L’euro è la causa della nostra crisi?
Uscire dall’euro ci permetterebbe di svalutare la moneta favorendo esportazioni e crescita?
Quali sono i costi e quali i benefici dello stare nell’Euro?
Nella presentazione rispondiamo a queste e ad altre domande sull’Euro!
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
L'investimento in valuta richiede una propensione al rischio elevato, in particolare con questo contesto. Vediamo comunque se è possibile costruire qualche ipotesi d’investimento, anche perché è proprio in questi momenti che si possono presentare situazioni particolarmente interessanti.
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
L'investimento in valuta richiede una propensione al rischio elevato, in particolare con questo contesto. Vediamo comunque se è possibile costruire qualche ipotesi d’investimento, anche perché è proprio in questi momenti che si possono presentare situazioni particolarmente interessanti.
Presentazione del volume di Veronica De Romanis in occasione dell'evento IAI "Un'Europa a vele spiegate. Dove è finita l'austerità"
Roma, 23 ottobre 2017
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Come si misura il benessere sociale? Le alternative al PILQuattrogatti.info
Quali alternative esistono al PIL? In questa presentazione offriamo una panoramica sulla ricerca che si sta svolgendo a livello internazionale per migliorare i metodi con cui le società misurano il proprio benessere, con attenzione speciale all’esperienza italiana del Benessere Equo e Sostenibile
Variations in glacier retreat in the American West, implications for water resources. Presented by Andrew Fountain at the "Perth II: Global Change and the World's Mountains" conference in Perth, Scotland in September 2010.
Presentazione del volume di Veronica De Romanis in occasione dell'evento IAI "Un'Europa a vele spiegate. Dove è finita l'austerità"
Roma, 23 ottobre 2017
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
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Quali alternative esistono al PIL? In questa presentazione offriamo una panoramica sulla ricerca che si sta svolgendo a livello internazionale per migliorare i metodi con cui le società misurano il proprio benessere, con attenzione speciale all’esperienza italiana del Benessere Equo e Sostenibile
Variations in glacier retreat in the American West, implications for water resources. Presented by Andrew Fountain at the "Perth II: Global Change and the World's Mountains" conference in Perth, Scotland in September 2010.
L'euro sta attraversando la crisi più profonda dalla sua nascita. L'Europa sta affrontando una crisi economica, finanziaria e del debito. La Grecia è sull'orlo del fallimento. In questa presentazione analizziamo brevemente la crisi del debito e spieghiamo come tale crisi ed un tracollo della Grecia possano portare alla rottura dell'Euro.
La crisi dell'euro: Parte seconda (le politiche di salvataggio)Quattrogatti.info
Gli attori protagonisti della crisi sono: l'Unione Europea, la Banca Centrale Europea, il sistema bancario ed i singoli stati nazionali
Cosa hanno fatto e cosa potrebbero fare questi attori per la crisi dell'Euro?
in questa serie di presentazioni a puntate analizziamo le politiche di questi attori per risolvere la crisi del debito, evitare una crisi finanziaria e far ripartire la crescita economica.
Prima uscita: l'Unione Europea!
Cosa sono e a cosa servirebbero gli Eurobond?
Cos'è il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria?
Stanno funzionando i piani dell'Unione Europea per salvare l'Euro?
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Il turismo internazionale continua a crescere. Congiuntura economica e fattori geopolitici non sembrano in grado di modificarne, nel medio-lungo termine, il trend di sviluppo.
L’Italia ha intercettato il trend positivo ed ha visto crescere gli arrivi in modo significativo (ca. +50% in 15 anni)
Siamo più attrattivi senza riuscire, tuttavia, a generare maggior valore perché la permanenza media continua a scendere, è passata da 4,1 giorni del 2001 a 3,6 giorni del 2015, e con essa la spesa per arrivo passata da oltre 1.000 euro del 2001(a prezzi 2015) a poco meno di 700 del 2015.
Un fenomeno che mette in evidenza una importante criticità del nostro modello di offerta dal momento che nel turismo l’obiettivo non è principalmente quello di attrarre i turisti ma soprattutto quello di trattenerli perché in questo modo crescano le occasioni di spesa e, dunque, le entrate valutarie.
Il turismo internazionale in Italia continua ad essere prevalentemente europeo, oggi pesa per oltre il 70% in leggero calo rispetto a quindici anni fa quando i flussi di origine europea rappresentavano il 74% del totale. Ma negli ultimi anni cresce anche il peso dei Paesi extra-europei.
Lincontro Europeo Un Piano Senza DettagliHoro Capital
Esattamente, che cosa è accaduto in Europa? Il mercato ha reagito come se fosse arrivata la seconda delle soluzioni come la fine delle soluzioni. Nessun problema qui! La crisi del debito europeo è risolta! Ma se si guarda attentamente (è quasi sempre pericoloso quando si tratta di Europa) c\'è molto di più nella ripartenza del mercato, rispetto alla semplice euforia e sollievo. Quella che abbiamo visto è un\'involontaria conseguenza molto inquietante che tornerà a perseguitarci, come purtroppo ho scritto nel passato. Il dito punta verso i nostri vecchi amici derivati e i credit default swap. Questa settimana, mi sono ripreso da un influenza piuttosto brutta, sottoponiamo quindi ai raggi gamma e delta le questioni che possono esserci dietro il vero motivo della risposta del mercato, marciando inesorabilmente verso l\'Endgame.
Con la nomina del'italiana Federica Mogherini ad Alto Rappresentante, ultimamente si è parlato molto della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) dell'Ue. In questa presentazione spieghiamo brevemente cos'è la PESC, qual è la sua storia, e quali le maggiori sfide che essa dovrà affrontare nei prossimi anni.
Come si finanzia l’università in Italia? Chi paga di più e perchè dovremmo spendere soldi pubblici? Il sistema è equo? Ecco un’analisi su quanto, come, perchè e con quali risultati si spende per l’univerisità italiana.
Le politiche pubbliche possono modificare i nostri comportamenti per il megli...Quattrogatti.info
In tempi di austerità e rigore, la politica pubblica può servirsi di un approccio nuovo per migliorare il contesto in cui i cittadini prendono le loro scelte individuali e sociali: il nudge (spinta gentile).
La sfida dell'eGovernment nell'Agenda digitale europeaQuattrogatti.info
Alla vigilia delle elezioni del Parlamento europeo e a distanza di ormai quattro anni dall'adozione dell’Agenda digitale, resta ancora tanto da fare sul fronte dello sviluppo delle tecnologie digitali in Europa. Questa presentazione analizza lo stato di attuazione di un obiettivo centrale della strategia europea per lo sviluppo digitale: la realizzazione del governo elettronico. Un traguardo finora solo parzialmente raggiunto, a causa di ritardi istituzionali, culturali e infrastrutturali, in particolare in Italia che resta ancora in posizione di retroguardia.
La Fuga dei Cervelli: quando trovarli e' meglio che perderliQuattrogatti.info
Si sente sempre più spesso parlare di “Fuga dei talenti” o “Fuga dei cervelli”, soprattutto con toni allarmistici e spesso confusi. Eppure, oggi come oggi, con un mercato del lavoro cosi globalizzato e internazionalizzato, passare un periodo all’estero è ormai la normalità. Ciò che rende preoccupante la “fuga” degli italiani all'estero non è tanto il numero dei nostri connazionali che fanno le valigie, quanto piuttosto il fatto che in pochi scelgono l'Italia come meta. Questa presentazione analizza il fenomeno sulla base dei (pochi e confusi) dati che vi sono a disposizione, soffermandosi sulle politiche migliori per attrarre cervelli “in fuga” e stranieri.
Negli ultimi anni, la disoccupazione giovanile è aumentata in modo drammatico nella maggioranza dei paesi europei. Gli interventi, dovranno concentrarsi su una di queste priorità:
• Far si che i giovani posseggano le competenze accademiche, professionali e personali necessarie nel mercato del lavoro di oggigiorno.
• Armare i giovani con gli strumenti per pianificare la loro transizione dalla scuola al lavoro e prendere le decisioni più adatte alle loro capacità e ambizioni. Allo stesso tempo, i
Governi devono intervenire per ridurre la dualità del mercato del lavoro, permettendo ai giovani di ambire ad un lavoro alla pari degli altri.
• Favorire la crescita di tutto il sistema economico, aiutando ad aumentare le opportunità di lavoro anche nelle regioni UE più svantaggiate.
Università = lavoro? In Italia sempre più giovani si iscrivono all’università, anche se con la crisi c’è stata una flessione negativa. Ma studiare conviene? Ci sono state differenze in quanto ad occupazione e redditi per i laureati di facoltà diverse? Che facoltà scelgono gli studenti? E al momento della scelta del lavoro, i laureati sono davvero così “choosy” come ha dichiarato una volta l'ex Ministro Fornero?
Si ringrazia Michele Pellizzari (Università di Ginevra) per i commenti ricevuti.
Italiani si diventa ma come diritto cittadinanza immigratiQuattrogatti.info
Tra gli “8 punti per il cambiamento” proposti dal PD come base per formare il nuovo esecutivo c’è “Norme sull’acquisizione della cittadinanza per chi nasce, cresce, studia in Italia”. Come funziona il diritto di cittadinanza? Le proposte di riforma per riconoscere una nuova generazione di italiani.
Sono passati quasi 20 anni dall'inizio della seconda repubblica.
Dove eravamo e dove siamo?
E cosa hanno fatto i leader dei principali partiti in questi vent'anni?
In questa presentazione ripercorriamo brevemente l'andamento di alcune variabili economiche chiave del nostro paese. Lo scenario che emerge e' sconfortante...
Tasse, manovre correttive e debito pubblico hanno dominato questa campagna elettorale. Guardiamo i dati per capire: Chi è responsabile dell’aumento della pressione fiscale, Monti o Berlusconi? Le manovre sono riuscite a risanare i nostri conti pubblici? O servirà un’ulteriore manovra? Ha senso proporre di tagliare le tasse? Se sì, come farlo per rilanciare la crescita economica?
La ricreazione è finita! Un viaggio (con bussola) nel sistema scolastico ital...Quattrogatti.info
In questa campagna elettorale non si e’ quasi mai sentito parlare di scuola. Peccato, perché, al contrario, proprio dalla scuola bisogna ripartire per costruire il futuro del paese. Che cosa è successo alla spesa in istruzione dal 2001 ad oggi? Perché gli studenti italiani sono così indietro nelle classifiche internazionali d’apprendimento? E’ vero che non investiamo abbastanza nella scuola? Queste alcune delle domande cui proviamo a rispondere in questa prima di due presentazioni sul sistema scolastico italiano.
Non è una novità che l’informazione in Italia sia in mano a pochi gruppi editoriali. Ma quanto pesano questi gruppi nel mercato dell’informazione? E chi controlla la maggior parte delle risorse? Sulla base degli ultimi dati disponibili cerchiamo di dare risposta a queste domande e di capire cosa si potrebbe fare per garantire un effettivo pluralismo in un settore tuttora dominato da pochi colossi.
Quello della presenza di condannati o inquisiti nell’ultimo parlamento è uno dei temi che piú hanno acceso l’indignazione pubblica e la campagna elettorale. Ma quali sono i numeri di questo fenomeno? Come funziona nel resto d’Europa? E quanto pulito sará il prossimo parlamento?
La produttività in Italia dal 1994 ad oggi...di quanto è cresciuta? In quali settori? Come si calcola? Quali sono i fattori che la determinano? Quanto è importante per la crescita economica? Quali sono le conseguenze per lavoratori e imprese? Cos’è il Decreto Produttività? Queste alcune delle domande che affrontiamo sviscerando un concetto tanto importante quanto sfuggevole come la produttività.
Questa presentazione contiene un’analisi della strada impervia verso una regolamentazione delle coppie di fatto, anche omosessuali, e una riflessione sulle difficoltà di un paese sospeso tra iniziative legislative osteggiate e modelli di riferimento ancora poco chiari. Tra le domande affrontate: quale futuro per le unioni civili? Il nostro è un paese per coppie di fatto? A che punto sono gli altri stati europei? Quali sono le proposte dei principali candidati alle elezioni politiche di fine febbraio?
La confisca e il riuso dei beni mafiosi: problemi e riformeQuattrogatti.info
La confisca dei beni è la più importante arma contro le mafie che lo Stato al momento possiede. Le colpisce proprio al cuore, togliendo loro ricchezza e capitali accumulati, per poi riutilizzarli per il bene pubblico o a scopo sociale. Tuttavia, il processo di confisca e riuso è schiacciato da gravi inefficienze, ancora da risolvere. Quali sono? E come risolverle?
La presentazione risponde a queste domande, concentrandosi sul caso degli immobili (come case, ville, fabbricati) e toccando anche la controversa proposta di vendere i beni mafiosi inutilizzati.
La riforma delle province - L'esperienza Monti e i possibili assetti futuriQuattrogatti.info
Tra le riforme iniziate dal governo Monti, il riordino delle province è senza dubbio una delle più dibattute, per la riduzione dei costi dell’amministrazione e della politica. Ma quali sono gli effetti reali della riforma? La diminuzione del numero delle province sarà una misura efficace per ridurre i costi?
2. Di cosa parliamo:
1) Se L’Italia esce dall’euro, che succede?
2) Benefici e costi dell’euro
3) Politiche economiche senza euro
2
3. Immaginiamo di uscire fuori dall’euro…
Questo passo non potrebbe avvenire da un giorno all’altro, ma
andrebbe discusso e programmato.
Nel frattempo cosa accadrebbe?
3
4. Ci sarebbe un periodo turbolento iniziale:
fuga di risparmi
La gente cercherebbe di
portare i risparmi all’estero
perché la nuova lira varrebbe
meno dell’euro.
Il governo potrebbe bloccare i
conti corrente per evitare
questa possibilità.
4
5. Periodo turbolento iniziale (2): crollo dei
mercati
Ci sarebbe una forte vendita
di azioni e titoli di
obbligazione italiani.
Questo farebbe crollare le
borse ed il valore delle
imprese italiane quotate…
…ed aumenterebbero i costi
di approvvigionamento di
liquidità sui mercati sia per le
aziende che per il governo.
5
6. Periodo turbolento iniziale (3): dispute
giudiziarie sui debiti
Aumenterebbero le dispute
giudiziarie perché debiti
contratti in euro potrebbero
dover essere convertiti in lire,
creando molte controversie
legali.
6
7. Periodo turbolento iniziale (4): fuori dall’UE?
C’è il rischio di dover uscire
anche dall’Unione Europea e
non solo dall’Euro perché i
trattati non prevedono una
procedura di uscita dalla
moneta unica.
Questo avrebbe un grosso
impatto negativo su
esportazioni ed importazioni e
sulla libera circolazione delle
persone.
7
8. No Euro, sì party?
Supponiamo che passi questo
periodo turbolento iniziale.
E’ vero che uscendo
dall’Euro e svalutando la
moneta aumenterebbero le
esportazioni e l’economia
tornerebbero a crescere?
8
9. No Euro, sì party?
Supponiamo che passi questo
periodo turbolento iniziale.
E’ vero che uscendo
dall’Euro e svalutando la
moneta aumenterebbero le
esportazioni e l’economia
tornerebbero a crescere?
Non necessariamente.
Ci potrebbe essere qualche
vantaggio nel breve periodo,
ma alla fine non cambierebbe
la nostra situazione.
9
10. Il film del 1992:
• La lira svalutò del 30%
• Le esportazioni non cambiarono
di molto il loro corso
• L’effetto più grosso fu una
diminuzione delle importazioni;
quello che compravamo
all’estero divenne più caro
• La crescita media del PIL
aumentò appena sopra l’1% nei
tre anni successivi per poi
riabbassarsi
10Fonte dati:World Bank
0
50
100
150
200
250
300
350
400
Esportazioni ed Importazioni
(mld €, prezzi costanti)
Esportazioni
Importazioni
Svalutazione
11. Perchè uscire dall’euro e svalutare non
cambierebbe la nostra prospettiva di crescita
di lungo periodo?
• Perchè alla fine le esportazioni dipendono dal tasso di
cambio reale e non quello nominale.
• Perchè nei paesi sviluppati quello che determina la crescita
di lungo periodo sono fattori più strutturali come la
produttività e non il tasso di cambio.
11
12. Tassi di cambio
Tasso di cambio nominale
E’ quello che tutti conosciamo,
ad esempio 1000 Lire per
comprare 1 Dollaro.
Se nel 1970 ci vogliono 1000£
per 1$ e nel 1980 ci vogliono
2000£ per 1$ vuol dire che da
un punto di vista nominale la
lira si è svalutata
Tiene conto del livello dei
prezzi ed è dato dal potere
di acquisto che la valuta
possiede
Tasso di cambio reale
12
13. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
13
14. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
14
Supponiamo che nel 1980:
• il cambio nominale è 2000£
per 1$ (la lira si è svalutata)
• 1 Kg di pasta in Italia costa
4000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa sempre 1$
15. Tasso di cambio reale ed esportazioni: un esempio
Supponiamo che nel 1970:
• il cambio nominale è 1000£
per 1$
• 1 Kg di pasta in Italia costa
1000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa 1$
Con 1$ un cittadino
americano può comprare sia
1Kg di pasta americana che
italiana
15
Supponiamo che nel 1980:
• il cambio nominale è 2000£
per 1$ (la lira si è svalutata)
• 1 Kg di pasta in Italia costa
4000£
• 1 Kg di pasta negli Stati
Uniti costa sempre 1$
Con 1$ un cittadino
americano ora può comprare
1Kg di pasta americana, ma
solo 0.5Kg di pasta italiana
16. Cosa è successo nel nostro esempio?
Il tasso di cambio nominale si è svalutato ma la pasta italiana è
diventata meno competitiva a causa dell’andamento dei
prezzi; abbiamo avuto un rivalutazione del tasso di cambio reale.
Svalutare la moneta non garantisce quindi maggiore
competitività.
Ricordiamoci poi che il successo delle esportazioni dipende non
solo dai costi, ma anche dalla qualità dei prodotti offerti e dalla
capacità di distribuire i mercati internazionali.
16
17. Non solo un esempio teorico
17Fonte dati: Bank of International Settlements
Nel grafico vediamo che negli
anni ’70 ed ‘80 il tasso di
cambio nominale si svalutò
moltissimo, ma il tasso di
cambio reale prima scese, ma
dalla seconda metà degli anni
’70 continuò a rivalutarsi…
0
50
100
150
200
250
300
350
400
1964
1966
1968
1970
1972
1974
1976
1978
1980
1982
1984
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Cambio nominale
effettivo
Cambio reale
effettivo
Apprezzamento
reale
18. Produttività: un ruolo fondamentale
La produttività influenza prezzi
e tasso di cambio reale ed è
uno dei motori chiave per la
crescita di lungo periodo.
Nel grafico vediamo che in
Italia dal 1995 la crescita della
produttività dell’industria si
ferma.
Questo avviene ben prima
dell’Euro ed è una delle ragioni
principali del declino italiano.
18Fonte dati: EU-Klems
60.0
70.0
80.0
90.0
100.0
110.0
120.0
19801982198419861988199019921994199619982000200220042006
Produttività totale dei fattori,
industria (2005=100)
Italia
Francia
Germania
Crollo
produttività
19. 80
85
90
95
100
105
1975
1977
1979
1981
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
Reddito Italia in % della media
Eurozona (EZ 12 = 100)
Ventennio perduto
Vediamo che che il nostro
reddito per-capita rispetto alla
media dell’eurozona diminuisce
stabilmente proprio dal ’95.
La crisi attuale è l’espressione
di un lento declino iniziato con
la Seconda Repubblica.
Le radici di tutto questo sono
disparate, ma non direttamente
imputabili all’Euro che è
arrivato dopo.
19Fonte dati:World Bank
Inizio di un
declino continuo
20. Per riassumere
• Uscire dall’euro e svalutare farebbe diminuire le
importazioni
• Non farebbe per forza aumentare le esportazioni nel medio
e lungo periodo, ma potrebbe avere dei vantaggi nel breve
periodo
• Una strategia di crescita di lungo periodo basata sulla
svalutazione del cambio nominale non reggerebbe
• La causa della nostra crisi non è dovuta all’euro, ma ad
elementi strutturali come il declino della produttività iniziata
prima dell’euro
20
22. Benefici dell’euro: meno spesa sul debito
Grazie all’euro il costo del
debito pubblico è fortemente
diminuito perchè i mercati ci
chiedono tassi di interesse più
bassi perchè non c’è più il
rischio di svalutazione.
Per un Paese con un debito
alto come il nostro ha
significato un risparmio di
centinaia di miliardi di euro
negli ultimi 15 anni.
Uscire dall’euro ed iniziare a
svalutare farebbe impennare il
costo del debito pubblico.
22Fonte dati: IMF
0
5
10
15
20
25
Tasso di interesse su titoli di
stato di durata a 10 anni
Italia
Germania
Ingresso
Euro
23. Benefici dell’euro (2): meno inflazione
Ancorando la nostra politica
monetaria e cambiaria alla
Banca Centrale Europea siamo
riusciti ad ottenere
un’inflazione più bassa rispetto
agli anni pre-Euro e quindi
abbiamo contenuto meglio
l’aumento dei prezzi.
23Fonte dati:World Bank
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
Tasso d'inflazione, media
annuale
Periodo pre-Euro
(1987-99)
Periodo post-Euro
(1999-2012)
24. Benefici dell’euro (3): più facile commerciare
Con l’Euro la probabilità di
esportare per un’azienda italiana
è aumentata del 2% circa.
La moneta unica stabilizza le
fluttuazioni del tasso di cambio
e riduce i costi legati al cambio
di valuta favorendo una
maggiore integrazione dei
mercati europei e promuovendo
l’export.
24Fonte dati: Baldwin et al. (2008) Rapporto Commissione Europea
25. Benefici dell’euro (4): più forti a shock globali
Essere parte dell’Euro ed avere
una Banca Centrale Europea
forte ci protegge meglio da
shock che colpiscono un po’
tutti gli stati membri come l’11
Settembre o la crisi finanziaria.
Una risposta collettiva a questi
shock è più efficace; ora è più
difficile essere oggetto di fuga di
capitali, speculatori o crisi
bancarie.
25
26. Costi dell’Euro: meno flessibilità per shock
che colpisono solo l’Italia
Non avendo il controllo della
politica monetaria e cambiaria
ed avendo dei vincoli anche
sulla politica fiscale abbiamo
minori strumenti per politiche
macroeconomiche specie in
risposta a shock specifici che
colpiscono l’Italia.
26
27. Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi
riequilibratori
L’area dell’Euro rispetto ad
altre grosse aree con una
moneta unica come gli Stati
Uniti è caratterizzata da:
1) Una minore integrazione
del mercato del lavoro
2) La mancanza di
trasferimenti fiscali verso
Stati in difficoltà
27
28. Costi dell’Euro (2): mancanza di meccanismi
riequilibratori
L’area dell’Euro rispetto ad
altre grosse aree con una
moneta unica come gli Stati
Uniti è caratterizzata da:
1) Una minore integrazione
del mercato del lavoro
2) La mancanza di
trasferimenti fiscali verso
Stati in difficoltà
Quindi se un Paese è in crisi i
lavoratori disoccupati fanno
fatica a spostarsi a lavorare in
altri Paesi.
Inoltre manca la possibilità di
avere uno stimolo fiscale
attraverso un budget
comunitario.
Migliorare questi aspetti
renderebbe molto piu facile
uscire da una crisi pur stando
nell’Euro.
28
29. Costi dell’Euro (3): vincoli fiscali sempre più
stringenti
Regole come il fiscal compact
impongono all’Italia di avere un
deficit strutturale (ossia il deficit
fiscale che ci sarebbe se ci
fosse piena occupazione) non
sopra lo 0.5% del PIL.
Questo limita eccessivamente
la possibilità di politiche
economiche espansive che
possono essere necessarie per
uscire da una recessione.
29
30. Per riassumere
L’Euro presenta benefici, ma anche costi.
Riteniamo che al momento i benefici superino i costi e che
convenga all’Italia stare nell’Euro; tuttavia non è detto che
questo sia valido per sempre.
Con il protrarsi della crisi ed in mancanza di meccanismi che
consentano ed aiutino un Paese a superare uno shock negativo,
c’è il rischio che in futuro possa diventare più vantaggioso uscire
dall’Euro; non adesso però.
30
32. Politica monetaria e cambiaria
Se non ci sono restrizioni sui
flussi di capitali, è
tecnicamente impossibile per
un Paese controllare allo
stesso tempo sia il tasso di
cambio che la politica
monearia.
Questo è il cossiddetto
"trilemma" dell’economia
internazionale.
32
Autonomia
politica
monetaria
Autonomia
tasso di
cambio
Flussi
finanziari
liberi
33. Uscendo dall’euro saremmo piu autonomi?
Senza l’euro se volessimo
controllare sia la politica
monetaria che cambiaria
dovremmo impedire il libero
flusso dei capitali finanziari.
Per fare questo bisognerebbe
uscire dall’Unione Europea e
dal mercato unico europeo
dato che uno dei capisaldi è la
libera circolazione dei capitali.
Non è un’opzione desiderabile.
33
34. Sarebbe meglio essere come la Danimarca?
La Danimarca ha deciso di
mantenere il controllo del
tasso di cambio tenendo però
una parità fissa con l’euro.
Questo implica che la
Danimarca "importa" la
politica monetaria della BCE
senza avere voce in capitolo a
riguardo.
Il nostro vantaggio è che
possiamo influenzare la
politica monetaria dato che
sediamo nel consiglio
direttivo della BCE .
Il loro vantaggio è che
possono riaggiustare la parità
con l’euro se necessario (ma
non svalutare continuamente).
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35. Sarebbe meglio essere come la Gran Bretagna?
La Gran Bretagna ha deciso di
mantenere il controllo della
politica monetaria, ma lascia
fluttuare il tasso di cambio.
Senza l’euro potremmo
adottare questa soluzione, ma
comunque non ci sarebbe la
possibilità di controllare il
tasso di cambio che è
l’obiettivo di chi propone di
uscire dall’euro.
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36. Quello che si potrebbe davvero fare uscendo
dall’euro
• Uscendo dall’euro si potrebbe cambiare la parità del tasso di
cambio nominale. Non si potrebbe però adottare una
strategia di continue svalutazioni; porterebbe a forte
inflazione e maggiori tassi di interesse sul debito.
• Uscendo dall’euro avremmo più margini di autonomia per la
politica fiscale.
• Avremmo però meno autonomia di quello che chi vuole
uscire dall’euro generalmente pensa. I flussi di capitale sui
mercati finanziari sono una forza tale da limitare il raggio di
azione di politica economica.
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37. Nel giudicare l’euro non dimentichiamoci le
sue origini
L’Euro è il prodotto di un
lungo processo di integrazione
che ha garantito all’Europa
uno dei periodi di pace più
duraturi della sua storia.
Oggi ridiamo all’idea di una
guerra tra Germania e Francia,
ma in passato è stata più la
regola che l’eccezione. Questa
è la magia dell’Unione
Europea.
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Si ringrazia Gianmarco Ottaviano (LSE) per i commenti ricevuti
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