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Prima edizione Febbraio 2015
Progetto editoriale Maurizio Merlin
Roberto Bassi
LA TUAAFRICA
...cosa "ebola" in pentola...
Appunti di viaggio di un blogger alla ricerca dell'oro e di se stesso
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Carpe Diem...
meglio pentirsi
di averci provato
che vivere con il rimorso
di non averlo fatto
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PREMESSA
Volevo avvisare i miei lettori che il testo è rimasto così come l'ho
pubblicato nel mio blog, con tutte le abbreviazioni e i tanti puntini di
riflessione.
Questo farà rabbrividire i cultori della lingua italiana ma è stato lasciato
così volutamente, in modo che sia tutto spontaneo.
Vita vera, vissuta attimo per attimo.
Sentimenti e senzazioni uscite dal cuore e dalla mente per poi travasarle
nel sentimento di chi legge.
	 Roberto Bassi
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PREPARTENZA E SENSAZIONI
Mattino
Eccolo, il momento ancora una volta è giunto, anni di girovagare fi-
sico, metafisico e spirituale fra nazioni materiali e universi essenziali
mi portano di nuovo con spirito esploratore ancora in fermento e fisico
intaccato dalle crepe del tempo che inesorabilmente passa e logora ogni
parte materiale.
Perfetta e sublime fusione tra ciò che il tempo "umano" intacca cioè il
CORPO e quello senza confini e spazi cioè lo SPIRITO che sublima le
carni fino al ritrovamento di un nuovo INVOLUCRO. Questo binomio
racchiude in sintesi la lotta, il rischio e il possibile superamento della
deriva esistenziale pura ed autentica; aspira al non-luogo anche se è nel
fermento delle esperienze reali che si instaura la felicità. Infatti questa
non consuma piacevolezze ed utilità ma brama all'esaltazione del valo-
re e si considera come una simile esperienza debba essere frutto dell'at-
to razionale. Ecco perché il suo godimento può convivere con gli aspetti
dolorosi della vita, frutti della concorrenza di cause tra di loro diverse.
Sera
Impressioni notturne e desideri spirituali prendendo a modello uno
spaccato dei Radiohead: "Svegliati dai tuoi sogni, asciugati le lacrime:
oggi fuggiamo. Fuggiamo, fai le valigie e vestiti, prima che scoppi un
inferno prendi fiato, continua a prender fiato... Non perdere coraggio
prendi fiato, continua a prender fiato. Non posso farcela da solo, non
puoi farcela da solo senza renderti conto del supporto di chi ti ama alle
spalle... Infatti solo non sarai mai, nel deserto o nella jungla, nella sa-
vana o sulla costa, io ti amo e non sono il solo, non sarai mai solo, per
quanto lontano tu vada".
Non vedo l'ora di provare quella sensazione ...
VOGLIO PROVARE LA PAURA, voglio sentirne il dolore interno...
io che non l'ho mai provata, deve prendermi, avvolgermi...quasi sopraf-
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farmi...
Per il momento solo considerazioni interiori, giustificazioni dello SPI-
RITO al CORPO...
Notte un po' agitata per alcuni avvenimenti, magari inconsciamente,
i visti che si ottengono fra mille difficoltà, l'ansia di non riuscire a far
coincidere tutti i particolari,... e poi... non è comprensibile perdere un
amico così... per l'abbandono della voglia di vivere... RIP... e a tal pro-
posito si potrebbe prendere ad esempio Bert Hellinger, il quale, si rese
conto ben presto che le "costellazioni familiari valicavano spesso i con-
fini della coscienza ed entravano in una nuova dimensione, più ampia e
più profonda, dove non solo si risolvevano i problemi della vita, ma la
persona ritrovava il profondo legame con se stessa, con la vita, con la
sua parte spirituale, e diveniva più matura e saggia. In questa dimensio-
ne si sperimenta il vero amore, la relazione profonda con l'altro, l'aper-
tura alla vita, il successo e la realizzazione personale.
Attraverso le Costellazioni Spirituali la risoluzione dei problemi giunge
a "toccare" l'anima, portando una pace profonda e una gioia interiore
indescrivibili. Sono un metodo di crescita personale e spirituale, rivolto
soprattutto a chi desidera comprendere cosa sta avvenendo dentro di
sé e nella sua vita, e affrontare con successo e con le proprie forze le
sfide e le difficoltà che incontra nel vivere quotidiano. Le Costellazioni
Spirituali sono la sintesi del grande lavoro di Hellinger, di incontri con
brillanti ricercatori, di studio della saggezza degli antichi popoli e degli
uomini saggi."
Però aggiungerei, senza presunzione, che le Costellazioni Spirituali
SONO la completezza delle Costellazioni Famigliari e delle Costella-
zioni Sentimentali in una fusione che va ben oltre l'immaginazione...
Questa esperienza è per me vista come un'esperienza intensa e profon-
da, alla ricerca della propria dimensione interiore, per cogliere il valo-
re della propria ad aspirare a vivere liberi dai pesi del proprio passato
personale e genetico. L'obiettivo è di condurmi in profondità dentro me
9
stesso, a contatto con lo scorrere della vita, per coglierne le direzioni,
lo scopo, il valore.
Adesso posso dire, prendendo sempre il pensiero di BEN HELLIN-
GER, che attraverso la metodologia delle Costellazioni Familiari si par-
te da problematiche attuali per giungere ad una dimensione più ampia
e profonda, dove è il rapporto stesso con la vita, con l'amore, con la
realizzazione personale, che viene elaborato e sviluppato. Si affrontano
temi quali la vita e la morte, la colpa e il peccato, le diverse dimensioni
dell'amore, la malattia e il destino, la propria linea genetica e le proprie
radici, la sessualità ed il rapporto di coppia, i fini della vita, il successo
ed il benessere materiale. Ed è proprio il BENESSERE MATERIALE
che in questo viaggio, pur non perdendolo di vista, mi da modo di ricer-
care il BENESSERE SPIRITUALE...
Oggi niente pensieri Filosofico-Culturali solo la pura cronaca dei pre-
parativi... valigia, vestiti, da buon veneto seconda valigia con alimenti...
la notizia che i visti sono pronti in agenzia a Roma domani alle 14,30...
ed il momento si avvicina...
Anche tutta l'attrezzatura elettronica si sta completando... cavi...batte-
rie... cellulari... ed importantissima la telecamera che dovrà essere la fe-
dele compagna di viaggio per immortalare tutti i momenti e racchiudere
tutte le emozioni... Ecco la telefonata... passaporti pronti con visto...
biglietti con partenza da Bologna e che l'avventura cominci...sono emo-
zionato come un bambino...
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IL VIAGGIO
Che bello viaggiare alla notte, l'oscurità fuori ti riempie di luce dentro,
finalmente c'è più tempo per le riflessioni profonde, a 11000 metri d'al-
tezza puoi viaggiare all'interno dei tuoi sentimenti, essi si ampliano e
amplificano fino a diventare immensi ed assordanti, la luna fedele ac-
compagnatrice di sogni ed illusioni terrene ti guarda e ti osserva impe-
netrabile e tu ne resti affascinato, ammaliato, vorresti toccarla non con
le mani, ma con tutto il tuo spirito vorresti impossessartene, vorresti...
vorresti... ma ti giri in cerca di un volto da immolare sull'altare della dea
bianca, ma non puoi fare altro che chiudere gli occhi ed immaginarlo.
Pensavo da giù, guardando le costellazioni e le stelle fare da contorno
alla dea bianca, steso con il naso all'insù, cosa si poteva provare ad
essere più vicino, ora ci sono ma tutto è ancora lontanissimo poiché la
distanza è una misura assolutamente terrena, la vera DISTANZA quella
che va oltre l'INFINITO e attraversa i confini dell'universo deve uscire
dalla tua anima staccarsi dal corpo. Solo allora tutto è nelle tue mani
come sostanza impalpabile ma reale, avvolgente ma sfuggente...puri-
ficante.
Ma la cosa che più mi affascina in ogni viaggio, e qui salto dalla pura
essenza dello spirito alle cose più materiali, non perdendo di vista la
loro possibile fusione, è la facilità di contatto, di parola (anche se con
linguaggio diverso), di rapporto che le persone ti offrono, senza cono-
scerti, solo con la sensazione che sei, come loro, viaggiatore nel e del
tempo.
Ho qui vicino a me in aereo una studentessa, ha dei lineamenti perfetti,
gli occhi profondi propri della terra Africana. Ci parliamo da qualche
ora e mi sento proprio indifeso... lei conosce perfettamente tre lingue, io
a malapena parlo italiano ah ah ah...benedetta o maledetta ignoranza...
però nel viaggio, nello spazio ti accomuna il PERCORSO, non importa
quale sia la meta ma l'importante è arrivarci, e qui faccio mio il pensiero
di un'AMICA: "una volta arrivato alla meta vai oltre" sposta il confine...
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perle di saggezza...
Manca anc ora un'ora all'arrivo, Dio mio come corre tutto così veloce...
non riesci proprio a catturarlo, vorresti fermare qualche attimo farlo
tuo ma ti fugge via, che sensazione di impotenza...prima della partenza
chiacchieravamo (per modo di dire) in francese con una ragazza, Maria,
della Guinea. Pensavo, mentre mi raccontava che una settimana fa era a
New York, tre giorni dopo a Londra, poi a Madrid ed oggi a Casablanca,
ancora una volta allo scorrere imperterrito del tempo, tutto bellissimo
ma già PASSATO... a come racchiudere dentro tutti i momenti belli.
Ma pensandoci bene sarebbe come (lo facevamo da ragazzini) rinchiu-
dere le lucciole nella scatola, togli loro la principale bellezza: la luce...
ed allora lasciarle libere perché possano splendere e tutti ne possano
godere è come liberare e non rinchiudere i momenti belli poiché tutti
ne siano partecipi. Altra coincidenza strana, e ritorno a prima al dialo-
go con Maria, arriva un ragazzo, sorriso veramente splendente, molto
affabile, si siede vicino a chiacchierare con noi. Si chiama Boubacar è
senegalese, lui va a casa a Dakar, si informa su tutto, dove vado, cosa
farò in Guinea, il perché...e scavando, scavando, dopo una parola, una
confessione, un'apertura, scopriamo che è cugino di Felice un mio ami-
co senegalese che abita da moltissimi anni a Milano...ma cosa ti combi-
na la vita... NON SEI MAI SOLO... NON SEI MAI STRANIERO... in
nessuna nazione... sei senza confini... adesso dormo un po'...
Arrivati a Conakry ore 1,30. Per fortuna i bagagli ci sono tutti, e puntua-
le è arrivato il mio amico Ali. Carico i bagagli e via verso l'albergo, voi
non potete capire (vi mostrerò le foto) come vivono... PAZZESCO...
cmq arrivati, albergo con piscina, umidità al 110%, però in camera aria
condizionata! Chiacchierata notturna sulle rive dell'oceano e poi alle 4
a nanna.
Ora vi annoio con un po' di riflessioni notturne... tra lo sciacquio delle
onde che si infrangono sulle rocce e la notte scura e tenebrosa che ti
alimenta dubbi e pensieri, ma anche la beatitudine del silenzio e della
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solitudine che solo l'oceano può darti. Pensi che sei solo in mezzo ad
una città di otto milioni di abitanti, ma sei solo con i tuoi pensieri, tutto
si ovatta fino a rendere te stesso ed il paesaggio attorno una fusione sur-
reale. Ma per una strana alchimia che solo il corpo e la mente rendono
una cosa unica, con l'anima ad osservarti puoi estraniarti ed elevarti
sopra tutti fino a non sentire nessun rumore e qui puoi ascoltarti profon-
damente...via l'anima vola sopra le luci della città, osserva lo spirito di
questa gente, ne entra a far parte, ma inevitabilmente ti respinge… tutti
cercano di capire di aiutare ma loro non vogliono. Ci avete voluto così
per anni? e adesso volete, perché vi fa comodo, cambiarci? NO... NOI
STIAMO COSÌ
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ARRIVO IN AFRICA
Dormito bene, ore sette sveglia e via immersi nel traffico della metropo-
li, inquinamento 1000x1000 una cosa pazzesca...milioni di persone in
movimento, frenetici, senza regole, da vedere...non si può spiegare...via
con il cambio soldi 200 euro in cambio 2.200.000 fng un pacco di carta
incredibile, via a comprare la scheda per telefono e per internet, ritorno
in albergo e qui conosciamo THE PRESIDENT... così me lo mostrano
e così io lo chiamo. Sarà il nostro tramite con lo sconosciuto mondo dei
villaggi nelle foreste della Guinea sino ai confini con la Sierra Leone.
Quando me l'hanno presentato non immaginavo nemmeno io a cosa
andavo incontro.
Partiamo all'una pomeridiana destinazione foresta... 700 km di un viag-
gio on the road allucinante, dopo i primi km mi accorgo che mi ci vor-
rebbe si la benzedrina...
La vettura un pick-up con guida a destra ma qui si viaggia come in
Italia. Non voglio nemmeno dirvi l'incubo, l'autista un pazzo di 23 anni
sempre in sorpasso, da tenere presente che lui guidando a destra non
vede la strada, perciò pensate voi che incubo. Io seduto al suo fianco ho
dovuto staccare la mente dal corpo per non morire d'infarto, ma per 19
ore è stata veramente dura... abbiamo attraversato decine di paesi tutti
sulla strada, tutta gente sparsa che ha le attività più svariate durante
tutta la notte.
Mitici gli spaghetti a Wankantupo con i pezzi di filetto di carne alle tre
della mattina... finalmente alle sei credevo finito l'incubo, siamo arrivati
pensavo... altre 4 ore di strada dissestata e sterrato fra saliscendi pazze-
schi in mezzo ad una natura a dir poco affascinante.
La cosa che più mi ha lasciato perplesso sono stati i villaggi sparsi lun-
go il cammino e nati sotto il potere coloniale dei cercatori di diamanti.
In uno di questi ci siamo fermati a fare rifornimento... pompa della
benzina...si va la, bottiglie di plastica piene di carburante, e qui siamo
stati circondati da donne e bambini che ci toccavano e ci prendevano
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per mano.
Il capo villaggio mi ha spiegato che MAI è dico MAI molti di loro ave-
vano visto un uomo bianco. NON SONO MATTO... e così dopo un'ora
ci hanno lasciato andare.
Finalmente alle sette siamo arrivati a Banankoro in cima al mondo.
Qui i coloni hanno disboscato una foresta e ci hanno costruito una ba-
raccopoli di attività commerciali imperniata sul lavoro dei cercatori di
diamanti. Non so se Dio o chi per Lui abbia volutamente coniugato
ricchezza smisurata a povertà assoluta, ma quassù trovi una fusione fra
i vari insiemi che dire meravigliosa è riduttivo, miriadi di bambini che
ti girano attorno, però nella massima educazione, commercianti di tutti
i tipi, baracche ristoranti con le specialità locali, buonissime, insomma
tutti gli ingredienti della serenità, della conoscenza, della piena consa-
pevolezza del vivere.
Ore 21,30 agnello ai ferri spettacolare. Mangiate tre porzioni, una cosa
buonissima, poi, l'istinto calcistico prende il sopravvento, e via Olan-
da-Costarica, bellissima, e poi... poi si parte per un'avventura pazze-
sca...Viaggio a ritroso: oggi pomeriggio, un "viejo" mi racconta una
leggenda antica (con la traduzione del mio amico Ali') di una cascata ai
piedi della più ricca miniera di diamanti che ci sia qui intorno.
Ci vogliono quasi due ore per arrivarci, ma nessuno di qui ti accompa-
gnerà mai, la loro tradizione impone che lo spirito della dea non faccia
passare nessun discendente del Dio che l'ha imprigionata nell'acqua del-
la cascata...detto fatto, la curiosità è fuori del comune, ci voglio andare,
e trovo un ragazzo disposto ad accompagnarmi fino ai piedi dell'ultimo
pezzo e poi mi aspetta li.
Partenza io è lui, si chiama Malem Ambrain, in moto e come promesso
mi accompagna fino a sotto, poi salgo da solo. Arrivo in cima e qui...
non vado oltre. Rimango li un paio di ore, ma il tempo non esiste, sono
solo in compagnia di me stesso e della mia anima che si fonde, come
fosse qui con me, con l'anima della più grande essenza che ho trovato
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lungo il mio tortuoso cammino... la sento, la vedo, la tocco, è parte di
me... sono in contatto in un vortice di pensieri, ricordi ed emozioni...
manca solo la luna piena, ma si vede che il destino aspetterà un altro
momento...
18
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INCONTRO CON UN MARABOU
Prima della consueta descrizione della giornata e le escursioni filosofi-
che, voglio raccontarvi della partita di ieri sera. Si è cominciato rego-
larmente in 11 contro 11 e si è finito in 19 contro 18... come si poteva
dire di no? Bellissimo...due riflessioni: la prima pensando di fare cosa
gradita ho comprato un pallone nuovo della FIFA ma dopo due calci
tutti fermi...dai che stupido loro giocano scalzi, mica hanno le scarpette
rosa, azzurro o gialle e nere, ed il pallone di cuoio faceva un male terri-
bile. Per fortuna ne avevo preso uno anche di gomma e così la partita è
continuata; la seconda credo di avere scoperto un piccolo fenomeno, e
qui vi farò vedere i filmati al mio ritorno. Va beh colazione prestissimo
dopo passeggiata mattutina, poi partenza per il lavoro.
Oggi si prende la terra estratta ieri e la si lava alla ricerca dei diamanti.
Sono dei veri artisti... fanno roteare i setacci in maniera vertiginosa,
anche qui filmati al ritorno. Pomeriggio visita alle forze militari, al co-
mandante di zona, un vero mandingo, da non scherzarci, per fortuna è
dei nostri...eh eh eh.
Ritorno verso le sei, e qui ricominciano le strane impressioni. Mentre
leggevo un passo molto interessante inviatomi da un'amica: "Ciò che
importa è non accontentarsi di verità facili, o di pericolose illusioni, ma
mettersi alla paziente ricerca della verità col coraggio di confrontare
continuamente tra loro osservazione, esperienza, ragionamento è sen-
sibilità. Lo yoga è uno stato. Non è un sapere né una tecnica, e ancora
meno una forma da copiare. Non pratichiamo lo yoga per lo yoga...ma
per la vita."
Alzo lo sguardo e incrocio quello di un "vecchio" però dall'età indefini-
bile. Dico all'autista di fermarsi perché ciò mi suggeriva la suggestione
del momento. La cosa pazzesca è che lui era li quasi mi aspettasse...ca
va? bien, merci... e vouz ça va? Bien merci... insomma la solita cantile-
na, ci conosciamo e ci vediamo più tardi a casa sua... è un MARABOU
praticamente un curandero. una persona straordinaria, migliaia di anni
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di storia racchiusa nel suo volto, altrettanti di sofferenza nel suo cuore.
Ci parliamo, mi tiene le mani e la prima sensazione è il possesso sul
mio corpo. Gli vorrei chiedere mille cose ma mi limito ad ascoltarlo e
ad osservarlo, il mio corpo è leggerissimo e tutto intorno si ovatta, le
sue parole sono come oro colato, mi chiedo se il destino doveva farmi
arrivare quassù per incontrare un altro segno nel mio cammino, ma a
tutto corrisponde un disegno...mi accomiata e non riesco ancora a par-
lare, ma di una cosa sono sicuro... ci rivedremo... ritorno, non ho fame,
penso agli avvenimenti… a come mi sentivo... mi addormento.
21
GRAVIER
...ancora penso a ieri, qualcosa è cambiato...dentro c'è una sensazione
strana, o forse è solo suggestione. Cmq si parte ancora "pour travailler"
scavare e lavare...in mezzo alla foresta tutto tace. L'Africa? Serpenti,
scimmie, coccodrilli, leoni? Dito in Veneto "visto apena un sorze qua
tuto calmo. So solo che tuti scava, busi dappertutto". Quella che vedete
è la terra "gravier" cioè quella che una volta lavata dovrebbe produrre i
diamanti. Mediamente si deve scavare per circa 4/5 metri prima di arri-
vare nella zona buona. Qui si scava a mano oppure con la ruspa.
Nella miniera i gruppi di lavoro sono divisi in donne portatrici della
terra buona (gravier), in bambini portatori della terra da scarto e uomini
che scavano. Quella sotto l'ombrellone è la "capa" della miniera...il pa-
drone invece è in capitale a fare la bella vita.
LA CASCATA
Sveglia presto, mezz'ora prima dello spuntare del sole fuori per assor-
bire tutta l'energia che cielo e terra durante la notte hanno accumulato.
Oramai le parole del MARABOU hanno aperto uno squarcio dentro
la mia anima. Esco e già alcuni dei miei piccoli amici sono fuori che
mi aspettano...non mi chiamano più "TUBABULI" (bianco) ma Robi...
Qualche volta mi chiedo se e' giusto che vado ad interferire, cambiare
certi modi di vivere mah...cmq mi incammino verso il mio percorso.
Ai piedi della salita loro mi abbandonano, nessuno di loro può salire la
strada dello spirito purificato.
Il MARABOU mi ha raccontato che nessuno dei "vivi" può e vuole per-
correre il percorso fino alla cascata perché lungo la via ci sono le anime
in purificazione. In effetti la prima notte che sono salito fin qui un po'
di disagio lo avvertivo, come un fardello da portare. Va beh non voglio
entrare nel misticismo poiché bisognerebbe esserci per capire.
In effetti la notte che mi sono inerpicato fino alla cascata (raccontato nei
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blog precedenti) avevo già avvertito qualcosa di impalpabile, di leggero
che sull'irta salita ti faceva "veleggiare" senza fatica fino alla meta. Sto
cominciando a capire perché sono arrivato, dopo molti anni, fino a qui.
Sto cominciando piano piano a dividere e scindere il mio corpo, la mia
mente e la mia anima come fosse un appuntamento con il destino. Sono
su e la sensazione che i tre segmenti del mio IO si ricompongano. E
mentre scendo la mia anima sembra rimanere li ad aspettarmi, la mia
mente viaggia leggera sopra le mie emozioni e su quelle di questa terra
ed infine il mio corpo, la mia materia seguono le cose terrene verso la
miniera sperando, con il ritrovamento di qualche OGGETTO brillante
di placare la bramosia materiale terrena.
Ma il desiderio di fondere insieme i miei tre elementi sta emergendo
giorno dopo giorno prepotentemente ed al primo DJAMANTE trovato
la mente va al MARABOU: "ne potrai trovare molti, tantissimi se lo
vorrai ma la tua ricchezza sarà quella che non vedrai mai... solo quella
che SENTIRAI un giorno, un momento, un istante, quando sarai pron-
to". Pomeriggio ritorno, PENSIERI e azioni, si va dal falegname, co-
struzione del tavolo e delle mensole, la MAISON comincia a prendere
forma.
Un po' di riposo, poi lezione di italiano ai miei piccoli amici. Oramai
ne conto una ventina piccoli e grandi, ho comprato gessi, quaderni e
penne. Oggi nomi di animali, cibo e verbi.
Sono attentissimi, hanno voglia di imparare, loro ancora NON SANNO
cosa, ma lo capiranno. Divagazione: se in francese diciamo" je ne com-
prende pas" in italiano?: tutti in coro "IO (pausa) NON (pausa) CAPI-
SCO UN CAZZO" . Adesso ogni volta che mi vedono...je ne...io non
cap..." Va beh dai... mi diverto. Sera "ristorante" e partita, poi a nanna
presto, domani sveglia alle 4 e viaggio di 5 ore fino alla miniera di oro.
Testa sul cuscino e viaggio virtuale della mente verso il sentiero della
purificazione, oramai parte integrante sempre più...
23
LE MINIERE
Ore 4 sono puntuale, caffè, poi (tanto qui sono sempre in ritardo) la so-
lita passeggiata mattutina. Nessun bimbo a questa ora, mi incammino e
per un attimo faccio un pensiero al contrario, chiudo gli occhi e mi vedo
immerso nel traffico, ma e' solo un attimo. Arrivo in cima alla cascata e
ogni giorno che passa il cammino è sempre meno pesante. Al ritorno il
mio compagno di viaggio mi sta aspettando, è pronto. Direi che si è in-
tegrato benissimo, ha preso possesso pienamente della realtà africana, i
bimbi lo adorano lo chiamano MUURO, loro fanno fatica a mettere due
vocali diverse insieme. Partenza con un'ora e mezzo di ritardo, ma qui
è normale. Viaggio durissimo, più di tre ore per arrivare fra moto, bici
e gente a piedi con un unico obbiettivo: "andare a lavorare in miniera"
qualcuno più fortunato nei campi.
Donne, uomini e bambini e sapete lo stipendio? Il CIBO poi se even-
tualmente si "trova" qualche prezioso allora ricevono 5000 fng all'ora,
equivalente a 0,50 centesimi di euro.
Alle 10,30 arriviamo in un'altra città costruita dai coloni prima che il
dittatore li allontanasse ... lampioni con i pannelli solari, distributori in
disuso, ripetitori per i cellulari, antenne paraboliche ... insomma non si
erano fatti mancare niente...a venti ore dalla città in mezzo alla foresta
vergine. Vorrei per un attimo che vedeste la vegetazione, sembra di es-
sere in Laos, Cambogia o Vietnam... foreste verdissime, acqua e fiumi
in abbondanza, terra rigogliosa e fertile si potrebbero fare tre raccolti...
insomma un paradiso... Si vede che questo grande villaggio è un po' di-
verso da quello dove abitiamo, mentalità più commerciale e più abituati
agli "etrangers".
Naturalmente visita al capo villaggio d'OBBLIGO con Bochum, uno
dei nostri accompagnatori, insieme con il Presidente dei giovani Guine-
ani...Qua in Africa qualsiasi cosa tu faccia devi passare da questi riti, le
gerarchie sono IMPORTANTISSIME.. Il vicecapo ci mette a disposi-
zione il figlio per la visita alla miniera...finalmente si parte, altre tre ore
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di foresta su foresta. Finalmente arriviamo alla miniera, questa volta di
oro, e non vi dico cosa appare ai nostri occhi...centinaia su centinaia di
uomini, donne, bambini che scavano, allattano, commerciano, fondono,
gridano, insomma VIVONO... anche qua i "TUBABU" (bianco) mai
visti.
Fuori i cellulari siamo presi d'assalto, tutti vogliono farsi fotografare
con noi, vogliono toccarci, parlarci, e io penso:"se sapessero che testa
di c...o" sono e loro ci vedono come un Dio. A Mauro toccano ripetuta-
mente i capelli a me che sono senza ah ah, i peli, un turbinio che per un
attimo li distoglie da quello che è un autentico massacro fisico.
Mauro scende in uno dei buchi e prova a scavare, una fatica allucinante,
terra dura, insidiosa, viscida, a volte generosa...rimane circa due ore
sotto in questo buco, e poi ancora foto. I capi miniera si spazientiscono,
ma sopportano, siamo con i comandanti....eh eh.
Un uomo mi avvicina e mi chiede di venire alla sua tenda... avevo no-
tato ai piedi delle miniera queste capannine, adesso il tutto mi è chia-
ro, comprano l'oro dai capi miniera e lo rivendono...tutto ruota attorno
all'oro e ai diamanti.
La pazienza è finita... si ritorna... voglio portarmi nel cuore lo sguardo
di quegli occhi profondi, senza retorica, che narrano migliaia di anni
di schiavitù da BIANCHI e adesso dai loro fratelli NERI e la domanda
è sempre la stessa:"quando finirà" oppure è nella natura umana essere
"rana e scorpione?" E poi mi meraviglio proprio io che sono qua pro-
prio per questo? Cmq via con il fuori strada ma prima un bimbo al grido
di TUBABU TUBABU vuole un bacio. È uno dei più audaci di solito si
accontentano di toccarti. Penso non avesse un centimetro del suo corpo
libero da quella terra appiccicaticcia e sporca, ma lo stringo lo stesso e
lo bacio e cosi fa Mauro... mah forse Ponzio Pilato era meglio...
A metà percorso, come non fosse già difficile, ci piantiamo... Dio mio...
un contadino con il figlio, a piedi, stravolti dalla fatica, però si ferma,
lascia lì il figlio con noi e corre a casa a prendere il badile... che dire,
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mi viene in mente una frase di un libro che sto leggendo anche se un po'
lunga mi sembra appropriata: "...è vero che nel mondo sette scienziati
su dieci lavorano per le industrie di armamenti o per altre che provo-
cano inquinamento, solo due lottano in difesa della vita sulla terra e
appena uno cerca di preservare la conoscenza pura. È anche vero che
hanno arrecato più danni alla terra gli uomini civilizzati che gli umili
agricoltori o cacciatori, quindi chiese: "vuoi dire che sarebbe meglio
che l'uomo non ricevesse un'istruzione?" Prima bisognerebbe educarlo
e poi istruirlo. L'educazione è più importante di qualsiasi istruzione; si
impartisce già in seno alla famiglia, ogniqualvolta si insegna ad avere
rispetto per la persona e i suoi sentimenti"
Ecco mi sembrava appropriato alla vicenda che stavamo vivendo. IL
CONTADINO SI È FERMATO. Finalmente dopo un'ora siamo ripar-
titi, un po' di denaro al contadino al figlio e ad alcuni bimbi spuntati
dal nulla. Arrivo dal capo villaggio, ringraziamenti di rito, cantilena
islamica e a sto punto io e Mauro ci allontaniamo con una scusa, via
in centro...spiedini di carne favolosi... costo 1000 fng equivalente a 10
centesimi di euro e troviamo anche delle birre fresche da un ragazzo...
Altre tre ore di viaggio e poi arrivo a casa...cena con agnello ai ferri poi
appuntamento dal MARABOU...domani vi racconterò dell'incontro...
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INCONTRO CON IL MARABOU
Riassunto filosofico
Miei AMICI, oggi, la pura descrizione della giornata, lascia il posto alla
raccolta e all'essenza dell'INSEGNAMENTO ricevuto dal Marabou.
NON PENSATE ALLA PERDITA DELLA RAGIONE
Quando sono partito per questa avventura, organizzata nella mia testa
da circa un anno, lo scopo principale, e sarei bugiardo se affermassi il
contrario, È STATO....E SARÀ il GUADAGNO non so se si avvererà
ma ci proverò con tutte le mie forze.
Però quando sono partito lo scopo del mio viaggio, oltre alla ricerca
MATERIALE, e quello che mi è successo quaggiù lo conferma, è ri-
volto anche alla ricerca SPIRITUALE di quello che un uomo dopo un
lungo percorso può cercare di vedere in se stesso. "NULLA SUCCE-
DE TUTTO ACCADE, MA NULLA È ACCADUTO SE TUTTO È
SUCCESSO" citerò anche alcune metafore che mi aiuteranno in questo
percorso. So da molto tempo che ho qualcosa dentro, anche se ho cer-
cato di reprimerlo, che mi induce ad evolvere la mia anima per cercare
di renderla più limpida, giù esteriore, più completa...insomma l'istinto
interiore mi dice di partire. Il segnale che sono sulla strada giusta è il
"VIAGGIO" di circa 20 ore per arrivare alla meta. Quello che e' suc-
cesso ha dell'incredibile, autista pazzo, macchina a pezzi, pericoli in
ogni dove, ma PAURA di non arrivare al SOGNO...
...ecco la prima svolta, il primo segnale è stato ciò... IL VIAGGIO...
...la notte che, fra le molte soste effettuate nei villaggi lungo la strada,
ci siamo fermati a mangiare gli spaghetti in un buio "assordante" vado a
pagare e l'anziana signora quando allungo il denaro mi prende la mano
e comincia a parlarmi nel suo dialetto.
Cinque minuti di cantilena, voi non ci crederete, con il buio pesto che
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c'era potevo vedere la luce dei suoi occhi che mi entrava dentro.
Ali mi traduce che mi sta dicendo che ho due figli, vita abbastanza lun-
ga, grande legame con il mio AMORE a casa... etc etc... dopo il tono
della voce si fa più pacato ma mi rimbomba dentro... traduzione:"devi
cercare la conoscenza, LA VERITÀ prima dentro te stesso, devi can-
cellare la tua MATERIALITÀ devi fonderti con ciò che CERCHI se
davvero vuoi trovarlo... è la tua OCCASIONE non sprecarla".
Questa è all'incirca la traduzione e accomiatandosi mi lascia un anellino
di latta come omaggio, con dei simboli strani, che più avanti dopo il pri-
mo incontro con il MARABOU, scoprirò essere un serpente e l'infinito.
Va beh vuoi un po' per la suggestione della notte Africana, un po' per la
stanchezza quelle parole mi entrano ed aprono il primo squarcio nella
corazza. Ah come ultimo mi dice che a Banonkoro prima di mettermi
alla ricerca della materia dovrò assolutamente parlare con Amnid che
poi è il MARABOU...
Arrivati a destinazione, tralascerò la parte logistica già descritta e mi at-
terrò solamente a quella materiale... incontro un uomo che, qui lo fanno
tutti con gli stranieri, mi chiede dei soldi, nel mentre vede l'anello, mi
chiede ed alla mia descrizione mi indica una casa rivelatosi poi essere
quella di Amnid il Marabou indicatomi dall'anziana. Potrete anche non
crederci ma qui ci abitano migliaia di persone, proprio lì.
...mah destino...
Il giorno dopo primo incontro, niente di particolare, si parla in francese.
Vedo davanti a me un AFRICANO alto, magro, tunica, barba bianca...
pacato nei modi, ogni tanto toglie gli occhiali scuri e i suoi occhi sono
penetranti, poi li rimette quasi a non volere rovistare oltre dentro di te...
...A poco a poco riesco a sentirmi a mio agio (pensavo a qualche rito
a qualche stregoneria nulla di tutto ciò) e lui lo nota, anzi lo sapeva e
parte con il racconto della cascata.
Vuole cominciare a farmi capire usi e tradizioni, ci accomiatiamo e la
sera stessa sono su alla cascata... già descritto nei miei post precedenti.
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Però voglio raccontarvi di ieri sera, nonostante il diluvio vado lo stes-
so...serata di luna piena. Il vecchio dice che la leggenda narra quando
la dea pietrificata vede la prima notte di luna piena per un periodo di
tempo lei si volta con lo sguardo verso la superficie con gli occhi chiusi
devi vedere il bagliore e il viso della donna che ami. Solo così potrai
avere "nullamdjam djama" cioè sarai pronto per "capire" i diamanti
come "miniam maunam" fratelli più grandi, sarai parte unica e non
solo fonte di ricchezza ma anche di saggezza e carità.
Beh sembro strano a dirlo, ma ci sono cose che non si capiscono ma
accadono... OGGI ABBIAMO RICEVUTO LE TRE MINIERE RI-
CHIESTE... e il vecchio sorride... mi fa rabbia e stupore lui sa sempre
tutto. Cmq tutto si rivela per ciò che ci appare, la simbiosi fra uomini
neri e diamanti qui è come l'eterna rivalità fra bene e male, Bene e male
sono stati spesso considerati diametralmente opposti e incompatibili,
anche se questo punto di vista è semplicistico e poco realistico. Il bene
e il male come aspetti inseparabili e connaturati alla vita. Il bene e il
male, inoltre, non sono considerati assoluti, ma relativi: il positivo o
il negativo di un'azione viene valutato nei termini del suo effetto sulle
vite nostre o degli altri, non in base ad astratte regole di comportamen-
to. Ecco loro non hanno regole. si odiano e si amano, sono gli uni alla
ricerca degli altri in un vortice senza fine, dove ricchezza e povertà non
sono altro che il fine ultimo.
Ma anche il mio processo esoterico non finisce qui, altra prova da supe-
rare la visita alla tribù degli uomini dalla maschera d'uccello. Sono par-
tito prestissimo sulla pista dei Monti Mandingo, si attraversa le pista di
Samory, percorsa dai cercatori di diamanti (Malinké) tra altopiani, valli
e picchi punteggiati da villaggi di capanne in argilla e tetti di paglia,
abitati da popolazioni animiste. Il MARABOU dice di non guardare
mai negli occhi nessuno delle tribù.
Ci addentriamo nella foresta tropicale caratterizzata da ponti di liane,
veri capolavori di ingegneria tribale, lunghi fino a 70 metri (Ziama),
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dove finalmente incontriamo i Toma e le loro maschere sacre degli "
uomini uccello". Abbiamo il permesso del prefetto e il copricapo del
MARABOU che è la presentazione alla tribù. Solo alcuni di loro hanno
visto un bianco, ma siamo qui per assistere al sacrificio di sangue dell'a-
gnello come rito propiziatore della fertilità della miniera. Non si pos-
sono fare foto...e non aggiungo altro...il ritorno a piedi è un disastro...
di notte in mezzo ai monti solo con pile e luna piena. Cmq arriviamo
a casa all'alba, il vecchio non c'è ed il figlio ci informa che è partito...
mi piace pensare che abbia finito il suo compito (anche se è andato in
capitale da parenti)... ora abbiamo la pazienza di aspettare e come sopra
descritto arrivano le carte della miniera…si può scegliere fra due finali:
QUELLO MISTICO il vecchio ci ha istruito, ha fatto confluire in noi
il sacro spirito dei TOMA , ci ha purificato alla fontana della dea, ci ha
propiziato con la visione della luna piena, ci ha guarito dalle impurità e
ci ha reso "MAUNJA DIANJA"... oppure più semplicemente cercano
dei partners da "spellare" e li hanno trovati...ah ah.....
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CON CALMA
Come ogni mattina sveglia di buon'ora e consueta passeggiata alla ca-
scata...il fatto insolito che oggi Hammi mi segue fino su in cima...
Che strano il MARABOU mi fa fondere materia e spirito lungo il per-
corso proibito, ed io senza volerlo ho fatto il contrario con Hammi...
Cmq l'atmosfera oggi è diversa, tutti i bimbi sono,al mio ritorno, fuori
dalla porta con Mauro che ci aspettano. Credo, e si nota dalla velata tri-
stezza che affiora sui loro volti, sappiano che stiamo per separarci. Foto
a più non posso, e tutti fanno a gara per presentarci i loro famigliari e le 
loro misere abitazioni, mai era successo in questi giorni.
Anche i commercianti di diamanti sono in processione per cercare di
farci acquistare qualche loro prodotto...la frenesia prima della separa-
zione.
Tutto è pronto, siamo solo in attesa che i rappresentanti locali finiscano
di preparare gli incartamenti e ci facciano firmare gli accordi per la
società e le miniere. Dalle dieci l'ultima carta è pronta alle quattordici.
Nelle ore di intervallo fra una firma e l'altra. Qui il tempo non esiste
(CON CALMA).
Fra i vari commiati come poteva mancare quello con il MARABOU?
Naturalmente non fisico, vista la sua precedente partenza, ma spirituale
condotta dai figli... e sorpresa, impensabile, mi lascia preparati con la
massima cura dei sacchettini con delle erbe medicinali, ed un bigliet-
to contenente una preghiera di addio e protezione. Finalmente alle 16
partenza per Conakry... l'ultimo sguardo voltandosi appena un istante
per tutto ciò che fino ad un istante prima era presente ed ora appartiene,
rinchiusa nel mio cuore, già al passato.
Il viaggio, come all'andata, è allucinante. Le preghiere si sprecano in
quel paesaggio surreale, la nostra vettura è in condizioni disastrose,
peggio che all'andata, solite tappe nei villaggi lungo la strada. Bistecche
cotte all'istante sulle braci, più spiedini di carne, riso in abbondanza... in
tre la CIFRONA di ben 3 euro.
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Poi ripartenza, ad un certo punto carenza di carburante, qui i distributori
non esistono. La benzina si fa direttamente dai banchetti lungo la stra-
da, bottiglie da un litro e via. Dobbiamo aspettare più di un'ora prima
di rifornirci ma finalmente ripartiamo, INCUBOOOO piove, la strada
si fa scivolosa, il pazzo corre e ad un certo punto la vena che ho in testa
scoppia. Fermo tutto, lo faccio scendere di forza e guido io, mi dice che
se mi fermano c'e' la prigione ma non me ne frega un cazzo, meglio in
galera che morto. Ci metto una ventina di minuti a capire il rottame...è
inguidabile...velocità max 50/60 kmh...loro dormono, faccio circa 300
km da incubo, solo la forza della disperazione non mi fa cedere.
Passo la mano a circa 120 km da Conakry che qui da noi significa quasi
in periferia.
E qui appena in tempo, un po' di km dopo c'è una guerriglia. Militari
sparano con un mitra, i CURANI tirano le pietre, veniamo presi di mira,
arrivano pietre da tutte le parti e le pallottole sopra la testa...Non riesco
ancora a credere che ce la siamo cavata. Vedrete il filmato... Finalmente
a Conakry... di corsa all'albergo doccia fredda poiché qui l'elettricità
solo al pomeriggio...
Credo sia la città più sporca che ho visto... dopo la doccia full immer-
sion nel caos di otto milioni di persone in movimento. Dieci, quindici
persone assiepate nei taxi, quattro in moto, fango, rifiuti... è il loro quo-
tidiano.
Biglietti acquistati... stanotte partenza.
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DEDICAALLE PERSONE CARE...
Sono a Conakry, sono già passate quasi 2 settimane dalla mia parten-
za, non so se siano un anno, un secondo, un minuto, so solo che sono
una frazione della mia vita, sto realizzando e metabolizzando ma non
ci riesco. Guardo negli occhi le persone che incontro per strada e non
riesco a capire, non sono uguali a quelli che osservavo attentamente su
in foresta. Sono della stessa razza vivono in povertà hanno lo stesso
obbiettivo: la sopravvivenza eppure lo sguardo non è lo stesso. E così
mi scorrono davanti le immagini dei miei più cari affetti che mi hanno
accompagnato in un posticino dentro al cuore in questo viaggio, i miei
amori famigliari i miei più cari AMICI che ho sempre seguito e mi han-
no seguito e ragiono allo stesso modo.
Guardo le persone che mi girano attorno durante la vita quotidiana e
ho la stessa impressione: non hanno lo stesso sguardo dei miei AMICI
dei miei sentimenti di tutte le persone a cui voglio bene. Non so se è
un distinguo egoistico, ci avevo e ci ho riflettuto molto in questi giorni,
nei momenti belli, in quelli di sconforto, chiudendo gli occhi ho sempre
visto i vostri visi... e così osservando gli occhi di un bimbo che vende
limoni qui al mercato a Conakry vedo lui, ma alla mente mi tornano i
miei piccoli amici su a Banankoro... non so se li rivedrò ma spero di
avere anche per loro un posto nel mio cuore.
GRAZIE
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"METABOLIZZAZIONE DEL PENSIERO"
"Mi scruto dentro e mi rivolgo al viandante che ogni tanto si risveglia
in me con un intercalare di giorni, mesi, anni, a quell'inquietudine che
improvvisa e assorbe ogni mio pensiero e che mi fa desiderare arden-
temente di raggiungere l'oro che si accende tra le nuvole al tramonto,
per inseguire i diamanti celati negli occhi di un'inafferrabile chimera
dal volto andino ma con l'animo da STREGA, per seguire l'avventuroso
viaggio del Sole... per scoprire dove va a dormire la LUNA".
Se è il tuo mistero che vuoi conoscere, allora vai. Se è la verità che sto
cercando, allora non devo indugiare e non devo fermarmi mai ...da chi
mi farò accompagnare in questo viaggio?dagli occhi delle persone più
care, dalle muse che mi hanno ispirato? dal battito del cuore così irrag-
giungibile per me? Perché il mio destino si incrocia sempre con cose e
persone irraggiungibili, così vicine ed inafferrabili.
Tutti noi siamo in un certo senso o in un certo modo, dei viandanti, dei
viaggiatori del tempo, o lo siamo stati almeno una volta, anche solo per
pochi momenti, ma alcuni di noi lo sono per... attitudine. Il viaggiatore
del tempo si ritrova sovente avvolto da una velata malinconia, ma nella
mente e nell'anima spesso si racchiudono grandi ideali. Ti accorgi quan-
do lo incontri che il suo sguardo, se pur attento, oltrepassa le cose e le
persone, senza mai fermarsi veramente su di esse, non per noncuranza
ma per lo spostamento sempre più avanti del suo immaginario infinito.
Non si accontenta mai di ciò che trova sul suo cammino come una lunga
sfida contro se stesso e contro il fuoco che arde nel suo animo e  guarda
in avanti, sicuro che troverà più oltre ciò che sta cercando, ma con la
paura stessa di trovarlo e di rovinare quel sogno lungo una vita.
La sensazione è di una smania continua, una specie di febbre che lo
rende sempre insoddisfatto, ansioso di cambiare la rotta che sta seguen-
do, perché "sente" che quella strada non fa per lui ed è già pronto a
inseguirne un'altra con lo stesso entusiasmo, finché un bel giorno... è
possibile che incrocerai, prima o poi, lo sguardo divertito e forse com-
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piaciuto di "qualcuno" che vuol dirti, con un ironico sorriso, che ciò
che stai cercando con tanto affanno è davanti a te, forse proprio sotto al
tuo naso...e aspetta soltanto che tu possa scoprirlo. Ed allora potrebbe
ritornarmi alla mente una "piccola favola" che la nonna mi raccontava
quasi sapendo guardandomi dentro gli occhi quale controverso destino
mi aspettava: "vedi davanti alle tue mani un piccolo ramoscello, un
pezzetto di legno che con fare noncurante e un po' saccente stacchi da
un albero, una cosa così minuscola così piccina che appare quasi insi-
gnificante, di poca importanza. Eppure, a volte, anche le piccole cose
racchiudono il loro segreto, come quel piccolo ramo la linfa che nutrirà
e darà vita a nuove foglie e frutti, o il sasso freddo e duro che nasconde
il diamante."
Consideriamo questa piccola verità trasportiamola in quell'anima in
pena che è il cuore del viandante e facciamoci guidare dalla leggen-
da dello Spillikin che deve il suo nome all'abitudine di stringere tra i
denti un sottile e piccolo ramoscello di cui gusta, con evidente piace-
re, l'originale sapore. Spillikin è anche chiamato il FOLLETTO DEI
VIANDANTI che, solitari, attraversano a volte le sue regioni e che egli
accompagna discreto, spesso per lunghi tratti. Alcuni di loro giurano di
averlo visto ed altri addirittura di averne sentito i piccoli passi leggeri
accanto ai loro o di essersi perfino intrattenuti in lunghe conversazioni
con lui. Ecco lo Spillikin è DENTRO DI NOI…
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ALCUNE CONSIDERAZIONI METABOLIZZATE
AD UNA SETTIMANA DAL MIO RITORNO
Mi scruto dentro e mi rivolgo al viandante che ogni tanto si risveglia
in me con un intercalare di giorni mesi anni, a quell'inquietudine che
improvvisa e improvvisamente assorbe ogni mio pensiero e che mi fa
desiderare ardentemente di raggiungere l'oro che si accende tra le nu-
vole al tramonto, per inseguire i diamanti celati negli occhi di un'inaf-
ferrabile chimera dal volto andino ma con l'animo da STREGA, per
seguire l'avventuroso viaggio del Sole... per scoprire dove va a dormire
la LUNA.
Se è il tuo mistero che vuoi conoscere, allora vai. Se è la verità che sto
cercando, allora non devo indugiare e non devo fermarmi mai ...da chi
mi farò accompagnare in questo viaggio? Dagli occhi delle persone più
care, dalle muse che mi hanno ispirato? Dal battito del cuore così irrag-
giungibile per me? Perché il mio destino si incrocia sempre con cose e
persone irraggiungibili, così vicine ed inafferrabili?
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Guinea - Conakry
Venditrice di baguettes
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Guinea
In viaggio verso Banankoro - Ore 03.01 spaghetti al mais in foresta
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Guinea
Sosta in un villaggio, dove da cinquantanni non si vedeva "un bianco"
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Guinea, Banankoro
Primo alloggio
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Guinea, Banankoro
Mauro, compagno di avventura
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Guinea, Banankoro
I primi piccoli amici
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Guinea, Banankoro
Piccoli ospiti a cena
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Guinea, Banankoro
In cammino verso la prima miniera
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Guinea, Banankoro
Miniera di diamanti a cielo aperto
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Guinea, Banankoro
A destra seduti i riconoscitori del terreno diamantifero "Gravièe", a sinistra in piedi i caposquadra
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Guinea, Banankoro
Le donne trasportano la terra "Gravièe"
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Guinea, Banankoro
Cinque minuti di riposo per le lavoratrici
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Siamo tutti visitatori di questo
tempo, di questo luogo.
Siamo solo di passaggio.
Il nostro scopo qui è
osservare, crescere, amare...
poi facciamo ritorno a casa
(Proverbio Aborigeno Australiano)
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SECONDO VIAGGIO
Riflessioni sull'Ebola e conoscenza di Mamady Conde
Eccomi, il tempo scorre veloce ed i preparativi per il ritorno in Guinea
sono difficili... si già la Guinea Conakry, patria mediatica dell'Ebola.
"Passano le stagioni e gli anni, cambiano apparentemente anche i burat-
tini della politica che si alternano a marionette manovrate dagli stessi
fili, eppure le strategie del Sistema sono sempre le medesime. Non cam-
biano di una virgola.
A parte qualche sfumatura infinitesimale, la strategia è sempre la stessa:
controllare dal punto di vista fisico, mentale ed emozionale, la popola-
zione intera del pianeta, o una buona fetta di essa.
Come fare? È più semplice di quello che si possa immaginare, e lo stile
di vita moderno ne è la prova lampante: respiriamo aria avvelenata (scie
chimiche, inquinamento), beviamo acqua sterilizzata la cui vitalità è
meno di zero, mangiamo alimenti morti, pastorizzati, pregni di chimica
e adesso anche transgenici. Se tutto ciò non bastasse ci intossichiamo
quotidianamente il fisico e le menti con veleni quali droghe, farmaci
e vaccini. Dall'altra parte, i super controllati e potentissimi mezzi di
comunicazione massa (cinema, giornali, radio e televisioni), apparen-
temente disgiunti, lavorano invece in sinergia col Sistema, perché si
occupano di tenere distratte le menti, le intasano e ingolfano di false
notizie, spacciate però per informazione, e avvelenano le anime con
emozioni e sentimenti deleteri e assolutamente devianti.
Ricordiamo che il fine ultimo è il controllo dell'uomo!
Un persona malata, intossicata, emotivamente destabilizzata è una per-
sona che si manipola facilmente. Un vero e proprio suddito.
Non hanno bisogno di persone libere di pensare, sentire e agire, ma di
sudditi ammansiti, di un gregge di pecore ammaestrate tenute a bada da
qualche cane-pastore. Ogni tanto però qualche pecora scappa dal grup-
po e cerca la libertà, cerca di capire cosa c'è aldilà del recinto.
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Libertà che nonostante la tecnologia, i navigatori satellitari, gli i-phone
e i cellulari, è sempre più risicata e sempre più a rischio.
L'odierno caso della epidemia di Ebola rientra in tutto questo? Per quale
motivo i militari americani hanno sperimentato in questi anni l'Ebola in
Sierra Leone e negli altri paesi africani? Forse per trovare un sistema
che ne riduca la mortalità in modo tale da avere nelle mani un'arma
biologica perfetta e potentissima? Due medici statunitensi infetti hanno
ricevuto iniezioni di vaccino e hanno cominciato il recupero dalla ma-
lattia immediatamente.
Quindi si parla già di vaccino. Un vaccino i cui diritti sono del governo
statunitense, o meglio, del ministero della Difesa: il Pentagono. Per cui
ci stanno già dicendo che tale vaccino funziona perché due medici ame-
ricani infettati dal virus Ebola sono guariti. Il miracolo della scienza e
delle coincidenze!
Per tanto, chi vorrà vaccinarsi per non morire, dovrà chiederlo in gi-
nocchio al governo americano, altrimenti, se renderanno obbligatorio il
vaccino per tutti, a guadagnarci, sarà sempre il governo democratico a
stelle e strisce. Il paese che salverà il mondo dalle pandemie.
Pandemie che prima creano e poi aiutano a debellare... e non sareb-
be certo la prima volta. Quale modo migliore di vendere giornali, che
guerre e disastri? Quale modo migliore per aumentare i preventivi per
gli ospedali ed il personale dell'ennesima "emergenza sanitaria"? Quale
modo migliore per aumentare le vendite di farmaci e vaccini, riempien-
do la gente di spavento e convincendola che queste malattie siano al-
larmanti e che la loro speranza migliore è un'inoculazione inoffensiva?
Quale modo migliore per deviare l'attenzione di un Paese da importanti
questioni estere e da problemi interni, che spaventandolo presentando-
gli un problema mondiale che lo colpisce così da vicino? Strani inci-
denti... chi tocca il virus muore!
Ovviamente si tratta della classica coincidenza, ma nel Boeing 777 del-
la Malaysia Airlines, abbattuto nei cieli tra Ucraina e Russia vi era tra
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le persone presenti, un certo Glenn Thomas. Un nome non molto cono-
sciuto...
Glenn Thomas era un autorevole consulente dell'OMS a Ginevra, esper-
to inAIDS e, soprattutto, in virus come l'Ebola. Egli era anche il coordi-
natore dei media ed era coinvolto nelle inchieste che stavano portando
alla luce tutte le controverse operazioni di sperimentazione del virus
Ebola nel laboratorio di armi biologiche presso l'ospedale di Kenema
in Sierra Leone. Ora questo laboratorio è stato chiuso per volontà del
Governo, ma stanno emergendo particolari interessanti in merito agli
interessi nascosti dietro la sua gestione...
Ovviamene queste cose non le sentiremo dire in televisione.
Tra gli interessati, la coppietta del secolo: il miliardario Bill Gates e sua
moglie Melinda, con la loro omonima fondazione "Bill & Melinda Ga-
tes". I due filantropi, che guarda caso, lavorano in ambienti eugenetici e
contribuiscono, mediante le vaccinazioni di massa, alla sterilizzazione
delle donne dei paesi del Sud del mondo, hanno connessioni con i la-
boratori di armi biologiche situati proprio a Kenema, epicentro, guarda
caso, dell'epidemia di Ebola sviluppatasi dall'ospedale dove erano in
corso trial clinici sugli esseri umani per lo sviluppo del relativo vaccino.
Anche l'ebreo George Soros non manca mai. Il miliardario ungaro-sta-
tunitense, onnipresente quando si tratta di finanziare la destabilizzazio-
ne di un paese (le varie rivoluzioni colorate e arabe sono una sua crea-
zione), tramite la sua Fondazione, finanzia lo stesso laboratorio di armi
biologiche. Sono sempre banali coincidenze...
Attraverso la Fondazione "Soros Open Society", per molti anni ha at-
tuato "investimenti significativi nel triangolo della morte Ebola" della
Sierra Leone, Liberia e Guinea.Le forze in atto non hanno più fantasia,
sono diventate, per così dire, monotone.
Mentre le coscienze odierne dell'umanità, una volta totalmente addor-
mentate e obnubilate, ora si stanno lentamente destando da questo gran-
de Truman Show planetario.
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Tale risveglio è il pericolo numero uno per i grandi manovratori che
lavorano nell'ombra.
Una persona sana, una persona non addormentata, che conosce la pro-
pria interiorità, il proprio mondo emozionale, e sa come agire, è una
persona libera.
Libertà non intesa nel senso esteriore del termine, ma libertà interiore!
Questa persona non potrà mai essere ingabbiata, e sicuramente saprà
decidere in libertà di coscienza se farsi vaccinare oppure no.
Io in Guinea nella patria dell'ebola a Conakry ci sono stato un mese per
lavoro. Nessuno discute la pericolosità di un virus, "VOLUTO DAL-
LA MENTE MALATA DELL' UOMO" per sperimentare nonché per
"sterminare" una popolazione già flagellata da guerre ed epidemie con
la comunità internazionale indifferente.
Sono 40 anni che il virus esiste in Africa e sono 40 anni che in labora-
torio hanno il vaccino, ed il fatto lo dimostra che il medico americano
si salverà e che in tre giorni era pronto il vaccino sperimentale... ORA...
CHE SIATE MALEDETTI... è da gennaio che lo sapete e solo ora al
primo caso non Africano avete rotto i coglioni... Farete miliardi con il
vaccino come sempre per i vostri interessi e da gennaio, me compreso,
lo sapevate ed avete compromesso la salute di milioni di visitatori...
ripeto che siate MALEDETTI.
Fortunatamente, io a Conakry, patria dell' ebola per il momento ci sono
passato indenne, nonostante la vostra disinformazione, e sicuramente
ci tornerò poiché in quarant' anni di vostri massacri se fosse così facile
trasmetterlo saremo tutti sterminati.
DELINQUENTI, AVIDI LEGALIZZATI... che possiate minimamente
passare le pene che costruite su misura per dei popoli indifesi...
Detto questo come sfogo, quasi a realizzare le parole del marabou, l'al-
tro ieri mi è arrivata una mail in cui dovevo "affidarmi" ad un "fratello"
del "president de jeunesse Amara".
Bene giovedì appuntamento a Treviso. Il primo impatto, come sempre,
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serve a scrutare lo spirito ed il secondo a realizzare il corpo. Partiamo
dal secondo, di piacevole aspetto, ben curato e soprattutto con le idee
chiare... il primo quello dell'anima, dopo aver sfiorato le sue mani, l'u-
nica sensazione di cui mi fido, la trasmissione del fluido è stata imme-
diata. In un attimo tutto il mio passato recente in Guinea mi è scorso
davanti veloce, lasciandomi una piacevole sensazione.
Bene il mio motto "tutto succede nulla accade... ma se tutto è accadu-
to nulla è successo" ancora una volta non tradisce...Siamo subito sulla
stessa lunghezza d' onda, specifico anche a lui, oltre naturalmente allo
scopo del nostro lavoro e cioè il guadagno,  che una parte di esso (per-
lomeno il mio) sarà destinato alla costruzione di un ospedale a Banan-
koro e un'apertura di una scuola calcio per ragazzi. Poi giustamente
dopo aver chiarito le priorità ed i progetti principali il nostro summit
di lavoro procede spedito. Passano velocemente due ore e le basi sono
gettate... adesso appuntamento con i miei soci per sabato poiché voglio
che li conosca e viceversa.
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RIPARTENZA
Eccoci... espressione banale ma appropriata. Si ritorna in Guinea a con-
tinuare quello che abbiamo iniziato. Questa volta la vigilia non è stata
meditativa, i preparativi hanno assorbito tutte le nostre energie, in pri-
mis la spedizione del container, la ricerca di attrezzature e finanziatori,
un po' di apprensione per quello che ci aspetterà ma alla fine ECCOCI.
Partenza da Bologna ore 16,45 destinazione Casablanca... sosta e poi
Conakry la "nostra" capitale. Il viaggio è appena iniziato e osservando
quel mare infinito sotto e sopra di celo e nuvole la fantasia, o meglio, il
pensiero trova la strada per riflettere sugli amori, sulle amicizie, sugli
affetti che temporaneamente ho lasciato alle spalle, solo materialmente
però, in quanto nella mia testa, nel mio cuore, nel profondo della mia
anima c'è posto per ognuno di voi.
Non ho potuto salutarvi tutti ma VI abbraccio idealmente da questo
blog... ripenso per un momento allo sguardo smarrito ma comprensivo
di mio padre, agli occhi che avrebbero voluto dirmi molte cose di mio
figlio, alle lunghe chiacchierate scacciapensieri di mia figlia, allo sguar-
do smarrito di mia moglie... e come sempre a mia madre che posso solo
immaginare come avrebbe tentato di tutto pur di dissuadermi pur sapen-
do l'inutilità del tentativo... ognuno "deve" andare incontro al proprio
destino, la via ce la insegna l'anima, noi dobbiamo solo percorrerla... e
poi immancabile come l'aria l'ultimo messaggio prima di imbarcarmi,
puntuale, sagace, pieno di armonia le cui parole racchiudono in poche
righe anni di vita, di spiritualità, di ricerca, che capisce come pochi il
significato della profonda conoscenza del proprio io di come affrontare
se stessi e la via spirituale consegnataci... compagna di ore di chiacchie-
rate alla ricerca di qualcosa che non potrà mai arrivare in questa vita ter-
rena... e poi quassù sospeso nel vuoto guardando giù un pensiero anche
per i miei amici più cari che soffrono chi per un affetto famigliare, chi
per altro, vorrei potervi soffiare un pò di pace, di tranquillità, di questa
beatitudine che si respira, che ti riempie la mente, che ti intorpidisce...
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qui a diecimila metri di altezza dove tutto si fonde e dove ti accorgi che
sei tutto o niente, sei microscopico ed immenso, sei terreno e spirituale
ma sei TE STESSO.
Atterraggio
Ore 2,40 locali scendo dall'aereo e il nome che ti entra nel cervello
come un flash senza nemmeno leggerlo è EBOLA... alle volte mi do-
mando come un nome associato ad un'azione possa portare tali scon-
volgimenti nella vita delle persone... di MILIONI di persone... sogno o
realtà... pericolo vero o presunto... verità nascosta o bugia maggiorata...
solo il tempo sarà giudice veritiero ed insindacabile. Mamady è lì che
ci aspetta ed in mezzo a tutto questo casino la sua figura è una presenza
rassicurante. L'abbraccio sancisce l'inizio ufficiale della nostra avven-
tura in terra Guineana e finalmente vi presento i miei compagni di me-
rende: DAVID e MAURO.
Li ho conosciuti "ragazzini" attraverso il calcio e me li ritrovo giovani/
adulti in questa avventura... mah è proprio vero che il disegno di una
mano sapiente rende una tela bianca via via che viene imbrattata uno
scenario di vita mutevole e affascinante... cmq vai... Mamady ha fatto le
cose in maniera impeccabile... macchina ministeriale del fratello della
"premier dame"... appartamento ammobiliato con aria condizionata...
ma daiii è la stessa Africa di tre mesi fa? ...è proprio vero che quando si
torna sul luogo del delitto lo scenario cambia in maniera radicale e bef-
fardo ...va beh la testa tocca il cuscino alle 5,30 ...e alle nove sveglia...
colazione e poi via, ma sempre "doucemente" verso il porto a sdoga-
nare il container, non si può immaginare il casino, migliaia di persone
urlanti, navi e camion che si alternano con una frequenza spasmodica,
sdoganatori che ti catturano con il prezzo migliore ...insomma ne esci
pazzo ...alle tre riusciamo a fare tutto e speriamo per mercoledì di avere
tutta la nostra merce. Ci meritiamo un pranzo e qui colgo l'occasione
per la presentazione del fratello della premier dame DOUMBUJA, un
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mandingo di un metro e novanta per centoventi chili, sarà lui il nostro
apripista per il palazzo, ma nel frattempo via nel ristorante turco da lui
preferito... Locale con tv ed aria condizionata (fuori ci sono 40gradi e
l'umidità rasenta il 100%). Tre ore... e chi si alza più ...cmq alle sette via
di nuovo verso un'altra destinazione lussuosa: Residence Riviera, ap-
partamenti lussuosi... piscina... sala fitness... casinò... guardie armate...
non è questa la "mia Africa".
Via così ed andiamo a ritroso... dopo aver descritto la cronaca del sus-
seguirsi di avvenimenti lasciatemi divagare spiritualmente ...EBOLA...
come può una parola generare distruzione fisica, morale ed economica
di una popolazione... credo che dentro di noi ci sia un'ebola da com-
battere tutti i giorni... il business del corpo offusca lo spirito... questa
mattina mi sono alzato presto e seduto in riva all'oceano circondato da
tonnellate di rifiuti osservavo alcuni bimbi e ragazzini scalzi che rovi-
stavano tra le immondizie, ma come è possibile che i media mondiali
non siano presenti qui sul campo a commentare direttamente... e il pri-
mo pensiero che mi entra forte è che hanno paura del loro sogno, sono
spaventati dalla loro stessa realtà virtuale...non distinguono più la realtà
dalla fantasia ed assecondano benevolenti ciò che loro stessi hanno cre-
ato: il RULLO BUSINESS. Questo mostro deve schiacciare incurante
tutto ciò che trova nel suo percorso.
Locali, alberghi, banche, luoghi di interesse pubblico, perfino abitazio-
ni private sono dotate davanti alla porta di recipienti in plastica conte-
nenti un liquido si presuppone disinfettante e la scritta della ditta del
contenitore è tedesca, poi vedo che il nome della ditta scritta su un sac-
chetto vuoto del liquido è una società americana, gli appostamenti che
raccolgono offerte e aiuti sono multietnici, francesi in primis, e penso
che ci sono proprio tutti al banchetto ufficiale del teatrino... ANDATE
A RIPULIRE la sporcizia, sistemate le strade fangose, dividete i rifiuti,
costruite ospedali, mandate qui le telecamere ad inquadrare e ripren-
dere la vera realtà, non quella virtuale che propinate ogni ora su tutti
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gli organi di informazione... venite a riprendere i milioni di termometri
digitali che ti vengono puntati alla testa per misurati la temperatura ad
ogni entrata di qualsiasi luogo pubblico con marca tedesca... (pensate
quanto funzionano, abbiamo sempre 33 o max 34 gradi, peggio di Dra-
cula) e tutto ciò, pur non sottovalutando i rischi, mi fa sorridere ma-
linconicamente e mi intristisce il cuore e l'anima pensando a come sia
facile manovrare il nostro pensiero...non ci libereremo mai dalla schia-
vitù mediatica... e ci sarà sempre un'EBOLA a terrorizzarci, magari in
alcuni casi a contagiarci, per poter accrescere a dismisura il business di
pochi potenti...
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EBOLA
"Ciò che non siamo in grado di cambiare dobbiamo almeno descriver-
lo". Ho sempre pensato che l'informazione non deve sempre essere por-
tatrice di verità, poiché a volte, o meglio, sempre può fare male...qui ne
ho la conferma... Ho passato gli ultimi giorni "dentro" la vita di questa
città, ho cercato di capire cosa voglia significare essere il protagonista
del romanzo, del film, della commedia reale e non il lettore.
Ho girato gli uffici, i centri di potere, i ristoranti, i negozi, i mercati, la
vita diurna e notturna, lo sport, insomma VIVERE e sono qui a scriver-
vi poiché mi domando continuamente perché. PERCHÉ l'uomo è pieno
di contraddizioni e le riproduce ogni istante della sua vita in maniera
adattabile e vorticosa a seconda delle situazioni?
Mi vengono alla mente le parole del microbiotico Richard Guerrero: "la
terra e' un pianeta ricoperto da migliaia di organismi che emettono bol-
le"... ecco "scoprire come siamo e perché siamo è stato il primo passo
per cercare di CAMBIARE e liberarci dalle tenebre del dogmatismo (di
cui mi piace ed è adatta una parte della descrizione "supina accettazio-
ne") del passato, il codice dei morti che ancora oggi governa il destino
di milioni di persone.
Quanto tempo dovrà passare prima che norme esistenti da molti anni
lascino spazio ad indicazioni più adeguate a uomini la cui speranza di
vita è da poco triplicata?" La risposta guardando da dentro questo spac-
cato di vita è: "NESSUNA". Qual è la parola odierna per spaventare
i bambini e coprire le mancanze degli adulti? il titolo del nostro blog
odierno: EBOLA.
Da una parte il tentativo "dimostrativo" di combattere, di arginare, di
limitare l'epidemia indotta... dall'altra milioni di persone "costrette" a
lavarsi le mani con liquidi disinfettanti davanti ad ogni entrata e tutto
attorno immondizie, sporcizia, promiscuità in quantità industriale.
Ecco qui io ci sto vivendo e sto scrivendo perché sono "sul campo" sto
vivendo, sto toccando con mano quello che sta accadendo: "il 90% del-
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le persone qui non sa nemmeno cos'è l'Ebola."
Tutti continuano la loro vita, magari moriranno, oppure, visto che sono
qui, moriremo tutti ma credo che non sono MORTI DENTRO certa-
mente qualcuno sta pagando e pagherà dazio per ciò che il POTENTE
ha creato per il proprio potere... ma di certo morirà avendo vissuto, ma
non morirà dentro leggendo un giornale o guardando i TG e vedendosi
già morto per l 'epidemia...
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"IL CONTAINER"
Ogni giorno che passa è come una lama di coltello che ti penetra nella
carne, la sensazione di impotenza aumenta ad ogni ora, tutto il mondo
è paese. Per scaricare il "nostro" container dieci giorni muovendo tutto
ciò che era possibile muovere... colonnello, lo zio, il capitano gendar-
merie, il padrone del porto, un francese gay che abbiamo dovuto far
chiamare direttamente dalla premiere dame, finalmente ci sblocca il tut-
to... mance comprese... undici ore dopo sdoganamento e trasferimento
zona apertura.
Ore otto giorno dopo orario apertura ma il funzionario arriva alle dieci,
ancora la trafila dentro e fuori dagli uffici, mance, litigi, discussioni...
alla fine apertura, wow c'è tutto, maaaaaa colpo a sorpresa, nei sacchi
trasparenti d'abbigliamento ci sono dei capi militari... tutto l'esercito a
mitra spianati, via al muro, QUI nel continente dei massacri, del più
grande commercio di armi del mondo, nei luoghi dove, per i potenti, c'è
ancora spazio per poter giocare alla guerra quasi ci arrestano... ma alla
fine via, fuori tutto, si carica il camion... destinazione Kankan.
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TRE VENETI IN GUINEA
Ogni giorno che passa la domanda rimbalza fra le pareti della testa
come una pallina impazzita... ce la faremo? Si ma fare cosa, ci sentia-
mo piccoli piccoli, economicamente lo sapevamo già, culturalmente lo
sospettavano, moralmente... ecco questo è il colpo basso... moralmente
bisogna essere una roccia.
Navighi fra sete di arrivismo e ferite aperte giornaliere, fra ambizioni
sfrenate e occhi che ti scrutano penosi... poi se incontri per strada un
bianco per caso e ti dice che è da Ponte di Nanto ed è qui che lavora
con i guineani poiché non ha nemmeno i soldi per tornare, Ruggero, poi
ti presenta Stefano, via Anconetta, Vicenza, senza soldi anche lui e ti
domandi che CAZZO sta succedendo, una commedia grottesca di Pi-
randello, dove ogni storia è un'altra storia, ogni volto è 1000 volti, dove
ogni anima è perduta, dove realtà e fantasia si scrutano da vicino eppure
sono lontanissime e ti accorgi pazzescamente che l'Ebola è l'ultimo dei
problemi... tutto ciò ha un senso?
E tu cosa fai qui, quale chimera insegui? Sei Stefano? Sarai Ruggero? o
cercherai di rimanere te stesso, scaccerai i fantasmi degli affetti sempre
presenti ogni istante nel tuo cuore, le ferite che si riempiono di sale,
oppure riuscirai ad abbinare, anche se in parte, tutti i tuoi obbiettivi,
materiali, umanitari, spirituali per poter dire, non al vento, ma davanti
allo specchio guardandoti diritto negli occhi "era questo che volevi?"
sei arrivato in fondo al tunnel? Sei riuscito a vedere un po' di luce... ah
che bello il domani che non ha risposte e certezze ma solo dubbi... vivi
nella consapevolezza o sei consapevole di vivere?
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VIAGGIO ALLUCINANTE
Quello che vi racconterò, credetemi, non ci credo nemmeno io che pos-
sa essere accaduto veramente... 684 km da incubo in 28 ore, da Conakry
a Kankan... tutto quel che mi era stato detto, il pericolo, la povertà, il
senso di smarrimento di un popolo lo toccherò con mano.
Partenza ore 16,30 con macchina stracarica io David e Zidan per segui-
re il camion con la nostra merce, Mauro e Mamady partiranno domani.
Valige, attrezzature, vestiti, mangiare in ogni dove... sopra la macchina,
dentro... in mezzo... due ore per fare 30 km ed uscire dalla capitale, su-
bito da incoscienti ci accorgiamo che i fanali sembrano una canzone di
Guccini... "di lampadina fioca quella da 20 candele".
PAZZESCO, ci infiliamo dietro ogni cosa che si muove con i fanali
ma dopo un po' li perdiamo e così via, arriviamo in mezzo alla fore-
sta. Si avanza al quasi buio, non c'è più nessuno a rimorchiarci, ad un
certo punto dopo averne schivate migliaia, una botta tremenda quasi ci
cappottiamo e la macchina che inesorabilmente esala l'ultimo sospiro...
buio pesto, acquazzone in mezzo alla foresta, panico, ci riorganizziamo
e spostiamo spingendo la macchina sul bordo... per fortuna David si
accorge, lui sa tutto, che si erano staccati i fili della batteria.
Ripartenza con fanali spenti, con le luci dei telefonini a farci strada,
finalmente un camion ci sorpassa dopo una mezz'ora di agonia, ci acco-
diamo e finalmente dopo quasi un'ora troviamo un villaggio.
Un gruppo di dodici ragazze ci chiese di avvicinarci, stavano festeg-
giando un compleanno mangiando con le mani dalla stessa splendida
coppa, piena di riso e carne. Stanchi, accaldati ed affamati, decidemmo
di accettare l'invito... scoprimmo qualche istante dopo, da dei ragazzi
che incuriositi ci avevano circondato, che molte di quelle ragazze erano
prostitute; i principali clienti erano funzionari dell'Onu o commercianti
Europei, che le ripagavano con generi di prima necessità e vestiti.
Fu il primo segno che lì... nulla era come sembrava.
Non attirare l'attenzione in questi sperduti villaggi per noi era alquanto
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difficile. Due bianchi a piedi a quei tempi non si vedevano molto spes-
so. La maggior parte dei "Tobabu" erano dottori di Medici senza Fron-
tiere, o i Funzionari della Fao o dell' Onu, che si muovevano su enormi
e pulitissimi pick up bianchi.
Per fortuna c'è Zidane che in qualche modo riesce a trovare con un
meccanico delle lampadine per i fari...ora il diluvio è universale, alle
21,30 ripartiamo, anabbaglianti guardano a SX e abbaglianti DX... bella
scelta... ancora foresta, altipiano e saliscendi per due ore, voilà POSTO
DI BLOCCO mitra spianati, inginocchiati tutti e tre a terra davanti alla
macchina, tra urla e litigi in dialetto Malynke', azzzz qui si mette male,
alla fine dopo 40 minuti infiniti, pagando, Zidane riesce a farci ripartire.
Durante quel viaggio, quello che ci porta a Kankan scopriamo attraver-
so i racconti le tracce più nascoste di questo paese: il contrabbando di
diamanti, piloti inglesi e olandesi in pensione che trasportano illegal-
mente minerali, lo sfruttamento delle multinazionali e la poesia della
gente che convive con tutto questo con uno splendido sorriso. Ma intan-
to siamo già a otto ore di viaggio e sta succedendo di tutto.Altra sosta in
un villaggio, mangiamo in un ristorante capanna, riso con pollo, sembra
tutto surreale, grottesco...
Decidiamo di riposare un po', inutile rischiare ancora... Il mio non fu
un sonno dovuto alla stanchezza fisica (anche se a Kyndia c'è il 70%
di umidità e una temperatura di quasi 40 gradi); era uno scappare, uno
scappare dai troppi racconti di guerra e fame, dal non capacitarsi del
perché, la bellezza di un luogo in Africa equivale solo al suo dolore, il
peso di tutto questo era troppo forte. Dopo un po' mi risveglio e vedo
che un vecchio mi osserva dal finestrino...
David e Zizou dormono, scendo e la conversazione risicata in francese
mi fa capire di aver trovato la storia che cercavo. "Il paradiso è morto ed
io ho perso il mio posto!" Continuava a ripetere il vecchio. "E tu uomo
bianco va a dire queste cose alla tua gente" "Il paradiso è morto ragaz-
zo! Ed io ho perso il mio posto", non era una minaccia di un vecchio che
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nessuno ascoltava più, ma uno splendido invito ad ascoltare una storia.
"Cosa vuoi dire vecchio? Che posto? Come fa il paradiso a morire?"
Prima devi purificare l'anima, finire il tuo percorso, percorrere le tue
paure... Gli chiesi... "Siediti qui" mi disse "Ho 70 anni, ed ho visto tutto
di questo paese, ma non solo di questo paese, pensa che una volta riuscii
ad arrivare fino in Senegal, il più bel viaggio della mia vita, le spiagge,
il fresco vento del mare, ma di tutto questo mi è rimasto solo il ricordo,
tu conosci la guerra uomo bianco?" "Ne ho visto le tracce, ne ho visto
i danni", "Allora vedi, vengo dalla Sierra Leone, qui l'ultima guerra è
durata 10 anni, i miei avi hanno combattuto contro i portoghesi ed i
francesi, e le generazioni dopo combatterono ancora contro gli inglesi;
tutti quanti, ci volevano come schiavi.
Ma guardati intorno, questo è un paradiso! Ed io so leggere e qualche
volta ascolto la radio, e so, che non è ovunque così. Perché più un posto
è bello e più la gente è povera? E viene uccisa, o lasciata morire di fame
e malattie? Perché la bellezza, deve convivere con l'orrore? Da dove
vieni?" "Italia" "Morite di fame lì?" In questo momento l'Ebola sta di-
struggendo alcune popolazioni del mio paese ed io sono fuggito qui, ma
non si tratta solo d malattie, morite di fame lì?" "No" "Ed è bella come
la mia Africa "È bella, ma nulla si può paragonare all'Africa", "Allora,
se tutti i posti belli, devono essere distrutti, il più bello di tutti: il paradi-
so, è morto da tanto tempo, ed io, che ho seguito sempre le leggi di Dio,
non avrò un posto dove andare quando sarò morto. Quando tornerai a
casa, dì a tutti che il paradiso è morto...eh si, nemmeno il battito di ci-
glia e l'oscurità lo inghiotte... ho sognato?...
Sono pronto ad immergermi di nuovo in un'atmosfera di spontaneità,
di calore e di colore, attraversando paesaggi spettacolari. Finché i miei
amici non si destano vi descrivo geograficamente alle tre di mattina
questo paese dove foreste primarie si alternano ai più grandi massicci
montuosi dell'Africa Occidentale che fanno di questo paese il serbatoio
acquifero della regione. Proprio in Guinea nascono infatti tre suoi gran-
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di fiumi: Gambia, Senegal e Niger, che hanno dato il nome a ben quattro
nazioni africane.
Prime luci dell'alba via di nuovo, almeno adesso ci vediamo, ma manca
ancora una vita. La vettura romba attraverso la via dei cercatori d'o-
ro sui Monti Mandingo, si attraversa le pista di Samory, percorsa dai
cercatori di diamanti (Malinké) tra altopiani, valli e picchi punteggiati
da villaggi di capanne in argilla e tetti di paglia, abitati da popolazioni
animiste, ci si addentra nella foresta tropicale caratterizzata da ponti
di liane, veri capolavori di ingegneria tribale, lunghi fino a 70 metri
(Ziama), dove mi piacerebbe incontrare i Toma e le loro maschere sa-
cre degli "uomini uccello". Ma in mezzo al nulla spuntano una decina
di uomini in mezzo alla strada, coltelli in mano, ostruiscono la via...è
fatta...ci fermiamo... Zizou ci dice di restare fermi e non dire una paro-
la, in dialetto Malinke riesce a trattare la resa, sono banditi di foresta,
1.000,000 di fng (circa 110€) è il pedaggio... OK ce la siamo vista
brutta... DIOOOOOO...
Quando la foresta si tramuta in savana, si attraversa il fiume Niger per
raggiungere il più grande massiccio montuoso dell'Africa Occidentale:
il Fouta Djalon, con le sue pinete e le bellissime cascate. Con la no-
stra jeep ci inerpichiamo fra montagne e altopiani verdeggianti dove
vive isolata l'etnia Peul, raggiungendo quindi Mali Ville, l'insediamento
umano più alto della Guinea (1400 metri). Si scende poi verso Dia-
bala... e qui comincia il calvario... subito quasi un segno del destino
restaurant chez mama Rosa... come al martedì sera dopo allenamento
dalla impareggiabile Rosa e dalla figlia Laura, e subito mi viene un po'
di nostalgia per quelle magnifiche serate.
Qui siamo distantissimi ma la signora e le sue cinque figlie sono vera-
mente affabili... riso speziato con pollo... coca e caffelatte... non sapen-
do la strada che ci aspetta non male... Da qui cominciamo la parte più
pazzesca del viaggio.
All'uscita mi ferma un signore sulla quarantina di origini Malinke che
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mi chiede se possiamo dargli un passaggio, alle volte in un baleno de-
cidi cose che poi ti segnano, senza consultarmi gli dico di si istintiva-
mente... Ci stringiamoci da matti pieni zeppi e partiamo... è un uomo
incredibile, medico volontario, filosofo, antropologo, insomma è deli-
zioso... e qui... durante sette ore di strada pazzesche per fare 146 km
da Diabala a Korussa ai 20/30 all'ora e qualche volta a passo d'uomo,
fra buche allucinanti, strapiombi, dossi LUI ci accompagna con la sua
voce deliziosa e la sua cultura esagerata... e qui capisco un po' d'Africa
spirituale...
SENTITE: "La filosofia non è il mio campo di specializzazione ma,
occupandomi di studi e ricerche di antropologia culturale e di narrativa
africana, mi sono sempre imbattuto in questioni legate alla cosmologia,
alla mitologia, alla saggezza della vita o all'immortalità nelle religioni
tradizionali africane, non ho potuto fare a meno di porre a me stesso
una serie di quesiti: esiste una filosofia africana? Il fatto che la tradizio-
ne orale abbia carattere testuale e storico è sufficiente perché si possa
parlare di una filosofia? Qual è il ruolo del "pensiero universale" della
tradizione africana?  E lo sviluppo del pensiero filosofico africano oggi?
Ridefinire la storia del pensiero africano per reclamarne un riconosci-
mento... Non è chiaro se vi è una specifica "filosofia africana" o se nella
visione del mondo dell'uomo africano esistono principi costanti e ricor-
renti, comuni ed irriducibili, che fanno sì che egli sia guidato nella sua
soggettività. Insomma, possiamo parlare di un'alba della "filosofia afri-
cana"? L'immagine "storta" dell'Africa e la sua marginalizzazione nella
storia ha le sue radici nella concezione etnocentrica ed evoluzionistica
europea; basti pensare alle testimonianze di Erodoto, Plinio il Vecchio,
Diodoro Siculo, alla teoria del Buon Selvaggio di Jean Jacques Rousse-
au e alla concezione hegeliana della storia.
Secondo tale concezione l'Africa era una terra abitata da popolazioni
primitive, astoriche e prive di razionalità; un pregiudizio che ha for-
temente viziato l'immagine del Continente fino ad "inventare" un'al-
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tra Africa, che doveva essere salvata dalla sua condizione di barbarie
dal progetto coloniale. Ecco perché, mentre la "castrazione coloniale"
non è ancora finita, diversi pensatori africani vedono nella riflessione
filosofica una via verso la rinascita africana e per ricrearne l'identità,
liberandola il più possibile dagli orpelli di un pensiero altro, che l'ha
violentata e resa schiava. L'ambito in cui la filosofia africana ha tentato
- e tenta - di svilupparsi come scienza moderna è quella incerta zona di
confine che separa e congiunge spazi socioculturali, politici, mentali,
disciplinari come il dominio coloniale e lotte di liberazione, diaspora,
saperi locali e linguaggi disciplinari occidentali.
Si tratta di uno spazio ambiguo, lacerato e mal definito che ha reso
urgente la domanda sulla identità, personale e collettiva, e che appunto
cerca nella filosofia una possibile chiave di risposta, oscillando tra la ri-
vendicazione di una propria irriducibile diversità e l'affermazione della
rilevanza universale del proprio pensiero e della propria cultura. Tale
"spirito" o "stile", per convenzione tale "filosofia", mentre in Occidente
avrebbe il proprio carattere distintivo in un atteggiamento analitico che
conduce alla dominazione della natura e all'atomismo sociale, in Africa
troverebbe la propria peculiarità in una visione sintetica del mondo e
del sapere che favorirebbe la coesistenza con la natura e la convivenza
comunitaria fra gli uomini."
Ecco qua uno spaccato... che ci rende il viaggio meno devastante, ven-
ticinque ore dopo la partenza siamo a Korussa... un incubo... subito
spiedini di carne ed il nostro ospite si dilegua così come è arrivato. Fra
poco l'oscurità ci avvolgerà di nuovo, altro incubo, per fortuna la strada
è tutta diritta e fra un camion ed una macchina seguiamo la scia... ven-
totto ore dopo Kankan... fine di un incubo
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UNA SETTIMANA...
Sette giorni possono essere un'eternità, ma anche un alito di vento che ti
sfiora passando veloce sul tuo corpo e sul tuo spirito, alimentando come
un leggero soffio di vento il fuoco dei tuoi pensieri...
Ci eravamo lasciati sabato scorso dopo ventotto ore di viaggio e la si-
tuazione è in continua evoluzione, alla domenica sono arrivati Mauro e
Mamady, il gruppo si riunisce.
Arrivato il camion con tutta la nostra merce, uno spettacolo lo scarico
del l'escavatore da parte di David. Notte fonda... buio pesto...solo la
luce di una torcia...il cambio alto di sponda quasi due metri senza peda-
ne... quasi impossibile scaricare l'escavatore...
Impossibile per David non esiste, davanti ad un pubblico di ragazzini
e donne sempre più numeroso ed attento, inizia la grande manovra...
si appoggia ad un mucchio di immondizie, lavora di lama come d'Ar-
tagnan... poggia la benna come Tom Cruise in missione impossibile...
doma i comandi della macchina come Spartacus con la biga... la tensio-
ne è al massimo, la paura anche, ogni minimo errore può essere fata-
le... i bimbi cominciano un tifo assordante, saranno ormai circa trecento
persone che fanno capannello attorno, fumo, stridio di ferraglia, la mac-
china come un cavallo imbizzarrito e... con un'ovazione da stadio come
dopo un goal ai mondiali l'escavatore plana dolcemente al suolo...
È FATTA...
Come descrivere David, sembra uno di quegli eroi medievali senza ar-
matura... pronto a tutto a spada tratta. La macchina è in panne ci pensa
lui, il generatore fa i capricci ancora lui, per qualsiasi evenienza tecnica
LUI c'è... qualsiasi problema è risolvibile, e poi si integra alla perfezio-
ne con i bimbi dei villaggi, cioccolatini e caramelle per tutti, sempre uno
stuolo di ragazzini attorno... ogni giorno un viaggio tra uffici, miniere,
personalità da conoscere e da "coccolare"... se vuoi un po' di protezione
per gli stranieri funziona così... Se non sei con uno di loro che ti guida
e conosce i segreti puoi avere quanti soldi vuoi ma qui non ti muovi...
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la situazione è un po' logorante soprattutto per il morale più di venti
giorni, ma di lavoro ancora niente... siamo così noi italiani, vorremmo
tutto e subito, siamo abituati a non rimanere inattivi per lungo tempo,
l'attesa ci snerva... ma qui siamo in Africa dove anche un sassolino che
cade dalla montagna sembra andare a ritroso...
Dai ABITUATI, ama questo ritmo, capiscilo, fallo entrare dentro di te
come una musica Afro di Davido e solo allora potrai capire, accettare
come un segno spirituale del destino tutto ciò che accade e allora anche
la montagna ti sembrerà un piccolo dosso...
Mauro, essendo il contabile è il più insofferente di noi, giustamente
attento ai conti, meticoloso al punto giusto, combattuto fra risorse esi-
gue e mance che fuoriescono come l'acqua dai fori di una tubatura rot-
ta... c'est l'Afrique... dove Blanc non significa letterariamente bianco
ma Ricco... e tu devi sostenere questo gioco, se si accorgono che bleffi
sei finito, tutte le porte si sprangano, tu non esisti più... perciò vai…so-
stieni il ruolo finché è possibile...qui dicono Inshallah... Dio ti guarda...
speriamo abbia la vista buona... eh eh... se David è il tecnico tutto fate
Mauro è oltre al nostro commercialista anche, e qui una sorpresa, (sarà
contenta la Valentina) l'uomo di casa, piatti e posate sempre lavate, or-
dine e pulizia in cucina, piatti cucinati con varietà e buon gusto...ogni
tanto tentano anche di giocare a palla... ma con i ferri da stiro che si
ritrovano prendono delle sonore lezioni...
ah il calcio, la palla... che invenzione... qua tutti giocano, per le strade,
in un campo dissestato, in mezzo ad un cortile... dappertutto... mi siedo
ad osservarli ogni tanto ma gli occhi mi si riempiono di una velata tri-
stezza ripercorrendo con la memoria i tempi della mia gioventù insieme
con gli amici fedeli... due cartelle per palo e via fino a sera inoltrata.
Rivedo ancora mia mamma (il cuore mi si gonfia) che con la pila ve-
niva a cercarmi... poi rifletto e la tristezza lascia il posto ad una gioia
spirituale poiché se tu hai dei ricordi è perché hai vissuto... loro invece
intorno ad un pallone vivono per delle speranze.
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Ed allora, visto che i miei due compagni di avventura sono ingegnosi ed
hanno delle caratteristiche, io che come al solito non faccio un "cazzo"
sono sempre li per caso, mi balena l'idea di aprire una scuola calcio...
detto fatto progetto in piedi.
Il prefetto mi consegna stadio e strutture ed il giorno ventiquattro inau-
gurazione con stampa, televisione, autorità con consegna di tre mute
complete da calcio, che il buon cuore di qualche amico che conservo
ancora dentro alle società come Lucio, oppure qualche amico di vec-
chia data come Icio che gentilmente mi concede anche la possibilità di
fare bella figura con delle maglie professionistiche (Chievo), tutto que-
sto qui... nel cuore dell'Africa... che voglia di una riflessione ideologica,
diciamo che la intendo così: lo sport a squadre è tradizionalmente una
simulazione della guerra. Lo scontro fra due o più fazioni avversarie, in
cui si svolge un confronto che dovrà terminare con la vittoria dell'uno
o dell'altro, ha sempre rappresentato una guerra a cui partecipavano
indirettamente i tifosi dell'una e dell'altra squadra o parte sia che questo
sport fosse pacifico sia che avesse implicazioni violente.
Il gioco della palla nella cultura Maya rappresentò bene questo fenome-
no. Fu il gioco più importante di questa straordinaria cultura e sicura-
mente il più popolare e ricco di simbologia.
Il gioco avveniva in un campo di pietra con ai lati due pareti posizio-
nate in obliquo, una di fronte all'altra. Le dimensioni di questi campi
variavano, il più grande misurava 419 piedi di lunghezza per 114 di lar-
ghezza. Attaccati a queste due pareti e posti molto in alto c'erano alcuni
anelli. Le squadre si confrontavano sul terreno orizzontale e dovevano,
senza usare le mani, lanciare la palla dentro ad uno di questi anelli. La
palla doveva correre sulle pareti oblique e non doveva mai toccare terra.
La difficoltà era tale che quando la palla passava attraverso un anello
la partita finiva. Il gioco era un confronto molto atteso dalla popolazio-
ne Maya perché assumeva anche una dimensione solenne, una ritualità
che si intersecava con i riti religiosi e aveva una propria espressione
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cerimoniale. Alle partite partecipavano come spettatori i sacerdoti e i
re e, sia prima, durante e dopo, venivano cantate e suonate canzoni che
accompagnavano la messa in scena di un gioco che coinvolgeva diretta-
mente e indirettamente tutta la popolazione. Il gioco aveva, infatti, una
simbologia mitologica. Il confronto fra le due squadre rappresentava la
lotta fra gli dei del cielo i signori che abitavano il mondo sotterraneo.
La palla invece rappresentava il sole.
Questa simbologia seguiva lo spirito religioso dei Maya che adoravano
la dualità della natura e quindi la fertilità e la vita che proveniva dal
cielo e dalla terra e la morte che proveniva dal mondo sotterraneo. La
ritualità del gioco della palla prevedeva un risultato estremo. La squa-
dra che vinceva diventava molto popolare e veniva trattata con ogni
riguardo e considerazione. Diventavano, insomma, delle celebrità e il
loro leader riceveva onori e doni dal sacerdote supremo e dal re. La
squadra che perdeva, invece, veniva disonorata. Il leader, invece, veni-
va ucciso. Questo avveniva sia in onore del senso del confronto bellico
che imperniava il gioco sia come sacrificio agli dei.
Quindi il gioco della palla, proprio per questa sua ritualità cruenta,
diventava parte della ritualità religiosa con il sacrificio umano che ne
chiudeva lo svolgimento e ne ampliava la simbologia. PERCHÉ descri-
vere questo?... cosa c'entrano i Maya con gli Africani? Tutto e niente...
ORO e SACRIFICI...
79
L'ESSERE... O NO
Fa pensare che, al di là di ogni regola scritta o cmq osservata, tutto
debba passare (= essere filtrato) da un semplice buon senso, che è oltre
ogni regola e norma e che non si insegna. Il buon senso che è tenerezza,
appunto, gentilezza nei modi e nei pensieri, accortezza, cura, attenzione
all'altro come "essere altro", con una sua dignità che va oltre le leggi e
le norme stabilite.
Così dovrebbe essere ma qui tutto si annulla, anni di schiavitù e di umi-
liazioni dovrebbero aver insegnato qualcosa ...NIENTEEE.
Sono loro i primi razzisti, sono fieri, non si sopportano, si umiliano, ne
approfittano, hanno una cattiveria innata... e ti chiedi dove sia il confi-
ne... come lo scorpione che ti guarda mansueto indietreggiando di tra-
verso e poi ti colpisce con noncuranza... per loro la vita vale meno di
niente.
Il loro misticismo, una volta sacro ed assoluto, oggi si manifesta solo in
maniera materiale e detto che ogni manifestazione psicotica o parapsi-
cotica, sia pure culturalmente espressa nell'ambito di una determinata
religione, denunci la presenza di un fatto mistico: per esempio, lo scia-
mano è un operatore sacrale che agisce in stato di trance senza essere
per questo un mistico.
La qualifica storico-religiosa del misticismo non procede, in realtà, né
da una qualsiasi rappresentazione della divinità, né dalle caratteristiche
psichiche delle personalità mistiche; procede, invece, dal rilievo di una
particolare soteriologia emergente dall'organizzazione significativa di
vari elementi, d'ordine sia pratico (rituali) sia teorico.
La soteriologia che permette di definire come mistico un qualsiasi fatto
religioso è quella che propone il conseguimento di una "salvezza asso-
luta", in contrapposizione a una "salvezza relativa" offerta dal sistema
religioso nel quale il fatto mistico si realizza.
Per "salvezza relativa" si intende una salvezza che sia tutta contenu-
ta in una determinata condizione umana... ma di umano qui nemmeno
80
l'ombra, si agisce solo ed esclusivamente per un tornaconto personale,
ed allora rimango ore seduto ad ascoltare un dialetto improponibile di
cui non si capisce una sola parola, ma le espressioni dei volti denotano
il tradimento della propria cultura e delle proprie radici...dai! cellulare,
squilla ancora, fammi ricordare ancora una volta che la spiritualità è
dentro di te, manifestala, accettala, non cercarla in altri che lo spirito lo
hanno perduto nel binario della tecnologia.
Ma ritorno qui ancora solo per vedere una donna la cui bellezza o pro-
sperità non conta... ha 116 anni, si più di un secolo, si muove veloce
come una saetta, è svelta di pensiero e di parola, è la terza volta che
mi vede e credo sappia già tutto di me, e ci intendiamo subito... lei mi
guarda mentre ascolto i saggi, mi scruta, me ne accorgo, ha già capito
che sono insofferente perche non trovo risposte adeguate ed allora mi si
avvicina si siede accanto e mi mostra alcune rughe sulla guancia sini-
stra e mi fa capire che una volta scorreva linfa vitale ora invece rimane
solo il solco arido che arriva al cuore prosciugandolo, come una volta
il Niger portava all'oceano tronfio e rigoglioso tutte le spiritualità di un
popolo, ne raccoglieva dalle rive gli umori e le fatiche, si faceva acca-
rezzare morbido e dolce dai tronchi delle canoe, ma così come le velate
e dolci morbide guance di una volta ora rugose così anche la cultura e
la tradizione di un popolo una volta fiero si arena sulle sabbie fangose
di un fiume oramai arido.
Tutto ciò per descrivere due giorni di un teatrino in cui un popolo vor-
rebbe trasmetterti cultura e tradizione ma ti lascia con l'amaro in bocca
affidandosi alla legge del Dio denaro per lasciarti lavorare.
81
DIVAGAZIONI AMOROSE... O AMOREVOLI
FADAMA... il nome può significare tutto o niente... niente ai più poi-
ché è un piccolo villaggio nel cuore della Guinea... TUTTO per noi che
adesso ci viviamo e coltiviamo un sogno dorato o forse è il film della
nostra vita...Allora ci piace immaginare che la trama possiamo scriver-
la e riscriverla migliaia di volte come le anime di questo miscuglio di
capanne raggiungibile solo con la canoa... TUTTO poiché pochi sanno
che qui nascono le due razze che daranno vita al vero popolo africano,
i dominatori Traore, temuti da tutti e veri mandingo, e i Condè razza
nobile da cui deriva il nuovo presidente della Guinea.
Ma questa è la prefazione, sono seduto sulla riva del maestoso Niger
e sul riflesso della luna dorata e i tuffi repentini degli storioni, con un
fruscio di serpi in cerca di succulenti rane, con un silenzio surreale che
mette i brividi, fra pensieri mistici ed esoterici, la parola che mi illumi-
na la trama del mio film è AMORE...
L'uomo che vive nell'ego spesso scambia per amore quello che amore
non è. C'è solo un modo per essere certi se quello che diamo è amo-
re: cosa mi aspetto da ciò che do?  Se ci aspettiamo qualcosa, allora non
è amore.
Questo è il primo squarcio di lucidità della mia mente, sono come nel
romanzo di Robert McLean: "Alla fine tutte le cose si fondono in una
sola, e un fiume la attraversa", mi piace, la pesca alla trota è la mia
passione è il mio Amore secondario, un ramo del fiume principale che
scorre nel mio cuore. "Per mio padre, tutte le cose buone – dalle trote
alla salute eterna – derivavano dalla grazia e dall'amore, e la grazia
dall'arte, e l'arte non è una cosa facile e l'amore dall'anima e l'anima
devi sentirla".
Oh come corre il pensiero, quale volto se non quello della persona che
amo mi illumina la notte e la mente e come il fiume i miei sentimenti
si intrecciano e prendono forma... scorri Niger e riempimi fino a gon-
fiarmi di sentimento... "Non si dovrebbe mai desiderare troppo. Perché
82
si rischia sempre di ottenere quel che si desidera." Ma il mio osare per
quanto insistente non potrà mai ottenere ciò che in questo momento
più desidero... LEI... sottile presenza nel mio corpo, fusione della mia
personalità, fine sublimo e supremo... a pochi fortunati e' riservato il
privilegio di incontrare l'anima gemella.
Entrando in questa vita, ciascuno di noi proviene da un lungo passato
che conta molte vite e, assumendo di nuovo il suo compito su questa
terra, porta con sé il proprio bagaglio di bene e di male. Abbiamo quindi
tra di noi un livello evolutivo, capacità, sensibilità, vedute molto diver-
se e a volte molto distanti. Non c'è alcun merito o demerito in questo,
è solo un fatto oggettivo, una conseguenza logica e naturale. Le anime
più antiche sono più sagge e guarderanno con benevola comprensio-
ne ed affetto, anzi cercheranno di aiutare quelle alle prime esperienze,
meno mature, intemperanti, a volte piuttosto arroganti ed egocentriche,
con poca o nulla propensione all'umiltà, caratteristiche queste naturali
in anime che sono ancora nei primi stadi dell'evoluzione.
Generalmente però ciò che gli individui con maggiore esperienza e sag-
gezza fanno e dicono quasi mai viene accettato o compreso da chi non
si trova allo stesso stadio di maturazione, anzi, il più delle volte queste
persone sono aspramente criticate, derise, tacciate per visionarie, fuori
di testa o fuori dal tempo. Se le anime giovani accettassero con umiltà
gli insegnamenti impartiti da chi è più avanti di loro nel cammino, si
dimostrerebbero sagge, ma sappiamo che la saggezza non è prerogativa
dei giovani, tutt'altro! Che fare allora? Ciascuno dovrà proseguire sul
proprio sentiero e riuscirà a comunicare profondamente soltanto con chi
si trova allo stesso livello evolutivo.
Seguirà i dettami della propria coscienza senza rendere conto a nes-
suno, non curandosi dei giudizi, degli attacchi e delle incomprensioni
degli altri, facendo silenzio in sé per riuscire ad ascoltare sempre più la
propria voce interiore, la propria anima. Non c'è niente di giusto o sba-
gliato in sé, fare sesso sì, fare sesso no, amare un essere umano, amare
83
soltanto il Divino etc...
Ogni cosa è giusta rapportata al livello in cui siamo e questo lo sappia-
mo soltanto noi, all'interno della nostra coscienza, se siamo già capaci
di non mentirci, di non prenderci in giro da soli, perché c'è anche questo
da tenere presente. Siamo infatti bravissimi a giustificarci, a considerar-
ci quello che in effetti non siamo ancora.
Gli esseri umani sono rimasti intrappolati in atteggiamenti schematici
che hanno distorto il valore dell'amore. Un momento c'è amore, un atti-
mo dopo quell'amore è diventato immensa sofferenza e dolore. Come se
l'essere umano avesse perso il contatto con l'Unica fonte eterna di amo-
re, prendendo momentaneamente sostegno da fonti effimere. Il risultato
di questo fa sì che l'animo umano rimane assetato di amore vere, anche
solo di una goccia. Senza quell'amore esso continua a vagare disperato,
cercando... infatti, specialmente quando si è giovani, si è acerbi, in-
completi, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci completi appunto,
alla ricerca dell'altra metà della mela e pensi di trovarla in un lui o in
una lei, che a sua volta è coinvolto o coinvolta nella stessa spasmodica
ricerca dell'altra metà della mela. mi giro e vedo lo scavo della miniera,
cosa cerchi? dove vuoi arrivare? Ma è un attimo... L'amore manifestato
dalla maggior parte di noi è legato alle emozioni, per questa ragione è
condizionato. L'amore emotivo che abbiamo finora vissuto è associato
a sentimenti di possesso, sensi di colpa e paure.    
Amarsi vuol dire accettarsi e poi trasformarsi, vuol dire morire e poi
rinascere. L'egoista non rinuncia mai al suo piacere e non accetta il do-
lore per conquistare la gioia.
Amarsi vuol dire essere capace di farsi dei doni. L'egoista è solo capace
di farsi dei regali. I regali appagano l'uomo nella sua materialità. I doni
appagano l'uomo nella sua interezza. Solo chi sa amarsi sa come amare.
Chi ha appreso ad amarsi e sa realizzare il suo bene, conosce cos'è l'a-
more e sa come realizzare il bene altrui.
Pensieri sempre più forti ma non riescono a distogliermi dal mio unico
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  • 1.
  • 2.
  • 3. Prima edizione Febbraio 2015 Progetto editoriale Maurizio Merlin
  • 4. Roberto Bassi LA TUAAFRICA ...cosa "ebola" in pentola... Appunti di viaggio di un blogger alla ricerca dell'oro e di se stesso
  • 5. 2
  • 6. 3 Carpe Diem... meglio pentirsi di averci provato che vivere con il rimorso di non averlo fatto
  • 7. 4
  • 8. 5 PREMESSA Volevo avvisare i miei lettori che il testo è rimasto così come l'ho pubblicato nel mio blog, con tutte le abbreviazioni e i tanti puntini di riflessione. Questo farà rabbrividire i cultori della lingua italiana ma è stato lasciato così volutamente, in modo che sia tutto spontaneo. Vita vera, vissuta attimo per attimo. Sentimenti e senzazioni uscite dal cuore e dalla mente per poi travasarle nel sentimento di chi legge. Roberto Bassi
  • 9. 6
  • 10. 7 PREPARTENZA E SENSAZIONI Mattino Eccolo, il momento ancora una volta è giunto, anni di girovagare fi- sico, metafisico e spirituale fra nazioni materiali e universi essenziali mi portano di nuovo con spirito esploratore ancora in fermento e fisico intaccato dalle crepe del tempo che inesorabilmente passa e logora ogni parte materiale. Perfetta e sublime fusione tra ciò che il tempo "umano" intacca cioè il CORPO e quello senza confini e spazi cioè lo SPIRITO che sublima le carni fino al ritrovamento di un nuovo INVOLUCRO. Questo binomio racchiude in sintesi la lotta, il rischio e il possibile superamento della deriva esistenziale pura ed autentica; aspira al non-luogo anche se è nel fermento delle esperienze reali che si instaura la felicità. Infatti questa non consuma piacevolezze ed utilità ma brama all'esaltazione del valo- re e si considera come una simile esperienza debba essere frutto dell'at- to razionale. Ecco perché il suo godimento può convivere con gli aspetti dolorosi della vita, frutti della concorrenza di cause tra di loro diverse. Sera Impressioni notturne e desideri spirituali prendendo a modello uno spaccato dei Radiohead: "Svegliati dai tuoi sogni, asciugati le lacrime: oggi fuggiamo. Fuggiamo, fai le valigie e vestiti, prima che scoppi un inferno prendi fiato, continua a prender fiato... Non perdere coraggio prendi fiato, continua a prender fiato. Non posso farcela da solo, non puoi farcela da solo senza renderti conto del supporto di chi ti ama alle spalle... Infatti solo non sarai mai, nel deserto o nella jungla, nella sa- vana o sulla costa, io ti amo e non sono il solo, non sarai mai solo, per quanto lontano tu vada". Non vedo l'ora di provare quella sensazione ... VOGLIO PROVARE LA PAURA, voglio sentirne il dolore interno... io che non l'ho mai provata, deve prendermi, avvolgermi...quasi sopraf-
  • 11. 8 farmi... Per il momento solo considerazioni interiori, giustificazioni dello SPI- RITO al CORPO... Notte un po' agitata per alcuni avvenimenti, magari inconsciamente, i visti che si ottengono fra mille difficoltà, l'ansia di non riuscire a far coincidere tutti i particolari,... e poi... non è comprensibile perdere un amico così... per l'abbandono della voglia di vivere... RIP... e a tal pro- posito si potrebbe prendere ad esempio Bert Hellinger, il quale, si rese conto ben presto che le "costellazioni familiari valicavano spesso i con- fini della coscienza ed entravano in una nuova dimensione, più ampia e più profonda, dove non solo si risolvevano i problemi della vita, ma la persona ritrovava il profondo legame con se stessa, con la vita, con la sua parte spirituale, e diveniva più matura e saggia. In questa dimensio- ne si sperimenta il vero amore, la relazione profonda con l'altro, l'aper- tura alla vita, il successo e la realizzazione personale. Attraverso le Costellazioni Spirituali la risoluzione dei problemi giunge a "toccare" l'anima, portando una pace profonda e una gioia interiore indescrivibili. Sono un metodo di crescita personale e spirituale, rivolto soprattutto a chi desidera comprendere cosa sta avvenendo dentro di sé e nella sua vita, e affrontare con successo e con le proprie forze le sfide e le difficoltà che incontra nel vivere quotidiano. Le Costellazioni Spirituali sono la sintesi del grande lavoro di Hellinger, di incontri con brillanti ricercatori, di studio della saggezza degli antichi popoli e degli uomini saggi." Però aggiungerei, senza presunzione, che le Costellazioni Spirituali SONO la completezza delle Costellazioni Famigliari e delle Costella- zioni Sentimentali in una fusione che va ben oltre l'immaginazione... Questa esperienza è per me vista come un'esperienza intensa e profon- da, alla ricerca della propria dimensione interiore, per cogliere il valo- re della propria ad aspirare a vivere liberi dai pesi del proprio passato personale e genetico. L'obiettivo è di condurmi in profondità dentro me
  • 12. 9 stesso, a contatto con lo scorrere della vita, per coglierne le direzioni, lo scopo, il valore. Adesso posso dire, prendendo sempre il pensiero di BEN HELLIN- GER, che attraverso la metodologia delle Costellazioni Familiari si par- te da problematiche attuali per giungere ad una dimensione più ampia e profonda, dove è il rapporto stesso con la vita, con l'amore, con la realizzazione personale, che viene elaborato e sviluppato. Si affrontano temi quali la vita e la morte, la colpa e il peccato, le diverse dimensioni dell'amore, la malattia e il destino, la propria linea genetica e le proprie radici, la sessualità ed il rapporto di coppia, i fini della vita, il successo ed il benessere materiale. Ed è proprio il BENESSERE MATERIALE che in questo viaggio, pur non perdendolo di vista, mi da modo di ricer- care il BENESSERE SPIRITUALE... Oggi niente pensieri Filosofico-Culturali solo la pura cronaca dei pre- parativi... valigia, vestiti, da buon veneto seconda valigia con alimenti... la notizia che i visti sono pronti in agenzia a Roma domani alle 14,30... ed il momento si avvicina... Anche tutta l'attrezzatura elettronica si sta completando... cavi...batte- rie... cellulari... ed importantissima la telecamera che dovrà essere la fe- dele compagna di viaggio per immortalare tutti i momenti e racchiudere tutte le emozioni... Ecco la telefonata... passaporti pronti con visto... biglietti con partenza da Bologna e che l'avventura cominci...sono emo- zionato come un bambino...
  • 13. 10
  • 14. 11 IL VIAGGIO Che bello viaggiare alla notte, l'oscurità fuori ti riempie di luce dentro, finalmente c'è più tempo per le riflessioni profonde, a 11000 metri d'al- tezza puoi viaggiare all'interno dei tuoi sentimenti, essi si ampliano e amplificano fino a diventare immensi ed assordanti, la luna fedele ac- compagnatrice di sogni ed illusioni terrene ti guarda e ti osserva impe- netrabile e tu ne resti affascinato, ammaliato, vorresti toccarla non con le mani, ma con tutto il tuo spirito vorresti impossessartene, vorresti... vorresti... ma ti giri in cerca di un volto da immolare sull'altare della dea bianca, ma non puoi fare altro che chiudere gli occhi ed immaginarlo. Pensavo da giù, guardando le costellazioni e le stelle fare da contorno alla dea bianca, steso con il naso all'insù, cosa si poteva provare ad essere più vicino, ora ci sono ma tutto è ancora lontanissimo poiché la distanza è una misura assolutamente terrena, la vera DISTANZA quella che va oltre l'INFINITO e attraversa i confini dell'universo deve uscire dalla tua anima staccarsi dal corpo. Solo allora tutto è nelle tue mani come sostanza impalpabile ma reale, avvolgente ma sfuggente...puri- ficante. Ma la cosa che più mi affascina in ogni viaggio, e qui salto dalla pura essenza dello spirito alle cose più materiali, non perdendo di vista la loro possibile fusione, è la facilità di contatto, di parola (anche se con linguaggio diverso), di rapporto che le persone ti offrono, senza cono- scerti, solo con la sensazione che sei, come loro, viaggiatore nel e del tempo. Ho qui vicino a me in aereo una studentessa, ha dei lineamenti perfetti, gli occhi profondi propri della terra Africana. Ci parliamo da qualche ora e mi sento proprio indifeso... lei conosce perfettamente tre lingue, io a malapena parlo italiano ah ah ah...benedetta o maledetta ignoranza... però nel viaggio, nello spazio ti accomuna il PERCORSO, non importa quale sia la meta ma l'importante è arrivarci, e qui faccio mio il pensiero di un'AMICA: "una volta arrivato alla meta vai oltre" sposta il confine...
  • 15. 12 perle di saggezza... Manca anc ora un'ora all'arrivo, Dio mio come corre tutto così veloce... non riesci proprio a catturarlo, vorresti fermare qualche attimo farlo tuo ma ti fugge via, che sensazione di impotenza...prima della partenza chiacchieravamo (per modo di dire) in francese con una ragazza, Maria, della Guinea. Pensavo, mentre mi raccontava che una settimana fa era a New York, tre giorni dopo a Londra, poi a Madrid ed oggi a Casablanca, ancora una volta allo scorrere imperterrito del tempo, tutto bellissimo ma già PASSATO... a come racchiudere dentro tutti i momenti belli. Ma pensandoci bene sarebbe come (lo facevamo da ragazzini) rinchiu- dere le lucciole nella scatola, togli loro la principale bellezza: la luce... ed allora lasciarle libere perché possano splendere e tutti ne possano godere è come liberare e non rinchiudere i momenti belli poiché tutti ne siano partecipi. Altra coincidenza strana, e ritorno a prima al dialo- go con Maria, arriva un ragazzo, sorriso veramente splendente, molto affabile, si siede vicino a chiacchierare con noi. Si chiama Boubacar è senegalese, lui va a casa a Dakar, si informa su tutto, dove vado, cosa farò in Guinea, il perché...e scavando, scavando, dopo una parola, una confessione, un'apertura, scopriamo che è cugino di Felice un mio ami- co senegalese che abita da moltissimi anni a Milano...ma cosa ti combi- na la vita... NON SEI MAI SOLO... NON SEI MAI STRANIERO... in nessuna nazione... sei senza confini... adesso dormo un po'... Arrivati a Conakry ore 1,30. Per fortuna i bagagli ci sono tutti, e puntua- le è arrivato il mio amico Ali. Carico i bagagli e via verso l'albergo, voi non potete capire (vi mostrerò le foto) come vivono... PAZZESCO... cmq arrivati, albergo con piscina, umidità al 110%, però in camera aria condizionata! Chiacchierata notturna sulle rive dell'oceano e poi alle 4 a nanna. Ora vi annoio con un po' di riflessioni notturne... tra lo sciacquio delle onde che si infrangono sulle rocce e la notte scura e tenebrosa che ti alimenta dubbi e pensieri, ma anche la beatitudine del silenzio e della
  • 16. 13 solitudine che solo l'oceano può darti. Pensi che sei solo in mezzo ad una città di otto milioni di abitanti, ma sei solo con i tuoi pensieri, tutto si ovatta fino a rendere te stesso ed il paesaggio attorno una fusione sur- reale. Ma per una strana alchimia che solo il corpo e la mente rendono una cosa unica, con l'anima ad osservarti puoi estraniarti ed elevarti sopra tutti fino a non sentire nessun rumore e qui puoi ascoltarti profon- damente...via l'anima vola sopra le luci della città, osserva lo spirito di questa gente, ne entra a far parte, ma inevitabilmente ti respinge… tutti cercano di capire di aiutare ma loro non vogliono. Ci avete voluto così per anni? e adesso volete, perché vi fa comodo, cambiarci? NO... NOI STIAMO COSÌ
  • 17. 14
  • 18. 15 ARRIVO IN AFRICA Dormito bene, ore sette sveglia e via immersi nel traffico della metropo- li, inquinamento 1000x1000 una cosa pazzesca...milioni di persone in movimento, frenetici, senza regole, da vedere...non si può spiegare...via con il cambio soldi 200 euro in cambio 2.200.000 fng un pacco di carta incredibile, via a comprare la scheda per telefono e per internet, ritorno in albergo e qui conosciamo THE PRESIDENT... così me lo mostrano e così io lo chiamo. Sarà il nostro tramite con lo sconosciuto mondo dei villaggi nelle foreste della Guinea sino ai confini con la Sierra Leone. Quando me l'hanno presentato non immaginavo nemmeno io a cosa andavo incontro. Partiamo all'una pomeridiana destinazione foresta... 700 km di un viag- gio on the road allucinante, dopo i primi km mi accorgo che mi ci vor- rebbe si la benzedrina... La vettura un pick-up con guida a destra ma qui si viaggia come in Italia. Non voglio nemmeno dirvi l'incubo, l'autista un pazzo di 23 anni sempre in sorpasso, da tenere presente che lui guidando a destra non vede la strada, perciò pensate voi che incubo. Io seduto al suo fianco ho dovuto staccare la mente dal corpo per non morire d'infarto, ma per 19 ore è stata veramente dura... abbiamo attraversato decine di paesi tutti sulla strada, tutta gente sparsa che ha le attività più svariate durante tutta la notte. Mitici gli spaghetti a Wankantupo con i pezzi di filetto di carne alle tre della mattina... finalmente alle sei credevo finito l'incubo, siamo arrivati pensavo... altre 4 ore di strada dissestata e sterrato fra saliscendi pazze- schi in mezzo ad una natura a dir poco affascinante. La cosa che più mi ha lasciato perplesso sono stati i villaggi sparsi lun- go il cammino e nati sotto il potere coloniale dei cercatori di diamanti. In uno di questi ci siamo fermati a fare rifornimento... pompa della benzina...si va la, bottiglie di plastica piene di carburante, e qui siamo stati circondati da donne e bambini che ci toccavano e ci prendevano
  • 19. 16 per mano. Il capo villaggio mi ha spiegato che MAI è dico MAI molti di loro ave- vano visto un uomo bianco. NON SONO MATTO... e così dopo un'ora ci hanno lasciato andare. Finalmente alle sette siamo arrivati a Banankoro in cima al mondo. Qui i coloni hanno disboscato una foresta e ci hanno costruito una ba- raccopoli di attività commerciali imperniata sul lavoro dei cercatori di diamanti. Non so se Dio o chi per Lui abbia volutamente coniugato ricchezza smisurata a povertà assoluta, ma quassù trovi una fusione fra i vari insiemi che dire meravigliosa è riduttivo, miriadi di bambini che ti girano attorno, però nella massima educazione, commercianti di tutti i tipi, baracche ristoranti con le specialità locali, buonissime, insomma tutti gli ingredienti della serenità, della conoscenza, della piena consa- pevolezza del vivere. Ore 21,30 agnello ai ferri spettacolare. Mangiate tre porzioni, una cosa buonissima, poi, l'istinto calcistico prende il sopravvento, e via Olan- da-Costarica, bellissima, e poi... poi si parte per un'avventura pazze- sca...Viaggio a ritroso: oggi pomeriggio, un "viejo" mi racconta una leggenda antica (con la traduzione del mio amico Ali') di una cascata ai piedi della più ricca miniera di diamanti che ci sia qui intorno. Ci vogliono quasi due ore per arrivarci, ma nessuno di qui ti accompa- gnerà mai, la loro tradizione impone che lo spirito della dea non faccia passare nessun discendente del Dio che l'ha imprigionata nell'acqua del- la cascata...detto fatto, la curiosità è fuori del comune, ci voglio andare, e trovo un ragazzo disposto ad accompagnarmi fino ai piedi dell'ultimo pezzo e poi mi aspetta li. Partenza io è lui, si chiama Malem Ambrain, in moto e come promesso mi accompagna fino a sotto, poi salgo da solo. Arrivo in cima e qui... non vado oltre. Rimango li un paio di ore, ma il tempo non esiste, sono solo in compagnia di me stesso e della mia anima che si fonde, come fosse qui con me, con l'anima della più grande essenza che ho trovato
  • 20. 17 lungo il mio tortuoso cammino... la sento, la vedo, la tocco, è parte di me... sono in contatto in un vortice di pensieri, ricordi ed emozioni... manca solo la luna piena, ma si vede che il destino aspetterà un altro momento...
  • 21. 18
  • 22. 19 INCONTRO CON UN MARABOU Prima della consueta descrizione della giornata e le escursioni filosofi- che, voglio raccontarvi della partita di ieri sera. Si è cominciato rego- larmente in 11 contro 11 e si è finito in 19 contro 18... come si poteva dire di no? Bellissimo...due riflessioni: la prima pensando di fare cosa gradita ho comprato un pallone nuovo della FIFA ma dopo due calci tutti fermi...dai che stupido loro giocano scalzi, mica hanno le scarpette rosa, azzurro o gialle e nere, ed il pallone di cuoio faceva un male terri- bile. Per fortuna ne avevo preso uno anche di gomma e così la partita è continuata; la seconda credo di avere scoperto un piccolo fenomeno, e qui vi farò vedere i filmati al mio ritorno. Va beh colazione prestissimo dopo passeggiata mattutina, poi partenza per il lavoro. Oggi si prende la terra estratta ieri e la si lava alla ricerca dei diamanti. Sono dei veri artisti... fanno roteare i setacci in maniera vertiginosa, anche qui filmati al ritorno. Pomeriggio visita alle forze militari, al co- mandante di zona, un vero mandingo, da non scherzarci, per fortuna è dei nostri...eh eh eh. Ritorno verso le sei, e qui ricominciano le strane impressioni. Mentre leggevo un passo molto interessante inviatomi da un'amica: "Ciò che importa è non accontentarsi di verità facili, o di pericolose illusioni, ma mettersi alla paziente ricerca della verità col coraggio di confrontare continuamente tra loro osservazione, esperienza, ragionamento è sen- sibilità. Lo yoga è uno stato. Non è un sapere né una tecnica, e ancora meno una forma da copiare. Non pratichiamo lo yoga per lo yoga...ma per la vita." Alzo lo sguardo e incrocio quello di un "vecchio" però dall'età indefini- bile. Dico all'autista di fermarsi perché ciò mi suggeriva la suggestione del momento. La cosa pazzesca è che lui era li quasi mi aspettasse...ca va? bien, merci... e vouz ça va? Bien merci... insomma la solita cantile- na, ci conosciamo e ci vediamo più tardi a casa sua... è un MARABOU praticamente un curandero. una persona straordinaria, migliaia di anni
  • 23. 20 di storia racchiusa nel suo volto, altrettanti di sofferenza nel suo cuore. Ci parliamo, mi tiene le mani e la prima sensazione è il possesso sul mio corpo. Gli vorrei chiedere mille cose ma mi limito ad ascoltarlo e ad osservarlo, il mio corpo è leggerissimo e tutto intorno si ovatta, le sue parole sono come oro colato, mi chiedo se il destino doveva farmi arrivare quassù per incontrare un altro segno nel mio cammino, ma a tutto corrisponde un disegno...mi accomiata e non riesco ancora a par- lare, ma di una cosa sono sicuro... ci rivedremo... ritorno, non ho fame, penso agli avvenimenti… a come mi sentivo... mi addormento.
  • 24. 21 GRAVIER ...ancora penso a ieri, qualcosa è cambiato...dentro c'è una sensazione strana, o forse è solo suggestione. Cmq si parte ancora "pour travailler" scavare e lavare...in mezzo alla foresta tutto tace. L'Africa? Serpenti, scimmie, coccodrilli, leoni? Dito in Veneto "visto apena un sorze qua tuto calmo. So solo che tuti scava, busi dappertutto". Quella che vedete è la terra "gravier" cioè quella che una volta lavata dovrebbe produrre i diamanti. Mediamente si deve scavare per circa 4/5 metri prima di arri- vare nella zona buona. Qui si scava a mano oppure con la ruspa. Nella miniera i gruppi di lavoro sono divisi in donne portatrici della terra buona (gravier), in bambini portatori della terra da scarto e uomini che scavano. Quella sotto l'ombrellone è la "capa" della miniera...il pa- drone invece è in capitale a fare la bella vita. LA CASCATA Sveglia presto, mezz'ora prima dello spuntare del sole fuori per assor- bire tutta l'energia che cielo e terra durante la notte hanno accumulato. Oramai le parole del MARABOU hanno aperto uno squarcio dentro la mia anima. Esco e già alcuni dei miei piccoli amici sono fuori che mi aspettano...non mi chiamano più "TUBABULI" (bianco) ma Robi... Qualche volta mi chiedo se e' giusto che vado ad interferire, cambiare certi modi di vivere mah...cmq mi incammino verso il mio percorso. Ai piedi della salita loro mi abbandonano, nessuno di loro può salire la strada dello spirito purificato. Il MARABOU mi ha raccontato che nessuno dei "vivi" può e vuole per- correre il percorso fino alla cascata perché lungo la via ci sono le anime in purificazione. In effetti la prima notte che sono salito fin qui un po' di disagio lo avvertivo, come un fardello da portare. Va beh non voglio entrare nel misticismo poiché bisognerebbe esserci per capire. In effetti la notte che mi sono inerpicato fino alla cascata (raccontato nei
  • 25. 22 blog precedenti) avevo già avvertito qualcosa di impalpabile, di leggero che sull'irta salita ti faceva "veleggiare" senza fatica fino alla meta. Sto cominciando a capire perché sono arrivato, dopo molti anni, fino a qui. Sto cominciando piano piano a dividere e scindere il mio corpo, la mia mente e la mia anima come fosse un appuntamento con il destino. Sono su e la sensazione che i tre segmenti del mio IO si ricompongano. E mentre scendo la mia anima sembra rimanere li ad aspettarmi, la mia mente viaggia leggera sopra le mie emozioni e su quelle di questa terra ed infine il mio corpo, la mia materia seguono le cose terrene verso la miniera sperando, con il ritrovamento di qualche OGGETTO brillante di placare la bramosia materiale terrena. Ma il desiderio di fondere insieme i miei tre elementi sta emergendo giorno dopo giorno prepotentemente ed al primo DJAMANTE trovato la mente va al MARABOU: "ne potrai trovare molti, tantissimi se lo vorrai ma la tua ricchezza sarà quella che non vedrai mai... solo quella che SENTIRAI un giorno, un momento, un istante, quando sarai pron- to". Pomeriggio ritorno, PENSIERI e azioni, si va dal falegname, co- struzione del tavolo e delle mensole, la MAISON comincia a prendere forma. Un po' di riposo, poi lezione di italiano ai miei piccoli amici. Oramai ne conto una ventina piccoli e grandi, ho comprato gessi, quaderni e penne. Oggi nomi di animali, cibo e verbi. Sono attentissimi, hanno voglia di imparare, loro ancora NON SANNO cosa, ma lo capiranno. Divagazione: se in francese diciamo" je ne com- prende pas" in italiano?: tutti in coro "IO (pausa) NON (pausa) CAPI- SCO UN CAZZO" . Adesso ogni volta che mi vedono...je ne...io non cap..." Va beh dai... mi diverto. Sera "ristorante" e partita, poi a nanna presto, domani sveglia alle 4 e viaggio di 5 ore fino alla miniera di oro. Testa sul cuscino e viaggio virtuale della mente verso il sentiero della purificazione, oramai parte integrante sempre più...
  • 26. 23 LE MINIERE Ore 4 sono puntuale, caffè, poi (tanto qui sono sempre in ritardo) la so- lita passeggiata mattutina. Nessun bimbo a questa ora, mi incammino e per un attimo faccio un pensiero al contrario, chiudo gli occhi e mi vedo immerso nel traffico, ma e' solo un attimo. Arrivo in cima alla cascata e ogni giorno che passa il cammino è sempre meno pesante. Al ritorno il mio compagno di viaggio mi sta aspettando, è pronto. Direi che si è in- tegrato benissimo, ha preso possesso pienamente della realtà africana, i bimbi lo adorano lo chiamano MUURO, loro fanno fatica a mettere due vocali diverse insieme. Partenza con un'ora e mezzo di ritardo, ma qui è normale. Viaggio durissimo, più di tre ore per arrivare fra moto, bici e gente a piedi con un unico obbiettivo: "andare a lavorare in miniera" qualcuno più fortunato nei campi. Donne, uomini e bambini e sapete lo stipendio? Il CIBO poi se even- tualmente si "trova" qualche prezioso allora ricevono 5000 fng all'ora, equivalente a 0,50 centesimi di euro. Alle 10,30 arriviamo in un'altra città costruita dai coloni prima che il dittatore li allontanasse ... lampioni con i pannelli solari, distributori in disuso, ripetitori per i cellulari, antenne paraboliche ... insomma non si erano fatti mancare niente...a venti ore dalla città in mezzo alla foresta vergine. Vorrei per un attimo che vedeste la vegetazione, sembra di es- sere in Laos, Cambogia o Vietnam... foreste verdissime, acqua e fiumi in abbondanza, terra rigogliosa e fertile si potrebbero fare tre raccolti... insomma un paradiso... Si vede che questo grande villaggio è un po' di- verso da quello dove abitiamo, mentalità più commerciale e più abituati agli "etrangers". Naturalmente visita al capo villaggio d'OBBLIGO con Bochum, uno dei nostri accompagnatori, insieme con il Presidente dei giovani Guine- ani...Qua in Africa qualsiasi cosa tu faccia devi passare da questi riti, le gerarchie sono IMPORTANTISSIME.. Il vicecapo ci mette a disposi- zione il figlio per la visita alla miniera...finalmente si parte, altre tre ore
  • 27. 24 di foresta su foresta. Finalmente arriviamo alla miniera, questa volta di oro, e non vi dico cosa appare ai nostri occhi...centinaia su centinaia di uomini, donne, bambini che scavano, allattano, commerciano, fondono, gridano, insomma VIVONO... anche qua i "TUBABU" (bianco) mai visti. Fuori i cellulari siamo presi d'assalto, tutti vogliono farsi fotografare con noi, vogliono toccarci, parlarci, e io penso:"se sapessero che testa di c...o" sono e loro ci vedono come un Dio. A Mauro toccano ripetuta- mente i capelli a me che sono senza ah ah, i peli, un turbinio che per un attimo li distoglie da quello che è un autentico massacro fisico. Mauro scende in uno dei buchi e prova a scavare, una fatica allucinante, terra dura, insidiosa, viscida, a volte generosa...rimane circa due ore sotto in questo buco, e poi ancora foto. I capi miniera si spazientiscono, ma sopportano, siamo con i comandanti....eh eh. Un uomo mi avvicina e mi chiede di venire alla sua tenda... avevo no- tato ai piedi delle miniera queste capannine, adesso il tutto mi è chia- ro, comprano l'oro dai capi miniera e lo rivendono...tutto ruota attorno all'oro e ai diamanti. La pazienza è finita... si ritorna... voglio portarmi nel cuore lo sguardo di quegli occhi profondi, senza retorica, che narrano migliaia di anni di schiavitù da BIANCHI e adesso dai loro fratelli NERI e la domanda è sempre la stessa:"quando finirà" oppure è nella natura umana essere "rana e scorpione?" E poi mi meraviglio proprio io che sono qua pro- prio per questo? Cmq via con il fuori strada ma prima un bimbo al grido di TUBABU TUBABU vuole un bacio. È uno dei più audaci di solito si accontentano di toccarti. Penso non avesse un centimetro del suo corpo libero da quella terra appiccicaticcia e sporca, ma lo stringo lo stesso e lo bacio e cosi fa Mauro... mah forse Ponzio Pilato era meglio... A metà percorso, come non fosse già difficile, ci piantiamo... Dio mio... un contadino con il figlio, a piedi, stravolti dalla fatica, però si ferma, lascia lì il figlio con noi e corre a casa a prendere il badile... che dire,
  • 28. 25 mi viene in mente una frase di un libro che sto leggendo anche se un po' lunga mi sembra appropriata: "...è vero che nel mondo sette scienziati su dieci lavorano per le industrie di armamenti o per altre che provo- cano inquinamento, solo due lottano in difesa della vita sulla terra e appena uno cerca di preservare la conoscenza pura. È anche vero che hanno arrecato più danni alla terra gli uomini civilizzati che gli umili agricoltori o cacciatori, quindi chiese: "vuoi dire che sarebbe meglio che l'uomo non ricevesse un'istruzione?" Prima bisognerebbe educarlo e poi istruirlo. L'educazione è più importante di qualsiasi istruzione; si impartisce già in seno alla famiglia, ogniqualvolta si insegna ad avere rispetto per la persona e i suoi sentimenti" Ecco mi sembrava appropriato alla vicenda che stavamo vivendo. IL CONTADINO SI È FERMATO. Finalmente dopo un'ora siamo ripar- titi, un po' di denaro al contadino al figlio e ad alcuni bimbi spuntati dal nulla. Arrivo dal capo villaggio, ringraziamenti di rito, cantilena islamica e a sto punto io e Mauro ci allontaniamo con una scusa, via in centro...spiedini di carne favolosi... costo 1000 fng equivalente a 10 centesimi di euro e troviamo anche delle birre fresche da un ragazzo... Altre tre ore di viaggio e poi arrivo a casa...cena con agnello ai ferri poi appuntamento dal MARABOU...domani vi racconterò dell'incontro...
  • 29. 26
  • 30. 27 INCONTRO CON IL MARABOU Riassunto filosofico Miei AMICI, oggi, la pura descrizione della giornata, lascia il posto alla raccolta e all'essenza dell'INSEGNAMENTO ricevuto dal Marabou. NON PENSATE ALLA PERDITA DELLA RAGIONE Quando sono partito per questa avventura, organizzata nella mia testa da circa un anno, lo scopo principale, e sarei bugiardo se affermassi il contrario, È STATO....E SARÀ il GUADAGNO non so se si avvererà ma ci proverò con tutte le mie forze. Però quando sono partito lo scopo del mio viaggio, oltre alla ricerca MATERIALE, e quello che mi è successo quaggiù lo conferma, è ri- volto anche alla ricerca SPIRITUALE di quello che un uomo dopo un lungo percorso può cercare di vedere in se stesso. "NULLA SUCCE- DE TUTTO ACCADE, MA NULLA È ACCADUTO SE TUTTO È SUCCESSO" citerò anche alcune metafore che mi aiuteranno in questo percorso. So da molto tempo che ho qualcosa dentro, anche se ho cer- cato di reprimerlo, che mi induce ad evolvere la mia anima per cercare di renderla più limpida, giù esteriore, più completa...insomma l'istinto interiore mi dice di partire. Il segnale che sono sulla strada giusta è il "VIAGGIO" di circa 20 ore per arrivare alla meta. Quello che e' suc- cesso ha dell'incredibile, autista pazzo, macchina a pezzi, pericoli in ogni dove, ma PAURA di non arrivare al SOGNO... ...ecco la prima svolta, il primo segnale è stato ciò... IL VIAGGIO... ...la notte che, fra le molte soste effettuate nei villaggi lungo la strada, ci siamo fermati a mangiare gli spaghetti in un buio "assordante" vado a pagare e l'anziana signora quando allungo il denaro mi prende la mano e comincia a parlarmi nel suo dialetto. Cinque minuti di cantilena, voi non ci crederete, con il buio pesto che
  • 31. 28 c'era potevo vedere la luce dei suoi occhi che mi entrava dentro. Ali mi traduce che mi sta dicendo che ho due figli, vita abbastanza lun- ga, grande legame con il mio AMORE a casa... etc etc... dopo il tono della voce si fa più pacato ma mi rimbomba dentro... traduzione:"devi cercare la conoscenza, LA VERITÀ prima dentro te stesso, devi can- cellare la tua MATERIALITÀ devi fonderti con ciò che CERCHI se davvero vuoi trovarlo... è la tua OCCASIONE non sprecarla". Questa è all'incirca la traduzione e accomiatandosi mi lascia un anellino di latta come omaggio, con dei simboli strani, che più avanti dopo il pri- mo incontro con il MARABOU, scoprirò essere un serpente e l'infinito. Va beh vuoi un po' per la suggestione della notte Africana, un po' per la stanchezza quelle parole mi entrano ed aprono il primo squarcio nella corazza. Ah come ultimo mi dice che a Banonkoro prima di mettermi alla ricerca della materia dovrò assolutamente parlare con Amnid che poi è il MARABOU... Arrivati a destinazione, tralascerò la parte logistica già descritta e mi at- terrò solamente a quella materiale... incontro un uomo che, qui lo fanno tutti con gli stranieri, mi chiede dei soldi, nel mentre vede l'anello, mi chiede ed alla mia descrizione mi indica una casa rivelatosi poi essere quella di Amnid il Marabou indicatomi dall'anziana. Potrete anche non crederci ma qui ci abitano migliaia di persone, proprio lì. ...mah destino... Il giorno dopo primo incontro, niente di particolare, si parla in francese. Vedo davanti a me un AFRICANO alto, magro, tunica, barba bianca... pacato nei modi, ogni tanto toglie gli occhiali scuri e i suoi occhi sono penetranti, poi li rimette quasi a non volere rovistare oltre dentro di te... ...A poco a poco riesco a sentirmi a mio agio (pensavo a qualche rito a qualche stregoneria nulla di tutto ciò) e lui lo nota, anzi lo sapeva e parte con il racconto della cascata. Vuole cominciare a farmi capire usi e tradizioni, ci accomiatiamo e la sera stessa sono su alla cascata... già descritto nei miei post precedenti.
  • 32. 29 Però voglio raccontarvi di ieri sera, nonostante il diluvio vado lo stes- so...serata di luna piena. Il vecchio dice che la leggenda narra quando la dea pietrificata vede la prima notte di luna piena per un periodo di tempo lei si volta con lo sguardo verso la superficie con gli occhi chiusi devi vedere il bagliore e il viso della donna che ami. Solo così potrai avere "nullamdjam djama" cioè sarai pronto per "capire" i diamanti come "miniam maunam" fratelli più grandi, sarai parte unica e non solo fonte di ricchezza ma anche di saggezza e carità. Beh sembro strano a dirlo, ma ci sono cose che non si capiscono ma accadono... OGGI ABBIAMO RICEVUTO LE TRE MINIERE RI- CHIESTE... e il vecchio sorride... mi fa rabbia e stupore lui sa sempre tutto. Cmq tutto si rivela per ciò che ci appare, la simbiosi fra uomini neri e diamanti qui è come l'eterna rivalità fra bene e male, Bene e male sono stati spesso considerati diametralmente opposti e incompatibili, anche se questo punto di vista è semplicistico e poco realistico. Il bene e il male come aspetti inseparabili e connaturati alla vita. Il bene e il male, inoltre, non sono considerati assoluti, ma relativi: il positivo o il negativo di un'azione viene valutato nei termini del suo effetto sulle vite nostre o degli altri, non in base ad astratte regole di comportamen- to. Ecco loro non hanno regole. si odiano e si amano, sono gli uni alla ricerca degli altri in un vortice senza fine, dove ricchezza e povertà non sono altro che il fine ultimo. Ma anche il mio processo esoterico non finisce qui, altra prova da supe- rare la visita alla tribù degli uomini dalla maschera d'uccello. Sono par- tito prestissimo sulla pista dei Monti Mandingo, si attraversa le pista di Samory, percorsa dai cercatori di diamanti (Malinké) tra altopiani, valli e picchi punteggiati da villaggi di capanne in argilla e tetti di paglia, abitati da popolazioni animiste. Il MARABOU dice di non guardare mai negli occhi nessuno delle tribù. Ci addentriamo nella foresta tropicale caratterizzata da ponti di liane, veri capolavori di ingegneria tribale, lunghi fino a 70 metri (Ziama),
  • 33. 30 dove finalmente incontriamo i Toma e le loro maschere sacre degli " uomini uccello". Abbiamo il permesso del prefetto e il copricapo del MARABOU che è la presentazione alla tribù. Solo alcuni di loro hanno visto un bianco, ma siamo qui per assistere al sacrificio di sangue dell'a- gnello come rito propiziatore della fertilità della miniera. Non si pos- sono fare foto...e non aggiungo altro...il ritorno a piedi è un disastro... di notte in mezzo ai monti solo con pile e luna piena. Cmq arriviamo a casa all'alba, il vecchio non c'è ed il figlio ci informa che è partito... mi piace pensare che abbia finito il suo compito (anche se è andato in capitale da parenti)... ora abbiamo la pazienza di aspettare e come sopra descritto arrivano le carte della miniera…si può scegliere fra due finali: QUELLO MISTICO il vecchio ci ha istruito, ha fatto confluire in noi il sacro spirito dei TOMA , ci ha purificato alla fontana della dea, ci ha propiziato con la visione della luna piena, ci ha guarito dalle impurità e ci ha reso "MAUNJA DIANJA"... oppure più semplicemente cercano dei partners da "spellare" e li hanno trovati...ah ah.....
  • 34. 31 CON CALMA Come ogni mattina sveglia di buon'ora e consueta passeggiata alla ca- scata...il fatto insolito che oggi Hammi mi segue fino su in cima... Che strano il MARABOU mi fa fondere materia e spirito lungo il per- corso proibito, ed io senza volerlo ho fatto il contrario con Hammi... Cmq l'atmosfera oggi è diversa, tutti i bimbi sono,al mio ritorno, fuori dalla porta con Mauro che ci aspettano. Credo, e si nota dalla velata tri- stezza che affiora sui loro volti, sappiano che stiamo per separarci. Foto a più non posso, e tutti fanno a gara per presentarci i loro famigliari e le  loro misere abitazioni, mai era successo in questi giorni. Anche i commercianti di diamanti sono in processione per cercare di farci acquistare qualche loro prodotto...la frenesia prima della separa- zione. Tutto è pronto, siamo solo in attesa che i rappresentanti locali finiscano di preparare gli incartamenti e ci facciano firmare gli accordi per la società e le miniere. Dalle dieci l'ultima carta è pronta alle quattordici. Nelle ore di intervallo fra una firma e l'altra. Qui il tempo non esiste (CON CALMA). Fra i vari commiati come poteva mancare quello con il MARABOU? Naturalmente non fisico, vista la sua precedente partenza, ma spirituale condotta dai figli... e sorpresa, impensabile, mi lascia preparati con la massima cura dei sacchettini con delle erbe medicinali, ed un bigliet- to contenente una preghiera di addio e protezione. Finalmente alle 16 partenza per Conakry... l'ultimo sguardo voltandosi appena un istante per tutto ciò che fino ad un istante prima era presente ed ora appartiene, rinchiusa nel mio cuore, già al passato. Il viaggio, come all'andata, è allucinante. Le preghiere si sprecano in quel paesaggio surreale, la nostra vettura è in condizioni disastrose, peggio che all'andata, solite tappe nei villaggi lungo la strada. Bistecche cotte all'istante sulle braci, più spiedini di carne, riso in abbondanza... in tre la CIFRONA di ben 3 euro.
  • 35. 32 Poi ripartenza, ad un certo punto carenza di carburante, qui i distributori non esistono. La benzina si fa direttamente dai banchetti lungo la stra- da, bottiglie da un litro e via. Dobbiamo aspettare più di un'ora prima di rifornirci ma finalmente ripartiamo, INCUBOOOO piove, la strada si fa scivolosa, il pazzo corre e ad un certo punto la vena che ho in testa scoppia. Fermo tutto, lo faccio scendere di forza e guido io, mi dice che se mi fermano c'e' la prigione ma non me ne frega un cazzo, meglio in galera che morto. Ci metto una ventina di minuti a capire il rottame...è inguidabile...velocità max 50/60 kmh...loro dormono, faccio circa 300 km da incubo, solo la forza della disperazione non mi fa cedere. Passo la mano a circa 120 km da Conakry che qui da noi significa quasi in periferia. E qui appena in tempo, un po' di km dopo c'è una guerriglia. Militari sparano con un mitra, i CURANI tirano le pietre, veniamo presi di mira, arrivano pietre da tutte le parti e le pallottole sopra la testa...Non riesco ancora a credere che ce la siamo cavata. Vedrete il filmato... Finalmente a Conakry... di corsa all'albergo doccia fredda poiché qui l'elettricità solo al pomeriggio... Credo sia la città più sporca che ho visto... dopo la doccia full immer- sion nel caos di otto milioni di persone in movimento. Dieci, quindici persone assiepate nei taxi, quattro in moto, fango, rifiuti... è il loro quo- tidiano. Biglietti acquistati... stanotte partenza.
  • 36. 33 DEDICAALLE PERSONE CARE... Sono a Conakry, sono già passate quasi 2 settimane dalla mia parten- za, non so se siano un anno, un secondo, un minuto, so solo che sono una frazione della mia vita, sto realizzando e metabolizzando ma non ci riesco. Guardo negli occhi le persone che incontro per strada e non riesco a capire, non sono uguali a quelli che osservavo attentamente su in foresta. Sono della stessa razza vivono in povertà hanno lo stesso obbiettivo: la sopravvivenza eppure lo sguardo non è lo stesso. E così mi scorrono davanti le immagini dei miei più cari affetti che mi hanno accompagnato in un posticino dentro al cuore in questo viaggio, i miei amori famigliari i miei più cari AMICI che ho sempre seguito e mi han- no seguito e ragiono allo stesso modo. Guardo le persone che mi girano attorno durante la vita quotidiana e ho la stessa impressione: non hanno lo stesso sguardo dei miei AMICI dei miei sentimenti di tutte le persone a cui voglio bene. Non so se è un distinguo egoistico, ci avevo e ci ho riflettuto molto in questi giorni, nei momenti belli, in quelli di sconforto, chiudendo gli occhi ho sempre visto i vostri visi... e così osservando gli occhi di un bimbo che vende limoni qui al mercato a Conakry vedo lui, ma alla mente mi tornano i miei piccoli amici su a Banankoro... non so se li rivedrò ma spero di avere anche per loro un posto nel mio cuore. GRAZIE
  • 37. 34
  • 38. 35 "METABOLIZZAZIONE DEL PENSIERO" "Mi scruto dentro e mi rivolgo al viandante che ogni tanto si risveglia in me con un intercalare di giorni, mesi, anni, a quell'inquietudine che improvvisa e assorbe ogni mio pensiero e che mi fa desiderare arden- temente di raggiungere l'oro che si accende tra le nuvole al tramonto, per inseguire i diamanti celati negli occhi di un'inafferrabile chimera dal volto andino ma con l'animo da STREGA, per seguire l'avventuroso viaggio del Sole... per scoprire dove va a dormire la LUNA". Se è il tuo mistero che vuoi conoscere, allora vai. Se è la verità che sto cercando, allora non devo indugiare e non devo fermarmi mai ...da chi mi farò accompagnare in questo viaggio?dagli occhi delle persone più care, dalle muse che mi hanno ispirato? dal battito del cuore così irrag- giungibile per me? Perché il mio destino si incrocia sempre con cose e persone irraggiungibili, così vicine ed inafferrabili. Tutti noi siamo in un certo senso o in un certo modo, dei viandanti, dei viaggiatori del tempo, o lo siamo stati almeno una volta, anche solo per pochi momenti, ma alcuni di noi lo sono per... attitudine. Il viaggiatore del tempo si ritrova sovente avvolto da una velata malinconia, ma nella mente e nell'anima spesso si racchiudono grandi ideali. Ti accorgi quan- do lo incontri che il suo sguardo, se pur attento, oltrepassa le cose e le persone, senza mai fermarsi veramente su di esse, non per noncuranza ma per lo spostamento sempre più avanti del suo immaginario infinito. Non si accontenta mai di ciò che trova sul suo cammino come una lunga sfida contro se stesso e contro il fuoco che arde nel suo animo e  guarda in avanti, sicuro che troverà più oltre ciò che sta cercando, ma con la paura stessa di trovarlo e di rovinare quel sogno lungo una vita. La sensazione è di una smania continua, una specie di febbre che lo rende sempre insoddisfatto, ansioso di cambiare la rotta che sta seguen- do, perché "sente" che quella strada non fa per lui ed è già pronto a inseguirne un'altra con lo stesso entusiasmo, finché un bel giorno... è possibile che incrocerai, prima o poi, lo sguardo divertito e forse com-
  • 39. 36 piaciuto di "qualcuno" che vuol dirti, con un ironico sorriso, che ciò che stai cercando con tanto affanno è davanti a te, forse proprio sotto al tuo naso...e aspetta soltanto che tu possa scoprirlo. Ed allora potrebbe ritornarmi alla mente una "piccola favola" che la nonna mi raccontava quasi sapendo guardandomi dentro gli occhi quale controverso destino mi aspettava: "vedi davanti alle tue mani un piccolo ramoscello, un pezzetto di legno che con fare noncurante e un po' saccente stacchi da un albero, una cosa così minuscola così piccina che appare quasi insi- gnificante, di poca importanza. Eppure, a volte, anche le piccole cose racchiudono il loro segreto, come quel piccolo ramo la linfa che nutrirà e darà vita a nuove foglie e frutti, o il sasso freddo e duro che nasconde il diamante." Consideriamo questa piccola verità trasportiamola in quell'anima in pena che è il cuore del viandante e facciamoci guidare dalla leggen- da dello Spillikin che deve il suo nome all'abitudine di stringere tra i denti un sottile e piccolo ramoscello di cui gusta, con evidente piace- re, l'originale sapore. Spillikin è anche chiamato il FOLLETTO DEI VIANDANTI che, solitari, attraversano a volte le sue regioni e che egli accompagna discreto, spesso per lunghi tratti. Alcuni di loro giurano di averlo visto ed altri addirittura di averne sentito i piccoli passi leggeri accanto ai loro o di essersi perfino intrattenuti in lunghe conversazioni con lui. Ecco lo Spillikin è DENTRO DI NOI…
  • 40. 37 ALCUNE CONSIDERAZIONI METABOLIZZATE AD UNA SETTIMANA DAL MIO RITORNO Mi scruto dentro e mi rivolgo al viandante che ogni tanto si risveglia in me con un intercalare di giorni mesi anni, a quell'inquietudine che improvvisa e improvvisamente assorbe ogni mio pensiero e che mi fa desiderare ardentemente di raggiungere l'oro che si accende tra le nu- vole al tramonto, per inseguire i diamanti celati negli occhi di un'inaf- ferrabile chimera dal volto andino ma con l'animo da STREGA, per seguire l'avventuroso viaggio del Sole... per scoprire dove va a dormire la LUNA. Se è il tuo mistero che vuoi conoscere, allora vai. Se è la verità che sto cercando, allora non devo indugiare e non devo fermarmi mai ...da chi mi farò accompagnare in questo viaggio? Dagli occhi delle persone più care, dalle muse che mi hanno ispirato? Dal battito del cuore così irrag- giungibile per me? Perché il mio destino si incrocia sempre con cose e persone irraggiungibili, così vicine ed inafferrabili?
  • 41. 38
  • 43. 40 Guinea In viaggio verso Banankoro - Ore 03.01 spaghetti al mais in foresta
  • 44. 41 Guinea Sosta in un villaggio, dove da cinquantanni non si vedeva "un bianco"
  • 49. 46 Guinea, Banankoro In cammino verso la prima miniera
  • 50. 47 Guinea, Banankoro Miniera di diamanti a cielo aperto
  • 51. 48 Guinea, Banankoro A destra seduti i riconoscitori del terreno diamantifero "Gravièe", a sinistra in piedi i caposquadra
  • 52. 49 Guinea, Banankoro Le donne trasportano la terra "Gravièe"
  • 53. 50 Guinea, Banankoro Cinque minuti di riposo per le lavoratrici
  • 54. 51 Siamo tutti visitatori di questo tempo, di questo luogo. Siamo solo di passaggio. Il nostro scopo qui è osservare, crescere, amare... poi facciamo ritorno a casa (Proverbio Aborigeno Australiano)
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  • 56. 53 SECONDO VIAGGIO Riflessioni sull'Ebola e conoscenza di Mamady Conde Eccomi, il tempo scorre veloce ed i preparativi per il ritorno in Guinea sono difficili... si già la Guinea Conakry, patria mediatica dell'Ebola. "Passano le stagioni e gli anni, cambiano apparentemente anche i burat- tini della politica che si alternano a marionette manovrate dagli stessi fili, eppure le strategie del Sistema sono sempre le medesime. Non cam- biano di una virgola. A parte qualche sfumatura infinitesimale, la strategia è sempre la stessa: controllare dal punto di vista fisico, mentale ed emozionale, la popola- zione intera del pianeta, o una buona fetta di essa. Come fare? È più semplice di quello che si possa immaginare, e lo stile di vita moderno ne è la prova lampante: respiriamo aria avvelenata (scie chimiche, inquinamento), beviamo acqua sterilizzata la cui vitalità è meno di zero, mangiamo alimenti morti, pastorizzati, pregni di chimica e adesso anche transgenici. Se tutto ciò non bastasse ci intossichiamo quotidianamente il fisico e le menti con veleni quali droghe, farmaci e vaccini. Dall'altra parte, i super controllati e potentissimi mezzi di comunicazione massa (cinema, giornali, radio e televisioni), apparen- temente disgiunti, lavorano invece in sinergia col Sistema, perché si occupano di tenere distratte le menti, le intasano e ingolfano di false notizie, spacciate però per informazione, e avvelenano le anime con emozioni e sentimenti deleteri e assolutamente devianti. Ricordiamo che il fine ultimo è il controllo dell'uomo! Un persona malata, intossicata, emotivamente destabilizzata è una per- sona che si manipola facilmente. Un vero e proprio suddito. Non hanno bisogno di persone libere di pensare, sentire e agire, ma di sudditi ammansiti, di un gregge di pecore ammaestrate tenute a bada da qualche cane-pastore. Ogni tanto però qualche pecora scappa dal grup- po e cerca la libertà, cerca di capire cosa c'è aldilà del recinto.
  • 57. 54 Libertà che nonostante la tecnologia, i navigatori satellitari, gli i-phone e i cellulari, è sempre più risicata e sempre più a rischio. L'odierno caso della epidemia di Ebola rientra in tutto questo? Per quale motivo i militari americani hanno sperimentato in questi anni l'Ebola in Sierra Leone e negli altri paesi africani? Forse per trovare un sistema che ne riduca la mortalità in modo tale da avere nelle mani un'arma biologica perfetta e potentissima? Due medici statunitensi infetti hanno ricevuto iniezioni di vaccino e hanno cominciato il recupero dalla ma- lattia immediatamente. Quindi si parla già di vaccino. Un vaccino i cui diritti sono del governo statunitense, o meglio, del ministero della Difesa: il Pentagono. Per cui ci stanno già dicendo che tale vaccino funziona perché due medici ame- ricani infettati dal virus Ebola sono guariti. Il miracolo della scienza e delle coincidenze! Per tanto, chi vorrà vaccinarsi per non morire, dovrà chiederlo in gi- nocchio al governo americano, altrimenti, se renderanno obbligatorio il vaccino per tutti, a guadagnarci, sarà sempre il governo democratico a stelle e strisce. Il paese che salverà il mondo dalle pandemie. Pandemie che prima creano e poi aiutano a debellare... e non sareb- be certo la prima volta. Quale modo migliore di vendere giornali, che guerre e disastri? Quale modo migliore per aumentare i preventivi per gli ospedali ed il personale dell'ennesima "emergenza sanitaria"? Quale modo migliore per aumentare le vendite di farmaci e vaccini, riempien- do la gente di spavento e convincendola che queste malattie siano al- larmanti e che la loro speranza migliore è un'inoculazione inoffensiva? Quale modo migliore per deviare l'attenzione di un Paese da importanti questioni estere e da problemi interni, che spaventandolo presentando- gli un problema mondiale che lo colpisce così da vicino? Strani inci- denti... chi tocca il virus muore! Ovviamente si tratta della classica coincidenza, ma nel Boeing 777 del- la Malaysia Airlines, abbattuto nei cieli tra Ucraina e Russia vi era tra
  • 58. 55 le persone presenti, un certo Glenn Thomas. Un nome non molto cono- sciuto... Glenn Thomas era un autorevole consulente dell'OMS a Ginevra, esper- to inAIDS e, soprattutto, in virus come l'Ebola. Egli era anche il coordi- natore dei media ed era coinvolto nelle inchieste che stavano portando alla luce tutte le controverse operazioni di sperimentazione del virus Ebola nel laboratorio di armi biologiche presso l'ospedale di Kenema in Sierra Leone. Ora questo laboratorio è stato chiuso per volontà del Governo, ma stanno emergendo particolari interessanti in merito agli interessi nascosti dietro la sua gestione... Ovviamene queste cose non le sentiremo dire in televisione. Tra gli interessati, la coppietta del secolo: il miliardario Bill Gates e sua moglie Melinda, con la loro omonima fondazione "Bill & Melinda Ga- tes". I due filantropi, che guarda caso, lavorano in ambienti eugenetici e contribuiscono, mediante le vaccinazioni di massa, alla sterilizzazione delle donne dei paesi del Sud del mondo, hanno connessioni con i la- boratori di armi biologiche situati proprio a Kenema, epicentro, guarda caso, dell'epidemia di Ebola sviluppatasi dall'ospedale dove erano in corso trial clinici sugli esseri umani per lo sviluppo del relativo vaccino. Anche l'ebreo George Soros non manca mai. Il miliardario ungaro-sta- tunitense, onnipresente quando si tratta di finanziare la destabilizzazio- ne di un paese (le varie rivoluzioni colorate e arabe sono una sua crea- zione), tramite la sua Fondazione, finanzia lo stesso laboratorio di armi biologiche. Sono sempre banali coincidenze... Attraverso la Fondazione "Soros Open Society", per molti anni ha at- tuato "investimenti significativi nel triangolo della morte Ebola" della Sierra Leone, Liberia e Guinea.Le forze in atto non hanno più fantasia, sono diventate, per così dire, monotone. Mentre le coscienze odierne dell'umanità, una volta totalmente addor- mentate e obnubilate, ora si stanno lentamente destando da questo gran- de Truman Show planetario.
  • 59. 56 Tale risveglio è il pericolo numero uno per i grandi manovratori che lavorano nell'ombra. Una persona sana, una persona non addormentata, che conosce la pro- pria interiorità, il proprio mondo emozionale, e sa come agire, è una persona libera. Libertà non intesa nel senso esteriore del termine, ma libertà interiore! Questa persona non potrà mai essere ingabbiata, e sicuramente saprà decidere in libertà di coscienza se farsi vaccinare oppure no. Io in Guinea nella patria dell'ebola a Conakry ci sono stato un mese per lavoro. Nessuno discute la pericolosità di un virus, "VOLUTO DAL- LA MENTE MALATA DELL' UOMO" per sperimentare nonché per "sterminare" una popolazione già flagellata da guerre ed epidemie con la comunità internazionale indifferente. Sono 40 anni che il virus esiste in Africa e sono 40 anni che in labora- torio hanno il vaccino, ed il fatto lo dimostra che il medico americano si salverà e che in tre giorni era pronto il vaccino sperimentale... ORA... CHE SIATE MALEDETTI... è da gennaio che lo sapete e solo ora al primo caso non Africano avete rotto i coglioni... Farete miliardi con il vaccino come sempre per i vostri interessi e da gennaio, me compreso, lo sapevate ed avete compromesso la salute di milioni di visitatori... ripeto che siate MALEDETTI. Fortunatamente, io a Conakry, patria dell' ebola per il momento ci sono passato indenne, nonostante la vostra disinformazione, e sicuramente ci tornerò poiché in quarant' anni di vostri massacri se fosse così facile trasmetterlo saremo tutti sterminati. DELINQUENTI, AVIDI LEGALIZZATI... che possiate minimamente passare le pene che costruite su misura per dei popoli indifesi... Detto questo come sfogo, quasi a realizzare le parole del marabou, l'al- tro ieri mi è arrivata una mail in cui dovevo "affidarmi" ad un "fratello" del "president de jeunesse Amara". Bene giovedì appuntamento a Treviso. Il primo impatto, come sempre,
  • 60. 57 serve a scrutare lo spirito ed il secondo a realizzare il corpo. Partiamo dal secondo, di piacevole aspetto, ben curato e soprattutto con le idee chiare... il primo quello dell'anima, dopo aver sfiorato le sue mani, l'u- nica sensazione di cui mi fido, la trasmissione del fluido è stata imme- diata. In un attimo tutto il mio passato recente in Guinea mi è scorso davanti veloce, lasciandomi una piacevole sensazione. Bene il mio motto "tutto succede nulla accade... ma se tutto è accadu- to nulla è successo" ancora una volta non tradisce...Siamo subito sulla stessa lunghezza d' onda, specifico anche a lui, oltre naturalmente allo scopo del nostro lavoro e cioè il guadagno,  che una parte di esso (per- lomeno il mio) sarà destinato alla costruzione di un ospedale a Banan- koro e un'apertura di una scuola calcio per ragazzi. Poi giustamente dopo aver chiarito le priorità ed i progetti principali il nostro summit di lavoro procede spedito. Passano velocemente due ore e le basi sono gettate... adesso appuntamento con i miei soci per sabato poiché voglio che li conosca e viceversa.
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  • 62. 59 RIPARTENZA Eccoci... espressione banale ma appropriata. Si ritorna in Guinea a con- tinuare quello che abbiamo iniziato. Questa volta la vigilia non è stata meditativa, i preparativi hanno assorbito tutte le nostre energie, in pri- mis la spedizione del container, la ricerca di attrezzature e finanziatori, un po' di apprensione per quello che ci aspetterà ma alla fine ECCOCI. Partenza da Bologna ore 16,45 destinazione Casablanca... sosta e poi Conakry la "nostra" capitale. Il viaggio è appena iniziato e osservando quel mare infinito sotto e sopra di celo e nuvole la fantasia, o meglio, il pensiero trova la strada per riflettere sugli amori, sulle amicizie, sugli affetti che temporaneamente ho lasciato alle spalle, solo materialmente però, in quanto nella mia testa, nel mio cuore, nel profondo della mia anima c'è posto per ognuno di voi. Non ho potuto salutarvi tutti ma VI abbraccio idealmente da questo blog... ripenso per un momento allo sguardo smarrito ma comprensivo di mio padre, agli occhi che avrebbero voluto dirmi molte cose di mio figlio, alle lunghe chiacchierate scacciapensieri di mia figlia, allo sguar- do smarrito di mia moglie... e come sempre a mia madre che posso solo immaginare come avrebbe tentato di tutto pur di dissuadermi pur sapen- do l'inutilità del tentativo... ognuno "deve" andare incontro al proprio destino, la via ce la insegna l'anima, noi dobbiamo solo percorrerla... e poi immancabile come l'aria l'ultimo messaggio prima di imbarcarmi, puntuale, sagace, pieno di armonia le cui parole racchiudono in poche righe anni di vita, di spiritualità, di ricerca, che capisce come pochi il significato della profonda conoscenza del proprio io di come affrontare se stessi e la via spirituale consegnataci... compagna di ore di chiacchie- rate alla ricerca di qualcosa che non potrà mai arrivare in questa vita ter- rena... e poi quassù sospeso nel vuoto guardando giù un pensiero anche per i miei amici più cari che soffrono chi per un affetto famigliare, chi per altro, vorrei potervi soffiare un pò di pace, di tranquillità, di questa beatitudine che si respira, che ti riempie la mente, che ti intorpidisce...
  • 63. 60 qui a diecimila metri di altezza dove tutto si fonde e dove ti accorgi che sei tutto o niente, sei microscopico ed immenso, sei terreno e spirituale ma sei TE STESSO. Atterraggio Ore 2,40 locali scendo dall'aereo e il nome che ti entra nel cervello come un flash senza nemmeno leggerlo è EBOLA... alle volte mi do- mando come un nome associato ad un'azione possa portare tali scon- volgimenti nella vita delle persone... di MILIONI di persone... sogno o realtà... pericolo vero o presunto... verità nascosta o bugia maggiorata... solo il tempo sarà giudice veritiero ed insindacabile. Mamady è lì che ci aspetta ed in mezzo a tutto questo casino la sua figura è una presenza rassicurante. L'abbraccio sancisce l'inizio ufficiale della nostra avven- tura in terra Guineana e finalmente vi presento i miei compagni di me- rende: DAVID e MAURO. Li ho conosciuti "ragazzini" attraverso il calcio e me li ritrovo giovani/ adulti in questa avventura... mah è proprio vero che il disegno di una mano sapiente rende una tela bianca via via che viene imbrattata uno scenario di vita mutevole e affascinante... cmq vai... Mamady ha fatto le cose in maniera impeccabile... macchina ministeriale del fratello della "premier dame"... appartamento ammobiliato con aria condizionata... ma daiii è la stessa Africa di tre mesi fa? ...è proprio vero che quando si torna sul luogo del delitto lo scenario cambia in maniera radicale e bef- fardo ...va beh la testa tocca il cuscino alle 5,30 ...e alle nove sveglia... colazione e poi via, ma sempre "doucemente" verso il porto a sdoga- nare il container, non si può immaginare il casino, migliaia di persone urlanti, navi e camion che si alternano con una frequenza spasmodica, sdoganatori che ti catturano con il prezzo migliore ...insomma ne esci pazzo ...alle tre riusciamo a fare tutto e speriamo per mercoledì di avere tutta la nostra merce. Ci meritiamo un pranzo e qui colgo l'occasione per la presentazione del fratello della premier dame DOUMBUJA, un
  • 64. 61 mandingo di un metro e novanta per centoventi chili, sarà lui il nostro apripista per il palazzo, ma nel frattempo via nel ristorante turco da lui preferito... Locale con tv ed aria condizionata (fuori ci sono 40gradi e l'umidità rasenta il 100%). Tre ore... e chi si alza più ...cmq alle sette via di nuovo verso un'altra destinazione lussuosa: Residence Riviera, ap- partamenti lussuosi... piscina... sala fitness... casinò... guardie armate... non è questa la "mia Africa". Via così ed andiamo a ritroso... dopo aver descritto la cronaca del sus- seguirsi di avvenimenti lasciatemi divagare spiritualmente ...EBOLA... come può una parola generare distruzione fisica, morale ed economica di una popolazione... credo che dentro di noi ci sia un'ebola da com- battere tutti i giorni... il business del corpo offusca lo spirito... questa mattina mi sono alzato presto e seduto in riva all'oceano circondato da tonnellate di rifiuti osservavo alcuni bimbi e ragazzini scalzi che rovi- stavano tra le immondizie, ma come è possibile che i media mondiali non siano presenti qui sul campo a commentare direttamente... e il pri- mo pensiero che mi entra forte è che hanno paura del loro sogno, sono spaventati dalla loro stessa realtà virtuale...non distinguono più la realtà dalla fantasia ed assecondano benevolenti ciò che loro stessi hanno cre- ato: il RULLO BUSINESS. Questo mostro deve schiacciare incurante tutto ciò che trova nel suo percorso. Locali, alberghi, banche, luoghi di interesse pubblico, perfino abitazio- ni private sono dotate davanti alla porta di recipienti in plastica conte- nenti un liquido si presuppone disinfettante e la scritta della ditta del contenitore è tedesca, poi vedo che il nome della ditta scritta su un sac- chetto vuoto del liquido è una società americana, gli appostamenti che raccolgono offerte e aiuti sono multietnici, francesi in primis, e penso che ci sono proprio tutti al banchetto ufficiale del teatrino... ANDATE A RIPULIRE la sporcizia, sistemate le strade fangose, dividete i rifiuti, costruite ospedali, mandate qui le telecamere ad inquadrare e ripren- dere la vera realtà, non quella virtuale che propinate ogni ora su tutti
  • 65. 62 gli organi di informazione... venite a riprendere i milioni di termometri digitali che ti vengono puntati alla testa per misurati la temperatura ad ogni entrata di qualsiasi luogo pubblico con marca tedesca... (pensate quanto funzionano, abbiamo sempre 33 o max 34 gradi, peggio di Dra- cula) e tutto ciò, pur non sottovalutando i rischi, mi fa sorridere ma- linconicamente e mi intristisce il cuore e l'anima pensando a come sia facile manovrare il nostro pensiero...non ci libereremo mai dalla schia- vitù mediatica... e ci sarà sempre un'EBOLA a terrorizzarci, magari in alcuni casi a contagiarci, per poter accrescere a dismisura il business di pochi potenti...
  • 66. 63 EBOLA "Ciò che non siamo in grado di cambiare dobbiamo almeno descriver- lo". Ho sempre pensato che l'informazione non deve sempre essere por- tatrice di verità, poiché a volte, o meglio, sempre può fare male...qui ne ho la conferma... Ho passato gli ultimi giorni "dentro" la vita di questa città, ho cercato di capire cosa voglia significare essere il protagonista del romanzo, del film, della commedia reale e non il lettore. Ho girato gli uffici, i centri di potere, i ristoranti, i negozi, i mercati, la vita diurna e notturna, lo sport, insomma VIVERE e sono qui a scriver- vi poiché mi domando continuamente perché. PERCHÉ l'uomo è pieno di contraddizioni e le riproduce ogni istante della sua vita in maniera adattabile e vorticosa a seconda delle situazioni? Mi vengono alla mente le parole del microbiotico Richard Guerrero: "la terra e' un pianeta ricoperto da migliaia di organismi che emettono bol- le"... ecco "scoprire come siamo e perché siamo è stato il primo passo per cercare di CAMBIARE e liberarci dalle tenebre del dogmatismo (di cui mi piace ed è adatta una parte della descrizione "supina accettazio- ne") del passato, il codice dei morti che ancora oggi governa il destino di milioni di persone. Quanto tempo dovrà passare prima che norme esistenti da molti anni lascino spazio ad indicazioni più adeguate a uomini la cui speranza di vita è da poco triplicata?" La risposta guardando da dentro questo spac- cato di vita è: "NESSUNA". Qual è la parola odierna per spaventare i bambini e coprire le mancanze degli adulti? il titolo del nostro blog odierno: EBOLA. Da una parte il tentativo "dimostrativo" di combattere, di arginare, di limitare l'epidemia indotta... dall'altra milioni di persone "costrette" a lavarsi le mani con liquidi disinfettanti davanti ad ogni entrata e tutto attorno immondizie, sporcizia, promiscuità in quantità industriale. Ecco qui io ci sto vivendo e sto scrivendo perché sono "sul campo" sto vivendo, sto toccando con mano quello che sta accadendo: "il 90% del-
  • 67. 64 le persone qui non sa nemmeno cos'è l'Ebola." Tutti continuano la loro vita, magari moriranno, oppure, visto che sono qui, moriremo tutti ma credo che non sono MORTI DENTRO certa- mente qualcuno sta pagando e pagherà dazio per ciò che il POTENTE ha creato per il proprio potere... ma di certo morirà avendo vissuto, ma non morirà dentro leggendo un giornale o guardando i TG e vedendosi già morto per l 'epidemia...
  • 68. 65 "IL CONTAINER" Ogni giorno che passa è come una lama di coltello che ti penetra nella carne, la sensazione di impotenza aumenta ad ogni ora, tutto il mondo è paese. Per scaricare il "nostro" container dieci giorni muovendo tutto ciò che era possibile muovere... colonnello, lo zio, il capitano gendar- merie, il padrone del porto, un francese gay che abbiamo dovuto far chiamare direttamente dalla premiere dame, finalmente ci sblocca il tut- to... mance comprese... undici ore dopo sdoganamento e trasferimento zona apertura. Ore otto giorno dopo orario apertura ma il funzionario arriva alle dieci, ancora la trafila dentro e fuori dagli uffici, mance, litigi, discussioni... alla fine apertura, wow c'è tutto, maaaaaa colpo a sorpresa, nei sacchi trasparenti d'abbigliamento ci sono dei capi militari... tutto l'esercito a mitra spianati, via al muro, QUI nel continente dei massacri, del più grande commercio di armi del mondo, nei luoghi dove, per i potenti, c'è ancora spazio per poter giocare alla guerra quasi ci arrestano... ma alla fine via, fuori tutto, si carica il camion... destinazione Kankan.
  • 69. 66
  • 70. 67 TRE VENETI IN GUINEA Ogni giorno che passa la domanda rimbalza fra le pareti della testa come una pallina impazzita... ce la faremo? Si ma fare cosa, ci sentia- mo piccoli piccoli, economicamente lo sapevamo già, culturalmente lo sospettavano, moralmente... ecco questo è il colpo basso... moralmente bisogna essere una roccia. Navighi fra sete di arrivismo e ferite aperte giornaliere, fra ambizioni sfrenate e occhi che ti scrutano penosi... poi se incontri per strada un bianco per caso e ti dice che è da Ponte di Nanto ed è qui che lavora con i guineani poiché non ha nemmeno i soldi per tornare, Ruggero, poi ti presenta Stefano, via Anconetta, Vicenza, senza soldi anche lui e ti domandi che CAZZO sta succedendo, una commedia grottesca di Pi- randello, dove ogni storia è un'altra storia, ogni volto è 1000 volti, dove ogni anima è perduta, dove realtà e fantasia si scrutano da vicino eppure sono lontanissime e ti accorgi pazzescamente che l'Ebola è l'ultimo dei problemi... tutto ciò ha un senso? E tu cosa fai qui, quale chimera insegui? Sei Stefano? Sarai Ruggero? o cercherai di rimanere te stesso, scaccerai i fantasmi degli affetti sempre presenti ogni istante nel tuo cuore, le ferite che si riempiono di sale, oppure riuscirai ad abbinare, anche se in parte, tutti i tuoi obbiettivi, materiali, umanitari, spirituali per poter dire, non al vento, ma davanti allo specchio guardandoti diritto negli occhi "era questo che volevi?" sei arrivato in fondo al tunnel? Sei riuscito a vedere un po' di luce... ah che bello il domani che non ha risposte e certezze ma solo dubbi... vivi nella consapevolezza o sei consapevole di vivere?
  • 71. 68
  • 72. 69 VIAGGIO ALLUCINANTE Quello che vi racconterò, credetemi, non ci credo nemmeno io che pos- sa essere accaduto veramente... 684 km da incubo in 28 ore, da Conakry a Kankan... tutto quel che mi era stato detto, il pericolo, la povertà, il senso di smarrimento di un popolo lo toccherò con mano. Partenza ore 16,30 con macchina stracarica io David e Zidan per segui- re il camion con la nostra merce, Mauro e Mamady partiranno domani. Valige, attrezzature, vestiti, mangiare in ogni dove... sopra la macchina, dentro... in mezzo... due ore per fare 30 km ed uscire dalla capitale, su- bito da incoscienti ci accorgiamo che i fanali sembrano una canzone di Guccini... "di lampadina fioca quella da 20 candele". PAZZESCO, ci infiliamo dietro ogni cosa che si muove con i fanali ma dopo un po' li perdiamo e così via, arriviamo in mezzo alla fore- sta. Si avanza al quasi buio, non c'è più nessuno a rimorchiarci, ad un certo punto dopo averne schivate migliaia, una botta tremenda quasi ci cappottiamo e la macchina che inesorabilmente esala l'ultimo sospiro... buio pesto, acquazzone in mezzo alla foresta, panico, ci riorganizziamo e spostiamo spingendo la macchina sul bordo... per fortuna David si accorge, lui sa tutto, che si erano staccati i fili della batteria. Ripartenza con fanali spenti, con le luci dei telefonini a farci strada, finalmente un camion ci sorpassa dopo una mezz'ora di agonia, ci acco- diamo e finalmente dopo quasi un'ora troviamo un villaggio. Un gruppo di dodici ragazze ci chiese di avvicinarci, stavano festeg- giando un compleanno mangiando con le mani dalla stessa splendida coppa, piena di riso e carne. Stanchi, accaldati ed affamati, decidemmo di accettare l'invito... scoprimmo qualche istante dopo, da dei ragazzi che incuriositi ci avevano circondato, che molte di quelle ragazze erano prostitute; i principali clienti erano funzionari dell'Onu o commercianti Europei, che le ripagavano con generi di prima necessità e vestiti. Fu il primo segno che lì... nulla era come sembrava. Non attirare l'attenzione in questi sperduti villaggi per noi era alquanto
  • 73. 70 difficile. Due bianchi a piedi a quei tempi non si vedevano molto spes- so. La maggior parte dei "Tobabu" erano dottori di Medici senza Fron- tiere, o i Funzionari della Fao o dell' Onu, che si muovevano su enormi e pulitissimi pick up bianchi. Per fortuna c'è Zidane che in qualche modo riesce a trovare con un meccanico delle lampadine per i fari...ora il diluvio è universale, alle 21,30 ripartiamo, anabbaglianti guardano a SX e abbaglianti DX... bella scelta... ancora foresta, altipiano e saliscendi per due ore, voilà POSTO DI BLOCCO mitra spianati, inginocchiati tutti e tre a terra davanti alla macchina, tra urla e litigi in dialetto Malynke', azzzz qui si mette male, alla fine dopo 40 minuti infiniti, pagando, Zidane riesce a farci ripartire. Durante quel viaggio, quello che ci porta a Kankan scopriamo attraver- so i racconti le tracce più nascoste di questo paese: il contrabbando di diamanti, piloti inglesi e olandesi in pensione che trasportano illegal- mente minerali, lo sfruttamento delle multinazionali e la poesia della gente che convive con tutto questo con uno splendido sorriso. Ma intan- to siamo già a otto ore di viaggio e sta succedendo di tutto.Altra sosta in un villaggio, mangiamo in un ristorante capanna, riso con pollo, sembra tutto surreale, grottesco... Decidiamo di riposare un po', inutile rischiare ancora... Il mio non fu un sonno dovuto alla stanchezza fisica (anche se a Kyndia c'è il 70% di umidità e una temperatura di quasi 40 gradi); era uno scappare, uno scappare dai troppi racconti di guerra e fame, dal non capacitarsi del perché, la bellezza di un luogo in Africa equivale solo al suo dolore, il peso di tutto questo era troppo forte. Dopo un po' mi risveglio e vedo che un vecchio mi osserva dal finestrino... David e Zizou dormono, scendo e la conversazione risicata in francese mi fa capire di aver trovato la storia che cercavo. "Il paradiso è morto ed io ho perso il mio posto!" Continuava a ripetere il vecchio. "E tu uomo bianco va a dire queste cose alla tua gente" "Il paradiso è morto ragaz- zo! Ed io ho perso il mio posto", non era una minaccia di un vecchio che
  • 74. 71 nessuno ascoltava più, ma uno splendido invito ad ascoltare una storia. "Cosa vuoi dire vecchio? Che posto? Come fa il paradiso a morire?" Prima devi purificare l'anima, finire il tuo percorso, percorrere le tue paure... Gli chiesi... "Siediti qui" mi disse "Ho 70 anni, ed ho visto tutto di questo paese, ma non solo di questo paese, pensa che una volta riuscii ad arrivare fino in Senegal, il più bel viaggio della mia vita, le spiagge, il fresco vento del mare, ma di tutto questo mi è rimasto solo il ricordo, tu conosci la guerra uomo bianco?" "Ne ho visto le tracce, ne ho visto i danni", "Allora vedi, vengo dalla Sierra Leone, qui l'ultima guerra è durata 10 anni, i miei avi hanno combattuto contro i portoghesi ed i francesi, e le generazioni dopo combatterono ancora contro gli inglesi; tutti quanti, ci volevano come schiavi. Ma guardati intorno, questo è un paradiso! Ed io so leggere e qualche volta ascolto la radio, e so, che non è ovunque così. Perché più un posto è bello e più la gente è povera? E viene uccisa, o lasciata morire di fame e malattie? Perché la bellezza, deve convivere con l'orrore? Da dove vieni?" "Italia" "Morite di fame lì?" In questo momento l'Ebola sta di- struggendo alcune popolazioni del mio paese ed io sono fuggito qui, ma non si tratta solo d malattie, morite di fame lì?" "No" "Ed è bella come la mia Africa "È bella, ma nulla si può paragonare all'Africa", "Allora, se tutti i posti belli, devono essere distrutti, il più bello di tutti: il paradi- so, è morto da tanto tempo, ed io, che ho seguito sempre le leggi di Dio, non avrò un posto dove andare quando sarò morto. Quando tornerai a casa, dì a tutti che il paradiso è morto...eh si, nemmeno il battito di ci- glia e l'oscurità lo inghiotte... ho sognato?... Sono pronto ad immergermi di nuovo in un'atmosfera di spontaneità, di calore e di colore, attraversando paesaggi spettacolari. Finché i miei amici non si destano vi descrivo geograficamente alle tre di mattina questo paese dove foreste primarie si alternano ai più grandi massicci montuosi dell'Africa Occidentale che fanno di questo paese il serbatoio acquifero della regione. Proprio in Guinea nascono infatti tre suoi gran-
  • 75. 72 di fiumi: Gambia, Senegal e Niger, che hanno dato il nome a ben quattro nazioni africane. Prime luci dell'alba via di nuovo, almeno adesso ci vediamo, ma manca ancora una vita. La vettura romba attraverso la via dei cercatori d'o- ro sui Monti Mandingo, si attraversa le pista di Samory, percorsa dai cercatori di diamanti (Malinké) tra altopiani, valli e picchi punteggiati da villaggi di capanne in argilla e tetti di paglia, abitati da popolazioni animiste, ci si addentra nella foresta tropicale caratterizzata da ponti di liane, veri capolavori di ingegneria tribale, lunghi fino a 70 metri (Ziama), dove mi piacerebbe incontrare i Toma e le loro maschere sa- cre degli "uomini uccello". Ma in mezzo al nulla spuntano una decina di uomini in mezzo alla strada, coltelli in mano, ostruiscono la via...è fatta...ci fermiamo... Zizou ci dice di restare fermi e non dire una paro- la, in dialetto Malinke riesce a trattare la resa, sono banditi di foresta, 1.000,000 di fng (circa 110€) è il pedaggio... OK ce la siamo vista brutta... DIOOOOOO... Quando la foresta si tramuta in savana, si attraversa il fiume Niger per raggiungere il più grande massiccio montuoso dell'Africa Occidentale: il Fouta Djalon, con le sue pinete e le bellissime cascate. Con la no- stra jeep ci inerpichiamo fra montagne e altopiani verdeggianti dove vive isolata l'etnia Peul, raggiungendo quindi Mali Ville, l'insediamento umano più alto della Guinea (1400 metri). Si scende poi verso Dia- bala... e qui comincia il calvario... subito quasi un segno del destino restaurant chez mama Rosa... come al martedì sera dopo allenamento dalla impareggiabile Rosa e dalla figlia Laura, e subito mi viene un po' di nostalgia per quelle magnifiche serate. Qui siamo distantissimi ma la signora e le sue cinque figlie sono vera- mente affabili... riso speziato con pollo... coca e caffelatte... non sapen- do la strada che ci aspetta non male... Da qui cominciamo la parte più pazzesca del viaggio. All'uscita mi ferma un signore sulla quarantina di origini Malinke che
  • 76. 73 mi chiede se possiamo dargli un passaggio, alle volte in un baleno de- cidi cose che poi ti segnano, senza consultarmi gli dico di si istintiva- mente... Ci stringiamoci da matti pieni zeppi e partiamo... è un uomo incredibile, medico volontario, filosofo, antropologo, insomma è deli- zioso... e qui... durante sette ore di strada pazzesche per fare 146 km da Diabala a Korussa ai 20/30 all'ora e qualche volta a passo d'uomo, fra buche allucinanti, strapiombi, dossi LUI ci accompagna con la sua voce deliziosa e la sua cultura esagerata... e qui capisco un po' d'Africa spirituale... SENTITE: "La filosofia non è il mio campo di specializzazione ma, occupandomi di studi e ricerche di antropologia culturale e di narrativa africana, mi sono sempre imbattuto in questioni legate alla cosmologia, alla mitologia, alla saggezza della vita o all'immortalità nelle religioni tradizionali africane, non ho potuto fare a meno di porre a me stesso una serie di quesiti: esiste una filosofia africana? Il fatto che la tradizio- ne orale abbia carattere testuale e storico è sufficiente perché si possa parlare di una filosofia? Qual è il ruolo del "pensiero universale" della tradizione africana?  E lo sviluppo del pensiero filosofico africano oggi? Ridefinire la storia del pensiero africano per reclamarne un riconosci- mento... Non è chiaro se vi è una specifica "filosofia africana" o se nella visione del mondo dell'uomo africano esistono principi costanti e ricor- renti, comuni ed irriducibili, che fanno sì che egli sia guidato nella sua soggettività. Insomma, possiamo parlare di un'alba della "filosofia afri- cana"? L'immagine "storta" dell'Africa e la sua marginalizzazione nella storia ha le sue radici nella concezione etnocentrica ed evoluzionistica europea; basti pensare alle testimonianze di Erodoto, Plinio il Vecchio, Diodoro Siculo, alla teoria del Buon Selvaggio di Jean Jacques Rousse- au e alla concezione hegeliana della storia. Secondo tale concezione l'Africa era una terra abitata da popolazioni primitive, astoriche e prive di razionalità; un pregiudizio che ha for- temente viziato l'immagine del Continente fino ad "inventare" un'al-
  • 77. 74 tra Africa, che doveva essere salvata dalla sua condizione di barbarie dal progetto coloniale. Ecco perché, mentre la "castrazione coloniale" non è ancora finita, diversi pensatori africani vedono nella riflessione filosofica una via verso la rinascita africana e per ricrearne l'identità, liberandola il più possibile dagli orpelli di un pensiero altro, che l'ha violentata e resa schiava. L'ambito in cui la filosofia africana ha tentato - e tenta - di svilupparsi come scienza moderna è quella incerta zona di confine che separa e congiunge spazi socioculturali, politici, mentali, disciplinari come il dominio coloniale e lotte di liberazione, diaspora, saperi locali e linguaggi disciplinari occidentali. Si tratta di uno spazio ambiguo, lacerato e mal definito che ha reso urgente la domanda sulla identità, personale e collettiva, e che appunto cerca nella filosofia una possibile chiave di risposta, oscillando tra la ri- vendicazione di una propria irriducibile diversità e l'affermazione della rilevanza universale del proprio pensiero e della propria cultura. Tale "spirito" o "stile", per convenzione tale "filosofia", mentre in Occidente avrebbe il proprio carattere distintivo in un atteggiamento analitico che conduce alla dominazione della natura e all'atomismo sociale, in Africa troverebbe la propria peculiarità in una visione sintetica del mondo e del sapere che favorirebbe la coesistenza con la natura e la convivenza comunitaria fra gli uomini." Ecco qua uno spaccato... che ci rende il viaggio meno devastante, ven- ticinque ore dopo la partenza siamo a Korussa... un incubo... subito spiedini di carne ed il nostro ospite si dilegua così come è arrivato. Fra poco l'oscurità ci avvolgerà di nuovo, altro incubo, per fortuna la strada è tutta diritta e fra un camion ed una macchina seguiamo la scia... ven- totto ore dopo Kankan... fine di un incubo
  • 78. 75 UNA SETTIMANA... Sette giorni possono essere un'eternità, ma anche un alito di vento che ti sfiora passando veloce sul tuo corpo e sul tuo spirito, alimentando come un leggero soffio di vento il fuoco dei tuoi pensieri... Ci eravamo lasciati sabato scorso dopo ventotto ore di viaggio e la si- tuazione è in continua evoluzione, alla domenica sono arrivati Mauro e Mamady, il gruppo si riunisce. Arrivato il camion con tutta la nostra merce, uno spettacolo lo scarico del l'escavatore da parte di David. Notte fonda... buio pesto...solo la luce di una torcia...il cambio alto di sponda quasi due metri senza peda- ne... quasi impossibile scaricare l'escavatore... Impossibile per David non esiste, davanti ad un pubblico di ragazzini e donne sempre più numeroso ed attento, inizia la grande manovra... si appoggia ad un mucchio di immondizie, lavora di lama come d'Ar- tagnan... poggia la benna come Tom Cruise in missione impossibile... doma i comandi della macchina come Spartacus con la biga... la tensio- ne è al massimo, la paura anche, ogni minimo errore può essere fata- le... i bimbi cominciano un tifo assordante, saranno ormai circa trecento persone che fanno capannello attorno, fumo, stridio di ferraglia, la mac- china come un cavallo imbizzarrito e... con un'ovazione da stadio come dopo un goal ai mondiali l'escavatore plana dolcemente al suolo... È FATTA... Come descrivere David, sembra uno di quegli eroi medievali senza ar- matura... pronto a tutto a spada tratta. La macchina è in panne ci pensa lui, il generatore fa i capricci ancora lui, per qualsiasi evenienza tecnica LUI c'è... qualsiasi problema è risolvibile, e poi si integra alla perfezio- ne con i bimbi dei villaggi, cioccolatini e caramelle per tutti, sempre uno stuolo di ragazzini attorno... ogni giorno un viaggio tra uffici, miniere, personalità da conoscere e da "coccolare"... se vuoi un po' di protezione per gli stranieri funziona così... Se non sei con uno di loro che ti guida e conosce i segreti puoi avere quanti soldi vuoi ma qui non ti muovi...
  • 79. 76 la situazione è un po' logorante soprattutto per il morale più di venti giorni, ma di lavoro ancora niente... siamo così noi italiani, vorremmo tutto e subito, siamo abituati a non rimanere inattivi per lungo tempo, l'attesa ci snerva... ma qui siamo in Africa dove anche un sassolino che cade dalla montagna sembra andare a ritroso... Dai ABITUATI, ama questo ritmo, capiscilo, fallo entrare dentro di te come una musica Afro di Davido e solo allora potrai capire, accettare come un segno spirituale del destino tutto ciò che accade e allora anche la montagna ti sembrerà un piccolo dosso... Mauro, essendo il contabile è il più insofferente di noi, giustamente attento ai conti, meticoloso al punto giusto, combattuto fra risorse esi- gue e mance che fuoriescono come l'acqua dai fori di una tubatura rot- ta... c'est l'Afrique... dove Blanc non significa letterariamente bianco ma Ricco... e tu devi sostenere questo gioco, se si accorgono che bleffi sei finito, tutte le porte si sprangano, tu non esisti più... perciò vai…so- stieni il ruolo finché è possibile...qui dicono Inshallah... Dio ti guarda... speriamo abbia la vista buona... eh eh... se David è il tecnico tutto fate Mauro è oltre al nostro commercialista anche, e qui una sorpresa, (sarà contenta la Valentina) l'uomo di casa, piatti e posate sempre lavate, or- dine e pulizia in cucina, piatti cucinati con varietà e buon gusto...ogni tanto tentano anche di giocare a palla... ma con i ferri da stiro che si ritrovano prendono delle sonore lezioni... ah il calcio, la palla... che invenzione... qua tutti giocano, per le strade, in un campo dissestato, in mezzo ad un cortile... dappertutto... mi siedo ad osservarli ogni tanto ma gli occhi mi si riempiono di una velata tri- stezza ripercorrendo con la memoria i tempi della mia gioventù insieme con gli amici fedeli... due cartelle per palo e via fino a sera inoltrata. Rivedo ancora mia mamma (il cuore mi si gonfia) che con la pila ve- niva a cercarmi... poi rifletto e la tristezza lascia il posto ad una gioia spirituale poiché se tu hai dei ricordi è perché hai vissuto... loro invece intorno ad un pallone vivono per delle speranze.
  • 80. 77 Ed allora, visto che i miei due compagni di avventura sono ingegnosi ed hanno delle caratteristiche, io che come al solito non faccio un "cazzo" sono sempre li per caso, mi balena l'idea di aprire una scuola calcio... detto fatto progetto in piedi. Il prefetto mi consegna stadio e strutture ed il giorno ventiquattro inau- gurazione con stampa, televisione, autorità con consegna di tre mute complete da calcio, che il buon cuore di qualche amico che conservo ancora dentro alle società come Lucio, oppure qualche amico di vec- chia data come Icio che gentilmente mi concede anche la possibilità di fare bella figura con delle maglie professionistiche (Chievo), tutto que- sto qui... nel cuore dell'Africa... che voglia di una riflessione ideologica, diciamo che la intendo così: lo sport a squadre è tradizionalmente una simulazione della guerra. Lo scontro fra due o più fazioni avversarie, in cui si svolge un confronto che dovrà terminare con la vittoria dell'uno o dell'altro, ha sempre rappresentato una guerra a cui partecipavano indirettamente i tifosi dell'una e dell'altra squadra o parte sia che questo sport fosse pacifico sia che avesse implicazioni violente. Il gioco della palla nella cultura Maya rappresentò bene questo fenome- no. Fu il gioco più importante di questa straordinaria cultura e sicura- mente il più popolare e ricco di simbologia. Il gioco avveniva in un campo di pietra con ai lati due pareti posizio- nate in obliquo, una di fronte all'altra. Le dimensioni di questi campi variavano, il più grande misurava 419 piedi di lunghezza per 114 di lar- ghezza. Attaccati a queste due pareti e posti molto in alto c'erano alcuni anelli. Le squadre si confrontavano sul terreno orizzontale e dovevano, senza usare le mani, lanciare la palla dentro ad uno di questi anelli. La palla doveva correre sulle pareti oblique e non doveva mai toccare terra. La difficoltà era tale che quando la palla passava attraverso un anello la partita finiva. Il gioco era un confronto molto atteso dalla popolazio- ne Maya perché assumeva anche una dimensione solenne, una ritualità che si intersecava con i riti religiosi e aveva una propria espressione
  • 81. 78 cerimoniale. Alle partite partecipavano come spettatori i sacerdoti e i re e, sia prima, durante e dopo, venivano cantate e suonate canzoni che accompagnavano la messa in scena di un gioco che coinvolgeva diretta- mente e indirettamente tutta la popolazione. Il gioco aveva, infatti, una simbologia mitologica. Il confronto fra le due squadre rappresentava la lotta fra gli dei del cielo i signori che abitavano il mondo sotterraneo. La palla invece rappresentava il sole. Questa simbologia seguiva lo spirito religioso dei Maya che adoravano la dualità della natura e quindi la fertilità e la vita che proveniva dal cielo e dalla terra e la morte che proveniva dal mondo sotterraneo. La ritualità del gioco della palla prevedeva un risultato estremo. La squa- dra che vinceva diventava molto popolare e veniva trattata con ogni riguardo e considerazione. Diventavano, insomma, delle celebrità e il loro leader riceveva onori e doni dal sacerdote supremo e dal re. La squadra che perdeva, invece, veniva disonorata. Il leader, invece, veni- va ucciso. Questo avveniva sia in onore del senso del confronto bellico che imperniava il gioco sia come sacrificio agli dei. Quindi il gioco della palla, proprio per questa sua ritualità cruenta, diventava parte della ritualità religiosa con il sacrificio umano che ne chiudeva lo svolgimento e ne ampliava la simbologia. PERCHÉ descri- vere questo?... cosa c'entrano i Maya con gli Africani? Tutto e niente... ORO e SACRIFICI...
  • 82. 79 L'ESSERE... O NO Fa pensare che, al di là di ogni regola scritta o cmq osservata, tutto debba passare (= essere filtrato) da un semplice buon senso, che è oltre ogni regola e norma e che non si insegna. Il buon senso che è tenerezza, appunto, gentilezza nei modi e nei pensieri, accortezza, cura, attenzione all'altro come "essere altro", con una sua dignità che va oltre le leggi e le norme stabilite. Così dovrebbe essere ma qui tutto si annulla, anni di schiavitù e di umi- liazioni dovrebbero aver insegnato qualcosa ...NIENTEEE. Sono loro i primi razzisti, sono fieri, non si sopportano, si umiliano, ne approfittano, hanno una cattiveria innata... e ti chiedi dove sia il confi- ne... come lo scorpione che ti guarda mansueto indietreggiando di tra- verso e poi ti colpisce con noncuranza... per loro la vita vale meno di niente. Il loro misticismo, una volta sacro ed assoluto, oggi si manifesta solo in maniera materiale e detto che ogni manifestazione psicotica o parapsi- cotica, sia pure culturalmente espressa nell'ambito di una determinata religione, denunci la presenza di un fatto mistico: per esempio, lo scia- mano è un operatore sacrale che agisce in stato di trance senza essere per questo un mistico. La qualifica storico-religiosa del misticismo non procede, in realtà, né da una qualsiasi rappresentazione della divinità, né dalle caratteristiche psichiche delle personalità mistiche; procede, invece, dal rilievo di una particolare soteriologia emergente dall'organizzazione significativa di vari elementi, d'ordine sia pratico (rituali) sia teorico. La soteriologia che permette di definire come mistico un qualsiasi fatto religioso è quella che propone il conseguimento di una "salvezza asso- luta", in contrapposizione a una "salvezza relativa" offerta dal sistema religioso nel quale il fatto mistico si realizza. Per "salvezza relativa" si intende una salvezza che sia tutta contenu- ta in una determinata condizione umana... ma di umano qui nemmeno
  • 83. 80 l'ombra, si agisce solo ed esclusivamente per un tornaconto personale, ed allora rimango ore seduto ad ascoltare un dialetto improponibile di cui non si capisce una sola parola, ma le espressioni dei volti denotano il tradimento della propria cultura e delle proprie radici...dai! cellulare, squilla ancora, fammi ricordare ancora una volta che la spiritualità è dentro di te, manifestala, accettala, non cercarla in altri che lo spirito lo hanno perduto nel binario della tecnologia. Ma ritorno qui ancora solo per vedere una donna la cui bellezza o pro- sperità non conta... ha 116 anni, si più di un secolo, si muove veloce come una saetta, è svelta di pensiero e di parola, è la terza volta che mi vede e credo sappia già tutto di me, e ci intendiamo subito... lei mi guarda mentre ascolto i saggi, mi scruta, me ne accorgo, ha già capito che sono insofferente perche non trovo risposte adeguate ed allora mi si avvicina si siede accanto e mi mostra alcune rughe sulla guancia sini- stra e mi fa capire che una volta scorreva linfa vitale ora invece rimane solo il solco arido che arriva al cuore prosciugandolo, come una volta il Niger portava all'oceano tronfio e rigoglioso tutte le spiritualità di un popolo, ne raccoglieva dalle rive gli umori e le fatiche, si faceva acca- rezzare morbido e dolce dai tronchi delle canoe, ma così come le velate e dolci morbide guance di una volta ora rugose così anche la cultura e la tradizione di un popolo una volta fiero si arena sulle sabbie fangose di un fiume oramai arido. Tutto ciò per descrivere due giorni di un teatrino in cui un popolo vor- rebbe trasmetterti cultura e tradizione ma ti lascia con l'amaro in bocca affidandosi alla legge del Dio denaro per lasciarti lavorare.
  • 84. 81 DIVAGAZIONI AMOROSE... O AMOREVOLI FADAMA... il nome può significare tutto o niente... niente ai più poi- ché è un piccolo villaggio nel cuore della Guinea... TUTTO per noi che adesso ci viviamo e coltiviamo un sogno dorato o forse è il film della nostra vita...Allora ci piace immaginare che la trama possiamo scriver- la e riscriverla migliaia di volte come le anime di questo miscuglio di capanne raggiungibile solo con la canoa... TUTTO poiché pochi sanno che qui nascono le due razze che daranno vita al vero popolo africano, i dominatori Traore, temuti da tutti e veri mandingo, e i Condè razza nobile da cui deriva il nuovo presidente della Guinea. Ma questa è la prefazione, sono seduto sulla riva del maestoso Niger e sul riflesso della luna dorata e i tuffi repentini degli storioni, con un fruscio di serpi in cerca di succulenti rane, con un silenzio surreale che mette i brividi, fra pensieri mistici ed esoterici, la parola che mi illumi- na la trama del mio film è AMORE... L'uomo che vive nell'ego spesso scambia per amore quello che amore non è. C'è solo un modo per essere certi se quello che diamo è amo- re: cosa mi aspetto da ciò che do?  Se ci aspettiamo qualcosa, allora non è amore. Questo è il primo squarcio di lucidità della mia mente, sono come nel romanzo di Robert McLean: "Alla fine tutte le cose si fondono in una sola, e un fiume la attraversa", mi piace, la pesca alla trota è la mia passione è il mio Amore secondario, un ramo del fiume principale che scorre nel mio cuore. "Per mio padre, tutte le cose buone – dalle trote alla salute eterna – derivavano dalla grazia e dall'amore, e la grazia dall'arte, e l'arte non è una cosa facile e l'amore dall'anima e l'anima devi sentirla". Oh come corre il pensiero, quale volto se non quello della persona che amo mi illumina la notte e la mente e come il fiume i miei sentimenti si intrecciano e prendono forma... scorri Niger e riempimi fino a gon- fiarmi di sentimento... "Non si dovrebbe mai desiderare troppo. Perché
  • 85. 82 si rischia sempre di ottenere quel che si desidera." Ma il mio osare per quanto insistente non potrà mai ottenere ciò che in questo momento più desidero... LEI... sottile presenza nel mio corpo, fusione della mia personalità, fine sublimo e supremo... a pochi fortunati e' riservato il privilegio di incontrare l'anima gemella. Entrando in questa vita, ciascuno di noi proviene da un lungo passato che conta molte vite e, assumendo di nuovo il suo compito su questa terra, porta con sé il proprio bagaglio di bene e di male. Abbiamo quindi tra di noi un livello evolutivo, capacità, sensibilità, vedute molto diver- se e a volte molto distanti. Non c'è alcun merito o demerito in questo, è solo un fatto oggettivo, una conseguenza logica e naturale. Le anime più antiche sono più sagge e guarderanno con benevola comprensio- ne ed affetto, anzi cercheranno di aiutare quelle alle prime esperienze, meno mature, intemperanti, a volte piuttosto arroganti ed egocentriche, con poca o nulla propensione all'umiltà, caratteristiche queste naturali in anime che sono ancora nei primi stadi dell'evoluzione. Generalmente però ciò che gli individui con maggiore esperienza e sag- gezza fanno e dicono quasi mai viene accettato o compreso da chi non si trova allo stesso stadio di maturazione, anzi, il più delle volte queste persone sono aspramente criticate, derise, tacciate per visionarie, fuori di testa o fuori dal tempo. Se le anime giovani accettassero con umiltà gli insegnamenti impartiti da chi è più avanti di loro nel cammino, si dimostrerebbero sagge, ma sappiamo che la saggezza non è prerogativa dei giovani, tutt'altro! Che fare allora? Ciascuno dovrà proseguire sul proprio sentiero e riuscirà a comunicare profondamente soltanto con chi si trova allo stesso livello evolutivo. Seguirà i dettami della propria coscienza senza rendere conto a nes- suno, non curandosi dei giudizi, degli attacchi e delle incomprensioni degli altri, facendo silenzio in sé per riuscire ad ascoltare sempre più la propria voce interiore, la propria anima. Non c'è niente di giusto o sba- gliato in sé, fare sesso sì, fare sesso no, amare un essere umano, amare
  • 86. 83 soltanto il Divino etc... Ogni cosa è giusta rapportata al livello in cui siamo e questo lo sappia- mo soltanto noi, all'interno della nostra coscienza, se siamo già capaci di non mentirci, di non prenderci in giro da soli, perché c'è anche questo da tenere presente. Siamo infatti bravissimi a giustificarci, a considerar- ci quello che in effetti non siamo ancora. Gli esseri umani sono rimasti intrappolati in atteggiamenti schematici che hanno distorto il valore dell'amore. Un momento c'è amore, un atti- mo dopo quell'amore è diventato immensa sofferenza e dolore. Come se l'essere umano avesse perso il contatto con l'Unica fonte eterna di amo- re, prendendo momentaneamente sostegno da fonti effimere. Il risultato di questo fa sì che l'animo umano rimane assetato di amore vere, anche solo di una goccia. Senza quell'amore esso continua a vagare disperato, cercando... infatti, specialmente quando si è giovani, si è acerbi, in- completi, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci completi appunto, alla ricerca dell'altra metà della mela e pensi di trovarla in un lui o in una lei, che a sua volta è coinvolto o coinvolta nella stessa spasmodica ricerca dell'altra metà della mela. mi giro e vedo lo scavo della miniera, cosa cerchi? dove vuoi arrivare? Ma è un attimo... L'amore manifestato dalla maggior parte di noi è legato alle emozioni, per questa ragione è condizionato. L'amore emotivo che abbiamo finora vissuto è associato a sentimenti di possesso, sensi di colpa e paure.     Amarsi vuol dire accettarsi e poi trasformarsi, vuol dire morire e poi rinascere. L'egoista non rinuncia mai al suo piacere e non accetta il do- lore per conquistare la gioia. Amarsi vuol dire essere capace di farsi dei doni. L'egoista è solo capace di farsi dei regali. I regali appagano l'uomo nella sua materialità. I doni appagano l'uomo nella sua interezza. Solo chi sa amarsi sa come amare. Chi ha appreso ad amarsi e sa realizzare il suo bene, conosce cos'è l'a- more e sa come realizzare il bene altrui. Pensieri sempre più forti ma non riescono a distogliermi dal mio unico