Le donne in Italia non partecipano al mercato del lavoro. In questa presentazione descriviamo la situazione delle donne nel mercato del lavoro italiano anche rispetto agli altri paesi, cercheremo di descrivere la situazione attraverso i dati, per poi cercare di capire perche’ vogliamo un aumento della partecipazione femminile, e soprattutto quali forme di policy si potrebbero utilizzare per migliorare questa situazione.
1. Le donne e il lavoro:
l’altro ‘spread’ da eliminare
di Chiara Rosazza Bondibene
Anna Rosso
03/02/2013
2. In Italia, ci sono ormai più laureate che laureati, ma…
Le donne italiane e il mercato del lavoro sono due realtà ancora
distanti. Quando lavorano sono pagate meno degli uomini e
hanno minori prospettive di carriera. Sono dunque risorse
sottoutilizzate, uno spreco di talenti …
In questa presentazione ci chiediamo:
• Come si collocano le lavoratrici italiane rispetto agli altri paesi
• Che divario c’e’ tra nord e sud in Italia?
• Che categorie di donne partecipano di piu’ al mercato del
lavoro?
• Perché è importante aumentare la loro partecipazione?
• Che ostacoli incontrano le donne che vogliono lavorare?
2
3. Donne e lavoro: l’Italia nelle classifiche mondiali
Posizione Nazione
Il Global Gender Gap Index misura la
disparità uomo-donna in 135 paesi. 1° Islanda
13° Germania
Specificamente considera la
18° Regno Unito
partecipazione e le opportunità
22° Stati Uniti
economiche, il livello di istruzione, la salute
e la partecipazione politica. 26° Spagna
57° Francia
80° Italia
• L’Italia si posiziona tra gli ultimi posti 82° Grecia
• Nel 2012, è scesa all’80esima posizione 107° Emirati Arabi
135° (ultimo) Yemen
http:/
/www3.weforum.org/docs/WEF_GenderGap_Report_2012.pdf 3
4. Donne e lavoro: l’Italia nelle classifiche europee
Il tasso di occupazione
femminile in Italia è tra i più
bassi in Europa, con le regioni
del Sud che si posizionano ai
livelli più bassi…
Il tasso di occupazione è il
numero di donne occupate sul
totale della popolazione di donne in
età lavorativa
Fonte: Dati Eurostat 4
5. Donne e lavoro: il divario tra nord e sud Italia
Il tasso di partecipazione è la % delle
donne nella forza lavoro (occupate e
disoccupate) sul totale popolazione
femminile in età lavorativa
• La partecipazione femminile e’
molto diversa nelle varie
regioni, e soprattutto è molto
più bassa al sud.
• Il minimo è raggiunto in
Campania (31%) e il massimo
in Emilia-Romagna (65%)
Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione 5
6. Il divario tra nord e sud e’ in crescita...
Mentre ci sono stati miglioramenti al centro-nord, la partecipazione è
calata di 3 punti percentuali nel Mezzogiorno.
Tasso partecipazione
2001-2011
65%
60%
55%
Totale
50% Nord
Centro
45% Mezzogiorno
40%
35%
Fonte: i.Istat, dati 2001-2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64 6
7. Ma quali donne partecipano di più? (a) Istruzione
• Le donne con un livello di istruzione più alto partecipano di più, senza
però raggiungere i livelli degli uomini.
• Il divario con gli uomini è particolarmente marcato a livelli inferiori di
istruzione
Partecipazione per livello di istruzione
maschi femmine
100%
80%
60%
40%
20%
0%
licenza elementare, licenza media diploma laurea e post-laurea
nessun titolo
Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64, 2011 7
8. Quali donne partecipano di più? (b) Nazionalita’
Le donne straniere partecipano molto di più, eccetto se si
paragonano le laureate...
90% Partecipazione per istruzione e nazionalita’
80%
70% italiane straniere
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
licenza elementare, licenza media diploma laurea e post-laurea
nessun titolo
Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64, 2011 8
9. Quali donne partecipano di più? (c) Età
• Le donne giovani partecipano di più rispetto al totale. Ma, anche tra la
nuove generazioni, il divario tra uomini e donne non sembra chiudersi
Partecipazione per livello di istruzione, eta’ 25-34
maschi
90%
80% femmine
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
licenza elementare, licenza media diploma laurea e post-laurea
nessun titolo
Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 25-34, 2011 9
10. Ma se lavorano meno, avranno più figli? (a)
• L’Italia ha uno dei tassi di fecondità più bassi rispetto a molti altri paesi
dell’ OCSE
3.5
Tasso di fecondita' totale
3.0
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
Il tasso di di fecondità totale è dato dal
numero medio di figli per donna in età feconda
(15-49 anni).
Fonte: Dati OCSE 2010 – Family Database 10
11. Ma se lavorano meno, avranno piu’ figli? (b)
70% Trentino A/A Nel grafico viene mostrata la
65%
correlazione tra tasso di
partecipazione femminile e
60% tasso di fertilità.
Ogni punto nel grafico
tasso di patecipazione
55%
corrisponde ad una regione
50% italiana.
45% A tassi di partecipazione più
Abruzzo
elevati si associano tassi di
40%
fecondita’ maggiore
Campania
35% Non è quindi detto che le
donne decidono di non
30%
1.2 1.25 1.3 1.35 1.4 1.45 1.5 1.55 1.6 1.65
lavorare per poter stare a casa
Tasso di fertilita' totale con i figli!
Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di età 15-64 e fecondità . 11
12. Perché é importante avere piú donne al lavoro? (a)
1. Più donne al lavoro possono alimentare la crescita economica
attraverso:
Ø un maggiore numero di ore lavorate
Ø una maggiore produttività. Questo perché si sfrutterebbe l’alto
livello di istruzione delle donne che attualmente non lavorano
2. Gli Italiani invecchiano perché si fanno sempre meno figli:
Ø occorre accrescere la partecipazione femminile per sostenere le
nostre future pensioni e le spese dello stato sociale
PIL: una misura usata per misurare la ricchezza di un paese 12
13. Perché é importante avere piú donne al lavoro? (b)
3. Un incentivo allo studio e alla partecipazione per le altre donne:
Ø Maggiore presenza di donne al lavoro in posizioni di rilievo
incentiverebbe piú donne a studiare, e l’accresciuto capitale
umano stimolerebbe ulteriormente la crescita economica.
4. Miglioramento della sicurezza economica delle famiglie:
Ø Due redditi proteggono dal rischio di perdita di lavoro di uno dei
due coniugi e riducono il rischio di povertá del nucleo famigliare.
5. Piu’ «diversity»:
Ø Piu’ donne nelle stanze dei bottoni aziendali migliorano la
performance. Diversity indica semplicemente una maggior
presenza di persone di genere diverso
Profeta, P. e Casarico, A. (2011). “Donne in attesa: L’Italia delle disparita’ di genere”. Egea.
Smith, N, Smith V., and Verner, M. (2006). “Do women in top management affect firm performance? A Panel Study of 2005 Danish Firms”, International Journal of
Productivity and Performance Management, 55(7), pp.569-593. 13
14. ...Ma piú donne al lavoro implicano una maggiore
disoccupazione maschile?
Ci sono ragioni per cui un aumento di persone che cercano lavoro non vuol dire
che altri debbano per forza perdere il lavoro:
• Più donne al lavoro significa più lavori creati nell’indotto (circa 15 ogni 100
donne occupate), derivanti dall’offerta di servizi alle famiglie. Questi hanno il
vantaggio di essere locali, contribuendo anche a migliorare l’economia di
territori svantaggiati, come il Mezzogiorno.
• Le donne potrebbero avere capacità diverse sul mercato del lavoro,
aumentando la competenze della nostra forza lavoro e quindi le potenzialità
del nostro sistema produttivo.
Inoltre, se anche alcune donne sostituissero degli uomini al lavoro, questo
sarebbe perché sono più qualificate per un dato posto di lavoro. Questo
aumenterebbe comunque la produttività del nostro tessuto produttivo.
Manacorda, P, e Indiretto, G. (2009) . “Le politiche per favorire l’occupazione femminile”
http:/
/www.portalecnel.it/Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40
Ferrera, M. (2008). “Il Fattore D. Perché il lavoro delle donne fara’ crescere l’Italia”, Mondadori. 14
15. Dunque cosa ostacola le donne dal lavorare? Cultura?
Donne Uomini
Corea
Messico Messico
Italia Giappone
Bulgaria Italia
Slovenia Pologna
Estonia Francia
Pologna Lettonia
Spagna Canada
Lituania Stati Uniti
Nuova Zelanda Norvegia
Giappone
Australia Finlandia
Lettonia Regno Unito
Regno Unito Lituania
Germania Belgio
Francia Germania
Belgio Spagna
Finlandia Svezia
Stati Uniti Australia
Svezia Nuova Zelanda
Canada Slovenia
Norvegia Estonia
Corea Bulgaria
0% 5% 10% 15% 20% 25% 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14%
% di ore dedicate ai lavori domestici
Dati OCSE 1998-2008
• In Italia le donne passano in media piùú del 20% del loro tempo a fare lavori di casa,
solo il Messico sembra superarci...
• Gli uomini, invece, sembrano cavarsela molto meglio, dedicando poco piùú del 5% del
loro tempo ai lavori di casa (solo gli uomini messicani, coreani e giapponesi sembrano
“dilettarsi” meno (e di poco) in questa attivitá…)
15
16. Dunque cosa ostacola le donne a lavorare? Servizi?
Le donne italiane sono ostacolate dal lavorare anche per la mancanza di
servizi. La spesa dello Stato sui servizi d’infanzia è tra le più basse in
Europa!
% PIL destinata a spesa per servizi d’infanzia
1.00%
0.90%
0.80%
0.70%
0.60%
0.50%
0.40%
0.30%
0.20%
0.10%
0.00%
Fonte dati: OCSE, 2009. PIL: una misura usata in economia per misurare la ricchezza di un paese
16
17. ...dove ci sono i servizi, più donne lavorano
• Nel grafico viene mostrata la
70%
correlazione tra tasso di
65%
Emilia Romagna
partecipazione femminile al mercato
del lavoro e percentuale di bambini
Tasso di partecipazione femminile
60%
che frequentano un asilo nido
55% pubblico.
50%
• Ogni punto nel grafico corrisponde ad
una regione italiana.
45%
• La correlazione è positiva: le regioni
40%
dove la partecipazione è più alta sono
quelle dove la carenza di asili nido è
35% minore.
Campania
30%
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% Ma cosa si può fare per promuovere
% di bambini tra i due e tre anni che frequentano un
nido pubblico
l’occupazione femminile?
Andiamo a vedere alcune proposte.
Fonte: ISTAT, 2011. 17
18. Oltre ad aumentare gli asili nido, cosa potrebbe fare lo Stato italiano per
aumentare la partecipazione femminile al lavoro?
PROPOSTA OBIETTIVO FUNZIONAMENTO
L’impresa dà il buono al dipendente,
Sostenere il reddito delle famiglie
Buoni lavoro godendo di deduzioni fiscali.
aiutandole nelle spese per i
Il dipendente lo usa per le spese per i
servizi all’infanzia
servizi all’infanzia
Uso di strumenti fiscali che implichino una
Sostenere il reddito delle famiglie
redistribuzione da famiglie con un solo
Incentivi fiscali incentivando la partecipazione
percettore di reddito a favore delle coppie
femminile al mercato del lavoro
in cui entrambi i coniugi lavorano
Introduzione di un congedo
Scardinare la concezione che
Congedi di paternità esclusivamente destinato al papà,
sono sempre le donne ad
obbligatori remunerato ad una percentuale generosa,
assentarsi dal posto di lavoro in
che va perso se il papà decide di
seguito alla maternitá
rinunciarvi
18
19. Conclusioni
• Le donne italiane rappresentano un’enorme ricchezza per il
nostro paese e la loro occupazione nel mercato del lavoro
potrebbe aiutare il rilancio della crescita del paese
• Purtroppo, la loro partecipazione è molto bassa rispetto agli
altri paesi e sarebbe necessario aumentarla
• L’introduzione di incentivi di vario tipo potrebbero aiutare il
raggiungimento di questo obiettivo
Ø Qualcosa si sta muovendo se si pensa ai vouchers baby-sitter
introdotti dalla riforma Fornero (18 luglio 2012, n. 92 art. 4 comma
24b): questa è la direzione giusta!
19
20. Grazie!
Se hai apprezzato la presentazione,
inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto!
Si ringrazia Daniela Del Boca (Università di Torino)
Contatti:
quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info
21. Bibliografia
• Alesina, A., Ichino, A e Karabarbounis, L. (2011). “Gender-based taxation and the division of family chores”, American
Economic Journal: Economic Policy, Vol 3(2), pp. 1-40.
• Boeri, T. e Figari, F. (2011). “Un pezzo di riforma fiscale per incentivare il lavoro”:
http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1002377.html
• Ferrera, M. (2008). “Il Fattore D. Perché il lavoro delle donne fara’ crescere l’Italia”, Mondadori.
• Figari, F. (2011). “From housewifes to indipendent earners: can the tax system help Italian women to work?”. ISER
working paper 2011-15, University of Essex.
• Hausmann R., Tyson L. D., Zahidi S. (2012) “The Global Gender Gap Report”
http://www3.weforum.org/docs/WEF_GenderGap_Report_2012.pdf
• ISTAT (2012). “L’offerta comunale di asili nido e di altri servizi socio-educativi per la prima infanzia”, Statistiche
Report.
• Istituto degli Innocenti (2011). “Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”.
• Manacorda, P, e Indiretto, G. (2009) . “Le politiche per favorire l’occupazione femminile” http:/ /www.portalecnel.it/
Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40
• OECD Family Database: www.oecd.org/social/family/database
• Profeta, P. e Casarico, A. (2011). “Donne in attesa: L’Italia delle disparita’ di genere”. Egea.
• Smith, N, Smith V., and Verner, M. (2006). “Do women in top management affect firm performance? A Panel Study
of 2005 Danish Firms”, International Journal of Productivity and Performance Management, 55(7), pp.569-593.
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