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LA CADUTA
Opera teatrale in un a,o unico
PREMESSA
Il signor Federico D’Aversa è un operaio di 55 anni, è sposato con Rossella ed è padre
di due ragazze, Mar<na e Ludovica, rispe>vamente di 16 e 19 anni.
Il 14 dicembre 2022 è caduto da una scala alta 5 metri, mentre montava un infisso per
conto dell’azienda edile per la quale lavorava.
Il signor D’Aversa ha subito un grave infortunio al piede destro che non gli consente
più di poggiare l’arto inferiore per terra e di camminare.
Dal giorno dell’incidente, non è più in grado di svolgere le mansioni lavora<ve cui era
addeMo, pertanto è disoccupato ed è in aMesa del riconoscimento di invalidità da parte
dell’Inail. Solo questo potrà offrirgli un reinserimento nella vita lavora<va e la
possibilità di pensare in termini nuovi il suo futuro ed anche quello della sua famiglia.
Nel fraMempo, il signor D’Aversa ha anche avviato una causa contro i dirigen< della
sua azienda per non aver fornito i disposi<vi di protezione individuale (DPI), previs<
dalla norma<va in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
PERSONAGGI
Federico D’Aversa, vi>ma di infortunio
Rossella Santoro, moglie di Federico
Ludovica D’Aversa, figlia di Federico e Rossella, 19 anni
Mar<na D’Aversa, figlia di Federico e Rossella, 16 anni
Giammarco Fiore, impiegato Inail
Giuseppe Bruno, impiegato Inail
2
SCENA PRIMA
Personaggi:
Giammarco Fiore, impiegato Inail
Giuseppe Bruno, impiegato Inail
Dove:
ufficio Inail, sede di Bari
Quando:
novembre 2023
Giammarco Fiore: (mentre è seduto a una scrivania piena di fascicoli e scartoffie varie)
Oi Giusé, hai scaricato tu la pec stama>na?
Giuseppe Bruno: Sì
Giammarco Fiore: (il telefono dell’ufficio squilla in so8ofondo, ma nessuno risponde)
Ci sono pra<che urgen<?
Giuseppe Bruno: E che ne so, dopo controllo. Devo prima rispondere a quella
rompiscatole di mia moglie, non riesce a trovare le chiavi della sua auto e dice che le
ho prese io…le donne…loro fanno i casini e poi la colpa è nostra. A proposito, che hai
faMo ieri sera alla fine? Sei uscito con la <pa che hai conosciuto a padel? (il telefono
con:nua a squillare)
Giammarco Fiore: Macché…abbiamo finito tardi la riunione con la nuova responsabile
dell’Unità territoriale di Bari, la doMoressa Lopez, dopo sono andato a vedere la par<ta
di pallavolo di mio nipote Filippo, gioca nella squadra degli under 18, una super-
squadra. Per quel che riguarda la <pa di padel… spero di rivederla presto…tu, invece,
che hai faMo?
Giuseppe Bruno: Ero troppo stanco per uscire, quindi sono rimasto a casa. Stasera,
però, calcio di sicuro. Nella riunione di ieri, per caso avete parlato delle pra<che in
sospeso?
Giammarco Fiore: Sì, di alcune. In realtà ce ne sarebbero tante, come ben sai…Guarda,
sono tuMe qui sulla mia scrivania, ne mancano da esaminare 350 e devo ancora
scaricarne alcune dal pc. Comunque la doMoressa Lopez è una rompiballe, è fissata
con i diri> dei lavoratori, ha cominciato ad elencare, una ad una, le misure generali di
sicurezza aziendale del decreto legisla<vo 81/2008. Poi ha deMo che non ammeMerà
ritardi da parte di nessuno e che vigilerà in modo puntuale e aMento sul lavoro di tu>
noi. Ti risparmio il resto (il telefono con:nua a squillare).
3
Giuseppe Bruno: Cavolo….Per caso ha faMo riferimento anche al fascicolo del signor
Federico D’Aversa? No perché è tra le pra<che urgen<, non vorrei che ci facesse storie
anche per questo. Su questo caso abbiamo ricevuto già cinque solleci<, c’è di mezzo
l’avvocato Caterina Melillo. È una tosta, abbiamo già avuto a che fare con lei in
passato.
Giammarco Fiore: E allora, anche se la Lopez non ha menzionato il caso, ci conviene
darci una mossa. Le cer<ficazioni mediche che hanno mandato sono valide?
Giuseppe Bruno: Si, tuMo a posto.
Giammarco Fiore: Ma dobbiamo riconvocare D’Aversa a visita di controllo dal medico
del lavoro?
Giuseppe Bruno: E sì.
Giammarco Fiore: Sai esaMamente cosa gli è successo?
Giuseppe Bruno: Pra<camente, è stato un operaio di Rossi Costruzioni Srl, hai
presente? È una delle aziende edili più grandi di Bitonto. Il 14 dicembre 2022, lavorava
senza imbracature né altri disposi<vi di protezione individuale ed è caduto da una
scala di cinque metri mentre installava un infisso, rompendosi la <bia e il collo osseo
della caviglia. Insomma, ora ha un’invalidità permanente al piede che non gli consente
di camminare.
Giammarco Fiore: Ma aveva almeno un contraMo regolare?
Giuseppe Bruno: Mi risulta di sì, ma hanno rilevato una serie di inadempienze nell’uso
dei disposi<vi di sicurezza degli operai dell’azienda. Mi risulta anche che più volte gli
operai avevano sollecitato maggiore tutela nei luoghi di lavoro ai loro capi. Tra l’altro
D’Aversa ha subito l’infortunio proprio l’ul<mo giorno del can<ere, i lavori erano
pra<camente ul<ma<.
Giammarco Fiore: Mamma mia, che sfiga!
Giuseppe Bruno: So che la famiglia ha avviato una causa contro i dirigen< dell’azienda.
Sono difesi, appunto, dalla Melillo.
Giammarco Fiore: TuMo chiaro. Sen<, ma che ne dici se prima di iniziare a lavorare ci
andassimo a prendere un caffè?
Giuseppe Bruno: O>ma idea, ne ho proprio bisogno. Ma la par<ta di tuo nipote com’è
finita poi? (intanto escono dall’ufficio, mentre il telefono ricomincia a squillare)
Giammarco Fiore: Eh…male, hanno perso 3 a 0.
Giuseppe Bruno: Acciden<! E come mai? Non hai deMo che è una super-squadra??
Giammarco Fiore: Eh, mancava il palleggiatore migliore della squadra ieri sera!
4
SCENA SECONDA
Personaggi:
Federico D’Aversa
Rossella Santoro, moglie di Federico
Luogo:
la casa in cui Federico D’Aversa vive con la sua famiglia
Quando:
dicembre 2023
Dopo un anno di sofferenza Federico con:nua a svegliarsi per lo stesso incubo nel
cuore della no8e...
Federico: (sollevandosi di sca8o e completamente agitato) Non c’è la faccio più..ogni
noMe lo stesso incubo da quel maledeMo quaMordici dicembre (sospira).
(si alza dal le8o e si dirige in veranda) Ho bisogno di una boccata d’aria
Federico raggiunge la veranda e si siede su una panca di legno. Mentre è perso nei
suoi pensieri, la voce di Rossella lo fa trasalire.
Rossella: (con aria preoccupata) Caro, cosa ci fai qui fuori a quest’ora? Va tuMo bene?
Federico: Ho faMo di nuovo lo stesso incubo: io che monto l’infisso su quella maledeMa
scala e, all’improvviso, cado giù. Mi crolla il terreno soMo i piedi e sprofondo in un
buco nero senza fine. Non riesco ancora a capacitarmi di ciò che è successo
Rossella…di quello che ci è successo (è affli8o).
Rossella: (si siede accanto a Federico, prendendolo per un braccio e cercando di
confortarlo) Vuoi Parlarne? Non tener< tuMo dentro.
Federico: (prendendosi la testa tra le mani) Se quel giorno non fossi caduto da quella
scala in modo così brusco, non mi sarei fraMurato la <bia e nemmeno il collo osseo
della caviglia. E avrei risparmiato a noi tuMa questa sofferenza.
Mi sento impotente, capisci? Penso ai miei ama< viaggi di lavoro che non potrò più
fare e tu sai quanto io ami viaggiare. Ma, sopraMuMo, mi sento in colpa per le
ripercussioni che quest’incidente ha avuto su di voi. Senza lavoro non posso più offrirvi
la vita di prima. Non posso nemmeno portare la mia famiglia in pizzeria. Io non voglio
5
privarvi di niente, capisci? Ma non so cosa fare, la verità è che sono solo un povero
invalido (singhiozzando).
Rossella: (afferrandogli le mani) Federico guardami, non sei solo. Affronteremo tuMo
questo insieme. Pensi che a me, Mar<na e Federica impor< rinunciare alla pizza il
sabato sera o ai viaggi? A noi importa solo che tu sia qui con noi e che < rimeMa al più
presto, il resto non conta. Guarda che l’uomo di casa con<nui ad essere tu, io e le
ragazze sappiamo di poter contare su di te, sempre. Quando abbiamo avuto bisogno
noi, tu ci sei sempre stato. Ti ricordi la frase che ci dicevamo da fidanza<? “Oggi tu,
domani io”. Be’, per me è ancora valida (gli accarezza la testa con la mano).
Federico: (abbracciando la moglie) Grazie Rossella, non so che cosa farei senza di voi..
siete la mia forza. Spero solo che tuMa questa sofferenza sia ripagata con una giusta
sentenza. Abbiamo già lasciato tu> quei soldi all’avvocato e finora non è cambiato
niente…
Rossella: Non preoccupar< dei soldi. Siamo qui, s<amo in piedi. Al resto penseremo
dopo, vedrai che andrà tuMo bene. Io ho fiducia nella gius<zia, l’avvocato Melillo è in
gamba, la legge farà il suo corso e ci verranno riconosciu< i nostri diri>. Ora andiamo,
si è faMo tardi.
Rientrano in casa tenendosi per mano e si rime8ono a dormire.
6
SCENA TERZA
Personaggi:
Ludovica D’Aversa
Mar<na D’Aversa
Dove:
la casa in cui vive la famiglia D’Aversa
Quando:
dicembre 2023
Mar:na cammina su e giù per la sua stanza, pensierosa. A un certo punto, per sbaglio
colpisce il salvadanaio rosa a forma di cuore, poggiato sulla scrivania, che il papà le
aveva regalato il giorno in cui aveva compiuto cinque anni. Il salvadanaio cade a terra
e si rompe in mille pezzi. Mar:na comincia a piangere, affranta. All’improvviso le
squilla il telefonino.
MarFna: Pronto
Ludovica: Mar<na ciao, sono Ludovica
MarFna: Dimmi
Ludovica: Ma…stai piangendo…cosa è successo?
MarFna: Niente, va tuMo bene
Ludovica: Non mi sembra proprio…. cosa c’è che non va?
MarFna: Cosa c’è che non va?? E me lo chiedi?? Cosa c’è che va, dovres< chiedermi,
piuMosto…(alzando la voce)
Ludovica: Calma< Mar<na! Perché parli così?
MarFna: Perché parlo così? E c’è bisogno di domandarlo? Papà è a pezzi, dal giorno di
quella maledeMa caduta sul lavoro non ci sta più con la testa. Passa dal divano alla
poltrona, dalla poltrona al divano; non parla, è muto, guarda solo la TV. Si sta lasciando
andare, gli sta venendo la depressione. Quelle poche volte che lo sento rivolgersi a me
o a mamma è per parlare dell’infortunio oppure dei suoi incubi, sembra che la sua vita
si sia fermata a quel giorno lì, a quel dannato quaMordici dicembre, è rimasta sospesa
a quella scala, appesa a quel vuoto.
7
Non so più che fare, vorrei riportarlo qui, qui tra noi, con la testa intendo, ma è come
assente, a volte lo trovo a fissare il pavimento per ore. Sono davvero preoccupata per
lui, Ludovica e, in più, rivoglio la mia vita.
Non ho più un padre che si occupi di me e neppure una madre. Papà, te lo ricordi? Era
forte come una quercia, pensavo che mi avrebbe sempre proteMa…ogni volta che c’era
un problema, mi ripeteva “Mar<na, non devi preoccupar< di niente, ci sono io con te”.
E ora…guarda com’è ridoMo…
Mamma è sempre fuori, perché si fa in quaMro per portare i soldi a casa, tu sei lontana,
questa casa è sempre più buia e triste e io… io non ce la faccio più!
È tuMo troppo! La verità è che, per colpa di una caduta, si è roMa tuMa una famiglia, ci
siamo ro> tu>.
Ora vivo in una famiglia fantasma, esistono solo problemi più grandi di me, che non
sono neanche miei, io non esisto più…mi sento all’improvviso più grande di 10 anni.
Per te è facile…sei andata via di casa, hai la tua vita, il tuo lavoro, gli amici. Io invece
sono sola, terribilmente sola.
Ludovica: Mi dispiace tanto, Mar<na! Non immaginavo che stessi così male. Perché
non mi hai cercata? Ti ho sempre deMo di non prendere il mio essere andata via di
casa come un allontanamento, ho semplicemente sen<to il bisogno di essere più
indipendente e di provare a costruirmi la vita con le mie forze, fra qualche anno mi
capirai. Noi, però, ci possiamo vedere e sen<re quando vuoi e, sopraMuMo, su di me
puoi sempre contare. Anch’io sto male per papà…non sai quanto…e vorrei fare di più
per lui, per tu> noi…cercherò di stargli più vicino, lo verrò a trovare più spesso, così
anche tu < sen<rai meno sola.
MarFna: (calmandosi un po’) Non lo so, Ludovica, non ci capisco più nulla… ogni
giorno che passa è peggio, da ieri papà è chiuso in camera sua. E qualunque cosa io
faccia per andargli incontro, non sor<sce alcun effeMo. Mi sembra di sbagliare tuMo.
Pensi che la situazione possa migliorare?
Ludovica: Io lo spero, ma dipende da lui. Quello che possiamo fare è provare a passare
più tempo con lui, lo faremo insieme. Magari sen<re la nostra presenza gli farà bene.
MarFna: Va bene, Ludovica. Vieni presto. Scusami se prima < ho aggredito, non ce
l’ho con te, lo sai…
Ludovica: Mar<na io < capisco, non devi scusar<…siamo tuMe e due sulla stessa barca,
solo che io, non essendo a casa, non vedo ogni giorno quel che accade, per te è più
difficile…hai ragione…e mi dispiace, davvero…ma siamo sorelle, ci siamo sempre
volute bene e in qualche modo ne salteremo fuori.
MarFna: Grazie Ludovica
8
Ludovica: Grazie a te, a presto
Riagganciano il telefono
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SCENA QUARTA
Personaggi:
Federico D’Aversa
Rossella Santoro
Ludovica D’Aversa
Mar<na D’Aversa
Dove:
la casa in cui vive la famiglia D’Aversa
Quando:
estate 2024, durante un classico pranzo domenicale
Dopo alcuni mesi, il signor Federico, sostenuto dalla vicinanza costante della moglie e
delle figlie, è riuscito a trovare il coraggio per non arrendersi. Mar:na, nel fra8empo,
ha intrapreso un percorso con lo psicologo scolas:co che la sta aiutando ad affrontare
il nuovo scenario familiare.
Nel fra8empo dall’Inail ci sono finalmente della novità.
Rossella: è pronto! Potete scendere!
MarFna: arriviamo! Che si mangia?
Rossella: la pasta al forno! Muovetevi che si raffredda
Mamma: (una volta sedu: a tavola per mangiare) ragazze, vi dobbiamo dare una
no<zia, finalmente a papà, dopo tan< mesi di aMesa, l’Inail ha riconosciuto l’indennità
economica prevista per chi ha subito infortunio sul lavoro.
MarFna e Ludovica: (esultando insieme) Finalmente! Che bella no<zia! Papà ce l’hai
faMa!
Federico: ce l’abbiamo faMa ragazze…ma non è ancora finita, dobbiamo aMendere
l’esito della causa per il riconoscimento delle responsabilità dei datori di lavoro in
quello che è accaduto. C’è anche un’altra ques<one importante di cui vorrei parlarvi:
il medico del lavoro mi ha parlato della possibilità di fare un intervento per riacquisire
la mobilità della caviglia e quindi l’uso del piede. Il problema è che ci sono lunghe liste
d’aMesa e la probabilità che l’intervento riesca non è al<ssima. Voi cosa ne pensate?
Ludovica: tu te la sen<res< di affrontare una nuova, estenuante aMesa? Se poi la
riuscita dell’intervento non è garan<ta…
10
MarFna: papà, Ludovica ha ragione…hai già dovuto sopportare tanto…e, comunque,
io prima consulterei un altro medico, per sen<re un altro parere e capire realmente
cosa è meglio fare…
Ludovica: ma sui tempi dell’altra causa, invece, ci sono novità?
Federico: l’avvocato Melillo è fiduciosa, la sentenza dovrebbe arrivare tra pochi mesi.
Speriamo…
Rossella: ragazze, con papà stavamo pensando che, se dovessero arrivare i soldi del
risarcimento, potremmo acquistare una casa a piano terra. Almeno gli eviteremmo la
fa<ca quo<diana di tuMe le scale di questo condominio.
MarFna: avete ragione, è un’idea sensata, non avere l’ascensore e vivere al terzo
piano è il peggio che ci potesse capitare in queste condizioni. Papà, altrove potres<
ricominciare a vivere…
Ludovica: e questa casa?
Federico: se ce ne andiamo altrove, questa casa la vendiamo. Che ne pensate?
MarFna: anche se questa casa mi mancherà, penso che trasferirci sia la scelta
migliore…
Ludovica: concordo con questa idea. Anch’io, però, devo dirvi qualcosa…mi hanno
chiamata a lavorare in un grande centro este<co.
Mamma: che bella no<zia! Dove?
Ludovica: è molto lontano da qui… è a Pavia…ma non so se acceMare…non voglio
abbandonarvi in questa situazione, già mi sono sen<ta in colpa in ques< ul<mi mesi
per il faMo di non abitare più con voi e di non esservi stata sempre accanto.
Rossella: Ludovica, è un grande opportunità! E poi papà, come vedi, sta meglio…
Federico: Ragazze, dovete ricominciare a pensare alla vostra vita…ul<mamente,
spesso ho avuto la sensazione, la terribile sensazione, di avervi tolto tempo ed energie
e di avervi addossato tante responsabilità che, per la vostra giovane età, non
meritavate. Sono io a sen<rmi in colpa come padre…voi mi avete dato il coraggio per
portare avan< le mie baMaglie e, anche se la strada è ancora lunga, oggi mi sento più
forte…e questo solo grazie a voi. L’unica cosa che spero è che, da tuMo quello che è
accaduto, abbiate imparato una lezione: nella vita dobbiamo sempre loMare per i
nostri diri>, è un dovere verso noi stessi e verso che ci sta accanto.
E che, anche se in questo paese tante cose vanno storte, c’è anche tanta gente che fa
il suo dovere e lo fa con dedizione…Penso all’avvocato Melillo che ci sta aiutando tanto
o alla doMoressa Lopez, che pare s<a davvero facendo la differenza dell’Unità
territoriale Inail di Bari.
11
Cade il silenzio nella stanza e si percepisce una certa commozione
Ludovica: Mar<, tu come la vedi?
MarFna: beh…Io sono solo grata che papà sia ancora vivo e che finalmente sia tornato
in sé! Lo sai che a un certo punto ho creduto di aver< persa…(rivolgendosi a lui) quindi
Ludo, muovi< ad acceMare! Così potrò venire a trovar< spesso!
Ludovica: allora…se non avete nulla in contrario…acceMo la nuova proposta di lavoro!
PromeMo che cercherò di scendere almeno una volta al mese o se papà dovesse
decidere di operarsi…E poi, quando avrete una casa nuova, verrò ad aiutarvi con il
trasloco!
Si abbracciano tuQ e qua8ro
Federico: allora qui ci vuole proprio un brindisi! A noi, alle loMe, alle cadute e alle
rinascite.

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13 Consoli Castellana grotte - La caduta.pdf

  • 1. 1 LA CADUTA Opera teatrale in un a,o unico PREMESSA Il signor Federico D’Aversa è un operaio di 55 anni, è sposato con Rossella ed è padre di due ragazze, Mar<na e Ludovica, rispe>vamente di 16 e 19 anni. Il 14 dicembre 2022 è caduto da una scala alta 5 metri, mentre montava un infisso per conto dell’azienda edile per la quale lavorava. Il signor D’Aversa ha subito un grave infortunio al piede destro che non gli consente più di poggiare l’arto inferiore per terra e di camminare. Dal giorno dell’incidente, non è più in grado di svolgere le mansioni lavora<ve cui era addeMo, pertanto è disoccupato ed è in aMesa del riconoscimento di invalidità da parte dell’Inail. Solo questo potrà offrirgli un reinserimento nella vita lavora<va e la possibilità di pensare in termini nuovi il suo futuro ed anche quello della sua famiglia. Nel fraMempo, il signor D’Aversa ha anche avviato una causa contro i dirigen< della sua azienda per non aver fornito i disposi<vi di protezione individuale (DPI), previs< dalla norma<va in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. PERSONAGGI Federico D’Aversa, vi>ma di infortunio Rossella Santoro, moglie di Federico Ludovica D’Aversa, figlia di Federico e Rossella, 19 anni Mar<na D’Aversa, figlia di Federico e Rossella, 16 anni Giammarco Fiore, impiegato Inail Giuseppe Bruno, impiegato Inail
  • 2. 2 SCENA PRIMA Personaggi: Giammarco Fiore, impiegato Inail Giuseppe Bruno, impiegato Inail Dove: ufficio Inail, sede di Bari Quando: novembre 2023 Giammarco Fiore: (mentre è seduto a una scrivania piena di fascicoli e scartoffie varie) Oi Giusé, hai scaricato tu la pec stama>na? Giuseppe Bruno: Sì Giammarco Fiore: (il telefono dell’ufficio squilla in so8ofondo, ma nessuno risponde) Ci sono pra<che urgen<? Giuseppe Bruno: E che ne so, dopo controllo. Devo prima rispondere a quella rompiscatole di mia moglie, non riesce a trovare le chiavi della sua auto e dice che le ho prese io…le donne…loro fanno i casini e poi la colpa è nostra. A proposito, che hai faMo ieri sera alla fine? Sei uscito con la <pa che hai conosciuto a padel? (il telefono con:nua a squillare) Giammarco Fiore: Macché…abbiamo finito tardi la riunione con la nuova responsabile dell’Unità territoriale di Bari, la doMoressa Lopez, dopo sono andato a vedere la par<ta di pallavolo di mio nipote Filippo, gioca nella squadra degli under 18, una super- squadra. Per quel che riguarda la <pa di padel… spero di rivederla presto…tu, invece, che hai faMo? Giuseppe Bruno: Ero troppo stanco per uscire, quindi sono rimasto a casa. Stasera, però, calcio di sicuro. Nella riunione di ieri, per caso avete parlato delle pra<che in sospeso? Giammarco Fiore: Sì, di alcune. In realtà ce ne sarebbero tante, come ben sai…Guarda, sono tuMe qui sulla mia scrivania, ne mancano da esaminare 350 e devo ancora scaricarne alcune dal pc. Comunque la doMoressa Lopez è una rompiballe, è fissata con i diri> dei lavoratori, ha cominciato ad elencare, una ad una, le misure generali di sicurezza aziendale del decreto legisla<vo 81/2008. Poi ha deMo che non ammeMerà ritardi da parte di nessuno e che vigilerà in modo puntuale e aMento sul lavoro di tu> noi. Ti risparmio il resto (il telefono con:nua a squillare).
  • 3. 3 Giuseppe Bruno: Cavolo….Per caso ha faMo riferimento anche al fascicolo del signor Federico D’Aversa? No perché è tra le pra<che urgen<, non vorrei che ci facesse storie anche per questo. Su questo caso abbiamo ricevuto già cinque solleci<, c’è di mezzo l’avvocato Caterina Melillo. È una tosta, abbiamo già avuto a che fare con lei in passato. Giammarco Fiore: E allora, anche se la Lopez non ha menzionato il caso, ci conviene darci una mossa. Le cer<ficazioni mediche che hanno mandato sono valide? Giuseppe Bruno: Si, tuMo a posto. Giammarco Fiore: Ma dobbiamo riconvocare D’Aversa a visita di controllo dal medico del lavoro? Giuseppe Bruno: E sì. Giammarco Fiore: Sai esaMamente cosa gli è successo? Giuseppe Bruno: Pra<camente, è stato un operaio di Rossi Costruzioni Srl, hai presente? È una delle aziende edili più grandi di Bitonto. Il 14 dicembre 2022, lavorava senza imbracature né altri disposi<vi di protezione individuale ed è caduto da una scala di cinque metri mentre installava un infisso, rompendosi la <bia e il collo osseo della caviglia. Insomma, ora ha un’invalidità permanente al piede che non gli consente di camminare. Giammarco Fiore: Ma aveva almeno un contraMo regolare? Giuseppe Bruno: Mi risulta di sì, ma hanno rilevato una serie di inadempienze nell’uso dei disposi<vi di sicurezza degli operai dell’azienda. Mi risulta anche che più volte gli operai avevano sollecitato maggiore tutela nei luoghi di lavoro ai loro capi. Tra l’altro D’Aversa ha subito l’infortunio proprio l’ul<mo giorno del can<ere, i lavori erano pra<camente ul<ma<. Giammarco Fiore: Mamma mia, che sfiga! Giuseppe Bruno: So che la famiglia ha avviato una causa contro i dirigen< dell’azienda. Sono difesi, appunto, dalla Melillo. Giammarco Fiore: TuMo chiaro. Sen<, ma che ne dici se prima di iniziare a lavorare ci andassimo a prendere un caffè? Giuseppe Bruno: O>ma idea, ne ho proprio bisogno. Ma la par<ta di tuo nipote com’è finita poi? (intanto escono dall’ufficio, mentre il telefono ricomincia a squillare) Giammarco Fiore: Eh…male, hanno perso 3 a 0. Giuseppe Bruno: Acciden<! E come mai? Non hai deMo che è una super-squadra?? Giammarco Fiore: Eh, mancava il palleggiatore migliore della squadra ieri sera!
  • 4. 4 SCENA SECONDA Personaggi: Federico D’Aversa Rossella Santoro, moglie di Federico Luogo: la casa in cui Federico D’Aversa vive con la sua famiglia Quando: dicembre 2023 Dopo un anno di sofferenza Federico con:nua a svegliarsi per lo stesso incubo nel cuore della no8e... Federico: (sollevandosi di sca8o e completamente agitato) Non c’è la faccio più..ogni noMe lo stesso incubo da quel maledeMo quaMordici dicembre (sospira). (si alza dal le8o e si dirige in veranda) Ho bisogno di una boccata d’aria Federico raggiunge la veranda e si siede su una panca di legno. Mentre è perso nei suoi pensieri, la voce di Rossella lo fa trasalire. Rossella: (con aria preoccupata) Caro, cosa ci fai qui fuori a quest’ora? Va tuMo bene? Federico: Ho faMo di nuovo lo stesso incubo: io che monto l’infisso su quella maledeMa scala e, all’improvviso, cado giù. Mi crolla il terreno soMo i piedi e sprofondo in un buco nero senza fine. Non riesco ancora a capacitarmi di ciò che è successo Rossella…di quello che ci è successo (è affli8o). Rossella: (si siede accanto a Federico, prendendolo per un braccio e cercando di confortarlo) Vuoi Parlarne? Non tener< tuMo dentro. Federico: (prendendosi la testa tra le mani) Se quel giorno non fossi caduto da quella scala in modo così brusco, non mi sarei fraMurato la <bia e nemmeno il collo osseo della caviglia. E avrei risparmiato a noi tuMa questa sofferenza. Mi sento impotente, capisci? Penso ai miei ama< viaggi di lavoro che non potrò più fare e tu sai quanto io ami viaggiare. Ma, sopraMuMo, mi sento in colpa per le ripercussioni che quest’incidente ha avuto su di voi. Senza lavoro non posso più offrirvi la vita di prima. Non posso nemmeno portare la mia famiglia in pizzeria. Io non voglio
  • 5. 5 privarvi di niente, capisci? Ma non so cosa fare, la verità è che sono solo un povero invalido (singhiozzando). Rossella: (afferrandogli le mani) Federico guardami, non sei solo. Affronteremo tuMo questo insieme. Pensi che a me, Mar<na e Federica impor< rinunciare alla pizza il sabato sera o ai viaggi? A noi importa solo che tu sia qui con noi e che < rimeMa al più presto, il resto non conta. Guarda che l’uomo di casa con<nui ad essere tu, io e le ragazze sappiamo di poter contare su di te, sempre. Quando abbiamo avuto bisogno noi, tu ci sei sempre stato. Ti ricordi la frase che ci dicevamo da fidanza<? “Oggi tu, domani io”. Be’, per me è ancora valida (gli accarezza la testa con la mano). Federico: (abbracciando la moglie) Grazie Rossella, non so che cosa farei senza di voi.. siete la mia forza. Spero solo che tuMa questa sofferenza sia ripagata con una giusta sentenza. Abbiamo già lasciato tu> quei soldi all’avvocato e finora non è cambiato niente… Rossella: Non preoccupar< dei soldi. Siamo qui, s<amo in piedi. Al resto penseremo dopo, vedrai che andrà tuMo bene. Io ho fiducia nella gius<zia, l’avvocato Melillo è in gamba, la legge farà il suo corso e ci verranno riconosciu< i nostri diri>. Ora andiamo, si è faMo tardi. Rientrano in casa tenendosi per mano e si rime8ono a dormire.
  • 6. 6 SCENA TERZA Personaggi: Ludovica D’Aversa Mar<na D’Aversa Dove: la casa in cui vive la famiglia D’Aversa Quando: dicembre 2023 Mar:na cammina su e giù per la sua stanza, pensierosa. A un certo punto, per sbaglio colpisce il salvadanaio rosa a forma di cuore, poggiato sulla scrivania, che il papà le aveva regalato il giorno in cui aveva compiuto cinque anni. Il salvadanaio cade a terra e si rompe in mille pezzi. Mar:na comincia a piangere, affranta. All’improvviso le squilla il telefonino. MarFna: Pronto Ludovica: Mar<na ciao, sono Ludovica MarFna: Dimmi Ludovica: Ma…stai piangendo…cosa è successo? MarFna: Niente, va tuMo bene Ludovica: Non mi sembra proprio…. cosa c’è che non va? MarFna: Cosa c’è che non va?? E me lo chiedi?? Cosa c’è che va, dovres< chiedermi, piuMosto…(alzando la voce) Ludovica: Calma< Mar<na! Perché parli così? MarFna: Perché parlo così? E c’è bisogno di domandarlo? Papà è a pezzi, dal giorno di quella maledeMa caduta sul lavoro non ci sta più con la testa. Passa dal divano alla poltrona, dalla poltrona al divano; non parla, è muto, guarda solo la TV. Si sta lasciando andare, gli sta venendo la depressione. Quelle poche volte che lo sento rivolgersi a me o a mamma è per parlare dell’infortunio oppure dei suoi incubi, sembra che la sua vita si sia fermata a quel giorno lì, a quel dannato quaMordici dicembre, è rimasta sospesa a quella scala, appesa a quel vuoto.
  • 7. 7 Non so più che fare, vorrei riportarlo qui, qui tra noi, con la testa intendo, ma è come assente, a volte lo trovo a fissare il pavimento per ore. Sono davvero preoccupata per lui, Ludovica e, in più, rivoglio la mia vita. Non ho più un padre che si occupi di me e neppure una madre. Papà, te lo ricordi? Era forte come una quercia, pensavo che mi avrebbe sempre proteMa…ogni volta che c’era un problema, mi ripeteva “Mar<na, non devi preoccupar< di niente, ci sono io con te”. E ora…guarda com’è ridoMo… Mamma è sempre fuori, perché si fa in quaMro per portare i soldi a casa, tu sei lontana, questa casa è sempre più buia e triste e io… io non ce la faccio più! È tuMo troppo! La verità è che, per colpa di una caduta, si è roMa tuMa una famiglia, ci siamo ro> tu>. Ora vivo in una famiglia fantasma, esistono solo problemi più grandi di me, che non sono neanche miei, io non esisto più…mi sento all’improvviso più grande di 10 anni. Per te è facile…sei andata via di casa, hai la tua vita, il tuo lavoro, gli amici. Io invece sono sola, terribilmente sola. Ludovica: Mi dispiace tanto, Mar<na! Non immaginavo che stessi così male. Perché non mi hai cercata? Ti ho sempre deMo di non prendere il mio essere andata via di casa come un allontanamento, ho semplicemente sen<to il bisogno di essere più indipendente e di provare a costruirmi la vita con le mie forze, fra qualche anno mi capirai. Noi, però, ci possiamo vedere e sen<re quando vuoi e, sopraMuMo, su di me puoi sempre contare. Anch’io sto male per papà…non sai quanto…e vorrei fare di più per lui, per tu> noi…cercherò di stargli più vicino, lo verrò a trovare più spesso, così anche tu < sen<rai meno sola. MarFna: (calmandosi un po’) Non lo so, Ludovica, non ci capisco più nulla… ogni giorno che passa è peggio, da ieri papà è chiuso in camera sua. E qualunque cosa io faccia per andargli incontro, non sor<sce alcun effeMo. Mi sembra di sbagliare tuMo. Pensi che la situazione possa migliorare? Ludovica: Io lo spero, ma dipende da lui. Quello che possiamo fare è provare a passare più tempo con lui, lo faremo insieme. Magari sen<re la nostra presenza gli farà bene. MarFna: Va bene, Ludovica. Vieni presto. Scusami se prima < ho aggredito, non ce l’ho con te, lo sai… Ludovica: Mar<na io < capisco, non devi scusar<…siamo tuMe e due sulla stessa barca, solo che io, non essendo a casa, non vedo ogni giorno quel che accade, per te è più difficile…hai ragione…e mi dispiace, davvero…ma siamo sorelle, ci siamo sempre volute bene e in qualche modo ne salteremo fuori. MarFna: Grazie Ludovica
  • 8. 8 Ludovica: Grazie a te, a presto Riagganciano il telefono
  • 9. 9 SCENA QUARTA Personaggi: Federico D’Aversa Rossella Santoro Ludovica D’Aversa Mar<na D’Aversa Dove: la casa in cui vive la famiglia D’Aversa Quando: estate 2024, durante un classico pranzo domenicale Dopo alcuni mesi, il signor Federico, sostenuto dalla vicinanza costante della moglie e delle figlie, è riuscito a trovare il coraggio per non arrendersi. Mar:na, nel fra8empo, ha intrapreso un percorso con lo psicologo scolas:co che la sta aiutando ad affrontare il nuovo scenario familiare. Nel fra8empo dall’Inail ci sono finalmente della novità. Rossella: è pronto! Potete scendere! MarFna: arriviamo! Che si mangia? Rossella: la pasta al forno! Muovetevi che si raffredda Mamma: (una volta sedu: a tavola per mangiare) ragazze, vi dobbiamo dare una no<zia, finalmente a papà, dopo tan< mesi di aMesa, l’Inail ha riconosciuto l’indennità economica prevista per chi ha subito infortunio sul lavoro. MarFna e Ludovica: (esultando insieme) Finalmente! Che bella no<zia! Papà ce l’hai faMa! Federico: ce l’abbiamo faMa ragazze…ma non è ancora finita, dobbiamo aMendere l’esito della causa per il riconoscimento delle responsabilità dei datori di lavoro in quello che è accaduto. C’è anche un’altra ques<one importante di cui vorrei parlarvi: il medico del lavoro mi ha parlato della possibilità di fare un intervento per riacquisire la mobilità della caviglia e quindi l’uso del piede. Il problema è che ci sono lunghe liste d’aMesa e la probabilità che l’intervento riesca non è al<ssima. Voi cosa ne pensate? Ludovica: tu te la sen<res< di affrontare una nuova, estenuante aMesa? Se poi la riuscita dell’intervento non è garan<ta…
  • 10. 10 MarFna: papà, Ludovica ha ragione…hai già dovuto sopportare tanto…e, comunque, io prima consulterei un altro medico, per sen<re un altro parere e capire realmente cosa è meglio fare… Ludovica: ma sui tempi dell’altra causa, invece, ci sono novità? Federico: l’avvocato Melillo è fiduciosa, la sentenza dovrebbe arrivare tra pochi mesi. Speriamo… Rossella: ragazze, con papà stavamo pensando che, se dovessero arrivare i soldi del risarcimento, potremmo acquistare una casa a piano terra. Almeno gli eviteremmo la fa<ca quo<diana di tuMe le scale di questo condominio. MarFna: avete ragione, è un’idea sensata, non avere l’ascensore e vivere al terzo piano è il peggio che ci potesse capitare in queste condizioni. Papà, altrove potres< ricominciare a vivere… Ludovica: e questa casa? Federico: se ce ne andiamo altrove, questa casa la vendiamo. Che ne pensate? MarFna: anche se questa casa mi mancherà, penso che trasferirci sia la scelta migliore… Ludovica: concordo con questa idea. Anch’io, però, devo dirvi qualcosa…mi hanno chiamata a lavorare in un grande centro este<co. Mamma: che bella no<zia! Dove? Ludovica: è molto lontano da qui… è a Pavia…ma non so se acceMare…non voglio abbandonarvi in questa situazione, già mi sono sen<ta in colpa in ques< ul<mi mesi per il faMo di non abitare più con voi e di non esservi stata sempre accanto. Rossella: Ludovica, è un grande opportunità! E poi papà, come vedi, sta meglio… Federico: Ragazze, dovete ricominciare a pensare alla vostra vita…ul<mamente, spesso ho avuto la sensazione, la terribile sensazione, di avervi tolto tempo ed energie e di avervi addossato tante responsabilità che, per la vostra giovane età, non meritavate. Sono io a sen<rmi in colpa come padre…voi mi avete dato il coraggio per portare avan< le mie baMaglie e, anche se la strada è ancora lunga, oggi mi sento più forte…e questo solo grazie a voi. L’unica cosa che spero è che, da tuMo quello che è accaduto, abbiate imparato una lezione: nella vita dobbiamo sempre loMare per i nostri diri>, è un dovere verso noi stessi e verso che ci sta accanto. E che, anche se in questo paese tante cose vanno storte, c’è anche tanta gente che fa il suo dovere e lo fa con dedizione…Penso all’avvocato Melillo che ci sta aiutando tanto o alla doMoressa Lopez, che pare s<a davvero facendo la differenza dell’Unità territoriale Inail di Bari.
  • 11. 11 Cade il silenzio nella stanza e si percepisce una certa commozione Ludovica: Mar<, tu come la vedi? MarFna: beh…Io sono solo grata che papà sia ancora vivo e che finalmente sia tornato in sé! Lo sai che a un certo punto ho creduto di aver< persa…(rivolgendosi a lui) quindi Ludo, muovi< ad acceMare! Così potrò venire a trovar< spesso! Ludovica: allora…se non avete nulla in contrario…acceMo la nuova proposta di lavoro! PromeMo che cercherò di scendere almeno una volta al mese o se papà dovesse decidere di operarsi…E poi, quando avrete una casa nuova, verrò ad aiutarvi con il trasloco! Si abbracciano tuQ e qua8ro Federico: allora qui ci vuole proprio un brindisi! A noi, alle loMe, alle cadute e alle rinascite.