L’AUTOSTIMA è l’espressione dinamica della valutazione che una persona dà a se stessa della propria personalità.
DEFINIZIONE dell'autostima:
• valutazione che una persona dà di se stessa e applica a se stessa
• conservazione di una concezione soggettiva del proprio valore
• bisogno di stabilità psicologica per affrontare il mondo
EFFETTI dell'autostima
Il grado di autostima risulta inversamente correlato all’indice globale di disadattamento: una buona autostima rende l’individuo meno vulnerabile allo sviluppo di condizioni di disagio psichico.
L’individuo che ha una buona stima di sé riesce a meglio gestire le ansie della vita.
AREE PROBLEMATICHE
• Accettare se stessi
• Essere soddisfatti del proprio modo di essere e di agire
• Avere fiducia in se stessi
• Essere capaci di affrontare con grinta i problemi della vita
AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA
• Affrontano i compiti difficili come sfide e non come pericoli da evitare
• Si pongono obiettivi ambiziosi e li perseguono
• Hanno un atteggiamento efficace nei confronti della realtà
• Di fronte alle difficoltà intensificano il proprio impegno e lo mantengono costante
• Ritengono di avere il controllo della situazione, anche di fronte a insuccessi
Self Esteem's explaination with picturesSamir Rajani
The document discusses self-esteem, defining it as how one sees and thinks about oneself. People with low self-esteem doubt themselves, see themselves as failures, have trouble forgiving mistakes, and believe they cannot achieve as much as others. In contrast, people with high self-esteem enjoy meeting new people, are not concerned with others' judgments, feel courageous in self-expression, and see their lives enriched through encounters. The document offers 11 steps to improve self-esteem, such as forgiving mistakes, focusing on positives, and improving relationships. Overall, self-esteem comes from life experiences and influences how one views themselves and acts in the world.
Self-esteem is a measure of how much you feel worthy and love yourself. Individuals with high self-esteem feel good enough without excelling at everything, are not afraid to speak their mind or admit failures, and are not devastated by failure. Insecure individuals are sensitive to criticism, withdraw socially, and often feel jealous or envious of others. Factors affecting self-esteem include the attitudes of adults towards a growing child, emotionally disastrous experiences, the status of one's social group, and one's role within the group. Tips for improving self-esteem include maintaining good hygiene, facing fears and learning from failures, avoiding negative people and thoughts, and learning to appreciate yourself without worrying
Self esteem refers to a positive overall evaluation of oneself and the feeling that one is competent and worthy. It is developed from both positive experiences like praise and success, as well as negative experiences like criticism or failure. Maintaining healthy self esteem involves pursuing accomplishments, focusing on strengths, and spending time with supportive people.
The document discusses self-esteem and how it is developed. Self-esteem is defined as how much you value yourself and is based on your self-image, ideal self, and perceptions of how others see you. Having positive self-talk and focusing on accomplishments rather than perfection can help improve self-esteem. The document also notes that the social mirrors of media and others' opinions provide unrealistic standards and are always changing.
This document is a presentation on self-esteem that was compiled from various scholars. It defines key terms related to self-esteem such as self-concept and self-efficacy. It discusses what self-esteem is and is not, factors that influence it such as relationships and accomplishments, how it develops, its importance for confidence and happiness, effects of high and low self-esteem, and tips for building and improving self-esteem such as focusing on strengths and being assertive. The presentation provides an overview of research and perspectives on understanding and enhancing self-esteem.
This document discusses self-concept and self-esteem. It defines self-concept as an individual's perception of themselves, which is shaped by internal and external factors from childhood onward. Self-esteem refers to the value one places on their self-concept and is determined by comparing one's self-concept to their ideals. The document outlines several components of self-concept, including identity, body image, self-esteem, and role performance. It notes that self-concept and self-esteem can impact behaviors and relationships.
Metodologia della Ricerca Qualitativa - Tra identità e integrazione: la comun...Elena Colli
Case study from the course of Methodology of qualitative research. The aim of the study was to understand the dynamics of identity-rebuilding and integration of the iranian community of students in Milan.
Psicodinamica della formazione in osteopatia e posturologiamario d'andreta
Un percorso di formazione rivolto ad osteopati e posturologi in formazione.
Obiettivi del corso:
definire un percorso di sviluppo della qualità della formazione a partire dalla conoscenza del cliente e della sua domanda
promuovere lo sviluppo di competenze organizzative in funzione degli obiettivi formativi
Proporre spunti di riflessione sull’identità professionale dell’osteopatapPosturologo, in un’ottica di qualità del servizio orientata alla soddisfazione del cliente
Illustrare il punto di vista della psicologia ad approccio corporeo sul rapporto mente-corpo, quale elemento di integrazione utile alla professione di osteopata/posturologo
Temi del corso:
Il ruolo delle emozioni nella relazione terapeutica tra osteopata/posturologo e paziente
Il ruolo delle competenze organizzative nella gestione del lavoro dell’osteopata e del posturologo
Peculiarità e differenze tra formazione data e formazione costruita
Prodotto e cliente della formazione in osteopatia/posturologia
La domanda di formazione in osteopatia/posturologia e domanda di formazione dei formatori
Motivazione, obiettivi, ruoli e relazione docente/discente
La professione di osteopata/posturologo
Prodotto e cliente del trattamento in osteopatia/posturologia
La domanda del cliente in osteopatia/posturologia
Simbolizzazioni affettive del corpo e del rapporto terapeutico col paziente
Integrazione mente-corpo nella psicologia ad approccio corporeo (Bioenergetica e modello Psicofisiologico integrato)
2. IL CONCETTO DI SÉ
Il Sé costituisce l‟oggetto di studio di numerose
discipline:
Filosofia : Sartre e l‟Esistenzialismo, in genere
Psicologia: W. James
Psicologia sociale: G. H. Mead
Psicologia della personalità: Maslow, Erikson,..
Psicologia dello sviluppo:
Mahler, Piaget, Stern, Lewis, Zazzo,…
3. IL CONCETTO DI SÉ
Il Sé è un concetto multidimensionale, che
possiede diverse valenze:
Individuale/sociale
Soggettiva/oggettiva
Cognitiva
Emotivo/affettiva
4. IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNE
DISTINZIONI
Io/identità: è la componente che apprende,
organizza, interpreta l‟esperienza. Esprime
l‟esistenza dell‟individuo come separato, distinto
dagli altri, costante e continuo nel tempo.
Sé: è ciò che un individuo appare a se stesso, sulla
base della percezione che egli stesso ne ha e che
riceve dagli altri
Senso di Sé: è la conoscenza che l‟individuo ha di sé.
Comprende l‟autostima (valutazione di sé).
5. IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI MODELLI
Per primo W. James (1890) ha postulato un
concetto multidimensionale del Sé, distinguendo
tra:
Io: il sé conoscente
Me: il sé conosciuto (“Me materiale”, “Me sociale”,
“Me spirituale”)
Ha distinto inoltre tra:
Sé attuale: effettivo e reale
Sé potenziale: desiderato, prodotto delle mete e
delle aspettative personali
6. IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI
MODELLI
G. Mead (1934) considera il Sé il prodotto
del rispecchiamento (looking glass self) che
ogni individuo effettua negli altri.
Grazie a processi sempre più complessi di tipo
cognitivo, simbolico e sociale, l’individuo
interiorizza gli atteggiamenti, i ruoli sociali,
le rappresentazioni e le aspettative del
gruppo sociale di appartenenza (“altro
generalizzato”) e costruisce il proprio sé.
7. IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI
MODELLI
Secondo Bruner (1986,1990), grazie al
linguaggio e alla struttura narrativa del
pensiero, l’individuo, già dalla prima
infanzia, tende a dare significato e coerenza
alle proprie esperienze, collocandole nel
contesto culturale di appartenenza.
In questo modo le organizza in un costrutto
coerente che costituirà progressivamente il
proprio Sé.
8. IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI
MODELLI
V. Guidano (1988) considera il Sé una struttura
complessa di tipo sistemico, la cui stabilità e
coerenza (identità) è garantita dall’equilibrio
tra la necessità di avere relazioni con gli altri
(apertura del sistema) e la necessità di
affermarsi, separandosi ed individuandosi
(chiusura).
Tale duplice istanza si evidenzia già dal primo
nucleo del Sé, definito dalla propria amabilità
sociale e dalle prime forme di autonomia e
competenza.
9. SELF DETERMINATION THEORY
Secondo la Self Determination Theory
(Connell, 1990; Deci e Ryan, 2008) la
percezione di sé che un individuo
sperimenta durante il proprio agire nei
contesti sociali è il prodotto, la risultante
dell‟incontro tra i propri bisogni individuali
di base, da un lato, e i modelli, o pattern di
relazione sociale in cui egli è
inserito, dall‟altro.
11. LA SEPARAZIONE COME BISOGNO
DI BASE
Connell (1990), nell‟ambito della Self Determination
Theory, considera il bisogno di separazione in termini di bisogno
di autonomia:
percepirsi come separati dagli altri, di esistere come entità
propria e distinta sia in senso fisico (separazione), sia in senso
psicologico (separatezza), di evitare un controllo esterno nella
messa in atto delle proprie azioni.
L‟autonomia può quindi essere intesa, innanzitutto, come
esperienza di autoregolazione, legata cioè alla percezione di
scegliere di dare inizio, mantenere o interrompere il proprio
comportamento, e in secondo luogo come esperienza di una
connessione tra le proprie azioni e gli obiettivi, i desideri, i valori
che le hanno mosse.
12. LA SEPARAZIONE COME BISOGNO
DI BASE
L‟individuo, secondo Connell, soddisfa questo bisogno
quando sperimenta se stesso come artefice e
regolatore delle proprie azioni e quando sente che la
motivazione che lo spinge ad agire viene da lui stesso, è
cioè interna ed intrinseca.
I processi di base, quindi, connessi al soddisfacimento di
questo bisogno, sono fondamentalmente quelli di
autoregolazione e di percezione di un locus interno
rispetto al controllo delle proprie azioni.
13. LA SEPARAZIONE COME BISOGNO
DI BASE
In sintesi, coloro che hanno individuato la
separazione come un bisogno di base, pur
in prospettive diverse hanno sottolineato
come tale istanza evolutiva conduca, se
soddisfatta, a pervenire ad una
differenziazione di sé rispetto agli altri e
a percepirsi dotati di una propria
individualità
14. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
La connessione costituisce l‟altra faccia
della medaglia:
È necessario separarsi da ciò con cui si è in
relazione, ma costruire la relazione è la
condizione per la separazione
15. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
BISOGNI SOCIALI: RIVOLTI VERSO L’ESTERNO,
VERSO GLI ALTRI
(Sullivan, 1953; Bowlby, 1973; Weiss, 1973)
Bisogno di attaccamento/sicurezza
Bisogno di relazioni sociali
Bisogno di appartenenza
Bisogno di confrontarsi/identificarsi
Bisogno di avere un partner
16. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
Si tratta di un tema centrale e dominante della
psicologia dello sviluppo.
E‟ indubbiamente il bisogno, tra tutti, più indagato
Continuità tra la concezione classica (passato), anche di
tipo filosofico, che vede l‟uomo come un animale
sociale, e quella attuale che vede, soprattutto
rispetto al futuro, l‟uomo come individuo
tecnologicamente sempre più connesso
17. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
Si riferisce alla necessità, anche biologica, di sentirsi
sicuri e protetti nel contesto sociale, di avvertire di
essere parte di un tutto, di sperimentarsi come capaci
e degni di essere amati e, a propria volta, di amare.
Il bisogno di relazione appare infatti soddisfatto
quando l‟individuo realizza il contatto o la prossimità
con gli altri individui, quando le proprie richieste
vengono accolte, in sostanza quando egli percepisce un
senso di connessione con il mondo esterno.
18. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
Tra i processi che contribuiscono al soddisfacimento di
questo bisogno appaiono significativi quelli relativi alla
costruzione di schemi relazionali, da cui può emergere
un‟idea di sé, degli altri e della relazione in termini di
sicurezza, di amore, di connessione, ma anche di
competenza (sentirsi capaci e degni di amare ed
essere amati).
Gli Internal Working Models (IWM) (Bowlby, 1988)
costituiscono un buon esempio
19. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
La psicologia dello sviluppo è prevalentemente una
psicologia della relazione:
Teoria psicodinamica delle relazioni oggettuali
Teoria dell‟attaccamento
Modello interazionista dello sviluppo
20. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
L’approccio psicodinamico alle relazioni oggettuali
descrive come il legame tra il bambino e l‟oggetto
d‟investimento delle pulsioni, mentre si realizza,
conduce all‟autonomia:
soltanto se il bambino ha costruito una relazione
profonda e sicura con una madre sensibile e sollecita
(che soddisfa quindi il suo bisogno di connessione), ma
nello stesso tempo non intrusiva e rispettosa del suo
bisogno di separazione, potrà accedere alla capacità di
stare solo (Winnicott, 1970), alla separatezza
interiore (Klein, 1978) e alla consapevolezza di sé
(Mahler, Pine, Bergman, 1978).
21. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
La teoria dell’attaccamento sottolinea l‟importanza
della relazione, ma attraverso la costruzione di una
relazione l‟individuo procede da una condizione di
dipendenza totale ad una di autonomia
(interiorizzazione della relazione).
Il punto di arrivo è la costruzione dei primi schemi di sé
(IWM) in termini di amato/non
amato, competente/non competente.
Il legame di attaccamento da un lato soddisfa il bisogno
di connessione, ma dall‟altro consente di sperimentare
le prime forme di autonomia (i primi nuclei del Sé) e di
competenza (capacità di amare ed essere amati)
22. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
Il modello interazionista dello sviluppo ha sottolineato
come l‟individuo sia predisposto alla socialità e ha
mostrato come le interazioni siano un potente fattore
evolutivo, in quanto esse concorrono alla costruzione
di competenze di vario genere (linguistica, sociale,
emotiva, ..).
Grazie a tali competenze l‟individuo definisce il proprio
modo di essere, acquisisce cioè quelle informazioni su
di sé (sé categoriale) che gli consentono di
differenziarsi dagli altri e di svolgere un ruolo nel
contesto sociale (Dunn, 1990)
23. LA CONNESSIONE COME BISOGNO
DI BASE
In sintesi, coloro che hanno enfatizzato la connessione
come un bisogno di base, pur in prospettive diverse,
hanno sottolineato come tale istanza evolutiva
conduca, se soddisfatta, a percepire quel senso di
sicurezza e di competenza che consente sia di
separarsi (fare a meno di) dagli altri, sia di
differenziarsene, affermano una propria identità e
individualità.
24. LA COMPETENZA COME BISOGNO
DI BASE
Riflettendo sui bisogni di base di separazione e di
connessione è emerso che essi difficilmente possono
essere distinti, è come se costituissero le due facce
della stessa medaglia, cioè dello sviluppo, il quale a sua
volta non è che un’acquisizione progressiva di
competenze.
SEPARAZIONE CONNESSIONE
COMPETENZA
Sono tre istanze evolutive di base e intrecciate tra loro
25. LA COMPETENZA COME BISOGNO
DI BASE
Il bisogno di competenza (Elliot, McGregor, Thrash, 2002) si riferisce alla
necessità di produrre un effetto sull‟ambiente.
Quest‟ultimo viene in effetti percepito come soddisfatto quando l‟individuo
sperimenta di essere capace di produrre un effetto voluto, o un esito
positivo, o di evitarne uno non voluto, o esito negativo. Allo stesso modo
ciò accade quando egli si aspetta e quindi prevede di riuscire in un
compito o nella messa in atto di un comportamento.
Rispetto al senso di competenza, e quindi alla possibilità di percepirsi come
tali e di soddisfare questo bisogno, due processi appaiono cruciali: la
conoscenza delle proprie abilità (sperimentare di saper fare, credere
di essere in grado di fare, avere fiducia nelle proprie capacità), e la
consapevolezza delle strategie utili al saper fare (come agire per
raggiungere un esito positivo e per evitarne uno negativo).
26. LA COMPETENZA COME BISOGNO
DI BASE
In sintesi, il bisogno di competenza viene soddisfatto quando
l‟individuo, in una determinata circostanza e rispetto ad un‟azione
specifica, sa che cosa e come deve fare per realizzarla.
Il soddisfacimento del bisogno di competenza conduce ad esercitare
una qualche forma di controllo, dall‟interno, sull‟azione, e quindi
sulla realtà esterna. L’individuo sperimenta dunque di non
essere “in balia” del mondo esterno, ma di essere, rispetto
ad esso, distinto e autonomo.
Quindi, l‟esperienza di percepirsi come competente, di esercitare un
effetto sull‟ambiente, lo conduce di fatto anche a comprendere il
proprio senso di autonomia e a sentire di essere diverso e
separato da ciò su cui esercita un controllo.
27. LA COMPETENZA COME BISOGNO
DI BASE
BISOGNO DI COMPETENZA
BISOGNO DI AUTONOMIA
28. LA COMPETENZA COME BISOGNO
DI BASE
Precursori del soddisfacimento del bisogno di
competenza:
Reazioni circolari secondarie (Piaget, 1936), intorno ai sei
mesi, grazie alle quali un movimento, o un‟azione, che produce un
effetto sull‟ambiente viene ad essere generalizzato ed inserito
nel repertorio degli schemi di azione.
Comparsa delle emozioni autocoscienti (Harter, 1999) verso la fine
del secondo anno di vita: esse sono strettamente connesse ad una
prima forma di valutazione di sé, e in particolare all‟effetto che il
proprio comportamento esercita sulla realtà esterna.
29. SEPARAZIONE, CONNESSIONE E
COMPETENZA
Dalle riflessioni precedenti emerge lo stretto legame
tra le 3 istanze evolutive di base e l‟importanza che
esse ricoprono rispetto alla costruzione del Sé
Separazione
Connessione
Competenza
Sé
30. SELF DETERMINATION THEORY
Competenza, connessione e autonomia sono le
dimensioni principali del sistema del
Sé, poiché i processi attraverso cui tali
istanze vengono soddisfatte consentono
all‟individuo di costruire, percepire e
sperimentare le diverse componenti e
caratteristiche del proprio modo di essere
nelle varie situazioni.
31. SELF DETERMINATION THEORY
Alcuni pattern interattivi possono, in una situazione
specifica e durante una determinata
attività, risultare più o meno funzionali al
soddisfacimento dei bisogni individuali, e quindi
consentire all‟individuo stesso di sperimentare in
quella situazione un senso del Sé più o meno positivo.
Le variazioni nel sistema del Sé dipendono dunque dal
grado con cui le istanze di base vengono accolte e
soddisfatte dal contesto relazionale.
32. I BISOGNI DI BASE NEL
CONTESTO
Le caratteristiche del contesto possono
favorire o meno il soddisfacimento di
tali bisogni e, in questo
modo, concorrono alla costruzione di un
Sé più o meno soddisfacente
(stabilità, benessere adattamento)
33. I BISOGNI DI BASE NEL
CONTESTO
Sono tre le caratteristiche dell’ambiente relazionale, in
grado di influenzare il soddisfacimento dei bisogni di
base di autonomia, competenza e connessione:
“struttura”
“sostegno all‟autonomia”
“coinvolgimento”
Queste vanno intese anche rispetto alla percezione che
di queste ha l‟individuo, e non soltanto come elementi
oggettivamente posseduti dal contesto.
34. I BISOGNI DI BASE NEL
CONTESTO
Struttura
Si intende un contesto molto chiaro e definito, tale per
cui l‟individuo è consapevole di ciò che può aspettarsi.
Sperimentare una relazione strutturata significa
percepirla come coerente e stabile, e quindi ben
definita e prevedibile; al contrario, in assenza di
struttura, l‟individuo percepisce
incoerenza, instabilità e non sa, in una particolare
circostanza, che cosa può aspettarsi da essa.
35. I BISOGNI DI BASE NEL
CONTESTO
Sostegno all’autonomia
Il sostegno all‟autonomia viene percepito all‟interno di
una relazione in cui il partner riconosce il bisogno di
separazione e di controllo interno delle proprie azioni,
e quindi non è intrusivo e non esercita un controllo
eccessivo sul comportamento.
36. I BISOGNI DI BASE NEL
CONTESTO
Coinvolgimento
Il coinvolgimento caratterizza quella relazione o quel
contesto socio-culturale in cui l‟individuo percepisce
su di sé l‟attenzione, la partecipazione e la
preoccupazione degli altri; egli sente di essere
accettato e di essere partecipe di un tutto,
sperimenta un senso di appartenenza e di connessione.
In caso contrario egli percepirà un senso di isolamento e
un sentimento di solitudine.
37. CONTESTO E CULTURA DI
RIFERIMENTO
Le caratteristiche del contesto si esprimono non
solo a livello di relazione ma anche di cultura di
riferimento:
culture di tipo collettivistico, o
individualistico, proprio perché diversamente
caratterizzate rispetto alla struttura, al
supporto all‟autonomia o al
coinvolgimento, soddisfano in modo diverso i
bisogni di competenza, di autonomia e di
relazione, e quindi influenzano la percezione del
Sé in particolari circostanze
(Dennis, Talih, Cole, Zahn-
Waxler, Mizuta, 2007).
38. CONTESTO E CULTURA DI
RIFERIMENTO
Anche i modelli di socializzazione presenti nei diversi
contesti familiari e/o educativi possono orientare
l‟azione dei partner delle relazioni in modo tale da
soddisfare in modo differente i bisogni sociali o
individuali dei bambini (Corsano, Cigala, 2004).
Diverse situazioni cliniche di malessere e di inadeguata
percezione di sé, descritte da Buchholz (1997) come
caratteristiche dell‟attuale cultura
occidentale, vengono dalla studiosa spiegate in
relazione ad una sorta di mancato riconoscimento del
bisogno di autonomia, soffocato, sul piano
culturale, da un‟enfasi eccessiva sugli aspetti di
connessione e di relazione.
39. CONTESTO, DOMINIO DI VITA E
FASI EVOLUTIVE
Le caratteristiche del contesto possono avere
significato diverso, maggiore o minore salienza anche
rispetto a:
Dominio di vita: casa/scuola/gruppo dei pari,..
Fase evolutiva dell‟individuo.
Gli stessi bisogni di base, per altro, si esprimono con
forza e modalità differenti a seconda dell‟età degli
individui.
40. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Nel percorso di sviluppo del concetto di sé si
individuano due momenti significativi
(Lewis, 1990):
Sé esistenziale: è la consapevolezza di sé, cioè la
capacità di comprendere che si esiste come
individui distinti e separati dagli altri.
Sé categoriale: è il vero e proprio concetto di
sé, cioè l‟attribuzione a sé di caratteristiche (la
collocazione di sé all‟interno di categorie che lo
definiscono).
41. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé esistenziale
Si costruisce entro il II anno di vita
Viene valutato mediante:
Prove di riconoscimento visivo allo specchio
(Lewis, Zazzo)
Uso adeguato di pronomi personali e nome
proprio
Presenza di autoaffermazione e di emozioni
complesse (vergogna, orgoglio,..).
42. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé esistenziale
Esperienze che favoriscono l‟acquisizione del Sé
esistenziale:
Reazioni circolari primarie e secondarie
(Piaget)
Protoconversazioni (Stern)
Contingenza tra le proprie azioni e gli effetti
di queste (Piaget)
Dialogo emotivo (Stern, Trevarthen)
Osservazione ed esplorazione del proprio
corpo
43. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé esistenziale
Il percorso di acquisizione del Sé esistenziale
è stato descritto da:
Piaget (1937): sul piano cognitivo, rispetto al
processo di costruzione dell‟oggetto (e
differenziazione del soggetto)
M. Mahler (et al., 1975): sul piano affettivo,
rispetto al processo che, dalla fusione e
simbiosi con la madre, conduce alla
separazione e all‟individuazione.
44. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé categoriale
Si costruisce a partire dai 2 anni circa
Si costruisce parallelamente alla conoscenza degli
altri
Segue di pari passo:
• lo sviluppo cognitivo (schemi cognitivi via via più
complessi consentono nuove conoscenze e nuove
modalità di rielaborazione delle conoscenze);
• lo sviluppo affettivo e sociale (le relazioni con gli
altri consentono di ricavare informazioni su di sé)
45. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé categoriale
Il sé categoriale è stato studiato prevalentemente
attraverso l‟uso del linguaggio (metodo narrativo).
Le definizioni che i bambini danno di sé inglobano
progressivamente le seguenti categorie
(Schaffer, 2004):
Età
Genere
Caratteristiche fisiche
Oggetti posseduti e attività svolte
Abilità e tratti psicologici
46. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé categoriale
Secondo Guidano (1988) i primissimi nuclei del Sé
(I infanzia) hanno origine nelle relazioni familiari
e riguardano l’amabilità sociale, la sicurezza, le
competenze di base connesse all’autonomia, le
prime norme.
Tali nuclei, poi, si consolidano all‟interno di altre
relazioni, soprattutto con i pari, costruendo un Sé
costituito sempre da schemi relazionali, normativi
e di competenza, adeguati al livello evolutivo
raggiunto.
47. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé categoriale
Strutturalmente, il concetto di sé si modifica nelle
seguenti direzioni (Harter, 1999; Schaffer, 2004):
Dal globale al differenziato
Dalla giustapposizione all‟organizzazione
Dall‟incoerenza alla coerenza
Dal concreto all‟astratto
Dall‟induzione alla deduzione
Dall‟assoluto al comparativo
Distinzione progressiva tra Sé pubblico e Sé privato,
Sé reale e Sé ideale
48. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sviluppo cognitivo Concetto di Sé e degli altri
Periodo sensomotorio Distinzione tra Sé e gli altri: consapevolezza di
Sé
Primi schemi relazionali e normativi
Periodo preoperatorio Il bambino identifica Sé e gli altri ricorrendo ad
indici percettivi, tratti esteriori e
comportamenti contingenti.
Giustappone i tratti senza organizzarli in modo
coerente.
Periodo operatorio Grazie all‟acquisizione della costanza e
dell‟identità degli oggetti, il bambino è in grado di
riunire in un costrutto globale e unitario i
diversi tratti. Utilizza le comparazioni, il
riferimento a tratti psicologici e a stati
interni, dapprima connessi ai comportamenti
osservati (pensiero concreto), e poi da questi
sempre più svincolati (pensiero astratto).
49. STUDI RECENTI E NUOVE
PROSPETTIVE
Dagli anni „90 in poi nuovi studi condotti con
nuove metodologie (Eder, 1990; Marsh, Ellis e
Craven, 2002; Brown et al., 2009) hanno
evidenziato che i bambini di età prescolare
sono capaci di attribuirsi caratteristiche
non solo fisiche ma anche di tipo psicologico
(emotivo, sociale, tratti di personalità) e di
organizzarle in modo coerente.
50. SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’
Sé categoriale
Esperienze che influenzano la costruzione del
Sé categoriale:
Socializzazione con i pari e con l‟adulto
Aspettative dei genitori e dei pari
Attribuzione dei significati
Esperienze di narrazione e reminiscing
Maturazione cognitiva (memoria, linguaggio,..)
51. L’AUTOSTIMA
L’autostima è la valutazione, il giudizio che
l’individuo esprime su di sé.
Si costruisce parallelamente al concetto di Sé
ed è il prodotto di:
Esperienze vissute (successi, fallimenti,..)
Aspettative degli altri
Giudizi ricevuti dagli altri
52. L’AUTOSTIMA
Esperienze entro cui si costruisce l‟autostima:
Interazioni bambino/genitore
Interazioni tra pari
Gioco (solitario e sociale)
Attività scolastiche ed extrascolastiche
Professione
Relazioni con un partner
………………..
53. L’AUTOSTIMA
Valutazione dell‟autostima:
Interviste/colloqui (con i più piccoli e i loro
familiari)
Tecniche di “Self-report” (a partire dall‟età
scolare): questionari in cui i soggetti devono
attribuirsi un punteggio su scale relative a
varie abilità
Test del “Bean bag”: giochi di difficoltà
variabile che permettono di misurare il livello
degli obiettivi che i bambini si pongono
54. L’AUTOSTIMA
Livelli e correlati dell’autostima in età scolare
(Coopersmith, anni „70)
Bassa stima di sè Alta stima di sè
Timidezza/introversione Socievolezza/estoversione
impopolarità Popolarità
Insuccesso scolastico Successo scolatico
Ritiro e isolamento sociale Competenza sociale
Dipendenza dal
contesto/conformismo
Autonomia rispetto al contesto
55. L’AUTOSTIMA
L’autostima è un costrutto stabile ed autoreferente:
l‟individuo tende cioè a confermare la propria
valutazione, interpretando in questa direzione le
esperienze.
Diener e Dweck („70) hanno rilevato che i bambini di età
scolare , in seguito a fallimenti, usano un linguaggio
diverso (interpretando la situazione) a seconda del livello
di autostima:
•Bassa autostima: bambini
rinunciatari
Alta autostima: b. orientati alla
padronanza
“..mi sono confuso” “più è difficile e più devo impegnarmi”
“ho sbagliato” “ancora un po‟ e ce la faccio”
“non sono capace..” “mi piace avere più scelte”
“rinuncio” “riproviamo”
56. L’AUTOSTIMA
L’autostima è coerente con le valutazioni degli
adulti di riferimento:
Insegnanti: la valutazione dell‟insegnante
corrisponde al livello di autostima dell‟allievo
Genitori: la valutazione del genitore corrisponde
al livello di autostima del figlio; correlazione
tra autostima dei genitori e dei figli
57. SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA
Secondo Berti e Bombi (2005) fino all‟età
scolare l‟autostima tende ad essere
prevalentemente positiva, a causa di:
Ottimismo protettivo
Confronto rispetto a sé e al passato
Limiti cognitivi
58. SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA
Per quanto già precocemente i bambini esprimano giudizi su
di sé, traendone condizioni di benessere/malessere,
molti autori ritengono che un vero e proprio costrutto
di autostima sia presente solo dopo l’età scolare.
La valutazione di sé infatti implica il confronto tra tre
istanze (Higgins, 1989, 1991):
Sé reale: “come io sono”
Sé ideale: “come mi piacerebbe essere”
Sé normativo: “come dovrei essere”
59. SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA
La capacità di autovalutazione si struttura negli anni secondo livelli differenti
(Higgins, 1989, 1991):
I livello (I anno di vita): il bambino percepisce solo delle contingenze tra il
proprio e altrui comportamento, che lo portano gradualmente alla
distinzione di sé.
II livello (2-3 anni): il bambino mette in relazione il proprio comportamento
con gli stati emotivi degli altri, che costituiscono una prima forma di
valutazione.
III livello (età prescolare): la capacità rappresentativa e la teoria della mente
consentono di anticipare gli effetti delle proprie azioni e le reazioni
emotive degli altri.
IV livello (fanciullezza): il Sé è stabile e differenziato al suo interno e
valutato rispetto a norme e valori.
V livello (adolescenza e età adulta): gli standard normativi e valoriali utilizzati
per la valutazione di sé e l‟autoregolazione devono tenere conto di contesti
sociali diversi e non sempre in accordo. Occorre un‟integrazione in funzione
di un‟identità stabile e coerente.
60. SCHEMI DI SE’ POSITIVI E NEGATIVI
IN ETA’ PRESCOLARE
Diverse ricerche (Valeski e Stipek, 2001; Coplan, Findley e
Nelson, 2004; Smeekens, Riksen-Wairaven e van
Bakel, 2008) hanno messo in relazione gli schemi di sé
costruiti dai bambini di età prescolare con variabili
familiari, sociali e individuali.
Sono emersi diversi profili di bambini e di adattamento
psico-sociale.
61. SCHEMI DI SE’ POSITIVI E NEGATIVI
IN ETA’ PRESCOLARE
Schemi di sé positivi: correlati a benessere psicologico,
adattamento sociale, autonomia, attaccamento,
competenza sociale e competenza percepita
Schemi di sé negativi: correlati ad ansia, depressione,
difficoltà nella relazione con adulti (genitori e
insegnanti) e con i pari, bassa competenza percepita