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DIGNITA’ INDIGNITA’ IN
FUGAFUGA
DI ITALIANIDI ITALIANI
SCAPPATISCAPPATI
ALL’ESTEROALL’ESTERO
STORIESTORIE
I NUOVI MIGRANTII NUOVI MIGRANTI
Roberta de Vito
r.devito@hotmail.com
“E SE I GIOVANI FOSSERO TUTTI
FESSI? PUO’ CAPITARE OGNI
TANTO UNA GENERAZIONE DI
FESSI”
(Marcello Marchesi)
# 1
Le persone nate dai primi anni ‘70 in poi
sono le prime nate nel ‘900 a non riuscire
a migliorare la propria condizione sociale
rispetto a quella dei propri genitori
Ieri Oggi
Dignità in fuga
Chi sono?
# 2
Giovani laureati, ma anche
meno giovani e meno
formati
Un universo di persone che
scelgono di andare via perché in
Italia non trovano risposte
adeguate per avere una vita
normale.
Mai così alto negli
ultimi dieci anni il
numero di emigrati
italiani
La fascia più
interessata: tra i 20 e
i 45 anni -> oltre il
60% dei flussi
Nel 2013 sono
andati via in 82
mila -> +20,7%
rispetto al
2012
#
Quadro
#
Focus
#
Dettaglio
ContorniContorni
Dove va chi se ne va?Dove va chi se ne va?
Destinazione
Italiani che vanno via dai 25 anni in su
Totale Licenza media Diploma Laurea
Regno Unito 9.789 2.928 3.544 3.317
Germania 8.072 3.412 2.697 1.963
Svizzera 7.709 2.693 2.646 2.370
Francia 5.530 1.985 1.919 1.626
USA 3.873 1.217 1.299 1.357
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Belgio 1.685 603 602 480
Argentina 1.436 707 431 298
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Altri Stati 16.977 5.612 5.919 5.446
Totale 62.306 21.548 21.678 19.080
Chi se ne va?
In media, il 35% di chi se ne va dall’Italia
ha la licenza media, il 34.8% ha il
diploma e il 31% possiede la laurea.
Tra il 2007 e il 2013 l’esodo verso
l’estero dei cittadini del Lazio è
aumentato del 108%
Nella provincia di Viterbo è
aumentato del 326%, passando da
134 persone in fuga a 571
Cosa spinge ad andarsene?
Compensi: La busta paga
giornaliera di un dirigente in Italia è
mediamente di 422 euro, quella di un
quadro di 195 euro, quella di un
operaio di appena 66
Età: le premilaità salariali e di
contratto sono legate all’anzianità
di servizio
?
Genere: In media le donne
guadagnano 27 euro in meno al giorno
rispetto agli uomini
?
Maternità: negli ultimi 5 anni i casi di
mobbing da maternità sono aumentati del
30%
?
Mobilità sociale: i vantaggi o gli
svantaggi derivati dai genitori ricadono su figli
condizionandone il destino formativo e
occupazionale
?
Disoccupazione: i giovani sono i più
colpiti. Nel 2014 il tasso di disoccupazione in
Italia ha raggiunto il 43%, nella regione
raggiunge quota 49%
?
Disoccupazione: nella provincia di
Viterbo la disoccupazione giovanile sale al
54,4%. Le femmine, penalizzate in tutta la
regione, nella provincia di Viterbo
rappresentano oltre il 56% dei disoccupati.
?
NEET: Tutte le Regioni vedono
aumentare il giovane popolo dei Neet
tra il 2008 e 2013.
Il Lazio si trova al tredicesimo posto con un
aumento rispetto al 2008 del 57,6%, con
208 mila giovani coinvolti dal fenomeno
?
Investire in
istruzione
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# 3
Chi fa un investimento in istruzione
terziaria guadagna di più rispetto a
chi interrompe gli studi.
Il possesso di un titolo di studio
universitario garantisce la
riduzione di fenomeni di
disparità sul luogo di lavoro.
Dottorato di ricerca
A sei anni dal conseguimento del
titolo, nel 2012 lavora il 92,5%
dei dottori di ricerca, mentre sono
inattivi il 5,4%
Su 100 dottori di ricerca che nel 2012
partecipano attivamente al
mercato del lavoro soltanto 2 sono
in cerca di lavoro
Ma allora perché se ne vanno?
Redditi da lavoro dei dottori di ricerca
Contratti di lavoro
65% lavoro dipendente: 47,5% a tempo
indeterminato e 17,6% a tempo determinato
20,6% contratto di collaborazione
10,6% libero professionista
Disparità
Diverse origini sociali
offrono diverse
opportunità
Provenienz
a
L’ 80% dei dottori di ricerca ha un genitore
con un livello d’istruzione medio alto. Il
40% possiede un titolo universitario
Appena il 21% dei
dottori di ricerca
proviene da una famiglia
con una bassa
scolarizzazione
Eredità
Mobilità
In generale, la mobilità,
soprattutto verso l’estero,
sembra incoraggiata (e
forse anche sostenuta) da
situazioni familiari più
vantaggiose: tra i dottori di
ricerca sono i figli dei
laureati e dei professionisti
ad alta qualificazione i più
propensi a espatriare.
Roberta de Vito
Email: r.devito@hotmail.com
Facebook: facebook.com/roberta.b.devito
Twitter: @bebadevito
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  • 1. DIGNITA’ INDIGNITA’ IN FUGAFUGA DI ITALIANIDI ITALIANI SCAPPATISCAPPATI ALL’ESTEROALL’ESTERO STORIESTORIE I NUOVI MIGRANTII NUOVI MIGRANTI Roberta de Vito r.devito@hotmail.com
  • 2. “E SE I GIOVANI FOSSERO TUTTI FESSI? PUO’ CAPITARE OGNI TANTO UNA GENERAZIONE DI FESSI” (Marcello Marchesi) # 1
  • 3. Le persone nate dai primi anni ‘70 in poi sono le prime nate nel ‘900 a non riuscire a migliorare la propria condizione sociale rispetto a quella dei propri genitori Ieri Oggi
  • 5. Giovani laureati, ma anche meno giovani e meno formati Un universo di persone che scelgono di andare via perché in Italia non trovano risposte adeguate per avere una vita normale.
  • 6. Mai così alto negli ultimi dieci anni il numero di emigrati italiani La fascia più interessata: tra i 20 e i 45 anni -> oltre il 60% dei flussi Nel 2013 sono andati via in 82 mila -> +20,7% rispetto al 2012 # Quadro # Focus # Dettaglio ContorniContorni
  • 7. Dove va chi se ne va?Dove va chi se ne va? Destinazione Italiani che vanno via dai 25 anni in su Totale Licenza media Diploma Laurea Regno Unito 9.789 2.928 3.544 3.317 Germania 8.072 3.412 2.697 1.963 Svizzera 7.709 2.693 2.646 2.370 Francia 5.530 1.985 1.919 1.626 USA 3.873 1.217 1.299 1.357 Spagna 3.348 1.141 1.191 1.016 Brasile 2.634 828 959 847 Belgio 1.685 603 602 480 Argentina 1.436 707 431 298 Australia 1.253 422 471 360 Altri Stati 16.977 5.612 5.919 5.446 Totale 62.306 21.548 21.678 19.080
  • 8. Chi se ne va? In media, il 35% di chi se ne va dall’Italia ha la licenza media, il 34.8% ha il diploma e il 31% possiede la laurea.
  • 9. Tra il 2007 e il 2013 l’esodo verso l’estero dei cittadini del Lazio è aumentato del 108% Nella provincia di Viterbo è aumentato del 326%, passando da 134 persone in fuga a 571
  • 10. Cosa spinge ad andarsene? Compensi: La busta paga giornaliera di un dirigente in Italia è mediamente di 422 euro, quella di un quadro di 195 euro, quella di un operaio di appena 66
  • 11. Età: le premilaità salariali e di contratto sono legate all’anzianità di servizio ?
  • 12. Genere: In media le donne guadagnano 27 euro in meno al giorno rispetto agli uomini ?
  • 13. Maternità: negli ultimi 5 anni i casi di mobbing da maternità sono aumentati del 30% ?
  • 14. Mobilità sociale: i vantaggi o gli svantaggi derivati dai genitori ricadono su figli condizionandone il destino formativo e occupazionale ?
  • 15. Disoccupazione: i giovani sono i più colpiti. Nel 2014 il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto il 43%, nella regione raggiunge quota 49% ?
  • 16. Disoccupazione: nella provincia di Viterbo la disoccupazione giovanile sale al 54,4%. Le femmine, penalizzate in tutta la regione, nella provincia di Viterbo rappresentano oltre il 56% dei disoccupati. ?
  • 17. NEET: Tutte le Regioni vedono aumentare il giovane popolo dei Neet tra il 2008 e 2013. Il Lazio si trova al tredicesimo posto con un aumento rispetto al 2008 del 57,6%, con 208 mila giovani coinvolti dal fenomeno ?
  • 19. Chi fa un investimento in istruzione terziaria guadagna di più rispetto a chi interrompe gli studi. Il possesso di un titolo di studio universitario garantisce la riduzione di fenomeni di disparità sul luogo di lavoro.
  • 20. Dottorato di ricerca A sei anni dal conseguimento del titolo, nel 2012 lavora il 92,5% dei dottori di ricerca, mentre sono inattivi il 5,4% Su 100 dottori di ricerca che nel 2012 partecipano attivamente al mercato del lavoro soltanto 2 sono in cerca di lavoro
  • 21. Ma allora perché se ne vanno? Redditi da lavoro dei dottori di ricerca
  • 22. Contratti di lavoro 65% lavoro dipendente: 47,5% a tempo indeterminato e 17,6% a tempo determinato 20,6% contratto di collaborazione 10,6% libero professionista
  • 24. Provenienz a L’ 80% dei dottori di ricerca ha un genitore con un livello d’istruzione medio alto. Il 40% possiede un titolo universitario Appena il 21% dei dottori di ricerca proviene da una famiglia con una bassa scolarizzazione
  • 26. Mobilità In generale, la mobilità, soprattutto verso l’estero, sembra incoraggiata (e forse anche sostenuta) da situazioni familiari più vantaggiose: tra i dottori di ricerca sono i figli dei laureati e dei professionisti ad alta qualificazione i più propensi a espatriare.
  • 27. Roberta de Vito Email: r.devito@hotmail.com Facebook: facebook.com/roberta.b.devito Twitter: @bebadevito Slideshare: slideshare.net/robertabdevito Prezi: https://prezi.com/xyw8ruhfzrs8/donne-e-lavoro/

Editor's Notes

  1. Scrittore, sceneggiatore, regista cinematografico e teatrale, paroliere e attore da Il malloppo 1971 Dove dice anche “Ho fatto l’amore dappertutto meno che in una cabina elettorale. Là ho preso solo delle fregature”
  2. Dal 2007 al 2013 le emigrazioni sono più che raddoppiate, passando da 51 mila a 126 mila. L’Italia attrae meno cittadini stranieri dall’estero Nel 2013 si registra una riduzione dell’immigrazione straniera di 42 mila unità (-13,2%) rispetto all’anno precedente. Dei 307 mila iscritti dall’estero, 279 mila sono cittadini stranieri. Gli italiani di rientro dall’estero sono 28 mila, mille in meno rispetto al 2012.
  3. Il numero di emigrati italiani è pari a 82 mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni, in crescita del 20,7% rispetto al 2012. Tale incremento, insieme alla contrazione degli ingressi (pari a mille unità, 3,5% in meno del 2012) ha prodotto nel 2013 un saldo migratorio negativo per gli italiani pari a -54 mila, quasi il 40% in più di quello del 2012 nel quale il saldo risultò pari a -38 mila. Per gli italiani i principali Paesi di destinazione sono quelli dell’Europa occidentale: Regno Unito (13 mila emigrati), Germania (oltre 11 mila emigrati), Svizzera (circa 10 mila), Francia (8 mila), oltre agli Stati Uniti (5 mila), ne accolgono, nel loro insieme, più della metà. I connazionali che decidono di tornare in Italia sono in numero molto inferiore a quello degli emigranti: nel 2013 i rientri sono 4 mila dalla Germania, quasi 3 mila dalla Svizzera e circa 2 mila dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.
  4. Nel 2013, il saldo migratorio con l’estero degli italiani con almeno 25 anni mostra una perdita netta di residenti pari a 42 mila unità, di cui 16 mila diplomati, 13 mila con licenza media e quasi 13 mila laureati. Sono, infatti, 8.500 gli italiani con licenza media di rientro contro gli oltre i 21.500 in uscita (-13 mila); diplomati, rientrano in 5.600 contro i 21.678 che vanno via(-16 mila); oltre 6 mila gli italiani di rientro in possesso di laurea contro oltre 19 mila in uscita dal Paese (-12.900). Quella dei diplomati rappresenta la fascia più colpita dal fenomeno in uscita, nel 2013 sono andati via oltre 21.600 diplomati, cui seguono immediatamente i cittadini con un livello di istruzione più basso, oltre 21.500.
  5. Le principali mete di destinazione per i diplomati sono Australia (37,6%), Brasile (36,4%), e Regno Unito (36,2%); per le persone con la licenza media le mete prediletto sono Argentina (49%), Germania (42%), e Francia e Belgio (36%); per i laureati sono Stati Uniti (35%), Regno Unito (33,9), e Svizzera (30.7%).
  6. Esaminando il dato territoriale riguardante la regione Lazio Tra il 2007, anno pre-crisi, e il 2013 la quantità di cittadini italiani che sono andati via dal paese verso l’estero è cresciuta del 108%. A livello provinciale dopo la provincia di Frosinone (+476%), quella di Viterbo ha aumentato le partenze del 326%, contro il 28% in più di movimenti per l’interno del paese. Ad andarsene sono, come confermano anche i dati più aggiornati, i maschi rispetto alle femmine, in misura esponenziale. Nel 2013 sono migrati verso l’interno oltre 53 mila maschi di cui 3.450 viterbesi contro le 4.800 femmine di cui 280 della provincia di Viterbo.
  7. Secondo i dati OCSE l’Italia è al quinto posto nella classifica dei paesi che tra il 1985 e il 2008 hanno registrato un incremento della forbice tra redditi più elevati e redditi più bassi. Il coefficiente Gini, che misura questo parametro, è cresciuto in Italia dallo 0,31 (metà anni ’80) allo 0,35 (fine anni 2000). In questo lasso di tempo, il reddito medio italiano è salito dello 0,8% (media Ocse +1,7%), mentre per la fascia più povera della popolazione italiana, l’incremento è stato pari solo allo 0,2%, contro il +1,1% della fascia più ricca. È quindi in corso una redistribuzione del reddito dal basso verso l’alto, con gli individui nei ruoli di vertice che possono beneficiare di retribuzioni nettamente superiori a quelle dei lavoratori con una posizione lavorativa inferiore.
  8. Analizzando i divari dalla media retributiva a seconda dell’età del lavoratore, si nota che rispetto agli 83,2 che si percepiscono in media lavorando nel settore privato, un giovane con meno di 19 anni guadagna in media 38,5 euro in meno al giorno; tra i 20 e i 24 anni guadagna in meno 28,5 euro circa, e tra i 25 e i 29 ne percepisce 18,5 in meno. Per avere valori che si avvicinano alla paga giornaliera media bisogna arrivare a 30 anni, così da arrivare a guadagnare 78,4 euro al giorno. Le differenze si fanno positive al superamento dei quarant’anni, arrivando a superare la paga giornaliera media di 24,2 euro nella fascia di occupati dai 55 a 59 anni.
  9. Un altro elemento fortemente discriminante riguardo alla crescita professionale e all’inserimento nel mondo del lavoro è legato alla maternità. Negli ultimi cinque anni in Italia i casi di mobbing da maternità sono aumentati del 30%. Secondo le ultime stime dell’Osservatorio Nazionale Mobbing solo negli ultimi due anni sono state licenziate o costrette a dimettersi 800mila donne. Almeno 350mila sono quelle discriminate per via della maternità o per aver avanzato richieste per conciliare il lavoro con la vita familiare.
  10. Emerge con chiarezza che a fronte di disparità così marcate le possibilità di mobilità sociale si riducono sempre di più, mentre aumenta la disuguaglianza che si manifesta anche nel contrasto tra opportunità formative e lavorative a cui hanno accesso alcuni cittadini, piuttosto di altri che vedono frustrate le loro aspirazioni. Non tutte le persone hanno la stessa probabilità di entrare nel sistema d’istruzione terziaria e concludere, ad esempio, il ciclo universitario o il dottorato di ricerca. E tale probabilità non riguarda solo le caratteristiche personali e le competenze, ma attiene e riflette, spesso, la “posizione sociale” di partenza dell’individuo. In Europa conseguire un elevato titolo di studio offre maggiori possibilità di superare le condizioni che tendono solitamente a trattenere gli individui nella classe sociale di origine. In Italia la probabilità che una persona i cui genitori non abbiano completato gli studi superiori riesca a laurearsi è tra le più basse d’Europa ma soprattutto, i giovani con un ridotto background familiare hanno maggiori difficoltà sia in termini di investimento in istruzione che in relazione alla collocazione sul mercato del lavoro (Isfol – Non più mobili)
  11. Sono i lavoratori più giovani a risentire maggiormente della crisi, nel 2014 per la popolazione compresa nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, infatti, il tasso di disoccupazione in Italia raggiunge il 43%, nella regione Lazio raggiunge quota 49%, con una variazione percentuale rispetto al 2011 di oltre 15 punti percentuali.
  12. Per quanto concerne il dettaglio provinciale, i dati più negativi sono quelli di Viterbo, dove la disoccupazione giovanile sale al 54,4%, seguita da Frosinone (50,8%) Roma (48,9%) Rieti (47,3%), Latina (45,8). Le femmine complessivamente nella regione e nel dettaglio di tutte le province sono penalizzate dal mercato del lavoro e nella provincia di Viterbo rappresentano oltre il 56% dei disoccupati.
  13. Un altro fenomeno che contribuisce a rendere la situazione dei giovani complessa e che può rappresentare un valido motivo per abbandonare il paese è quello dei NEET, ovvero tutti quei ragazzi con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano un percorso formativo (“Not in education, employment or training”). Al primo posto per maggior incremento troviamo l’Emilia Romagna (+96,5%), a cui segue il Piemonte (+79,2%) ed il Veneto (+66,7%). Il Lazio si trova al tredicesimo posto con un aumento rispetto al 2008 del 57,6%. In valori assoluti, nel 2013, la Regione con il maggior numero di Neet è la Campania (402 mila), seguita dalla Sicilia (364 mila) e dalla Lombardia (262 mila), Puglia (243mila) e Lazio (208 mila).
  14. Il dottorato di ricerca è il più elevato titolo di studio conseguibile in Italia e può essere associato, pertanto, al massimo investimento in capitale umano che un individuo - e un paese, considerati i finanziamenti pubblici assegnati ai dottorati - può sperimentare. È ormai ampiamente dimostrato (OCSE) che le persone che effettuano un investimento in istruzione terziaria guadagnano di più rispetto a coloro che decidono di interrompere prima il percorso formativo (e dunque accedono al mercato del lavoro con al massimo con un diploma). Inoltre il possesso di un titolo di studio universitario garantisce la riduzione di fenomeni di disparità sul luogo di lavoro. Queste dinamiche si confermano anche per l’Italia, ma assumono minore consistenza rispetto alle altre economie europee. Per questo motivo nel nostro Paese si è diffusa l'idea che un numero cospicuo di ricercatori si trasferisca in altre regioni italiane o in altri paesi (europei o extra-europei) per tentare di costruire la propria carriera e massimizzare i rendimenti dell’investimento in istruzione effettuato.
  15. In linea generale, come dimostrato dall’Indagine condotta da Isfol sulla Mobilità Geografica dei Dottori di Ricerca, emerge una situazione decisamente positiva in termini occupazionali per le persone che hanno conseguito un dottorato di ricerca. A distanza di circa sei anni dal conseguimento del titolo, nel 2012 si rileva, infatti, una quasi piena partecipazione al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione si attesta, infatti, al 92,5% e quello di inattività è del 5,4%. Inoltre, su 100 dottori di ricerca che nel 2012 partecipano attivamente al mercato del lavoro soltanto 2 sono in cerca di lavoro. ISFOL, Indagine sulla Mobilità Geografica dei Dottori di Ricerca. La ricerca è stata effettuata su un campione di poco meno di 5.000 individui che nel 2006 hanno conseguito un dottorato di ricerca in un ateneo italiano (nella lista è inclusa anche l’Università della Tuscia), anche se di cittadinanza non italiana, e che al momento del conseguimento del titolo avevano un età compera tra i 25 e 49 anni. Ù La popolazione di riferimento è ricavata dagli archivi dell’Istat ed in particolare dal Censimento dei dottori di ricerca (Anno 2006). Tale popolazione è pari a 9.727 individui.
  16. Sebbene il dottorato di ricerca garantisca buoni livelli di occupazione, ci sono altre dinamiche non strettamente collegate al livello di istruzione che non sempre svolge un ruolo protettivo. Infatti differenze e svantaggi persistono a parità di livello di istruzione in relazione alle disparità derivanti da caratteristiche demografico-familiari e lavorative. In particolare, è stata rilevata la perdita salariale associata all’immobilità geografica, al genere femminile e alle forme contrattuali flessibili. Sul fronte dei redditi da lavoro emergono delle differenze rilevanti rispetto alla condizione di mobilità: la popolazione dei migranti all’estero ha un guadagno derivante dal lavoro decisamente più elevato dei colleghi rimasti in Italia. I redditi medi netti annui da lavoro dei dottori sono pari a 20.085 euro; i dottori mobili verso l’estero guadagnano in media circa 10.000 euro in più rispetto ai dottori non mobili. Anche coloro che si sono mossi sul territorio italiano presentano un vantaggio in termini retributivi rispetto ai dottori non mobili, sebbene decisamente inferiore a quello dei dottori migrati all’estero).
  17. Guardando alla forma contrattuale, si nota una netta prevalenza del lavoro dipendente per il 65% dei casi (con un 47,5% a tempo indeterminato e un 17,6% a tempo determinato), seguito dal 20,6% che ha un contratto di collaborazione; il 10,6% è libero professionista mentre la parte residuale svolge un’attività sempre di carattere autonomo. Tuttavia per i dottori di ricerca che sono emigrati in un altro Stato si evidenzia una maggiore concentrazione in forme contrattuali di natura flessibile (circa il 30% ha un contratto a tempo determinato e il 27% di collaborazione). Al contrario i dottori che si sono trasferiti all’interno del territorio italiano mostrano un più elevato inserimento professionale con contratti permanenti (52%). I più alti tassi di occupazione rilevati per i dottori all’estero sembrerebbero, dunque, essere compensati da una maggiore instabilità lavorativa.
  18. Infine un fattore che può provocare disparità è legato alla mobilità sociale, anche tra i dottori di ricerca. Ogni persona nasce e cresce in una famiglia che appartiene a un preciso contesto sociale. Sperimenta una propria traiettoria di vita: studia, lavora, convive o si sposa, fa figli, trova un lavoro coerente con le proprie aspettative, fa carriera o perde il lavoro. Diverse origini sociali offrono diverse opportunità d’accesso a risorse economiche e culturali, pertanto le occasioni di studio o di lavoro di un individuo dipendono, almeno in una certa misura, dalla sua posizione sociale d’origine. Queste traiettorie di vita, come anche le aspirazioni individuali e il passaggio dalla posizione sociale di origine a una nuova posizione sono fortemente influenzati dal nucleo familiare di appartenenza.
  19. Secondo la ricerca condotta da ISFOL sulla mobilità dei dottori di ricerca, circa l’ 80% dei dottori di ricerca ha un genitore con un livello d’istruzione medio alto e fra questi quasi il 40% possiede un titolo universitario. I dati, quindi, confermano quanto emerge, generalmente, dalle analisi sulla mobilità sociale ossia che il background culturale della famiglia d’origine influenza le scelte formative dei figli. Appena il 21% dei dottori di ricerca, infatti, proviene da una famiglia con una bassa scolarizzazione
  20. Osservando la massima professione e la condizione occupazionale dei genitori si ha, ancora più forte, l’impressione che i dottori di ricerca abbiano alle spalle oltre che un solido patrimonio culturale anche una robusta eredità professionale Non occupato 2,8 Professione a media qualificazione 20,6 Professione tecnica 34,7 Professione ad alta qualificazione 41,1 i genitori con una professione a bassa qualificazione non raggiungono neppure l’1%
  21. Coloro che appartengono a basse classi sociali d’origine, come quella degli operai, decidono spesso di spostarsi dalla città d’origine per andare a studiare in un altro ateneo mostrando, fra l’altro, una probabilità più alta di raggiungere il massimo dei voti rispetto a tutte le altre categorie sociali e rivelando, di conseguenza, maggiori prospettive occupazionali e professionali. Per questo è interessante osservare la condizione di mobilità geografica dei dottori di ricerca tenendo conto sia del massimo titolo di studio che della massima professione dei genitori. I dati mostrano, al riguardo, una chiara relazione fra gli alti livelli d’istruzione dei genitori e la condizione di mobilità geografica. Sono, infatti, i figli dei laureati e dei diplomati coloro che si spostano di più soprattutto verso l’estero (sono ben l’86%), ma anche nel territorio nazionale (l’80 %), rispetto a coloro che decidono di rimanere all’interno del territorio in cui hanno studiato. Probabilmente le persone che hanno dei genitori più istruiti, e in particolare i figli dei laureati, sono incoraggiate a perseguire obiettivi occupazionali migliori anche attraverso trasferimenti all’estero.