevalentemente
interagisce, sia in forma passiva che
attiva, nella sua vita quotidiana.
L’alterazione delle condizioni naturali
dell’aria è infatti dovuta sia ad attività
industriali che allo stile di vita e si con-
centra soprattutto nelle aree metropoli-
tane, dove il traffico, gli impianti indu-
striali e il riscaldamento degli edifici
hanno effetti dannosi sulla qualità
dell’aria e sulla salute degli abitanti.
Le sostanze inquinanti più diffuse in
atmosfera sono il biossido di zolfo (So2),
gli ossidi di azoto(Nox), il monossido di
carbonio (CO), l'ozono, i
benzene, gli idrocarburi policiclici aro-
matici (IPA), le polveri (soprattutto il
particolato di diametro inferiore a 10
milionesimi di metro, il Pm10) e il
piombo. Uno degli inquinanti più peri-
colosi per l’uomo e più diffusi nelle città
è il Pm10: uno studio realizzato
dall’Organizzazione mondiale della sa-
nità ha stimato che nei grandi centri
italiani, a causa delle concentrazioni di
particolato sottile superiori ai 20 µg/m3,
muoiono oltre 8 mila persone ogni
anno.
Uno dei principali responsabili
dell’inquinamento da Pm10 è il
traffico urbano.
E' questo infatti, e in particolare
le automobili, il grande nemico
dell’aria delle città, contribuendo,
sul totale emesso dal trasporto
stradale, ad un terzo del Pm10, al
40% circa degli NOx, a due terzi
del benzene e della CO2.
Per gli ossidi di zolfo, invece, la
fonte primaria è il settore indu-
striale, e soprattutto la produzione
di energia, cui si devono i 3/4 del
totale delle emissioni.
Iniziative per migliorare le condi-
zioni dell’aria sono state sancite a
livello nazionale attraverso pro-
grammi di limitazione della circo-
lazione veicolare e incentivi per
favorire l'adozione di alimentazio-
ne dell'automobile con combustibi-
li meno inquinanti (metano e gpl).
LO SAPEVATE CHE?
Cosa non fareste per un boccata
d'aria pulita e fresca, soprattutto
se vi dovesse capitare di abitare
a Pechino. E i cinesi, del resto,
sono disposti a pagare parecchio
per averne in casa una buona
scorta di Vitality Air, società
canadese da alcuni giorni in diffi-
coltà perché non riesce a soddi-
sfare le richieste di aria pulita
imbottigliata che arrivano proprio
dalla Cina .
Allarme inquinamento, le città sono sempre più insalubri
In Cina comprano aria in bottiglia dal Canada!!
PAGINA 5IL CORRIERE DEI RAGAZZI
EDIZIONE DI PALOSCO
ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI
ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^
H 1^ I 11 ^ G
ATTUALITA’
Per la maggior parte, i clienti
abitano le grandi città del nord-
est e del sud della Cina, dove il
problema dell'inquinamento,
ironia a parte, è molto serio. Si
tratta soprattutto di famiglie
benestanti che vogliono far re-
spirare aria buona ai figli chiusi
in casa.
È sempre più vicino il momento in cui
le nostre città diventeran-
no intelligenti: delle vere e pro-
prie smart city. Ma cos’è una
Smart City? Con questi termini in
lingua inglese si designano quelle
città che hanno adottato un piano
urbanistico che, grazie alle nuove
tecnologie, permette di usufruire di
tutti i servizi presenti in modo rapi-
do ed intuitivo. Via libera quindi
alle reti wi-fi pubbliche, al cloud
computing di massa, alla fruibilità
di mezzi e servizi per chiunque
giunga in città.
La Smart City però non è solo ed
esclusivamente digitale; le vere cit-
tà intelligenti sono attente anche
all’impatto ambientale dei mezzi
pubblici, allo sviluppo di una mobi-
lità pratica e comoda per chiunque,
con assenza di ingorghi e code, alla
realizzazione di un’economia sana,
che permetta alle persone di cresce-
re e di ottenere lo sviluppo che desi-
derano.
I caratteri, quindi, di una Smart city
sono:
Mobilità intelligente
Mobilità intelligente significa spo-
stamenti agevoli; buona disponibi-
lità di trasporto pubblico innovati-
vo e sostenibile con mezzi a basso
impatto ecologico e regolamentazio-
ne del traffico urbano.
Condizioni ambientali sostenibili
Una città smart promuove uno
sviluppo sostenibile puntando alla
riduzione dell’ammontare di rifiuti,
alla raccolta differenziata e alla
riduzione di ogni forma di inquina-
mento.
Cittadini aperti
Cittadini, cioè, attivi nella vita
pubblica e per una convivenza paci-
fica tra culture e condizioni sociali
diverse.
Buona qualità della vita
Una città smart a cura del proprio
patrimonio culturale e promuove
la propria immagine turistica con
una presenza intelligente sul web;
inoltre, garantisce un buon livello
dei servizi essenziali (scuola, sani-
tà, sicurezza, abitazioni, ecc.).
Amministrazione intelligente e
lungimirante
Un’amministrazione smart è tra-
sparente, sa promuovere azioni
di sensibilizzazione ed utilizzare
le tecnologie per digitalizzare ed
abbreviare le procedure ammini-
strative.
Economia innovativa
Una città smart si basa su
u n ’ e c o n o m i a o r i e n t a t a
all’innovazione e al mercato inter-
nazionale.
La città intelligente? La fa il cittadi-
no smart.
Quel che conta per creare le new city
non è tanto l’accesso facilitato alle
tecnologie, quanto un sistema educa-
tivo che sappia “educare” al rispetto
dell’ambiente.
La soluzione dei problemi delle aree
urbane richiede la partecipazione,
quindi, di tutti. Le autorità di gover-
no, i tecnici e gli esperti da soli non
possono riuscire a rendere più vivibi-
li le città e gli ambienti urbani senza
la condivisione da parte di tutti degli
obiettivi principali e, soprattutto,
senza un concreto impegno di ogni
cittadino a mettere in pratica misure
e innovazioni tecnologiche.
Hanno così preso l’avvio numerose
iniziative, ad opera di amministrato-
ri comunali, istituzioni scolastiche,
associazioni e gruppi spontanei di
cittadini. Tali iniziative riguardano
soprattutto la raccolta differenziata,
l’uso dei mezzi pubblici e di mezzi
ecologici, il risparmio energetico, la
protezione e la conservazione del pa-
trimonio artistico e monumentale.
Molte di queste iniziative sono orga-
nizzate direttamente dalle singole
scuole;
altre sono progetti proposti alle classi
di ogni ordine e grado da enti, azien-
de, associazioni che cercano di coin-
Cos’è una smart city? La nuova città intelligente
Diventare “CITTADINI SMART”
PAGINA 6IL CORRIERE DEI RAGAZZI
EDIZIONE DI PALOSCO
ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI
ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^
H 1^ I 11 ^ G
ATTUALITA’
volgere, attraverso le istituzioni
scolastiche, i cittadini di domani,
per educarli a una maggiore sensibi-
lità e responsabilità ambientale.
Anche noi, con la nostra scuola, po-
tremmo partecipare ad iniziative
come queste per cominciare a essere
cittadini smart!!
.
Il sentimento di amicizia è uno fra i
principali per vivere in relazione con
il mondo che ci circonda . Molto spes-
so siamo portati a definire ''amici''
tutte quelle persone con le quali ab-
biamo dei rapporti frequenti, ma in
realtà la maggior parte di essi sono
solo dei conoscenti, l'amico è ben
diverso: è colui con il quale possiamo
sempre essere noi stessi, senza na-
sconderci, che conosce tutti i nostri
pregi e difetti e nonostante tutto non
ci chiede di cambiare, una persona
alla quale sentiamo di poter confida-
re qualsiasi cosa.
Ci sono infatti diversi "tipi di amici-
zia": quella "di comodo" e poi c’è
quella superficiale, che si viene a
creare specialmente nelle occasioni
di convivenza forzata. Ma la vera
amicizia è con quella persona che ti
provoca un misto di gioia e felicità,
perché sai che sarà sempre accanto
a te e sarà sempre lì, pronta quando ne
avrai bisogno. L'amico è dunque una
persona speciale che ti dona comprensio-
ne, affetto, fiducia e appoggio, capace di
correggerti e di farti ridere e gioire, una
persona in grado di farti vivere serena-
mente ogni giornata.
L’amicizia assume più importanza
nell’adolescenza perché le relazioni con i
pari permettono di essere più indipen-
denti dai genitori. Infatti, a quest’età, il
gruppo di amici sviluppa la voglia di
sperimentare anche comportamenti
adulti.
Alcuni sostengono che l'amicizia non
esiste quasi più e sta diventando un
sentimento quasi sconosciuto a cau-
sa, soprattutto delle nuove tecnolo-
gie. L’uso sproporzionato di messaggi
di testo, dei social network, delle
chat, stanno contribuendo a isolare
le persone, diventando così del tutto
incapaci di relazionarsi con gli altri.
Proverbi:
Chi trova un amico trova un tesoro!!
Il vero amico si riconosce nel bisogno
Non è amico mio quel che risparmia
il suo e mangia il mio!
Videogame: passione o dipendenza?
IL VALORE DELL’AMICIZIA
lenamento alla gestione delle emo-
zioni e lo sviluppo dell'abilità di
prendere rapidamente delle deci-
sioni.
Il rovescio della medaglia è costi-
tuito dai rischi relativi all'uso pro-
tratto nel tempo dei videogiochi,
ossia la videomania, cioè la prolun-
gata esposizione ad un videogame,
senza pause e completamente as-
sorbiti dal gioco. Spesso l'abuso di
videogiochi è seguito da altre con-
dotte disturbate, come la sedenta-
rietà il togliere spazio alle attività
connesse all'apprendimento scola-
stico, nonché la sostituzione del
videogioco ad ogni altra forma di
relazione sociale, favorendo uno
stato di isolamento ed una tenden-
za all'introversione.
Alcune delle cause della dipen-
denza dai videogiochi sono:
- pensieri ossessivi nei confronti
di se stessi o di altri soggetti;
- problemi di salute;
- seri problemi relazionali;
- problemi di inserimento scolasti-
co o lavorativo…
Il soggetto che non riesce a risol-
vere tali problemi tende, il più
delle volte, ad identificarsi con i
personaggi virtuali trasferendo in
loro emozioni reali, sfoghi, ribel-
lioni, e relazioni interpersonali.
Per confermare tale situazione le
cronache orientali hanno riporta-
to diversi casi di videogiocatori
deceduti dopo lunghe ore di gioco,
in genere a causa di problemi cir-
colatori o di scarso nutrimento
Il fenomeno dei videogiochi oggi
ha raggiunto dimensioni notevoli
a livello planetario. Da recenti
studi è emerso che il 58,5% degli
studenti gioca con i videogames
una volta al giorno, il 20,5% due
volte al giorno. Il tempo medio di
gioco è inferiore a un'ora per il
57% degli studenti, mentre uno
studente su quattro gioca da una
a tre ore. I generi preferiti sono
l'avventura (29%) e lo sport
(21,5%), anche se gli studenti che
giocano per più di tre ore al gior-
no prediligono i giochi di combat-
timento. Ma il videogioco, allora,
è buono o cattivo? Dipende
dall'uso che se ne fa. E' probabil-
mente sbagliato criminalizzare il
videogioco, ma l'abuso può essere
pericoloso.
Il videogioco è potenzialmente
"portatore" di numerosi effetti
positivi: rappresenta uno stimolo
per le abilità manuali e di perce-
zione, stimola la comprensione
dei compiti da svolgere, abitua a
gestire gli obiettivi, favorisce l'al-
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RIFLESSIONI
Quando l’ispettore Ludovico Ponzi, della polizia di New York, arrivò sul luogo del crimine si trovò di fronte una scena
agghiacciante: il corpo di un uomo riverso sull’erba del giardino con il cranio completamente fracassato da una pesante
zappa abbandonata a poca distanza. Più in là, vicino alla grande portafinestra, due ciabatte che sembravano essersi
sfilate dai piedi di qualcuno che doveva avere avuto una gran fretta. “Per quale motivo? Forse qualcuno che si era do-
vuto dileguare per non essere scoperto” pensò fra sé e sé il celebre investigatore.
La vittima era James Brown, un ricco uomo d’affari newyorkese sulla quarantina, molto gentile e generoso. Da diversi
anni viveva con la sua famiglia in un lussuoso palazzo che si trovava vicino al centro della Grande Mela e che aveva
ereditato da una ricca prozia, facendone una dimora lussuosa per sé e i propri cari: Elisabeth, la moglie, una donna
molto bella, bionda e sempre ben tenuta, amante della bella vita; Kate, la giovane figlia, una ragazza molto sveglia e
perspicace, animata da una grande passione per gli animali e la natura e per questo spesso in contrasto con la madre,
che l’avrebbe voluta più chic e sofisticata; Artù, il saggio maggiordomo, e Barret, il fedele giardiniere, che abitava a
due isolati di distanza, entrambi da anni al loro servizio e considerati parte integrante del gruppo.
Apparentemente una famiglia felice e appagata, ma in realtà con profondi contrasti che da qualche tempo creavano
tensione fra i due coniugi.
Essendo i presenti visibilmente scioccati, Ponzi decise di rimandare gli interrogatori al giorno seguente. Poi isolò il
luogo del ritrovamento in cerca di indizi. Notò in particolare la presenza di frammenti di un materiale simile a un mi-
nerale molto brillante. Li raccolse con cura e li sigillò. Dopo alcune domande di rito, se ne andò ordinando ai presenti
di non lasciare la città e di rimanere a disposizione.
Quando si presentò di buon mattino a casa Brown, Ponzi cominciò da Artù e Barrett, dai quali venne a sapere che da
diverso tempo Elisabeth si lamentava spesso delle scarse attenzioni del marito, il quale trascorreva molto del tempo
libero fuori casa, e talvolta non mancavano litigi piuttosto accesi consumati fra le mura domestiche, facendo però at-
tenzione che non arrivassero a orecchi indiscreti. Inoltre James qualche settimana prima aveva messo al corrente mo-
glie e figlia di alcuni grossi debiti da saldare dovuti a una malattia che da un anno circa lo divorava: il gioco d’azzardo.
Aveva promesso loro che si sarebbe fatto aiutare e che tutto sarebbe stato risolto grazie all’aiuto di lontani parenti che
disponevano di liquidità. Elisabeth e Kate, inizialmente scosse, si erano mostrate comunque comprensive, soprattutto
Kate, che continuava a considerarlo il suo eroe.
Poi tutto era precipitato in quella calda notte estiva di Ferragosto. I Brown avevano deciso di non muoversi per quel
fine settimana per sistemare la contabilità di alcuni esercizi, approfittando della loro temporanea chiusura.
La mattina Elisabeth e James si erano recati insieme in centro per acquistare un regalo per il compleanno di Kate,
che avrebbe festeggiato i suoi 18 anni il giorno successivo, mentre la ragazza era rimasta a casa con l’adorato cane
Baldo, un affettuoso bastardino di pochi mesi che aveva salvato dalla solitudine e tristezza di un canile, e i due affezio-
nati aiutanti. Com’era solita fare, aveva trascorso la maggior parte del tempo all’aria aperta, in compagnia del cucciolo
e dei suoi libri, all’ombra di un bellissimo pino che i suoi genitori avevano piantato alla sua nascita, preferendo la
quiete e la pace del verde alle discussioni dei suoi. Poi, Verso le 11.30, la madre era rincasata sola e con un’aria piutto-
sto contrariata dovuta a un diverbio con James sull’acquisto da fare: lui avrebbe voluto una collana di perle, mentre
lei insisteva per una preziosa bambola di porcellana fine Ottocento, che Kate avrebbe aggiunta alla sua collezione.
Alla fine l’aveva spuntata Elisabeth, come sempre. La sera si erano ritrovati tutti per l’ora di cena, servita come al
solito verso le 20.30, e avevano deciso di informare la servitù della situazione, spiegando che probabilmente avrebbero
dovuto licenziare uno di loro.
Si erano successivamente ritirati nelle rispettive stanze, mentre Barrett era tornato a casa.
Fin qui le due versioni coincidevano, per cui entrambi non avevano mentito. A questo punto fu Artù a continuare:
“Verso le tre del mattino, un urlo ha svegliato tutta la casa: era Kate che piangeva disperata davanti al corpo senza
vita del padre. Siamo accorsi tutti. Prima di chiamare la polizia, ho notato che la porta dello studio era aperta. Sono
entrato e ho visto che la cassaforte era stata svaligiata”. Mancavano infatti 10 diamanti che avrebbero dovuto essere
montati in una preziosa parure. Una rapina o un feroce omicidio? Questo era il primo quesito da risolvere.
Artù aveva anche dichiarato di essere rimasto nella propria camera, collocata al piano inferiore, fino al momento della
scoperta dell’omicidio. Riguardo alle ciabatte, non sapeva però spiegarsi come fossero potute finire lì: essendo di spu-
gna, le aveva lasciate nel portabiancheria della lavanderia per lavarle, sostituendole con un altro paio. Non c’erano
però persone che potessero confermare la sua versione dei fatti. Barrett, invece, era a casa sua, ma nessuno poteva
confermare il suo alibi in quanto viveva solo. Non si poteva dunque escludere che, mosso da desiderio di vendetta, fos-
se tornato indietro per rubare il prezioso bottino e che, trovandosi di fronte al signor Brown, lo avesse freddato con un
attrezzo che lui conosceva bene. La figlia e la moglie confermarono che fino al momento della scoperta entrambe dor-
mivano: Elisabeth non si era accorta che il marito fosse sceso al piano inferiore perché aveva preso il solito sonnifero,
una medicina che da alcune settimane le aveva prescritto il medico di famiglia a causa delle ansie che la preoccupava-
no, mentre Kate si era svegliata per una forte secchezza alla gola e, scesa per prendere un bicchiere d’acqua, notando
la portafinestra aperta, aveva trovato il corpo del padre senza vita.
Anche in questo caso, però, in assenza di testimoni, nessuna di loro poteva dirsi in una botte di ferro ed entrambe a-
vrebbero potuto agire o d’impulso o per calcolo.
Tutti furono portati in commissariato per una deposizione e fu predisposto per loro lo stato di fermo.
Un racconto giallo: Delitto in casa Brown
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ANGOLO DELLA LETTERATURA
Nei giorni seguenti Ponzi ordinò la perquisizione di tutte le abitazioni, alla ricerca del bottino e di tracce significative.
Venne poi a sapere di un’assicurazione sulla vita che James Brown aveva sottoscritta alcuni mesi prima e che, in caso
di morte, avrebbe fruttato due milioni di dollari agli eredi. Fu anche informato di un’eredità che Barrett aveva incas-
sato un anno prima, grazie alla quale avrebbe potuto continuare a vivere senza problemi finanziari. Fece inoltre ana-
lizzare la zappa, sulla quale erano presenti solo le impronte del giardiniere, e le tracce di polvere trovate sul cadavere:
erano frammenti di diamanti. Si ricordò allora di un particolare che aveva notato. Era arrivato alla soluzione!
Tornò dai Brown con due poliziotti e radunò tutti gli indiziati nel salotto di casa.
“Bene, è giunto il momento della resa dei conti. Voi tutti siete dei probabili colpevoli, ma solo uno è l’autore di questo
terribile crimine!” dichiarò con voce ferma. Poi continuò: “Signor Artù, avreste potuto agire per vendetta, ma non siete
stato voi. L’affetto che il Signor Brown aveva nei vostri confronti vi avrebbe sicuramente risparmiato il licenziamento,
come voi ben sapevate. Inoltre le ciabatte vicino al cadavere sembravano proprio messe lì apposta. Una prova troppo
evidente per essere vera”. Quindi si rivolse a Barrett: “Voi, invece, non avevate nessun movente economico grazie alla
recente eredità”. Fu poi il turno di Kate: “Una figlia che uccide il proprio padre? A quale scopo? Non certo per denaro,
anche perché non eravate a conoscenza della polizza assicurativa”. Infine toccò a Elisabeth, che improvvisamente era
sbiancata in volto. “Voi, invece, avevate tutte le ragioni per farlo: insieme a James avevate provveduto
all’assicurazione sulla vita, come confermato dalla compagnia. Ma la prova schiacciante è quel braccialetto di diaman-
ti che portate sempre al polso: non avete notato che la chiusura è mancante di una piccola pietra? Quella che si è fran-
tumata quando avete sfondato il cranio di vostro marito con la zappa”. I due poliziotti si avvicinarono a lei e le presero
il prezioso. La sua analisi avrebbe confermato l’ipotesi. Elisabeth gridò: “Vi sbagliate. E’ tutta un’invenzione! E i dia-
manti allora? Non potrebbero essere stati dei ladri che, sorpresi, hanno rotto una delle pietre sottratte? Fanno parte
della stessa partita di merce acquistata in Olanda da mio marito. Inoltre potrei aver sfregato il braccialetto, che indos-
so sempre, in qualsiasi occasione. E’ un oggetto molto delicato”. Certo, era un’ipotesi. Mancava ancora l’ultimo tassel-
lo. Mentre rifletteva, notò la collezione di bambole collocate in una vetrinetta di cristallo, appoggiata alla grande pa-
rete del salotto fra lo studio e la cucina. Ponzi ebbe allora un’ intuizione. Ordinò che gli fosse portata la bambola rega-
lata a Kate. Era bellissima: una damigella dai lunghi capelli biondi raccolti in un elegante chignon, vestita con uno
spettacolare abito a balze di velluto rosso e nero, ornato di antichi pizzi. Venne spogliata e nell’orlo del vestito furono
trovate le 10 pietre, ordinatamente disposte a eguale distanza l’una dall’altra.
Ora tutti gli alibi di Elisabeth erano caduti e lei confessò il proprio crimine: “ Dopo aver acquistato il dono, sono rien-
trata e mi sono recata in camera mia, chiedendo di non essere disturbata. Ho quindi scucito l’abito, posizionando i dia-
manti che avevo tolti dalla cassaforte la sera precedente, e ho ricucito il bordo. Poi ho riposto l’oggetto nell’armadio in
attesa di consegnarlo la mattina seguente. La notte ho chiesto a mio marito di scendere a controllare il giardino con la
scusa di aver sentito dei rumori. Lui ha acconsentito. Io l’ho seguito e, mentre stava per rientrare, l’ho colpito con la
zappa, indossando un paio di guanti di gomma che avevo predisposti vicino alle ciabatte; dopodiché li ho riposti insie-
me agli altri nella casetta degli attrezzi. Poi sono risalita e ho preso il sonnifero. Sono stata risvegliata dalle urla e dal
trambusto della casa. Nei giorni successivi ho dato il regalo a Kate, sapendo che lei lo avrebbe messo nella vetrinetta,
in un punto ben visibile e quindi meno sospettabile.”
Ammise che lo aveva fatto per denaro, pensando di poterla fare franca facendo ricadere la colpa sui dipendenti.
Fu condotta in carcere e condannata all’ergastolo.
Un altro caso era stato brillantemente risolto.
Kate, orfana di padre e con la madre in prigione, chiese ad Artù e a Barrett di rimanere con lei. Loro accettarono. Gra-
zie all’assicurazione pagò tutti i debiti e riuscì ad assicurarsi un futuro dignitoso.
Il Terribile Malefik
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ANGOLO DELLA LETTERATURA
In una terra desolata, in cui gli alberi avevano ceduto il posto alle rocce e il sole aveva lasciato spazio alle tenebre,
viveva il popolo degli elfi blu, avevano occhi blu, orecchie a punta e tutte strappate. Il terribile Malefik, chiamato così
per la sua furbizia, era uno stregone potente e viveva nella foresta nera, lui era il capo. Era riuscito ad impossessarsi
del regno dopo aver fatto prigioniera la regina Melina e sua figlia Holly. Un tempo era un luogo pieno di magia e felici-
tà, ma ora non più, perché Malefik l’aveva conquistata.
Un giovane di nome Mo, un ragazzo coraggioso e intraprendente, amava l’ avventura e il pericolo; trova un oggetto
misterioso che sprigiona una luce potentissima, era un libro d’oro.
Una notte dal libro esce un folletto che consegna al giovane una pergamena sulla quale c’è scritto di salvare la regina
Melina, la figlia Holly, il popolo degli elfi blu e sconfiggere Malefik. Il ragazzo decide di partire con il folletto, che po-
trebbe aiutarlo nel viaggio; ma durante il viaggio incontrano un terribile drago e per sconfiggerlo il folletto fa apparire
dal libro uno scettro, che stordisce il drago e lo fa scappare. Dopo si imbattono in un esercito di gobelin che gli propon-
gono una sfida: chi avrebbe vinto sarebbe passato.
Fortunatamente Mo vince la sfida e può proseguire. Infine incontra Malefik, ma stavolta non se la cava così facilmente
infatti proprio mentre sembra finita per Mo arriva in suo soccorso il folletto, il quale gli da il libro magico, che diventa
una spada d’ argento e Mo sconfigge il terribile Malefik liberando la regina Melina e sua figlia Holly. La regina per
ringraziarlo di averla salvata gli promette in sposa sua figlia Holly. Così Mo e Bella vissero in un castello nel regno
magico degli elfi blu. Mo e Holly divennero il loro re e la loro regina, vissero felici sapendo che il terribile Malefik non
gli avrebbe più infastiditi.
LETTERA ALLA SCRITTRICE J. K. ROWLING DA
PARTE DI HARRY POTTER
.Hogwarts, 1° marzo 2009
Carissima J. K.,
Ti ringrazio per avermi dato vita e per avermi donato la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, che per sette
anni è stata anche la mia casa.
E’ stata un’avventura meravigliosa: un continuo contra-
sto tra sofferenza e amore, delusioni e soddisfazioni, ami-
cizia e tradimenti, speranze e illusioni.
Ti sono grato per il ruolo che mi hai assegnato e le perso-
ne che mi hanno accompagnato nella mia missione, aiu-
tandomi e incoraggiandomi.
Insieme ai miei amici è stato meno duro affrontare oscuri
nemici e ostacoli di ogni tipo, ma anche sopportare la
mancanza di una vera famiglia.
Tuttavia, avrei alcuni appunti da rivolgerti: anzitutto,
anche se il peggior mago oscuro di sempre ha ucciso i miei
genitori, almeno avresti potuto non affidarmi a quei bab-
bani dei Dursley. Personalmente avrei preferito stare in
un orfanotrofio con Tu-Sai-Chi. Inoltre, a proposito di
Voldemort, incontrandolo per la prima volta nella Came-
ra dei Segreti, mi era sembrato un bel tipo, ma, al quarto
anno, ho provato pietà per la sua faccia deforme. Penso
che anche la creatura più malvagia al mondo meriti un
naso.
Tornando a me, amo il mio personaggio, ma non capisco
come ti sia passato per la mente di far morire molte per-
sone, fra cui diversi amici, a causa mia.
Cosa pensi che abbia provato? Se volevi farmi sentire in
colpa, ci sei proprio riuscita.
Un aspetto positivo è invece la mia preparazione scolasti-
ca, alla quale ha contribuito enormemente il caro Volde-
mort, che tu hai puntualmente fatto intervenire prima
dell’inizio delle vacanze, in modo tale che io potessi com-
pletare l’anno, evitando però i temutissimi esami, perché
hai impegnato Silente e tutti noi a contrastarlo.
Comunque, anche se le peggiori sventure sono capitate a
me, in fondo questi sette anni sono stati i più entusia-
smanti della mia vita.
Per questo ti ringrazio ancora, ma vorrei chiederti di
prenderti ogni tanto una piccola pausa per farmi riposa-
re.
Con affetto. Harry
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ANGOLO DELLA LETTERATURA
RACCONTI FANTASY
ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’
Bella è finalmente giunta alla casa dove gli verrà svelata
la sua identità da un documento contenuto in una busta
chiusa in un cassetto nella scrivania al piano di sopra, in
una camera piena di documenti e libri antichi avvolti
dalla polvere e in disordine, perché era da tempo che nes-
suno entrava in quella stanza a pulire e riordinare. La
casa era vecchia e desolata come se nessuno fosse entrato
da tempo, infatti era sporca e piena di polvere, molto di-
sordinata e con poca luce, di fatto Bella fece fatica a cam-
minare perché aveva paura di sbattere contro qualche
mobile e farsi male. Bella non sapeva dove avrebbe trova-
to il documento che gli avrebbe svelato la sua identità
allora cercò per tutta la casa e mise in disordine tutte le
camere finché non salì per le scale ed entrò in quella
stanza piena di libri, documenti e pozioni magiche, era un
laboratorio. Bella rimase sbalordita da quello che vedeva.
Cercò per tutta la stanza: tra gli scaffali, in mezzo ai libri,
sotto i mobili, poi guardò nella scrivania, era piena di
documenti sparsi, Bella li lesse tutti ma non trovò il docu-
mento che stava cercando; allora guardò nei cassetti, era-
no chiusi a chiave, ma si accorse che sotto il tappeto c’era
una chiave, così provò a vedere se era la chiave che stava
cercando… ed era proprio quella! Aprì il cassetto e trovò
la lettera con dentro il documento, ma improvvisamente
apparse il guardiano di quel documento, ma lui non sape-
va che Bella era una maga e aveva con se la sua bacchet-
ta magica. La usò contro di lui. Il guardiano e Bella lotta-
rono a lungo, ma Bella era più potente di lui e lo sconfisse
lanciando un incantesimo di esclusione: il guardiano non
poteva più tornare sulla Terra e nel Mondo Magico ma
doveva rimanere confinato in un regno di tenebre lontano
da tutto e da tutti.
Bella finalmente scoprì chi era veramente: era l’erede al
trono del REGNO MAGICO, figlia della regina Grimilde e
del potente stregone Harry e che la casa in cui era entra-
ta era casa sua. Così Bella decise di andare a cercare i
suoi genitori, ormai scomparsi da tempo, e un giorno
sarebbe ritornata con loro in quella casa.
Se io fossi professore…, ah, di compiti non ne darei.
Se io fossi nube, tutto il mondo ricoprirei.
Se io fossi Sole, tutto l’ universo scalderei.
Se io fossi agenda, tutti gli impegni cancellerei.
Se io fossi orologio ,
sempre quell’ora segnerei.
Se io fossi cibo,
tutto il mondo sfamerei.
Se io fossi un’ arma, solo coriandoli sparerei.
Se io fossi registro scolastico,
tutte le note cancellerei.
Se io fossi ghepardo,
…ah, quello sì desidererei,
nella corsa tutti batterei.
Sonetto ispirato a “S’i’ fosse foco ”di Cecco Angiolieri
Calcio in Asia dal II millennio a.C.
Un antico gioco con la palla era pra-
ticato già in Giappone verso l'XI se-
colo a.C. Nello stesso periodo
in Cina era molto diffuso lo Tsu-
chu(letteralmente: palla di cuoio
calciata dal piede), che impiegava un
pallone ripieno di piume e capelli
femminili, bisognava infilare il pallo-
ne in un buco sostenuto da due can-
ne di bambù, utilizzando unicamente
i piedi.
Grecia antica e Impero romano
Altre testimonianze arrivano dal-
la Grecia antica dove, intorno al IV
secolo a.C., si affermò l'Epi-
skyros mai però inserito tra le disci-
pline olimpiche del tempo. Altri gio-
chi che prevedevano l'uso della palla
erano l'urania, la feninda, l'aporra-
xis.
A Roma questo gioco si trasformò
nell'Harpastum che deriva il suo
nome dal termine greco arpazo, con
il significato di strappare con forza,
afferrare. Si utilizzava una piccola
palla e due squadre si affrontavano
in un campo rettangolare delimitato
da linee di contorno e da una linea
centrale. Lo scopo era quello di riu-
scire a poggiare la palla sulla linea di
fondo del campo avversario. Erano
permessi i passaggi sia con le mani
che con i piedi ed ogni giocatore rico-
priva un ruolo ben preciso. Il gioco
continuò ad essere popolare per circa
700-800 anni e praticato principal-
mente dai legionari che, combatten-
do in tutta Europa, ne permisero la
sua diffusione.
LA FAVOLA DEL LEICESTER
Storia del gioco del calcio
Il gioco del calcio sembra avere origini antichissime. Tracce di giochi simili sono rintracciabili in diversi luoghi ed epoche.
Il Leicester, squadra che lo scorso
anno lottava per non retrocedere e
che i bookmaker britannici davano
5.000 a 1 per la vittoria del titolo,
ha condotto un campionato strepi-
toso sin dall’inizio pur non annove-
rando tra le sue file nomi illustri
del pallone. Il magnate thailandese
dal cognome impronunciabile Vi-
chai Srivaddhanaprabha, proprie-
tario e presidente del club, ha alle-
stito una squadra spendendo una
30 di milioni di sterline. Tanto per
dare un’idea il Manchester United
ne è costato 230 e adesso, tra vitto-
ria Premier e diritti vari, avrà un
introito di oltre 170 milioni. Già, la
squadra: un undici composto da
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ANNO 1 N. 2 A CURA
DEGLI ALUNNI DELLE
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SPORT
Medioevo
Nel Medioevo i giochi con il pallone
furono soprattutto espressione dell'an-
tagonismo tra villaggi o tra fazioni del-
lo stesso villaggio: perse le regole
dell'antichità, obbedivano da luogo a
luogo a norme diverse.
Età moderna
In Inghilterra, riabilitato nel 1617
da Giacomo Stuart, il gioco con la palla
ricominciò liberamente ad essere prati-
cato, soprattutto dai giovani frequen-
tanti i college e le università inglesi.
Nacquero le prime regole scritte di un
gioco denominato dribbling-game, an-
tenato sia del calcio che del rugby, che
vedeva affrontarsi due squadre di 11 o
22 giocatori e prevedeva sia l'uso dei
piedi che delle mani. Ma ancora,
nel 1820, sussisteva confusione tra un
tipo di gioco e l'altro, le cui evidenti
differenze originarono, in seguito, una
separazione e la nascita della Rugby
Union, nel 1846.
Un primo tentativo di unificazione si
ebbe con le 14 regole, quando al Trinity
College di Cambridge si riunirono gio-
catori in rappresentanza di diversi
istituti per stilare una prima bozza del
regolamento del gioco del football. Il 24
ottobre 1857 venne fondato il primo
club di football al mondo, lo Sheffield
Football Club, che giocò la sua prima
partita al Parkfield House, e
nel 1858 furono scritte le Sheffield Ru-
les (Regole di Sheffield).
Calcio contemporaneo
Ma è solo nel 1863, e precisamente il
26 ottobre, che il calcio ha riscontro
istituzionale.
A Londra, nella taverna dei Framas-
soni (o dei Liberi Muratori), si danno
appuntamento i rappresentanti di
undici club e associazioni sportive
londinesi per creare la prima federa-
zione calcistica nazionale, una strut-
tura unitaria che prenderà il nome
di Football Association.
A differenza degli esordi, che quasi
non vedevano alcuna distinzione di
ruoli tra i giocatori, con il trascorrere
degli anni nascono poco a poco
"specializzazioni" che porteranno ad
una sommaria distinzione tra attac-
canti e difensori. È questo il periodo
in cui si tende ad equilibrare la sbi-
lanciamento in avanti delle squadre e
il risultato più evidente è l'arretra-
mento di tre attaccanti: i mediani. Ma
è con gli inizi del 1870 che lo schiera-
mento in campo assume quell'impo-
stazione ben presto diffusa in tutto il
mondo costituita da un portiere, due
terzini, tre mediani e cinque attac-
canti. Notevoli e rapidi progressi si
ebbero poi anche nei materiali usati
per costruire il pallone. La rivoluzio-
ne merceologica fu compiuta dall'av-
vento del caucciù, che gli inglesi tra-
piantarono dalle foreste sudamerica-
ne nei loro possedimenti dell'Oceano
Indiano. L'invenzione della camera
d'aria rese poi possibile un notevole
progresso nel controllo e nella mobili-
tà della sfera. Infine, Nel 1890 le
porte sono finalmente dotate di reti e
il calcio inizia ad assumere le caratte-
ristiche e le regole cosi come lo cono-
sciamo oggi.
(che poi proprio pizzico non è) di trico-
lore. Leicester, città di 280 mila abi-
tanti, nota ai fans dei Dire Straits per-
ché città natale del bassista John Il-
lsley e del batterista Pick Withers, è in
festa e l’Italia, grazie all’impresa del
migrante Claudio Ranieri, è presente.
Murales che raffigurano il volto di
Ranieri sono comparsi un po’ ovunque,
l’italian style è presente nelle vetrine
dei negozi e nei ristoranti i piatti, an-
che tradizionali, vengono rivisitati
all’italiana.
Questa storia ci ha insegnato che nella
vita con l’impegno e la volontà si pos-
sono raggiungere anche i traguardi più
impensabili!!
perfetti sconosciuti o quasi, ciascuno
con un palmares inesistente ,che però
sono stati capaci di creare un gruppo
solido e coeso che ha raccolto punti nei
prestigiosi templi del calcio come l’Old
Trafford o lo Stamford Bridge.
Claudio Ranieri è stato l’artefice
indiscusso di questo capolavoro che va
a coronare trent’anni di carriera, ini-
ziata come allenatore con il Vigor La-
mezia, che prima di approdare a Leice-
ster l’ha visto pellegrinare, oltre che in
Italia (Cagliari, Napoli, Fiorentina,
Parma, Roma, Juventus, Inter) in giro
per mezza Europa (Spagna, Francia,
Grecia). La Premier si tinge quindi di
blu, colori delle Foxes, con un pizzico
Il carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradi-
zione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in
pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fan-
tasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratteriz-
zante del carnevale è l'uso del mascheramento.
La parola carnevale deriva dal latino carnem leva-
re ("eliminare la carne"), forse influenzata anche dal lati-
no vale (quasi fosse "carne, addio!"), poiché indicava il
banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale
(Martedì grasso), subito prima del periodo
di astinenza e digiuno della Quaresima.
I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e
il Martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì
prima dell'inizio della Quaresima. In particolare
il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamen-
ti carnevaleschi, dato che la Quaresima inizia con
il Mercoledì delle ceneri.
Caratterizzato da colori e schiamazzi, il carnevale è con-
siderata la festa dell'allegria per eccellenza, infatti si
dice:
A carnevale ogni scherzo vale!!!
GIOCHIAMO… INSIEME
IL CARNEVALE Curiosità sulla “PASQUA”
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ANNO 1 N. 2 A CURA
DEGLI ALUNNI DELLE
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CURIOSITA’/SVAGO
COSA SIGNIFICA LA PAROLA “PASQUA”?
Deriva dal greco: pascha, a sua volta dall'aramai-
co pasah e significa propriamente “passare oltre”, quin-
di “passaggio”. Gli Ebrei ricordavano il passaggio attra-
verso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazio-
ne. Per i cristiani è la festa del passaggio dalla morte
alla vita di Gesù Cristo.
PERCHÉ LA DATA DELLA PASQUA È MOBILE?
Perché è legata al plenilunio di primavera, esattamente
la domenica che segue il plenilunio. Oggi la celebrazione
cade tra il 22 marzo e il 25 aprile denominandola così
Pasqua bassa o alta, secondo il periodo in cui capita.
Essendo una festa mobile, determina la data di altre
celebrazioni ad essa collegate, come la Quaresima, la
Settimana Santa, l’Ascensione, la Pentecoste. La Chiesa
contempla per i cattolici l’obbligo del Precetto Pasquale,
cioè l’Eucaristia almeno una volta nel periodo pasquale.
PERCHÉ SI MANGIANO LE UOVA?
La tradizione di decorare uova risale già ai primi cristia-
ni che pitturavano le uova di rosso, per ricordare il san-
gue di Cristo, e le decoravano con croci o altri simboli
(una tradizione che dura ancora oggi nei paesi ortodossi
e cristiano-orientali). La simbologia dell’uovo è eviden-
te: dall’uovo nasce la vita che a sua volta veniva associa-
ta con la rinascita del Cristo e quindi con la Pasqua.
UNISCI I PUNTINI
Festa di fine anno “E...Laborando 2016”
Il nostro plesso alla festa della scuola all’ oratorio di Mornico
IL NOSTRO LABORATORIO
PAGINA 13
IL CORRIERE DEI RAGAZZI
EDIZIONE DI PALOSCO
ANNO 1 N.1 A CURA DEGLI
ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^
H 1^ I 11 ^ G
GALLERY
Greta Alessi
Claudia Belometti
Giuseppe Belotti
Serena Bombardieri
Massimo Botti
Andrea Buondonno
Davide Chiari
Michael Costardi
Morgan Gotti
Michele Gualandris
Ionita Petre Julian
Matteo Leporati
Mirko Martinelli
Cristian Previtali
Walid Saadaoui
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Giornalino palosco n.2

  • 1. Anno 1 N. 2 a cura degli alunni delle classi 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G Il Corriere dei ragazzi Edizione di Palosco Editoriale Cari lettori, ecco il secondo numero del nostro giornale. Devo ammettere, anche con un pizzico d’orgoglio, che in questo numero abbiamo ”alzato un po' il tiro” avvici- nando i ragazzi alla tratta- zione, su tutti, di un tema di grande attualità, delicatezza e sensibilità sociale qual è il fenomeno del Cyber- bullismo, al quale abbiamo dedicato ampio spazio. Questo, ma non solo… i labo- ratori, le uscite didattiche, le iniziative scolastiche, l’ampia pagina di letteratura, le sto- rie sportive e altro ancora. Mi preme ringraziare i colle- ghi per la gentile collabora- zione, e i ragazzi che con grande passione, impegno ed entusiasmo, hanno accettato questa sfida portandola a termine con successo. Buona lettura e buone vacan- ze a tutti!! Prof. Davide Calanni Scuola Pagg. 2-3-4 Attualità Pagg. 5-6 Riflessioni Pag. 7 Letteratura Pagg. 8-9- Sport Pag. 11 Curiosità Pag. 12 Gallery Pag. 13 Sommario: Un fenomeno negativo che si è diffuso negli ultimi an- ni è il “Cyberbullismo”. Que- sto si distingue dal bullismo tradizionale. Nel bullismo tradizionale in genere la vittima e il bullo sono persone che si conosco- no, che si frequentano, ma- gari nella stessa scuola o compagnia. Trovandosi faccia a faccia con la propria vittima e potando vedere gli effetti delle sue azioni, il bullo riesce ad avere un contenimento del livello di disinibizione. Nel bullismo elettronico le persone posso- no essere sconosciute. Il potere del bullo è maggiore in quanto viene accresciuto dalla sua invisibilità in rete. Il livello di disinibizione è alto in quanto il cyberbullo non si rende conto effettiva- mente degli effetti che le sue azioni hanno sugli altri. Le vittime si chiudono in se stesse e non comunicano con il resto del mondo , cadono in una specie di depressione e la loro autostima e sicu- rezza diminuiscono. Potrebbero rifiutarsi di andare a scuola o fare sport, di uscire o incontra- re gli amici. I Il cyberbullo compie azio- ni di prepotenza per di- ventare popolare dentro un gruppo e di solito agi- sce contro persone più deboli e insicure che han- no paura di confidarsi con qualcuno perché pensano di colpevolizzarsi, pensa che tutto ciò accade per- ché lui è debole, quindi si chiude in se stesso e pre- ferisce non confidarsi con nessuno. Esistono vari tipi di Cyber bullismo: flaming: è l’ invio di messaggi d’ insulto; cyberstalking: perseguitare qualcuno inviando minacce ripetutamente; denigrazione: danneggiare le relazioni e i rapporti sociali inviando immagini imbaraz- zanti o pettegolezzi; Sostituzione dell’ identità: violare la password di qualcu- no fingendosi lui e inviare messaggi malevoli ai suoi contatti, rovinando la sua reputazione e le sue amicizie; outing: rivelare informazioni riservate personali di qualcu- no; trickery: spingere una perso- na, ingannandola, a pubblicare in rete informazioni personali; esclusione: escludere intenzional- mente una vittima da un gruppo. (continua a pag.4) CYBERBULLISMO E’ IL TERMINE USATO PER INDICARE IL BULLISMO ONLINE Giugno 2016 Bruxelles è stata ferita mor- te della furia islamista. L’ organizzazione integralista sferra così un nuovo attacco a un Europa incapace di difendersi. Bruxelles si ri- sveglia in guerra. Sono da poco passate le 8.00, l'aero- porto di Bruxelles viene scosso due volte. Una deto- nazione dietro l'altra e il Terminal A viene completa- mente devastato. Mentre il panico si dif- fonde in tutta Bruxelles dopo l'attentato kami- kaze all'aeroporto, un nuovo attentato colpisce un'altra zona della città. Nelle viscere del- la metropolitana esplode un ordigno che sventra i vagoni. Dietro l'ennesi- mo massacro che mac- chia di sangue l' Europa ci sono alcuni jihadi- sti appartenenti all’ ISIS. Istituto comprensivo “Aldo Moro” di Calcinate L'ISIS attacca Bruxelles: esplosioni all'aeroporto e in metrò
  • 2. Laboratorio di scrittura creativa (Prof.ssa Paola Morales) In questo laboratorio gli alunni di 3^H e 3^G rielaborano poesie, rie- laborano testi utilizzando sinonimi e contrari, elaborano testi di canzo- ni, riscrivono libri seguendo alcune regole precise, scrivono limerick calligrammi. Questo laboratorio ha la finalità di imparare divertendo- si, quindi per aumentare il livello di conoscenza dell’ italiano, assimi- lando e utilizzando vocaboli nuovi. Agli alunni piace tantissimo il la- boratorio e non vorrebbero cam- biarlo. Laboratorio di farmacia degli ante- nati (Prof.ssa Valentina Massero- ni) In questo laboratorio gli alunni delle terze osservano la crescita delle piante e in classe scrivono le informazioni sullo sviluppo delle piante. Il loro progetto è di cono- scere le piante. La ragione per qui fanno il laboratorio è proseguire il programma di scienze iniziato in prima studiando il regno vegetale approfondendo lo studio delle pian- te con proprietà medicinali e ri- spettare la natura. Durante i tre anni hanno appreso notizie interessanti su piante che tutti noi usiamo comunemente in cucina ma che hanno anche proprie- tà medicinali; lo sapevano bene i nostri antenati. Il loro traguardo è conoscere le proprietà medicinali che hanno le piante che usiamo in cuci- na. Gli alunni sono contenti di parte- cipare. Laboratorio di preparazione basket e atletica su pista (Prof. Flavio Pianto- ni) In questo laboratorio gli alunni di terza praticano basket e atletica; il loro progetto è una preparazione per le gare di atletica. Gli alunni parteci- panti a questo laboratorio sono i più bravi nell’attività sportiva. La finalità di questo progetto è arri- vare primi alle gare di atletica. In questo gruppo di alunni spicca Lisa Scaccia, 13 anni, che ha supe- rato le selezioni provinciali come alzatrice di pallavolo: partecipavano più di 100 ragazze e ora sono rima- ste le 15 migliori della Lombardia, a breve si terrà un torneo. Questo laboratorio entusiasma i partecipan- ti. Laboratorio di musica e film (Prof. Rinaldo Ghelli) In questo laboratorio gli alunni sono impegnati a guardare dei film su musicisti famosi (come Mozart ) e su tutto quello che li riguardava: attraverso la loro vita vengono af- frontati problemi come razzismo, totalitarismo, comunismo, persecu- zione razziale …, ma anche i generi musicali che ci hanno trasmesso, come Rock and Roll, Jazz Blues, Gospel. “I musicisti hanno cambiato il mondo”. E’ un laboratorio molto coinvolgente che appassiona tutti. Una giornata al Castello Sforzesco I nostri laboratori Continuiamo le interviste agli insegnanti che stanno curando la realizzazione dei laboratori PAGINA 2 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G SCUOLA Giovedì 14 Aprile noi classi prime siamo andati a visitare il Castello Sforzesco, uno dei principali simboli di Milano e della sua storia. Il castello è stato costruito nel XV secolo da Francesco Sforza, il Duca di Milano. Il perimetro è ancora circondato dall’antico fossato, però non più alla- gato. Francesco Sforza costruì il suo castel- lo sui resti di un precedente fortifica- zione risalente al XIV secolo noto co- me Castello di porta Giovia o Zobia. Nel 1550 cominciarono i lavori per il potenziamento della fortificazione, con l’aiuto di Vincenzo Sereni: fu co- struito un nuovo sistema difensivo di pianta prima pentagonale e poi esago- nale: una stella a sei punte poi dodi- ci con l’aggiunta di apposite mezze lune. Le difese esterne hanno una lun- ghezza di 12 km e coprivano un’ area di 25.9 ettari. Nei secoli succes- sivi restaurato da Luca Feltrami tra il 1890 e il 1905, ora è sede di impor- tanti siti. Durante la visita abbiamo visitato l’interno del castello e l’esterno, in- cluso il Parco Sempione. All’interno del castello abbiamo visitato varie stanze del museo come: Sala della Cancelleria, Sala Verde, Sala del Gonfalone, Sala dell’asse ecc… In mattinata siamo saliti per visitare le merlate che servivano per proteg- gersi dalle invasioni barbariche, per difendersi lanciavano anche le pie- tre; le merlate erano a forma di coda di rondine, ciò stava a significare che il padrone del castello era amico dell’Imperatore. Il castello era una protezione per la città di Milano, infatti, era situato in una posizione strategica per osservare e uccidere i nemici. Molto bello è stato il momento in pinacoteca: abbiamo svolto un labo- ratorio d’arte. Abbiamo imparato a ricreare i colori con olio e acqua e pigmenti naturali, oggi comprati in un negozio ma in antichità dovevano essere prodotti dal pittore: per esem- pio il blu si ricavava da una pietra blu chiamata lapislazu, il giallo lo ricavavano da un fiore, il cui pistillo, chiamato zafferano, era di colore giallo, il rosso lo ricavavano da un insetto chiamato cocciniglia fatta essiccare e grattugiata. E’ stata una esperienza interessan- te, ci siamo divertiti molto e abbia- mo appreso nuove cose. Consigliamo a tutti di farla!!
  • 3. Nelle classi prime è partito un pro- getto chiamato Life Skills. Questo progetto consiste nel forni- re a noi studenti un modo organiz- zato per imparare a crescere ed affrontare i nostri percorsi di vita. Il programma life skill è stato ela- borato da uno psicologo della Cor- nell University di New York, che si chiama Gilbert J.Botvin. I percorsi da affrontare sono tanti. Ecco alcuni esempi: Auto- migloramento di sé, saper prendere decisioni, tabacco, alcol, gestione della rabbia, abilità sociali e altro ancora. Personalmente penso sia un pro- getto utile e mi aspetto di capire come affrontare la mia crescita sapendo che non tutto quello che mi circonda è positivo, prenden- do le decisioni giuste per me e vivere il mio futuro nel migliore dei modi. E’ un augurio che fac- cio a tutti! seconde e delle terze. Un momento molto bello è stato quando alcuni ra- gazzi di seconda hanno letto una po esi a s ul le di ve rsità co n l’accompagnamento della pianola. Molto brave sono state le tre ragazze delle terze che hanno suonato il flau- to con l’accompagnamento di una pianola e un vibrafono, suonato da 2 ragazzi di seconda. Successivamente le prime hanno cantato delle canzoni, che hanno coinvolto tutto il pubblico. Il 19 marzo siamo usciti dalle classi per assistere ad uno spettacolo orga- nizzato dalla scuola. Sono state invi- tate ad assistere le mamme. Preso posto, lo spettacolo è cominciato con l’apertura del preside, ringraziando tutti per la partecipazione. Inizia lo spettacolo! ! Le classi prime hanno aperto suo- nando alcuni pezzi più semplice, per poi continuare con gli alunni delle Alla fine dello spettacolo si è svolta la lotteria con in palio diversi premi . Ci siamo divertiti molto. Progetto Life Skills Un modo organizzato per imparare a crescere ed affrontare i nostri percorsi di vita PAGINA 3IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G SCUOLA L’ intervento della prof.ssa di Musica Renata Chiari Sabato 19 marzo, i ragazzi della Scuola secondaria di Palosco, in occasione della chiusura della mostra itinerante “Accoglienza nell’arte” (parte finale di un progetto “Facciamo un patto” dell’ambito territoriale di Grumello del Monte), si sono esibiti in uno spettacolo con musiche, poesie e canti sui temi dell’accoglienza e della solidarietà. Alla manifestazione erano presenti il Dirigente scolastico di Calcinate, un rappresentante dell’Ambito territoriale, il Presidente dell’Age, Presidente e rappresentanti del Consiglio di Istituto, il Collaboratore della Scuola Primaria, il gruppo “Gaia”, alcuni rappresentanti del Comitato genitori, alcuni docenti e ge- nitori degli alunni. L’entusiasmo per la bella riuscita è stato lusinghiero e molto soddisfacente. Corre l’obbligo di ringraziare tutti quelli che a vario titolo si sono prodigati per la bella riuscita dell’iniziativa, in particolare gli alunni coinvolti e tutti i docenti che hanno prestato ore del proprio lavoro per questa iniziativa.
  • 4. 7.Se qualcuno usa un linguaggio offensivo con te, parlane con un adulto 8.Quando usi i social pensa prima di taggare qualcuno e controlla i post in cui sei taggato prima di renderli pubblici al fine di evita- spiacevoli contenuti!!online 1.Non dare mai informazioni perso- nali (nome, indirizzo, numero di telefono, età, nome e località della scuola o nome degli amici) a chi non conosci personalmente o a chi incon- tri sul web 2.Non condividere le tue password con gli amici, ma solo con i tuoi geni- tori 3.Cerca di creare password originali, sempre diverse con caratteri numerici e di lettere intervallati tra loro 4.Non accettare incontri di persona con qualcuno conosciuto online 5.Non rispondere a messaggi che pos- sano destare confusione o disagio (meglio ignorare il mittente, termina- re la comunicazione e riferire quanto accaduto a un adulto) Un video pubblicato su YouTube e poi divulgato e condiviso con mi- gliaia di spettatori, un fenomeno comune oggi tra noi ragazzi, può essere uno strumento per arrecare un grave danno a qualcuno poiché il video inserito in rete rimane lì, sem- pre disponibile, può essere visto da migliaia di persone in tempi diversi e non può essere rimosso se non dall’utente (o attraverso l’azione con- dotta dalla Polizia Postale, dopo una denuncia). Guardare video, leggere o scrivere commenti offensivi e passare la voce ad altre persone, fare dell’azioni dan- nose contro qualcuno, comporta una responsabilità. Quindi anche chi osserva (ovviamente in maniera di- versa da chi agisce) si impegna a portare avanti l’azione del cyberbullo e assume un’importanza evidente e delicata nella vicenda. NEL CYBER BULLISMO ANCHE C H I V I S I O N A “SEMPLICEMENTE” UN VIDEO O DECIDE DI INOLTRARLO AD ALTRI, O RIDE, O RIMANE IN- DIFFERENTE, E’ RESPONSABI- LE. A livello psicologico il cyber bullo riesce a dissociarsi dal dispiacere che le sue azioni procurerebbero alla vittima. In altre parole, non vedendo con i propri occhi l’effetto delle sue azioni, non si rende conto della soffe- renza che procura, non si accorge del danno e della violenza inflitta alla vittima. Non essendoci il contatto reale tra il cyberbullo e la vittima (faccia a faccia), è più facile per lui compiere le azioni! LA “DIVERSITA’ DELLA VITTI- MA GIOCA UN RUOLO DI PRI- MO PIANO NELLA SCELTA DA PARTE DEL CYBER BULLO Il cyberbullo in genere compie azioni di prepotenza per ottenere popolari- tà all’interno di un gruppo, per di- vertimento o semplicemente per no- ia. La vittima al contrario è un sog- getto debole, con un carattere ansio- so e insicuro, che può arrivare persi- no a negare l’esistenza del problema, perché non vuole colpevolizzarsi e, per questo, fatica a confidarsi con qualcuno. Un consiglio che noi vogliamo dare è questo: RESTIAMO CONNESSI.. ALLA REALTA’ !!! La rete e internet sono potenti mez- zi di comunicazione con cui è bello divertirsi, restare in contatto con gli altri e stringere amicizie, ma è cer- tamente necessario mantenere pa- rallelamente relazioni offline. Incon- trarsi a tu per tu comporta uno sfor- zo maggiore e il rischio di non piace- re all’altro, ma è un pericolo che vale la pena correre! Spesso i mezzi tecnologici creano degli equivoci nella relazione: se non ci sentiamo capiti o fraintendiamo qualcosa, è sempre bene abbandona- re il cellulare o il computer e chia- rirsi di persona! Cyberbullismo PUO’ VERIFICARSI OVUNQUE E IN OGNI ISTANTE REGOLE PER NAVIGARE SICURI E NON INCAPPARE IN BRUTTE SORPRESE! PAGINA 4 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G Se sei stato o sei vittima di cyber bullismo denuncia chi ti perseguita e spiega la sua azione violenta contro di te. Parlane con un adulto di riferimento : genitore , insegnante, allenatore . non vergognarti e sforzati di parlarne e chiedere aiuto! SCUOLA 6.Non usare un linguaggio offensivo o mandare messaggi volgari online
  • 5. L’Agenzia europea per l’ambiente definisce l’inquinamento come l’alterazione, causata direttamente o indirettamente dall’uomo, delle pro- prietà biologiche, fisiche, chimiche o radioattive dell’ambiente (dell'acqua, del suolo, dell'aria), quando crei un rischio o un potenziale rischio per la salute e la sicurezza dell’uomo o di ogni specie vivente, oltre naturalmen- te gli effetti globali sui cambiamenti climatici. Si possono distinguere diversi tipi di inquinamento, in base all’oggetto con- taminato, alle modalità e alle fonti della contaminazione: •inquinamento dell'aria , •inquinamento dell’acqua, •inquinamento del suolo, •inquinamento chimico, •inquinamento acustico, •inquinamento elettromagnetico: da emittenti radiofoniche, da elettrodot- ti, da ripetitori, da telefoni cellulari, •inquinamento luminoso: l'alterazio- ne dei livelli di luce notturna natu- rale, legata agli eccessi di illumina- zione, •inquinamento termico: l’aumento innaturale della temperatura in un ecosistema, •inquinamento genetico: la diffusione incontrollata di organismi genetica- mente modificati (OGM), •inquinamento nucleare: dovuto a incidenti, esperimenti, smaltimento di materiali radioattivi o contamina- ti nel processo di produzione di ener- gia, •inquinamento urbano, •inquinamento agricolo: rifiuti solidi o liquidi delle attività agricole, pesti- cidi e fertilizzanti, dall’erosione del suolo, •inquinamento industriale, •inquinamento biologico: introduzione di organismi animali o vegetali prece- dentemente non esistenti nell’ecosistema che ne modificano l’equilibrio. L'inquinamento atmosferico è quello con il quale l'uomo prevalentemente interagisce, sia in forma passiva che attiva, nella sua vita quotidiana. L’alterazione delle condizioni naturali dell’aria è infatti dovuta sia ad attività industriali che allo stile di vita e si con- centra soprattutto nelle aree metropoli- tane, dove il traffico, gli impianti indu- striali e il riscaldamento degli edifici hanno effetti dannosi sulla qualità dell’aria e sulla salute degli abitanti. Le sostanze inquinanti più diffuse in atmosfera sono il biossido di zolfo (So2), gli ossidi di azoto(Nox), il monossido di carbonio (CO), l'ozono, i benzene, gli idrocarburi policiclici aro- matici (IPA), le polveri (soprattutto il particolato di diametro inferiore a 10 milionesimi di metro, il Pm10) e il piombo. Uno degli inquinanti più peri- colosi per l’uomo e più diffusi nelle città è il Pm10: uno studio realizzato dall’Organizzazione mondiale della sa- nità ha stimato che nei grandi centri italiani, a causa delle concentrazioni di particolato sottile superiori ai 20 µg/m3, muoiono oltre 8 mila persone ogni anno. Uno dei principali responsabili dell’inquinamento da Pm10 è il traffico urbano. E' questo infatti, e in particolare le automobili, il grande nemico dell’aria delle città, contribuendo, sul totale emesso dal trasporto stradale, ad un terzo del Pm10, al 40% circa degli NOx, a due terzi del benzene e della CO2. Per gli ossidi di zolfo, invece, la fonte primaria è il settore indu- striale, e soprattutto la produzione di energia, cui si devono i 3/4 del totale delle emissioni. Iniziative per migliorare le condi- zioni dell’aria sono state sancite a livello nazionale attraverso pro- grammi di limitazione della circo- lazione veicolare e incentivi per favorire l'adozione di alimentazio- ne dell'automobile con combustibi- li meno inquinanti (metano e gpl). LO SAPEVATE CHE? Cosa non fareste per un boccata d'aria pulita e fresca, soprattutto se vi dovesse capitare di abitare a Pechino. E i cinesi, del resto, sono disposti a pagare parecchio per averne in casa una buona scorta di Vitality Air, società canadese da alcuni giorni in diffi- coltà perché non riesce a soddi- sfare le richieste di aria pulita imbottigliata che arrivano proprio dalla Cina . Allarme inquinamento, le città sono sempre più insalubri In Cina comprano aria in bottiglia dal Canada!! PAGINA 5IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G ATTUALITA’ Per la maggior parte, i clienti abitano le grandi città del nord- est e del sud della Cina, dove il problema dell'inquinamento, ironia a parte, è molto serio. Si tratta soprattutto di famiglie benestanti che vogliono far re- spirare aria buona ai figli chiusi in casa.
  • 6. È sempre più vicino il momento in cui le nostre città diventeran- no intelligenti: delle vere e pro- prie smart city. Ma cos’è una Smart City? Con questi termini in lingua inglese si designano quelle città che hanno adottato un piano urbanistico che, grazie alle nuove tecnologie, permette di usufruire di tutti i servizi presenti in modo rapi- do ed intuitivo. Via libera quindi alle reti wi-fi pubbliche, al cloud computing di massa, alla fruibilità di mezzi e servizi per chiunque giunga in città. La Smart City però non è solo ed esclusivamente digitale; le vere cit- tà intelligenti sono attente anche all’impatto ambientale dei mezzi pubblici, allo sviluppo di una mobi- lità pratica e comoda per chiunque, con assenza di ingorghi e code, alla realizzazione di un’economia sana, che permetta alle persone di cresce- re e di ottenere lo sviluppo che desi- derano. I caratteri, quindi, di una Smart city sono: Mobilità intelligente Mobilità intelligente significa spo- stamenti agevoli; buona disponibi- lità di trasporto pubblico innovati- vo e sostenibile con mezzi a basso impatto ecologico e regolamentazio- ne del traffico urbano. Condizioni ambientali sostenibili Una città smart promuove uno sviluppo sostenibile puntando alla riduzione dell’ammontare di rifiuti, alla raccolta differenziata e alla riduzione di ogni forma di inquina- mento. Cittadini aperti Cittadini, cioè, attivi nella vita pubblica e per una convivenza paci- fica tra culture e condizioni sociali diverse. Buona qualità della vita Una città smart a cura del proprio patrimonio culturale e promuove la propria immagine turistica con una presenza intelligente sul web; inoltre, garantisce un buon livello dei servizi essenziali (scuola, sani- tà, sicurezza, abitazioni, ecc.). Amministrazione intelligente e lungimirante Un’amministrazione smart è tra- sparente, sa promuovere azioni di sensibilizzazione ed utilizzare le tecnologie per digitalizzare ed abbreviare le procedure ammini- strative. Economia innovativa Una città smart si basa su u n ’ e c o n o m i a o r i e n t a t a all’innovazione e al mercato inter- nazionale. La città intelligente? La fa il cittadi- no smart. Quel che conta per creare le new city non è tanto l’accesso facilitato alle tecnologie, quanto un sistema educa- tivo che sappia “educare” al rispetto dell’ambiente. La soluzione dei problemi delle aree urbane richiede la partecipazione, quindi, di tutti. Le autorità di gover- no, i tecnici e gli esperti da soli non possono riuscire a rendere più vivibi- li le città e gli ambienti urbani senza la condivisione da parte di tutti degli obiettivi principali e, soprattutto, senza un concreto impegno di ogni cittadino a mettere in pratica misure e innovazioni tecnologiche. Hanno così preso l’avvio numerose iniziative, ad opera di amministrato- ri comunali, istituzioni scolastiche, associazioni e gruppi spontanei di cittadini. Tali iniziative riguardano soprattutto la raccolta differenziata, l’uso dei mezzi pubblici e di mezzi ecologici, il risparmio energetico, la protezione e la conservazione del pa- trimonio artistico e monumentale. Molte di queste iniziative sono orga- nizzate direttamente dalle singole scuole; altre sono progetti proposti alle classi di ogni ordine e grado da enti, azien- de, associazioni che cercano di coin- Cos’è una smart city? La nuova città intelligente Diventare “CITTADINI SMART” PAGINA 6IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G ATTUALITA’ volgere, attraverso le istituzioni scolastiche, i cittadini di domani, per educarli a una maggiore sensibi- lità e responsabilità ambientale. Anche noi, con la nostra scuola, po- tremmo partecipare ad iniziative come queste per cominciare a essere cittadini smart!! .
  • 7. Il sentimento di amicizia è uno fra i principali per vivere in relazione con il mondo che ci circonda . Molto spes- so siamo portati a definire ''amici'' tutte quelle persone con le quali ab- biamo dei rapporti frequenti, ma in realtà la maggior parte di essi sono solo dei conoscenti, l'amico è ben diverso: è colui con il quale possiamo sempre essere noi stessi, senza na- sconderci, che conosce tutti i nostri pregi e difetti e nonostante tutto non ci chiede di cambiare, una persona alla quale sentiamo di poter confida- re qualsiasi cosa. Ci sono infatti diversi "tipi di amici- zia": quella "di comodo" e poi c’è quella superficiale, che si viene a creare specialmente nelle occasioni di convivenza forzata. Ma la vera amicizia è con quella persona che ti provoca un misto di gioia e felicità, perché sai che sarà sempre accanto a te e sarà sempre lì, pronta quando ne avrai bisogno. L'amico è dunque una persona speciale che ti dona comprensio- ne, affetto, fiducia e appoggio, capace di correggerti e di farti ridere e gioire, una persona in grado di farti vivere serena- mente ogni giornata. L’amicizia assume più importanza nell’adolescenza perché le relazioni con i pari permettono di essere più indipen- denti dai genitori. Infatti, a quest’età, il gruppo di amici sviluppa la voglia di sperimentare anche comportamenti adulti. Alcuni sostengono che l'amicizia non esiste quasi più e sta diventando un sentimento quasi sconosciuto a cau- sa, soprattutto delle nuove tecnolo- gie. L’uso sproporzionato di messaggi di testo, dei social network, delle chat, stanno contribuendo a isolare le persone, diventando così del tutto incapaci di relazionarsi con gli altri. Proverbi: Chi trova un amico trova un tesoro!! Il vero amico si riconosce nel bisogno Non è amico mio quel che risparmia il suo e mangia il mio! Videogame: passione o dipendenza? IL VALORE DELL’AMICIZIA lenamento alla gestione delle emo- zioni e lo sviluppo dell'abilità di prendere rapidamente delle deci- sioni. Il rovescio della medaglia è costi- tuito dai rischi relativi all'uso pro- tratto nel tempo dei videogiochi, ossia la videomania, cioè la prolun- gata esposizione ad un videogame, senza pause e completamente as- sorbiti dal gioco. Spesso l'abuso di videogiochi è seguito da altre con- dotte disturbate, come la sedenta- rietà il togliere spazio alle attività connesse all'apprendimento scola- stico, nonché la sostituzione del videogioco ad ogni altra forma di relazione sociale, favorendo uno stato di isolamento ed una tenden- za all'introversione. Alcune delle cause della dipen- denza dai videogiochi sono: - pensieri ossessivi nei confronti di se stessi o di altri soggetti; - problemi di salute; - seri problemi relazionali; - problemi di inserimento scolasti- co o lavorativo… Il soggetto che non riesce a risol- vere tali problemi tende, il più delle volte, ad identificarsi con i personaggi virtuali trasferendo in loro emozioni reali, sfoghi, ribel- lioni, e relazioni interpersonali. Per confermare tale situazione le cronache orientali hanno riporta- to diversi casi di videogiocatori deceduti dopo lunghe ore di gioco, in genere a causa di problemi cir- colatori o di scarso nutrimento Il fenomeno dei videogiochi oggi ha raggiunto dimensioni notevoli a livello planetario. Da recenti studi è emerso che il 58,5% degli studenti gioca con i videogames una volta al giorno, il 20,5% due volte al giorno. Il tempo medio di gioco è inferiore a un'ora per il 57% degli studenti, mentre uno studente su quattro gioca da una a tre ore. I generi preferiti sono l'avventura (29%) e lo sport (21,5%), anche se gli studenti che giocano per più di tre ore al gior- no prediligono i giochi di combat- timento. Ma il videogioco, allora, è buono o cattivo? Dipende dall'uso che se ne fa. E' probabil- mente sbagliato criminalizzare il videogioco, ma l'abuso può essere pericoloso. Il videogioco è potenzialmente "portatore" di numerosi effetti positivi: rappresenta uno stimolo per le abilità manuali e di perce- zione, stimola la comprensione dei compiti da svolgere, abitua a gestire gli obiettivi, favorisce l'al- PAGINA 7IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G RIFLESSIONI
  • 8. Quando l’ispettore Ludovico Ponzi, della polizia di New York, arrivò sul luogo del crimine si trovò di fronte una scena agghiacciante: il corpo di un uomo riverso sull’erba del giardino con il cranio completamente fracassato da una pesante zappa abbandonata a poca distanza. Più in là, vicino alla grande portafinestra, due ciabatte che sembravano essersi sfilate dai piedi di qualcuno che doveva avere avuto una gran fretta. “Per quale motivo? Forse qualcuno che si era do- vuto dileguare per non essere scoperto” pensò fra sé e sé il celebre investigatore. La vittima era James Brown, un ricco uomo d’affari newyorkese sulla quarantina, molto gentile e generoso. Da diversi anni viveva con la sua famiglia in un lussuoso palazzo che si trovava vicino al centro della Grande Mela e che aveva ereditato da una ricca prozia, facendone una dimora lussuosa per sé e i propri cari: Elisabeth, la moglie, una donna molto bella, bionda e sempre ben tenuta, amante della bella vita; Kate, la giovane figlia, una ragazza molto sveglia e perspicace, animata da una grande passione per gli animali e la natura e per questo spesso in contrasto con la madre, che l’avrebbe voluta più chic e sofisticata; Artù, il saggio maggiordomo, e Barret, il fedele giardiniere, che abitava a due isolati di distanza, entrambi da anni al loro servizio e considerati parte integrante del gruppo. Apparentemente una famiglia felice e appagata, ma in realtà con profondi contrasti che da qualche tempo creavano tensione fra i due coniugi. Essendo i presenti visibilmente scioccati, Ponzi decise di rimandare gli interrogatori al giorno seguente. Poi isolò il luogo del ritrovamento in cerca di indizi. Notò in particolare la presenza di frammenti di un materiale simile a un mi- nerale molto brillante. Li raccolse con cura e li sigillò. Dopo alcune domande di rito, se ne andò ordinando ai presenti di non lasciare la città e di rimanere a disposizione. Quando si presentò di buon mattino a casa Brown, Ponzi cominciò da Artù e Barrett, dai quali venne a sapere che da diverso tempo Elisabeth si lamentava spesso delle scarse attenzioni del marito, il quale trascorreva molto del tempo libero fuori casa, e talvolta non mancavano litigi piuttosto accesi consumati fra le mura domestiche, facendo però at- tenzione che non arrivassero a orecchi indiscreti. Inoltre James qualche settimana prima aveva messo al corrente mo- glie e figlia di alcuni grossi debiti da saldare dovuti a una malattia che da un anno circa lo divorava: il gioco d’azzardo. Aveva promesso loro che si sarebbe fatto aiutare e che tutto sarebbe stato risolto grazie all’aiuto di lontani parenti che disponevano di liquidità. Elisabeth e Kate, inizialmente scosse, si erano mostrate comunque comprensive, soprattutto Kate, che continuava a considerarlo il suo eroe. Poi tutto era precipitato in quella calda notte estiva di Ferragosto. I Brown avevano deciso di non muoversi per quel fine settimana per sistemare la contabilità di alcuni esercizi, approfittando della loro temporanea chiusura. La mattina Elisabeth e James si erano recati insieme in centro per acquistare un regalo per il compleanno di Kate, che avrebbe festeggiato i suoi 18 anni il giorno successivo, mentre la ragazza era rimasta a casa con l’adorato cane Baldo, un affettuoso bastardino di pochi mesi che aveva salvato dalla solitudine e tristezza di un canile, e i due affezio- nati aiutanti. Com’era solita fare, aveva trascorso la maggior parte del tempo all’aria aperta, in compagnia del cucciolo e dei suoi libri, all’ombra di un bellissimo pino che i suoi genitori avevano piantato alla sua nascita, preferendo la quiete e la pace del verde alle discussioni dei suoi. Poi, Verso le 11.30, la madre era rincasata sola e con un’aria piutto- sto contrariata dovuta a un diverbio con James sull’acquisto da fare: lui avrebbe voluto una collana di perle, mentre lei insisteva per una preziosa bambola di porcellana fine Ottocento, che Kate avrebbe aggiunta alla sua collezione. Alla fine l’aveva spuntata Elisabeth, come sempre. La sera si erano ritrovati tutti per l’ora di cena, servita come al solito verso le 20.30, e avevano deciso di informare la servitù della situazione, spiegando che probabilmente avrebbero dovuto licenziare uno di loro. Si erano successivamente ritirati nelle rispettive stanze, mentre Barrett era tornato a casa. Fin qui le due versioni coincidevano, per cui entrambi non avevano mentito. A questo punto fu Artù a continuare: “Verso le tre del mattino, un urlo ha svegliato tutta la casa: era Kate che piangeva disperata davanti al corpo senza vita del padre. Siamo accorsi tutti. Prima di chiamare la polizia, ho notato che la porta dello studio era aperta. Sono entrato e ho visto che la cassaforte era stata svaligiata”. Mancavano infatti 10 diamanti che avrebbero dovuto essere montati in una preziosa parure. Una rapina o un feroce omicidio? Questo era il primo quesito da risolvere. Artù aveva anche dichiarato di essere rimasto nella propria camera, collocata al piano inferiore, fino al momento della scoperta dell’omicidio. Riguardo alle ciabatte, non sapeva però spiegarsi come fossero potute finire lì: essendo di spu- gna, le aveva lasciate nel portabiancheria della lavanderia per lavarle, sostituendole con un altro paio. Non c’erano però persone che potessero confermare la sua versione dei fatti. Barrett, invece, era a casa sua, ma nessuno poteva confermare il suo alibi in quanto viveva solo. Non si poteva dunque escludere che, mosso da desiderio di vendetta, fos- se tornato indietro per rubare il prezioso bottino e che, trovandosi di fronte al signor Brown, lo avesse freddato con un attrezzo che lui conosceva bene. La figlia e la moglie confermarono che fino al momento della scoperta entrambe dor- mivano: Elisabeth non si era accorta che il marito fosse sceso al piano inferiore perché aveva preso il solito sonnifero, una medicina che da alcune settimane le aveva prescritto il medico di famiglia a causa delle ansie che la preoccupava- no, mentre Kate si era svegliata per una forte secchezza alla gola e, scesa per prendere un bicchiere d’acqua, notando la portafinestra aperta, aveva trovato il corpo del padre senza vita. Anche in questo caso, però, in assenza di testimoni, nessuna di loro poteva dirsi in una botte di ferro ed entrambe a- vrebbero potuto agire o d’impulso o per calcolo. Tutti furono portati in commissariato per una deposizione e fu predisposto per loro lo stato di fermo. Un racconto giallo: Delitto in casa Brown PAGINA 8IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G ANGOLO DELLA LETTERATURA
  • 9. Nei giorni seguenti Ponzi ordinò la perquisizione di tutte le abitazioni, alla ricerca del bottino e di tracce significative. Venne poi a sapere di un’assicurazione sulla vita che James Brown aveva sottoscritta alcuni mesi prima e che, in caso di morte, avrebbe fruttato due milioni di dollari agli eredi. Fu anche informato di un’eredità che Barrett aveva incas- sato un anno prima, grazie alla quale avrebbe potuto continuare a vivere senza problemi finanziari. Fece inoltre ana- lizzare la zappa, sulla quale erano presenti solo le impronte del giardiniere, e le tracce di polvere trovate sul cadavere: erano frammenti di diamanti. Si ricordò allora di un particolare che aveva notato. Era arrivato alla soluzione! Tornò dai Brown con due poliziotti e radunò tutti gli indiziati nel salotto di casa. “Bene, è giunto il momento della resa dei conti. Voi tutti siete dei probabili colpevoli, ma solo uno è l’autore di questo terribile crimine!” dichiarò con voce ferma. Poi continuò: “Signor Artù, avreste potuto agire per vendetta, ma non siete stato voi. L’affetto che il Signor Brown aveva nei vostri confronti vi avrebbe sicuramente risparmiato il licenziamento, come voi ben sapevate. Inoltre le ciabatte vicino al cadavere sembravano proprio messe lì apposta. Una prova troppo evidente per essere vera”. Quindi si rivolse a Barrett: “Voi, invece, non avevate nessun movente economico grazie alla recente eredità”. Fu poi il turno di Kate: “Una figlia che uccide il proprio padre? A quale scopo? Non certo per denaro, anche perché non eravate a conoscenza della polizza assicurativa”. Infine toccò a Elisabeth, che improvvisamente era sbiancata in volto. “Voi, invece, avevate tutte le ragioni per farlo: insieme a James avevate provveduto all’assicurazione sulla vita, come confermato dalla compagnia. Ma la prova schiacciante è quel braccialetto di diaman- ti che portate sempre al polso: non avete notato che la chiusura è mancante di una piccola pietra? Quella che si è fran- tumata quando avete sfondato il cranio di vostro marito con la zappa”. I due poliziotti si avvicinarono a lei e le presero il prezioso. La sua analisi avrebbe confermato l’ipotesi. Elisabeth gridò: “Vi sbagliate. E’ tutta un’invenzione! E i dia- manti allora? Non potrebbero essere stati dei ladri che, sorpresi, hanno rotto una delle pietre sottratte? Fanno parte della stessa partita di merce acquistata in Olanda da mio marito. Inoltre potrei aver sfregato il braccialetto, che indos- so sempre, in qualsiasi occasione. E’ un oggetto molto delicato”. Certo, era un’ipotesi. Mancava ancora l’ultimo tassel- lo. Mentre rifletteva, notò la collezione di bambole collocate in una vetrinetta di cristallo, appoggiata alla grande pa- rete del salotto fra lo studio e la cucina. Ponzi ebbe allora un’ intuizione. Ordinò che gli fosse portata la bambola rega- lata a Kate. Era bellissima: una damigella dai lunghi capelli biondi raccolti in un elegante chignon, vestita con uno spettacolare abito a balze di velluto rosso e nero, ornato di antichi pizzi. Venne spogliata e nell’orlo del vestito furono trovate le 10 pietre, ordinatamente disposte a eguale distanza l’una dall’altra. Ora tutti gli alibi di Elisabeth erano caduti e lei confessò il proprio crimine: “ Dopo aver acquistato il dono, sono rien- trata e mi sono recata in camera mia, chiedendo di non essere disturbata. Ho quindi scucito l’abito, posizionando i dia- manti che avevo tolti dalla cassaforte la sera precedente, e ho ricucito il bordo. Poi ho riposto l’oggetto nell’armadio in attesa di consegnarlo la mattina seguente. La notte ho chiesto a mio marito di scendere a controllare il giardino con la scusa di aver sentito dei rumori. Lui ha acconsentito. Io l’ho seguito e, mentre stava per rientrare, l’ho colpito con la zappa, indossando un paio di guanti di gomma che avevo predisposti vicino alle ciabatte; dopodiché li ho riposti insie- me agli altri nella casetta degli attrezzi. Poi sono risalita e ho preso il sonnifero. Sono stata risvegliata dalle urla e dal trambusto della casa. Nei giorni successivi ho dato il regalo a Kate, sapendo che lei lo avrebbe messo nella vetrinetta, in un punto ben visibile e quindi meno sospettabile.” Ammise che lo aveva fatto per denaro, pensando di poterla fare franca facendo ricadere la colpa sui dipendenti. Fu condotta in carcere e condannata all’ergastolo. Un altro caso era stato brillantemente risolto. Kate, orfana di padre e con la madre in prigione, chiese ad Artù e a Barrett di rimanere con lei. Loro accettarono. Gra- zie all’assicurazione pagò tutti i debiti e riuscì ad assicurarsi un futuro dignitoso. Il Terribile Malefik PAGINA 9 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N.1 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G ANGOLO DELLA LETTERATURA In una terra desolata, in cui gli alberi avevano ceduto il posto alle rocce e il sole aveva lasciato spazio alle tenebre, viveva il popolo degli elfi blu, avevano occhi blu, orecchie a punta e tutte strappate. Il terribile Malefik, chiamato così per la sua furbizia, era uno stregone potente e viveva nella foresta nera, lui era il capo. Era riuscito ad impossessarsi del regno dopo aver fatto prigioniera la regina Melina e sua figlia Holly. Un tempo era un luogo pieno di magia e felici- tà, ma ora non più, perché Malefik l’aveva conquistata. Un giovane di nome Mo, un ragazzo coraggioso e intraprendente, amava l’ avventura e il pericolo; trova un oggetto misterioso che sprigiona una luce potentissima, era un libro d’oro. Una notte dal libro esce un folletto che consegna al giovane una pergamena sulla quale c’è scritto di salvare la regina Melina, la figlia Holly, il popolo degli elfi blu e sconfiggere Malefik. Il ragazzo decide di partire con il folletto, che po- trebbe aiutarlo nel viaggio; ma durante il viaggio incontrano un terribile drago e per sconfiggerlo il folletto fa apparire dal libro uno scettro, che stordisce il drago e lo fa scappare. Dopo si imbattono in un esercito di gobelin che gli propon- gono una sfida: chi avrebbe vinto sarebbe passato. Fortunatamente Mo vince la sfida e può proseguire. Infine incontra Malefik, ma stavolta non se la cava così facilmente infatti proprio mentre sembra finita per Mo arriva in suo soccorso il folletto, il quale gli da il libro magico, che diventa una spada d’ argento e Mo sconfigge il terribile Malefik liberando la regina Melina e sua figlia Holly. La regina per ringraziarlo di averla salvata gli promette in sposa sua figlia Holly. Così Mo e Bella vissero in un castello nel regno magico degli elfi blu. Mo e Holly divennero il loro re e la loro regina, vissero felici sapendo che il terribile Malefik non gli avrebbe più infastiditi.
  • 10. LETTERA ALLA SCRITTRICE J. K. ROWLING DA PARTE DI HARRY POTTER .Hogwarts, 1° marzo 2009 Carissima J. K., Ti ringrazio per avermi dato vita e per avermi donato la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, che per sette anni è stata anche la mia casa. E’ stata un’avventura meravigliosa: un continuo contra- sto tra sofferenza e amore, delusioni e soddisfazioni, ami- cizia e tradimenti, speranze e illusioni. Ti sono grato per il ruolo che mi hai assegnato e le perso- ne che mi hanno accompagnato nella mia missione, aiu- tandomi e incoraggiandomi. Insieme ai miei amici è stato meno duro affrontare oscuri nemici e ostacoli di ogni tipo, ma anche sopportare la mancanza di una vera famiglia. Tuttavia, avrei alcuni appunti da rivolgerti: anzitutto, anche se il peggior mago oscuro di sempre ha ucciso i miei genitori, almeno avresti potuto non affidarmi a quei bab- bani dei Dursley. Personalmente avrei preferito stare in un orfanotrofio con Tu-Sai-Chi. Inoltre, a proposito di Voldemort, incontrandolo per la prima volta nella Came- ra dei Segreti, mi era sembrato un bel tipo, ma, al quarto anno, ho provato pietà per la sua faccia deforme. Penso che anche la creatura più malvagia al mondo meriti un naso. Tornando a me, amo il mio personaggio, ma non capisco come ti sia passato per la mente di far morire molte per- sone, fra cui diversi amici, a causa mia. Cosa pensi che abbia provato? Se volevi farmi sentire in colpa, ci sei proprio riuscita. Un aspetto positivo è invece la mia preparazione scolasti- ca, alla quale ha contribuito enormemente il caro Volde- mort, che tu hai puntualmente fatto intervenire prima dell’inizio delle vacanze, in modo tale che io potessi com- pletare l’anno, evitando però i temutissimi esami, perché hai impegnato Silente e tutti noi a contrastarlo. Comunque, anche se le peggiori sventure sono capitate a me, in fondo questi sette anni sono stati i più entusia- smanti della mia vita. Per questo ti ringrazio ancora, ma vorrei chiederti di prenderti ogni tanto una piccola pausa per farmi riposa- re. Con affetto. Harry PAGINA 10 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N.1 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G ANGOLO DELLA LETTERATURA RACCONTI FANTASY ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’ Bella è finalmente giunta alla casa dove gli verrà svelata la sua identità da un documento contenuto in una busta chiusa in un cassetto nella scrivania al piano di sopra, in una camera piena di documenti e libri antichi avvolti dalla polvere e in disordine, perché era da tempo che nes- suno entrava in quella stanza a pulire e riordinare. La casa era vecchia e desolata come se nessuno fosse entrato da tempo, infatti era sporca e piena di polvere, molto di- sordinata e con poca luce, di fatto Bella fece fatica a cam- minare perché aveva paura di sbattere contro qualche mobile e farsi male. Bella non sapeva dove avrebbe trova- to il documento che gli avrebbe svelato la sua identità allora cercò per tutta la casa e mise in disordine tutte le camere finché non salì per le scale ed entrò in quella stanza piena di libri, documenti e pozioni magiche, era un laboratorio. Bella rimase sbalordita da quello che vedeva. Cercò per tutta la stanza: tra gli scaffali, in mezzo ai libri, sotto i mobili, poi guardò nella scrivania, era piena di documenti sparsi, Bella li lesse tutti ma non trovò il docu- mento che stava cercando; allora guardò nei cassetti, era- no chiusi a chiave, ma si accorse che sotto il tappeto c’era una chiave, così provò a vedere se era la chiave che stava cercando… ed era proprio quella! Aprì il cassetto e trovò la lettera con dentro il documento, ma improvvisamente apparse il guardiano di quel documento, ma lui non sape- va che Bella era una maga e aveva con se la sua bacchet- ta magica. La usò contro di lui. Il guardiano e Bella lotta- rono a lungo, ma Bella era più potente di lui e lo sconfisse lanciando un incantesimo di esclusione: il guardiano non poteva più tornare sulla Terra e nel Mondo Magico ma doveva rimanere confinato in un regno di tenebre lontano da tutto e da tutti. Bella finalmente scoprì chi era veramente: era l’erede al trono del REGNO MAGICO, figlia della regina Grimilde e del potente stregone Harry e che la casa in cui era entra- ta era casa sua. Così Bella decise di andare a cercare i suoi genitori, ormai scomparsi da tempo, e un giorno sarebbe ritornata con loro in quella casa. Se io fossi professore…, ah, di compiti non ne darei. Se io fossi nube, tutto il mondo ricoprirei. Se io fossi Sole, tutto l’ universo scalderei. Se io fossi agenda, tutti gli impegni cancellerei. Se io fossi orologio , sempre quell’ora segnerei. Se io fossi cibo, tutto il mondo sfamerei. Se io fossi un’ arma, solo coriandoli sparerei. Se io fossi registro scolastico, tutte le note cancellerei. Se io fossi ghepardo, …ah, quello sì desidererei, nella corsa tutti batterei. Sonetto ispirato a “S’i’ fosse foco ”di Cecco Angiolieri
  • 11. Calcio in Asia dal II millennio a.C. Un antico gioco con la palla era pra- ticato già in Giappone verso l'XI se- colo a.C. Nello stesso periodo in Cina era molto diffuso lo Tsu- chu(letteralmente: palla di cuoio calciata dal piede), che impiegava un pallone ripieno di piume e capelli femminili, bisognava infilare il pallo- ne in un buco sostenuto da due can- ne di bambù, utilizzando unicamente i piedi. Grecia antica e Impero romano Altre testimonianze arrivano dal- la Grecia antica dove, intorno al IV secolo a.C., si affermò l'Epi- skyros mai però inserito tra le disci- pline olimpiche del tempo. Altri gio- chi che prevedevano l'uso della palla erano l'urania, la feninda, l'aporra- xis. A Roma questo gioco si trasformò nell'Harpastum che deriva il suo nome dal termine greco arpazo, con il significato di strappare con forza, afferrare. Si utilizzava una piccola palla e due squadre si affrontavano in un campo rettangolare delimitato da linee di contorno e da una linea centrale. Lo scopo era quello di riu- scire a poggiare la palla sulla linea di fondo del campo avversario. Erano permessi i passaggi sia con le mani che con i piedi ed ogni giocatore rico- priva un ruolo ben preciso. Il gioco continuò ad essere popolare per circa 700-800 anni e praticato principal- mente dai legionari che, combatten- do in tutta Europa, ne permisero la sua diffusione. LA FAVOLA DEL LEICESTER Storia del gioco del calcio Il gioco del calcio sembra avere origini antichissime. Tracce di giochi simili sono rintracciabili in diversi luoghi ed epoche. Il Leicester, squadra che lo scorso anno lottava per non retrocedere e che i bookmaker britannici davano 5.000 a 1 per la vittoria del titolo, ha condotto un campionato strepi- toso sin dall’inizio pur non annove- rando tra le sue file nomi illustri del pallone. Il magnate thailandese dal cognome impronunciabile Vi- chai Srivaddhanaprabha, proprie- tario e presidente del club, ha alle- stito una squadra spendendo una 30 di milioni di sterline. Tanto per dare un’idea il Manchester United ne è costato 230 e adesso, tra vitto- ria Premier e diritti vari, avrà un introito di oltre 170 milioni. Già, la squadra: un undici composto da PAGINA 11 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G SPORT Medioevo Nel Medioevo i giochi con il pallone furono soprattutto espressione dell'an- tagonismo tra villaggi o tra fazioni del- lo stesso villaggio: perse le regole dell'antichità, obbedivano da luogo a luogo a norme diverse. Età moderna In Inghilterra, riabilitato nel 1617 da Giacomo Stuart, il gioco con la palla ricominciò liberamente ad essere prati- cato, soprattutto dai giovani frequen- tanti i college e le università inglesi. Nacquero le prime regole scritte di un gioco denominato dribbling-game, an- tenato sia del calcio che del rugby, che vedeva affrontarsi due squadre di 11 o 22 giocatori e prevedeva sia l'uso dei piedi che delle mani. Ma ancora, nel 1820, sussisteva confusione tra un tipo di gioco e l'altro, le cui evidenti differenze originarono, in seguito, una separazione e la nascita della Rugby Union, nel 1846. Un primo tentativo di unificazione si ebbe con le 14 regole, quando al Trinity College di Cambridge si riunirono gio- catori in rappresentanza di diversi istituti per stilare una prima bozza del regolamento del gioco del football. Il 24 ottobre 1857 venne fondato il primo club di football al mondo, lo Sheffield Football Club, che giocò la sua prima partita al Parkfield House, e nel 1858 furono scritte le Sheffield Ru- les (Regole di Sheffield). Calcio contemporaneo Ma è solo nel 1863, e precisamente il 26 ottobre, che il calcio ha riscontro istituzionale. A Londra, nella taverna dei Framas- soni (o dei Liberi Muratori), si danno appuntamento i rappresentanti di undici club e associazioni sportive londinesi per creare la prima federa- zione calcistica nazionale, una strut- tura unitaria che prenderà il nome di Football Association. A differenza degli esordi, che quasi non vedevano alcuna distinzione di ruoli tra i giocatori, con il trascorrere degli anni nascono poco a poco "specializzazioni" che porteranno ad una sommaria distinzione tra attac- canti e difensori. È questo il periodo in cui si tende ad equilibrare la sbi- lanciamento in avanti delle squadre e il risultato più evidente è l'arretra- mento di tre attaccanti: i mediani. Ma è con gli inizi del 1870 che lo schiera- mento in campo assume quell'impo- stazione ben presto diffusa in tutto il mondo costituita da un portiere, due terzini, tre mediani e cinque attac- canti. Notevoli e rapidi progressi si ebbero poi anche nei materiali usati per costruire il pallone. La rivoluzio- ne merceologica fu compiuta dall'av- vento del caucciù, che gli inglesi tra- piantarono dalle foreste sudamerica- ne nei loro possedimenti dell'Oceano Indiano. L'invenzione della camera d'aria rese poi possibile un notevole progresso nel controllo e nella mobili- tà della sfera. Infine, Nel 1890 le porte sono finalmente dotate di reti e il calcio inizia ad assumere le caratte- ristiche e le regole cosi come lo cono- sciamo oggi. (che poi proprio pizzico non è) di trico- lore. Leicester, città di 280 mila abi- tanti, nota ai fans dei Dire Straits per- ché città natale del bassista John Il- lsley e del batterista Pick Withers, è in festa e l’Italia, grazie all’impresa del migrante Claudio Ranieri, è presente. Murales che raffigurano il volto di Ranieri sono comparsi un po’ ovunque, l’italian style è presente nelle vetrine dei negozi e nei ristoranti i piatti, an- che tradizionali, vengono rivisitati all’italiana. Questa storia ci ha insegnato che nella vita con l’impegno e la volontà si pos- sono raggiungere anche i traguardi più impensabili!! perfetti sconosciuti o quasi, ciascuno con un palmares inesistente ,che però sono stati capaci di creare un gruppo solido e coeso che ha raccolto punti nei prestigiosi templi del calcio come l’Old Trafford o lo Stamford Bridge. Claudio Ranieri è stato l’artefice indiscusso di questo capolavoro che va a coronare trent’anni di carriera, ini- ziata come allenatore con il Vigor La- mezia, che prima di approdare a Leice- ster l’ha visto pellegrinare, oltre che in Italia (Cagliari, Napoli, Fiorentina, Parma, Roma, Juventus, Inter) in giro per mezza Europa (Spagna, Francia, Grecia). La Premier si tinge quindi di blu, colori delle Foxes, con un pizzico
  • 12. Il carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradi- zione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fan- tasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratteriz- zante del carnevale è l'uso del mascheramento. La parola carnevale deriva dal latino carnem leva- re ("eliminare la carne"), forse influenzata anche dal lati- no vale (quasi fosse "carne, addio!"), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima dell'inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamen- ti carnevaleschi, dato che la Quaresima inizia con il Mercoledì delle ceneri. Caratterizzato da colori e schiamazzi, il carnevale è con- siderata la festa dell'allegria per eccellenza, infatti si dice: A carnevale ogni scherzo vale!!! GIOCHIAMO… INSIEME IL CARNEVALE Curiosità sulla “PASQUA” PAGINA 12 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N. 2 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G CURIOSITA’/SVAGO COSA SIGNIFICA LA PAROLA “PASQUA”? Deriva dal greco: pascha, a sua volta dall'aramai- co pasah e significa propriamente “passare oltre”, quin- di “passaggio”. Gli Ebrei ricordavano il passaggio attra- verso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazio- ne. Per i cristiani è la festa del passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo. PERCHÉ LA DATA DELLA PASQUA È MOBILE? Perché è legata al plenilunio di primavera, esattamente la domenica che segue il plenilunio. Oggi la celebrazione cade tra il 22 marzo e il 25 aprile denominandola così Pasqua bassa o alta, secondo il periodo in cui capita. Essendo una festa mobile, determina la data di altre celebrazioni ad essa collegate, come la Quaresima, la Settimana Santa, l’Ascensione, la Pentecoste. La Chiesa contempla per i cattolici l’obbligo del Precetto Pasquale, cioè l’Eucaristia almeno una volta nel periodo pasquale. PERCHÉ SI MANGIANO LE UOVA? La tradizione di decorare uova risale già ai primi cristia- ni che pitturavano le uova di rosso, per ricordare il san- gue di Cristo, e le decoravano con croci o altri simboli (una tradizione che dura ancora oggi nei paesi ortodossi e cristiano-orientali). La simbologia dell’uovo è eviden- te: dall’uovo nasce la vita che a sua volta veniva associa- ta con la rinascita del Cristo e quindi con la Pasqua. UNISCI I PUNTINI
  • 13. Festa di fine anno “E...Laborando 2016” Il nostro plesso alla festa della scuola all’ oratorio di Mornico IL NOSTRO LABORATORIO PAGINA 13 IL CORRIERE DEI RAGAZZI EDIZIONE DI PALOSCO ANNO 1 N.1 A CURA DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI 1^ G 1^ H 1^ I 11 ^ G GALLERY Greta Alessi Claudia Belometti Giuseppe Belotti Serena Bombardieri Massimo Botti Andrea Buondonno Davide Chiari Michael Costardi Morgan Gotti Michele Gualandris Ionita Petre Julian Matteo Leporati Mirko Martinelli Cristian Previtali Walid Saadaoui Yulianny Tejada Rodriguez Alberto Vescovi Un ringraziamento va a tutti i colleghi per la collaborazione e ai ragazzi di 2^H che hanno partecipato alla stesura dell’Angolo della Letteratura