2. Ugo Foscolo nacque il 6 febbraio 1778 a Zante, una delle isole ioniche, da padre veneziano e madre greca.
Dopo la morte del padre si trasferì a Venezia, dove partecipò ai rivolgimenti politici del tempo manifestando
simpatie verso Napoleone, salvo pentirsene amaramente dopo il trattato di Campoformio. E' considerato il
primo grande intellettuale dell'età neoclassica. Nelle sue opere si trovano tutti gli elementi culturali che
caratterizzano l'età a lui contemporanea (Neoclassicismo, Illuminismo, Preromanticismo). Nel 1797 istituì a
Venezia un governo democratico in cui assunse cariche pubbliche, e, pochi mesi dopo, in seguito al trattato di
Campoformio con cui Napoleone cedeva Venezia all'Austria, dovette fuggire, riparando a Milano dove strinse
rapporti di affettuosa amicizia col Monti ed ebbe modo di avvicinare il Parini. Nel 1804 si recò in Francia, per
motivi militari, e qui ebbe l'opportunità di trascorrere due anni di relativa calma. Tornato in Italia, dopo una
breve permanenza a Lugano ed a Zurigo, l'anno dopo si stabilì a Londra, accolto dall'alta società. Qui
guadagna abbastanza con la pubblicazione delle sue opere. Inseguito dai creditori, subì anche il carcere, e fu
poi costretto a ritirarsi nel villaggio di Turnham Green, dove visse gli ultimi suoi anni in compagnia della figlia.
Elementi autobiografici della vita del Foscolo sono presenti nelle "Ultime lettere di Jacopo Ortis", anche se
spesso e volentieri l'autobiografia cede il passo alla fantasia, presentandone quegli ideali (chiamati poi
"illusioni") che, secondo Foscolo, permettono all'uomo di vivere la propria interiorità in modo meno
drammatico, essendo addirittura validi argini psicologici contro il suicidio. Nell'Ortis, ad ogni modo, troviamo
abbozzati tutti gli elementi che verranno elaborati nelle opere successive (gli ideali della patria, della poesia,
dell'amore....). Tra i sonetti più celebri, ricordiamo: "Alla Musa", "Alla sera" e "In morte del fratello Giovanni".
Ugo Foscolo scrisse anche alcune tragedie (Aiace, Tieste e Ricciarda) ad imitazione dell'Alfieri. Morì il 10
settembre 1827. Le sue ossa furono trasferite a Firenze solo nel 1871 e vennero tumulate nel tempio di S.
Croce, che egli aveva così tanto esaltato nel carme "Dei Sepolcri".
Ugo Foscolo
3. Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni, nato a Milano il 7 marzo 1785, è stato scrittore, poeta e drammaturgo, considerato uno
dei più grandi romanzieri della nostra letteratura per il capolavoro I promessi sposi. La sua lunga vita può
essere divisa in tre distinti periodi: il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza che va dalla nascita al 1804, il
periodo francese, dal 1805 al 1810, decisivo per la formazione culturale e il periodo dell'attività letteraria,
dal 1812 al 1827, anni in cui concepì le opere più importanti. Successivamente a queste fasi, gli interessi del
Manzoni diventarono soprattutto di tipo linguistico e filosofico. L'entusiasmo creativo fu spento dai
numerosi lutti. Grazie a Manzoni nasce il romanzo moderno e viene colmato quel divario tra la lingua
letteraria e la lingua viva, oltre che quello tra la letteratura e la società, ancora così profondo nelle Ultime
lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo. I promessi sposi segnano inoltre il ritorno della letteratura italiana in
Europa dopo una crisi durata più di due secoli. Tutto ciò poté accadere grazie all'unirsi in Manzoni di vari
filoni culturali: l'Illuminismo lombardo di Giuseppe Parini e soprattutto di Cesare Beccaria e Pietro Verri;
Senza Manzoni in Italia non ci sarebbe stata storia del romanzo. Mentre in Francia e in Inghilterra il romanzo
si era pienamente affermato già nel Settecento, nel nostro paese Manzoni dovette partire da zero, per
questo la sua impresa fu ancor più notevole. La formazione culturale di Manzoni fu segnata dallo studio
della mitologia e della letteratura latina. I suoi autori classici preferiti erano Virgilio ed Orazio;
successivamente lesse e fu influenzato da Dante e Petrarca. Il suo rapporto con la tradizione
dell'Illuminismo lombardo non è solo culturale, ma proprio di sangue. Da parte di madre era infatti nipote di
Cesare Beccaria, l'autore di Dei delitti e delle pene. Inoltre, nonostante il padre legittimo fosse Pietro
Manzoni, è molto probabile che il padre naturale fosse un amante della madre Giulia, cioè Giovanni Verri,
fratello di Pietro Verri. Tra i suoi contemporanei furono decisivi per la sua formazione Giuseppe Parini,
Vittorio Alfieri e soprattutto Vincenzo Monti che considerava il più grande poeta vivente. Morì nel 1873.
4. Confronto
Foscolo e Manzoni, assieme a Leopardi, sono i più grandi autori del primo Ottocento italiano; ma mentre la vicenda di
Leopardi si svolge appartata, sia sul piano biografico sia su quello più propriamente letterario, gli itinerari biografici e letterari
di Manzoni e di Foscolo si intrecciano più strettamente. Entrambi parteciparono attivamente, anche se secondo modalità
diverse, dovute ai differenti caratteri e situazioni biografiche, alle vicende politiche del loro tempo. Entrambi furono autori di
poesie liriche e di carmi; entrambi scrissero tragedie, anche se molto diverse tra loro; entrambi, infine e soprattutto, furono
autori di romanzi. Foscolo e Manzoni furono quasi coetanei. I due autori vissero a lungo a Milano, ma a intervalli,
specialmente nei primi anni del secolo; e si frequentarono con assiduità e in modo amichevole dalla fine del 1801 al 1802.
L'ultimo loro incontro avvenne a Parigi, nel marzo del 1806. In tale circostanza i rapporti furono caratterizzati da una certa
freddezza, tanto è vero che da allora in poi non ci sono testimonianze di altri ritrovi tra i due poeti. L'iniziale amicizia e
condivisione di valori politici, poetici e ideologici stava cedendo il passo alle differenze, frutto della diversa visione del mondo
che stava maturando nel più giovane dei due interlocutori. Manzoni, Foscolo ebbero una concezione dolorosa della vita.
Tuttavia il pessimismo di Manzoni non è di natura filosofica, come quello del Foscolo. Il pessimismo del Foscolo e infatti
scaturisce del contrasto tra la concezione materialistica della realtà' e la reazione del sentimento, che si sente frustrato nella
sua ansia di assoluto, di infinito e di eterno. Quando essi cercano di scoprire la causa del dolore e dell'infelicità umana,
eludono la responsabilità individuale ed incolpano la natura, che ha creato l'uomo bramoso di felicità, pur sapendo che essa
non verrà mai soddisfatta. Il pessimismo del Manzoni invece è di natura morale, perché coinvolge la responsabilità
individuale dell'uomo, il quale, pur comprendendo la malvagità del dolore e del male, ama causarne agli altri per egoismo,
nella speranza di allontanarli da sé. Come Foscolo, anche Manzoni apprese la lezione più profonda del classicismo, la
moderazione, l'equilibrio interiore, il dominio dei sentimenti, la chiarezza e la limpidità espressiva.