Tutto quello che un allenatore di calcio deve sapere
Mauro Viviani
ANNO EDIZIONE: 2019
GENERE: Libro
CATEGORIE: Tecnica e tattica
ISBN: 9788860286000
PAGINE: 256
Manuale d'uso con 999 nozioni e 41 esercizi di base per l'allenatore dilettante. Seconda edizione.
Un manuale organizzato per soddisfare il bisogno primario di colmare, attraverso un'esposizione seria e ponderata, la necessità di risolvere alcuni dei mille dubbi che sorgono tra i giovani allenatori ad inizio carriera. Allo scopo Mauro Viviani ha fatto tesoro delle esperienze maturate risolvendo le problematiche affrontate come allenatore sia tra i professionisti che tra i dilettanti.
Questa seconda edizione è arricchita di nozioni teoriche e attività pratiche, sempre esposte con la massima semplicità possibile, nello stile e nel carattere di uno dei più esperti formatori in attività.
Il tutto sulla base di una documentazione attenta, di numerose esperienze in panchina e, negli ultimi anni, di una intensa attività da insegnante di calcio nei corsi allenatori di base e in quelli di aggiornamento organizzati in tutte le regioni italiane.
È da questo ultimo tipo di esperienze che è venuta la possibilità di raccogliere i quesiti continuamente proposti soprattutto dai giovani tecnici su aspetti che, nel mondo di un calcio in cui tutti in molti semplicemente presumono di sapere, sono invece poveri di indicazioni e spiegazioni.
Anche i materiali esercitativi descritti e illustrati nel libro (oltre 60 esercizi e varianti) sono caratterizzati da un livello di fattibilità concreta e immediata, veramente notevole e di grande utilità per chi è ai primi passi nella guida in campo del gruppo.
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pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
Tutto quello che un allenatore di calcio deve sapere, Mauro Vivianii
1. Tutto quello che un allenatore di calcio deve sapere
20
MODELLO FISICO DEL CALCIATORE
Il calciatore moderno è aerobico quando non è direttamente im-
pegnato in azione o gioca saltuariamente la palla, anaerobico
quando gioca, corre, contrasta, va in pressing o è pressato.
Nel momento in cui il giocatore arriva a presentare un eccessivo
tasso di lattato nel sangue può vedere attenuata la sua visione pe-
riferica, con conseguenze molto negative per la sua capacità di leg-
gere le situazioni e ad esse adeguare i propri comportamenti.
Il giocatore è da considerarsi resistente quando, pur artefice di sfor-
zi di notevole intensità, riesce a conservare un buon livello di effi-
cienza motoria e coordinativa e riesce a recuperare in tempi brevi.
Il calcio moderno è uno sport intermittente, sub massimale e
massimale breve e variabile in cui:
• il livello del lavoro praticato mediamente da un calciatore si
aggira intorno all’80% del V̇O2
max (circa 20 km/h);
• una buona capacità aerobica;
• sono richieste elevate capacità anaerobiche alattacide e lat-
tacide;
• elevata velocità su distanze brevi (10-20-30 m);
• notevole rapidità;
• abilità nei cambi di direzione e di senso.
È qualificabile come buon giocatore colui che, nel corso delle
varie situazioni di gioco, siano esse offensive o difensive, sap-
pia fornire adeguate risposte tecnico-tattiche fisiche sfruttando al
massimo le proprie qualità individuali nel contesto e al servizio
del collettivo.
2. 21
Capitolo 2 - Modello prestazionale del calciatore moderno
IL CALCIATORE DEL FUTURO
Il calciatore del futuro, che è poi il calciatore di oggi, dovrà pos-
sedere un buon eclettismo, un buon bagaglio di capacità tecni-
co-tattiche, fisiche e psicologiche, dal quale attingere per avere
la possibilità di adattarsi e adeguarsi in tempi brevi alle sempre
più complesse situazioni di gara proprie di un calcio sempre più
sofisticato, studiato e programmato.
La capacità tattico-decisionale, che per l’allenatore di calcio rap-
presenta l’obiettivo primario da raggiungere quando abbia dato
per conclusa la fase di formazione fisica, è molto sviluppata in
quei calciatori che attraverso gli allenamenti svolti nei vari settori
giovanili abbiano ricevuto un imprinting tale da permettere loro
di gestire un grande numero di informazioni e, con esse, gestire
anche al meglio le abilità tecniche e comportamentali individuali,
ottimali per trovare le soluzioni più idonee in ogni circostanza.
Tutto ciò lascia intendere come senza tecnica non sia possibile
giocare un buon calcio: è inutile essere inseriti in grandi progetti
tattici e possedere inoltre straordinarie qualità fisiche e psico-
logiche, se poi non si è in possesso di una sufficiente capacità
tecnica.
Gli allenatori, quindi, durante la programmazione dell’allena-
mento, devono insistere sull’addestramento costante dei fonda-
mentali, e non solo a livello giovanile, con esercizi, situazioni e
giochi a tema o liberi in spazi ridotti.
Sono questi i mezzi indispensabili della programmazione in gra-
do di mettere il calciatore in condizioni di leggere e reagire cor-
rettamente in ogni tipo di situazione, elaborando la risposta più
adeguata, nel minor tempo possibile, improntata sul:
• che cosa fare, come e dove;
• sapersi adattare rapidamente alle diverse situazioni tattiche
dettate dai vari schemi;
• disporre di capacità coordinative e condizionali utili per rispon-
dere velocemente ai problemi posti dalla situazione;
• padronanza di abilità tecniche ottimali.
Su questa base, per diversi anni, sono stati impostati i sistemi di
allenamento calcistico.
Gli allenatori...
devono insistere
sull’addestramento
costante
dei fondamentali
3. 65
Capitolo 4 - Elementi di fisiologia
Come si allena la potenza aerobica nel calciatore
I mezzi più comunemente utilizzati per allenare la potenza ae-
robica sono:
• ripetute di alcune centinaia di metri, con velocità attorno alla
soglia anaerobica;
• Fartlek o corse con variazioni di velocità, sub-massimale;
• ripetute in salita di alcune decine di metri con impegno;
• allenamento “intermittente” (30”/30”, 15”/15”, 20”/40” eccetera
condotto a ritmi e velocità diverse a seconda delle finalità).
È opportuno quindi un allenamento aerobico del calciatore ba-
sato su prestazioni ad alta intensità, nel corso del quale anche il
sistema energetico che produce lattato può essere stimolato in
maniera rilevante per brevi periodi di tempo.
L’allenatore dovrebbe quindi assicurarsi che l’intensità del la-
voro, nel corso dell’allenamento aerobico ad alta intensità non
diventi così elevata da trasformarsi in un allenamento per la re-
sistenza alla velocità.
Soprattutto per quanto riguarda le componenti periferiche è, in-
fatti, molto utile la produzione di piccole quantità di lattato, per
“mettere in crisi” e stimolare gli enzimi mitocondriali; mentre
troppo alte concentrazioni di lattato inibirebbero il meccanismo
aerobico, creando una situazione sfavorevole per il raggiungi-
mento di certi specifici obiettivi.
Esempi pratici di esercizi che sono risultati particolarmente
efficaci per incrementare la potenza aerobica
Dopo un’adeguata messa in azione far effettuare ai propri cal-
ciatori le seguenti distanze nella successione indicata rispettan-
do i tempi di recupero indicati:
• 100 metri - recupero 30”
200 metri - recupero 45”
300 metri - recupero 1’30”
400 metri - recupero 2’
500 metri - recupero 3’
6 x 100 metri a 20” con recupero passivo fra le ripetizioni di 20”
500 metri - recupero 3’
400 metri - recupero 2’
300 metri - recupero 1’30”
200 metri - recupero 45”
100 metri - recupero 30”
• 20’ di attività facendo eseguire ai propri calciatori 2 x 6’ alter-
nando corsa lenta sui 50 metri, allungo sui 50 metri, sprint di
25 metri, corsa lenta sui 25 metri con recuperi di 4’.
• Fartlek facendo eseguire 2 x 8’ alternando 15” in allungo velo-
ce a 15” in corsa di ripristino.
Allenamento “inter-
mittente” (30”/30”,
15”/15”, 20”/40”
eccetera condotto
a ritmi e velocità
diverse a seconda
delle finalità)
4. Tutto quello che un allenatore di calcio deve sapere
66
Esempi pratici di circuiti ridotti per l’incremento della potenza
aerobica a fine seduta
Il primo circuito prevede alternanze di corsa lenta e corsa veloce:
1. 6’ alternando 50 metri in corsa lenta a 50 metri in corsa veloce;
• 4’ recupero;
• 6’ alternando 50 metri in corsa lenta a 50 metri in corsa
veloce;
• 4’ recupero;
2. 3 x 300 metri con recupero di 1’30” tra le ripetizioni con 3’ di
recupero finale;
• 2 x 6’ con ripetizioni sui 100 metri da 20” alternate a recu-
peri passivi di 20”
• 4’ recupero;
3. Una tipologia di circuito allenante con sprint, cambi di dire-
zione, navette ed adeguati recuperi, impostato su una dura-
ta 90/100” e da ripetere per 4 volte in continuità per circa 6’
complessivi, può costituire una valida alternativa. Dopo un
congruo recupero di circa 4’ ripetere ancora per 4 volte in
continuità e recuperare fino al ripristino della frequenza car-
diaca (120 puls/min). 2 x 6’ completando 4 volte il circuito in
continuità con recupero fra le ripetizioni di 4’ e ripristino finale.
Recupero 5“
da fermo
Recupero 10“
da fermo
Navetta 10m in 8”
Recupero
30m 15”
Recupero 30m
15”
Cambi
direzione
una volta
per lato in 8”
4 giri totali x 2 serie.
Definire i tempi di percorrenza
massimi per ogni spazio.
Totale 100” a giro
Recupero 20”
Sprint con cambio
direzione 15m in 5”
Sprint
50m in 8”
Sprint con cambio
direzione 15m in 5”
5. Tutto quello che un allenatore di calcio deve sapere
132
Il pressing a invito
Ha lo scopo di mettere in difficoltà le operazioni di primo rilan-
cio, con il giocatore incaricato costretto a passare all’indietro o
a rilanciare largo e fuori, la squadra difendente può arretrare il
proprio raggio d’azione in occasione della rimessa del portiere o
di un difensore dal fondo, innescando il pressing ad invito:
• la squadra arretra sulla linea dei 40-45 metri dalla porta avver-
saria per favorire un passaggio di mano o di piede a un difen-
sore esterno e dopo che il difensore ha controllato la palla, una
punta lo attacca, l’altra va a chiudere il passaggio al libero av-
versario, mentre i compagni di squadra avanzano a loro volta;
• la squadra si dispone in finta pressione per “liberare” un gioca-
tore avversario meno dotato tecnicamente o in difficoltà di in-
terpretazione tattica, allo scopo di farlo servire e poi attaccarlo
in pressing.
Il pressing e il fuorigioco su palla inattiva contro:
quando attuarli
Le palle inattive vengono il più delle volte calciate lunghe, dopo
una più o meno semplice preparazione e, elaborando strategie
legate al punto di caduta, si può impostare il pressing:
• quando la palla cade nella fascia di campo compresa tra il pro-
lungamento dei vertici dell’area di rigore fino all’estremità late-
rale della linea di centrocampo, meglio non intervenire quando
la palla sia diretta lateralmente;
• quando tutti i giocatori più vicini al punto di caduta siano in
grado di aggredire, salendo tutti insieme, la palla.
Meglio che per comandare il fuorigioco venga designato un gio-
catore fisso posto al limite dell’area di rigore, il libero, il portiere,
l’uomo sul palo o l’uomo che respinge la palla.
I difensori posizionati sulle fasce laterali devono salire contem-
poraneamente in avanti verso la palla, quelli non coinvolti diret-
tamente devono scattare in avanti verticalmente a prescindere
dalla posizione della palla. Il portiere deve avanzare per coprire
le spalle della linea difensiva che avanza.
Sintesi delle contromosse al gioco a zona
È necessaria una sintesi delle risposte alla novità tattica che di-
venne il gioco a zona alla sua “scoperta”, in forma di rimedi e
controproposte, soprattutto per eludere gli effetti dei mezzi ap-
plicativi descritti, pressione, pressing e tattica del fuorigioco in
particolare.
Le possibili risposte riguardano:
• soluzioni individuali;
• ricerca dell’uno-due-uno oppure uno-due-tre;
• esecuzione di giocate rapide;
• palla indietro e cambio di fronte con lancio immediato;
Pressing
6. 133
Capitolo 6 - L’evoluzione del gioco del calcio negli ultimi 20 anni
• sfruttamento in ampiezza del fronte d’attacco;
• passaggio a saltare il pressing di centrocampo sulla punta in
appoggio che fa sponda sul compagno in avanzamento;
• sovrapposizione mirata e soprattutto calibrata sui tempi;
• rilancio immediato e lungo del portiere;
• movimento a mezzaluna o in orizzontale della punta sopra la
difesa schierata a zona;
• uno o più partono da oltre la linea del fuorigioco e si abbassa-
no ed altri compagni si alzano dopo il passaggio.
LE TRE ZONE
Una moderna definizione delle zone sensibili in presenza di pal-
la all’interno di esse, si è resa via via necessaria per chiarire i
compiti e facilitare la comprensione delle disposizioni tattiche.
Le definizioni che seguono sono state elaborate dal punto di
vista di chi è in possesso di palla, dalla difesa in su.
1. Zona di massima attenzione
Quasi tutte le squadre tendono oggi ad iniziare la co-
struzione del gioco dal basso. L’allenatore ha la facoltà
di organizzare una zona di massima attenzione dove
si gioca palla solo in sicurezza. Il difendente in pos-
sesso di palla in questa zona non deve assolutamente
effettuare passaggi a rischio mettendo, con quel tipo
di passaggio e in quel determinato momento, in dif-
ficoltà i propri compagni. Dopo aver liberato l’area è
assolutamente necessario che tutto il reparto «accorci
in avanti».
2. Zona di costruzione
Nella zona di costruzione la prerogativa principale del
possessore di palla è quella di cercare sempre di gio-
carla in “appoggio-sostegno” fino a liberare una fascia
laterale per poi andare al cross dopo una sovrapposi-
zione o arrivare tramite azione manovrata allo sfonda-
mento centrale, attraverso tagli o passaggi passanti.
3. Zona di rifinitura e finalizzazione
Quando una squadra è riuscita a portare almeno un
giocatore a 30 metri dalla porta avversaria, in special modo gio-
cando contro squadre chiuse, è necessario, concludere l’azione
con 1-2-1, con azioni individuali, passaggi filtranti, attacchi diret-
ti, o indiretti o con tiri dalla distanza.
Chi meglio raggiunge i propri scopi prefissati, in fase difensiva
od offensiva, nelle tre zone…vincerà! Ed in ognuna delle zone...
...“Non basta più fare bene, se l’avversario fa meglio vince la
partita!” (Julio Velasco)
20mt.
Zona
di massima attenzione
Zona
di costruzione
Zona
di rifinitura
da 20
a 65 mt.
da 65 mt.
alla porta
1
2
3
7. Tutto quello che un allenatore di calcio deve sapere
230
QUESITI E RISPOSTE DI RIEPILOGO
Dall’esperienza di anni di “didattica” diretta o indiretta, ovvero
frutto di interventi di insegnamento in corsi, o della diffusione di
consigli a colleghi e collaboratori più giovani, è nata la raccolta
che segue.
Fondamentalmente una summa-sintesi di tutto quanto eposto
nel manuale, comunque un elenco molto pratico dei quesiti più
ricorrenti che si raccolgono nel confronto con chi è alle prime
esperienze allenanti.
Sono definizioni sintetiche senza alcuna pretesa di assoluta
scientificità e senza anche la pretesa di esaurire argomenti trop-
po importanti in rapporto allo spazio descrittivo disponibile, ma
sicuramente utili almeno come punti di partenza.
Allenamento
A che cosa serve la messa in azione?
La messa in azione o riscaldamento è una fase della seduta di
allenamento che spesso, viene trascurata.
Sarebbe importante sapere che se il muscolo non raggiunge la
temperatura adeguata, è molto spesso probabile incorrere in
contratture, stiramenti e strappi muscolari. Gli allenatori, in spe-
cial modo quelli che allenano squadre dilettantistiche che si ritro-
vano la sera, dovrebbero cercare di utilizzare al meglio i propri
tempi di allenamento senza togliere spazio alla messa in azione.
A cosa serve lo stretching?
Lo stretching che si effettua attualmente sui campi di calcio è ina-
deguato, considerando che nell’istante in cui il calciatore esegue
gli esercizi di stretching mette in atto una sorta di prevenzione
contro gli infortuni sia tendinei che muscolari questa inadegua-
tezza è un errore che commette la stragrande maggioranza degli
allenatori e dei preparatori atletici, che spesso praticano questa
disciplina senza conoscerne i risvolti, sia positivi che negativi.
Che cos’è il carico di allenamento?
Il carico di allenamento è l’insieme degli stimoli allenanti ai quali
è sottoposto il calciatore per favorire nel suo organismo quegli
adattamenti che gli consentiranno di migliorarne le capacità pre-
stative.
...una summa-sintesi
di tutto quanto
eposto nel manuale...
...un elenco pratico
dei quesiti più ricor-
renti...
8. 231
Capitolo 11 - I quesiti più comuni dei giovani allentori
...distanze brevi
(10-20 metri) in andata
e ritorno una o più
volte...
A che cosa servono i balzi?
I balzi servono ad allenare la forza dinamica nelle sue due
espressioni:
• la forza esplosiva, che migliora soprattutto con i balzi corti
(salto in lungo da fermo), il doppio salto in lungo da fermo e
nei primi balzi del salto triplo e quadruplo;
• la forza pliometrica, che migliora con i balzi lunghi, in pratica
quelli costituiti da quattro balzi consecutivi o più.
Inoltre, consente di migliorare anche la resistenza alla forza.
In pratica, con l’utilizzo dei balzi si migliora la resistenza loca-
le, in particolare la capacità dei muscoli di utilizzare un’elevata
quantità di ossigeno nell’unità di tempo, di sopportare elevate
quantità di lattato e allo stesso tempo di smaltirne rapidamente
alte concentrazioni. Questi adattamenti muscolari si sviluppano
compiendo i balzi su tratti lunghi 20-30 metri.
La pratica dei balzi può altresì migliorare la coordinazione e la
tecnica di corsa.
Come si allena la resistenza alla velocità?
L’allenamento di questa capacità dovrà essere rivolto alla mini-
mizzazione degli effetti dell’accumulo di acido lattico, per cui gli
intervalli di recupero devono essere brevi per non consentire il
suo allontanamento; possono essere utilizzate distanze brevi,
nelle quali la velocità deve avvicinarsi a quella massima, o di-
stanze più lunghe nelle quali si tiene una velocità submassimale
e dove il recupero è mantenuto incompleto.
Consigliabile effettuare questa tipologia di allenamento al termi-
ne della seduta.
Distanze brevi (10-20 metri) si eseguono percorrendo di corsa,
con il massimo impegno, lo stesso tratto in andata e ritorno una
o più volte.
Queste continue accelerazioni e decelerazioni, unite ai continui
cambi di corsa, sollecitano notevolmente i meccanismi anaero-
bici, mentre il recupero incompleto ha effetto sulla resistenza.
Distanze lunghe (120-150 metri) si eseguono con un impegno
sub massimale (70-80%) delle proprie possibilità.
Il recupero è di 2-3 minuti.
Possono essere utilizzate anche distanze diverse:
3x150 metri, 3x120 metri, 150+120+150+120 metri.
Come si allena la velocità?
I fattori che in un calciatore determinano la velocità, dipendenti
dal sistema nervoso, sono migliorabili in percentuale minima.
Questi miglioramenti dipendono dallo sviluppo della coordina-
zione e dallo sviluppo della propria forza. Dopo adeguati allena-
menti il risultato sarà un miglioramento della capacità di scatto e
nella tecnica della corsa.
9. www.calzetti-mariucci.it
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