2. LA VITA
Erik Erikson nacque nel 1902 a Francoforte, in
Germania. In seguito venne assunto col
compito di insegnare arte e altre materie a figli di
americani. L’accostamento al circolo freudiano lo portò
all’ammissione all’Istituto Psicoanalitico
Viennese. La sua psicoanalisi personale , fu
condotta da Anna Freud, anche da Freud stesso e da
altri analisti di talento. Diventò il
primo analista infantile di Boston.
In seguito, occupò posti in diverse istituzioni.
Studiò le pratiche di allevamento infantile, il gioco in
bambini normali e disturbati, le conversazioni di
adolescenti che soffrivano di crisi di
identità. Queste osservazioni vennero espresse nei libri:
Infanzia e Società [1950] e Gioventù e crisi d’identità
[1968]. Erikson morì nel 1994.
3. ORIENTAMENTO DELLA TEORIA
Erikson accetta le nozioni di base della teoria freudiana:
strutture psicologiche,
conscio e inconscio, pulsioni, stadi psicosessuali e la
metodologia. Erikson allargò la teoria freudiana
sviluppando una serie di otto stadi psicologici che si
estendono lungo tutto il corso della vita, studiando lo
sviluppo dell’identità ed elaborando metodi che vanno al
di là della situazione psicoanalitica strutturata in uso con
gli adulti. Esaminando la teoria di Erikson, si tenga
presente l’osservazione di Bruner , secondo il quale «vi
sono due Erikson: il primo è uno psicoanalista
dottrinario, l’altro è un moralista, un artista, un
intellettuale che cerca di misurarsi con una cultura che
ha cominciato a perdere la capacità di soddisfare il
potenziale e le aspirazioni di coloro che in essa vivono».
4. STADI PSICOSOCIALI
Per illustrare le componenti psicosessuali e psicosociali,
Erikson mette a confronto il piacere orale di un bambino
quando emette suoni con il ruolo della comunicazione verbale
nel modellare la relazione con i suoi genitori. Secondo la
prospettiva psicosociale, la maturazione fisica ha ripercussioni
personali e sociali. La maturazione porta con sé una nuova
abilità che apre nuove possibilità per il bambino; in questo
caso, la società fa pressione perché parli invece di piangere,
quando vuole qualcosa. Ogni bambino è un ciclo vitale in una
«comunità di cicli vitali». Mentre la cultura si è adattata al
bambino, anche il bambino si adatta alla cultura. Lo sviluppo
psicosociale dipende dalla cultura in due modi. In primo luogo,
i bambini attraversano gli stessi stadi però vengono adattati in
base alla cultura. In secondo luogo, certe istituzioni che
corrispondono ai bisogni di una generazione possono
dimostrarsi inadeguate per quella successiva.
5. STADI PSICOSOCIALI
In breve, secondo Erikson il bambino possiede leggi di
sviluppo innate che creano una serie di potenzialità
perché possa avere interazioni significative con chi ha
cura di lui. La maturazione e le aspettative sociali
insieme creano otto crisi o problemi che il bambino deve
risolvere. Ogni problema diventa particolarmente
evidente in un particolare stadio del ciclo dì vita, ma
compare per qualche aspetto attraverso tutto lo sviluppo.
Erikson descrive ciascuna crisi nei termini di una
dimensione in cui sono possibili sia conseguenze
Positive che negative; per esempio, autonomia contro
vergogna e dubbio. Erikson afferma che non è mai
troppo tardi per risolvere qualsiasi crisi.
6. ENFASI SULL’IDENTITÀ
Erikson sostiene che il tema principale della vita è
la ricerca dell’identità. L’identità è la comprensione
e l’accettazione sia del sé che della propria società.
Per tutta la vita ci chiediamo «Chi sono io?» e in
ogni stadio diamo una risposta diversa a questa
domanda. Se tutto va bene, alla fine di ciascuno
stadio il senso di identità del bambino viene
riconfermato a un livello nuovo.
In seguito, Erikson realizzò che il problema
dell’identità com-pare in tutte le persone,
anche se in forma ridotta.
7. AMPLIAMENTO DELLA METODOLOGIA
PSICOANALITICA
Erikson diede il suo contributo a tre metodi per lo
studio dello sviluppo: osservazione diretta dei
bambini, confronti tra diverse culture e psicostorie.
Le sue esperienze iniziali con i bambini e il suo
contatto con Anna Freud, lo fecero immergere fin
dagli inizi della sua carriera sia nel mondo di
bambini normali che disturbati. Alcuni degli scritti
più interessanti di Erikson sono rappresentati dalle
sue «psicostorie». Si tratta di analisi dello sviluppo
psicosociale di alcune personalità, basate sui loro
stessi scritti e su conversazioni e comportamenti
riferiti
da altri.
8. DESCRIZIONE DEGLI STADI
1°STADIO
Erikson divide l’intero ciclo vitale in «otto età
dell’uomo».
Stadio 1: senso fondamentale di fiducia opposto a
sfiducia (dalla nascita a 1 anno circa). Si può vedere
che il compito principale dell’infanzia consiste
nell’acquisire un buon equilibrio fra fiducia e sfiducia.
Il bambino che ha un atteggiamento di fiducia può
capire che la madre gli darà da mangiare quando ha
fame e lo conforterà nei momenti di paura o di dolore.
Per quanto riguarda la madre nel suo aspetto
interattivo, anche da parte sua ci deve essere fiducia,
fiducia in se stessa come genitore e nel significato del
suo ruolo di crescere il figlio.
9. 2° STADIO
Autonomia opposta a vergogna o dubbio (da 2 a 3
anni). A uno sviluppo neurologico e muscolare ulteriore
si accompagna il camminare, il parlare
e la capacità potenziale del controllo anale. Idealmente,
i genitori creano un’atmosfera di sostegno in cui il
bambino può sviluppare un senso di autocontrollo senza
la perdita dell’autostima.
Mentre l’autonomia rappresenta la componente positiva
di questo periodo, la vergogna e il dubbio sono le
componenti negative. In una società ben funzionante, i
bambini mantengono per tutta la vita il senso di
autonomia che viene in loro incoraggiato, e questo
avviene attraverso le strutture economiche e politiche
della società.
10. 3° STADIO
Spirito di iniziativa opposto a senso di colpa (da 4 a
5anni). «Fermamente convinto che egli è una persona, il
bambino deve ora scoprire “che genere” di persona sta
per diventare. E qui egli si appoggia proprio su chi conta
per lui: vuole essere come i suoi genitori, che gli
appaiono molto potenti e meravigliosi». La modalità
psicosociale di base è il «fare», cioè intromettersi,
prendere l’iniziativa, prefiggersi e portare avanti degli
scopi, competere. Il bambino si assesta in qualche
punto lungo una dimensione che va da un’iniziativa di
successo a un senso di colpa esasperato, dovuto a una
coscienza eccessivamente severa che punisce fantasie
sessuali e pensieri o comportamenti immorali. Oltre al
senso di colpa, un altro pericolo è rappresentato dal
fatto che il bambino in continuazione possa sentire che
deve sempre essere occupato in qualcosa, per poter
avere un qualche valore come persona.
11. 4° STADIO
Industriosità opposta a inferiorità (da 6 anni alla
pubertà). Ha inizio «l’era industriale». Il bambino
ora vuole entrare a far parte del mondo più vasto
della conoscenza e del lavoro. Il tema ricorrente è
«Io sono quello che imparo». Il grande evento sta
nell’entrata a scuola, dove viene a contatto con la
tecnologia della sua società. L’apprendimento,
tuttavia, avviene non solo a scuola, ma anche per
strada, a casa di amici e a casa propria. E’ un
periodo più calmo, un tempo di latenza
psicosessuale.
12. 5°STADIO
Identità e rifiuto opposti a dispersione di identità
(adolescenza). Fiducia, autonomia, iniziativa e
industriosità, tutte contribuiscono a formare
l’identità del bambino. Il compito di base per
l’adolescente consiste nell’integrare le varie
identificazioni che si porta dall’infanzia per formare
una identità più completa. La modalità psicosociale
di questo stadio è rappresentata dall’essere se
stessi o meno. I giovani cercano il loro vero sé
attraverso gruppi di pari, associazioni, movimenti
politici e così via. I gruppi hanno la funzione di
fornire opportunità per provare ruoli nuovi.
13. 6° STADIO
Intimità e solidarietà opposte a isolamento (prima età
adulta). Solo se durante il quinto stadio il giovane ha
costruito un’identità ragionevolmente bene integrata è
possibile che maturi l’identità con altre persone. Se un
giovane ha paura di perdere se stesso in un altro, sarà
incapace di fondere la propria identità con quella di
qualcun altro. Un aspetto dell’intimità è rappresentato
dal sentimento del «noi» e la difesa contro di «loro»,
minacciose «forze o persone la cui essenza appare
pericolosa per la propria».
14. 7° STADIO
Generatività opposta a stagnazione e auto-
assorbimento (età adulta media). Per generatività si
intende «l’interesse a fondare e guidare la
generazione successiva» attraverso l’allevamento
dei figli o imprese creative o produttive. Invece che
allevare figli, uno può lavorare per creare un mondo
migliore per i bambini degli altri.
15. 8° STADIO
Integrità dell’Io opposta a disperazione (tarda età
adulta). In questo stadio finale, una, persona deve
vivere con quanto ha costruito durante tutta una
vita. L’integrità comporta l’accettazione dei
limiti della vita. L’antitesi dell’integrità è la
disperazione, cioè il rimpianto per quanto si è fatto
o quanto non si è fatto nella vita, la
paura dell’avvicinarsi della morte e il disgusto di se
stessi.