1. MONOLOGO
Che chiasso in questo silenzio fitto! Che succede? Son desto oppure sogno?
Ho come l’impressione di essere accarezzato dal vento e di essere “investito” da una brezza …
sento freddo … nonostante tutto il mio corpo sia coperto. Non so cosa sia questa strana sensazione
… di non sentirmi mio. Sento delle voci, ma nessuna mi appartiene, nessuna è mia. Vedo un
bagliore prima tenue e poi più forte, eppure dentro di me è tutto spento. Che strano questo sogno!
Ho voglia di camminare, anzi di correre, eppure non riesco a muovermi, ho voglia di parlare, di
gridare; però il mio grido è muto, è vuoto è …“buio”.
Improvvisamente è come se sognassi e nel sogno stesso, rivedo i momenti più belli della mia vita e
sento il calore di un dolcissimo bacio; che meraviglia, è proprio quello della mia … mamma.
Il tutto si alterna con una sensazione di freddo che nonostante tutto alimenta sempre più il calore di
quel bacio.
Sento un peso su di me, quasi da togliermi il respiro, quasi da travolgermi e spogliarmi di tutto …
anche del corpo stesso. Nessuno parla, nessuno canta, però dentro di me sento una musica
assordante, una musica che racchiude in sé mille suoni, mille voci, mille respiri … mille paure.
La mia mente è come se stesse viaggiando ad una velocità assordante, ad una velocità più forte del
“volo” che ho fatto, ad una velocità che fa paura .
All’improvviso tutto si ferma, tutto si “frena”, persino i sogni.
Lentamente apro gli occhi, rivedo delle luci ma questa volta mi fanno meno paura, non sento più la
musica ma una dolce melodia che suona e sussurra il mio nome, ho come la sensazione che sia nato,
anzi, rinato. Vedo intorno a me tanta gente; una in particolare, che non conosco; non capisco dove
sono e con chi sono, ma soprattutto non riesco ancora a capire chi sono. Mi parlano, Dio mio, che
confusione, ma cosa ho fatto? Cosa mi avete fatto? Questa volta ho la certezza che mi sono
svegliato da quello strano sogno, da quell’incubo. Tutti sorridono, si abbracciano, mi baciano,
piangono, mi fanno tante domande … li guardo, ho paura di parlare, di capire, ho paura di risentire
quel freddo … freddo di un “vuoto”. Che strano … eppure quando sono nato tutti ridevano ed io
piangevo, oggi tutti piangono ed io … rido; sì, rido dopo aver “dormito” per ben quindici giorni di
quel sonno che si chiama “coma”.
Nella mia mente rivedo quel “vuoto” prima tenue e poi sempre più forte, quasi mi violenta e
riconosco quella sensazione di vuoto che si prova nel precipitare da un ponteggio dal quarto piano
e all’improvviso tutto viene stravolto, non solo la mia immagine ma tutto il mio corpo e anche la
mia anima, e il tutto mentre semplicemente stai svolgendo il tuo lavoro di umile “muratore”… poi
… il silenzio, un silenzio che uccide.
2. Chi dirigeva questa grande “orchestra” di operai era una ragazza neo laureata in ingegneria,
responsabile della sicurezza del personale sul posto di lavoro, che non avevo mai avuto il piacere di
incontrare poiché per un “destino incosciente” si alternavano le sue presenze alle nostre. Lei, quella
ragazza che avrebbe dovuto tutelare la nostra incolumità sul posto di lavoro e in tutti i modi
possibili, attraverso corsi, controlli ,verifiche
E noi ignari ed incoscienti, certi come siamo,che un lavoro come il nostro … non fa costruire
solo muri di pietra ma soprattutto, cementa affetti con i propri cari, con la vita … un muro saldo di
affetti che una volta eretto, non può più essere demolito.
Pensavamo che indossare un casco fosse una cosa ridicola, e ancora di più lo fosse infilarsi
un’imbracatura anticaduta, pensavamo che tutelare e informarci sulla nostra sicurezza fosse, di
sicuro, una perdita di tempo senza essere coscienti del fatto che non si rischia solo di perdere tempo
ma soprattutto … la vita.
Mi raccontano che ho dovuto subire diversi interventi e tante trasfusioni di sangue nonostante il mio
gruppo sanguigno fosse molto raro, difficile da trovare. Riescono a trovare una donatrice, l’unica
che mi “alimenta” del suo e con il suo sangue. E’ qui! Anche lei al capezzale del mio letto. Sembra
quasi un’apparizione, avrà più o meno la mia età … è bellissima, non riesco a capire il motivo per
cui piange e si abbraccia a mia madre, ma non importa, sono qui “grazie a lei”. Mi sembra di essere
tornato bambino, ora senza capelli, non riesco a camminare da solo, inizio a pronunciare le prime
parole … è proprio una rinascita... una seconda nascita. Nel tempo ho ripreso la mia vita, come se
fosse un miracolo e colei che mi ha donato il suo sangue ora è diventata parte del mio sangue, lei è
madre di un miracolo più grande, un miracolo che si chiama figlio … che si chiama amore!
A te che in questo momento sei qui ad ascoltarmi, a te che sei presa da mille pensieri , a te che pensi
che determinate cose non ti potrebbero mai accadere, a te che non ti preoccupi della tua salute, a te
che non hai tempo di perder tempo, a te che lavori per il tuo futuro e per coloro che ami, ti dico
solo: vivi! Vivi per il dono stesso della vita e sballati di sicurezza, di attenzione … di felicità … di
vita.
A te, madre dei miei figli, mi hai ridonato la vita mi hai risollevato dall’insicurezza” ed ora solo tu
rappresenti la mia unica sicurezza, una sicurezza che si chiama … vita!
L’unica grande sicurezza credo sia quella di riuscire a cambiare.
Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare ma soprattutto di svegliarsi e
vivere.