1. News 17/SA/2015
Lunedì,04 Maggio 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi
Glutine non dichiarato in sughi ai funghi e alla bolognese e naftalene in semi di
zucca bio. Ritirati dal mercato europeo 68 prodotti.
Nella settimana n°17 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 68 (16 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende tre casi: glutine
non dichiarato in sughi ai funghi e alla bolognese di varie marche e prodotti
dall’azienda italiana Formec Biffi, (leggi articolo con elenco prodotti) e distribuiti
anche in altri sette paesi (Belgio, repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Grecia,
Monaco e Spagna); Salmonella typhimurium in tacchino a pezzi, congelati e
refrigerati dalla Francia; presenza di glutine non dichiarato in etichetta in snack
proteico “Salt & vinegar puffs” della marca Myprotein proveniente dal Canada, via
Francia (vedi tabella dettagli sotto). Aflatossine in pistacchi dall’Iran, attraverso la
Germania.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: etichettatura scorretta (errata data di congelamento)
su tonno congelato dalla Spagna; contaminazione chimica (naftalene) in semi di
zucca secchi biologici provenienti da Italia, con materie prime dalla Svizzera.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala un’allerta
per yessotossina (un particolare tipo di biotossina marina) in mitili refrigerati da Italia
(distribuiti anche in Francia, Austria e Repubblica Ceca); due lotti di vermicelli di riso
preparati con materia prima geneticamente modificata non autorizzati provenienti
dalla Cina; sostanza non autorizzata (permetrina) in frutto del drago (o pitaya dalla
2. pianta Hylocereus undatus) dal Vietnam; migrazione di nichel da griglie per forni ad
aria calda (air wave oven) dalla Cina; sostanza non autorizzata (carbendazim) in
riso dall’India; migrazione di cromo, nichel e manganese da coltelli in acciaio dal
Vietnam; dolcificante E 950 – acesulfame K non autorizzato in succo di frutta dalla
Georgia; migrazione di manganese e globale troppo elevata da thermos in acciaio
inossidabile dalla Cina; migrazione di sostanza non identificata dal pallet in plastica
dalla Cina; residuo di pesticida (clorpirifos etile) in olive nere in salamoia dall’Egitto.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, Cipro segnala presenza di DNA di ruminanti in mangimi per pesci.
Prodotto
Myprotein Salt & Vinegar Protein
Puffs
Data di
scadenza
giugno 2016
Lotto oggetto
di ritiro
X15132
Confezione 10 x 30g
Rischio allergene grano
Paese di
origine
Canada
Importatore
Bureaux Bariatrix Europe, 240,
rue Claude Chappe, 07501
Guilherand-Granges Francia
Distributore
The Hut Group Ltd t/a
Myprotein.com, Meridian House,
Gadbrook Park,Gadbrook Way,
CW9 7RA Northwich, Cheshire,
Regno Unito
(Articolo di Valeria Nardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Chi ha paura del glifosato? Boom di analisi e controlli per la presenza in alimenti e
fluidi biologici. Monsanto: “Scienza spazzatura”.
L’erbicida glifosato è un probabile cancerogeno per l’uomo: è quanto ha sostenuto
l’International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’OMS di Lione, basandosi
su uno studio pubblicato su Lancet Oncology. Secondo Monsanto si tratterebbe di
3. “scienza spazzatura”. Indubbiamente molti enti regolatori e agenzie tra i quali
l’EFSA, in passato, hanno assolto la sostanza, ma intanto alcune aziende americane
che offrono test sui residui di glifosato hanno reso noto di avere un numero di
richieste record. L’Environmental Protection Agency (EPA) americana, anch’essa tra
i promotori dell’erbicida, nel dubbio, ha invitato le aziende a effettuare controlli a
tappeto su molti prodotti per uso umano, e ha annunciato che ne eseguirà in
proprio.
In attesa di conseguenze normative o legali qualcosa si muove. In un comunicato di
qualche giorno fa, l’agenzia stampa Reuters ricordava che la Microbe Inotech
Laboratories di Saint Louis, dopo la dichiarazione dello IARC, riceve 3-4 richieste ogni
settimana per verificare la presenza del glifosato in alimenti e altri prodotti (rispetto
ad una media di 3-4 test l’anno). La maggior parte delle richieste viene da piccole
aziende, una da un’associazione di consumatori (relativa al latte in polvere), e una
da un’associazione medica che vuole verificare la presenza dell’erbicida nelle urine
dei pazienti. Gli esami condotti finora hanno dato esito positivo in 3 campioni di latte
materno, sui 18 analizzati, e in 6 dei 40 campioni di latte artificiale.
Un’altra azienda che esegue i test, la Abraxis, di Warminster (in Pennsylvania), ha
parlato di aumento molto significativo delle richieste. Analisi su alimenti effettuate
dalla stessa company hanno rilevato la presenza dell’erbicida in 41 campioni su 69
di miele, e in 10 su 28 di salsa di soia. Infine, anche l’Università del North Dakota ha
trovato la sostanza in molti lotti di farina , ed è probabile che chiunque la cerchi la
trovi in elevate percentuali, essendo stata usata per anni ovunque. Anche per
questo si è mossa l’EPA, che ha caldeggiato l’avvio di verifiche estese come ha
riferito ancora la Reuters. Il motivo è semplice: finora il governo, pur effettuando
migliaia di test l’anno sui pesticidi ed erbicidi non cercava il glifosato, se non in
modo episodico. L’ultima tornata di analisi, nel 2011, era stata condotta su 300
campioni di soia: 271 erano positivi, ma tutti avevano un livello inferiore ai limiti di
sicurezza, pari a 20 parti per milione (la media era compresa tra 0,26 e 18,5 ppm).
Ora dovrebbero essere fatti controlli su alcuni degli alimenti più comuni quali mais,
barbabietole da zucchero e altre sementi, soprattutto OGM. La decisione finale sul
tipo e la quantità di esami da effettuare, comunque, è demandata allo US
Department of Agriculture and its Pesticide Data Program, che dal 1991 a oggi ha
testato migliaia di prodotti chimici usati in agricoltura su migliaia di campioni, e che
avvisa le autorità ogni qualvolta trovi valori che eccedono i limiti fissati (oltre 400 test
in alimenti e acqua nel solo 2013).
C’è poi una questione di costi: verificare la presenza dell’erbicida costa di più
rispetto ad altri composti. A dispetto delle rassicurazioni della Monsanto, la vicenda
del Roundup e degli altri prodotti a base di glifosato è tutt’altro che chiusa, e
probabilmente nei prossimi mesi ci saranno molti sviluppi, anche perché l’opinione
pubblica oggi è più informata e attenta e pretende prove e dati, trattandosi di una
sostanza quasi ubiquitaria. (Articolo di Agnese Codignola)
4. Fonte:ilfattoalimentare.it
Una pellicola per proteggere le ciliegie dalle intemperie: Biofilm impermeabile,
commestibile e trasparente, sviluppato dall’Oregon University
Alcuni ricercatori americani della statunitense Oregon University hanno messo a
punto SureSeal, un biofilm antipioggia per la protezione delle ciliegie dall’acqua. Il
sistema permette di dimezzare il cosiddetto effetto cracking, dovuto agli agenti
atmosferici, responsabile di tagli e spaccature che impediscono la
commercializzazione dei frutti.
Si tratta di una pellicola biodegradabile da spruzzare sulle ciliege e sulle foglie due
volte per ogni stagione. Il biofilm è composto da un mix di sostanze chimiche
naturali, simili a quelle che si trovano nella buccia di ciliegie e mirtilli. Gli ingredienti
principali sono la cellulosa, una cera a base di olio di palma e il calcio. Lo spessore
valutato intorno ai 13 micron. L’altro elemento importante è che il rivestimento
risulta commestibile, impermeabile ed elastico, in modo da adattarsi durante la
crescita del frutto.
Le prove su campo sono state condotte in frutteti dell’Oregon. I ricercatori hanno
preso in considerazione le precipitazioni di fine giugno e inizio luglio del 2007-2008
che hanno rovinato tra il 10 e il 17 per cento delle ciliegie. Nel caso delle
ciliege trattate con il biofilm SureSeal le percentuali di danneggiamenti risultano
dimezzate.
Uno studio del 2013 ha rilevato una maggior quantità di residui di fungicidi e pesticidi
nei frutti trattati con questo biofilm, ma i ricercatori dell’Oregon University affermano
che questi residui erano sotto i livelli massimi fissati dall’Environmental Protection
Agency e non comportavano alcun rischio per la salute . (Articolo di Beniamino
Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Xylella, Coldiretti “olio pugliese buono e sicuro”
"A scanso di qualsiasi equivoco,vogliamo riaffermare a tutti i cittadini che la Xylella
non mette minimamente in dubbio la qualità e la sicurezza alimentare dell’olio
extravergine”. Con queste parole il presidente della Coldiretti Moncalvo spiega che
gli ulivi del Salento sono per lo più sani e non richiedono una eradicazione per
principio.
"Non è possibile accettare passivamente la strage degli ulivi sani proposta dalla
Commissione Europea dalla quale si attendono peraltro ancora misure concrete di
sostegno agli agricoltori colpiti da una calamità di cui i veri responsabili sono i
5. mancati controlli alle frontiere dell’Unione". E’ quanto afferma il presidente della
Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare le misure anti-Xylella varate dal
Comitato per la salute delle piante dell’Unione Europea che dovrà ora essere
formalmente adottata dalla Commissione per l’entrata in vigore prevista è
circa entro un mese dalla data odierna. “E’ assurdo e inaccettabile - sottolinea
Moncalvo - pensare di eradicare tutte le piante infette più tutte quelle “ospiti” a una
distanza di cento metri a prescindere dallo stato di salute, poiché questa soluzione
avrebbe costi improponibili e causerebbe danni economici e ambientali
inaccettabili, oltre a rischiare di spazzare via centinaia di anni di storia delle aree del
Salento. Sul fronte istituzionaleoccorre accelerare l’iter per il riconoscimento dello
stato di calamità avviato dal Parlamento per poter alleviare il problema delle
scadenze contributive e fiscali per le aziende agricole colpite dalla calamità, oltre a
quelle relative al pagamento dei mutui. Da parte nostra siamo mobilitati per
arginare il contagio - precisa Moncalvo - con la diffusione capillare di buone
pratiche agricole, ma anche con il sostegno e il coordinamento dell’attività di
ricerca fondamentali per difendere le 11 milioni di piante millenarie del Salento e
salvare un bene della Puglia, dell’Italia e dell’intera Umanità.
Fonte:sicurezzalimentare.it
6. mancati controlli alle frontiere dell’Unione". E’ quanto afferma il presidente della
Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare le misure anti-Xylella varate dal
Comitato per la salute delle piante dell’Unione Europea che dovrà ora essere
formalmente adottata dalla Commissione per l’entrata in vigore prevista è
circa entro un mese dalla data odierna. “E’ assurdo e inaccettabile - sottolinea
Moncalvo - pensare di eradicare tutte le piante infette più tutte quelle “ospiti” a una
distanza di cento metri a prescindere dallo stato di salute, poiché questa soluzione
avrebbe costi improponibili e causerebbe danni economici e ambientali
inaccettabili, oltre a rischiare di spazzare via centinaia di anni di storia delle aree del
Salento. Sul fronte istituzionaleoccorre accelerare l’iter per il riconoscimento dello
stato di calamità avviato dal Parlamento per poter alleviare il problema delle
scadenze contributive e fiscali per le aziende agricole colpite dalla calamità, oltre a
quelle relative al pagamento dei mutui. Da parte nostra siamo mobilitati per
arginare il contagio - precisa Moncalvo - con la diffusione capillare di buone
pratiche agricole, ma anche con il sostegno e il coordinamento dell’attività di
ricerca fondamentali per difendere le 11 milioni di piante millenarie del Salento e
salvare un bene della Puglia, dell’Italia e dell’intera Umanità.
Fonte:sicurezzalimentare.it