2. Biografia
Salvatore Quasimodo nasce a Modica il 20 agosto 1901.
Durante l’infanzia vaga da un paese all’altro della Sicilia
orientale, perché il padre fa il capostazione. Nel 1908, il
catastrofico terremoto di Messina, cambia la vita del futuro
poeta: il padre è incaricato di riorganizzare la stazione: non
c’erano ancora i container e quindi i vagoni fungevano da
abitazioni. In questa città si diploma all’Istituto Tecnico e
intanto pubblica poesie su alcune riviste simboliste
locali. Le aspirazioni letterarie si facevano più urgenti ma, al
tempo stesso, la costrizione del lavoro lo allontanava dai
suoi obiettivi. Quasi a sorpresa, imponendosi su poeti ritenuti
più illustri, riceve nel 1959 il premio Nobel, «per la sua
poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche
esperienze della vita dei nostri tempi». Nel 1968, fu colto da
un malore mentre si trovava ad Amalfi e morì sull’auto che lo
portava d’urgenza a Napoli.
3. Poetica
Nella prima parte della sua ricerca poetica, specie
in Acque e terre, Quasimodo risente del panismo
dannunziano, esalta il legame con la natura unendolo più
volte al senso di esilio vissuto nella città. La terra siciliana
e il suo mare diventano sue muse ispiratrici. È la fase
propriamente ermetica, tutta rivolta al rapporto tra parola-
immagine-intimità. Il tempo dell’interiorità, quello non
cronologico, diventa uno spazio su cui la riflessione e gli
affetti del poeta hanno libera espressione e parlano un
linguaggio tutto loro.
Nel 1947 uscì la raccolta Giorno dopo giorno, un’opera
che è il frutto proprio di quel passaggio attraverso la
guerra, infatti possiamo parlare di un secondo
Quasimodo, appassionato ai temi civili e sinceramente
impegnato a rinnovare l’uomo. La poesia, dal punto di
vista espressivo, certamente cambia. Si fa più aperta,
argomentata, esplicita: volta a farsi capire, come se
l’ermetismo, compiuta la sua missione di rinnovare la
poesia, avesse ritrovato dentro sé quell’impegno civile che
aveva rifiutato.
4. Rapporti con il fascismo
Nel 1940, a guerra iniziata, collaborò con la
rivista Primato e Lettere e arti d'Italia dove il
ministro Giuseppe Bottai raccolse intellettuali di
varia estrazione e orientamento, anche lontani
dal regime. Gli venne rimproverato, negli anni
successivi, di aver sostenuto l'uso del voi, con
un intervento su un numero monografico
del 1939 della rivista Antieuropa, e di aver
inoltrato una supplica a Mussolini, affinché gli
venisse assegnato un contributo, per potere
proseguire l'attività di scrittore. Non partecipò
alla Resistenza; in quegli anni si diede alla
traduzione del Vangelo secondo Giovanni, di
alcuni Canti di Catullo e di episodi dell'Odissea.